Archive for May, 2019

Il ritratto Falotico della nemesi di Dorian Gray eppure senz’età, il fascino bestiale di un uomo/Cillian Murphy in mezzo ai matti e ai finti ciechi


12 May

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Sì, io non ho età. Questa sta all’anagrafe per i comuni mortali. Ove risiede anche il mio secondo nome mai ufficializzato, Piero.

Sì, secondo tradizione di famiglia, essendo io il primogenito, dovevo chiamarmi come mio nonno, ovvero Pietro. Ma Pietro a mia madre non piaceva e, oltre a non mettermi questo nome, bensì ficcandomi appunto Stefano, al padre di mio padre fece anche lo sberleffo del secondo nome senza la t.

Ah ah.

Anch’io ovviamente risulto all’anagrafe. Anzi, lì il mio nome sta ubicato e ben conservato per i burocrati di ogni essere umano, regolarmente registrato.

Malgrado, come è oramai ovvio e acclarato, io sia superiore a Cristo. Ah ah.

L’anagrafe andrebbe comunque abolita. Oggi c’è Facebook. Il signor Zuckerberg possiede tutti i dati di voi, uomini e donne di questa terra. E, nel caso di hackeraggi, si spera che vi preservi da qualcuno che, rubando i profili altrui, possa attentare alla vostra incolumità, deturpando la vostra identità. Con foto di preservativi al posto dei vostri ca(p)pelli, rovinando la vostra faccia(t)a di qualità.

In realtà, oggigiorno non avremmo più bisogno neppure del cimitero. Tanto, appunto, c’è sempre Facebook.

Se muore un caro o un parente a cui eravamo assai affezionati, perché prendere la macchina, fare chilometri, parcheggiare e addentrarsi in questo dormitorio adibito alla sepoltura di grandi anime oramai estintesi in questa terra non so se consacrata da dio?

Basta aprire i loro profili e scorrere nei loro diari, commuovendoci con le loro foto.

Ma quali ritratti cimiteriali, pietre tombali e decorazioni appunto sepolcrali.

Devo dirvi la verità, necessito ora di esservi lapidario.

Molti di voi sono già morti dalla nascita, vagano sconsolati su questa terra, maledetti dalle loro bassezze, afflitti visceralmente dalle loro nefande azioni spregevoli.

Coloro, i più appunto, che la cultura gnostica (attenzione, non agnostica) definisce ilici, i cosiddetti terragni. Persone che vivranno tutta la vita tormentate dalle loro invidie, dalle loro gelosie, attaccate ai soldi, ossessionate dal sesso più becero e barbarico, capaci di commettere infinite, imperdonabili crudeltà, persone miserabili a cui non va la mia misericordia. Molti ne ho incontrati e di alcuni non ho ricordo ma non voglio pensarvi e ora vado a comprarmi un cd allegro da Ricordi.

Ci sono quindi quelli come me, i Cillian Murphy di Red Lights.

Sì, come l’efebico, psichico Cillian di questo film, per molto tempo ho voluto indagare sulla mia presunta malattia psichica. Essendo io evidentemente troppo diverso rispetto a gran parte di voi, gli ilici.

E dunque io stesso avevo creduto di essere malato di mente.

Alla fine, ho scoperto che, al pari del ciarlatano De Niro/Simon Silver di questa pellicola sottovalutata di Rodrigo Cortés, i matti siete voi.

 

Insomma, se pensate di cavarvela come Ryan Reynolds di Buried – Sepolto, no, per voi non vi sarà nessuna salvazione, nessuna luce del giorno. Tanto, anche se riuscirete a scappare dalla prigionia delle vostre tombe, avrete sempre una vita di merda, cioè da tombini. Siete da tempo immemorabile affogati nel liquame, nella melma.

Distrutti dalla claustrofobia dei vostri vuoti pneumatici.

Sì, sempre stando allo gnosticismo, mi manca poco per ascendere al ruolo di Maestro come George Romero.

Cioè per diventare uno pneumatico, per essere divinizzato in antropomorfica forma diabolicamente angelica. Decisamente, mi manca poco per essere al settimo cielo.

Sarò il primo uomo non solo su Marte ma anche uguale a Plutone, accrescitivo di Pluto, cane imbranato della Disney.

Non mi credete?

Guardate queste foto.

Voi ci credereste che a Settembre compirò quarant’anni?

Eh già, voi invecchiate, soprattutto nell’anima e siete sempre più lerci, corrotti e putridi.

Io invece sono la donna che visse due volte, sono hitchcockiano, eccome, ho scritto il libro Dopo la morte e credo che Isabella Rossellini di Death Becomes Her mi scoperebbe a sangue.

D’altronde, Zemeckis, Scorsese e Lynch sono tra i miei registi preferiti.

Adesso Isabella è vecchia ma nel suddetto film di Zemeckis incita a masturbazioni potenti e sudate.

Ce la vogliamo dire senza infingimenti e cattiverie?

Sono forse il più grande Genius della storia.

Ah ah.

Non dovete ridere, so che non mi credete.

D’altra parte, voi mi credete pazzo e non credete a un cazzo.

E ricordate: se pensate, appunto, di non valere un cazzo, forse non avete incontrato ancora la donna giusta.

Trovate quella che vi sappia tirar su e vedrete come sarà tutta in discesa, prima sotto, poi sopra.

 

 

di Stefano Falotico

 

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Consigli per giovani scrittori intraprendenti e cinematografari di grandi speranze che non vogliono finire come il Pennywise Tim Curry


12 May

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Ebbene, partiamo dalla scrittura. Da cui si spesso si origina un film. Poiché un film, ovviamente, necessita pressoché sempre di una sceneggiatura di partenza.

Charles Bukowski, ad esempio, come sappiamo, è stato uno scrittore involontariamente innovativo. Cioè, la sua prosa cinica, irruenta, goliardica, perfino burlesca e dissacrante, incentrata sul quotidiano e sulle sue alterne sfortune, sui suoi disagi esistenziali di ogni giorno, ha avuto enorme successo e mietuto fan, generando proseliti d’imitatori a iosa, a dismisura.

Perché la gente comune, nelle sue autobiografie bizzarre e spassose, tragicomiche e irriverenti, in un modo o nell’altro si riconosceva e si riconosce tuttora. Basti pensare alle citazioni, tratte dalle sue piccole o grandi opere che impazzano, incorniciate, su Facebook sugli sfondi colorati.

