Posts Tagged ‘C’era una volta… a Hollywood’

Si accendono discussioni infuocate in seguito alla video-rece di Frusciante su JOKER ma C’era una volta a… Hollywood non vale Public Enemies di Michael Mann, prodotto da De Niro, escluso per THE IRISHMAN?


15 Jan

public enemiesmoglie strega eleonora giorgiSì, sono ancora sotto shock. Più che altro, incredulo. Preventivai l’esclusione di De Niro alle candidature agli Oscar ma, sino alla fine, sperai che comparisse nella cinquina. D’altronde, era nell’aria che sarebbe stato clamorosamente snobbato.

Mi pare un’irriverenza e una sgarbatezza veramente schifosa. Sì, De Niro è stato candidato agli Oscar per The Irishman come produttore.

Joker, ove interpreta la parte del conduttore televisivo Murray Franklin, è il film che ha ottenuto più nomination.

Cioè, sia come protagonista che come non protagonista, è praticamente stato il protagonista dei due film più candidati dell’anno ma lui non è stato candidato in nessuna categoria attoriale.

Questa, scusate, mi sembra davvero una presa per il culo epocale e oscena rifilata al signor Bob De Niro.

Il quale comunque si presenterà signorilmente alla Notte degli Oscar in quanto, come detto, se The Irishman dovesse vincere come Miglior Film, lui salirà sul palco, impugnando la statuetta assieme a Jane Rosenthal, Martin Scorsese e ad Emma Tillinger Koskoff. Soffermiamoci, un attimo, sulla Koskoff.

Non l’aveva notato nessuno? La Koskoff è candidata anche come produttrice di Joker.

Insomma, ha fatto l’en plein.

Detto ciò, arriviamo al nocciolo della questione.

Frusciante, sul suo canale YouTube, demolì nel pomeriggio di ieri, Joker. Commentai in pieno disaccordo. Fatto sta che Margot Robbie non è stata candidata come non protagonista per C’era una volta a… Hollywood, bensì per Bombshell. Ma che sono queste storie? Facciamo i bilancini? Visto che dobbiamo candidare un po’ tutti, lasciamo fuori uno o una da una parte e ficchiamo pinco pallino in quel posto? Jennifer Lopez, nonostante la sua celeberrima assicurazione al suo posteriore, lo pigliò in culo. Ora, l’inculata qui ci sta. Chiariamoci. La pornoattrice Lena Paul, in quanto a fondoschiena, batte J. Lo di Amore estremo, recitando di labbra carnose con attori anche più bravi e dotati di Ben Affleck. Ah ah.

E la dovrebbe finire quel bellimbusto di John Cena di fare il simpaticone nelle commedie leggere e poi tirare di pesi, di notte, con altre zoccolone. Comunque beato lui. Dopo aver pompato i bicipiti per anni come lottatore wrestler, pompò un altro muscolo anche con Kendra Lust. Di cui, modestamente, posseggo quasi tutti i dvd.

Le mie sono notti da Arthur Fleck, figlioli. Notti in cui il lupo occhieggia, malandrino smanetta, silenziosamente ulula e poi ancora scarica. Andando quindi in bagno ad asciugare la “cosmesi decorativa” del make up colorato candidamente. Ah ah.

Sì, Jennifer Lopez non è un’attrice. È una pornostar che recita pure con discreti registi perché la dà anche a loro. Ah ah. L’unico uomo che potrebbe fidarsi di questa qui è Jim Caviezel di Angel Eyes. Ovvero il protagonista di Montecristo e de La passione di Cristo. E ho detto tutto… Uomo buono, il Caviezel, credette davvero che in questo mondo, eh già, si potesse vivere felici su un atollo e immacolati come Apollo, lontani da La sottile linea rossa. Non del tanga cremisi di Jennifer, bensì di altri figli di puttana come Sean Penn. Che te la sbattono in faccia e rimani fottuto, ah ah.

Di mio, che posso dirvi? Vedo gente che si scanna sugli Oscar. Guardate che a voi non verrà un cazzo. Aveva ragione Larry David di Basta che funzioni. Certo, continuate ad applaudire gli attori. Così, loro si faranno altre ville con piscina a Beverly Hills e voi farete la fine di Luke Perry. No, povero Luke, ebbe l’ictus mortale. Mi riferisco al Luke del film di Tarantino.

Chiariamoci anche su un altro punto molto importante. Il vero capolavoro assoluto di John Carpenter è Il signore del male. Film purissimo alla Falotico.

Sì, purtroppo provai a cambiare. Con enorme dispiacere e forse vostra contentezza, non voglio fare il patetico come Leo DiCaprio/Rick Dalton. No, non mi pare il caso di ricevere complimenti dalle bambine e dalla zie, snobbo il sesso, se non apaticamente masturbatorio tanto per non sapere che cazzo fare fra un girarmi i pollici e uno spararmela di grilletto facile. Ah ah.

Rimango un metafisico. Non mi piacciono le pacchianerie, il caos, la ciarliera confusione, il giorno con le sue caciare e le sue popolane.

In chat, donne di varia estrazione sociale, mi contattano dopo aver visto il mio bel faccino. Sinceramente, vorrebbero estrarmelo e infilarselo. Ma mi sporcherei e poi, putrefatto, finirei davanti a una psichiatra e le direi:

– Non raccontiamoci più barzellette. Questo mondo è un manicomio.

 

Adesso, molti si sono chiesti se Joker, nella scena finalissima, sporcando il pavimento coi piedi insanguinati, abbia ammazzato la dottoressa. Ecco, la storia è questa. Arthur saltò addosso alla dottoressa ma capì di trovarsi in un film di Dario Argento, Suspiria.

Sì, la dottoressa era in verità una strega. Insomma, non vedeva l’ora che Arthur s’incazzasse per fotterlo.

Ma Joaquin Phoenix usò del sangue finto come in molti film di Dario Argento.

Al che Gioacchino le disse:

– Senta, signora Eleonora Giorgi di Inferno, lei lo sa che è solo una mignotta?

Usi del Borotalco. Guardi che sono pazzo ma non sono mica Il volpone/Paolo Villaggio. Lei pensa veramente che un po’ di figa mi sanerà?

Cosa ne sa lei della schizofrenia? Guardi A Dangerous Method, Scanners A History of Violence.

E compri il libro David Cronenberg, poetica indagine divorante.

Con chi pensava di parlare, povera campagnola come Jodie Foster de Il silenzio degli innocenti? Col primo venuto? Guardi, per far venire me, sono cazzi. E non mi faccia ascoltare manco quel cazzone di Mario Venuti. No, lasci stare. Non mi vedo proprio ad aspettare la domenica per mangiare du’ tagliatelle e fare il bagno con una donna della minchia. Sono fatto così. Se cerca un ragazzo di vita pasoliniano, vada a fare la psicologa in un centro di salute mentale. Sa lì quanti giovani incoscienti che non vedono l’ora di essere imboccati?

Gli esiti dei miei sforzi per normalizzarmi furono nefasti. Per fortuna, i diversi esistono. Persone capaci di ascoltare l’evocazione di Dio e di Satana allo stesso tempo, di allontanarsi dal mondo e poi, con la loro voce, recitare libri da loro stessi scritti.

Insomma, guardiamo Manhattan Melodrama al cinema, identificandoci con Clark Gable. Nemico pubblico, altro capolavoro di Michael Mann. Avanti, so che mi ucciderai, amico. Sono stanco.

 

di Stefano Falotico

Frusciante: Meglio e Peggio 2019, non concordo su Tarantino, no, no


08 Jan

frusciante 2019

Federico Frusciante uscì col suo vademecum, col suo promemoria riguardo l’annata cinematografica appena finita.

Questo il mio commento. Secco, nervoso, sbrigativo e lapidario ma giusto.

Rocky IV è veramente impresentabile ma è asceso negli scult, quindi è un guilty pleasure. Talmente edonistico e pompato da lasciare senza fiato. Sostenuto, come il terzo, dalla colonna sonora dei Survivor. Gli spinoff, oddio! No, macché. I padroni della notte è un noir di prima scuola, sofisticato, apparentemente di genere, invero stratificato e pieno di rimandi col solito Joaquin Phoenix superlativo.

