Archive for May, 2019

Con le donne funziona così, sì, come quel bravo ragazzo di Ray Liotta con Lorraine


17 May

goodfellas liotta bracco

Eh già, funziona sempre così. Henry Hill/Liotta, a inizio di Goodfellas, subito dopo i titoli di testa, dice: che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster.

Un incipit fenomenale che da solo varrebbe già il prezzo del biglietto. Per non parlare di tutto il resto. Ma che te lo dico a fare? Sì, Donnie Brasco ha copiato da Quei bravi ragazzi. Film, quest’ultimo, epocale.

Le scene cult qui si sprecano.

E a circa mezz’ora dall’inizio, il signor Scorsese in pochi minuti ci fa capire che l’amore non è bello se non è litigarello. Ah, Ray è un bullo ma è certamente un bell’uomo.

E Lorraine Bracco, sì, inizialmente appunto non lo sopporta. Lui fa il bambinone perché è un timidone ma entrambi, a dirla tutta, sono dei bei marpioni.

Ray è un volpone e Lorraine uno sticchione. Come dicono i “mafiosi”.

Un bel pezzo di passerona, niente da dire. E anche lui però non scherza. Col ciuffo da bananone, un po’ bambagione ma non certo un ricchione.

Ecco, va proprio come vedete in questo film. Non date retta alla De Filippi, i ragazzi e le ragazze di Uomini e donne vengono pagati per far finta di essere innamorati. E fra loro non vengono per niente.

Una vera e propria sceneggiata napoletana.

Mica come a Little Italy. Ove la gente si faceva le corna, gli amici si scornavano e i bastardi, cioè i pentiti, tradivano e di te si scordavano.

Gente di “buon” cuore gli italoamericani. Sempre a mangiare spaghetti e a preparare polpette.

E Ray aveva fascino, cazzo. Altro che Corona Fabrizio. Lei va su tutte le furie, scende a gran velocità nel suo quartiere basso e l’insulta, strillandogli in faccia che non se la merita.

Infatti, poi se lo marita. Ah ah. Sì, io sono esperto di queste crisi di gelosia.

Una volta, arrivai con un’ora di ritardo al ristorante cinese ove io e lei avevamo prenotato. Al mio arrivo, trovai solo il cameriere che mi disse:

– Mi spiace. Era stufa di aspettare.

– E ora dov’è andata?

– Non lo so. So solo che l’ho vista uscire con un altro.

– Che cosa? E con chi?

– Non lo so. È la prima volta che l’ho visto nel mio locale.

– Porca puttana! Senti, dammi qualche indicazione, forniscimi qualche generalità. È alto, come porta i capelli?

– Guarda che sono soltanto un cameriere, mica un profiler.

– Senti, garçon, non fare il coglion’. Quanto vuoi?

– No, io non voglio nessuna mancia. Non siamo ne Le iene. E comunque garcon significa ragazzo, non fare il Tim Roth di Pulp Fiction.

– Senti, tu sai benissimo dove sono andati.

– Certo che lo so.

– E dove sono andati?

– Sono andati a scopare, ecco dove sono andati.

– A scopare? Senti, scopa a terra prima che te le suoni. Non mi prendere per il culo. Lei non è la tipa d’andare col primo che capita.

– Invece lo è eccome. È venuta pure con me.

– Che cosa?

– Sì, me la son fottuta. Adesso, vedi di fotterti.

 

Scattò la rissa.

A parte gli scherzi, se non volete andare a puttane, l’amore è gioia ma anche dolore.

Un continuo tira e molla.

Ad esempio, lei mi chiese che facevo nella vita:

– Scrivo libri.

– E riesci a camparci?

– No, ma se vuoi ti recito una mia poesia d’amore. Dopo mi passi 30 Euro su PayPal?

– Ma che modi sono? Comunque, ok. Grazie. Ne sono lusingata. Poi ti mando i soldini. Forza, sparala.

– Ecco, la poesia è questa. Aspetta solo un secondo. Non mi sovviene. Lasciamici pensare.

– Dai su, mi sto squagliando.

– Ecco, la poesia è: sei bella e buona come una ciambella, sei arrapante come l’uomo più ficcante, fra poco faremo l’amore in maniera tonante.

Ti piace? È una bella poesia, non credi?

 

Partì lo schiaffo in faccia e un calcio nelle palle abbastanza spappolante.

Dopo essere stato tre settimane al traumatologico, lei venne a trovarmi con far incazzoso ma dolcemente ammaliante.

Di solito sono gli uomini che regalano le rose alle donne.

Lei infatti mi regalò un crisantemo.

Dicendomi:

– Ti chiedo scusa. Quando ti dimetteranno, comunque questo è il mio numero di cellulare. Chiamami.

– Perfetto. Appena mi tolgono le fasciature, posso mettertelo, quindi?

– Allora sei proprio una merda. Beccati questa!

 

Le tre settimane preventivate dal medico, ecco, divennero tre mesi.

Lei, nel frattempo, andò pure con l’infermiere.

Presto io e lei ci sposeremo.

Non so se però ancora se scoperemo.

Una volta sposati, infatti, sono altri cazzi…

 

di Stefano Falotico


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Funziona così #queibraviragazzi #goodfellas #rayliotta #corteggiare #corteggiamento #lorrainebracco

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 A RAINY DAY IN BULAGNA, è uscito il trailer del nuovo film di Woody Allen


16 May

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Memorie del sottosuolo di un depresso cronico che guardò tutti i film di Woody

Caro amico,

ti scrivo per dirti che, secondo me, gli ultimi venti film di Allen sono delle grandissime stronzate.

So che sei occupato a corteggiare le tue Diane Keaton e le tue Mie Farrow per potermi dedicare tempo. Ma, appena loro ti denunceranno, soprattutto la seconda, per abusi sessuali, ricordati del movimento femminista del cazzo, il MeToo.

E capirai solo allora che non valeva la pena prendere questa decisione, questa delusione, bensì dedicare tempo alla mia metafisica riflessione.

La vita reale è stressante. Impazza oggigiorno la pornografia. Abbiamo siti come Blacked.com ove neri con membri BLACK+DECKER BDV090 Carica Batteria e Mantenitore di Carica, 6 V e 12 V, cioè che durano con queste bombe sexy un’ora di energia atomica, fanno sesso con Samantha Saint. Una che ha lo stesso sguardo di Scarlett Johansson ma è persa solo nella lost in translation di uomini che non conosceranno mai la malinconia di Bill Murray.

Horsemen come Jason Brown, Rob Piper, uomini che senza dubbio non hanno mai meditato al suicidio come Allen in Manhattan.

Loro, sì, non si sono mai sdraiati sul divano, registrando le cose per cui vale la pena di vivere. Citando Marlon Brando. Loro si son fatti registrare pene con donne stupende da Bulli e pupe.

Titolo del filmaccio: Le cosce per cui vale passare per King Kong.

Donne biondissime come Samantha, Brandi Love, Natalia Starr, Cherie DeVille, insomma uguali a Naomi Watts nel film sul gorillone di Peter Jackson. Solo di faccia però. Il resto è tutto rifatto e palestrato con proteine anabolizzanti.

Solo che, al posto di un amore puro da belle e la bestia, hanno scelto di essere ricordate come Cheeta.