Pillole folli di saggezza distillate con acume e gusto del sano sberleffo alla vita porca e miserabile.

Dunque, anche se non sei un barbone ma un commendatore di un’azienda con diecimila dipendenti, che ne so, sulla tazza del cesso leggi Bukowski e defechi con più scioltezza. Liberandoti di tutte le scorie, evacuando lo stress nell’immedesimarti, quasi corporeo, negli sfoghi di Charles. Stronzeggiando con più aplomb, diciamo.

Ma Bukowski, così come molti scrittori anche odierni, sì, scriveva i suoi testi con la macchina da scrivere.

Ma, va detto, che non era un correttore di bozze. Lui inviava i suoi manoscritti nella forma migliore possibile ma non credo che conoscesse le tecniche dell’editing.

A impaginare, allineare i suoi testi, a ripulirli dagli eventuali refusi ci pensavano i redattori della sua casa editrice.

Detto ciò, a tal proposito, un mio amico mi ha inviato un suo testo. Affinché, prima della pubblicazione, possa esprimergli un mio giudizio e aiutarlo già a correggere alcuni errori.

Nel suo testo, ho subito ravvisato tre sviste piuttosto comuni.

Ovvero, se si scrive un testo in Times New Roman, poi lo si seleziona tutto e lo si conforma al carattere che va oggigiorno per la maggiore nei testi pubblicati, vale a dire il Garamond, tutti gli apostrofi rimangono comunque in Times New Roman.

Un altro errore diffuso è scrivere i puntini di sospensione così: …

Mentre vanno compressi.

È facilissimo, digitate i tre puntini, poi premete Invio.

Poi, quasi nessuno usa le virgolette giornalistiche per aprire un dialogo, bensì inserisce il semplice trattino.

Inoltre, pochi scrittori alle prime armi giustificano il testo. Nei siti in WordPress, come questo, ci sta, anche perché alcuni sono sprovvisti della giustificazione. In un libro, è buona regola giustificare.

A meno che non si voglia fare gli alternativi.

Quindi, passiamo al Cinema.

Tutti vogliono girare il loro primo film come David Lynch.

Sì, vi siete impazziti davvero?

Bisogna partire dal molto piccolo, come diceva Victor Wong in Grosso guaio a Chinatown, per arrivare alla magia immensa.

Che cosa vi siete messi in testa? In linea teorica, potreste pure essere più bravi di Lynch, anche se fortemente ne dubito, ma dovete inizialmente partire coi cortometraggi, con storie semplici.

E vedrete che commetterete già molti sbagli. Soltanto sbagliando s’impara e si diventa grandi.

Dunque, vedete di non fare gli esaltati. Sennò, per voi, prevedo bocciature, inculate, batoste e figure di merda a volontà, malgrado il vostro lodevole impegno. Vi dovete, detta volgarmente, prosaica e poco sobria, farvi il culo! Per la madonna impestata, fradicia!

Tutti dicono che sono i nuovi Christopher Nolan. A parte il fatto che a me Chris fa alquanto cagare…

Sì, e Interstellar con quali soldi me lo girate? Chi ve li dà duecento milioni di dollari?

A stento arriviamo a fine mese. E mi sa che, se continuerà così, mangeremo pasta e piselli (o erano fagioli?) come ne I soliti ignoti.

Molte donne, invece, per non avere il piatto, come si suol dire, che piange, divorano solo i piselli. Ma si sa…

Vedete perciò di moderarvi, di abbassare quelle creste da galli e siate, per piacere, modesti.

Sento pure dire che, se aveste i soldi che la Warner Bros dà a Nolan, filmereste anche voi un capolavoro, semmai pure migliore.

Forza, l’asilo nido vi sta aspettando. Stasera, c’è la recita parrocchiale intitolata Luisa vuole bene a Luigi. Con una fotocamera comprata all’Expert, sì, potrete filmare discretamente i vostri figli per le memorie Total Recall di tutta una vita in famiglia. I figli so’ pezz’ e cor’. Anche se tu, donna fedifraga, fai le corna a tuo marito mentre lui è al bar che mangia i cornetti. Da cui forse il film Strade perdute.

Infine, finisco appunto con questa: molti sedicenti cineasti falliti adesso si sono dati al porno. Sì, da falliti che sono, ora son fallici e basta.

Sì, raccattano qualche baldracca da qualche parte e, sempre col cellulare, filmano i loro accoppiamenti con tal bagascia con la cellulite. Poi, vendono il materiale “pregiatissimo” agli allupati del loro rione. Per tirare… a campare. Sì, più che strada per l’Oscar e il Nobel, sono ambizioni andate a puttane.

 

In fede,

Johnny Depp di Neverland.

Uno che scrive una storia, il suo editore comincia a leggere le prime righe e, imbarazzato, pensa che sia una bazzecola. Poi finisce il libro e rimane incantato. Non sempre ma spesso sì. Sì, funziona. A me funziona, a te no. Ecco, ultimo consiglio prima di fumarmi un’altra sigaretta. Voi vi credete uomini adulti e arrivati, invece mi sembrate sempre più Tim Curry di It. Sì, dei mezzi pedofili pervertiti che spaventano i giovani e danno loro l’appellativo di bimbi-minchia. Che pagliacci!

Perché oramai non credete più a nulla. Vi siete parati quello con un lavoretto, è domenica, con chi gioca il Milan? E guarda quant’è bona quella sugli spalti. Ammazza, che super patonzolona.

 

E ho detto tutto. Siete da fognature, diciamocela.

di Stefano Falotico

 

Pausa e ciak azione: Tagadà – Puntata 08/05/2019, Tiziana Panella, attrice-giornalista al suo massimo erotico, storico


11 May

A Tiziana si può dire tutto, tranne che non sia la donna più sexy della tv italiana.
Mrs. magnificenza. Un portamento da signora di classe.
Sì, è faziosa, stronza, scorbutica, smorfiosa ma sa di essere stupenda e dunque fa, appunto, la gran fatalona.

Lei può. Guardate qui. tizianapanella

La cosiddetta mental illness esiste nel Cinema e nella vita? Esiste solo il Genius-Pop un po’ bambino e un po’ volpino, fidatevi, sono il re dei bei ballerini


11 May

 

suntory bill murrayQuanto mai attuale, viste le nevrosi collettive e il forte disagio sociale esponenzialmente aumentato, è il tema della follia.