Ad Astra (trovate la mia recensione su Daruma View) è pura new age di seconda mano, un Apocalypse Now nello spazio di 2001 con un Pitt imbambolato. Bocciato appieno, il primo flop di James Gray.

Ritorni coi piedi per terra e la smetta coi voli pindarici. Siamo nell’insufficienza piena. Insomma, lo vidi a Venezia. Riuscii a non addormentarmi perché volevo vedere le cosce di Liv Tyler ma Liv non mostrò nulla, se non la sua versione femminile del suo essersi imborghesita nella “family woman”. Il corriere, non un capolavoro ma una perla. Film “minore” ma bellissimo, qui concordo con te. Soffuso, crepuscolare, irrinunciabile. Con un Eastwood da pelle d’oca.

C’era una volta a… Hollywood, inguardabile come The Hateful Eight. Insulso, Tarantino al rincoglionimento assoluto. Date l’Oscar come miglior attore non protagonista ad Anthony Hopkins de I due Papi e spolverate Brad Pitt. Una bella statuina che qui non serve. Manca all’appello di The Irishman perché è di Netflix, eh eh? JOHN WICK 3, bello anche questo anche se già stanco e pieno di ripetitive scene d’azione che, alla lunga, annoiano. Ma Keanu Reeves oramai possiede un carisma imbattibile, lui è il principe della figaggine. Un uomo di quasi sessant’anni, atletico come Bruce Lee e con occhi nero-castani alla Joker Marino, cioè il sottoscritto, alias il Falò delle vanità, ovvero Stefano Falotico, maestro del trasformismo, dell’ubiquità, del futurismo combattivo, incarnazione, sì, in me, essere trasandato, cazzuto e anche cazzone, farfallone e poi dal fisico stilizzato e fumettistico, creatore di mirabolanti piroette anche verbali, quindi fortissimamente fisiche come un re zen, come un Neo di Matrix, come uno che schiva ogni pallottola, grattandosi le palle fottutamente. Benvenuti a Marwen, semi-masterpiece. Un duro colpo al nazismo di massa, Grandissimo Zemeckis. Si fottessero in culo questi merdosi.

Bohemian Rhapsody, agiografico, plastificato, romanzato ma con momenti incredibilmente commoventi. Purtroppo, so che non ti piacerà che dica io ciò ma è un film emozionante, sebbene ricerchi l’emozionalità con furbizia e ammiccando platealmente ai fan di Mercury. Sul resto avrei da obiettare ma ora devo scrivere un pezzo. Rivedrò tutto in un momento di maggiore souplesse.

Di mio, m’è giunto a casa il mio nuovo libro. Romanzo che sa il Falò suo.

 

di Stefano Falotico

 

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Golden Globe 2020: uno schifo, per fortuna vinse Joaquin Phoenix per Joker e assistemmo alle superbe, chilometriche gambe oscarizzabili subito di Renée Zellweger


06 Jan

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No, non seguii la manifestazione in diretta. Sono troppo uomo, eh, come no, per fare nottata con queste scemenze di premi.

Anche se mi piacerebbe fare notte dorata con una che interpretò molte parti da cosiddetta scema svampita ma adorabile. Ovvero, la stupenda Renée Zellweger.

No, non la cagai mai in passato. Anche perché debbo ammettere che fui abbastanza cieco. La Zellweger è dieci anni più grande di me.

Renée, più passano gli anni, eh sì, più assomiglia a Michelle Hunziker. A mio avviso, è pure la versione femminile di Val Kilmer e del compianto, mitico Patrick Swayze.

Sì, Patrick fu un ottimo attore, checché se ne dica. Va detto altresì che l’unica parte in cui stonò parecchio fu quella del medico nel film La città della gioia.

Sinceramente, un miscasting tremendo. Insomma, parliamo di un ragazzo della 56ª strada, di un uomo che riuscì a provocare orgasmi multipli a Demi Moore di Ghost, malgrado fosse già, appunto, morto e sepolto. Evaporatosi, diciamo.

Patrick comunque, dall’alto dei cieli, fu ugualmente un figo della madonna.

Sì, l’espressione figo della madonna viene da Dio. Scusate, non fu Dio a inseminare la Vergine, non so se santissima, attraverso il “vitro” della galassia lontanissima? Ah ah.

Sì, Patrick fu onnipotente col gentil sesso, un Padreterno dell’eccitamento, uno che, appena una donna lo vedeva, voleva che gli entrasse dentro da vero Duro del Road House.

D’altronde, Patrick fu l’interprete di Dirty Dancing, cioè l’emblema, l’incarnazione dell’uomo che, con un solo colpo di bacino, riuscì a sciogliere ogni donna neanche se ballasse il tango come Al Pacino.

Sì, torniamo a Scent of a Woman. Anche a Val Kilmer, sì, quello di A prima vista.

Sì, io e Val del film appena menzionatovi, eh già, fummo praticamente uguali.

Non so poi cosa successe. Val, in questo film, cambiò le cornee. Di mio, posso dirvi che la mia seconda ragazza mi rese cornuto. Fui accecato di rabbia.

A Prima vista fu tratto da un libro di Oliver Sacks. Così come RisvegliIn Risvegli, De Niro si svegliò dal coma letargico grazie a una giusta somministrazione, detta posologia, farmacologica.

A me successe il contrario. Da quando smisi di assumere quei farmaci del cazzo, fui e sono sessualmente pimpante come Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Ah ah.

Per farla breve, la Zellweger interpretò molti ruoli, diciamo, alla Falotico che fui. Eh eh, ça va sans direIl diario di Bridget Jones su tutti. Il titolo, oserei dire, più esemplificativo del mio essere sprofondato, anni or sono, nella stessa situazione sfigata pure di Goldie Hawn de La morte ti fa bella. Ah ah.

Una che, stremata dalla sua depressione, immalinconitasi in maniera atroce, passò le giornate a sognare le vite degli attori di Hollywood e delle serie televisive girate sulle sue colline. Cioè, tale e quale a Betty Love.

Be’, devo esservi onesto. Non ammirai, in quel periodo, solamente gli attori e le attrici da premio Oscar. Mi diedi anche a un’altra industria situata a Beverly Hills.

Sì, divenni fanatico sfegatato, ah ah, sventrato e onanistico eppur inesausto e ostinato, diciamocela, di Brandi Love e di Brianna Love.

Adorai ogni star, anche Rachel Starr.

Ah, che Inland Empire di notti deliranti in queste bionde molto più milf di Laura Dern di Storia di un matrimonio.

Dunque, va detta. Renée Zellweger è, oggi come oggi, una figa che non si può vedere. Ah ah.

Fidatevi, uomini. Non dovete vederla, altrimenti vi monterete la testa come Tom Cruise di Jerry Maguire.

Sì, la Zellweger è una che vi farà uscire di sen(n)o. In confronto a Joker, lupo mannaro incazzato a sangue, fuori come un cavallo o forse da quello dei pantaloni, smarrirete ogni Cold Mountain. E dire, cazzo, che un tempo viveste da Cinderella Man. No, non da Russell Crowe gladiatore/i, bensì da uomini che sognarono le favole da Cenerentola.

Ma chi pensate di essere diventati? Richard Gere di Chicago? Ah ah. Vi andrà già troppo grassa se riuscirete a reggere un’altra delusione amorosa. Altrimenti, prevedo per voi altre notti folli da Io, me & Irene.

Ora, per quanto riguarda la vittoria di Brad Pitt per C’era una volta a… Hollywood, non sono affatto soddisfatto. Chiariamoci, però. A me Brad piace, sì, certamente. Come attore, dimostrò di essere bravissimo. Vedi L’arte di vincere. Che puoi dirgli? Sottoporlo a un’Intervista col vampiro?

Dissanguando e impallidendo la perfezione diafana della sua prova bellissima e divina, dionisiaca?

Ma avrebbe meritato di vincere Anthony Hopkins de I due Papi. The Irishman, scandalosamente, rimase a mani vuote.

Mentre io so che adesso, se vi mostrassi, sì, ve le mostro, queste due tre foto, le vostre mani vorranno toccare e quindi riempire il vuoto “interiore” di qualcosa che non sempre riuscite a permeare…

Ecco, altro che tragedia di Sharon Tate.

La mia vita è peggio. Vi spiego, ah ah.

Per molti anni, credetti di essere Dustin Hoffman di Rain Man.

