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JOKER: “Character Study of a Mentally Ill Person”: Joaquin Phoenix will be Jack Nicholson or Travis Bickle?


30 Mar

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Quando pensi di essere brutto, pazzo e coglione, invece il problema è il contrario, ah, bella roba…

Sì, questo lo sa anche il cane Jack della ragazza condomina del terzo piano del mio palazzo.

Pensate che stia scherzando? Vorreste alludere che… il cane non si chiami Jack ma ho scelto questo nome per richiamare, visto il titolo di questo scritto, uno dei pazzi per antonomasia del Cinema di tutti i tempi?

Ovvero mr. Jack Nicholson?

Già lo dissi e lo ripeto. Innanzitutto, sfatiamo questo luogo comune. Invero, Jack Nicholson ha interpretato pochissime volte la parte del pazzo.

Il suo McMurphy di Qualcuno volò sul nido del cuculo, ad esempio, non è propriamente pazzo.

È una persona che, non essendo mai soddisfatta, va con le donne e parla sempre di sesso ma invero questo suo atteggiamento, all’apparenza irriverente da bon vivant e pirata delle eleganti regole conviviali, questo pagliaccio triviale, nasconde intimamente una fragilità enorme di una sua anima all’addiaccio. Da diavolaccio.

Infatti, lo internano perché è uno sbandato. Non perché sia un folle nel senso letterale del termine.

Nemmeno il suo Jack Torrance di Shining lo è. Pazzo lo diventa. Assalito dalla solitudine, incancrenito dalla freddissima monotonia di una vita asfittica, priva oramai di ogni stimolo appunto puramente vitale. Anzi, vitalistico. Inaridito nella consuetudine d’una ripetitività stantia. Oppresso dalle pareti di quella sala spoglia, soprattutto del suo cuore, di quella gelida stanza senza più energiche, reattive istanze.

E dovrei anche dare colpi d’ascia a Kubrick. Ché ci ha fatto sempre credere che l’estrema solitudine, detta solitude o meglio loneliness dagli anglosassoni, sia arrecatrice di turbe psichiche piuttosto rilevanti.

Grande balla. Meglio stare soli che frequentare gente fuori di testa che, con le sue idee bacate, potrebbe davvero traviarti, distorcere la perfezione compositamente, oserei dire, simmetricamente architettonica dei tuoi neuroni, disordinando il mobilio del tuo arredamento psicofisico.

Meglio non essere intaccati da questi attaccabrighe toccati…

Eh sì. Parlo almeno per me. Più sto solo e più sono felice. Più la gente mi cerca e più mi stresso. E m’isolo in me stesso.

La gente angoscia con le sue richieste, ti vuole omologare ai loro canoni percettivi della realtà e, appunto, plasmarti a un modus vivendi da loro/essa reputato corretto e retto. È gente inetta che t’infetta.

La gente è solipsista, ti vuole plagiare secondo le sue metriche ideologiche, modellarti a immagine e somiglianza di un sembiante di te che tu sei/sai, quindi io so, che non appartiene a me.

È soltanto una parvenza, effimera, mera appariscenza, simpatica, carnascialesca, collettiva, spersonalizzata, sopravvenuta scemenza attenutasi ai dettami (dis)informativi di una massa in verità senza senziente coscienza.

Cosicché gli altri potranno dire: ah, bravo, ora mi piaci, sei anche più simpatico.

Sì, ma tu non piaci a te, quindi al sottoscritto.

Ti sei corrotto per compiacere, tutt’al più, un’idea (s)piacevole di conformità, di apparente, ben accetta normalità così triste e disdicevole.

Per farti accettare, ti sei accettato. “Accettato” nel senso adattato e (s)figurato, in tal caso, del verbo accettare. Ti sei reciso con l’accetta per non farti tagliare fuori da chi, se fossi rimasto integro, soprattutto nella tua moralità integerrima, ti avrebbe spaccato il morale con cattiverie miserrime. Ti avrebbe pure estratto un molare con sadismo pusillanime. Gente infima e infame.

E ti avrebbe incitato a mollare.

Ecco, così diventi misantropo come il Jack di Qualcosa è cambiato. Assalito da manie compulsive per compensare l’atrocità del comune vivere e del viversi di patti sociali per la maggioranza comuni.

A proposito, conosco uno che non vive comune-mente. Vive provincialmente.

Sì, adesso il suo comune è diventato provincia.

Ah ah.

E se la provincia in cui abita, un giorno, diventasse capitale?

A quel punto, diciamo demografico-topografico, vivrebbe capitalmente da fico?

Eh sì, per vivere in una metropoli ci vuole un certo capitale. Il prezzo della vita frenetica costa parecchio.

Altrimenti, se non vai alle feste, ti dicono che sei un provinciale e un uomo poco comune.