Shutter Island? Film da quattro soldi. La leggenda del re pescatore? Sì, andiamo già molto meglio, facciamo dei miglioramenti.

Ah, la follia! Termine forse troppo generalista e superficiale. Tant’è che, in alcuni siti, peraltro tematicamente molto seri, vedo comparire assurdamente foto che mettono i brividi. Raccapriccianti e appunto fuori luogo rispetto alla delicatezza del quadro d’insieme. Sì, l’immagine semmai di Jack Nicholson di Shining che sventra di ascia la porta del bagno dell’Overlook Hotel su suo ghigno lupesco e sanguinario, oppure foto di persone derelitte che vagano catatoniche, come zombi, lungo le strade periferiche, mal illuminate, di grandi città al pallido, mortifero plenilunio nel sole loro interiore precocemente tramontato in una vita torva.

Persone imbrunitesi nell’inaridimento affettivo, afflitte dalla loro unica compagnia possibile, ovvero la solitudine più cupa.

Persone dagli sguardi allucinati che fissano con occhi vitrei il vuoto. Captando l’incommensurabile abisso a molti ignoto. Scandagliando, forse incoscientemente, nelle loro sofferenze infinitamente strazianti, il pasto nudo. Dunque, la nostra umanità decaduta e incenerita da una società apparentemente felice, invero già macellatasi nella povertà morale più inaudita. Che si riflette, grottescamente, nelle iridi languide di uomini e donne sdilinquitisi nell’apatia più inutilmente sognante, che si rifrange nello spettrale specchio delle loro anime nerissime e non più candide.

Abbagliandoci di tormento eclatante, inducendoci a riflettere con maggiore calma. Obbligandoci a interrogarci sull’esistenza, incomprensibile ai più, e su tale stupefacente, immane, umana discrepanza.

Ah, vedo molte panze!

E le domande che in cuor ci sorgono son tante. Versiamo molte lacrime sgorganti.

Spaccati come siamo da troppe incognite umidamente, inconsolabilmente vaganti.

Come se, attraverso queste immagini potenti, si volesse esemplificare appunto la follia e parcellizzarla in deficienti, iconiche raffigurazioni, in figurative sfighe appunto cinematografiche, pittoriche o perfino scultoree. Pensiamo, ad esempio, alle rappresentazioni della follia che il Rinascimento ci ha regalato, magnificando addirittura l’estasi, che ne so, rabbiosa e disperata della Madonna che, gridante in preda al lutto non cicatrizzabile della perdita del suo amato figlio Gesù, si contorse in un gemito lancinante, osservando la “sindone” di quel suo nostro Cristo, sì, asceso al cielo, ma non più di questo mondo tortuoso e soventemente orrido.

Io sono di Bologna. Non so se conoscete, ad esempio, a tal proposito, il Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell’Arca, uno dei massimi capolavori scultorei della mia natia città felsinea.

Me lo faceva studiare la mia insegnante di storia dell’arte. Ah, gran donna. Grassa e brutta. Ma una donna che, per via della sua repellenza fisica, aveva sublimato le sue carenze affettive e sessuali nell’arte, appunto, più alta. Sognando un profeta biblico che illuminasse la sua frigidità galoppante.

Celebre anche l’omonima pittura absidale di Vincenzo Onofri nella basilica di San Petronio.

E ora vi racconto una storia.

Frequentavo la terza media e nessuna tizia frequentavo. Erano mesi nei quali impazziva, no, impazzava per radio Enrico Ruggeri con la sua Mistero. Che da poco aveva vinto il Festival di Sanremo.

E tale dotta, simpaticissima insegnante di storia dell’arte aveva chiesto noi di recarci, a piccoli gruppi, a fare delle ricerche e degli scatti fotografici in queste due chiese sopra citatevi.

Io non volevo andarci. Ma c’andai perché ero innamorato di una ragazza. E quindi, capirete bene, cosa potesse sinceramente fregarmene dell’arte.

Lei era la Vergine fattasi carne.

L’amavo puramente e l’avrei scolpita duramente con le mie sopraffine mani da moderno Michelangelo Buonarroti. Ah, era lei un capodopera, opera magna per un amoroso, caldo arrosto stuzzicante, da piluccarcene entrambi ben rosolati e pennella(n)ti.

Se, invece, non avesse voluto donare a me, personaggio già matto all’Arcimboldi, le grazie armoniose delle sue gambe vellutate come pesca setosa del Caravaggio, mi sarei consolato, mangiando dell’insalata.

Lavandomene le mani… con l’acquaragia. Forza, coraggio. Non è da una stronza che ti manda a fanculo che si misura un Pollo(ck).

Sì, se mi fosse stata acida come l’aceto balsamico, rendendo ogni mio caloroso slancio soltanto un vano, fantasticante assaggio, mi sarei comunque divertito con un film di Stanlio e Ollio.

Erano tempi acerbi, sì, ove ammiravo il seno di Deborah Caprioglio ma non sapevo cosa fosse il Campidoglio, ero proprio un Klaus Kinski alla buona…

Non conoscevo a memoria tutti i nomi dei sette nani ma già volevo un po’ macchiare dolcemente la mia bramata Biancaneve nell’ano.

Ero un ignorante come il principe Antonio de Curtis in Totò e i re di Roma.

E non sapevo neanche, mio dio, che vergogna, che fu proprio l’Albertone nazionale a dar la voce ad Oliver Hardy.

Ah, le ragazze della mia età erano pure messe peggio, comunque. Pensavano soltanto a comprare gli Swatch, i ragazzi, poco tempo dopo, di queste se ne sarebbero fottuti, ammirando invece Baywatch con Pamela Anderson.

Molti furono segati, eccome.

Ah, vi era anche Pamela Prati. Una che, come la Anderson, era tutta rifatta più della facciata del Colosseo.

Ah, gladiatori defraudati della vostra Connie Nielsen, fatevi una passeggiata per i Campi Elisi o, se siete di Bologna, per i Giardini Margherita. Può darsi che Connie non ve l’abbia data ma incontrerete, a fare jogging e a strafarsi di qualche spinello, una racchia che ascolta Elisa.

Oh, buttala via.

Sì, tempi di sciacquette da smerdare nello sciacquone delle memorie annegate nel brodo dei tortellini, miei paesani, tempi di genitori oramai piegatisi al sistema che, fra una bolletta e l’altra, da totali bolliti aspettavano le vacanze natalizie per andarsi a fare un giro all’Abetone.