Donne certamente fisicamente superiori a Mariangela Fantozzi per il Loris Batacchi/Andrea Roncato di nome Manuel Ferrara che non vive però in Romagna ma vive non facendo un cazzo da mattina a sera però facendosele tutte.

Mica come quel coglione di Ugo Fantozzi/Paolo Villaggio.

Certo, Manuel è uno che ha capito tutto.

Ah, perché pensare quando si può solo penare in quel senso lato? Sì, oggigiorno il Cinema di Woody Allen non lo guarda più nessuno. La gente si è svenduta, gli uomini al posto del cuore hanno un monolito, le donne non leggono più libri. Tanto hanno capito che basta rassodare i glutei per godersela.

Chi sono io? Il mio motto è uguale alla celeberrima massima onanistica di Woody:

non condannate la masturbazione. È fare del sesso con qualcuno che stimate veramente!

In questo mondo di polli e tacchine, di salsicciotti e cosciotti di galline, è meglio il mio wurstel anche alla Wudy. Sì, è uno schifo, guardate. Dio è morto, Marx pure e anche io non mi sento molto bene.

Era meglio se fossi rimasto vergine a vita. Almeno sarei passato per santo. Invece, se mi ammazzo, diranno che non gliel’ho fatta. Ah, certo, per farsi Samantha devi avere gli stessi soldi di Woody Allen.

Eh già, sono proprio un uomo che mille ne pensa e nessuna se ne fa. Ma se la tira con qualità.

Sì, il mio è un j’accuse imperioso contro la società, contro tutti.

Dal primo all’ultimo. E oserei dire senz’eccezione alcuna.

Sono misogino. Non mi sposerò mai. Quasi tutte le donne sono delle puttane.

Gli uomini, pure.johansson match pointmanhattan

 

di Stefano Falotico

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I social a volte mi rendono Bob De Niro/Michael de Il cacciatore


16 May

de nio cacciatore

 

Sì, il mitico Michael Vronsky di uno dei massimi capolavori di Michael Cimino, The Deer Hunter.

È usanza affermare che i social distorcano la verità sulle nostre identità. In gran parte, ciò è vero. Tutti tendono a esibire il meglio di loro stessi, nascondendo le loro magagne e celando, anzi incellofanando e mettendo in cella le loro reali personalità dietro profili apparentemente inappuntabili.

Ad esempio, impazzano i selfie di gruppo ove combriccole di pseudo-amici invidiosi si fotografano con le boccacce di fuori e su Instagram si postano mentre ballano ubriachi e scatenati in discoteca, a ritmi di movida e tequila.

Ebbene, questa è finta felicità, dunque felicità mortifera, tristezza oserei dire pestifera. Invero, queste tetrissime, gelosissime compagnie di amici che dunque amicali non sono affatto, eh sì, son formate da persone che rispettivamente si odiano a morte.

Modelle iper-competitive che si fotografano assieme a modelle più belle di loro. E si scambiano delle micidiali, omicide leccate di culo nello spazio dei commenti: sei magnifica, cara, sempre la numero uno.

E l’altra: no, la “meglio” sei tu. Ti adoro.

Intanto, se una si becca dieci Like rispetto alle altre, le altre urlano silenziosamente come delle matte isteriche, pensando nei loro cuoricini spappolati… ma guarda quella puttana, ha davvero molto più culo di me. Sbavano per lei. Maledetta, addà morì! Deve fottersi!

Ah ah.

Sì, leccate spesso di ammirazione lesbica oserei dire sadomasochistica. Trucidissime queste qui. Imbarazzante il loro livello d’ipocrisia, la loro enorme scontentezza spacciata per allegria e birra in compagnia.

Uno spettacolo raggelante peggiore del film I ragazzi della notte di Jerry Calà.

Sì, i maschi poi son pure peggio. Sembrano i tre bambagioni di Ore 15:17 – Attacco al treno del Clint Eastwood quando questi coglioncelli stanno a ballare ad Amsterdam nel locale notturno.

Per fortuna che nel finale si salvano la faccia e salvano pure i passeggeri della carrozza presa di mira dal terrorista. Un radicalizzato perché, essendo stato rifiutato da una modella simile a una di quelle appena succitate, non s’è eccitato e s’è scaldato.

Voleva solo essere il suo lover e invece è diventato un mondiale hater. Voleva bombarla e ha finito col comprare un mitragliatore. Voleva un bacio alla francese e ha desiderato invece ammazzare tutti quelli diretti a Parigi.

Aveva, appunto, preso di mira Laura, la modella senza nessuna laurea, da predatore carnefice, sì, ma aveva altrettanto preso male la mira sulle povere vittime perché i tre amici glielo ficcarono nel culo.

Ma cose da matti…

A proposito di Eastwood, come saprete, ho pubblicato la saga del Cavaliere. Disponibile sulle maggiori catene librarie online. Il protagonista di questi miei folli romanzi si chiama Clint. E, per chi avesse dei dubbi se sia ispirato a Clint, si beccasse la copertina de Il cavaliere di Madrid.

Se invece andrete su IBS.it, sotto la pagina de Il cavaliere di Alcatraz, troverete la recensione entusiasta di un ragazzo di nome Ettore.

Sì, è stato proprio Ettore a incitarmi di scrivere il seguito, Il cavaliere di Parigi. Chiedendomi se potessi inserire lui stesso nella mia storia. Coi dovuti aggiustamenti. E così ho fatto, concedendogli una scena surreale ove lui, incarcerato, viene a botte col vero Joe Pesci. Vera pazzia falotica.

Peraltro, in questo libro c’è pure Federico Frusciante. Sì, proprio il nostro beniamino cinefilo. Da entrambi, vale a dire sia da Ettore che dal Frusciante, ho avuto il consenso d’ironizzare sui loro personaggi. Naturalmente, prima di pubblicare il suddetto testo, ho fatto leggere loro le parti che li riguardavano. E, grazie al loro beneplacito, al loro nullaosta, alla loro naturale liberatoria, l’ho sfornato.

Al che Ettore, divenendomi molto amico, mi chiese in quel periodo consigli sulle ragazze che bazzicava.

Come fece John Cazale con De Niro ne Il cacciatore.

– Dammi un consiglio. Che ne pensi? È la mia migliore amica.

– E vuoi che rimanga la tua migliore amica o vorresti che dalla splendida amicizia si passasse a qualcosa di più intimo e consistente?

– Che vorresti dire, Stefano?

– Detta come va detta. Ti piace questa tua migliore amica?

– Moltissimo.

– Moltissimo sta per che te la vorresti scopare?

– Ma no! Ma cosa vai a pensare?

– Penso quello che in verità pensi tu ogni volta che v’incontrate. Forza, siimi sincero.

– Ecco, in effetti, voglio scoparla.

– Hai una sua foto?

– Vuoi vederla?

– Certo.

– Ecco, ora te la mando. Che ne pensi?

– No, non mi piace. È volgare.

– Come volgare? Ma se è stupenda.

– Secondo me è una mezza zoccola.

 

Ecco, solo per colpa di questa stronza(ta), la nostra amicizia è finita. Non so se Ettore e la sua migliore amica siano oggi diventati marito e moglie. Quello che so è che De Niro ne Il cacciatore è un amico che, mentre Chris Walken piange distrutto al fronte, lui se ne sta tutto dentro la sua donna. Sì, secondo me, quando De Niro è tornato in Vietnam per salvare Chris, Chris ha capito che Bob, nel frattempo, si era scopato la loro migliore amica.