È un bel guaio, cazzo.

Tornando a Jack, no, non il cane della mia coinquilina, possiamo dire che l’unico pazzo puro che ha interpretato è stato il Joker. Gli altri suoi personaggi, compresi quelli da me poc’anzi menzionati, sono al massimo dei dropout, degli easy rider.

Delle persone che non si accontentano della conoscenza carnale, persone complicate che si vanno a mettere nei casini perché a loro paiono troppo banali cinque pezzi facili.

Sono persone che si dilaniano dentro, persone a cui non basterebbero mille vite per essere sereni. Altro che Tre giorni per la verità.

Persone incurabili, altro che idiozie da Terapia d’urto.

Persone profondamente inquiete, perennemente alla ricerca di omeostasi emozionali che non troveranno mai.

Persone a loro volta smembrate come un’anonima persona smarritasi nel traffico tentacolare delle sue ansie secolari. Millenarie.

Non certo dei folli che anelano alla guerra civile. Non certamente dei sobillatori, dei mitomani, dei patetici losers che, dato che non sono stati capaci di fare nulla, s’augurano che dall’alto dei cieli arrivi finalmente l’Apocalisse, bestemmiando nei loro fanatici deliri insensati da malati con auto-distruttive chimere e stelle comete, diciamo, millenaristiche. Persone affette da deliri mistici. Persone non tanto mitiche. Eremitiche, probabilmente solamente delle teste di minchia.

“Pazzi” come il Joker sono le persone più vere e sincere. Come dico io, veraci. Ed è per questo che non stanno più bene. Perché tutto è andato in malora, son crollati, dalla società si son scollati, di tutto sono scocciati, la gente dice loro che sono degli sci(r)occati ma loro vedono le macerie crollare persino in mare e, quando spengono le cicche di sigarette nel posacenere, il lor sogno di amare una donna come Venere è sfumato nel vento doloroso di troppe bruciature.

Persone che erano ilari e ora sono buffoneschi giullari.

Rimane allora solo, sola-mente la “follia”, l’onnipotenza del buttarla in demenza perché esser stati valorosi e aver creduto agli ideali si è rivelata soltanto una stupida utopia.

Nonostante ciò, il Joker è il Principe del Crimine.

Io invece rimango il PRINCIPE.

God’s lonely man. Ringrazio iddio.

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di Stefano Falotico

Il professore e il pazzo, ennesima storia banale di genio e sregolatezza?


20 Mar

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Ebbene, siamo agli sgoccioli. Domani in sala approderà Il professore e il pazzo.

Paradossalmente, esce prima da noi che negli Stati Uniti perché in America sta avendo problemi distributivi.

Doveva uscire lo scorso anno e invece son sorte delle complicazioni.

Segna finalmente il debutto, parentesi esclusa di The First, serie televisiva, di Sean Penn come attore di Cinema dopo quattro anni, su per giù, sabbatici. In cui si è dato a cause umanitarie e anche alle case delle sue mille amanti che non poco devono averlo distratto dalla celluloide. Chissà, forse una di queste sue sempre bellissime (detto per inciso) amanti aveva un po’ di cellulite.

Insomma, dopo divertimenti e tanto impegno, Sean è tornato a recitare con dedizione di ottima dizione e pure col dizionario. Ci mancava questa faccia lupesca, un attore che, come disse il suo amico Bob De Niro, al di là della conclamata bravura, è sempre stato specializzato in personaggi alquanto borderline, molto sopra le righe, non propriamente degli straight men.

Personaggi che si vanno a cacciare sempre in qualche guaio per il loro carattere iracondo e manesco, per colpa delle loro personalità indomabili e furenti.

Ed ecco allora che, a prima vista, questo pazzo rinchiuso in un manicomio criminale di tal suddetto film, gli calza a pennello.

Sean ha il viso spigoloso dell’uomo mangiato vivo da mille dubbi, distrutto da ineludibili complessi di colpa, angariato dalla sua anima angosciata, tormentato più da sé stesso che dagli altri.

Sono curioso di vedere questo film. Tempo fa, ironizzai in merito. Perché le storie di pazzia, soprattutto sul grande schermo, mi han sempre puzzato di romanzata idiozia.

La pazzia è una cosa alquanto seria e non bisogna né scherzarci in maniera cafona né prenderla in maniera spesso falsissima come fanno e han fatto molte versioni, appunto, cinematografiche. Assai retoriche.

Nemmeno il tanto osannato The Master secondo me non è, in fin dei conti, un grande film. Il miglior film sulla pazzia rimane, a distanza di più di quarant’anni dalla sua uscita, il classicissimo Qualcuno volò sul nido del cuculo. Forte, cattivo, vero. Come il miglior Cinema degli anni Settanta.

