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Coronavirus permettendo, sono l’amore, l’amicizia, il sesso i motori dell’azione, ciak si gira? O sono i soldi, non solo di Christopher Nolan, a renderci Brad Pitt di Vento di passioni?


01 Apr

joaquin phoenix the master

 

 

 

Sì, la mia generazione, peraltro da me vissuta di vita riflessa, anche riflessiva, diciamo pure da fesso, non è che l’abbia capita molto. Anche perché, va detto senza se e senza ma, oserei dire in maniera perentoria, inderogabile, altresì insindacabile e incontrovertibile, come sopra da me evidenziato e nelle prossime righe rimarcato, non me ne addentrai molto. Anzi, ne fui addentato e vivo sbranato.

In modo rimarchevole! Ah ah.

Non fui affatto un lupo solitario, bensì The Elephant Man. Godendo dei cazzi degli altri.

Sì, fui accusato di essere invidioso, di rosicare per le gioie altrui. In verità vi dico che fui un contemplatore delle felicità del prossimo. Anzi, augurai perfino al più stronzo bastardo, eh già, pene… a volontà. Con sentite felicitazioni e condoglianze inflitte a me stesso, situato perennemente in zona suicidaria, anzi, da malinconici, personali, tristissimi diari. Mi piacque anche molto il primo Cinema di Argento Dario.

Ah, miei dromedari!

Ah ah, sì, pene non nel senso di patimenti, afflizioni e flagellazioni, bensì esattamente, in maniera abbastanza prosaica, di godimenti derivanti da una sana, robusta libidine ben sviluppata a livello genitale.

A me invece dissero sempre di essere una persona geniale che fece pena.

Ma seppi e so ancora prenderla con filosofia. Sì, credo che chi filosofeggi per sdrammatizzare le proprie sfighe e per sublimare le piccole o grandi tragedie del proprio vivere quotidiano, molto scalognato, meriti una cattedra a Cambridge poiché, senz’abbisognare di Master in teoretiche ermeneutiche da Umberto Eco di Scienze delle Comunicazioni della minchia, oltre che essere un pensatore superiormente elevato alla potenza del Dostoevskij più infernalmente sprofondato nell’incurabile melanconia, sia per l’appunto un essere penante, no, infinitamente pensante. Quindi, eternamente intoccabile, amabile. Subito da venerare e beatificare. Ché, sventrato ma non svettando in quanto ad animalesche, basse, volgari, socialmente aggressive,

tribali trivialità carnascialesche, mondane, frivole, effimere e aggiungerei, come se non bastasse, carnevalesche, porcellesche e carnali, abbia dovuto compensare il vuoto interiore, non certamente quei due vuoti femminili, visibili all’esterno nelle foto di nude glamour, ubicati rispettivamente nella zona pubica e in quella diametralmente opposta, simmetricamente allineati nelle donne più normali fisicamente, per alzarsi in volo mentalmente e forse poco lì, internamente. Ah ah.

Ora, facciamo i seri e assumiamo un contegno degno di Philip Seymour Hoffman, per l’appunto, di The Master. In verità vi dico che costui, da sbattere immantinente in manicomio, fu un ciarlatano che s’illuse, con buonismi consolatori da imbonitore e da improvvisato psichiatra della mutua, di curare ogni Joaquin Phoenix prima che impazzisse definitivamente, in Joker, con una controproducente terapia psicanalitica del tutto erronea, dunque orrida. Direi aleatoria, sì, campata per aria. Ché constò di patetici, deleteri addolcimenti a una coscienza innatamente arrabbiata, oramai irrecuperabilmente alienatasi, forse traviata o immondamente deturpata, ingannata con pedagogiche lezioni da Dario Fo dei poveri.

Ora, molta gente crede che io non creda all’amore. Costoro sono solo dei miscredenti e dei millantatori!

Degli impostori!

Il vero amore lo conobbi durante la pubertà quando, al tintinnare senziente delle mie prime emozioni anche (auto)eroticamente bollenti, in quelle notti insonni un po’ da deficiente come nel romanzo I dolori del giovane Werther, bramai le pudiche, rosee gote d’una mia compagna di classe dagli occhi violetti, fanciulla in fiore dalla natura angelicata, sessualmente ancora non sverginata, per cui soffrii d’impensabili struggimenti commoventi.

Nel mio letto, a tarda notte, mi contorsi anche in modo masochistico e quasi violento. La mia sofferenza psichica, no, psicofisica poco figa, ah, in quei momenti virilmente, anche vilmente, vulcanicamente pen(s)osi, fu straziante.

Lacerato nel girone diabolico del mio desiderio lancinante, sognai di essere il nuovo Goethe di Faust, contrattando un patto con un esorcista che mi liberasse dai miei Demoni interiori.

Sì, al fine di potere solamente sfiorare le guance eburnee e per baciare le labbra purpuree della mia ninfa plebea da me ingenuamente, giovanilmente idealizzata, quindi fantasticata e magnificata più del necessario, mi sarei sconsacrato. Ebbi però, col tempo, ragione da vendere.

Poiché credetti che lei fosse una strafiga esagerata e invece, con mio sommo rammarico, ravvisandone oggi le sue foto su Facebook, constatai amaramente che la sua vita fu peggiore della mia. Sì, molto sfigata.

Un tempo costei fu stupenda, una dea immacolata, la mia ragazza preferita, personalmente osannata.

Sì, la purezza romantica davvero, nella sua perfezione altissima, irraggiungibile (soprattutto da me, gli altri la raggiunsero invece subito, eccome), magicamente e magneticamente incarnata. Con la quale immaginai di trascorrere assieme tutta una vita giammai addolorata. Invece, dopo le mie vigliacche ritrosie assai pavide, lei presto non fu più illibata e io, nel visionarne le immagini in modo allibito, immagini ove m’apparve assai sciupata, dopo averlo lì preso, presi e prendo sempre maggiore coscienza che, addirittura, rispetto a me, rimase decisamente più inculata.

Dico ciò poiché devo confessarmi e sgravarmi di molti dubbi che, nella mia (r)esistenza amletica, da tempo immemorabile mi stanno tormentando, rendendomi un uomo combattuto e sempre meno combattivo.  Fui cornuto? Chissà! Eppure, giammai abbattuto, altamente me ne sbatto. Poiché ripeto, solamente innalzando la mente e sollevando poco le gonne, dunque stigmatizzando una sacrosanta par condicio senza femministe a rompere i coglioni, ah, queste dannose donne, debbo constatare che l’umanità è un porcile fatto di omoni troioni e di donnette puttanone.

L’amore esiste finché si è illusi. Quando invece, nei rapporti, non solo (con)sensuali o sessuali, interviene il denaro di mezzo, fai una vita da mediano e tutti gli an(n)i passano in un battibaleno. Anche forse con un battiscopa.

Alcuni, grazie a botte di culo pazzesche, fanno i soldi. Oggigiorno, pure molte ragazze dapprincipio pure, pur di farsi uno yacht, impuramente si danno a una vita da mignott’.

Cioè la sventolano e al miglior offerente si (s)vendono. Insomma, in maniera ven(i)ale, (s)vengono.

Il miglior offerente oramai non è più un uomo sofferente interiormente e (poco) amorevolmente, essendosi sistemato più di Leo DiCaprio di The Wolf of Wall Street, cioè rubando con meschini intrallazzi, regala alla sua lei tutti i suoi gioielli. Portandola alle feste, forse anche ai festini, con tanto di frizzi e lazzi. Un po’ come Sam Rothstein di Casinò. Film nel quale primeggia la bellezza sempiterna e svettante d’una Sharon Stone zoccola come non mai. Un’infingarda doppiogiochista più magnaccia del pappone James Woods con cui sta. Sì, Sharon di Casinò è la versione stregonesca e (im)matura di Jodie Foster di Taxi Driver. Mentre Bob De Niro è la versione possibilmente ancora più stupida del suo Travis Bickle storico. Oserei dire stoico.

Sì, ci vogliono veramente due palle come un toro per rifiutare Cybill Shepherd. Una che lui portò persino a vedere un porno. Al che lei lo scambiò giustamente per un pervertito e per un porco ma lo perdonò e forse alla fine fu sul punto, anche G, di fargli un godibile dono. Chissà se col Condom.

Ma Bob sulla strada l’abbandonò, forse a cazzo suo gli tirò, la (non) marcia girò, la salutò, nella sua notte imperitura s’inabissò e forse, sul finire dei titoli di coda, per la solita vi(t)a svoltò.

Lasciando la sua “sibilla” come una povera “fessa”. Fessa, in meridione, sapete che significhi, (s)figurativamente parlando?

Sì, fece bene, Travis. Certamente…

Poiché la Shepherd pensò che, dopo aver salvato la minorenne prostituta Iris, lo Stato avrebbe dato a Travis l’indennizzo milionario per essere stato, dapprima, un coglione esagerato. Sì, lei pensò… questo ora è ricco. Non è che mi vada molto che con questo tizio scoperò come una riccia ma almeno può comprarmi la pelliccia. Forse, presto potrà anche regalarmi l’abbonamento per iscrivermi in palestra. Sì, sono molto bella e ancora longilinea ma, fra un po’, ingrasserò. Avrò bisogno di buttare giù molta ciccia.

E ora parliamo dell’amicizia!

No, le mie parole non devono infondervi tristizia. Ma devo ancora esservi sincero senza indossare una maschera di cera buonista di falsa letizia. È meglio l’inimicizia!

Poiché fidatevi, eh già, se Jonah Hill di The Wolf of Wall Street fosse stato il capo dei broker, anziché DiCaprio, senza lo stress dovuto alla gelosia nei riguardi del suo amico nababbo, non sarebbe mai dimagrito spaventosamente, finendo nel reparto di Maniac.

Sì, è vero, lì incontrò Emma Stone. Dunque, a prima vista, non è che gli andò poi malissimo.

Ma non è che anche lei, in questa serie televisiva, apparisse fighissima e perciò in formissima.

No, Jonah Hill, a differenza di DiCaprio, non è affatto un bellissimo. Ma è comunque ricchissimo.

Grazie al cachet da lui ottenuto per film come I trafficanti, firmato dal regista di Joker.

Sì, non voglio essere cinico. Ma se Hill, un giorno, diventasse più ricco di DiCaprio, Margot Robbie lo sposerebbe. Infatti, Sharon Tate non sposò Polanski perché fu ed è un genio. Semplicemente perché ebbe la villa vicino a quella di Brad Pitt. Perlomeno, in C’era una volta a… Hollywood.

Ora, parliamo di Brad Pitt.

Sia molto chiaro, senza infingimenti e/o panegirici. A me Brad Pitt piace, pure parecchio. Ma non sono eterosessuale così come del suo successo, quindi del suo smodato potere sessuale, non sono geloso e/o invidioso affatto. Come si suol dire, beato lui. Che regala alle sue belle pene d’amore. Ah ah.

E beati/e gli spettatori e le spettatrici, soprattutto, che lo adorano.

Allora, ne L’esercito delle 12 scimmie, ne L’arte di vincere, ne L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford e ne Il curioso caso di Benjamin Button è veramente bravissimo.

Non ci sono cazzi che tengano, per la madonna di Cristo!

Dunque, non voglio sentire ragioni in merito né voglio ascoltare le ire di gelosi mariti. Ah, quanti casini provocano le erogene regioni. Ma ne vogliamo parlare di Vento di passioni?

Molti anni fa, quando questo film uscì, la mia cugina di secondo grado di nome Cinzia, eh sì, per lui impazzì. Al che, le domandai dolcemente, con estrema sensibilità, tatto e cautezza indicibili:

– Cinzia, Brad è il tuo attore preferito?

– Ovviamente – rispose lei con lo sguardo perso e languidissimo, diciamo più che altro già col rossetto sbavato e là, tutta lilla, bagnatissima.

– Sei sicura che sia il tuo attore preferito oppure, semplicemente, è al momento la tua maschile fantasia ero(t)ica preferita?

– La seconda che hai detto…

 

Ecco, adesso Cinzia non se la passa alla grandissima. Fa puntualmente domande all’assistenza sociale poiché, essendosi inventata la balla da ipocondriaca e da depressa inguaribile secondo cui di mal di schiena sarebbe afflitta, non solo non riesce regolarmente a lavorare, bensì onestamente non è che sia Angelina Jolie dei bei tempi, quindi la vedo dura che riesca molto a scopare. A parte il pavimento, malgrado i dolori atroci delle sue vertebre lombari.

Ah, fratelli e (a)nemici, in questi anni ne passai tante. Come no. E vidi dei cazzoni mai visti. Ragazzi pienamente (in)validi che, essendo svogliatissimi, si fanno ora mantenere dallo Stato e, coi soldi della pensione anticipata a loro fottutamente elargita, diventano molto vogliosi con le Escort. Se ne fottono.

Non valgono un cazzo solo quando pare e piace a loro. Come si suol dire, vanno a tiramento di culo. Ah ah.

Di mio invece posso dire che giammai nascosi il mio malessere, che dovetti patire anche emarginazioni inaudite per essere sempre stato me stesso, che soffrii come un cane una solitudine agghiacciante e spettrale ma, per dignità, a costo di morire di fame, altro che di figa e cazzate varie, e ancora infinitamente patire, non mi venderò mai come Brad Pitt pur di essere il protagonista di una boiata come Vi presento Joe Black. Ove, dopo Vento di passioni, recitò con un attore che avrebbe meritato, al posto suo, l’Oscar per I due papi. Sì, bando alle ciance. Che cosa fu questa sorta di Oscar “alla carriera” dato a Brad Pitt? Brad, eh già, l’avrebbe meritato per le pellicole da me sopra menzionatevi. Avrebbe dovuto, quest’anno, vincere Hopkins. E che c’entra che già lo vinse per Il silenzio degli innocenti?

Poi, se proprio vogliamo essere realistici, senza vostri patetismi pietistici da uomini che si sentono, in questi giorni, soli senza baci e abbracci da fancazzisti rinchiusi nella quarantena dovuta ai divieti imposti dall’emergenza COVID-19, non dovete dare di matto e delirare, per l’appunto, a causa del vostro angosciante isolamento strozzante.

Ora, semmai provate a immaginare una donna più bella di Margot Robbie o un uomo più bello di Brad Pitt. Pensate che siano, per di più, intelligentissimi e con un quoziente intellettivo superiore alla media.

Che siano persone coltissime e poeti superlativi, sì, grandissimi.  In questo sistema capitalistico, assai relativistico (in tal caso non c’entra neanche l’edonismo), mettiamo che queste persone siano mute o che soffrano/soffrissero di qualche patologia mentale non propriamente gioiosissima.