 

E si è sparato. Questa vita è una continua guerra fratricida. Non state in trincea come fake su Facebook.

Vogliamo vedere se avete le palle di metterci la faccia.

 

di Stefano Falotico

Un anno di Cinema è oramai andato, è iniziato Cannes, non m’interessa tanto, non sono più il tipo da Croisette, aspettiamo la prossima stagione


15 May

eastwood mule

Ora, domani esce John Wick 3. E chi se lo perde? Sono diventato un fanatico di questa serie.

Dalle critiche che ho letto, questo terzo capitolo pare pure superiore e più violento dei primi due messi assieme. Nonostante il consenso altamente positivo della Critica, però ho letto anche qualche recensione negativa. Alcuni hanno affermato che, sì, Chad Stahelski pare aver indovinato la formula vincente ma lo stile non si è rinnovato molto. E sa di ripetitivo. Due ore e mezza di botte da orbi, arti marziali, pistolettate e il solito Keanu Reeves scatenato rischiano, alla fin fine, di annoiare. E per il quarto si presuppone che ci possano essere delle varianti appetibili. Altrimenti, sarebbe meglio chiuderla qui.

Detto ciò, il film di Jarmusch, uno dei miei registi preferiti, The Dead Don’t Die, pare che sia andato molto male. Dopo un filotto di film delicatissimi e bellissimi, Jim ha toppato.

E questo film di zombi alla Romero, che voleva essere nelle intenzioni, travestite da horror demenziale, una critica sociale all’America di Trump, sembra che rimanga assai in superficie e che Jim, stavolta, abbia peccato di troppa compiaciuta autoreferenzialità.

Io non l’ho visto, non posso esprimermi dunque giudiziosamente. Mi attengo, per ora, a quello che mi dite voi che l’avete visionato a Cannes.

Detto ciò, è periodo di fiacca. Il Cinema andrà presto in vacanza.

Quindi, tralasciando qualche ultimo colpo dell’ultima ora, quali sono stati a conti fatti i film migliori di quest’annata 2018/19?

Al primo posto della mia personalissima classifica, ovviamente The Mule di Clint Eastwood.

Un film che, come ho scritto nella mia recensione, parte maluccio, sembra un b movie becero e persino volgare. Poi, nell’ultima mezz’ora, Eastwood compie un prodigio da maestro numero uno.

Ribalta totalmente ogni prospettiva.data per assodata. E The Mule diventa un film emozionantissimo, commovente come pochi.

Ce la vogliamo dire? Un capolavoro. Forse non all’altezza delle massime opere di Clint, quali sono Gli spietati Gran Torino, ma ricordate: un film apparentemente minore di Eastwood, come possono essere stati Debito di sangue e Fino a prova contraria, vale mille film dei cazzoni che vanno ora di moda oggigiorno. Film girati col culo e interpretati da attori di merda.

Al secondo posto, Green Book. Oscar sostanzialmente meritato. Molto retorico ma di una retorica che sa il fatto suo. La storia di due sfigati, di due esclusi. Di un buttafuori cafonissimo, un italoamericano non educato alle buone maniere, e di un nero, un genio della musica però emarginato non solo dai bianchi, bensì persino dagli stessi neri che dovrebbero accettarlo e invece lo sfruttano solamente per il suo talento, fregandosene della sua anima.

Alla fine, il personaggio di Mahershala torna a casa e saluta con altezzosità il suo amico. Si accorge che è ricco, servito e riverito dal maggiordomo ma è anche solo come un cane.

E forse è meglio quel suo amico ignorantone rispetto a tanti illustri, altolocati stronzi che, sì, lo riempiono di soldi ma non gli danno niente a livello umano.

Anche qui siamo dalle parti del capolavoro, a mio avviso.

Dunque, Benvenuti a Marwen, il film più sottovalutato probabilmente di tutti i tempi. Film magnifico con un grande Steve Carell. Un film tristissimo ma, come i due precedenti succitati, umanissimo.

E quale sarà il film migliore del prossimo anno?

Voi avete dei dubbi? Martin Scorsese torna a lavorare con Bob De Niro e, per la prima volta in vita sua, vi è Al Pacino in una sua pellicola.
Ho tanta paura che non sarà il capolavoro assoluto che noi tutti ci aspettiamo.

Ma invece lo sarà.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Femmine vs ma(s)chi: date la Palma d’oro ad Alain Delon, anche il traditore Tommaso Buscetta/Favino, in fondo, come Checco Zalone, voleva solo amare Barbara Bouchet


15 May

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Ah ah.

Sì, non è che mi fate la fine di Marco Messeri nella sua famosa scena del pazzo di Ricomincio da tre?

Quando, rinchiuso nell’asilo manicomiale, sta così male che delira e rivendica la sua vita sempre sognata e mai avuta? Chiedendo insistentemente a Massimo Troisi perché non possa essere ricco come Gianni Agnelli e bello come Alain Delon? Perché? Si guardasse allo specchio e si desse una risposta. Ecco, simpaticissimo attore il Messeri, un brav’uomo a differenza della famiglia del delitto di Vetrana, i Misseri, gente veramente pazza.

Altro che questo povero cristo soltanto disperato in quanto, nonostante mille curriculum vitae inviati a ogni ufficio di collocamento, gli avevano trovato soltanto un posto da matto. Ah, bella collocazione, non c’è molto da dire. Ah ah.

No, forse il suo personaggio, chiamato semplicemente “malato mentale”, desiderava invero sola-mente (scritto apposta così) un amico vero con cui andare a bere una birra e forse un po’ più di serenità. Non ambiva a detenere l’impero finanziario dell’avvocato Agnelli ed era ben conscio di non possedere lo stesso sguardo magnetico di Delon. Eh no, gli occhi erano quelli appunto di uno da Qualcuno volò sul nido del cuculo.

In fondo, a uno come il Messeri sarebbe solo interessata una vita il più normale possibile. Senza troppe responsabilità da padrone della Fiat ed ex presidente-patron della Juventus.

Già, un uomo sanissimo. Mica un maschilista come Agnelli, uno che corrompeva tutte le segretarie da volpone lunghissimo fra un brevetto della Cinquecento e un nuovo assegno con tanto di miliardario libretto.

Agnelli, un riccone poco ricchione, come dicono in meridione, che però andava con tutte le donne bone e magre come i più stuzzicanti grissini torinesi e assumeva, per un lavoro duro, nella sua fabbrica ogni terrone che se lo faceva non di burro bensì di brutto…

Eh già, gli emigrati al nord del Mezzogiorno, nei loro paesi originari non trovavano lavoro, a meno che non facessero i baristi o i gestori di qualche video-club privato per spettacoli con quattro gatte…

Allora, gli uomini onesti salivano nelle grandi metropoli nordiste. Anche se questi qua erano laureati, i capi delle aziende pure ragionieristiche e fantozziane raramente li assumevano. Oppure, li prendevano, in particolar modo per il culo, soprattutto le derisioni arrivavano dai colleghi altoatesini che li sfottevano con classe della minchia. Perché erano considerati appartenenti a una razza inferiore.

Insomma, potevi essere bello con gli occhi azzurri come Alain Delon ma, se eri nato in Basilicata, ti sarebbe comunque aspettata una vita poco viscontiana ma da Rocco e i suoi fratelli.