Esistono molteplici stati di follia. Chiunque di noi, sostanzialmente, n’è affetto. Solo che, obbligato giocoforza ad auto-ingannarsi per sociale convenienza, mente alla sua anima e all’apparenza pare normale.

Nessuno di noi è normale, per fortuna. La persona cosiddetta normale non esiste ed è un bene assoluto che non esista. Perché altrimenti sarebbe un automa, un’anima vuota, un essere robotico.

E non soffrirebbe, non gioirebbe, non si emozionerebbe. Le emozioni stanno alla base di ogni scompenso psicologico, sono il basamento, ripeto, importantissimo e peculiare dell’anima umana, senza di quelle saremmo morti oppure lobotomizzati nel cuore, prima ancora che nel cervello.

Tutti noi, nel corso della nostra vita, a causa di eventi negativi, di sfortune personali, di forti delusioni, appunto, affettive, possiamo incappare nella “pazzia”. O perlomeno in stati psicologici che si avvicinano in un certo senso all’anormalità, all’alienazione, alla dissociativa percezione della realtà, perfino alla demenza e alla schizofrenia più anomala.

Continuative situazioni di stress insostenibile, ad esempio, possono far crollare una persona. Che, deprivata dei suoi slanci vitali, si chiude nel suo mondo. E nell’insania mentale addirittura si crogiola in forma malsana o poco socialmente accettabile.

Perché il grado di sofferenza emotiva è talmente forte e tale da spaccare ogni equilibrio e trascinare una persona, anche la più sensibile, anzi, più sensibile è e più ci casca, negli abissi della perdizione, oserei dire, neurologica.

La pazzia può essere cronicamente patologica, vale a dire incurabile. Cioè, una volta che una persona è stata colta dalla pazzia, la pazzia stessa non è più sanabile e la persona non è in alcun modo recuperabile. Curabile…

Oppure può essere momentanea. Dovuta, come detto, soltanto a esaurimenti nervosi causati da una concomitanza di negativi fattori devastanti.

Stiamo parlando, sia chiaro, di pazzie “psicologiche”, non dettate da cause organiche. Altrimenti il discorso cambia.

Nella maggior parte dei casi, va altresì detto, che chi diventa pazzo è assai difficile che possa ritornare sano.

Anche perché i medici che vogliono curare il pazzo sovente adottano metodi repressivi altamente inibitori, affatto sanatori, anzi deleteri e controproducenti, paralizzando ancor più la già disturbata, rotta sfera emotivo-cerebrale della persona folle.

Prendiamo Leonardo DiCaprio di Shutter Island. Torna bello tranquillo a casa e scopre che i suoi due figli son stati affogati da sua moglie, a sua volta suicidatasi.

Voi avreste retto? No, nessuno può reggere a una tragedia del genere. Neppure Rambo.

Anche Rambo, nonostante la sua resilienza e la sua forza impressionante, prima o poi sarebbe franato a pezzi. Delirando a iosa.

C’è solo un uomo al mondo capace di essere come Sean Penn di questo film ed essere anche più bravo e bello di lui.

Io non starò a dirvi chi è. Non è compito mio. Informatevi e scoprirete di chi sto parlando…

Così è, l’unico uomo capace di essere stato temporaneamente pazzo, si fa per dire, e poi più colto di un professore universitario.

Mah…

Chi sarà?

Non lo so.

Credo che voi lo sappiate.

Io so una cosa. Ribadisco. Nessun uomo è pazzo. E tutti i pazzi comunque sono curabili.

 

– Signor Falotico, dissento. I pazzi esistono.

– Certamente, signor psichiatra. Non sono nessuno per asserire il contrario e certamente lei, per via dei suoi studi, ne saprà più di me. Ma la domanda che vorrei porle, cortesemente, è questa. Secondo lei dunque i pazzi non sono recuperabili?

– Non ho affermato questo. Voglio dire che sviluppano delle patologie contro le quali bisogna essere intransigenti, severi.

– Ovvero?

– Vede? La pazzia, come lei ben sa e come ha ben enunciato nel suo scritto, e mi permetta di complimentarmi con lei, assume varie forme. Esiste la pazzia innocua e la pazzia criminosa. In questo secondo caso, non si può transigere. E bisogna intervenire duramente.

– Cioè?

– Signor Falotico. È inutile che lei continui a pormi domande così retoriche di cui conosce a menadito la risposta. Comunque, se vuole che pedantemente le risponda, bisogna usare i farmaci. E anche potenti.

– I farmaci non servono a un bel nulla. Non facciamo altro, così facendo, che andare a spegnere dei recettori muscolari e neurochimici imprescindibili per la salute psicofisica del paziente trattato. Non è la cura adatta.