Benissimo… oltre a essere invidiati a morte senza motivo, dovrebbero giorno e notte sublimare la loro bellezza esistenziale poiché incomprese dai veri dementi e dagli animali. Potrebbero, realisticamente, solamente la coscienza elevare. E la realtà stessa poetizzare.

Il mio discorso non fa piega e fa a tutti, compreso me, davvero molto, molto male.

E che c’entra Christopher Nolan? Interstellar dura circa tre ore ed è costato una cifra iperbolica.

Detto come va detto, questo film commuove solo quando McConaughey va a trovare sua figlia morente, Ellen Burstyn de L’esorcista. Potrei girare una scena così semplicemente col mio cellulare, senza la Warner Bros e suoi miliardi. E ho detto tutto.

Quindi, senza se e senza ma, senza NO(lan), andate tutti prendervelo nel culo in modo abissale.

 

di Stefano Falotico

 

La Critica pretestuosa nel Cinema e nella vita – Cento scuse false per stroncare un film o una persona


17 Mar

dicaprio morrone

Forse il Cinema, in fondo, a essere sinceri, è morto.

La Critica non esiste poiché tutti vogliono avere ragione. Ma in verità vi dico che la ragione è mia, in quanto son illuminista profetico, raziocinante e poetico che non sbaglia un colpo come Sam Rothstein di Casinò, ah ah.

Sì, io al volo capii sempre le cose e seppi, in tempi non sospetti, che avrei indovinato tutte le mosse giuste nel tavolo verde della vita. Poiché il dado subito trassi, soprattutto quello della Knorr e presto, per via della mia sveltezza di pensiero lungimirante e troppo oltre, divenni precocemente depresso in modo smisurato, persino iracondo. Mescolando, a tarda sera, un brodino per poi bere un crodino come Spider di Cronenberg.

Rimembrando anzitempo, a mo’ di Strange Days, sui miei sogni perduti, scioltisi e liquefatti nel me oramai annegato nella perdizione d’uno spazio-tempo corroborato soltanto dalla vivacità estemporanea delle mie passate, memorabili memorie.

La gente attorno a me mi disse che non avrei dovuto fissarmi nell’imbrodarmi, per l’appunto, sulle mie prodigiose gesta eroiche della prima adolescenza, arenandomi nella nullafacente magnificazione del carisma derivatomi da un passato glorioso e felice. Poiché, ancora troppo giovane per disperarmi e celebrare, dunque, solamente i tempi migliori del mio me oramai smarritosi nella recondita reminiscenza delle mie trascorse glorie, non potevo arrendermi.

Ma mi arresi presto. Lo affermo con orgoglio totale. Non rinnegando la mia scelta esatta e impeccabile.

Oserei dire implacabile, temuta e da tutti osteggiata, combattuta e zittita con ricatti e perfino con ricoveri coatti al fine che diventassi, come quasi tutti, un gioviale e superficiale coatto e la smettessi di adombrarmi nella stupenda, incantevole topaia confortevole della mia vita da ratto, lontano/a dalle zoccole e dalle baldracche, dalle risate facete e dalle maschere d’una società a pecora più d’un formaggio sardo.

Sì, una società cieca e sorda. Brava solo a innalzare squallidi trofei sconci d’una vita tronfia, diciamocela… da stronzi.

Poiché, come sopra vi dissi, come Sam Rothstein vidi già giusto, profetizzando anche la mia rovina inenarrabile ch’eppur io qui, nelle righe seguenti, vi racconto.

Basti vedere C’era una volta a… Hollywood, una delle peggiori disgrazie del Cinema contemporaneo.

Guazzabuglio di nostalgico, patetico passatismo buono per gente oramai alla frutta che gusta i film tra il pelare le patate e leccare un sorbetto, sorbendosi questa minchiata micidiale che non darei da vedere neanche a un malato terminale nel letto d’ospedale che non può mangiare nemmeno un passato… di verdura.

Sì, è un film da flebo, liofilizzato pastrocchiato di banalità a buon mercato, un profluvio di leccate di culo allo spettatore cinquantenne pasciuto in stato contemplativo della Hollywood degli anni d’oro e dei suoi glory days oramai affievolitisi in un’esistenza monotona, grigia e imbrunita nel tedioso avanzare dei giorni tutti uguali e procedenti nella putrescenza marcescente del buonismo elegiaco e vano.

Film da vedere, stravaccati sul divano col vino in mano.

Ah, vite orrende s’allineano e assiepano nella mestizia della loro sconsolatezza immonda.

Giornate scandite dalla tristizia alternata alla finta allegria di facce contentamente false di gentaglia che, dopo aver timbrato il cartellino, soprattutto d’una vita opaca, mestamente nella noia più soporifera scivolata, tristamente ci s’adagia sul divano, per l’appunto, in maniera non più scanzonata come il panzone Homer Simpson, stanco pure della moglie che prepara soltanto l’insalata, azionando il tasto play del lettore Blu-ray del cazzo. Che promana tale immane cagata tanto orridamente da molti incensata, da poco in home video distribuita e sfornata.

Sì, un polpettone indigesto che non manderei giù nemmeno con l’amaro Montenegro dal sapore vero.

Per fortuna, questa pellicola da voltastomaco fu poco oscarizzata.

La carriera di Tarantino, checché se ne dica, terminò con Jackie Brown. Salvo qualche scena del dittico Kill Bill, comunque altro minestrone d’aria fritta condito con wuxia e la tuta, non fuxia, bensì gialla della bionda Thurman Uma, donna per l’occasione dimagrita quasi in modo anoressico, malgrado il muscolo tirato a lucido soprattutto dello spettatore in là con l’età che spara, onanisticamente, le ultime cartucce nell’ammirare le pose plastiche dei movimenti pelvici di Uma come un maniaco bavoso alla David Carradine senza vergogna. Sperando che, fra una mise e l’altra, Uma indossi finalmente, come si confà a una donna, un’eccitante gonna.

Poiché Roberto Vecchioni docet… voglio una donna… prendila tu la signorina Rambo…

Sì, l’ammiratore di Kill Bill è un uomo âgée che fa il guardone marpione nella speranza che Uma, nel suo farlo… incazzare, no, focosamente arrapandolo, no, potentemente arrabbiandosi, mostri un po’ più il décolleté e si svesta lestamente di déshabillé. Ma questo viene, no, non avviene manco per il cazzo e sono solamente contro cazzi da Eddie Bunker/Mr. Blue de Le iene.

Un uomo, Edward, che in carcere s’indurì tantissimo ma, a differenza di molti ex detenuti che, ritornati alla vita normale, furono inteneriti da chi ancor di più, già dapprima stigmatizzandoli, li rese poi emarginati, seppe mantenere un profilo di estrema dignità, riciclandosi come scrittore hard, sì, boiled, di pregevole qualità.

Senza disconoscere le sue colpe, proseguì per il suo percorso, fottendosene dell’orgoglio.

Eddie si recò spesso in yogurteria a tarda sera, ordinando un gelato all’amarena. Leccandosi in baffetti con aria furbetta. Quindi, finito di sgranocchiare il cono, tornò a casa. Succhiandosi i polpastrelli e poi digitando su una tastiera della Olivetti da Bukowski della situazione poco cremosa.

Poiché lo sa Marsellus Wallace di Pulp Fiction… mettiglielo tu nel culo.

Per il resto, i film di Tarantino sono merdaccia da ripulire nel bidet.

Basta, bando alle ciance. Il Cinema non è fatto solo di dialoghi da Bastardi senza gloria, di Christoph Waltz ispirati e di Brad Pitt coi capelli svolazzanti nel vento dell’ebrezza, anche ebbrezza, dei sogni perduti e, come detto, oramai svaniti nella magra consolazione di malinconiche celebrazioni alla bona come Margot Robbie, no, alla buona come il suo finale buttato via e girato malissimo.

Per l’amor di dio, sì, Dio vi scampi anche da The Hateful Eight. Un film che vorrebbe essere Rapina a mano armata, già ispiratore di Reservoir Dogs, in salsa western pasticciata. Con tutte le incongruenti analessi incorporate e attori onestamente lessi. Un film ove tutti fanno la figura dei fessi, compresi i sopravvissuti alla fine poiché non bisogna magnificare Abramo Lincoln, anche lui non esente da colpe inequivocabili, bensì accarezzare, sotto un camino caldo, il vostro cane Lassie.

Io ben lessi, cinematograficamente parlando, questo filmaccio? Sì. Onestamente, Tarantino non saprebbe e non saprà mai scrivere come Shakespeare poiché potenzialmente potrebbe ma mette troppa carne al fuoco ed esagera col gore nei suoi film da scoppiato, chissà se poi davvero dalla Thurman scopato, tanto da renderli quasi degli horror, degli splatter insipidi più del finale bruciante di Once Upon…

Che quella Jennifer Jason Leigh, sì, quella lì, si sciacquasse il viso col sapon’. È proprio una zoticon’.

Lungo il mio cammino da Richard Gere de Gli invisibili, grande film che si mangia tutte le stronzate recenti di Quentin col solo pauperismo della verità più assoluta e schiacciante, un film che non è un giocattolino alla Tarantino, bensì uno squarcio esistenziale amarissimo eppur onestissimo su un uomo oramai irreversibilmente irrecuperabile e impazzito, sì, lungo la mia strada incrociai persone ingrate, completamente irriconoscenti e integralmente incoscienti.

Su Facebook avvengono episodi, oserei dire, di efferatezza grottesca da lasciarmi rabbrividito e sempre più costernato.

Gente con cui la sera prima andasti bere una bionda, ti cancella inopinatamente dalle amicizie solo perché avesti l’ardire, in merito di Cinema o di Politica, di contraddirla.

Poiché questi qui, anti-democratici, desiderano sempre avere ragione. Diventando dunque come Sam Rothstein, ah ah.

Qualche sera fa, oh sì, ve lo dico… una ragazza, la quale ancora campeggia trionfante sulla cover di un mio libro noir con qualche passaggio indubbiamente piccante, io m’avvidi che mi tolse da FB in maniera inusitata e inopportunamente fetida.

Le chiesi, tramite mail, la motivazione di tale sua decisione sconsideratamente bastarda.

Lei mi disse che, malgrado sia entusiasta di essere la protagonista della mia copertina, col senno di poi pensò che la gente avrebbe potuto credere che fra me e lei poté esservi stato o esservi qualcosa di più intimamente ficcante di un rapporto professionale decisamente disinteressato.

– Perché l’hai fatto? Non abbiamo avuto un rapporto an… e.

– Sì, non abbiamo avuto mai nessun rapporto. Sinceramente, ho solo intascato i soldi dei diritti d’immagine.

 

Complimenti, continuiamo così.

Ogni pretesto è buono per non ammettere il vero. Il vero è che queste persone meritano soltanto una lezione.

Così come Tom Hanks di Philadelphia non fu licenziato poiché poco efficiente sul lavoro, bensì malato, queste persone elidono gli altri solamente perché sei troppo grande per loro, sotto ogni punto di vista.

E vogliono solo ridere e ballare come idioti, godendosela da matti alla faccia dei coglioni che, dopo la loro morte, lasceranno qualcosa.

Che sia brutto o bello, i poeti, dunque i matti, non vissero solo di chiacchiere e di trombate, di pasta asciutta e di du’ spaghi.

Ed è per questo che, secondo me, Clint Eastwood è il più grande.

Poiché, anche quando leggermente retorico o troppo classicista, smaschera ogni ipocrisia con indubbia raffinatezza da signore d’alto stile che se ne fotte di queste oscene, fradicie lotte fratricide fatte di corna, gelosie e invidie.

Sarebbe, in effetti, come dire che Blade Runner non sia un capolavoro perché derivativo di Metropolis.

Allo stesso modo, sarebbe come affermare che Joker non sia un masterpiece poiché copia da Taxi Driver e da Re per una notte.

E che Todd Phillips sia solo il regista di buone commedie lontane anni luce dai primi capolavori di Tarantino.

Dunque, la Critica, la cosiddetta intellighenzia di scemi e leccaculo, eh già, aprioristicamente già decise che Phillips non sarà mai Tarantino.

Infatti, è meglio. Attualmente.

Tarantino ha stufato.

Il Cinema lo conosco meglio di lui e, in tutta franchezza, le sue trovate antistoriche non mi paiono affatto geniali o stoiche. Bensì delle agiografie dei cazzi suoi.

Meglio essere aristotelici, anche aristocratici.

Così è, il verdetto è emesso.

Così sentenzio Dante Alighieri, no, come disse Salvo de Il grande fratello, il giudice Sante Licheri.

Di mio, che posso dirvi?

Non lavorerò mai, statalmente e comunemente parlando. Scriverò libri e recensirò film, avendo pienamente ragione sulla Storia e sulla mia vicenda incredibile, giudicando con severità i cretini e gli ignoranti, soprattutto in fatto di anime altrui, vivificandomi nel vento e rivivendo una volta che sarà finito questo coronavirus maledetto.

E camminerò con nonchalance, cazzeggiando a destra e a manca.

Se non vi sto simpatico, noleggiatevi un film di Muccino e date da mangiare alla gattina.

Poi, signor Leo DiCaprio, cos’è questa panza qui?

Ah ah.

Sì, dicasi panza di un attore oramai imbarcato. Eh già, guarda che yacht. Guarda anche che nuova mignotta.

Sì, Camilla Morrone. Ma vi sembra che Rick Dalton debba stare assieme a questa rompicoglioni della minchia? E, su questa freddura finale, vi lascio e proseguo nella quarantena.

Ripeto, per me non è un problema.

Dalla nascita, vivo in quarantena.

A voi, invece, poveri ilici, se tolgono il vostro aperitivo il sabato sera, vi viene lo sturbo.

Scusate il disturbo. Finita la quarantena, potrete continuare a prendermi per il culo. Perseverando, ottusamente, a dirmi che dovrei crescere e andare a puttane come tutti.

Siete accomodati. Chi è il primo? Si faccia avanti.

Non vorrei però che, con sua somma sorpresa, non avesse capito che ora sono più cattivo di Cliff Booth e Charles Manson mischiato alla crudeltà di Polanski. E potrebbe, quindi, farsi molto, molto male.

Sì, non sono cambiato. Almeno prima ero felice nella mia pazzia sana. Adesso non ho neanche più quella.

Sì, sono l’unica persona al mondo dimessa per ben due volte consecutive da un centro di salute mentale.

Ma, oltre alla quarantena innata, ho anche quarant’anni e pure il Cinema non mi piace più. O forse di più poiché la vita reale, sociale come direste voi che scambiate la socialità per animalità, non fa per me e mi pare sacrosanto che sia libero di vivere dei miei sogni, reali o no,

Una delle più grosse tragedie che la storia ebbe mai. Al cui confronto, lo stupro a Sharon Tate fu una barzelletta.