Cazzo, che scalognato colui che aveva la sfiga di essere nato in terronia. Poteva essere insomma più geniale di Einstein, più sexy di Alain ma, al di là delle sue frontiere, l’avrebbero trattato come un cane alano. No, agli alani va grassa, come un cagnaccio senza Elena e neppure Maddalena.

Questa regola oserei dire aurea, ah ah, valeva anche per gli Stati Uniti. Voi ad esempio vi siete mai chiesti perché il Cinema americano abbia sfornato sempre attori e registi italoamericani di grosso calibro e cilindrata pari all’Atlantic Jeep Chrysler e cavalli di razza più cazzuti di Rocco?

No, non Alain Delon, in questo cazzo, no caso, ovviamente mi riferisco all’uomo italico meno freddo del mondo, il Siffredi. Uno che, anche quando beve da solo un caffè della Segafredo, sa che ce l’ha così bollente e schiumoso da zuccherare cremoso tutte le sue cameriere, mica come voi, mezze-seghe.

Ah, un uomo macchiato caldo, il Rocco. Vuoi mettere lui con un integerrimo terrone qualsiasi? Lui sì che non si è piegato mai a novanta al sistema.

E non ha dovuto accettare un lavoro da impiegatino. Lui, sì, che ha tirato fuori le palle!

Praticamente come quell’altro Rocco, Rocco Barbaro: me ne fotto!

Ah ah.

Nato a Ortona, in Abruzzo, quindi centro-meridionale ma comunque un uomo che sta sempre su soprattutto quando lei sta giù.

Vi pare giusto?

Ah ah.

Torniamo al Cinema americano, non perdiamoci in quello pornografico.

Ecco, Coppola, Scorsese, De Palma, De Niro, Pacino, pure Ray Liotta non erano mica degli stronzi da quattro soldi e delle mignottone.

No, se eri italoamericano, a New York e dintorni non ti assumevano come giornalista. A meno che qualcuno nel grosso giornale non t’inserisse grazie alla mafia…

Sì, pure Scorsese l’ha sempre sostenuto. Nell’incipit di The Departed lo dice platealmente.

Ah, uno come lui, cazzo, poteva solo fare il prete oppure aveva altre due scelte. Fare il gangster o il poliziotto.

No, a ben pen(sa)rci, vi era la quarta possibilità. La più difficile ma da perseguire se volevi far valere le tue dimensioni. No, non quelle di Siffredi, quelle artistiche.

Un nano, Scorsese, altissimo però a livello di cervello e forse non molto dotato di quello…

Però uno davvero che ha firmato capolavori e gioielli…

Ecco, siamo stati invasi da attori e registi italoamericani perché gli uomini che non volevano svendersi (anche se circola voce che, prima del successo, Pacino facesse il gigolò), non trovando un beneamato cazzo, potevano darsi solo all’arte. C’è chi sfondava in maniera molto più nobile di Siffredi, chi rimaneva nei circuiti amatoriali e parrocchiali, chi sarebbe diventato, appunto, il regista di Mean Streets Quei bravi ragazzi. Sì, Il traditore di Marco Bellocchio altri non è che il remake di Goodfellas. Ah ah. Come no? Che posso dirvi di me? Sono alle volte, non sempre, sennò sai che du’ coglioni, affascinante come Alain Delon. E molte femministe mi dicono che sia omofobo e misogino. Perché mi vorrebbero ma non possono. Che malafemmine… Ah, è per colpa di queste ipocrite e di questi maschioni molto meno bravi e fini di Alain se, non avendo mai tradito gli amici e non facendo il puttaniere, mi tocco, no, mi tocca essere scambiato per un cieco pazzo da canzone Ti regalerò una rosa nella versione parodistica di Checco Zalone.

… andiamo, chi è che sopra Barbara Buscetta non si è fatto una pugnetta?

Dunque, basta con le invidie. Date questa Palma ad Alain Delon. È stato un grandissimo attore e un gran figo.

Donne e uomini, se siete gelosi, fottetevi.

Sì, mi par ovvio che io sia un tipo da Cinema di Bellocchio.

Come dice Checco, io ci vedo perfettamente… 

Sono il ritratto di uno dei più grandi coglioni del mondo? Sì. Sono un genio? Non lo so ma potrebbe essere e, in questo caso, sarebbe una tragedia. Togliamo il condizionale. Purtroppo. Comunque, prendiamola come viene. Se non viene, questa qui dirà che sono impotente.

Robe da matti, adesso anche le donne frigide ce l’hanno con Delon e con me!

Secondo me, in questo mondo andato a puttane, andate quasi tutti schiaffeggiati.

Datevi una calmata.

Altrimenti, vi sbattiamo… ove stava Messeri.

Messieurs et dames, mie damigelle e cari porcelli non tanto belli, diciamocela, ciucciatemi l’uccello.

 

di Stefano Falotico

Fidatevi, è meglio essere un latinista che un latin lover, meglio essere un Kitano che una cagna


14 May

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Sì, nella mia vita, fratelli e sorelle della congrega, ne ho viste poche ma ne ho ascoltate parecchie.

Il novanta per cento delle donne vogliono solo i soldi, tutti gli uomini vogliono quella. E su questo non ci piove.

Nella mia vita, ho visto e sentito uomini dire che Tony Scott era meglio di suo fratello Ridley e che Benedetta Parodi è più sexy della sorella Cristina.

Davvero un’umana parodia. Come si può soltanto paragonare un filmaccio come Revenge col peggior film vendicativo di Ridley, ovvero Il gladiatore?

Revenge col Costner valeva il prezzo del biglietto solo per le gambe fenomenali di Madeleine Stowe. Una per cui, anche se saprai di essere l’ultimo dei Mohicani, accetteresti pure lo scalpo e il fallo, no, fatto di rimanere scapolo pur di passare con lei l’ultima notte ficcante della tua vita.

Sì, Cristina Parodi ora è un po’ invecchiata ma, al pari di Madeleine, possedeva un paio di cosce tali da corrompere anche il bravo Giorgio Gori. Uno che forse non ha lo stesso sex appeal di Richard Gere ma che con Cristina non è mai stato certamente un ghiro. Sì, di notte, fra le loro lenzuola pullulavano orgasmici ghirigori. Fidatevi.

Stesso discorso dicasi per l’antipatica ma indubbiamente notevole Ilaria D’Amico. Una che ha reso Buffon proprio un buffone e che l’ha data persino a Bruce Willis ma non a Fabio Caressa. Che sta appunto con la sorella di Cristina, Benedetta.

Sì, Fabio, così come proverbialmente dice alla fine del primo tempo delle partite di Calcio ai telespettatori, ovvero, le squadre vanno al riposo e i giocatori si bevono un tè caldo, dopo aver fatto l’amore con la sua compagna, dice lei che, dopo essersi riposato, gli deve preparare una colazione secondo le sue storiche ricette. Solo dopo aver mangiato come un ludro, può concedere a Benedetta i supplementari.

Sì, noi uomini siamo dei coglioni, abbocchiamo alla prima che mostra un bel paio di quadricipiti e tifiamo per gente pallosa che prende a calci le palle, spezzando i menischi dei disoccupati che li riempiono pure di soldi.

Le donne sono perlopiù delle stronze. Vanno dal loro maschio dopo che sono andate con altri cinquemila individui elaboranti i gameti col testosterone e anche i gemiti per gli estrogeni, e sono gelosissime se il loro uomo guarda le altre donne. Però, nel frattempo, amano farsi guardare pure dalle lesbiche in un gioco di provocazioni interminabili.