Ora, la scorsa settimana, chiesi a un mio amico su Facebook:

– Secondo te, assomiglio a un attore di Hollywood?

– Certamente.

–  A chi? A Dustin Hoffman?

– No, a Tom Cruise.

 

Sì, c’è invero una certa rassomiglianza fra me e Tom. Nel portafoglio, no, però. Come la vedete? Balliamo? Ah ah.

Pigliatevi la Zellweger e, intanto, nell’attesa delle nomination agli Oscar, rispolveriamo una statuina niente male, Juliette Lewis. Ex di Brad Pitt ma anche colei che succhiò il dito, sì, solo quello, a Bob De Niro di Cape Fear. Eh sì, miei lupi, vi conosco. Non fate i volponi, perdeste il pelo ma non il vizio.

Dunque, buon “uva” a tutti.Juliette+Lewis+AMPAS+30th+Anniversary+Screening+iL5OTsfeWrsl

di Stefano FaloticoRenee+Zellweger+77th+Annual+Golden+Globe+Awards+_qGb4CWFPotl Renee+Zellweger+77th+Annual+Golden+Globe+Awards+8jhaysHbqBHl Renee+Zellweger+NBC+77th+Annual+Golden+Globe+uuQmXzKL4FHl

Pinocchio di Garrone è brutto. D’altronde, le favole di Collodi sono finite, la gente deve portare la macchina al collaudo


22 Dec

pinocchio disney

Ebbene sì. Roberto Benigni interpretò e diresse Pinocchio nella trasposizione peggiore di tutti i tempi anche se tenuta in auge da Enrico Ghezzi poiché, in via della sua impresentabilità assoluta, a Ghezzi parve una pellicola super-pasticciata e poco dalla Critica seria benvoluta, dunque da bastian contrario la esaltò con far fanatico. Forse falotico…

Così come il tanto bistrattato Michael Bay, spauracchio dell’intellighenzia contemporanea, Ghezzi magnificò, Definendolo un autore incontrovertibile, autore peraltro, a suo dire, di una delle massime vette della Settima Arte planetaria, ovvero Armageddon.

Invece, pare proprio che stavolta il celebrato Garrone, per fare il furbone, cioè realizzando un film dai facili incassi per grandi e piccini, adatto anche ai più tromboni, scendendo di conseguenza ai meno artistici compromessi poco nobili, abbia sfornato un film col quale, sbugiardando tutta la sua carriera, gli sia già cresciuto il naso più di Leslie Nielsen ne L’aereo più pazzo del mondo. Che marpione questo Garrone!

Da tempo immemorabile, da Walt Disney, con la sua celeberrima versione cartoonistica, sin al mai realizzato colossal che doveva essere firmato dal famigerato Francis Ford Coppola con Al Pacino e De Niro nei panni, non so se rispettivamente, del Gatto e la Volpe, la favola di Collodi sul più famoso e popolare burattino di legno di sempre fu il sogno proibito di ogni cineasta. Anche del più auto-sputtanatosi senza ritegno.

Che fine ha fatto, inoltre, l’annunciato Pinocchio di Guillermo del Toro?

Posso asserire, senz’ombra di dubbio, senza ricusare la mia innata patologia di mentitore invero più sincero di tanti fals(ar)i, che chi paragona C’era una volta a… Hollywood a Joker, affermando che il film di Tarantino sia Arte pura mentre la pellicola di Phillips solamente una furbata ipocrita, merita che la Fata Turchina, dinanzi ai suoi occhi traviati e distorti dalla poetica noiosa e goliardicamente fastidiosa di Quentin, vale a dire l’inattendibilità fattasi pop oramai balzano e scombiccherato, un uomo adesso sgarrupato e cinematograficamente, a mio avviso, rovinato dopo averci propinato questa pazzesca boiata, un uomo che non va in alcun modo assolto, tantomeno non lapidato e ingiuriato, angariato, offeso e severamente sgambettato, bensì inchiappettato e non perdonato, ecco… dicevo, chi sostiene che chi consideri Joker superiore all’ultima balla spaziale di Tarantino vada subito fermato e internato, da casa prelevato dai carabinieri e quanto prima in un centro rigidamente psichiatrico severamente e inflessibilmente deportato, credo che abbia capito poco non solo del Cinema, bensì della vita in generale. Poiché vuole arbitrariamente legiferare da caporale, attraverso la sua nazifascista eugenetica pseudo-cinefila, sulla frase più conosciuta persino di Pinocchio stesso. Ovvero:

de gustibus non disputandum est.

Dicevo anche che merita che la Fata Turchina, dirimpetto a lui, si accoppi con Mangiafuoco.

Bruciandogli, così facendo(selo), ogni purezza residua della sua sporca cosci(enz)a che a ogni uomo vero e a ogni donna sana fa ribrezzo.

Le donne sante a me comunque non piacciono. Le schifo, ah ah. Non me la raccontano giusta e io avrei da raccontarvene.

Ieri pomeriggio, su Facebook, la sparai grossa e si scatenò, in merito a tale mia bomba, una faida di livello mondiale tra appassionati, veri o sedicenti, anche fra ottantenni misti a precoci, esaltati sedicenni. Un professore cattedratico, nel suo ambiente universitario molto altolocato in cui da ogni suo studente e collega viene, non so se (im)meritatamente, stimato, non so neppure se sopravvalutato o soltanto leccato, attaccò verbalmente un comunale impiegato, colpevole a suo dire di essere un ignorante cinematografico poiché quest’ultimo, alla pari del sottoscritto, definì il film di Tarantino una presa per il culo all’intelligenza anche dei più apparentemente cretini, sprovveduti e da questa iniqua società emarginati. La gente si accapigliò, sbraitò, inusitatamente si offese e le persone, reciprocamente, s’angariarono, sparandosi insulti dei più miserevoli e disparati fra borghesi contro paninari, fighi contro sfigati, fighette con la Calzedonia contro figone della madonna ma in realtà mezze calzette.

Ma, nel frattempo, io gustai la lotta senz’esclusione di colpi fra il pubblico accalorato e scalmanato, leggendo ogni ingiuria vomitata dalle persone che, a tale riguardo, la pensarono diversamente.

Quindi, mentre loro si affannarono a voler avere ragione a tutti i costi, io risi da giullare. Mandando ogni inutile contenzioso a cagare.

Poiché io so la verità inconfutabile. Però da tutti celata, quindi non detta e, in maniera capziosa, inconfessata. Che fessi!

Chi è un occidentale e legge filosofia orientale, eh già, non è un uomo elevato, bensì un cornuto mai visto che fotte la sua anima dalle gambe corte che guarda con gli occhi di Pinocchio quelle con le cosce chilometriche, cioè le gnocche. Poiché di giorno s’asservisce, da mon(a)co, al sistema bugiardo e sconcio, davanti agli amici e alle donne si pone come uomo di risma ma, di notte, non prendendo sonno a causa del suo complesso di colpa e del suo insanabile conflitto psicologico, appunto, legge sulla tazza del cesso Mishima per credersi, in cuor suo, un ascetico della minchia.

Ne vidi tanti/e.

Donne che ogni domenica mattina vanno a messa e poi mangiano carne di maiale con solo il Venerdì Santo, bensì tutto l’anno. Facendosi amare nell’ano dai maiali, cioè quelli con più soldi e col migliore divano.

Vidi uomini dichiararsi poveri, dunque senza un soldo bucato, senza un Euro nel salvadanaio, che piansero miseria per avere un rapporto sessuale gratis con una che la dà via a dieci cent.

No, in Italia non c’è nulla.

La gente continuerà a parlare di rivoluzioni e guerre civili per tirarsela da comunisti amanti di Marx quando poi comprerà nuovamente il nuovo calendario di Max.

I cosiddetti intellettuali, quando vengono colti (ma colti di che?) in flagrante, ti schiaffano la letteraria citazione da eruditi, latinisti e letterati per tenerti buono e tranquillo, suggestionandoti col potere della finta istruzione ch’è in verità soltanto arida corruzione, volgare (pres)unzione e saccente miseria tronfia.

Meritano ogni sacrosanta punizione!

Ché si pavoneggiano del loro sterile scibile senza umanità ma si ammaliano, anzi pateticamente ammantano e nascondono dietro la maschera perbenistica e moralistica, (d)istruttiva e induttiva d’un pretestuoso stile senza pedagogico, autentico, dolce vivere semplicemente logico.