Ed è quello che certe persone si meritarono con la loro arroganza, la loro supponenza, la loro tracotanza e con le loro panze da sapientoni che, sottolineo ancora, non combinarono niente di buono.
Se non passare il tempo a sentenziare in modo illecito e cattivo. Ma, in tutta onestà, non sono neppure cattivi come Sentenza/Lee Van Cleef.
Almeno lui ebbe carisma da vendere. Questi oramai sono da manicomio.
E mi pare anche sanissimo che ora soffrano come cani.

 

di Stefano Falotico

dicaprio

La dovremmo finire coi falsi discorsi di ringraziamento di Joaquin Phoenix e di Elio Germano, meglio il cinismo realistico di Polanski


04 Mar

Award+Winners+Press+Conference+70th+Berlinale+SJOkv8h5Xrhl

 

Sì, basta. Non se ne può più.

Lungo preambolo cazzeggiante come un monologo esuberante di Tarantino. Detto un uomo brillante poiché l’unica cosa che lo differenzia dal Boris Karloff di Frankenstein è la brillantina

Lodai e sempre loderò Phoenix per la sua strepitosa interpretazione di Joker. Anche se in verità tale ruolo, per cui fu oscarizzato, io avrei interpretato assai meglio.

Non sbizzarritevi in disamine e in parallelismi fra Joker e Taxi Driver. Non tirate in ballo Re per una notte.

Todd Phillips fu assai chiaro in merito a questi suoi dichiarati omaggi. E non è vero che Tarantino “copi(a)” bene mentre Phillips copiò e incollo.

Phillips è molto più geniale, al momento, del signor Quentin. Il quale sfornò un film invedibile e indigeribile, C’era una volta a… Hollywood, film da molti di voi osannato poiché amate le retrospettive delle vostre (r)esistenze finite. Distrutte tragicamente come la vita di Sharon Tate. Solamente che, non possedendo in cuor vostro la dignità per guardarvi allo specchio e ammettere finalmente di non essere Brad Pitt, nemmeno Bruce Lee, magnificate il vostro proustiano tempo giammai ritrovato nell’immaginare come sarebbero andate le cos(c)e se quella sera aveste riguardato seriamente un film di Polanski, semmai L’inquilino del terzo piano, anziché perdere tempo con inutili riunioni condominiali.

Di mio, posso dire che nel mio stabile non v’è nessuna Margot Robbie. Però, quasi tutti sono instabili. Quindi, delego sempre ad altri l’onere di scassarsi la minchia a litigare in diatribe peggiori di quelle fra cazzoni come John Travolta e Samuel L. Jackson di Pulp Fiction, perciò incentrate sul possibile massaggio ai piedi a quella del piano quinto, leggermente più passabile rispetto alla racchia drogata del pianoterra.

Almeno, fosse figa come Uma Thurman ci potrebbe stare… Anche se dubito che lei, dopo avervi detto cazzo, che botta, ho detto che botta, cazzo, potrebbe sposarvi.

Fidatevi, ordinate un panino da McDonald’s e non provate nemmeno a sognare, come Frank Whaley, la vostra vagheggiata Jennifer Connelly di Tutto può accadere. Tanto, non accadrà una beneamata minchia e Jennifer cadrà ai piedi solamente del Don Johnson di turno di The Hot Spot.

Col passare del tempo, pure Jennifer, la Deborah con l’h di C’era una volta in America, venne, no, divenne anoressica e matta isterica come Amanda Plummer. Siamo lì, eh. Infatti, è sposata con Paul Bettany, un’acciuga vivente che a stento potrebbe, a mio avviso, fare l’alga nell’oceano di Master & Commander.

Eh sì, non perderò una sola mia altra nottata insonne da Rufus Sewell di Dark City per sognare un’oasi splendente con la Jennifer di oggi.

Sì, molte donne, desiderose di crescere troppo in fretta, corrompendosi a mo’ di Deborah, sì, però Elizabeth McGovern del capolavoro leoniano sopraccitato, vogliose di essere messe incinte da un porco sporco fino al midollo come James Woods, bruceranno le tappe. Anche le tope.

Partiranno, frequentando qualche burino che, pur di farle… divertire, facendole… uscire di casa per liberarle da un padre più moralista di John Lithgow di Footloose, le condurranno a essere da loro dipendenti. Poi, una volta che tali Tim Roth della situazione le avranno timbrate, bucate e inculate, queste qui, distrutte dalla delusione, s’incarneranno nella Connelly di Requiem for a Dream.

Scombussolate, si ridurranno come quelle o(r)che che adorarono gli addominali scolpiti di Mario Balotelli in versione Hulk. Accalorandosi dinanzi al gorillone durante la notte della festa delle donne e poi tornando alle loro insanabili depressioni da La casa di sabbia e nebbia.

Secondo voi sono attendibili mignotte del genere? Ovvero, fatemi capire perché non ci arrivo. Sì, queste non mi fanno arrivare…

Prima amano la banana, no, Eric Bana figlio di Nick Nolte, dunque se la fanno col Nolte di Scomodi omicidi.

Semmai celando i tradimenti da fedifraghe, iscrivendosi a un corso fuori tempo massimo di psicopedagogia per incontrare A Beautiful Mind.

Ah, bellissimo. Si sa, dio li fa e poi li accoppia. Allora, avremo una coppia formata da uno schizofrenico paranoico che sta assieme a una frustrata cronica.

Ah, queste donne come Jennifer sono dentro un Labyrinth, una downward spiral peggiore del circolo del cucito di Pulp Fiction. Intanto, oltre a prendere l’aspirina e a preparare gli asparagi, altra cocaina tirano e aspirano…

Ancora hanno aspirazioni?

Sì, conobbi una così. La classica Phenomena. A quindici anni sostenne che si sarebbe evoluta dalla vita delle donne adulte, cioè le streghe. Sì, fu sognatrice come Jessica Harper del Suspiria di Dario Argento mentre ora sembra Tilda Swinton della versione del Guadagnino.

Per riempire il vuoto… regredì all’infanzia, vedendo alla tv Storia d’inverno e Inkheart – La leggenda di Cuore d’inchiostro.

Quindi, terminate pure le fantasie erotiche da Dakota Johnson di Cinquanta sfumature di grigio, tornò la solita animale di prima.

Non solo Russell Crowe del film di Ron Howard, sopra menzionatovi, potrà salvarla. Nemmeno quello di Noah.

Ecco, non sono cinico. Sono realista.

Mio nonno, prima di morire, mi disse:

– Sto morendo. Ricorda, nipote, quasi tutte le donne sono delle zoccole.

– Perché? – gli domandai io puramente.

– Perché gli uomini sono quasi tutti dei puttanieri.

 

Io gli risposi e chiesi:

– Quindi, io potrei anche non essere tuo nipote?

– No, impossibile. Lo sei. Io e te siamo uguali, due teste di cazzo.

 

 

 

Quindi morì. Prima di morire però, suo figlio, cioè mio padre… noleggiò una Ferrari e lo portò in giro per il suo paese come Bruce Dern di Nebraska. Mio nonno non ebbe mai la patente. Sì, ma se la tirò lo stesso di brutto poiché i suoi coetanei, vecchi quanto lui, non ebbero mai neanche i soldi per una Cinquecento.

Le donne prima fanno le agnelline, dunque le pecorine. Una volta smarritesi, dopo aver fatto pure le mule, trovano un marito che, annoiato e bulimico-bucolico, mangia il pecorino e, anziché corteggiarle ancora come Robert Forster di Jackie Brown, dice sempre loro:

– Ah, quanti rimpianti. Potevo essere almeno, da giovane, Rick Dalton/DiCaprio. Tu invece sputtani tutto il nostro stipendio a comprare i fotoromanzi.

 

Sì, Phoenix fu il solito buonista del cazzo col suo discorso di prammatica e bella grammatica agli Oscar. Dopo essere dimagrito come Jennifer Connelly per interpretare lo scarnificato, deperito Arthur Fleck, mangiò più di Thomas Wayne. Diventando nuovamente, come dicono in meridione, un vitello. Cioè uno non solo con più soldi del nipote di Agnelli, bensì con una panza da toro che sta con Rooney Mara.

Una che la guardi e ti sembra, con la sua pelle bianchissima come il latte fresco, vergine ma poi ti ricordi che fu Maddalena.

Mentre Elio Germano, il peggior attore della storia del Cinema italiano, vinse un altro premio per aver interpretato la parte di un artista “storto” e “sbagliato”, cioè Ligabue. Uno sicuramente, comunque, meno dritto del cantante Luciano nazional-popolare. Luciano fu dritto, eccome. Dopo aver leccato il culo agli adolescenti più depressi del Giacomo Leopardi de La tenerezza di Gianni Amelio, con quella sua schifezza di Radiofreccia, continua a imitare Vasco Rossi.

Quello di… voglio una vita spericolata come Steve McQueen.

McQueen fu l’unico che non riuscì a fottere Sharon Tate. Il film di Tarantino docet. Sì, in verità Polanski sempre seppe la verità. Per Steve non vi fu mai La grande fuga né mai questa super figa, rimase un gran pagliaccio col suo Papillon.

E forse è meglio che essere degli ipocriti, continuando a dire che Louis Garrel de L’ufficiale e la spia prima o poi, assieme a un tipo cazzuto, non avrebbe sollevato uno scandalo e scoperto un complotto devastante.

Per quanto mi concerne, stiano da me lontane le marce tope. Possiedo un certo carisma da Johnny Depp, topo da biblioteca, de La nona porta da preservare. Usate voi i preservativi.

Quindi, basta coi satanismi ma, comunque… Quella lì è più bella di Emmanuelle Seigner. La ficchiamo subito nella copertina di un altro mio libro noir erotico. Romanzi torbidi, quelli del Falotico, romanzi cupissimi, romanzi dalle storie labirintiche. Storie di dalie nere, di calde sere, di macabri intrighi freddi, di corna diaboliche, di angeli figli di troia. Insomma, quasi tutti dei capolavori come i film di Polanski.

Ora, andate a dire a chi m’invidia come Charles Manson che è crollato come il ragazzo della prima stagione di Mindhunter quando i detective gli mostrano il completino della ragazza pompon.

Sì, costui mi odia a morte. Su YouTube, si fa chiamare Mr. Wolf. Mi sa che ha molti problemi da risolvere. Soprattutto perché la polizia postale, poco fa, gli recapitò a casa altre denunce per cyberbullismo.

Insomma, un hater più demente di quello che già beccai anni fa. Cioè, sempre lui. Incorreggibile, cazzo.

mr wolf

di Stefano Falotico

La mia vita, soprattutto degli ultimi dieci anni, fu un delirio lynchiano magistrale: un video incredibile che svela perfino la perdita della mia verginità, che Falò da Fire Walk with Me!


01 Mar

fuoco cammina con me ray wiseOddio, sono mortificato nei riguardi di me stesso. Se riguardo, in forma retrospettiva, la mia vita trascorsa, debbo ammettere che Strade perdute risulta, a confronto, un film appena sufficiente quando invece tocca la vetta del capolavoro assoluto più stupefacente.

Lost Highway, un film ignobilmente declassato dal poco attendibile aggregatore di recensioni metascore.com ove ottenne e ancora ha soltanto uno scandaloso 52% di media. Gridano vendetta questa votazione e le valutazioni assolutamente non in linea con la sua grandezza.

E che dire allora delle due misere stellette assegnate da Mereghetti nel suo dizionario? Non possiedo l’ultima edizione, dunque non so se Paolo abbia rivalutato il suddetto capolavoro lynchiano oppure se sia rimasto fermo e impuntato sui suoi bacati convincimenti.

Ebbene, amici, dopo che fui indagato ingiustamente da falsi burocratici d’uno status quo demagogico che vollero appurare se davvero fossi più matto di Lynch stesso, che vollero sviscerare ogni mio pelo per constatare se delirassi più del suo Inland Empite poiché mi dichiarai L’ultimo dei romantici libertini, posso orgogliosamente attestare, con tanto di ufficiali lettere di dimissione e le doverose, sacrosante, oserei dire vergognose scuse d’ogni istituzione psichiatrica, che da due anni a questa parte il sottoscritto fu prosciolto da ogni ulteriore infamia a suo discredito.

E che, giunti a questa svolta della mia assurda, rocambolesca, grottesca e surreale storia avventurosa e spesso angosciosa, adesso posso nuovamente saltare sulle macchine per dirigermi dalla mia lei e, come il grande Sailor Ripley/Nic Cage di Cuore selvaggio, intonarle romanticamente un tenerissimo e commovente, epico Love Me Tender.

Ma quale pazzo, ma quale disturbo delirante paranoide!

Mi trovai nell’ingrata, umiliante e penosa situazione anomala e piuttosto anormale, in forma scabrosamente glaciale e morbosa, di trovarmi costretto a giustificarmi davanti a tutti solamente perché giammai amai il Cinema falso di Gabriele Muccino e, appena non fui più un bravo soldatino, un simpatico bambino, tantomeno uno scemino col cervello piccolino, la gente su di me delirò.

Ma che volete farci? La gente pretende di capire pure il finale di Mulholland Dr.

La vita, nelle sue strade impervie e sorprendenti, non è razionalmente spiegabile attraverso il nonsense di stupide, superficiali diagnosi effettuate da strizzacervelli frustrati più del fantasma di Bob.

Sì, il novanta cento degli psichiatri sono degli sfigati più brutti e spaventosi dell’orripilante Frank Silva.

Scomparso il 13 Settembre del 1995 alla sola età di 44 anni.

Di mio, nacqui esattamente lo stesso giorno, cioè il 13 Settembre del 1979.

Mentre questi psichiatri camperanno fino a cent’anni senza mai vedere, neppure una volta in vita loro, Fuoco cammina con me.

Dei maniaci tromboni ossessionati da Freud e dall’Eos più turpe e alla buona, infatti li potrete trovare goderecci, a Santo Stefano, a vedere un cine-panettone con Christian De Sica.

Non fatevi fottere con le loro ipnosi, loro trombano, rifilando parcelle. Ah, che porcelli.

Essi attentano alla vostra unicità, alla vostra pura bellezza da Sheryl Lee/Laura Palmer per suggestionarvi. Tirando in ballo che sei bello/a è perché sei diverso/a.

Sì, non sei un cesso come loro. Gente che, se uno guarda Twin Peaks, predispone un T.S.O. perché seppe solo imparare le pappardelle a memoria, rovinando l’arte delle anime eccentriche e giustamente non conformi a una visione schematica delle cose e anche delle cosce.

Sì, secondo me, Laura Elena Harring è indubbiamente più figa di Isabella Rossellini.

Ma guai a dirlo poiché Dorothy Vallens rappresenta, per il borghese medio, il simbolo femminile dell’eleganza dolcemente sensuale mentre la Harring ha il seno rifatto.