Insomma, delle pazze isteriche al servizio di leccaculo.

Sì, io commisi un solo errore nella vita. Quello di aver scopato.

Ah ah. Sì. Da allora, persi ogni passione per il Cinema di Miyazaki e divenni un Porco Rosso.

Tutte le mie malinconie da Takeshi Kitano e il mio adulto infantile come ne L’estate di Kikujiro, cazzo, andarono a farsi fottere.

Lei, in preda a paranoie incredibili, mi telefonava in piena notte, chiedendomi se mi stavo scopando un’altra. Per tranquillizzarla, le dicevo che stavo riguardando Hana-bi quando invero stavo rispolverando sia Anna che Julianne Moore di Boogie Nights. Una che mica si accontenta di un cazzone qualsiasi, pretende il massimo.

E qui ci sta tutto il mio umorismo nero da vero Beat.

Lei sapeva benissimo che stavo mentendo. Sì, sinceramente non stavo né guardando il capolavoro di Takeshi né scopando nessuna. Stavo solamente sognando.

Ah ah.

E lei mi aveva appena rotto i coglioni.

Sì, per me è stata una tragedia andare a letto con una. Da allora, tutte le donne vogliono venire a letto con me. Peraltro, pure gli uomini, questi omosessuali maniaci e bisex.

Sono cazzi davvero amari, fratelli e sorelle.

Devo diventare come Gesù Cristo, donarmi all’intera umanità e moltiplicare il mio pesce.

Faccio quel che posso, non chiedetemi un miracolo che non sta né in cielo né in terra.

Ha fatto bene Bob De Niro a rifiutare la parte dei due ginecologi gemelli omozigoti nel film Inseparabili.

Di Bob De Niro ce n’è uno solo, unico e inimitabile.

Di uomini come me non c’è nessuno.

Già, è stato un errore essere nato in questo mondo di uomini e donne, di animali e alberi, di gente inalberata e a vicenda inculata.

È solo un porcile.

Sì, sono un uomo antico, di un’altra epoca, un uomo latino.

Che vive nel suo temp(i)o.

A me di questi fottuti tempi moderni non piace niente.

 

di Stefano Falotico

TERMINATOR da falò delle vanità: miei poveri bellocci non ribellatevi male al sistema, tanto James Cameron ha i soldi e se ne frega delle macchine ribelli da Beppe Grillo, siate ribelli con (ca)risma


14 May

terminator edward furlong

Oramai ci siamo, presto uscirà la super mega-puttanata del reboot del Terminator. Con lo Schwarzenegger che, dopo mille liposuzioni all’addome, dopo aver addomesticato le sue ambizioni da governatore della California, è tornato a fare Cinema e dunque è regredito al deficiente che, dal punto di vista attoriale, è meno espressivo di una stampante 3D.

La dovrebbe finire Beppe Grillo d’imbonire la gente, d’illudere gli invalidi. Gridando che oramai l’uomo non necessità più di lavorare perché le macchine possono adesso adempiere ai compiti onerosi che l’uomo appunto, da millenni, è costretto a sostenere pur di tirare a campare.

Ma che dice questo qui? È un demagogo, un sociologo della mutua, un rivoluzionario del suo culo parato. Sì, lui è ricco sfondato e si accattiva, con ruffianerie e leccate da denuncia, le simpatie di quei poveri cristi che, essendo rimasti in mutande, credono davvero alle sue scemenze peggiori delle porcate dei fascisti.

Ancora più pericolose.

La gente, abboccando a quest’oratore che inventa una stupidaggine a ogni ora, in preda a fanatismi radicali, inneggia alla rivoluzione, invero non sa neanche ribellarsi all’amministratrice condominiale perché è succuba del padrone, ovvero suo marito.

Grillo, lei è solo un patetico urlatore di stoltezze vomitate da mattina a sera, asserisce tronfiamente che il lavoro sia una menzogna e dovremmo tutti vivere allegramente, scopando come animali selvaggi, in barba a ogni regola, a ogni falsa educazione moralistica, riunendoci tutti assieme grintosamente e appassionatamente per ribaltare il sistema, per soverchiare l’ordine costituito, figlio di mendaci generazioni che hanno sospeso, soppresso i nostri vivi, ardimentosi istinti vitali, hanno soffocato i nostri radiosi fremiti innatamente vogliosi e capricciosi nel comprimerci, irreggimentandoli, a stili esistenziali tristemente asfissianti.

Sì, belle parole da figlio dei fiori, caro grillo. Ma l’uomo comune oramai non ha più i soldi neppure per corteggiare una donna e regalarle un mazzolino di rose, comprato dalla fioraia del suo scarso giardinaggio col suo compagno, un “orco botanico”. Sì, il compagno di questa qui lavora all’ortofrutta ma non guadagna abbastanza. Allora la sera, per rimpolpare il misero guadagno, dona la sua banana a qualche marcia figa d’India. Cioè, detta volgarmente ma anche realisticamente, dà via il culo.

Lei invece dai suoi grillini viene omaggiato in maniera floreale, servito e riverito con tanto di colazione a letto. Le sue serve della gleba le preparano succulenti manicaretti, cabaret di paste migliori dei suoi trascorsi spettacoli da cabarè, le scaldano salsicce rosolate, ottimamente condite di sguardi piccanti e addolciscono le sue programmatiche, finte ire da Robespierre di periferia nel cucinarle cene deliziose gradevolmente osé con tanto di vinello rosé e occhi arrossiti da timide reverenzialmente da lei comandate a forchetta, no, a bacchetta.

Lei ce l’ha coi bacchettoni, dicendo alla gente che dovrebbe ribellarsi al fascismo di chi, coi suoi forconi, fa il porcone.

Lei con le sue donne diventa rosatello e, sempre più grassottello, gioca al furbo ruolo del porcello che vuol spacciarsi per agnello. Lei ha quasi più soldi della famiglia Agnelli, mio lurido smargiasso che prende in giro, con le sua cazzatelle, quelli che credono alla Madonna di Fatima e alle sue pastorelle, gente a pecora che a stento mangia il pecorino. Lei sfotte coi suoi discorsi incitanti a miracolistici cambiamenti sociali che, secondo la sua retorica infernale, potrebbero liberarci dal Purgatorio di questa poco Divina Commedia disumana, molto italiana da uomini che non hanno oramai neanche più le bretelle e non sanno più cosa sia un buon piatto di tagliatelle.

La smetta subito di raccontare idiozie, mio bel fringuello.

Le macchine non sostituiranno mai l’uomo ed è giusto così.

Una macchina non potrebbe mai capire le introspettive sfumature umanistiche di un libro di colui che l’ha scritto, cioè un uomo, appunto. Trasfondersi empaticamente nella sua anima denudata, vivere e condividere la sua storia arrabbiata, nonostante tutto innamorata.

Si fidi, Grillo. Sì, i fascisti sono da fottere ma lei non vale un cazzo.

 

Parola di John Connor,

uno che, malgrado tutto, conosce la verità ma non va in giro a chiedere l’elemosina.

E ora, come diceva Totò, musica musica, cioè MOSECA MOSECA con una delle più grandi colonne sonore di tutti i tempi:

 

Sì, questa vita è stata troia.

Ma a una milf come Linda Hamilton darei comunque una botta.