Insomma, la malattia mentale esiste?

Sì, per voi sì.

Per il Genius, no. Ché egli frutta, no, fa fruttare il suo pesce fritto e, tra una schizofrenica e una depressa, come un cavallo pazzo fluttua.

Quante cazzate che vi dico? Eh?

Ma se non ci fossi io, il Joker Marino, questa vita sarebbe già per voi da manicomio.

Fidatevi.

Voi uomini sareste ridotti come John Travolta di Pulp Fiction.

E voi donne come Uma Thurman.

Mentre io ora bevo un whisky.

In quanto Bukowski con sguardo da cane Husky.

Poiché sono uomo malinconico ma anche autoironico di gran candore, di ottimo sapore un Falotico, un uomo dai molti languori tra i vostri, cinici, freddi sudori, un uomo che puoi scolarti in un bicchiere d’acqua come il più pregiato liquore.

Sono un santo.

No, uno da Suntory.

E ora ballo perché mi tira il culo.

 

di Stefano Falotico

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2019: Fuga da questo mondo di sogni che invero non più sogna, W Carpenter ed evviva il Genius-Pop!


10 May

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E ora la sparo fenomenale!

Sì, mi piacerebbe essere eiettato dal Gullfire al centro della Grande Mela di questo mondo ghettizzante che esclude e dunque reclude, recrudescente, coloro che non si adattano facilmente ai suoi parametri fascisti e parafrasare, traslare questo celeberrimo incipit di uno dei capolavori del grande John Carpenter all’interno di tal folle società imprigionata, lobotomizzata fra le sbarre edonistiche di Instagram ove la regola basilare, adesso, per avere follower, anzi, con la s plurale che fa tanto unanime imbecillità poco pluralistica bensì omologata alla cretina grammatica scolasticamente più elementare per procacciarsi fan, cioè perfetti sconosciuti semianalfabeti a cui tu metti like e loro parimenti corrispondono di altrettanti cuoricini stupidi, recitando e declamando in piena notte, turgidamente cupissima e infettata dalla luna più barbaricamente tetrissima, con la mia voce narrante, un devastante monito contro quest’umanità a dir poco costernante e oramai sprofondata nell’idiozia altissima, cioè nella più miserabile, pusillanime, egoistica celebrazione folcloristica di manichini esibizionistici:

«2019: l’indice di deficienza non solo negli Stati Uniti raggiunge il 400%. Quella che un tempo fu la libera città di New York e l’umanità ellenica diventa il carcere di massima sicurezza per l’intero globo terrestre. Un muro di cinta di 15 metri viene eretto lungo la linea costiera di Jersey, attraverso il fiume Harlem e giù lungo la linea costiera di Brooklyn. Circonda completamente l’isola di Manhattan, tutti i ponti e i canali sono minati. La forza di polizia statunitense, come un esercito, è accampata intorno all’isola. Non vi sono guardie dentro il carcere. Solo i prigionieri e i mondi che si sono creati. Le regole sono semplici: una volta entrati, non si esce più».

Sì, una regola ferrea che non vale solo per Nuova York.

Una volta iscrittivi su Instagram, siete fottuti.

Ma soprattutto chi non s’iscrive appartiene di diritto anticostituzionale al mondo degli emarginati e dei vinti.

Sì, oggi per vincere e avere amici, peraltro virtuali e soltanto voyeuristici, dovete farvi cento autoritratti al giorno come dei pirla, inserendo i seguenti tag irrinunciabili:

#love, #photooftheday, #followme, #like4like, #instadaily, #summer e stronzate varie.

Sì, anche se sarete in pieno inverno al Polo Nord, anzi, al Polo Sud come in The Thing, se non volete rimanere soli come dei cani al pari di Kurt Russell e Keith David, guardandovi negli occhi, pensando… ci siamo salvati dall’omologazione che tutto assorbe ma ora che facciamo, c’inculiamo a vicenda, ecco, ficcate… la foto di voi sul cesso al buio con l’hashtag: #chicagodinotte.

Come in una celebre, pessima battuta di Pierino/Alvaro Vitali.

E vedrete che, pur essendo delle merde d’uomini, tutte le donne più fisicamente bone ma più vuote di un water di un albergo senza clienti, appunto, vi cagheranno.

Che bellezza di mondo, eh?

Come abbiamo fatto a sputtanarci così?

Quando è partito questo delirio escrementizio?

In quale superomismo becero da Essi vivono?

La gente non legge più i libri e pensa perfino che Il seme della follia sia una malattia genetica tramandata per colpa di un commento sbagliato.

Sì, oggi, se sbagli intonazione in un commento, ti arrivano addosso altri commenti molto nobili:

ammazzati, ritardato.

Oppure: sparati in bocca ché non sei Iron Man, seguito da #avengerssupercool.

In tale Fog crescente, in questo The Ward allucinante di morti viventi, fra questi Vampires ridicoli, in questo Grosso guaio non solo a Chinatown, mi tengo stretto il mio Distretto 13.

Il mio isolazionismo pop. So che mi accerchierete, voi, brigatisti della morte disumana, voi, edonisti con le vostre macchine infernali come Christine, voi bimbi insensibili da Villaggio dei dannati, so che le mie saranno le Avventure di un uomo invisibile, parecchio inviso, ma ci tengo alla mia “diversità” da Starman.

In un mondo senza più religione, io sono ancora fra quei pochi che si pongono dubbi teologici, cosmogonici. Ovvero se dio e il diavolo siano la stessa persona come ne Il signore del male.

Mi domando perché vivo e perché noi tutti viviamo così.

Mi domando se siamo solo dei Fantasmi da Marte di una società ridotta peggio d’un martire, alienata, disintegrata come ne La Fin Absolue du Monde.

Sì, è per questo che John Carpenter è uno dei più grandi geni non solo della storia del Cinema.

E questo libro, me ne frego delle vostre invidie, è forse il migliore, a livello mondiale, sul Maestro.

Compratelo e ricordate:

tu leggi Sutter Cane?

Ah ah!

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di Stefano Falotico

cigarette burns

Keanu Reeves, il trailer di IT: Chapter 2, proposte lavorative allettanti, sarà un’estate Stand By Me?


10 May

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Non so cosa stia succedendo e non voglio saperlo.