Smettetela con questi voti alle donne. Con queste classificazioni da troioni. Ché poi diverrete asmatici come Frank Booth/Dennis Hopper di Velvet Blue.

Sì, dall’età dei quattordici anni, su per giù, essendo io l’incarnazione dello Sturm und Drang, fui vilipeso e schifato, metaforicamente schiaffeggiato dai miei coetanei. Diciamo che fui malvisto per via delle mie scelte esistenziali trasgressive e fuori dall’ordinario rispetto a una vita per molti, ahimè, impostata su codici moralmente ipocriti da scremature più semplicistiche di un’equazione binaria.

Ma che volete saperne voi, panzoni debosciati come Anthony Sinclair/Tom Sizemore di Twin Peaks: il ritorno, delle mie amnesie da Dougie Jones/Kyle MacLachlan?

Sarete oggi dei gorilla King Kong sposati a un’ex reginetta della classe che un tempo fu davvero sexy come Naomi Watts di Atto indecente, film altresì conosciuto come Cattiva condotta.

Adesso, pur di riuscire ad arrivare a fine mese, lo dareste… no, la svendereste anche a James Caan di Mi gioco la moglie a Las Vegas. E, mentre ve la giocaste per un puttaniere del genere, semmai state pure davanti alla tv ad ammirare il fascino sempiterno di Robert Redford d’Indecent Proposal, cambiando canale e sintonizzandovi su uno Striptease.

Siete dei Ghost viventi, diciamocela. Appena vi capita una sfiga, vi rivolgete a una medium diel cazzo, cioè a svitata in abiti da suora come Whoopi Goldberg. E, se poi vi butterà di nuovo bene, nonostante la vostra lei l’abbiate nel frattempo data via altre cinquemila volte, a San Valentino le regalerete pure Unchained Melody in karaoke. Oche, state in occhio!

Che ve ne fate, inoltre, dell’abbonamento a Netflix se ancora non vedeste, non avete visto e giammai vedrete What Did Jack Do?

Sono stanco dei film già visti come The Irishman e di pacchianate come C’era una volta a… Hollywood.

Queste patetiche agiografie elegiache su vostre vite solo sognate e mai compiute.

Dovreste guardarvi allo specchio anziché comprare i libri di filosofia orientale per curarvi dal mal di pancia e dai fegati amari. Inutile anche che cerchiate alibi e ascoltiate i consigli degli imbonitori come Paolo Crepet. O facciate i moralisti pedagoghi come Vittorino Andreoli.

Non dovete più mentire a voi stessi ma essere invece spietati e onesti. La vostra vita fu una tragedia peggiore dell’omicidio di Sharon Tate. E non colpevolizzate il prossimo se non gliela faceste.

Foste voi, più idioti di Charles Manson, a stuprare la vostra innocenza, a deturpare ogni bellezza, sconsacrandovi nella demenza. Ma, per quanto possiate definire le persone che non capite come poverette, Dio c’è e ora finalmente capiste che dovreste farvi solo du’ spaghi e stappare il Prosecco.

Dunque, tontoloni, qui dalle mie parti si fa tutto un altro gioco di palle e CR7 può anche prenderselo in culo sentitamente.

 

di Stefano Falotico

 

fuoco cammina con me

roberta

PULP FICTION – Ora vi racconto una storia da C’era una volta a… Hollywood


21 Feb

pitt una volta hollywood

 

Capitolo1
L’adolescenza per molti non finisce mai poiché giammai iniziò

Su uno di questi giornaletti del cazzo, uscì un articolo celebrativo di Cobain, Kurt Cobain. Da molti della mia (ex) generazione, denominata x, forse i greca, insomma quella che anticipò il millennio e ora, spaesata, delusa dalle aspettative utopistiche propugnate falsamente dai loro genitori ipocriti, post-sessantottini, adoratori del Cinema mieloso e retorico di Muccino, quei vecchietti passatisti che elevarono in gloria Fellini, coloro che venerarono i cosiddetti maestri ma, invero, amarono solamente addolcire le loro amarezze con le peggiori schifezze nostalgiche e fintamente ciniche di quel tenerone di Pupi Avati, ecco, per molti figli di questi papà, Cobain divenne un’ancora di salvataggio millenaristica. Perfino quando Kurt si suicidò, lo beatificarono e ancora di più santificarono. Proiettando in lui, da terragni amanti della new age dell’aldilà, le loro aspirazioni fustigate, i loro desideri castigati da genitoriali dettami castranti.

Sì, anziché pregare l’Onnipotente, riascoltarono continuamente perfino le canzoni di Kurt più tremende.

In preda al Giubileo, no, in grida di giubilo da schizofrenici forse pure ebefrenici, s’identificarono in questo santone non più vivente. A lui affidandosi nel momento del bisogno.

Sì, molti di questa generazione di merda/e, anziché passare delle estatiche estati a ballare in riva al mare, selezionando dal jukebox un tormentone di Bob Marley, si (di)strussero nel curare i loro mal di pancia, pari a quelli di Kurt, sofferente infatti spesso di forti crampi allo stomaco e al basso addome, stuprandosi le meningi e le trombe di Eustachio con musica senza ritmo. Alcuni, col mustacchio, tanto per darsi un tono da pirati Barbanera, anziché pensare allo sticchio, leccarono solo il gelato al pistacchio.

Di mio, posso dirvi che L’ultima volta che mi sono suicidato… è un buon film.

Se Cobain, il frontman dei Nirvana, idolatrato più di Buddha, fosse ancora in vita, mi dedicherebbe la copertina dell’album rimasterizzato Nevermind. Sì, il bebè che fluttua nei fondali marini, in mezzo al plancton, ancora puro e senza (rim)pianti, altri non è che il JOKER MARINO, ovvero il sottoscritto.

Ovvero, un feto, non so se fetido o semplicemente fetente, che galleggia in mezzo a una realtà annacquata ferma a una visione da cavernicoli. Sì, degli ominidi monolitici che, come nell’incipit parodia di 2001: Odissea nello spazio, vale a dire La pazza storia del mondo di Mel Brooks, cazzeggiano a tutto spiano di pollici opponibili. Uso un’espressione, diciamo, meno animalesca per essere eufemistico. Se vogliamo invece essere volgari, in una prosaica parola sinceri, si fanno le seghe. Comunque, sono preferibili i trogloditi agli effeminati. Fidatevi.

Di mio, sono un uomo che, riciclando una pessima, vecchia battuta da spogliatoi calcistici, lesse soltanto Ventimila seghe sotto i mari.

Sì, precocemente m’inabissai in una follia da Christopher Lloyd sia di Qualcuno solò sul nido del cuculo che di Ritorno al futuro. Infatti, amante dello splendido romanzo d’avventura e di formazione di Jules Verne, detto italianamente Giulio, Un capitano di quindici anni, andai matto pure per Il giro del mondo in 80 giorni, malgrado conducessi una vita molto appartata, anzi, dentro il mio appartamento-stagno compartimento, da Leggenda del pianista sull’oceano.

Lloyd, in Back to the Future di Zemeckis, viene chiamato simpaticamente Doc dal personaggio interpretato da Michael J. Fox. Il quale, da molti anni, è malato del morbo di Parkinson. Ho detto tutto…

Di mio, per molto tempo soffrii del d.o.c., acronimo, cioè sigla del disturbo ossessivo-compulsivo.

La mia vita emotiva si fermo lì. Vari psichiatri tentarono di farmi girare dei sequel, persino apocrifi, della mia storia assai originale.

Sì, molte persone cercarono addirittura d’imitarmi ma sono tutte versione non autorizzate dal sottoscritto.

Sì, io sono il capostipite invincibile della mia vita invivibile, sono peggiore dei più noiosi film invedibili, non commercialmente vendibili, non adatti alla massa formata da uomini e donne imbevibili.

Comunque, vi bevete anche il fatto che C’era una volta a… Hollywood sia un capolavoro.

Idioti come voi sono facilmente, alla pari di Harvey Keitel de Le iene, fottibili.

Sì, sono uguale a Tim Roth/Mr. Orange. La mia vita fu un’Arancia meccanica. Molti ragazzi, per allentare la noia dell’adolescenza, ecco, ascoltarono Cobain. Altri, come Alex/Malcolm McDowell, Beethoven.

Molti si credettero delle rockstar. Di mio, alla stessa maniera di Franco Battiato di Bandiera bianca, fui l’incarnazione del ritornello… a Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata.

Non mi drogai mai. La gente si bevve e ancora beve tutto. Di mio, al massimo bevo un White Russian come il grande Lebowski. Alternato a qualche aranciata.

Ma quali limonate.

E ora dovete sciropparmi. Basta pure coi succhiotti. Meglio un sano succo di frutta. Se vi scappa un rutto, ci sta. Tanto, ricordate, è meglio un rutto piuttosto che dare un bacio con la lingua e molta cannuccia a una ragazza ciuccia e assai brutta.

Sì, fui Jack Nicholson. Del menzionatovi capolavoro di Milos Forman? No, di Qualcosa è cambiato di James L. Brooks.

Vissi da misantropo capace di tenerezze da romanzetti Harmony.

Di mio, sin dalla pubertà, odiai Questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni. Sì, le donne impazziscono pure adesso per Raoul Bova. Di mio, mi masturbai due/tre volte su Barbara Snellenburg di Piccolo grande amore. Nonostante vivessi da principessa. Forse sul pisello.

Ancora oggi, dopo che smentii ogni diagnosi psichiatrica, scrivendo perfino il libro Dopo la morte nel quale distrussi totalmente ogni certezza di Freud, narrando di pazzi manicomiali, no, allestendo pezzi altamente encomiabili, sì, poetici e degni delle cabale più sognanti di Jung, ancora vivo in Purgatorio. Sì, una vita da mediano e non esiste, amici, la via di mezzo. Ricordatelo. Se pensate che io porti sfiga, siete toccati. E non toccatevi. Ah ah.

A tarda notte, mi reco al Royal Bar, ubicato in uno sperduto entroterra periferico di Bologna. Ove ordino un caffè che zucchero con della canna, ridendo sulle vostre quotidiane amarezze e ingoiando un tramezzino.

Sì, molti adolescenti che si fecero molte canne, eh già, in effetti s’identificarono col leader dei Nirvana. Solamente perché non ebbero le palle per ribellarsi a un’esistenza caudina come il protagonista di Elephant di Gus Van Sant. Regista, fra l’altro, di Last Days.

Di mio, sono multiforme. Sono sia Will Hunting che Sean Connery di Scoprendo Forrester. A differenza di Robin Williams, non mi suiciderò. Se tu invece, cazzo, pensi di essere un bel novizio come Christian Slater de Il nome della rosa e stai scrivendo un libro romantico-fanciullesco, figlio del tuo amore (im)purissimo, intitolato… Scopando una selvaggia come Valentina Vargas, tagliati subito la verga, leggi I Malavoglia e fatti monaco.

Sì, la gente non mi sopporta. Ama essere leccata e presa, per l’appunto, per il culo.

Io sono un verista. E vi garantisco che Cobain non valse un cazzo.

Comunque la sua ex moglie, Courtney Love, credo che abbia preso più uccelli delle pornoattrici Brianna Love e Brandi Love.

Sì, lei prosciugò l’uccellino canterino di Kurt. Infatti, Kurt le dedicò la canzone Come as You Are.

La dedicò a lei, sbaglio? O un’altra puttana? Mah, non lo so, ah ah.

Invero, io mi ammazzai molti anni fa quando, a contatto con ragazzine amanti dei Backstreet Boys, le quali si strapparono le mutande, ascoltando nella loro cameretta l’intramontabile hit più sciocca di sempre, I Want It That Way, compresi, essendo molto avanti, che non avrei mai avuto un rapporto sessuale come quello avvenuto, venuto al top e in topona, svenevole, svenato e tutto pompato-eiaculato-ficcato fra Erik Everhard e Penny Flame nel cult per arrapati e amanti dei culi, intitolato per l’appunto Penny’s Flame Out of Control.

Altro che i Chemical Brothers!

Film ancora rinvenibile in dvd, scaricatelo subito. Ah ah.

Di mio, ce l’ho tutto sigillato, non ancora scartato. Ah ah. Sì, un “oggetto prezioso” che proteggo dai batteri di una società mefitica che pensa solo alla figa.

Ho spesso una faccia così anonima da sembrare uno spermatozoo e sono imbarazzante. Al che, m’incappuccio con un profilattico gigantesco ordinato su misura della mia enorme testa di cazzo.

Comunque, un consiglio per tutti i giovani ritardati. Non datevi al grunge. Siate come il Grinch.

Come già vi dissi, mi sverginai nel 2003. Ecco, sopra vi eccitai, no, vi citai una scena pornografica niente male.

Assolutamente però non paragonabile a quello… che lei mai avrebbe immaginato.

Sì, credo che questa ragazza, prima di morire reciterà al prete che le darà l’estrema unzione, eh sì, ho visto una cosa che lei non potrebbe mai immaginare.

Il prete le risponderà: – Ragazza, anch’io sto morendo. Non vidi mai Blade Runner. Me la faresti vedere?

– Prete, forse voleva dire… lo guardiamo assieme?

– No, voglio guardarla solo io. Tanto manco solo io alla cappella, no, all’appello.

 

Sì, appena costei si accorse che fui meglio di Mark Wahlberg di Boogie Nights, mi violentò come stette per fare Demi Moore con Michael Douglas in Rivelazioni.

Ebbene, uno dei miei film preferiti della primissima adolescenza fu il Robin Hood con Kevin Costner. In cui lo stregone Morgan Freeman, scambiato per ciarlatano, distrugge la strega cattiva.

Adoro Excalibur di John Boorman e impazzisco… sempre quando Mago Merlino combatte contro Morgana.

Un mio ex amico, invece, epilettico e in passato in cura presso un medico, non scherzo, dallo stesso cognome della donna responsabile dell’omicidio di Cogne, ebbe spesso l’abitudine di trattare come femminucce chi non ascoltò, a differenza di lui, Kurt Cobain.

Per lui, furono e sono tutti malati di mente.

E diede addosso, che ne so, a Francesco che amò Ornella Vanoni e Renato Zero, a Marcella che si toccò con Lenny Kravitz.

Pure a me. Dicendomi che Robert De Niro è un coglione.

Sì, soprattutto nei panni di Vito Andolini.

Vero?

 

Capitolo 2

 

Scrivetelo voi, se vi riesce.

Anzi, c’è.

Vari idioti, capeggiati da un mitomane alla Charles Manson, pensarono di fare il festone a una bimba piagnucolosa.

Però, si trovarono di fronte un minchione. Ovvero Cliff Booth. Una sorta di Killer Joe/Matthew McConaughey. Guardone, pervertito.