Sì, fanculo a ogni complesso di Edipo.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Chi dorme non piglia Joe Pesci, aspettando The Irishman, navigo sott’acqua da vero squalo


13 May

pesci the irishman

Talvolta squallido e anche pallido, io sono comunque impavido.

Sì, abbiamo visto l’annuncio con le voci off di De Niro e Pacino ma siamo oramai a metà maggio e ancora non abbiamo avuto un filmato vero e proprio, appunto, di The Irishman, con gli attori in carne e ossa e flashback inclusi in CGI.

Che sta succedendo? Ah, non lo so, da molto tempo le nostre strade non c’incrociano più e io ho cambiato decisamente rotta. Perché della maggior parte di voi mi sono rotto.

Prima, ogni rabbia repressa eruttai come un vulcano esploso dopo tanti soffocamenti ingiusti al mio craterico detonare maestoso da voi reputato così odioso e troppo focoso tanto da volerlo sedare con tranquillanti che vi farei detonare, a mo’ di candelotto di dinamite, nel vostro vigliacco sfintere, capace solo di emettere puzzolenti sozzerie nello scoraggiare il prossimo. Siete delle scoregge. Sputiamola!

Ah, ringrazio iddio per avermi sanificato in un ribollente fiume di lava illuminante a sommergere tanta insulsa balordaggine, tanti luoghi comuni appioppatimi per puro, sfregiante dileggio da screanzati assai poco magnanimi.

Ah, meschinità degne d’un plotone di esecuzione. Sì, dopo tanti sfregi, mi fregio. E di voi giustamente me ne frego. Provate a fregarmi di nuovo e vi rifaccio nuovi. Sono esperto di carrozzerie, mie ultime ruote del carro.

Gente infida, estremamente malvagia. Persone ch’è meglio non incrocino neppure il mio sguardo perché altrimenti incenerirei, soltanto con un’alzata sopraccigliare torvamente minacciosa, ogni altro vile, pusillanime lor affronto bastardo. Squadrandoli dalla testa in giù perché a me i Frank Vincent di turno di Quei bravi ragazzi son sempre stati molto antipatici.

Sì, Joe Pesci è un grande, un apparente nanerottolo, un lustrascarpe che non gli daresti una lira, capace invece di sfoderare una grinta, un savoirfaire carismatico da Mio cugino Vincenzo tale, mica da tal dei tali, d’annichilire col suo ruspante sex appeal da testa di cazzo ogni Marisa Tomei di The Wrestler, cioè una che sa come stimolare Mickey Rourke, mica roba da ridere, soltanto con l’arringa della sua parlantina confusionaria, sconnessa eppur più eccitante di Gemma Arterton. Da mettere i brividi e schienare chiunque con la sua terrona capacità istrionica talmente poderosa d’arrossarle tutto solamente col giubbotto di pelle e una palandrana comprata al mercato rionale.

Sì, parliamone di questi Billy Batts alla Vincent. Dei vincenti, per modo di dire, dei deficienti ultra-raccomandati che si sono comprati la carriera e pure slacciati la cerniera pur di promuovere qualche loro amichetta megera. La classica spintarella…

Dei cafoni ingrati, degli irriconoscenti boriosi che meritano un pestaggio smodato con tanto di scarpe insanguinate, un furioso Bob De Niro mattante, un Ray Liotta ammattitosi e appunto un Pesci mattoide di origine controllata che, dinanzi all’ennesima, gratuita offesa, non transige e severissimo punisce come suo fratello scalmanato, ovvero un Toro scatenato davvero imbufalito.

Mostruoso nella sua ira devastante, infermabile. Una testa calda, un Nicky Santoro esagitato, esagerato, da applauso a scena aperta e una matrona che lo serve, caldamente acconsente rovente ogni suo capriccio da folle demente. Scaldando ancor di più le sue escandescenze con baci di lingua delicati e ardenti. Piluccanti e sacrosanti. Ah, che magnifico fetente.

Un genio il Pesci. Infatti, Scorsese ha dichiarato che, se Pesci non avesse accettato di recitare, dopo il suo semi-ritiro pensionistico, in The Irishman, sinceramente non avrebbe trovato mai un rimpiazzo adatto, un “pazzo” così simpatico per la parte di Russell Bufalino.

Pesci, uno che pare buffo e invece è stato con Angie Everhart. Mica un coglioncino, miei bimbini da canzoni degli Oasis e qualche vostra donna amante di John Lennon. A quei due fratelli, Liam e Noel Gallagher, ho sempre preferito Callaghan.

Basta con Gabriele Muccino e quel ritardato di Silvio, con Berlusconi e tutta questa gente apparentemente sana e bella che non può amare Martin Scorsese perché, appunto, non sente scorrere nelle vene la furia di Joe. Anche di Nicolas Cage omonimo del film di David Gordon Green.

Intanto, lasciando stare Ed Sheeran, no, Frank Sheeran, i vostri Justin Bieber e le notizie tristi, son sempre più futurista.

Dio vi benedica e io volteggio fra le lune vive del mio avido livore. In quanto uomo dai freddi sudori ma anche luminescente di notte in ogni suo amabile candore. Sebbene non ci metterei la mano sul fuoco… son uomo imprevedibile e appunto di calore.

Mentre voi seminate coi vostri oltraggi soltanto terrore, io mangio carne e pochi ortaggi e non mi sta simpatica Virginia Raggi.

Sì, son tutti da abolire. Quelli del PD sono dei paraculi, Salvini è un burino, Di Maio un trimone, Sgarbi un uomo a cui far lo sgarbo.

E io la barba non mi taglio.

In quanto posso permettermi questo e altro.

Sono un gigione come il Pesciolone, miei pesciolini.

Ah, anch’io abboccai come un Pesci, no scusate, come un pesce quando mi diedero dello schizofrenico alla Spider, sì, di Cronenberg, e sparai all’impazzata. Mi ero stancato di essere trattato da “bravo ragazzo” che si fa mettere però i piedi in testa perfino dai camerieri.

Ma sì, facciamo del cameratismo! Goliardia!

E ricordate: sono l’unico uomo che racchiude nei suoi lineamenti il fascino di Bob De Niro, la forza di Al Pacino e la simpatia appunto di Joe.

Se non mi credete, amen.

Sempre a indagare su di me state? Indagate sul vostro cervello, piuttosto. Sì, ci vuole un Joe Pesci da Oscar in questi casi, come in Goodfellas:

Mi portano dentro, mi fanno le solite domande, sennò quello mi comincia a dire allora che ci dici di bello?

E io il solito, zero, niente. Che cazzo vi devo dire? E lui dice no, me la devi dire qualche cosa signor bulletto. E io d’accordo te la dico qualche cosa, vaffanculo a mamm’t’.60334660_10213639829412902_3073064673839415296_n

 

 

di Stefano Falotico

La famigliola di parenti serpenti nel Cinema, dal Padrino a Ti presento i miei, da La Famiglia Addams ai Tenenbaum


13 May

brando padrino

Sì, la famiglia è fra i primi posti nella gerarchia dei valori italici.

Quasi tutti gli uomini e le donne non si offendono quasi mai, a meno che non siano dei permalosi incendiari, se subiscono provocazioni goliardiche. Anche se vengono apertamente derisi, arrivati all’età della ragione, in seguito a queste smodate offese, non si scompongono più e, appunto, non sragionano.