Sono pervaso da una forza psicofisica imprevista. Io stesso me ne stupisco.

Sono oramai uguale a Michael J. Fox di Voglia di vincere nella versione licantropo.

Dopo anni di bullismi, prese per il culo devastanti, una vita da nerd fuori tempo massimo, fioccano gli apprezzamenti, le ragazze mi cercano, smaniano per me, sono dunque costretto a bloccarne molte per evitare casini, mi state facendo impazzire.

Prima, lo ammetto, fui un pazzo sui generis che aveva la sua dignità. Sì, rannicchiato nel buio asmatico delle mie ansie, trascorsi tutta l’adolescenza afflitto da stati mentali bergmaniani, fra nevrosi di self control asciugata in disturbi ossessivo-compulsivi, notti insonni da After Hours, sogni sbriciolati come neve al sole in albe crepuscolari come il Nosferatu kinskiano di Herzog.

Fui poi accusato di deliri allucinatori di natura uditiva. Insomma, la mia fantasia visionaria fu scambiata per malattia mentale quando, invero, vagheggiavo solo una pornoattrice, e non starò a dirvi chi, praticamente tutte, ah ah, che riscaldasse il freddo della mia anima pietrificatasi nel rigor mortis della mia catatonia espressiva.

Mi diedero dello schizofrenico, del ragazzo perduto nella solitudine della fobia sociale, quindi del misantropo hater che bazzica solo i social e i centri sociali.

Ah ah.

Uno schifo, davvero.

Fui insomma scomunicato ufficialmente dal mondo come Keanu Reeves nel finale di John Wick 2.

Solo come un cane, pensai anche di comprare un cagnone. Ma non avevo i soldi per curarmi i cariati canini.

Mi diedero dunque, ingiustamente, del paranoico solo perché la scomunica, in effetti, ci fu davvero. Fui pigliato per un complottista troppo amante di Amleto.

Del principe perfino macchiavellico e attentarono alla mia purezza, inducendomi ad accoppiarmi bestialmente con la prima venuta.

Sì, nella vita incontrai vari Pennywise. Questi bulli/pedofili come Tim Curry, questi adulti con gli scheletri nell’armadio che spuntavano dai tombini delle loro esistenze tristissime poiché già infognatesi nella perdizione triviale delle loro bassezze più (s)porche.

Scappai, forse anche scopai, può essere e l’ex vicino del mio palazzo, il vecchio Ionata, non prendeva mai con me l’ascensore.

Perché mi riteneva appunto matto? No, perché reputava che fossi troppo timido e lui, nel tragitto dal piano terra al terzo, in cui abitava, aveva bisogno di qualcuno che lo ringalluzzisse. Dicendogli:

– Ah, visto che sole che c’è stamattina?

– Sì, sono vecchio ma questo caldo mi spinge a saltarle addosso.

 

Non vorrei scendere nei dettagli ma lasciamo perdere.

Al che oggi, dopo aver scritto più libri forse di Stephen King, li trovate tutti su IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dopo aver dedicato un intero saggio monografico al re dell’horror John Carpenter, presto anche in versione internazionale, tutti mi vogliono.

Mi bramano. Non so se mi amino o se siano solo leccate di culo.

Cioè, son passato dalle malinconie alla Luigi Tenco al fanatismo idolatrico della gente che m’ha preso per Elvis Presley. Ah ah.

Non scherzo.

I ragazzi m’inviano i loro manoscritti per ricevere consigli, dopo una vita da coniglio, son corteggiato dalle conigliette, il fan club italiano di Keanu Reeves ritwitta un mio articolo e la sua admin mi dice che mi farà conoscere dal vivo, appunto, Keanu. Ma devo andarci piano.

Mentre una signora molto altolocata mi ha fatto la proposta di lavorare per una cineteca molto importante.

Oddio, chiamate l’ambulanza.

Ah ah.

Oppure L’avvocato del diavolo.

Sì, ho molto del Reeves.

Avete visto come recita Keanu? Sembra Marlon Brando a volte.

Non dice una parola, come me, ma ha carisma a pelle.

Diciamocela. Keanu Reeves è un genius.stand by me sutherland

it skarsgardKeanu Reeves

 

di Stefano Falotico

Non sopporto Scamarcio, la cricca romana, Claudia Gerini la ricca e i girini di questi romanacci padrini, poco parigini


08 May

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Sì, ho visto John Wick 2.

Riconosco a Chad Stahelski un’indubbia classe elegante nell’aver filmato le scene a Roma in maniera elegantemente adrenalinica. Nonostante qualche banale svolazzo cartolinesco sul Colosseo al tramonto, all’alba, qualche inquadratura turistica al Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, detto comunemente Altare della Patria, qualche lunga ripresa notturna ai fori imperiali, Stahelski è riuscito nel difficile compito di non essere del tutto convenzionale.

Di solito, se non si è Fellini, Roma diventa cinematograficamente lo sfondo per riprese paesaggistiche al motto di… crea i tuoi viaggi su misura con Expedia e risparmia prenotando volo e hotel insieme.

Visto che posto meraviglioso? C’è anche il Papa e forza lupi!

Ah ah.

Col senno di poi, ho sminuito molte opere perfino di Paolo Sorrentino. La grande bellezza non riuscirò mai a capire se sia un capolavoro oppure un film pretenzioso, noioso, logorroico, cucinato per l’Oscar come Miglior Film Straniero puntualmente arrivato come da copione. In ogni senso, copione.

Prendete anche la locandina di Vacanze romane. Quanti luoghi comuni…

E di Fellini lo spettatore medio cosa ricorda, sostanzialmente? Anita Ekberg a poppe mezze fuori nella celeberrima, appunto, scena di lei immersa voluttuosamente nella Fontana di Trevi de La dolce vita?

Sì, Roma è poco adatta al Cinema. Può apparire paradossale, vero? Pensate allo scempio che ha combinato perfino il re di Manhattan, Woody Allen. Girando il suo film peggiore proprio nella nostra capitale, To Rome with Love. Una cagata immonda.

Sì, Woody, quando è nella sua città natale, è un dio. E New York si presta sempre comunque benissimo alla Settima Arte. Che sia Harlem, il Bronx, il sotto-borgo Hell’s Kitchen e via discorrendo, anzi, correndo per I ragazzi della 56ª strada che non mi ricordo ove sia ambientato. È Los Angeles? O un quartiere scalcagnato dei ricordi migliori del grande Coppola? No, Tulsa, Oklahoma.