Come è un uomo e non un falso.

Ora, polli miei pazzi, attaccatevi al cazzo.

La prossima volta, andate a prendere per il culo quella troia di vostra madre.

 

di Stefano Falotico

 

Anche questi Oscar ce li siamo tolti dalle palle. Trascurando Parasite, diciamocela, il film più bello dell’anno è/fu RICHARD JEWELL, ve lo dice Tarantino


10 Feb

tarantino

Come sapete, gli Oscar premiano i film dell’anno antecedente. Anzi, per esattezza, i film distribuiti nell’anno da poco terminato. Film che devono essere stati presentati in sala. Anche se in due sale. Con l’avvento di Netflix, tutto fu incasinato.

Così come alcuni film presentati ai festival in tempi decisamente anteriori rispetto alla loro (scarsissima) distribuzione in sala, vengono erroneamente classificati come usciti in sala in un certo anno quando, invero, furono già completati e mostrati parecchio tempo prima.

Sarebbe come dire… The Irishman è un film del 2019. Invero, no. Le riprese terminarono nel 2018 e di tale progetto se ne parlò dal lontano 2008.

Sarebbe parimenti come dire… Shakespeare realizzò i suoi capolavori letterari solamente giunto oltre la maggiore età. Grande balla, in verità vi dico che, alla pari di Mozart, William fu un genio dalla nascita.

Se avesse pubblicato Amleto a 8 anni, la madre l’avrebbe internato nel manicomio di Joker.

Eh sì, Shakespeare fu un mostro della letteratura. Mi pare giusto che William, da vera volpe inglese, volesse trascorrere l’infanzia, guardando C’era una volta a… Hollywood. Tempo per tragedie, appunto scespiriane come quella di Sharon Tate, ci sarebbe stato.

Quentin Tarantino invece è rimasto un bambinone col ciuccio. Ci sta, fa parte del personaggio.

Quest’uomo esteticamente impresentabile, la versione cartoonesca di Boris Karloff in Frankenstein che gigioneggia a tutto spiano nel pulp, credendo spesso di essere più cinico di Roman Polanski coi suoi magnifici, taglienti noir.

Quest’uomo forse più matto di Charles Manson ma che, a differenza dello scimunito Charles, canalizzò ogni sua frustrazione erotica, così come il suo Steve McQueen di C’era una volta a… Hollywood, il quale sbava indiscriminatamente e piuttosto schifosamente, spogliando con gli occhi Margot Robbie, ecco…, Quentin sublimò la sua adolescenza, da bugiardo, sfigato cronico come Mr. Orange/Tim Roth de Le iene e soprattutto come Tim Roth di Pulp Fiction, nel divinizzarsi, celebrando la venustà, non solo femminile bensì artistica, effeminandosi lui stesso nel consegnare al virile sex symbol per eccellenza, ovvero Brad Pitt, il ruolo di una vita da bella statuina. Ah ah.

Sì, Quentin Tarantino altri non fu in realtà che Stuntman Mike/Kurt Russell di A prova di morte redentosi, cioè un ex misogino incallito divenuto un feticista amante pure dei piedi callosi di Margaret Qualley.

Poiché, dopo aver celebrato nella sua videoteca anche degli scult volgarissimi con Alvaro Vitali, dopo essersi sepolto vivo fra pareti caliginose, trasformò genialmente la sua orribile presenza scenica da uomo odioso e ombroso, forse lombrosiano, per l’appunto fisicamente scalognato, insomma non certamente Brad Pitt o Leonardo DiCaprio, inventandosi un modo per scoparsi Uma Thurman in maniera dolcemente sfiziosa.

Quentin deve aver pensato a questo. Ora, di mio appaio come un mezzo burino alla John Travolta di Pulp Fiction, quindi con una figa così, se mi presentassi deciso e porco come Christoph Waltz di Bastardi senza gloria, farei la fine di David Carradine nel finale di Kill Bill 2.

Vediamo un po’ come posso cucinarmela. Ah, facilissimo. Le scrivo il ruolo della Sposa su misura. Cioè, se le dedicassi poesie d’amore leopardiane, aggraverei la mia situazione. Alle donne non interessano gli uomini romantici. Dicono di amare gli uomini che sanno amarle. Sì, solo se hanno i soldi. Devo dunque beatificarla, cucendole addosso la parte della stronza che forse non è così stronza come la dà a bere, leccare e vedere a tutti, no, come potrebbe apparire e come infatti è.

Lei interpreterà la parte di una troietta che, pur di fare la vita comoda, la diede al vecchietto coi soldi, il nababbo matusalemme tutto corrotto e lercio, David Carradine. Ma, essendo giovane, desiderò ancora divertirsi e non passare le serate a vedere le partite della Juventus, cosicché volle poi sposarsi un tipo da canzoni di James Blunt.

Bill le ammazzò il futuro marito nel giorno del matrimonio, compiendo una strage peggiore dell’eccidio di Cielo Drive.

Lei sopravvisse, lei è una con le palle, cazzo. Una che, sì, la diede a tutti per potersi permettere il lusso di pensare solamente a vendicarsi, anziché fare la sguattera sottopagata e dai più tamarri, durante i sabati sera in discoteca, sbattuta e tutta sudata, palpata, fottuta e inculata.

Lei, dopo esserseli scopati tutti, anzi, dopo che tutti la scoparono, sciupata eppur giammai davvero trombata, nell’anima e non solo in quella prosciugata, ebbe quindi una missione quasi politica, punitiva e reazionaria da portare avanti. Affinché sua figlia, in un mondo migliore senza figli di puttana, potesse avere davvero una villa ad Arcore. Sì, Uma Thurman di Kill Bill è in verità Maria Elena Boschi e Francesca Pascale. Ah ah.

Sì, da giovanissimo, le ragazze mi paragonarono a Luke Perry. Ma, come Rick Dalton, essendo troppo insicuro di me, non ebbi neppure il coraggio di fare il Revenant davvero. Sbandierai ai quattro venti che mi sarei atrocemente vendicato, in maniera machiavellica, di ogni Ed Harris di Snowpiercer. Sì, riuscii a liberarmi dalla morsa dell’iniqua, terrificante schiavitù psicofisica in cui i maiali mi costrinsero a esserenon essere… Al che, ebbi momenti di rabbia nei quali pensai perfino di diventare, più che una bestia salviniana, un adepto dei culti satanisti da Rosemary’s Baby.

Ma, dopo ponderate, sagge riflessioni, preferii essere un colto bibliotecario di libri preziosi, fra i quali i miei, come Johnny Depp de La nona porta.

Mi dissero che vissi addirittura in maniera parassitaria, ah, questi Mr. Wolf, pure di Wall Street.

Mi scompensarono psicologicamente e scesi le scale gerarchiche come Arthur Fleck, completamente ammattito. Sballato, gasato, completamente fuso. Sì, fu tutto un one man show per dare spettacolo. Un’innocua mia pantomima da burlesque, una mia sceneggiata da uomo apparentemente lupesco bensì burlesco, insomma un’esplosione di fuochi artificiali piuttosto fatui. Sì, per molto tempo mi raffreddai troppo e divenni un uomo, più che materialista, materico come Frank Sheeran/De Niro di The Irishman. Freddissimo, un ghiacciolo di granito.

Di mio, so che presto mi regalerò un’altra estate e succhierò la cannuccia, ficcandola in una granita. Sono un uomo realista, altro che nichilista. So che invece voi, poveri illusi, sognate di sposarvi Scarlett Johansson. Buona Storia di un matrimonio a tutti ma poi, ricordatevi, se come Adam Driver crollerete a pezzi, impazzirete e non riuscirete neppure più ad amare le “bambinate” dei film di Tarantino, saranno cazzi vostri.

Il film più bello, commovente e sincero dell’anno è/fu Richard Jewell. Parafrasando Marsellus Wallace: se vuoi dire che migliora con l’età, non è così.

Mi riferisco alla vita di molti di voi? Sì. Ora, se vogliamo dire che C’era una volta a… Hollywood sia il film più bello e maturo di Tarantino, non è così. Pulp Fiction rimane il suo film più autentico, Jackie Brown il più maturo e forse più bello.

Se invece vogliamo dire che è uno scandalo non avere candidato Clint Eastwood agli Oscar, è così.Quentin+Tarantino+92nd+Annual+Academy+Awards+iKpjcJGIardl

 

di Stefano Falotico

Gli attori e le attrici belle che mi piacciono e quelli/e che non mi piacciono anche se sono più belli/e


07 Feb

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Nessuno è meglio di Brad Pitt, che vi entri… in testa

Innanzitutto, a quanto pare, nelle prossime ore sarà sospeso il mio account su FilmTv.it, in seguito a mie risposte piuttosto accese avvenute in una conversazione con una persona che platealmente mi calunniò.

Ma questa fu la decisione e io non sono nessuno per contravvenire a questa disposizione.

Ora, prima che forse il mio materiale scompaia anche se, i miei migliori scritti sono già presenti tutti integralmente su tale sito www.geniuspop.com/blog, vorrei congedarmi da voi con un’analisi degli attori e delle attrici che a me non piacciono. È inutile che proviate a farmeli piacere perché li ripugno in maniera dispotica e forse pure indisponente.

Qualche giorno fa, che mi crediate o no, dissi a una che mi paragonò a Stefano Accorsi.

– Bene. Se ebbi qualche dubbio riguardo il mio possibile suicidio, ora m’hai appena convinto di non ammazzarmi.

– Io ti ho offeso. Ti ho appena detto che chi, in passato, ti disse che assomigli ad Accorsi fu pazzo. Perché Accorsi è bellissimo.

– Ecco, una che frequentai, diciamo, mi disse che invece gli assomigliai. Ora, se avesse detto che sembrai o sembro Antonio Rezza o il compianto Carlo Delle Piane, non me la sarei presa. Mi comparò invece all’attore e all’uomo peggiore del mondo.

– Ma che dici? Stefano è bellissimo. Fu un grande complimento.

– Per me fu un affronto gravissimo, invece.

 

Fu la peggiore offesa, sì, da me ricevuta in vita mia. Ecco, potete infamarmi e raccontarne di ogni tipo sul sottoscritto, dammi del bugiardo cronico, del fallito, del pagliaccio o addirittura, per via di vostre distorsioni mentali da maniaci ammalati di bigottismo, tacciarmi come un mezzo pervertito.

Ma non paragonatemi, nel bene o nel male, ad Accorsi.

Non me la prendo, tanto sono oramai abituato a essere screditato dalla gente invidiosa. Sì, solo gli invidiosi o gli innamorati non corrisposti, eh già, offendono il prossimo.

Si chiama critica pretestuosa. Conoscete forse una persona che, se non è interessata al prossimo, insulta quest’ultimo al fine solo di distruggerlo? Sì, esistono. Stanno pure in manicomio, però.

Le persone cosiddette normali, invece, forse sono ancora più pazze dei soggetti manicomiali.

Cioè, non possedendo il talento altrui, la sua bellezza o perfino la sua purezza, se n’accaniscono con furia imperterrita e infinita solamente per godere sadicamente di una sorta di corrispondenza emotiva che trae morboso piacere nel massacrare il prossimo. Per innervosirlo o dipingerlo in maniera arbitrariamente distorta, per l’appunto. Cosicché l’altro, rispondendogli a tono, venendo scosso dai suoi attacchi spropositati, in qualche modo, sebbene in maniera altrettanto malata, permette alla persona che l’offese o appena offesa, eh sì, di godere del suo gioco.

Un ricatto emotivo che spesso avviene fra innamorati. Ove una persona follemente innamorata dell’altro/a, eh già, la fa ingelosire apposta per misurare se, ingelosendola, la persona da lui amata si arrabbi(a).

Se si arrabbia, significa che tale arrabbiata persona è innamorata della persona che la fece arrabbiare. Altrimenti, se non soffrisse di gelosia, dunque se non avesse paura di perdere chi gli o le procurò gelosia, ne sarebbe rimasto/a indifferente.

Di mio, devo dire che con le ragazze, spesso, non capii un cazzo.

Tanti anni fa, una tizia che pubblicò, non so se pubblichi ancora per la Guanda, dopo essere stata da me disdegnata in modo da lei reputato agghiacciante, mi fece una guerra psicologica atta non a distruggermi, bensì a far sì che per lei mi struggessi. E patissi pene d’amore mai con lei venuto. Scusate, avvenute.

Non starò a dirvi chi fu ma fra me e lei, nonostante le sue insistenze, niente fu.

Lei mi baciò vicino alla stazione centrale di Bologna ma, al solo sfiorarmi le labbra, avvertì che io non avvertii nulla. Al che, con impeto selvaggio da Demi Moore di Rivelazioni, scese in tutta fretta dalla mia vettura, sbatté la portiera (solo quella, eh) e mi coprì dei peggiori appellativi ed epiteti:

– Sai chi sono io? Un altro, al posto tuo, avrebbe fatto carte false solo per assaggiare il mio profumo. Tu sei più matto di quello che pensai. E dire che, se me l’avessi dato, ti avrei reso lo scrittore più venduto del mondo. Io conosco tutti, ti avrei fatto arrivare subito…

 

La mia risposta fu lapidaria:

– Di mio, sto al mio posto di guida e tu ora non sei tanto a posto.

– Perché mi rifiutasti?

– Perché non mi piaci. Subito, lo fiutai.

– Nemmeno tu. Anzi, sai che ti dico, fai schifo, sei bruttissimo. Sei un mostro. Ora ti annienterò. Sai cosa andrò a dire a quella che frequenti? Che ci stiamo frequentando. E che puoi farmi?

– Non voglio fare niente con te. Che volesti fare, invece, tu? Ancora pensi di farmi qualcosa?

– Io le dirò che l’abbiamo fatto. E lei ti lascerà. So che di lei sei innamorato e ti rovinerò.

– Va bene. Ora però non rovinare, coi tuoi calci, la mia macchina. Sei da rottamare, bella mia. Vuoi che chiami il carroattrezzi?

– Allora tu sei veramente fuori.

– Mah, in verità, io sto dentro la mia macchina. L’unica fuori sei tu.

– Basta!!! Ora ti buco e sgonfio le gomme.

– Fai pure. Il mio comunque non si gonfiò per te.

– Ti gonfio di botte!

 

Questa qui, comunque, finse di essersela presa dopo che da me non prese un cazzo ma tempo dopo me la rifece. La incontrai, per caso, al festival di Venezia.

– Stefano, vedi quello che prepara i panini? Oh, me lo mangerei subito.

– Va bene. Adesso vado a dirgli che si scordò di darmi la maionese. Torno subito. Le patate vengono meglio con la sua maionese.

– Io ti distruggo! Ti faccio al forno!

 

Insomma, nemmeno tirando in bello, no, in ballo il panettiere riuscì a farmi, non solo ingelosire.