Se le offese sono meritate e non gratuite, se le critiche non sono figlie dell’invidia, dell’ipocrisia oppure generate per malevolenza calunniosa, un uomo maturo sa che deve accettarle. Fanno parte del gioco della vita. Non si può pretendere di essere affascinanti come Marlon Brando di Un tram che si chiama desiderio se madre natura invece ci ha reso Rick Moranis.

Detto questo, se invece si va a toccare la famiglia, ecco che sia gli uomini che le donne s’infoiano bestialmente e danno libero sfogo a tutto il peggio di loro stessi, arrivando a bassezze incredibili:

– Che cosa? Come ti sei permesso di dare della puttana a mia moglie? Io ti accido!

 

E voi donne la dovreste per una buona volta finire d’insultare la signora Monica Bellucci. Sputandole addosso infamie e cattiverie inusitate. Bona è bona, fa veramente schifo da quanto è ancora bona nonostante l’età non più giovanissima. Che poi sia un’attrice del cazzo è un altro discorso.

Ma sfido qualsiasi uomo a non voler giacere con lei. Semmai, dopo una tiepida, intima cena al Ristorante Trattoria Peppone il pepato e forse il pippaiolo.

Sì, Peppone è uomo comunista che se ne frega dei puritanesimi di Don Camillo. E, oltre a far il sindaco, insindacabilmente nel tempo libero prepara primi piatti alla puttanesca conditi con olio piccante, serviti ai clienti infreddolitisi per colpa del rigido inverno ma già scaldati nell’afrodisiaco lor gustarsi di sguardi assai roventi, come dico io, ardenti e al dente come il buco dell’ozono e anche di qualcos’altro.

Ah, si leccano i baffi…

Peppone, sposato a Peppina, è uno stalinista dello zoccolo tosto che dà all’uomo una felicità robusta e culinaria in senso lato anche b del termine.

Ecco, ma non dilunghiamoci nelle sognanti, fumanti notti impossibili con Monica Bellucci, miei bellocci.

Qui si parla di famiglia. Io per Monica, sì, rinuncerei a ogni sogno di gloria, sposandola, pure spossandola e lavorando duro… come un negro pur di metter su con lei una generazione matriarcale. Sì, rinunzierei a ogni ambizione artistica se mi chiedesse di stare con lei finché morte non ci separi.

O ci spari nel caso in cui Monica s’innamorasse di Al Pacino di The Godfather poiché sarebbero cazzi miei se mi opponessi da bravo, non so se goodfella, alla promessa sposa del siculo re dei mafiosi.

Un vero Don Rodrigo, un cafone signorotto che vuole fottere tutti e tutte.

Sì, Michael Corleone mi griderebbe:

– Monica deve accavallare le gambe solo per me. Altrimenti taglio la testa al toro della tua sessualità da cavallo. Cioè ti amputo i testicoli, testone! Caprone, zuccone.

 

Provate a replicargli che vostra moglie, presto sua futura consorte, non gli farà manco un pompino e le funebri pompe vi aspetteranno dopo tre secondi netti.

No, se la pigliasse pure. Ci tengo alle mie palle.

Ma, a parte gli scherzi, sì, la famiglia del Padrino è tremenda. Se uno nasce in una famiglia così, sì, potrà avere la strada spianata per la ricchezza ma pure la reputazione rovinata anche se dovesse diventare il nuovo redentore e sua figlia divenisse Madre Teresa di Calcutta.

– Chi? Non ci crede nessuno che quello sia un santo e sua figlia una missionaria. Quella è una famiglia di ladri, assassini, di criminali incalliti e imperdonabili.

 

Sì, ecco la gente mafiosa che spettegola sui figli pentiti dei mafiosi impuniti. E questa gente non si pente!

Dio mio! Solo pene… linciaggi e sentimenti melodrammatici da tragedia napoletana si mischiano fra tarallucci e vino.

Dunque, se nascete in una famiglia di questo tipo, fatevi subito il segno della croce come Paul Vitti di Terapia e pallottole e, se non siete nell’animo dei gangster, sparatevi in testa.

Ma quale famiglia?

La famiglia dice peste e corna, di richieste t’impesta e tuo fratello è geloso come De Niro di Toro scatenato, come Pacino di Scarface.

Insomma, non si salva nessuno. Il principe Carlo è figlio di una a cui credono solo gli inglesi mentre noi italiani lo consideriamo un babbeo.

In Italia nessuno vuole lavorare. Nemmeno in Inghilterra. A dirla tutta, da nessuna parte, qualcuno ama il lavoro. Mettiamo però per ipotesi che a Carlo venisse voglia di lavorare, cazzo, gli darebbero ancora di più del coglione. Quest’uomo è spacciato per colpa della sua dinastia nobile della minchia.

I figli de La famiglia Addams amano il Cinema di Tim Burton, i figli di Berlusconi amano pure le Escort con cui è stato il padre. Come no?

Un gran puttanaio, diciamocela.

Ah ah! Siamo tutti, chi più chi meno, rovinati.

I figli degli avvocati se decidono di fare gli operai vengono diseredati, i figli degli operai se vogliono fare gli avvocati penalisti vengono considerati degli stronzi dai parenti che urlano loro:

– E tu guadagni un mucchio di soldi, condannando un cristiano del cantiere popolare che ha dieci figli? Vergognati! Adesso andremo da tutti i muratori della città a dire loro che devono murarti vivo!

 

Le figlie delle zoccole diventano più mignotte delle madri, i figli dei gastroenterologi curano semmai tutti ma non riescono ad alleviare il mal di panza loro perché la moglie, una modella analfabeta, li ha traditi con un disoccupato malato terminale che, in quel momento, aveva bisogno di un’ultima botta.

Davvero, è tutto uno schifo. Una merda collettiva.

E gli infermieri dove stanno? Chiamate il pronto soccorso!

È una società impazzita.

Ma io ballo, sculettando.

Io so come va il mondo… figli miei. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Siate padroni del vostro delfino, scusate, del vostro destino, siate torvi e corvi


12 May

ritorno al futuro crispin glover

 

Ho da poco terminato il mio nuovo libro, il seguito de Il diavolo è un giocattolaio.

Del quale, al momento, non posso rivelarvi il titolo. Si tratterà, dunque, di un libro erotico, molto eroico come il precedente, innestato sulle mie modulazioni di frequenza emozionali. Altamente corrosivo, spropositatamente scabroso nel senso migliore della parola. Sì, spingete, ragazzi! Senza vergogna, senza timidezze e pudori inutili.

Un thriller torbido, un’altra storia di patti luciferini in una realtà insipida, grigia e meschina. Un altro volo d’angelo nei meandri della mia anima mai supina ma leggermente volpina. Per sorvolarla, scarnificarla, disossarla, riesumarla e far sì che, dopo tante turpi deturpazioni, in gloria risorga senza più false macchinazioni, senza più crudeltà immonde perpetrate per puro dileggio sfregiante il mio cuore pulsante.

E così nella notte sfreccio col mio volante dopo tante violazioni alla mia vita giammai però stanca. Sempre più battagliera, coraggiosa e intrepida nel navigare marino in tale umanità di bambini che si credono adulti e di adolescenti frenati e multati, mutilati e invalidati dalla severità misera di persone infime da manicomio.