E questo è quanto.

Cosa faccio io nella vita? Fra i volponi io sgattaiolo. Qualche volta pure abbaio, altre volte abbacino.

Datemi dei bacini e buonanotte a tutti, miei porcellini.

Per una società libera e democratica, senza partito preso, propugno solo dei pugni in faccia a chi vuole spaccarti il naso. Anche delle pugnette, a mo’ di sfottò, alle mezze seghe.

 

di Stefano Falotico

 

benigni pinocchio garrone

C’era una volta a… Hollywood esce in 4K il 2 Gennaio 2020, mentre io il due me la dormirò dopo il mio viaggio a Monaco di Baviera, beati voi che ancora credete nel Cinema del Tarantino


17 Dec

una volta a hollywood

81LXf2BZoTL._SL1500_Sì, comprerò la versione Steelbook. Bella tosta, intonata al mio essere oramai armato di amianto dopo tanti pianti.

Il mio nichilismo è oramai sfrenato. A Margot Robbie preferisco Miles Teller di Too Old to Die Young. Pensa te.

Non avrei mai immaginato, sino a qualche mese fa, che sarei diventato un fan di Nicolas Winding Refn.

Ma Tarantino m’ha nauseato. Ce la vogliamo dire? Il suo Cinema autoreferenziale e onanistico, passatistico ed elegiaco dei cazzi suoi ha veramente rotto le palle.

Oramai Quentin è più disgustoso di William Baldwin della serie suddetta di Refn. Sì, è divenuto un ricco nababbo viziato e capricciosissimo con le sue turbe sessuali, i suoi complessi di Edipo mai risolti, il suo feticismo da uomo incestuoso di sé stesso.

Insomma, è ora troppo presuntuoso. Ma molti di voi ancora gli leccano il culo e s’addobbano di feticci e memorabilia tanto per riempire i vostri interiori vuoti.

Sinceramente, una persona che dai trent’anni in su non sa se comprare un Blu-ray normale o quello super speciale con tutti i contenuti extra, eh già, a me pare solo un American Psycho versione Christian Bale.

Insomma, un pazzo sesquipedale. Ci sono anche 7 scene inedite? Io avrei tolto proprio ogni scena del film. Anche Margaret Qualley, una scema.

Cioè, non godendo voi più di emozioni quotidiane, avete proiettato nei cofanetti le scopate che invece dovreste farvi sullo stesso divanetto ove riguarderete quest’ignobile filmetto.

Io non dovrei parlare in merito al fare il Brad Pitt della situazione.

Sì, dopo la prima volta, tutti pensarono che sarei stato finalmente felice. Invece divenni prima fallico e poi fallace, m’inculai, dopo che l’inchiappettai, soltanto nell’incarnata infelicità totale e ora passo le giornate a ricordare ciò che di magnifico vi fu nella mia purezza esistenziale prima di questa porcata bestiale.

Avrei una domanda da farvi. Voi come fate a sopportare la condizione umana?

Cioè, superata la linea d’ombra di conradiana memoria, come riuscite a tollerare l’orrore kurtziano?

Per quanto tempo potrete ancora andare avanti a scrivere cazzate su Facebook, illudendovi, così facendo, di allentare il vostro inestirpabile male di vivere?

Contenti voi, non contento io. Ah ah. Per voi, tutti i film sono capolavori.

Aveva ragione, come al solito, Carmelo Bene. La vostra vita non è un capolavoro perché vi fate i film degli altri. Diciamocela, qualche volta, vi fate pure le fighe altrui ma poi v’accorgete che non valevano il prezzo del biglietto.

Di mio, vorrei iscrivermi a un corso di montatore del suono. Sì, un lavoro “tecnico”.

Sì, mentre voi vi montate la testa e, per fare colpo su di una al fine di montarvela, indossate un montone, portando una tizia con la cellulite a vedere questa celluloide bulimica, io voglio fare il John Travolta di Blow Out della situazione.

I vostri mugolii e le vostre grida isteriche, i vostri dannati lamenti nella notte non mi convincono.

Non è che, dopo essere stati al drivein, avete inseguito e pedinato Nancy Allen in macchina come Stuntman Mike?

Guardate che io sono RoboCop. Lasciate stare Nancy, altrimenti vi sparo ove sapete.

Si vede che di poco v’accontentate. Cioè, trascorrete ogni dì a celebrare le vite degli attori hollywoodiani e, in tale vostro patetico, sognante delirare, eh già, surrogate quel che poteva essere ma non è stato e credo, onestamente, mai sarà.

Allora ben venga Refn con le sue invettive pessimistiche, poco agiografiche né celebrative di tale immane scompenso umano devastante.

Tu ce l’hai l’ultimo album di quel cazzone? Hai tutte le sue canzoni? In vinile, in cd, in mp3? Non conosci i Van Halen?

No, di mio bevo una valeriana, ascoltando la Cavalleria rusticana. Tu pensa alla tua cavalcata con quella valchiria e lasciami fare il ghiro. Me ne fotto se sei Richard Gere o un figo della minchia.

Vi fu un tempo in cui anch’io fui collezionista di cazzate. Pensate che ho ancora un dvd con l’ex pattinatrice Katarina Witt. E non è quello di Ronin.

Semplicemente un dvd in cui le si vede bene il culo. All’epoca, servì a stimolarmi nei momenti mosci.

Adesso, sono io una lastra di ghiaccio. Sì, sino a due mesi fa, tentai di ringalluzzirmi, scaricandomi porno a man bassa. Più che altro…  a mani basse. Ma nuovamente a un cazzo servì.

Mi feci… una cultura su tutte le pornoattrici americane, tipo Sharon Tette, Margot Poppie, Leonarda di Capri con tanto di stalattiti e stalagmiti del suo amante, detto Alfredo James BACINO che sgocciolò dopo che le entrò, con far da Padrino, nella sua grotta di Castellana da vero “gentiluomo”, un Riccardo Corleone, insomma.

Un Tony Montandola.

Sì, credo che dopo il mio viaggio a Monaco, avrò appunto finito la mia vita.

Sapete fra l’altro che vi dico?

Munich non è un grande film.

Morirò presto, diverrò una leggenda come Bruce Lee?

Pensate che scrissi anche il libro Kickboxing, seguito letterario di Kickboxer.

Sì, amici, è finita. Stavolta definitivamente.

Ieri, vi parlai della mia nuova pubblicazione.

Infatti, sarà l’ultima.

Insomma, non mi piace il sesso, non mi piace più Tarantino, De Niro forse non sarà neanche candidato all’Oscar per The Irishman.

E su Instagram impazza il porcile a tutt’andare.

Uno come me, in questo mondo, è già troppo che sia arrivato a quarant’anni.

La scena più bella di quest’anno di Cinema, oltre a quella del pre-finale di Joker, è questa.

JOKER & THE IRISHMAN: quanti problemi che vi fate sull’esegetica, l’ermeneutica, la semantica dei film e della vita, imparate da Woody Allen e da Sharon Stone


26 Oct

sharon stone stardust memories

Sì, in passato odiai Woody Allen.

Perlomeno, per allietare le mie notti alterate e solitarie da lupo mannaro alla Arthur Fleck, nei miei pomeriggi opachi ubicati nell’asfittica Bologna, prendevo la macchina e mi recavo al videonoleggio Balboni. Pian piano, noleggiai tutti i film di Woody Allen.

E, spaparanzato sul divano, me li sparai uno dopo l’altro, a raffica. Dal primo all’ultimo in ordine rigorosamente cronologico.

Sebbene all’epoca giocassi ancora a Calcio, dunque se mi riflettevo allo specchio, vedevo un ragazzo con dei buoni quadricipiti e col fisico muscolosamente asciutto, debbo ammettere che già accusavo i primi sintomi delle riflessioni suicidarie di Allen in Manhattan.

Similmente alla celeberrima scena in cui Woody, sul divano, elenca le cose per cui valga la pena di vivere, io inserivo al primo posto le cosce di Sharon Stone di Basic Instinct. Sognando di ciucciarmela col mio wurstel alla Wudy sul letto nel quale, in quel momento, ero mezzo distrutto e psicologicamente a pecora.