No, a differenza di molti di voi, non soffro di gelosia.

Che mi crediate o no, tantissime ragazze giovanissime mi scrissero in questi anni per fissare appuntamenti al buio.

Mi divertii come Bill Murray di Lost in Translation con queste Scarlett Johansson. Arrivate, no, arrivato al dunque, dissi a ogni Margaret Qualley:

– Fai la tua vita. Solo quella.

– Non ti piaccio?

– Potresti anche piacermi. Ma io sono troppo grande per te. So che mi prenderai per un coglione anche se, in verità, vorresti pure i miei coglioni ma hai ancora pagnotte da mangiare più di quella tizia che volle farmi ingelosire col panettiere.

 

Ecco. Dopo questo mio scritto, vorreste farmi credere di non essere un Bruce Lee semi-ascetico e zen che vi lascia vincere perché pensate di essere Brad Pitt e io ve lo lascio credere?

Ma vi smonto subito, nani.

Dunque, se vi piace prendermi per il culo, ci sto. Almeno, mi scuotete un po’ dal torpore esistenzialistico.

Se pensate invece di essere Lee Van Cleef di Escape from New York, mi spiace deludervi.

Sono molto più stronzo di voi.

Sono anche come Arnold Schwarzenegger de L’implacabile.

E i criminali non li lascio mai vincere, soprattutto se vogliono che accadano tragedie come quella di Sharon Tate.

Detto questo, gli attori belli che non mi piacciono sono Stefano Accorsi, si era capito, no, e Stefano Accorsi.
A me Brad Pitt, invece, stranamente piace.

Margot Robbie, purtroppo, non mi piace.

Le preferisco Margaret Qualley.

E ho detto tutto. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Le mie prigioni alla Silvio Pellico, ora sono io che mi sbellico, l’orco avrà bisogno della penicillina contro il mio Pollicino? Tanti saluti ai piccini e ai picciotti


28 Jan

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Parte prima: siamo dentro Richard Jewell, smascheramento di ogni criminale ridente, irredento ma presto punito

Indubbiamente, siamo di fronte a una tragedia di proporzioni eclatanti, sconvolgenti, dinanzi a uno scandalo giudiziario da far impallidire i maggiori esperti di criminologia e tutti i premi Pulitzer che portarono alla luce gli eventi più agghiaccianti, assurdi, macabri e sensazionalmente, per l’appunto, mostruosi.

Ora, senza essere troppo fantasiosi o perderci in chiacchiere e panegirici, comprate il mio libro Dopo la morte e sarete, nei minimi dettagli, attraverso il suo intarsio raffinato sciolto in prosa tagliente, finissima e sincera, morbida e cattivamente scagliata contro tutte le persone morbose, aggiornati in merito ai fatti atrocemente devastanti che non so se coinvolsero la mia vita poiché in questo libro non faccio nomi e cognomi ma vi vado giù pesante e impietosamente spingo, ribadisco, con furente forza sprigionatasi in maniera portentosa. Sfoderando tutta la mia grintosa maestria lessicale e sviscerando una torbida faccenda merdosa, una macchinazione peggiore di quella inflitta a Pasolini, un complotto mascherato (s)coperto da bugie bianche, da indagini ridicole, da compressivi, terroristici accertamenti psichiatrici assolutamente superflui, deleteri, solamente appesantenti una purezza forse (e)stinta per via dell’abominevole follia di rigidi codici fascisti istituzionali e biecamente, ingannevolmente dichiaratisi sani, santi, anzi stupidamente smanianti verso idiozie per nulla sananti sottese a (in)castrare un’indole che, in modo sacrosanto, non doveva essere lesa nella sua immaginifica spensieratezza e nel suo, vivaddio, libero arbitrio giammai infranto. Oh, miei infanti, oh, miei furfanti e impostori, la faceste grossa apposta e presto per voi arriverà, non so recapitata nella buchetta della posta, una bella supposta con tanto di richiesta di risarcimento e annesse imposte.

Un j’accuse tremendo, giusto. Inappellabilmente basato su fatti e accadimenti che non saprete mai se siano veramente esistiti, esistenti o ancora in balia di pendenze, procedimenti o altre porcate immondamente putrefacenti l’animo di un poeta che non volle, non vuole né vorrà adattarsi alla comune libagione di poveri dementi ch’è meglio che non aprano più bocca o continuino a recitare la parte degli allocchi.  Ogni lettore ne ricavi la corretta interpretazione, ogni colpevole si guardi in faccia e si costituisca senza rigirare le frittate a piacimento. Detto ciò, partendo da quest’assunto, ripeto, assai assurdo, incredibile nel suo riverberarsi e protrarsi, reiterarsi e puzzare più di fetenti carogne terrificanti, atterrenti ogni buon senso e trasgreditori di qualsivoglia morale dotata di senno, ora, di punto in bianco, parimenti al raptus di follia che indusse qualcuno a voler compiere uno scellerato Delitto perfetto, cioè desiderare in cuor suo di ammazzare una persona ma, essendo costui consapevole, pur non avendo coscienza, che se questa persona lui avesse ucciso fisicamente, sarebbe stato internato o, a vita, arrestato d’ergastolo insindacabile, arbitrariamente decise d’effettuare un crimine di matrice psicologica-sessuale. Adottando una strategia subdola di subliminali provocazioni bestiali, celate dietro profili anonimi da vigliacco, al fine di far crollare questa persona e ingiustamente di malattia mentale accusarla. Cioè, un crimine ribaltato per la bella faccia da maiale di costui. Come potete constatare, non mi piego dinanzi alle intimidazioni, ai ricatti e alle reprimende, alle falsissime ammende e alle bugiarde incriminazioni che, in verità, non mi fanno nulla ma soprattutto non significano niente. Ah, certa gente è peggiore dei mafiosi. Prima trucidano uno e poi vanno pure a confessarsi alla domenica con tanto di acqua benedetta. Pulendo le loro lacrime da coccodrillo se appurano pure che quella persona, da loro presa di mira indiscriminatamente in giro, è morta, anzi peggio inaspettatamente rinata, con una veloce, detergente salvietta.

Persone che forse votano Salvini o, peggio, si spacciano per buoni cristiani di Sinistra quando, invero, sarebbero da ficcare in un centro di cura riabilitativa affinché si acclari che i loro squilibrati cervelli siano stati smacchiati, puliti e asciugati da ogni neurone fuori di testa.

Dio cacciò Lucifero dal Paradiso e da allora fu una battaglia senza fine.

E, quando sarà finalmente finita la mostruosità, forse sarà davvero finita un’altra vita. Poiché il cosiddetto buono altri non è che Satana e ora ha capito che io sono più cattivo di lui.

E non la do vinta ai pazzi e ai criminali che affibbiano all’altro la patente di nano, di pervertito onanista, di fancazzista ed emarginato ballista.

Vi basta prendere le loro vite, insulse, carnascialesche e confrontarle con la mia anima esposta in un catalogo di libri da mettere al tappeto qualsiasi Edgar Allan Poe del cazzo.

Edgar scrisse I racconti del terrore, io scriverò forse I racconti del terrone. La storia di come il razzismo nordista non accetta gli artisti perché, si sa, devono farsi il culo e soffrire in una vita pusillanime e mediocre, sennò vengono tacciati di schizofrenia e altre stupidaggini partorite dall’imbecillità incurabile dei dementi insanabili.

No, dinanzi agli ebeti non mi arrendo. E ancora mi appello a una san(t)a giustizia che faccia pulizia di certa ignobile sporcizia.

Parte seconda: per sapere se puoi entrare in contatto con un uomo e una donna sani, fate loro queste domande

Allora, voi credete all’amicizia fra uomini e donne? Esiste, soltanto che poi uno non resiste e, se non ha un cazzo di meglio da fare, avviene il tradimento. Ah ah.

Ora, se credere che possiate essere amici di una donna che v’affascina, andate da lei e salutatela calorosamente con un:

– Ciao, grande figa. Vuoi diventare mia amica?

 

Ora, se vi blocca subito, significa che sinceramente siete dei cessi e pure senza una lira. Poiché non v’avrebbe mai bloccato se foste stati Lapo Elkann. Il quale è brutto come il debito ma ha i soldi per comprare a tutte le donne del mondo cinquemila ville ove si drogheranno tutti assieme appassionatamente Dunque di costei, sia come donna che come eventuale amica, non sappiamo che farcene.

Sì, vorrei essere chiaro su questo punto, non solo g come G di gonna. Il novanta per cento degli uomini sono dei pervertiti come Harvey Weinstein. Solamente che, non essendo produttori di Hollywood, non posseggono il potere fascinatorio di corrompere nessuna. Al massimo, è la loro moglie che rompe le balle a costoro se li scopre che comprarono la crema vaginale messa in vendita dall’interprete di Shakespeare in Love, ovvero Gwyneth Paltrow. Una che, in effetti, non fu mai stu(p)rata da Weinstein ma disse al suo ex compagno di allora, Brad Pitt, di picchiare Harvey se si fosse azzardato a non corrompere i membri degli Academy Awards per darle l’Oscar. Ah ah!

Quest’anno, Brad vincerà l’Oscar per C’era una volta a… Hollywood. Interpretò Bastardi senza gloria, prodotto da Weinstein, ma non vinse un cazzo. Mentre, C’era una volta a Hollywood non è, per ovvie ragioni, finanziato da Weinstein anche se inizialmente doveva essere così, ma è la storia di una donna stuprata e poi uccisa, bionda come la Paltrow, cioè Margot Robbie/Sharon Tate, che deve averla data a qualche produttore più scemo di Charles Manson per trovarsi in un film di Tarantino.

Ah ah. Ce la vogliamo dire? Quand’è che riprenderanno la serie Baywatch? Margot Robbie è un’attrice da du’ soldi, una bagnina tutta rifatta e strafatta. Non sperate che possa esservi amica poiché, se doveste incontrarla in vacanza a Venezia e, senza sprezzo del pericolo, le direte che è una bella figa, col conto in banca che ha, vi farà causa e finirete inchiappettati più di quei tre cazzoni uccisi da Pitt e DiCaprio nel finale della troiata del film di Tarantino. Come no? Se vi dico che è così, cazzo, è così.

Mah, di mio, adesso devo grattarmi le palle. Poi uscirò. Lungo la strada, vedrò tanti uomini belli come DiCaprio che, purtroppo, non ebbero e giammai avranno l’occasione d’interpretare Titanic e dunque presto finiranno affogati.

Sì, sono come un iceberg. Dico a tutti, compreso me stesso, le verità raggelanti del mondo. Voi, donne, continuate a leccare un gelato e a sposare una testa di cono. Ne riparliamo quando, dopo che lui vi avrà offerto e spalmato lo yogurt, dopo tanto (o)zio vi chiederà il divorzio e finirete a lavorare in una cremeria, mangiandovi le dita sporche di cioccolato. Uhm, quel colore è marrone come qualcos’altro. Siamo sicuri che sia cioccolato? Ah, capisco, è un marron glacé. Insomma, andate tutti a cagher’!

Di mio, indosso un maglioncino e non voglio essere un piccino. Do da mangiare ai piccioni poiché, ricordate, meglio prendere due piccioni con una fava e non credere alle favole di questa società di uccelli e passere, apparentemente perfetti, che in realtà fanno vomitare chiunque, vivaddio, ancora possegga un ottimo cervello.

Parte terza: finale esplosivo!

Qualche mese fa, anzi, per l’esattezza la scorsa estate, forse a causa del clima caldo di quel periodo, entrai in ascensore con l’anziana condomina del terzo piano che mi disse:

– Stefano, voglio dirtela tutta.

– Ah, ha detto esattamente voglio dirtela? Dirtela con la i?

– Sì, perché?

– No, così, non si sa mai. Mi dica.

– Mia figlia, l’altro pomeriggio, è tornata a trovarmi. Da tempo non ti vedeva. Come sai, da anni abita col marito lontana da me. Ecco, mi ha guardato, pronunciando le testuali parole… sai che è diventato un bellissimo ragazzo? Stava parlando di te.

– Capisco. Quindi sua figlia volle tradire suo marito e, in quel preciso istante in cui mi vide, sognò di succhiarmi l’uccello.

– Ma che dici? Che schifo!

– Ho detto la verità, signora. Ha mai conosciuto una donna che dica… ah, è un bel ragazzo e, nel frattempo, non immagini di leccarglielo tutto con tanto di avvilupparselo al galoppo e bacio alla scaloppina su molte pomiciatine e sfilatino nella ficcatona?

– In effetti, no.

– Insomma, dica a sua figlia che devo pensarci su. Ma non è che lei pensa di me la stessa cosa di sua figlia?

– Ma figurati, sei così giovane.

– Appunto.

 

Ah ah. Eh sì, mentre molti di voi diventano pasciuti e viscidi, lerci, grassi, unti e bisonti, il Falò ringiovanisce a vista d’occhio e, lupescamente, ammicca con tanto di ciuffo su faccia da culo che sa il fallo, no, suo fatto. Se siete invidiosi, fatevi una sega o una scema, forse pure la scimmia de I delitti della Rue Morgue ma vivrete di complessi di colpa da Il gatto nero.

Ora, devo dormire. Dalla nascita, sono troppo sveglio e preferii chiudere un occhio a chi mi fece i malocchi. Forse lui fu un finocchio, forse io sono Pinocchio.

Fatto sta che ogni misfatto viene prima o poi a galla, miei galli.

Sono Asterix. Ora inserisco pure un asterisco in mezzo alle tue gambe perché fai lo stronzo che se la tira da uomo brillante.
Insomma, che cazzo campo a fare in questa società inculante?

Parte quarta: no, non era finita, ho deciso di infilzarle ancora, no, iniziando da dove ero finito, no, avevo finito, cioè da tre donne e mezza più una semi-lingua, tre quarti di seno e trenta cm di coscia, insomma Boxing Helena

Sì, di me si può dire che, in effetti, coiti alla mano, no, conti alla mano, in passato sia stato un grande borseggiatore delle donne anziane. Cioè me stesso. Sì, invecchiai prima del tempo e vissi una vita da pensionata/o. Poi, in tv passò Sherilyn Fenn in Twin Peaks e cazzeggiai di fantasie erotiche ritrovate. Anche Laura Palmer fu ritrovata nella terza stagione di tale capolavoro lynchiano ma era diventata una cinquantenne frustrata e forse, dico per lei, era meglio se fosse morta davvero.

Sì, le cinquantenni, chiariamoci, che cazzo vivono a fare? Per andare a Teatro a vedere donne ancora peggiori e più acide di loro che inscenano patetismi esistenziali a base di urla e monologhi vaginali con al loro fianco, spesso, un uomo fesso e marpione cha fa la figura del borghese coglione?