Arancia meccanica è stato filmato a Londra e nelle campagne circostanti? Mah, non ha ubicazione precisa. Se io esco di casa, qui dalle mie parti, in via Zanardi e filmo in notturna i palazzi adiacenti, secondo me ne viene fuori un pamphlet distopico pure migliore.

Non scherzo, lo farò e capirete che Kubrick era un povero misantropo mezzo idiota.

Sì, tornando invece ad Allen. Oh, cazzo, tutte le altre capitali gli sono venute benissimo. A proposito di Londra, il trittico inglese da lui girato è figo.

Vicky Cristina Barcelona, invece, una stronzata ma ha filmato benissimo la città spagnola seconda solo a Madrid.

Ah, poi con Scarlett e la Cruz vengono delle spagnole con tanto di pen, no, pan di Spagna. E Bardem è un matador.

Comunque, se siete invece tipi timidi alla Owen Wilson e non toreri machi da Prosciutto, prosciutto, e al sesso preferite il surrealismo alla Salvador Dalí, a Parigi di notte vi troverete a sognare ad occhi aperti. Midnight in Paris, appunto, docet.

E anche in questo caso Allen ha filmato la Torre Eiffel e le cattedrali gotiche varie con classe, appunto, francese.

Ah, le strade.

A me piace guidare. Specie di notte quando non c’è un cazzo di nessuno e puoi girovagare come in Taxi Driver, in pura zona Fuori orario. Fermarti a un bar e berti tutta la cameriera con tanto di bionda…

Queste ti mandano in paradiso. Altro che andare ad Amsterdam, vero?

Ma non sopporto una cosa quando guido. Cioè la gente che non rispetta i segnali?

No, quando la strada è libera e trovi davanti a te un impedito che non sa guidare e va ai due all’ora.

Semmai hai fretta, devi andare presto a defecare e urinare, te la stai facendo nelle mutande e questo ti costringe a usare il clacson perché lo mandi subito a cagare in quanto non si toglie dai coglioni.

Ma ciò che non tollero davvero nella vita sono i romani.

Sono la peggiore stirpe. Una massa di ruffiani.

Sabrina Ferilli. L’unica capace di essere la co-protagonista, appunto, di un film da Oscar dopo aver fatto lo spogliarello allo scudetto della MAGGGICA ROMA con tanto di Antonello Venditti a incitare il circo di questi girotondini eccitati dinanzi a tale giunonica Anna Magnani più bona ma molto più povera a livello recitativo.

Un culo magnifico, almeno all’epoca, bellissimo come la Cappella Sistina. Niente da obiettare in merito. Sì, siamo pure obiettivi. Un lato b che non ti serve una Nikon per diventare il fotografo più ricercato sul mercato…

Ma che buzzicona. Che cafona, che ignorantona!

Lei e tutti quei compagni di scuola di Verdone, la compagnia dei ciociari e dei caciaroni, ovvero Massimo Ghini, Nancy Brilli, ovviamente Christian De Sica.

Ecco, John Wick 2.

L’apparizione di Franco Nero ci sta. Franco, seppur invecchiato, ha carisma. Tant’è vero che è sposato a Vanessa Redgrave.

Ma ne vogliamo parlare invece di Claudia Gerini?

È assolutamente imbarazzante.

Sì, dopo Gianni Boncompagni è stata con Verdone.

E vai di raccomandazioni poi a gigolò, no, gogò.

È un’attrice pessima, dunque non è un’attrice.

Poi, rimanga fra di noi, ha delle ottime gambe ma mi è parsa sempre una volgare popolana come la sua Jessica di Viaggi di nozze.

Ma non sarebbe niente a confronto del De Niro pugliese, ovvero Riccardo Scamarcio.

Ricordo che nel 2005 stavo con una tizia a Milano.

E lei andava matta per Riccardo.

Io:

– Mah, pare un vecchio già a quest’età. Senti che roba. Ha la voce impostata da Tiziano Ferro che scopa Valeria Golino.

– Guarda che Riccardo è del ’79 come te. Ed è perfino di due mesi più giovane. Tu sei nato a Settembre, lui a Novembre.

– Appunto.

 

Sì, all’epoca non era ancora uscita Giusy Ferreri, la quale è la versione femminile di Riccardo.

Sì, avete sentito che gola profonda che ha Giusy? Sembra un trans della complanare.

Invece è palermitana.

Una sicula, come i ruoli da mafioso che ora danno a Riccardo.

Sì, in John Wick 2 fa però il camorrista, cioè un Santino di nome e poco di fatto, uno della Sacra corona unita, tremenda organizzazione criminale delle Puglie, appunto, la sua regione d’origine.

Ma la sua carriera, negli ultimi anni, è costellata di personaggi appartenenti a tutta questa mafia, della ’ndrangheta. Che pappone.

Sì, Riccardo è passato dalle commedie per sceme alla Moccia da Tre metri sopra il cielo a Loro…

Se fossi stato in voi, io non avrei mai scherzato contro colui che viene lodato dal Bergoglio ogni domenica.

Il creatore?

No, io.

Ah ah.

E su questo scritto, pari al genio di Michelangelo, me ne sto ora a suonare e cantarmela come Tim Roth de La leggenda del pianista sull’oceano.

Ho detto tutto.

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Chi non mi crede, è ateo?

Una volta mi dissero:

– Ehi, pagliaccio, togliti la maschera.

 

E dire che non avrei mai voluto farlo. L’unico che stimo di Roma è Sergio Leone. Infatti, Clint Eastwood è il mio regista preferito.

Ma soprattutto che ci faccio ancora in questo posto di burini, di mangia-spaghetti, di ultrà, di urlatori, di falsi puritani, in un posto che crede ancora agli iettatori, ai cornetti, un posto di cornuti, di giovani urlatori che ridono sguaiatamente e, se sei giù, ti rispondono… tromba di più?

Sapete che vi dico? Come direbbe appunto il De Sica? Ma perché non ve lo annate a pigliare tutti Inter culo? Cazzo, abbiamo pure gli juventini.

Insomma, spesso si parte in quinta solo per colpa di una cagna, di una lupa. Molto rumore per nulla!

Tragedia shakespeariana è stata ma pure il John Wick che non avreste mai immaginato.