Cioè cotto più di un salamino? No, di caldo hamburger. Ah, pur di fare all’amore con Sharon di quei tempi, avrei preso il primo aereo per Amburgo. Ma in verità ero solo nel film di Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino.

Sì, alla stessa maniera de La rosa purpurea del Cairo, immaginavo la mia Sharon che, alla Videodrome di Cronenberg, mi rendesse James Spader di Crash.

Sì, con Sharon sarei anche un pervertito. Ma forse lo sono… con Sharon di Sliver. Ah ah.

Che volete farmi? Bruciarmi la casa? Posso essere o no William Baldwin di Fuoco assassino?

Sì, credo di averlo preso sempre in quel posto ed è stata dura trovare un posticino.

Grazie alle mie intime conoscenze con una persino più figa di Jennifer Jason Leigh, sono sbattuto da qualche parte. Ah ah.

Ma mi sono salvato comunque grazie a un gesto eroico da Steve McQueen.

Quando tutti non hanno avuto le palle per ribellarsi a questo mondo di bulli, io mi sono immedesimato in Clint Eastwood di Gran Torino. Non sono morto ma mi hanno semi-internato.

Vivo forse in un seminterrato? Oppure ogni rabbia repressa ho dissotterrato? Su tale dubbio amletico, vi lascio riflettere mentre salvo subito in download tutte le scene più hot della Stone da celebritymoviearchive.com.

Sito che anche voi dovreste ficcare tra i preferiti. Poiché, quando passerete la notte in bianco, vi basterà cliccare sul video in VLC e tutto si raddrizzerà.

Ah ah.

I bulli però hanno fatto la figura dei maiali. Ed è quello che più m’importava. È inutile che provino ancora a etichettarmi come si fa col prosciutto. Sono carne cruda e io li ho spellati.

Ah, rimembro quelle Stardust Memories delle mie celate, nient’affatto gelate, fantasie proibite su Sharon dei miei trascorsi Radio Days.

Quando non esisteva Instagram e potevo gustare persino Kundun di Scorsese senza incappare nelle fotografie arrapanti di modelle che, oggigiorno, hanno massacrato ogni mio buon proposito da Dalai Lama.

Sì, noi uomini non possiamo stare tranquilli. Accendi Instagram per vedere, sulla pagina ufficiale di Martin Scorsese, le foto della prima di The Irishman e ti capita di scorgere in passerella quella passerona di Juliette Lewis.

Un po’ invecchiata e liftata ma indubbiamente ancora assai bella per noi fringuelli. Ah ah. Va tutta impomatata!

Al che, per non turbarti, non accendi nemmeno più la tivù. Tanto in televisione sono tutte oramai mezze nude.

Peccato che, nel mentre di tale tua resiliente ascesi da John Rambo dei poveri, una tua conoscente ti mandi un’erotica foto mozzafiato di lei in bikini su una spiaggia esotica assieme al suo nuovo fidanzato di colore. Sostanzialmente di calore.

A Bologna è inverno, lì invece, a quanto pare, è estate torrida. E lui con lei è super solare a mezzogiorno.

E dire che ho disdetto il mio abbonamento a tutti i siti porno di sesso interraziale fra un mandingo e le figone bionde.

E dire che mi sono sorbito tutte le vostre disamine e le vostre folli elucubrazioni sui significa(n)ti reconditi, metaforici e non, perfino su un semaforo attorniato da luci al neon, in stile Taxi Driver, di Joker.

Inoltre, pochi giorni fa, al Festival di Roma, mentre ho fatto la fila per vedere The Irishman in sala Petrassi, ho dovuto sentire uno che, dietro di me, ha affermato che Scorsese ha potuto realizzare questo film solo grazie a Netflix.

Poiché Netflix ha avuto il coraggio d’investire tanti soldi su un capolavoro del genere.

Peccato che costui abbia definito The Irishman un capolavoro ancora prima d’averlo visto.

Peccato che costui era affiancato da una bellissima donna, probabilmente la sua, che preferisce i cinecomic, peccato che codesto personaggio forse, qualche ora dopo, avrebbe visto Scorsese in conferenza stampa.

Ma non saprà mai chi è Scorsese. Semplicemente perché Scorsese è Scorsese, Woody Allen è Woody Allen, Stefano Falotico è Stefano Falotico.

Vedo molte persone disperate.

Nella loro vita, non funzionò il cosiddetto piano A, al che si diedero al piano B ma risultò fallimentare pure questo. Hanno scelto l’opzione C, cioè chiedere l’assistenza sociale. Anche condominiale. Ah ah.

Quello che posso dirvi è questo, amici:

di mio, abito al quarto piano.

Basta che funzioni.

Cosa?

L’ascensore?

Eh certo, l’ascensore, no?

Che minchia avevate capito? Ah ah.

Vi lascio con una mia barzelletta alla Woody Allen.

Una donna va dallo psichiatra:

– Dottore, non ho capito un cazzo della vita. Non me la godo proprio.

– Ah, capisco. Dunque lei è una suora?

– No, sono un’insegnante di Educazione Fisica. Perché?

– Niente, per chiedere. Dobbiamo entrare in intimità di transfert.

– Siamo sicuri che lei sia uno psichiatra? Non è invece un pornoattore?

– Signora, sono la stessa cosa.

– Cioè?

– Uno psichiatra crede che ogni conflitto psicologico dei pazienti parta inconsapevolmente da un adulterato rapporto con una sessualità irrisolta a livello inconscio.

Dunque, lo psichiatra stimola le cosce per incassare la porcella. No, mi scusi, volevo dire la parcella.

Non c’era ancora arrivata?

La faccio arrivare io.

 

Ebbene, adesso vi sarà uno spoiler. In The Irishman, De Niro ammazza Al Pacino/Jimmy Hoffa. Spoiler per modo di dire.

Davanti al prete all’ospizio, prima di aspettare di morire, De Niro fa capire al prete che forse ha un solo rimpianto in vita sua.

Non rimpiange di essere stato un assassino e un criminale, non rimpiange forse neppure di aver tradito la fiducia di sua figlia.

Rimpiange di aver ammazzato il suo unico amico.

Ma è stato costretto. Perché, altrimenti, la mafia avrebbe ucciso lui.

Se non è un capolavoro questo, certamente non lo è nemmeno Io e Annie.

Ecco, la lotta per l’Oscar come miglior attore sarà fra Joaquin Phoenix e De Niro.

Come miglior film, Joker appare decisamente sfavorito rispetto a The Irishman e a C’era una volta a… Hollywood.

Comunque, tre film sul mondo.

Un mondo che non c’è più. Nel bene o nel male.

Macellato dal cinismo, dall’arrivismo, dalle solite regole di potere.

di Stefano Falotico

Il Cinema esiste ancora? E cos’era il Cinema prima dell’avvento di Netflix, dello streaming, di Amazon Prime e di Internet?


14 Oct

netflix irishman netflix irishman 2

Ieri pomeriggio, verso sera, su Facebook l’ho buttata lì.

Affiggendo, diciamo, la recensione del Guardian inerente The Irishman di Scorsese.

Definito da quest’importantissima testata come il film più bello di Martin degli ultimi trent’anni.

Subito, il mitico Federico Frusciante s’è lanciato e scagliato ancora una volta contro Netflix. Al che, nel giro di pochissimo tempo, s’è scatenata una faida tra cinefili incalliti. Fra guerrieri dei sogni perduti e fautori avanguardistici di Netflix, fra paladini del Cinema in sala e sostenitori a spada tratta dello streaming.

Scorsese, ospite del London Film Festival, ove il suo The Irishman è stato accolto, per l’appunto, da critiche entusiasmanti, ha vivamente e orgogliosamente dichiarato che, senza Netflix, questa pellicola già storica ed epica non avrebbe mai visto la luce. Poiché la Paramount Pictures, con la quale aveva già firmato il contratto per farselo produrre, all’ultimo momento, essendo salito vertiginosamente il budget a causa del notevole dispendio e dispiego dei massicci effetti speciali della CGI, non se l’è sentita di rischiare con un film che ha, ringiovanimento deaged a prescindere, un cast a base di anziani. Che, ovviamente, riscuote scarso appeal commerciale presso le platee più giovani. I teenager sono, si sa, i maggiori fruitori di Cinema e oramai il pallino del gioco ce l’hanno loro.