Sì, vite in auto-ritratto di donne che non sono semmai delle zoccole ma a cui preferirò il peto, no, il pelo delle ratte, no, di più giovanili gatte.

Ecco, nel 2003, scopai una. Ero vergine ma, dopo 15 secondi dalla penetrazione, lei si dimenò e mi graffiò manco fosse una pantera poiché, dopo l’orgasmo e il lungo… amplesso scalmanato, mi disse che, sì, prima di me aveva fatto sesso con altri ma nessuno aveva fatto sesso con lei come io lo feci con lei.

– Siamo sicuri che tu fossi vergine? Non sembrava.

– Ti ho detto. Prima di stasera, avrò visto almeno diecimila porno. Qualcosa ho imparato.

 

Poi, dopo questa arrivò un’altra.

Quindi, che mi crediate o no, forse in mezzo a queste due o in mezzo a qualcos’altro, incontrai una a Roma e le leccai solo il capezzolo del seno destro prima che lei, titubante, mi urlò con far sinistro:

– Non facciamo cazzate, domani devo alzarmi presto e ora è tardi!

– Ti vorrei ricordare che, domattina, io tornerò a Bologna e prenderò il primo treno. Non so quando tornerò a Roma.

– Quando potrai, faremo.

 

Io da quella sera la dimenticai. Lei no. Il giorno dopo mi scrisse su hotmail ma proprio quel giorno cambiai indirizzo elettronico e cestinai quello precedente.

Ecco, per dire che comunque non è che si fosse persa molto. Soprattutto io, ringrazio iddio, che quella sera m’abbia inculato anche se non era lei un gay.

Poi, arrivarono altri baci, bacetti e La porti un bacione a Firenze. Quindi, ricoveri psichiatrici, sedazioni al limite della castrazione, poche eiaculazioni ma solo, in ospedale, il caffelatte a colazione. Ecco adesso è risolto l’arcano. Dopo tremila anni di indagini a rompermi il cazzo, tutti gli esperti furono concordi nell’affermare che non soffro né di schizofrenia né di sociali fobie, né d’impotenza né di timidezza, né di scemenza né di mancanza di volontà. Insomma, non ho propri più voglia. Non solo di quella. Anche perché, a essere sinceri, le preferii sempre Elephant Man e credo che Una storia vera sia uno dei più bei film della storia.

– No, non ho capito quello che hai detto. Vorresti dire che ti senti come Harry Dean Stanton del film di Lynch appena menzionato?

– No, come Richard Farnsworth.

In verità, sbagliarono la diagnosi.

– Quando? Nel 2008?

– No, quindici anni prima.

– Cioè ti avevano scambiato per Sissy Spacek di Una storia vera. E quando ti ribellasti ti fecero passare per pazzo come quell’indemoniata della stessa Spacek in Carrie.

– Bravo, vedo che hai capito in fretta. La gente invece ancora non c’arriva.

– Visto che tu sai tutto di Cinema, toglimi una curiosità. Boxing Helena è della figlia di David Lynch?

– Sì, esattamente.

– E Nicolette Scorsese, la figona che si vede nel film, è imparentata con Martin?

– No, nessun grado, neppure lontano di parentela. Però Isabella Rossellini sposò prima Scorsese e poi Lynch.

– Quindi, Jennifer Lynch di chi è figlia? Della Rossellini?

– No.

– Oddio che casino. Un cazzo di qua, una figa di là, veramente la tua vita ma anche quella di tutti è una Mulholland Dr.

Cioè per farla breve, mi scambiarono per un mostro come Hannibal Lecter, sfruttato solamente per le sue capacità intellettive superiori alla media, e mi trattarono da cieco storpio come Dente di fata.
E se invece non fossi manco Clarice Starling ma Will Graham?
Come la vedete?

Eh già, a questo punto della storia, la vedo molto dura per voi battere e controbattere uno così. Che fate? Mi mandate altre missive minacciose e le consegniamo, come le altre, al mio avvocato?
Come direbbe proprio Lecter, dai su, eravate andati così bene. E poi quella battuta di cattivo gusto. Eh già, è stata quella a inchiodarvi, finalmente.

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Aug 01, 2002; Hollywood, CA, USA; Actors ANTHONY HOPKINS as Dr. Hannibal Lecter and EDWARD NORTON as Will Graham in the movie 'Red Dragon.' Mandatory Credit: Photo by G.Wilson/Universal Studios/ZUMA Press. (©) Copyright 2002 by Universal Studios

Aug 01, 2002; Hollywood, CA, USA; Actors ANTHONY HOPKINS as Dr. Hannibal Lecter and EDWARD NORTON as Will Graham in the movie ‘Red Dragon.’
Mandatory Credit: Photo by G.Wilson/Universal Studios/ZUMA Press.
(©) Copyright 2002 by Universal Studios

MANHUNTER, William Petersen, 1986, © De Laurentiis Entertainment Group

MANHUNTER, William Petersen, 1986, © De Laurentiis Entertainment Group

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di Stefano Falotico84209059_10215566266772632_5084184274127552512_o83295157_10215566267932661_3904010798300659712_o

Secondo voi, Woody Allen altri non è che JOKER a Manhattan anziché a Gotham City?


26 Jan

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IRRATIONAL MAN: tutto quello che avreste voluto sapere sulla mia coscienza da Sartre ma avete sempre osato con supponenza e crudeltà chiedere, eccome, poiché vi dispiaceva che non mi piacessero le sarte e le finte san(t)e

 

Sì, Irrational Man è un film bellissimo. Che profuma di leggiadra levità, un film però cupissimo, pessimistico ma al contempo ottimista, aperto a squarci di aperta euforia e contagiosa ilarità dopo tanta, apparentemente imperitura, troppo dura, insalvabile, orrenda infelicità e melanconica oscurità senza speranza e possibilità di cura.

Un film scuro.

Al min. 51, vi è però una scena stupenda e radiosa. Emma Stone e Joaquin Phoenix, recitando forse perfino meglio di Helen Hunt e di Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato nel pezzo del complimento migliore, sono seduti, tête-à-tête, a lume di candela in un caldo ristorante accogliente…

– Mi piace che ordini per me – dice lei, sorpresa e piacevolmente imbarazzata.

– Salute.

– Salute.

– Mi sento in forma stasera. Rilassato, felice.

– Dopo tutto, stiamo festeggiando, no? Anche se è un po’ macabro festeggiare la morte di qualcuno.

– Certo che la vita è ironica, no? Cioè, un giorno, una persona è impantanata in complicati, irrisolvibili problemi. Il mondo sembra buio, i problemi preponderanti e poi, in un batter d’occhio, le nuvole nere si aprono e torni a godere una vita normale. È stupefacente. A volte basta una piccola cosa.

– Tipo un attacco di cuore, eh eh.

– Oppure, non so, vincere alla lotteria.

– Già, uhm. Io sto festeggiando per la seconda volta in tre giorni.

 

In questo meraviglioso film, come detto, assai leggero e non pedantemente troppo lezioso e serioso, drammaticamente o esageratamente derivativo di Bergman, Woody Allen, malgrado nello scrivere qualche dialogo possa esservi apparso banale o addirittura facilone ed edulcorato, ha saputo dimostrare una sapienza e una capacità di sdrammatizzare perfino sé stesso che da lui, uomo autoreferenziale e palloso, non mi sarei mai aspettato. Insomma, m’ha stupito e lasciato allibito. Come si suol dire, senza parole. Per la sua magistrale, delicatissima mescolanza di tetraggine e al contempo di giocosa, innocua fanfaronaggine, per la lodevolissima capacità di essere riuscito a coniugare una vita malinconicamente tristissima come quella di Abe Lucas/Joaquin Phoenix, come sempre sostanzialmente il suo alter ego riflesso sullo schermo, a una vicenda lugubre quasi da Misterioso omicidio a Manhattan. Senza però ammorbarci con discorsi eccessivamente filosofici sul senso (in)significante della vita nonostante il protagonista di questa pellicola sia, paradossalmente, neanche a farlo apposta, un filosofo esistenzialista.

Abe Lucas, non riuscendo a uscire dal suo stato d’impasse, anziché ascoltare Lucio Battisti ed emozionarsi pateticamente con la ruffiana La Canzone del sole, per sentirsi vivo, pensate un po’, commette un perfido omicidio al fine, non machiavellico, di riappropriarsi, attraverso un gesto emozionalmente immorale, della sua perduta umanità. Da tempo immemorabile, insoluta come un assassinio irrisolto.

In poche parole, sopprime una vita umana per ritrovare l’essenza del suo io senziente. Poiché era lui quello morto dentro.

Assurdo, no? Stanco e stracolmo, oh, è il colmo, di nausea, memore della lezione sull’inferno degli altri dello stesso Jean-Paul Sartre, radicalmente, in linea con la rigorosità del suo nichilismo romantico, dunque superomistico, nietzschiano e kantiano, compie un Delitto perfetto alla Alfred Hitchcock.

Cioè, dopo essersi smarrito nelle tenebre, ecco che vuole essere pure la versione maschile di Kim Novak de La donna che visse due volte.

Forse, come Arthur Fleck/Joker, desidera utopisticamente rinascere in modo folle da vera araba fenice o probabilmente da Cervo a primavera alla Riccardo Cocciante.

Cantando alla sua bella… se stiamo insieme ci sarà un perché e vorrei riscoprirlo stasera.

Nello stesso anno in cui Cocciante, per l’appunto, con Se stiamo insieme vinse il Festival di Sanremo, Renato Zero arrivò secondo con Spalle al muro.

Vecchio, sì…

L’anno dopo, Luca Barbarossa invece trionfò con Portami a ballare.

Credo che sia così. Forse, dovrei controllare le esatte annate su Wikipedia ma stasera non ho voglia.

Quindi, donna, lasciami votare e pensare alle elezioni. Domani, penseremo all’erezione.

Ma questa canzone non era dedicata alla sua donna o alla sua compagna, bensì a sua madre. Nessun complesso di Edipo da Woody Allen. Eh no.

Una canzone dolce, melodiosa, commovente.

In cui il figlio chiede a sua madre chi era. E, come Valerio Mastandrea de La prima cosa bella, balla con Stefania Sandrelli che, da giovane, era un po’ zoccola alla Micaela Ramazzotti. O forse ascoltava solo Eros… con Terra promessa. Un’imitazione nostrana della filosofia Promised Land di Bruce Springsteen?

No, non fatemi la morale. Fui irrazionale ma non si può dire che non sia ancora geniale.

Per tantissimi anni, fui tormentato dalla solita estenuante, oppressiva domanda asfissiante. Ovvero:

ma perché se sei tanto in gamba, non hai amici tuoi? Perché rompi le scatole?

Curati dalla fobia sociale. Affronta la realtà. Idiota!

 

Rimasi scioccato da quello che sentii sul mio conto. Dico, scherziamo? No, dai, devo aver sognato. Avevano confuso un esistenzialista lontano dalle frivolezze di adolescenti stolti e storpi per un malato di mente.

Incredibile!

La gente è brava a spettegolare e a giudicare i giovani ancora prima che possano evolversi e compiere in forma autonoma. Prima, vale a dire, che possano autodeterminarsi. In maniera spregiudicatamente, scandalosamente arbitraria, la gente decide a priori di diagnosticarti e inquadrarti, forse anche internarti.

Come se ci trovassimo in Minority Report. Cioè, se avverte che qualche cosa di te non sia allineata ai principi vetusti d’una falsa giustezza biecamente istituzionale, per meglio dire precostituita, si comporta come il figlio di puttana di Delitto e castigo. Citato, fra l’altro, in Irrational Man.

Le offese che vi vomiteranno addosso in modo morboso, inquisitorio, capzioso e ipocrita saranno le stesse:

– Non hai in un briciolo di dignità per te stesso, sfigato? Pagliaccio! Salutami il tuo amico, il ragioniere Filini. La sera, vai a mangiare da Gigi il troione? Ah ah ah.

 

Sì, l’Italia è un Paese che parla di valori e che giudica le persone sul reddito pro capite e sulla base d’una poco iniqua visione di cittadinanza completamente regolata dagli abusivi appalti edili di un’ingegneria poco costruttiva che non sta eticamente in piedi.

Meglio allora l’isolazionismo pop e il costruttivismo russo. Voi, eh sì, russate, datevi alle risse, eccitatevi per una rossa e andate a scolarvi un’altra bionda.

Come nel magnifico L’ufficiale e la spia, a qualcuno non tornarono i conti…

E mi pare sacrosanto che costui volle approfonditamente indagare.

Chiedetemi quello che volete. Io non mentii mai, furono gli altri ad allestire un delirio per mascherare il loro mostruoso crimine.

Cioè non vollero che una persona vivesse una vita normale, anzi, superiore alla media e ai dettami delle squallide scuole superiori, perché la mia libertà assoluta arrecava fastidio. Sì, su questo punto di rottura, soprattutto dei vostri coglioni, sono intransigente e assolutista. No, ma quale assoluzione!

Un’oscenità mai vista.

Come infatti sostiene Abe Lucas/Joaquin Phoenix, che ve ne fate di tutte le parole forbite da letterati imbattibili se non sapete, a mio avviso, non solo capire Woody Allen, poiché lo adattate solo alle vostre frustrazioni quotidiane, ma soprattutto siete indifferenti e non entrate in empatia col prossimo vostro?

Sì, tu donna, vai a messa e, mi raccomando, il giorno dopo rifallo.

Inoltre, non abbisogno di lauree e cattedre per essere uno degli scrittori più esaltanti di sempre.

Esaltati/o? Macché, l’unica in padella saltata, anche per du’ mosce palle, è tua sorella appena conosce il primo guercio che, se gli passa venti Euro su PayPal, gliela dà pure senza ricevuta. Insomma, offerta e grattata quasi gratis senza lo scontrino. Eppur timbrata e bollata come sgualdrina da tutto il quartiere dei cazzoni.

Poveri bimbi!

Siamo stufi, nauseati dalla retorica e dai tanti discorsi (s)fatti di buonismo insincero.

La vita non è un trattato di Kierkeegard.

Be’, l’italia è un po’ così. Non lo sapevate che sono tutti poeti, santi e navigatori? Moralmente impeccabili e nobilissimi?

Ma se non ti uniformi al loro pensiero fascista, faranno di tutto per sbattervi in manicomio?

Oh, se non lo sapevate, ve lo dico io.

E posso darvi la lezione, non universitaria, bensì veritiera più indistruttibile di tutti i tempi.

Sì, la mia vita ora assomiglia al finale di Rocky II.

Apollo Creed non sopporta quel babbeo di Rocky Balboa. E lo sfida.

Rimediando la figura del pollo.

Perché Rocky è sempre stato più forte.