Che cosa? Scamarcio sarà il protagonista del nuovo film di Nanni Moretti?

La nostra strada?

Va bene, addio.

 

di Stefano Falotico

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Benvenuti a Marwen, che film!


08 May

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Gli uomini preferiscono le bionde? Sì, ma a me Scarlett Johansson non piace, purtroppo (non) sto mentendo


08 May

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Sì, non riesco a capacitarmi della vostra unanime venerazione per Scarlett.

Come, d’altronde, non riesco a capire che ci troviate di così irresistibile in Michelle Hunziker.

Sì, parimenti al successo inspiegabile di Laura Pausini, non capirò mai che ci vediate di tanto sensuale in queste due. Siete uomini da misteri di Fatima che, appena vedono Scarlett e Michelle, gridate alla Renato Pozzetto: eh, la Madonna!

La Hunziker ha sempre avuto un fisico mozzafiato ma i suoi modi smancerosi, le sue moine da immigrata raccomandata grazie a Eros Ramazzotti, la sua cosiddetta simpatia programmatica, appunto da varietà e spettacolini televisivi di grana grossa, mi fanno accapponare la pelle. Rabbrividisco.

Capisci che questa un film di Bergman pensa che sia Ezio Greggio vestito da Marty Feldman.

E Martufello secondo lei, a mio avviso, è Woody Allen.

È strano però questo fatto.

Com’è possibile infatti che non mi piaccia Scarlett quando, invero, la mia prima ragazza, una triestina bionda come lei, coi capelli a caschetto come la sua Black Widow, era praticamente identica alla Johansson?

Non mi credete?

Sì, non so come successe. C’incontrammo in chat, in uno di quei siti per cuori solitari da Seduzione pericolosa.

Parlammo per giorni interi. Io avevo inserito un paio di mie foto e lei altrettanto.

Io, sinceramente, non ero molto interessato. Anzi, mi stava soltanto stressando. Tramite mail, mi arrivavano sempre le notifiche per cui su questo sito c’erano, nella mia posta privata, dei messaggi di lei.

Io andavo a sbirciarli e notai un interesse da parte sua sempre più smodatamente crescente. Si era già sbriciolata.

Sì, stava scoppiando di desiderio. E forse, nell’intimità della sua solitudine, guardando le mie foto, screpolata si dannava bollentissima.

Io ero molto titubante, non mi ero trovato mai, prima di allora, a dover dibattere coi miei demoni sessuali, essendo io sempre stato un ascetico convinto eppur onanista incallito.

Ma lei spingeva sempre di più. Chiedendomi perfino d’incontrarla. Scese lei da me. E l’aspettai alla stazione. Presto tutto salì.

Io, totalmente incosciente, la prima cosa che feci fu prenderle la mano.

Lei rimase piacevolmente scioccata. Già scottata, cottissima. Dunque, c’inoltrammo lungo i colli bolognesi, giungendo in prossimità di un parcheggio appartato. E lei si avventò sul mio collo, succhiandomi tutta la lingua.

Era pieno giorno e le chiesi di calmarsi. Lei si calmò anche se dovetti comunque chiamare lo spurgo perché, pur non essendoci ancora stato fra noi alcun rapporto, diciamo, strettamente intimo e da pre-igiene intima, aveva già allagato l’intero abitacolo della macchina in maniera quasi infima.

E mi sembrava che stessimo entrambi nel film The Abyss. Con la macchina immersa nelle profondità della sua eccitazione oceanica. Come il finale di questo filmone di Cameron.

Inoltre, più io, come il Titanic, affondavo di lingua, più lei colava a picco.

Sì, mi sverginai con lei. Ecco, come detto, se già accadde quest’allagamento senza che neppure mi fossi avvicinato al suo Triangolo delle Bermude, immaginate quando le sfilai le mutande e le fui totalmente ignudo.

Fu qualcosa da mostro della laguna.

Altro che La forma dell’acqua.

Purtroppo, non sto scherzando, le cosce andarono così. Volevo dire, scusate, le cose.

Lei abbisognava a ogni ora del mio anfibio e se ne squamava, viscidamente lasciava che esso sibilasse serpentesco come un cobra e sfibrasse frusciante, sempre più ingrossante prima che tutti e due ci spompassimo (s)venenti.

Io colavo solo dopo un’ora, lei dopo trenta secondi era già barcollante.

Sì, impazziva per me, si dimenava, mi abbrancava, poi mi abbracciava, di nuovo baciava e ancora di gattona covava.

Sì, questo è uno dei miei più grossi segreti che solamente ora vi ho confidato.

No, non scherzo. Questa è proprio vera.

E lei era realmente spiccicata a Scarlett.

Chi mi conosce, lo sa. Si chiama Roberta.

E allora come mai non mi piace Scarlett?

Perché forse, sì, mi piace moltissimo ma sono come Bill Murray di Lost in Translation.

Fra me e Roberta finì. Lei era più grande di me, soltanto però all’anagrafe.

Io, come Murray, le sussurrai qualcosa all’orecchio.

Volete sapere cosa?

Le dissi che io sono una persona troppo malinconica e, al di là del piacere intenso di quei giorni nostri estremamente passionali, lei aveva ancora bisogno di divertirsi ed essere ingenua.

Lei mi disse altrettanto. Cioè che lei era la mia prima ragazza e non poteva essere l’unica della mia vita. E che io, dunque, non potevo stare con lei sino alla morte.

Io, col passare del tempo, l’avrei peraltro resa involontariamente infelice. A causa dei miei umori balzani, dei miei repentini sbalzi emozionali, delle mie depressioni e nevrosi.

Amici, pensate che io menta?

Be’, mi conoscete. Ne sparo tante. Ma in questo caso son stato molto sincero.

E persino commovente.

È tutto vero.

Ma è stata una bellissima storia d’amore durata come un soffio di vento.

Sì, io e Bill Murray ci assomigliamo tanto. Siamo entrambi consapevoli che la vita sia dolce ma è anche amara.

E perciò porgiamo a tutti il nostro sorriso beffardamente triste e al contempo magnificamente contagioso.

Chi non ci vuole credere, è solo un idiota.

 

 

di Stefano Falotico

Il ritorno di Sharon Stone, l’ex donna più bella di tutti i tempi, attrice con 147 credits e un solo capolavoro, Casinò? No, il suo sguardo da casino


08 May

Sharon+Stone+Arrivals+amfAR+Inspiration+Gala+tKKytMxC8vjlSì, che fine ha fatto Sharon?