Sì, per quanto The Irishman annoveri in prima linea tre mostri sacri premi Oscar imbattibili ancora emulati e presi a modello dagli stessi ambiziosi giovani (d’altronde, chi non sogna a tutt’oggi di diventare il nuovo De Niro o la reincarnazione di Al Pacino?), la Paramount bloccò, a pre-produzione già in fase avanzata, il progetto.

Dunque, volenti o nolenti, Netflix ha vinto. Poiché è una piattaforma concettualmente variegata che guadagna soldi a non finire. E può permettersi perciò di offrire ai registi e agli attori delle loro pellicole dei cachet faraonici.

Ciò indubbiamente può infastidire, indispettire e disgustare i cinefili romanticamente agganciati a un’oramai visione del Cinema come luogo di aggregazione e di solidale passione da condividere tutti assieme appassionatamente.

Ma, come ho scritto nei commenti del mio post, siamo stati noi cinefili a disertare, pian piano, le sale. Poiché stufi del casino e della volgarità delle masse che, nel fine settimana, s’accalcano trivialmente nelle sale medesime.

Rovinando, col loro baccano, la magia dei sogni puri. Da gustare armoniosamente in silenzio religioso.

Forse, il significato di C’era una volta a… Hollywood è questo: della suadente, commovente magia, d’un tempo, eh già purtroppo, oggi è rimasto ben poco.

La poesia e l’Arte sono state scalzate e soppiantate dalle idiozie delle stories su Instagram, oggi tutti si dichiarano intenditori infallibili della Settima Arte ma non sanno neppure relazionarsi col vicino di casa.

Allora, abbiamo l’avvocatessa in carriera che, avendo studiato, peraltro malissimo, solo Giurisprudenza, non è prudente nei giudizi recensori dei film. Ed è dunque ovvio che consideri Joker un film pericoloso alla pari del pazzo che lei difende perché, per deontologia professionale, il pazzo le dà i soldi per salvarlo in tribunale. Lei ci sta!

Così, coi soldi elargitele dal maniaco, lei può difatti rifarsi la dentatura e, malgrado abbia dato alla giustizia un’orripilante fregatura, può leccarsi la bocca a Formentera con un “figo” che scambia Al Pacino per Fabrizio Corona.

È stata colpa di noi tutti se abbiamo perso, forse, le nostre anime.

Ho conosciuto, infatti, sedicenti professoresse d’Italiano e Storia che non sono mai andate a vedere un film di Ken Loach poiché considerano i film di Loach deprimenti. Film che alla povera handicappata, capito, facevano e fanno tristezza.

Ma che insegnante è costei? Dell’ilarità più meschina, frivola e manichea. Una donna che insegna ai ragazzi come diventare leader nazi-fascisti?

Ho visto psichiatri che hanno sporcamente giocato sulla dabbenaggine delle persone malate e ingenue, facendo credere loro di essere diverse. Stigmatizzandole soltanto perché, a loro avviso, anzi a loro ammonimento, non sono adatte ai canoni oscenamente competitivi di questa società di merda.

E le hanno impasticcate, hanno praticato loro lobotomie e castrazioni. Ricattandole al motto di… provi a ribellarsi e, anziché sbatterla in ospedale, chiamo la polizia e l’arresto.

Ha ragione Francesco Alò nel definire Joker un film bellissimo, ha ragione Mr. Marra a definirlo alla stessa maniera. È davvero meravigliosa quella scena quando Arthur Fleck ride e piange allo stesso tempo in mezzo alla folla che l’osanna con la bocca macchiata di sangue e l’espressione grandguignolesca.

E avevo ragione io quando, al Festival di Venezia, dissi subito che era da Leone d’oro.

Sapete qual è la verità?

Richard Jewell sarà, assieme a Joker e a The Irishman, il film più bello dell’anno.

 

di Stefano Faloticonetflix irishman 2

Il fascino di ERCOLE da Murder on the Orient Express, detto anche POIROT HERCULE


30 Sep

hercules ferrigno

Voi sapete, vero, che Lou Ferrigno… oltre all’Incredibile Huk girò pure il film Hercules di Luigi Cozzi?

Ah, ma allora siete di coccio!

Ora, esterofili da quattro soldi che affermate di vedere i film in lingua originale per darvi un tono da americani con la villa a Hollywood quando, invero, non conoscerete mai nemmeno la lingua di Scarlett Johansson in Her, e ho detto tutto, qual è il plurale di culo in latino coniugato all’inglese?

È secondo voi cules?

Ecco, qui ci vorrebbe Vittorio Sgarbi alla massima potenza che vi griderà: andate a dar via il culo!

Sì, sono un uomo satirico. Cioè un uomo che sdrammatizza le quotidiane sfighe personali con l’aplomb di uno che, (in)visibilmente, è palese che abbia la faccia di chi l’ha preso, appunto, in quel posto ma al contempo, grazie al fascino esoterico, non so se però ero(t)ico, dei suoi occhi magnetici e della sua risata furbetta, sa scherzare su sé stesso. In quanto è terribilmente autoironico. Insomma, un Falotico.

Mentre molti di voi sono solamente dei satiri che fanno della satira sulle vite altrui poiché, se foste onesti col vostro specchio, dovreste sinceramente solo essere assaliti dall’ira. Ah ah.

Il satiro era una figura mitologica della cultura greco-romana, orecchiuta, non so se ricchione o con la puzza sotto al naso, che viveva fra i boschi e le montagne. Aveva la coda, non so se un codino come quello di Roberto Baggio dei tempi d’oro, non so se pure il suo orecchino, non so se fosse un lupetto o un volpino ma si distingueva dal gregge di pecoroni, cioè voi, assatanati che pensate sempre alle pecorine, poiché aveva anche gli zoccoli di cavallo e i piedi di capro.

I piedi di DiCaprio? Può essere.

Detta come va detta, nonostante vi siate eccitati a sangue per C’era una volta a… Hollywood, la vostra vita rimarrà un’elegia romantica perlopiù patetica.

Poiché, ogni notte, sognate che nel vostro letto vi sia Margot Robbie ma in verità vi dico che, al massimo, vi potranno essere delle zoccole. Ché, se le pagate quanto lo stipendio di Brad Pitt, potranno cavalcarvi per alleviarvi dal perenne male di vivere. Pene! Sì, voi siete dei satiri in senso sfigato, assai sfigurato. Definizione figurata di satiro:

con riferimento alla lascivia tradizionalmente attribuita ai satiri, chi sfoga in manifestazioni animalesche i propri istinti lussuriosi: donna aggredita da un s.; scherz., pericoloso insidiatore della virtù femminile.

Lou Ferrigno è uno dei più grandi attori di tutti i templi. Sì, non è un refuso. Di tutti i templi. Specializzato in peplum ove, con lo stesso fisico di Steve Reeves, spaccava tutto. Invece, a Tiziano Ferro io sarei intransigente e ferreo. Le sue canzoni passano spesso nelle palestre per culturisti. Ove, fra un peso e un bilanciere, il tamarro indiscutibile s’infoia, ascoltandolo di gran ritmo. Immaginando che, dopo essersi fatto il fisicone, da bestione passerà la sera con la sua bella troiona. Una che ascolta Emma Marrone. Insomma, una coppia che fa più schifo di Robert Downey Jr. e Gwyneth Paltrow di Iron Man.

Sì, decisamente male assortita. Robert, uomo Charlot che ama la puttanella di Shakespeare in Love. Assieme, non stanno a dire e fare un cazzo, diciamocela. Sì, presto Kenneth Branagh girerà Assassinio sul Nilo. Tu invece, se continuerai a non leggere nemmeno un libro e a tirartela da Johnny Depp, finirai a cantare la canzone di Claudio Villa: binario, triste e solitario…

– Guarda, Stefano, che non sei Johnny Depp.

– Sì, lo so, per fortuna. Però tu assomigli a tutti i passeggeri del treno di Assassinio sull’Orient Express.

branagh orient express

di Stefano Falotico

JOKER è il film più importante di sempre, siamo stanchi di Tarantino e dei solipsismi vari


21 Sep

joker apocalisse testi milian dollaro bucato vera gemma

E non voglio sentire ragioni.

Non voglio sentire, per esempio, Federico Frusciante delirare e obiettare in merito. Innanzitutto, durante la lavorazione di questa pellicola, ne disse peste e corna, inconsapevole che non fosse un cinecomic.