È anche molto più bravo e, non per essere razzista come Salvini, non è per niente un emarginato senza palle e coglioncello, è oggettivamente assai bello che lega molto con le persone adatte.

Insomma, spinge di più.

Se poi volete continuare a spacciarlo per pazzo, fate pure.

Non è che però mi farete la fine di Tommy Gunn?

Sì, mi pare giunta l’ora che qualcuno confessi la verità e sputi il rospo, rivelandosi per il verme che fu ed è:

– Sì, ero invidioso a morte e desiderai che venisse punito per essere migliore di me.

 

Bravo…

Ecco, finisco così…

In Italia, come se non bastasse questo troiaio dittatoriale, questo stato delle cos(c)e da pollaio, tutti vogliono essere intellettuali.

Se uno si azzarda a dire che C’era una volta a… Hollywood è un film per rincoglioniti, ti urlano che devi mangiarti due salsicce e non perdere tempo col Cinema. Dedicandoti semmai alla De Filippi.

Chiariamoci. Questi sono dei salami. Innanzitutto, la salsiccia piace a tutti, soprattutto alle donne.

E poi che c’entra avere un’opinione diversa in merito a un film con l’edonismo carnale?

No, fatemi capire perché, ribadisco, questa forma mentis è preoccupante, è anzi all’origine di ogni divisione fra classi.

Il film di Tarantino (e dire che io vado matto per Tarantino, cazzo, ho detto che botta, cazzo, quando vidi per la prima volta Pulp Fiction) è merda.

Steve McQueen, sì, era una donnaiolo. Ma anche un attore straordinario.

Tarantino lo usa a mo’ di macchietta. Sembra soltanto un bavoso che vuole stuprare Sharon Tate/Margot Robbie. Bruce Lee è ridotto a demente e il tutto puzza, appunto, di nostalgico passatismo per gente che, oramai, ama le elegie malinconiche poiché non ha una vita per cui combattere.

Hanno il lavoretto, lo stipendio a fine mese, una moglie rompiballe che qualche volta accontentano, non so però se soddisfino, quindi possono cazzeggiare a magnificare le (non) tragedie altrui.

Semmai, votano pure Salvini perché non vogliono confrontarsi con culture diverse. Bensì, ostinatamente ottusi, adorano fermarsi nelle loro certezze da psicopatici.

Lasciamoli affogare nel fango e nel liquame.

Non vorrei però che, presto, Jodie Foster de Il silenzio degli innocenti bussi alla loro porta.

Chiedendo loro, i Buffalo Bill di turno, come mai se sono così appagati, cazzo, amano però tormentare di cyberbullismo e incitazioni al suicidio le vite degli altri?

No, in effetti i conti non tornano. Che dite?

Sono personaggi indisponenti, dispotici, autoritari e verbalmente violenti. E, più che a Buffalo Bill, il quale era sinceramente solo un povero disgraziato che non sapeva che stesse facendo, nemmeno il suo, ah ah, assomigliano a Russ Bufalino/Pesci di The Irishman. Pesci dice… è quello che è e il pirla Frank Sheeran/De Niro obbedisce e ammazza il suo miglior amico.

Sì, certe persone sono così. Capito? Loro vogliono decidere il destino dell’altro. Invece, mi sa proprio che con me i giochetti se li possono ficcare in quel posto.

Se hanno qualcosa da obiettare e in contrario, li facciamo crescere, finalmente.

Ecco, a differenza di Abe Lucas, no, non posseggo la facoltà e la volontà immorale di ammazzare qualcuno. Malgrado anche io abbia letto, appunto, quasi tutto sulle teorie sul super uomo e altre cazzate varie.
Abe è un matto. Quando la sua donna scopre che è stato lui ad assassinare quel tizio, lui cerca di strangolarla.
Cadendo dalla rampa dell’ascensore del suo inferno.

Molta gente, invece, quando viene scoperta, scappa e semmai ti grida pure che sei come Abe Lucas e non sai scopare.

Una visione davvero comoda e sbrigativa, oserei dire squallida e terrificante.

Veramente agghiacciante. Sarebbe così semplice ammettere le proprie mostruosità.

Guardarsi allo specchio e, senza paura di essere incriminati, riconoscere di essere in effetti dei criminali.

Altro che fighi e uomini superiori.

Sembrano pure Elia Kazan. Certo, regista immenso, regista di Fronte del porto e de La valle dell’Eden.

Peccato che forse aveva ragione Nick Nolte a non applaudirlo all’Oscar alla carriera.

Sì, Elia, sarai stato anche un artista elevato ma avevi messo in lista nera tanta gente che non ti aveva fatto niente.

Sì, Elia Kazan non merita, nemmeno da morto, il mio rispetto.

No, assolutamente. I suoi titoli se li può mettere a brodo.

E questo è quanto.

Insomma, sono veramente fuori di testa come Leo DiCaprio di The Wolf of Wall Street? No, non credo. Tornando a Margot Robbie. Continuo a credere che sia soltanto una fighetta viziata e capricciosa per masturbazioni in diretta alla Jonah Hill.

Jordan Belfort dice non me ne vado.

Io dico, no, non mollo. Andiamo avanti. E, soprattutto, curatevi!

Sì. Sono abbastanza radicale e impietoso. Essere uomini non significa coprirsi dietro una maschera sociale ed esibire le proprie troie a mo’ di trofeo. Non significa prostituirsi ai dettami della società di massa, mercificare la propria anima per avere attorno a sé dei babbei che ti lecchino. E non significa recitare la parte dei buoni per ricevere l’applauso. Questo significa essere idioti. E l’impiegato frustrato lo va a fare la loro sorella. A costo di morire di fame, io sono uno scrittore. Ah, a ogni idiota chiedo anche di non mandarmi su WhatsApp le foto dei maiali. Perché l’unico maiale è lui.

Se si azzardasse un’altra volta a proibirmi di guardare una Emma Stone o anche la Sharon Stone dei bei tempi, gli prendo le palle e gliele strappo. Pervertito che non è altro.

Se non gli piace, gli diamo le medicine e lo castriamo.

Ora, essendo scrittore, si presuppone che qualche libro, oltre ai miei, io abbia letto. No?

Mica son stato sempre, in stato comatoso e vegetativo, a letto, scusate…

Ora, io ho letto, ah, che diletto, altro che Leotta Diletta, altra Margot Robbie del cazzo, molte biografie su Woody Allen.

Non è laureato. Trascorse quasi tutta l’adolescenza rinnegato dagli altri. Preso di mira per via del suo carattere schivo e della sua fisicità un po’ sgraziata.

Al che, Allen pensò questo…

Cazzo, non gliela posso fare a tirarmela… L’ho detto io? Ah, ma certo: non condannate la masturbazione. È fare del sesso con qualcuno che stimate veramente!

Qui, si aprono poche porte e soprattutto poche gambe. Devo fare dunque quella, no, quello in gamba.

Non debbo dare in escandescenza come Arthur Fleck, bensì adottare una strategia superomistica, buttandola sul demenziale con picchi profondi di sdrammatizzazione quasi da Teatro greco d’una mia tragedia non velabile.

Bene, Hegel e Nietzsche mi terranno compagnia. Ma non ho intenzione di essere Adolf Hitler.

Visto che la normalità è oramai inattingibile, eh sì, che faccio, il ritorno di minestra riscaldata ai tempi del liceo, sposterò il punto di vista nei riguardi della realtà.

Sì, sì, sì. Quel discotecaro lì, eh no, non è per niente meglio di me. Mi pare invece un burino.

Ma quali amori al burro. Ah, si spaccia pure per Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi. Sì, vuole darla a bere a me? Lo dia a bere a lei che crede che lui sia davvero un poeta maledetto amante del grunge.

Quella lì invece, la quale muove tutto il suo rassodato culino per amori al budino, da me non avrà nessun caffettino.

No, che me ne faccio di fotterla? Capace poi che prima vorrà che glielo ficchi e poi desidererà confiscare la villa che guadagnerò a Manhattan con le mie sottili prese pel cul’.

Questa va solo sfanculata e sfottuta.

Sì, adesso mi metto a scrivere e dirigere storie ove prendo in giro me stesso ma anche il mondo intero.

Eh sì, da giovane volevo essere uno standup comedian.

Ma ai provini mi rifiutavano, malgrado le mie battute fossero migliori di quelle di Rupert Pupkin di Re per una notte, poiché non bucavo lo schermo e non avevo la faccia di uno che tante ne buca.

Sì, la gente ama i tipi cazzuti.

 

Ecco, c’è una piccolissima differenza fra Woody Allen e il sottoscritto. Lui era ed è oggettivamente un brutto uomo.

Io no… e qui sono cazzi veramente, ah ah.

Bravo…

 

di Stefano Falotico

Il Falò – Origins: cronistoria di un supereroe, anzi antieroe alla Adrian o forse à la Joker innestato su malinconia, per fortuna, giustamente non arrestata


20 Jan

joker phoenix

 

 

 

Sì, in questo post elucubrante in merito alle memorie di un uomo che soffrì d’amnesia, sviscereremo in profondità le radici dell’albero genealogico che generò un personaggio erroneamente giudicato degenerato per colpa di pregiudizi da debosciati, il quale, rinato come l’araba fenice, mangia pure la faraona e non vuole arrendersi dinanzi a Yul Brinner de I dieci comandamenti.

Un uomo dalla morale più forte di Charlton Heston del capolavoro biblico appena menzionatovi, firmato da Cecil B. DeMille, divenuto oggi millenaristico grazie, si fa per dire, a idioti che lo trattarono da Cecil B. Demented.

Nomen omen, un omonimo cioè di Stephen Dorff. Interprete del film di John Waters sopraccitato, il quale anni fa s’eccitò con Pamela Anderson mentre il Falò andò matto pure per Marliece Andrada di Baywatch. Eppur venne considerato Keith Gordon di Christine.

No, a proposito di femminili acque, a me giammai piacque Alexandra Paul. Se proprio, in qualche puntata, non v’era l’Andrada, poteva starci anche con Carmen Electra.

Come dice il detto, non c’è due senza tre. Lo sapeva il ribelle Renato Zero col suo Triangolo ma io sarei affogato pure con le mie bermuda/e in Nicole Eggert tutta nuda.

Fu un mio ex amico a farmela scoprire al di là della sega, no, della serie di Baywatch. Mi chiese:

– Hai mai visto il film Blown Away? Be’, Stefano, diciamo che c’è una scema, no, una scena che vale tutto il pezzo, no, il prezzo del noleggio… una scena di scarso minutaggio e pessimo montaggio dove però v’è Nicole ottimamente montata, no, immortalata da un ragazzo con pelle di mortadella.

 

Invero, ne fui già aggiornato nelle mie notti più belle dei vostri giorni. Già vi dissi che, in tempi non sospetti, comprai tutti i film con Shannon Tweed. Una messa spesso a novanta, no, superbamente dotata di gambe scoscianti e rifatto petto, donna piccante per l’attuale Gene Simmons dei Kiss un po’ adesso arrugginitosi in modo poco spingente. Un uomo che un tempo amò Shannon con tanto di assorbenti e invece dovrebbe ora gettare la (s)pugnetta.

Sì, la mia tragedia partì molti ani, no, anni fa.

Quando, dopo essere stato il miglior studente delle scuole medie, m’innamorai di Bob De Niro di Taxi Driver. In questo capolavoro, Bob perde la testa per la stagista bionda. Se n’invaghisce e la idealizza.

Poi scopre, pur non scopandosi nessuna, che Jodie Foster è costretta a venderla per colpa d’un pappone mentre la Shepherd, pur di mangiare la pappetta, si scandalizza di fronte a un porno ma forse è più troia di Margot Robbie di The Wolf of Wall Street.

Sì, Vasco Rossì cantò… ehi, tu, delusa, attenta a chi troppo abusa.

Eh già, mie care e nuove ragazze da ex programma Non è la Rai, infatti, non penso che incontrerete uno bello e ricco come Leonardo DiCaprio.

Come Ambra Angiolini, non dovrete darla soltanto a Gianni Boncompagni, bensì anche ad Harvey Weinstein. Ambra sta con Allegri, che allegria!

Ad Ambra, infatti, io preferii Cristina Quaranta. Ancora la adoro. Le scrivo spesso su Instagram.

 

Ma che cazzo successe? Ecco, che cazzo!

Diciamo che m’accodai a dei nerd liceali che giocavano a Theme Hospital. Vale a dire dei Worms.

Avrei dovuto asfaltarli come in Carmageddon ma io sono un tipo romantico che perdona.

Loro si strussero per Liv Tyler e mi sfotterono, spacciandomi per la Liv di Io ballo da sola. Insomma, desiderarono distruggermi ma io sono Bruce Willis.

Mi dissero che ero fottuto nel mio castello dorato e di valore, insomma, Trappola di cristallo.

Fra l’altro, tornando a Shannon Tweed, avete mai visto il film Trappola d’acciaio?

Sì, possiamo dire che fui precocemente belloccio come Michael Paré ma, essendo troppo oltre le frivolezze adolescenziali, pensarono che fossi io invece Willem Dafoe di Strade di fuoco.

È meglio I guerrieri della notte.

In parole povere, tutti credettero che fossi schizofrenico.

Non capirono una minchia.

Quando, peraltro, mi rivelai, mi dissero che mi stessi inventando tutto.

Mi spiace deluderli e mi spiace anche dire la verità.

Malgrado abbia passato un incubo come Riz Ahmed di The Night Of, grazie al mio genio da Rust Cohle di True Detective, tutti furono smentiti.

Sì, ci sono i terroristi che vorrebbero murarti vivo come Caesar Vargas di Showtime.

Allora, ti bombardano di offese per suggestionarti e intimidirti.

Dunque, da solo non puoi farcela.

Io ho sempre amato i buddy cop movie, pure The Blues Brothers.

E mi spiace ancora una volta deludere…

Non sono Ray Charles ma non sono neanche John Belushi.

Non sono neppure Dan Aykroyd di Una poltrona per due.

Semmai tu, sì, sei una testa di cazzo che vive un’esistenza senescente, ascoltando La Mer e i cantanti degli anni cinquanta.

Mi pare sacrosanto che mi guardiate bene.

Ecco, diciamo che giocai a Calcio sino all’età di diciotto anni. Ora, la vedi bene questa pancia, no, panca di addominali? Incomincia a fare delle flessioni!

Uh, sei già stanco?

State già festeggiando l’anniversario di quel vitellone riminese del Fellini?

Mi date dello scemino perché non mi piace C’era una volta a… Hollywood?

Semplicemente perché siete vecchi e guardate solo indietro o magnificate una vita vostra passatista e nostalgica. M’illusi che foste più bravi. La verità è che siete tonti. E non vi è cura per la demenza.

E ricordate: il Falò. E ho detto tutto.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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