Ieri sera, mi è capitato di dare una sbirciata, ancora una volta, a Basic Instinct 2.

Una porcata micidiale. No, non perché sia scandaloso, bensì perché è scabrosamente orribile dal punto di vista cinematografico. Il film col quale il suo regista Michael Caton-Jones s’è sputtanato del tutto.

Ah, che spettacolo, Sharon, però. Aveva già il seno rifatto ma era ancora devastante. Possedeva uno sguardo fulminante da leonessa. Tant’è vero che quel bambagione di David Morrissey ha già una faccia da pesce lesso prima d’incontrarla nel film e poi, quando lei lo ammalia, lo seduce e lo fotte, diventa catatonico del tutto. Imprigionato dalla sua bellezza spaventosa che lo avvinghia lisciamente fra le sue gambe maestose. Una donna con una potenza sessuale eguale alla virilità di Viggo Mortensen in A History of Violence.

Sì, raffrontiamo questa donna dalla venustà titanica al maschione Viggo. Altrimenti poi voi femministe dite che siamo sessisti.

Tom Stall/Viggo, quest’uomo che sta nel suo bar e serve bomboloni con la crema, prepara caffè macchiati caldi con tanto di spruzzo di panna montata, un uomo squisito, delizioso ch’è sposato a Maria Bello ma da tempo la trascura, non la zucchera, diciamo. E, nel suo locale, mette su le canzoni di Michele Zarrillo per addolcire e dare un tocco musicale disneyanamente infantile appunto agli avventori rozzi della sua tavola troppo calda.

Fregandosene anche dei bullismi che il figlio riceve a scuola. Pedagogo in stile Gandhi che professa la non violenza anche quando è plateale che stiano mordendo i loro gioielli come Mike Tyson contro Evander Holyfield, come il pistolero Luis Suárez contro Chiellini.

Sì, a me nella vita son successe varie aggressioni sessuali. Essendo un semi-ascetico, a volte pure scemo e coglione, a un certo punto, son stato sbranato vivo come Sean Astin di Stranger Things 2.

Sì, questi demagoghi, no, demogorgoni, questi uomini cagneschi, sconvolti dalla mia purezza da hobbit, attentarono alla mia verginità, scarnificando la mia anima protesa alla metafisica trascendente e, non paghi del cannibalismo da Hannibal Lecter, m’indussero coattamente ad accoppiarmi alla prima cagna che avessi trovato per strada. Per una notte d’ululato da Joe Dante.

Da allora, come un licantropo, vago sconsolato nella brughiera della mia sessualità spelacchiata da cittadino felsineo. Un lupo mannaro molto italiano a Bologna.

Sì, mi obbligarono a un puttanesimo denudante ogni mia lindezza splendente poiché, dopo le loro analisi pediatriche della mia psiche, da loro reputata troppo fantasticante, addivennero follemente alla conclusione che andavo svezzato con qualche bagascia fattissima e arrogante. Scuoiandomi con offese molto pesanti da uomini sprezzanti. Oserei dire la mia anima spezzanti.

Figli di un’educazione arretratissima da anni trenta, vi andarono duro…

Al che, la mia indole rabbiosa e lupesca, acquietatasi in anni di letture elevate da filosofo zen, venne… abbattuta in un batter d’occhio, annientata in un nanosecondo dopo tanto cauto, lieve onanismo sognante, e fu trivellata, spolpata, macellata da questi iper-aggressivi machi deficienti.

Roba che, appunto, Michael Douglas, celeberrimo sciupafemmine incallito, avrebbe riso da matti. Consapevole che costoro, dinanzi a lui, donnaiolo conclamato ma anche uomo distinto quando non si piegò ai ricatti di Demi Morre di Rivelazioni, sono soltanto dei topi da topoline di fog(n)a. Delle zoccole, insomma.

Ma non perdiamoci in merde e stronze, no, stronzate.

Sharon Stone non è mai stata una grande attrice. Ha un solo capolavoro all’attivo nonostante cinquemila film da lei interpretati, ovvero Casinò. Ove recita la parte di Ginger, prostituta di classe.

Un ruolo che le calzò a pene, no, a pennello. Infatti sfiorò l’Oscar, ovvero le belle statuine che siete voi quando la vedete e l’adorate, volendola dorare.

Questo lo faccio anche io. Ma io posso, voi no. Ah ah.

Un giorno, prima di morire, vi narrerò di quando in fallo, no infatti, nel 2005 la incontrai a Beverly Hllls. Lei mi invitò a casa sua ma io rifiutai. Perché altrimenti sarei morto subito.

Una donna, sì, talmente bella che diventi omosessuale perché, se la fissi per più di tre secondi, capisci che, a lungo andare, potresti batterti il petto come King Kong. In quanto eccitato in maniera gigantescamente scimmiesca da Tarzan bestiale? No, perché t’è preso un infarto. Ah ah! Pensate alla salute!

Allora è più conveniente non guardarla proprio… ah ah.

La vedremo in The New Pope.

Paolo Sorrentino non ci ha ancora rivelato se farà la parte della suora… non credo, comunque.

E ho detto tutto.

Sì, la bellezza di Sharon, sino a qualche anno fa, ora è un po’ invecchiata, non si poteva discutere.

Ad esempio, io ho un metodo per capire se un uomo è malato di mente. Gli mostro Sharon in Basic Instinct e in Sliver.

Se costui, dopo dieci secondi abbondanti, non mostra la più minima reazione emotiva e la benché visibile erezione, bene, anzi malissimo, è subito da internare con tanto di sedazione.

Trattasi di un uomo socialmente pericoloso.

Ah ah.

Eh già, tutto si può dire di Sharon, tranne che non sia indubbiamente la donna più bella di sempre.

 

Altro che Eva Green e mignotte varie di sorca, no, di sorta. Anche di sorrata!

Qui, parliamo della super figa par excellence.

 

Sì, col tempo son diventato maestro delle freddure.

– Ah, ti piacerebbe essere stato con Sharon, vero?

– Be’, sono stato con lei e con altre donne ancora meglio di lei.

Potrebbe non essere vero ma tu sei frocio, quindi non mi interessa convincerti e sedurti.

 

Ah ah. E su questa faloticata adesso sgattaiolo.basic instinct 2

 

di Stefano Falotico

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