Ma Fede è perdonabile per via della sua natura da livornese ruspante che, appunto, non la manda a dire.

Ma è victorlaszlo88 che a raffica sta vomitando cagate a iosa.

Victor furoreggia su suoi capelli da Angelo Branduardi. Sì, se Angelo cantò Alla fiera dell’est, Victor per du’ soldi di tremila visualizzazioni in più, cazzeggia a tutto spiano, trolleggia da saputello nerd, sostenendo che l’ultimo film di Tarantino sia un capolavoro assoluto quando invece, a confronto, Un dollaro bucato con Giuliano Gemma/Montgomery Wood e I quattro dell’apocalisse di Lucio Fulci con Fabio Testi e Tomas Milian sono talmente trash da superare di guilty pleasure quest’immonda scemenza di Quentin.

A cui consiglio, onestamente, solo un piatto di fagioli da Terence Hill de Lo chiamavano Trinità. Poiché non deve più scoreggiarci certe cagate.

Sì, fu proprio Tarantino a inserire nelle retrospettive dei western all’italiana di serie b, in Sala Perla, al Festival di Venezia di molti anni or sono, queste perle scult.

Sì, prima che morisse, vidi Giuliano Gemma dal vivo vicino all’Hotel Excelsior. Leccò un gelato. Poi, senza dare nell’occhio, lanciò il cono in mare, continuando a camminare con signorilità e portamento da Clint Eastwood dei poveri.

Sua figlia Gemma è comunque una gran figa. Le scrivo spesso su Facebook ma lei non mi fuma. Notai immediatamente il suo culo liscio, notevole, gustoso e vellutato in Scarlet Diva della sua amica Daria Argento.

Ah, bell’amica. Guardate la scena “pasoliniana” da Sodoma… nel film succitato e poi ditemi se è un modo onorevole di omaggiare un’amica…

Victorlaszlo88 sostiene inoltre che Mike Moh sia identico al vero Bruce Lee. Ma che dice? Non era uguale, anzi diversissimo, perfino suo figlio Brandon.

Rispetto a Mike Moh, è più simile a Bruce Lee il nero del semaforo di via Prati di Caprara. Il quale, se non gli dai un Euro per averti lavato i vetri, si contorce in gridolini isterici, appunto, da Bruce Lee incazzato forte.

E ti spacca il cofano col solo potere del palmo della mano.

Victor afferma altresì che Margot Robbie sia la fotocopia di Sharon Tate. Ma de che?

Margot sembra appena uscita da Baywatch.

Ah, la mia figa preferita di Baywatch fu Marliece Andrada. Sono cazzi miei.

Ma non perdiamoci in donne bombastiche. Tanto Hugh Hefner di Playboy è morto e il puttanaio aumenta lo stesso a dismisura più delle nottate nella mansion di Hefner stesso, no, non Charles Manson, di James Caan. Sì, non lo sapevate? James Caan fu un conclamato puttaniere. Fra un Padrino e Rollerball, si rilassava con le bagasce rifornitegli da Hugh. Un uomo da Funny Lady.

Sì, Joker è il film più importante del mondo. La storia di uno che potremmo ribattezzare lo sputtanatore di tutti. Un genio.

Ma finiamo(la) con Tarantino.

Mr. Marra sostiene nella sua video-recensione di C’era una volta a… Hollywood che l’arte sia l’escamotage che l’uomo ha trovato per sopperire alla noia, per rendere il mondo più colorato di quanto in realtà non sia. Il mondo non è così bello come al Cinema.

E se invece ribaltassimo tutto?

Con un atto di coraggio potentissimo?

Per millenni l’uomo ha pensato che vivere in un certo modo, cioè schiavo dell’epoca in cui visse e sublimare la tetraggine e le noie nell’arte per ovviare alla sua tristezza esistenziale, perlomeno ai suoi momenti bui, per colorare la vita sua e altrui, significasse essere un artista.

E se invece l’arte moderna e contemporanea fosse oggi come oggi compiere il passo veramente evolutivo?

Cioè rendere la vita di noi tutti un’arte stessa? E, anziché migliorarci nell’arte, dunque in tal caso nella finzione, trasformare la nostra intima verità in arte mondiale?

Questo Joker lo fa.

Dice la verità. E dice con potenza immane che così non possiamo andare avanti.

Questa società è disagiata, disastrata, piena d’ingiustizie poiché l’uomo ha voluto che fosse così, mentendo per conservarne lo stato sbagliato, colmo di disparità.

Cioè, ha desiderato che il mondo fosse brutto e lo sublimassimo, per esempio, nel Cinema, lasciando la quotidianità triste alle nostre vite stesse.

Così facendo, abbiamo solamente creato più solitudine, più virtualità fallace. Ovvero il mondo è una menzogna, un inganno in quanto noi stessi ci siamo auto-ingannati, credendo che comportandoci così il nostro personale mondo sarebbe stato accettato da noi stessi.

E, in questa planetaria balla, è presto spiegato perché la gente sia depressa.

Semplicemente perché ha sublimato soltanto nell’arte la non accettazione della sua umanità.

È dunque l’umanità che deve diventare Arte maiuscola.

Mi spiego meglio.

Ora, parliamo di Arthur Fleck. Todd Phillips e lo sceneggiatore Todd Phillips non ci spiegano di quale “malattia mentale” soffra Fleck. Un po’ la stessa cosa che fecero Martin Scorsese e Paul Schrader con Travis Bickle di Taxi Driver.

Travis è schizofrenico, è un uomo affetto da disturbo borderline, è solo depresso, arrabbiato, incompreso o crede, illusoriamente, che salvare una prostituta minorenne dai papponi sarà la catarsi redentiva del suo male di vivere?

No, Travis salva Iris ma continua a essere Travis. Non è cambiato. Mentre Fleck si ribella ai soprusi. Rimanendo Joker in quanto così è nato. L’ha solo scoperto.

 

Morale: chi s’illude che con l’arte cambierà il mondo, si sta fregando. M’ha sempre stupito, a tal proposito, una cosa che disse Pasolini quando gli chiesero se lui si sentisse orgoglioso di essere considerato un uomo importante. Lui rispose… no.

La vanità dura un battito di ciglia, poi si ripiomba nell’oscurità e si sublima nell’arte la consapevolezza di essere diversi da una modella che ottiene due mila mi piace sulla sua nuova foto su Instagram e n’è contenta da matti/a, tirandosela.

È un’idiota.

Poiché non ha capito che in verità all’altro non frega un cazzo di lei.

E s’è fatto solo una sega.

Come l’ultimo film di Tarantino.

 

In parole povere. Potrei pure adorare la sciocchezza di Tarantino ma, se Tarantino domani morisse, continuerei ad amare solo la sua opera.

La vita era la sua. Non la mia.

Credo che manco a sua moglie sbatterà un cazzo. Tanto, ne troverà un altro.

 

Finisco con questo.

Non vi racconto balle.

 

Tempo fa, due psichiatri disputarono nei miei riguardi similmente a Will Hunting:

 

– Hai letto che cosa ha scritto questo ragazzo? Devo subito aiutarlo e inserirlo in un ambiente giusto. Per valorizzarlo. Deve laurearsi e mettere su famiglia.

– No, stai sbagliando. Si chiama manipolazione.

 

 

di Stefano Falotico

C’ERA UNA VOLTA A… HOLLYWOOD: Quentin Tarantino lavora per caso ai banner pubblicitari di… Leccami i piedi e altre amenità di so… a?


16 Sep

leccami i piedi

tarantino-foot-fetish-bridgetfonda

 

Compare anche a voi, talvolta, questa pubblicità sul desktop durante la navigazione per non dire qualcos’altro?

Ecco, trattasi di bagascia che, pur di tirare… a campare, s’è prostituita al vostro voyeurismo.

Vi conosco, eh? A me non la date a bere. A lei forse fate bere quello che sapete.

Sì, lo andrò a vedere.

Questa minchia(ta) di film. Ma parto stavolta prevenuto. Sì, da qualche an(n)o a questa parte, nei confronti di Tarantino uso il contraccettivo.

Sì, debbo premunirmi di pazienza poiché gli ultimi di Tarantino, a esservi sinceri, non m’esaltarono. Manco per il cazzo.