Di criminali nella mia vita ne ho incontrati tanti. Ma i peggiori non sono tanto i criminali veri, quelli che, come dice la parola, commettono crimini e trasgrediscono illegalmente le regole. Mettendo a soqquadro gli ordini prestabiliti. Questi sono personaggi lombrosiani forse geneticamente predisposti al male che, per colpa di tante vicissitudini sbagliate, di cattive frequentazioni, di strani casi del destino sfortunato, son stati perfino costretti, dalle sfavorevoli circostanze, a rinnegare del tutto il bene e a oltraggiare la moralità.

Questi sono poveri disgraziati, diciamocela.

Se non mi credete, guardate l’episodio uno di Mindhunter del grande David Fincher e prendete lezioni dall’insegnante di criminologia.

I criminali veri sono coloro che, invece, commettono abusi, praticano bullismi esasperanti al prossimo dall’alto di chissà quale presunta, bisunta superiorità e ardiscono ad ardere, da nazi-fascisti incurabili, le vite degli altri.

Sì, tutto parte addirittura in tenera età, dalle più basse, triviali, malvagie competizioni scolastiche, dalle ripicche e dalle piccinerie cretine di giovani già trucidatisi nell’anima, avviati alla scontentezza che si finge felice, indirizzati, spesso da genitori stupidamente ambiziosi, verso la capricciosa, suprematista voglia smaniosa di primeggiare, di schiacciare l’altro e soffocarlo nei loro caudini ricatti cani.

Me, no, non m’hanno mai incantato. Si tracannassero loro!

Come quegli idioti, che dio li perdoni, che durante quel periodo tanto follemente adolescenziale, nel suo significato più becero e acerbo, si son presi gioco di quelli che percepivano come deboli e li sodomizzavano psicologicamente, con la prosopopea e dal podio pseudo-cattedratico di crediti formativi e fantomatici bonus culturali che, a livello formalmente istituzionale, attestavano o avrebbero attestato che loro potessero permettersi il lusso di giudicare, con insana protervia e malevola pusillanimità, i propri coetanei.

Adesso, lavoreranno per qualche testata di regime. Prendete a testate queste teste di cazzo.

Ecco allora il Kiefer Sutherland di turno, permettetemi questa metafora cinematografica, che come in Stand by Me troneggiava punk nel far il galletto, il luridissimo figlio di puttana lordo e ludro. Deridendo i nerd, i ragazzini obesi, quelli da lui visti come perdenti nati, come sfigati irrecuperabili.

Nell’esibizione virulenta e vigliaccamente macha d’ogni sua imbecille, distorta visione gretta e violentemente virile della sua nullità esistenziale.

Circola voce che chi fa così lo faccia solo per esorcizzare le sue paure. Quindi, il debole e il malato è lui.

Ne ho conosciuti tanti così. Quei bambagioni che, per via del fatto che frequentavano il Liceo Classico, scuola considerata per ariani e gente migliore, ah ah, che scemenza, trivellavano di offese e ingiuriose calunnie le ragazze tristi e malinconiche, ghignando di gusto sadico.

Che poi… anche questo vecchio, fascista retaggio secondo cui esisterebbero le scuole migliori, sarebbe da abrogare, come dice Giampiero Mughini, io lo aborro!

La scuola è un luogo, sovente comune e anche comunale, parastatale e soprattutto paraculo, di professori altezzosi e annoiati che distillano, con tronfia arroganza, il sapere in Bignami istruttivi che son solo distruttivi. In quanto allineati a precetti vetusti.

E basta con Leopardi, col Foscolo, col Manzoni e la carne di questi manzi. E con quell’edonista del D’Annunzio. Secondo me solo un troione.

Ma sì, lui e la sua fissa per gli aeroplani, i deltaplani. Meglio gli aquiloni. Che non sono gli oggetti volanti vincolati a terra tramite un piccolo filo, bensì è il plurale di aquila maschile in forma accrescitiva.

Ah ah.

I giovani necessitano di Jack Kerouac, di Francis Scott Fitzgerald, di Francis Ford Coppola, di Bukowski, di Edgar Allan Poe, di Lovecraft e pure dei primi capolavori di Stephen King. Prima che anche lui s’appiattisse nel merchandising ripetitivo di sé stesso. Scrivendo tomi strepitosi solo per le loro copertine intriganti, coloratamente attraenti e accattivanti.

Sì, fra trenta libri pubblicati da King negli anni scorsi, se ne salvano al massimo due. Gli altri sono da comprare solamente per le cover.

Ma non state a spendere soldi. Andate su Amazon e cliccate, col tasto destro, sulle rispettive copertine dei suoi ultimi libri davvero brutti, salva immagine con nome. Potete anche stampare ogni image nel formato migliore e farvi l’ingrandimento a mo’ di poster.

La mia vita è stata un errore perfino giudiziario di proporzioni clamorose. Un body horror cronenberghiano.

Ma ogni porcata è stata ripulita dal diluvio universale, da un nubifragio illuminante. Altro che Magnolia e quell’altro pretenzioso primo della classe di Paul Thomas Anderson.

Di cui stimo e apprezzo solo onestamente Il petroliereThere Will Be Blood!

Io non sono come questo matto avaro del Daniel Plainview/Daniel Day-Lewis. Sono come Jim Carrey di A Christmas Carol. Un misantropo che fa finta di odiare l’umanità e fottersene, perciò un misantropo da strapazzo, ed è invero un amante dei bambini, delle feste, delle donne, anche del mio tacchino nel giorno del Ringraziamento.

Io dovrei, quindi, prendere tutti quegli storpi che sino a poco tempo fa telefonavano ai centri di salute mentale perché mi consideravano anormale. E volevano, pretendevano, oserei dire, che mi curassi.

Do loro un consiglio, conigli. Dovreste (ri)vedrevi allo specchio e poi telefonerò io. Non al CSM bensì al vetraio.

Perché, se continuate a vedervi belli e sani, dovete quanto prima aggiustare il riflesso. E soprattutto i vostri fessi.

Andate a farvelo dare ove dico io. Da quando in qua un Falotico deve farsi comandare a bacchetta come Pinocchio da pivelli che me li mangio con l’unghia del mignolo sinistro fratturato? Dico, mi pare che lo scherzaccio sia durato troppo.

E, se io vivo così e vi fa schifo, siete dei bugiardi. Io sono più bello e bravo di voi, so che questo vi fa andare su tutte le furie.

Ma questa è la verità.

Se non ci arrivate, domattina vado a comprarvi i liofilizzati della Plasmon.

Quindi, m’innamorerò anche di una prostituta, se mi va.

A me va sempre.

A te non va.

Per forza, hai sposato un cesso.

Ricordate: se una donna dice che Mickey Rourke di Francesco è una merda d’uomo, bene, telefonate subito al convento più vicino e chiedete di poter parlare con la rettrice. Un posto da monaca di clausura a questa suorina glielo troviamo subito. Un buon pasto caldo…

Se un uomo, invece, dice che Falotico è pazzo, è un malato di mente e gli prescriviamo immediatamente, per direttissima, un TSO.

Così, lo curiamo dalle sue invidie del cazzo.

Detto ciò, succhiatemi Il corvo.

Sì, forse farò la fine di Xander Corvus. Beato lui.

Vivo nella beatitudine, mentre voi nell’insalvabile ebetudine.

Fidatevi, dovete farci l’abitudine. Tanto siete scemi e io non posso farci niente.

di Stefano Falotico

 

thecrow lee

 

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