The Hateful Eight è il film più noioso della storia, 3 ore abbondanti di piani-sequenza tediosi, d’un Panavision 70 mm che, per gli spazi chiusi, non ha molto seno, no, senso. Caro bel Quentin, non sei John Ford e forse neppure l’erede di Leone.

Malgrado i tuoi continui ammiccamenti a Sergio. Che te lo dico a fare? Questo tuo nuovo film, sin ovviamente dal titolo, è un dichiarato omaggio a C’era una volta il West e in America.

A quanto pare però, Ennio Morricone, dopo che lo maltrattasti proprio per il succitato The Hateful Eight, ti mandò a fare in culo.

Nonostante ti dovesse essere debitore. Sì, riciclando la sua soundtrack de La cosa di Carpenter, vinse il suo unico Oscar dopo quello alla carriera consegnatogli nientepopodimeno che da Clint Eastwood.

Quentin, il qui presente eppur da te non visto Stefano Falotico, il Genius-Pop, ti accusa di autoreferenzialità ed eccessiva, indigesta verbosità. Oramai i tuoi film hanno perso quella freschezza ruspante, quel gusto sanamente goliardico, oserei dire quella giovialità ficcante, abrasiva e conturbante, in una parola brillante dei tuoi tre unici capolavori iniziali e magnificamente cazzeggianti. Questi, sì, realmente monumentali, esorbitanti. Mi riferisco naturalmente a Le ienePulp Fiction e Jackie Brown.

Perdonato che ti ebbi per Death Proof giacché ci stette in effetti la bischerata con Kurt Russell, debbo dirti, senz’alcun pelo sulla lingua, che sbandasti in modo pesante. Ah ah. Ahia!

Kill Bill è una sega tua mentale in due puntate, sì, una mini-saga dei manga con tanto di Black Mamba più Uma Thurman che, dopo aver partorito sua figlia avuta da Ethan Hawke, dimagrì trenta chili per fare la parte della mamma a cui ammazzarono, appunto, la (non) nascitura.

Dittico che, complessivamente, assemblate le due parti e attaccate con l’Attack, cade a pezzi ancora di più, è sinceramente improponibile. Te lo dico col cuore, fratello.

Tornando a Il Monco/Eastwood di Per un pugno di dollari… al cuore Ramón, al cuore.

Parafrasando Anna Maria Barbera, “in arte” la Sconsolata… che ce ne facciamo delle tue cazzatone se non ci arriva lì?

Ah ah.

Sì, ammiro Bastardi senza gloria, ho degli orgasmi multipli quando vedo Christoph Waltz gigioneggiare a tutto spiano ma con Django Unchained, veramente, toccasti il fondo.

Leo DiCaprio disse: avevate la mia curiosità ma ora avete la mia attenzione.

Quentin, sai che sono triste nel dirtelo ma devo esserti altresì onesto. Per me sei come un amico intimo, sei una donna che non si può offendere ma trattare coi guanti come fa Bill/Carradine nei riguardi della sua sposa… ah ah.

Io sono io e dinanzi a dio tu fai la figura del pirla e del pulcino, Quentin. Anzi, se continuerai su questa strada, dall’alto del mio padreterno, ah ah, ti sbatterò nel carcere di San Quintino.

Tu avesti la mia giusta ovazione per via dei tuoi film di superba qualità ma ora non solo non hai la mia attenzione bensì, appunto, meriti solo la mia costernazione.

Una costernazione sconsolata. T’offrirò un piatto d’insalata cosicché ti metterai a dieta e non ci propinerai questo tuo Cinema ipercalorico.

Ti stai sputtanando. Stai facendo, insomma, un po’ il troione. Perdonarmi per la sincerità. Non odiarmi.

Kill Bill… Come si suol dire, vi sono molte parti che efficacemente funzionano perfettamente ma il film, preso nella sua singolarità, essendo il bislacco, sconclusionato prodotto delle tue strambe peculiarità, mio caro Quentin, è scollato.

Non regge quasi quanto te stesso, Quentin, fidanzato con Mira Sorvino. Fidati, la dea dell’amore aveva poco da spartire con te che pigliasti in prestito le battute migliori di suo padre, Paul, di Quei bravi ragazzi.

Kill Bill verrà ricordato solo per un ispirato Michael Madsen che, appunto, in un film che dura spropositatamente, riesce a svegliarci dal torpore di tale tua pellicola iper-soporifera con l’oramai celeberrima battuta… quella donna merita la sua vendetta e noi meritiamo di morire.

Sì, una battuta di dieci secondi scarsi in un film con nemmeno un secondo in cui i personaggi stiano zitti, ove tutti se le suonano di brutto e ove, alla fine, il povero, compianto Carradine fa solamente la figura del suonato.

Ovvero del rincoglionito. Uma Thurman lo sfiora come Ken il guerriero, colui che imparò bene le tecniche, diciamo, di manipolazione, la tattile agopuntura della forza dei polpastrelli, avendo diligentemente frequentato la Divina Scuola di Hokuto, e David si scioglie.

Sì, vi ricordate il film Bomber con Bud Spencer? Quando Jerry Calà, tocca a stento un nerone a cui, pochi attimi prima, Bud gliele suonò di brutto, stendendolo?

Che dito…

Ecco, Quentin è fissato con le dita dei piedi femminili.

Esiste, come sapete benissimo, un termine per definire questa mania più maschilistica di Stuntman Mike, ovvero feticismo.

Tutto partì con le piante, anzi, le suole plantari di Bridget Fonda di Jackie Brown. E da allora fu un profluvio interminabile d’inquadrature di alluci valghi, di piedini contorti, di caviglie tatuate, di puzza sotto il naso, ah ah.

Veramente uno schifo. Quentin stai facendo la fine del pornoattore Manuel Ferrara. Uno che, nei suoi film quasi più valenti delle tue ultime porcate, odora i piedi delle meretrici manco fosse un cane da tartufo. Poi le stantuffa… Uff, che palle! Bene, un po’ di spray disinfettante e ripuliamo questo tuo Cinema recente da mezza calzetta.

Ah ah.

In verità ti dico, Quentin, che stai facendo proprio il bambagione.

Comunque, se fossi stato in te, avrei girato questa scema, no, scena così…

Brad viene provocato dalla puttanella-pollastrella. Al che, assume le fattezze dell’ex grande amico di Sergio Leone, Mario Brega.

E le urla, come in un Sacco bello, essendo Brad il bellissimo, ah ah:

– Ah, zoccolet’!

Sì, oramai le tue pellicole, caro Quentin, saranno pure esteticamente impeccabili ma sono prive di quella verve falotica che rende ogni stronzata che si rispetti, eh già, qualcosa di geniale. Perché io sono il redivivo Edward Bunker e contro di me, Quentin, passerai due minuti coi contro-cazzi.

Sì, perché io e te non potevamo essere capiti subito.

Non oso immaginare, fratello Quentin, prima che tu diventasti sceneggiatore di Natural Born Killers e regista di risma, quante umiliazioni e mortificazioni dovesti subire.

Invece immagino, eccome.

Tu, segregato in casa con una madre come quella a cui vanno a far visita i Blues Brothers.

– La signora Tarantella?

– No, Tarantino.

 

Sì, i tuoi coetanei fighetti e liceali, non comprendendo il tuo isolamento, ti avranno accusato di essere Anthony Perkins di Psyco, di essere Russell Crowe di A Beautiful Mind, di essere insomma un coglione.

Ma come disse l’Indio:

Quei due piuttosto che averli alle spalle è meglio averli di fronte, in posizione orizzontale, possibilmente freddi.

 

Perché? Perché potete anche picchiarli, sedarli, massacrarli.

Ma rimangono molto, molto più veloci di voi.

Amen.

Sì, sono stanco dei dementi maniaci, dei feticisti e di quelli che pensano che la vita sia solo aspettare il sabato sera per sbattersi la cretina che abbocca.

Sono di un’altra pasta, vale a dire non sfigato, bensì sofisticato. Visto, peraltro, che sono di un’altra pasta, non comprerò più quella della Barilla perché la Voiello è meglio

Sono di grano duro come Clint.

Se non mi capiste e fraintendeste tutto, faccio una telefonata a Margaret Qualley e le chiedo se, per compassione, vi può fare un pompo.

 

di Stefano Falotico

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