– Vede. Lei mi fa molto ridere. Vorrebbe confutare la mia scienza dall’alto della sua semplicistica presunzione? Se io ho studiato e, sa, ho sudato sette camicie per essere arrivato dove sto oggi, conosco la mia materia sicuramente meglio di lei. Che parla tanto per aprire la bocca.

– Io non l’avevo offesa. Ma perdono la sua arroganza.

– Ebbene. Visto che fa tanto il saputello con tale balorda sfacciataggine e quel sorrisetto per cui le dovrei dare una sberla, anziché continuare ad assecondarla, mi spieghi allora secondo lei come funziona…

– Questo lei come se lo spiega? È forse il suo trattamento, la sua scienza ad aver generato questo? Ecco, se questa persona avesse dato retta alle sue fandonie, e non si offenda se appunto le definisco scemenze, questa persona sarebbe oggi un vegetale. E invece legga, sfogli queste pagine. E guardi anche questa foto.

Questa le sembra l’opera di un pazzo? E questo il viso di un pazzo?

– Ah, ma trattasi di un caso diverso. Abbiamo a che fare con un ex pazzo geniale.

– No, non credo.

– Invece sì. Si tratta, come si suol dire, dell’eccezione che conferma la regola. Di una rarità. Sa, su mille pazzi presi in cura, soltanto uno su mille, come dice la canzone di Morandi e Tozzi, ce la fa. Gli altri 999 non ce la faranno mai.

– E lei si è mai dato una spiegazione perché non ce la facciano? Perché sono più stupidi?

– Esattamente. O, per meglio dire, perché sono pazzi. E pazzi rimarranno tutta la vita. E non possiedono le risorse per emanciparsi dalla loro follia. Quindi, l’unica maniera per far sì che la loro follia rimanga contenuta e non possa degenerare in azioni violente contro sé stessi e gli altri, mi spiace ammetterlo ma è così, è appunto l’intervento farmacologico e neurolettico.

– Non è vero.

– Ah, ma lei è incredibile, sa? Guardi, mi ha già fatto perdere troppo tempo. Io sono un professore con tanto di cattedra! Lei è solo un pagliaccio che m’ha proprio stufato. La saluto, addio!

– No, guardi. Mi perdoni. Io non volevo offenderla.

– Questo l’aveva già detto. Ma, nonostante i miei avvertimenti, lei sta continuando inusitatamente a insultarmi.

– Le chiedo umilmente scusa. Mi son lasciato prendere dalla foga.

– Va bene. Adesso torno a sedermi. Però si sbrighi perché devo tornare in ambulatorio.

– Vede. Io non credo che questi 999 siano pazzi. Sono persone che voi non volete ascoltare e non volete aiutare perché siete rigidi e ragionate col culo.

– Ah, ma allora lei è veramente pazzo. Come si permette?

– Mi permetto e ora stia zitto. Mi spiega come sia stato possibile che questo pazzo e quest’altro pazzo che, secondo lei e tutto questo ridicolo, fantomatico reparto medico, avevate considerato irrecuperabili, si sono salvati?

– Perché sì.

– Perché sì che significa? Non significa nulla. Si sono salvati perché hanno cominciato a cercare nella vita il loro obiettivo, la loro anima anziché farsi rincoglionire dalle vostre diagnosi da quattro soldi e farsi rimbecillire dai vostri farmaci.

E qui mi fermo.

– Sì, è meglio che si fermi. Perché sta parlando senza conoscenze. Senza scienza!

– No, non mi fermo.

– Ah, ma allora lei è infermo. Va fermato.

– No, va fermato lei. Sa cosa diceva Einstein? Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.

– E quindi? Che fa, Falotico? Da lei non mi aspettavo che mi cadesse in banalità da citazionismi di Facebook. La credevo meno sciocco.

– Dico quello che ho detto. E lei non ha il tempo né la voglia per fare il suo lavoro come si deve. Veda di prendere meno soldi e d’interessarti davvero ai suoi pazienti.

 

Buona serata.01718325

di Stefano Falotico

SCANNERS: d’ora in poi, nessuna compassione per i dementi sia nel Cinema che nella vita reale


06 Mar

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Ebbene, giriamoci attorno per arrivare poi alla sparata micidiale. Nel mio consueto stile che oramai, giustamente, non chiede più perdono a nessuno dei suoi azzardi, anzi, con veemenza inaudita, irrefrenabile, sguaina la spada e infilza altri imbecilli. Facendo saltare per aria le loro budella marce e poi picchiando loro furentemente in testa con ancor più ampio vigore.

Fulgore!

Sì, beccatevi questa clip e ammutolitevi. Ne abbiamo le palle piene di queste borghese altezzose. Con le loro profumerie, i loro bon ton, le loro buone maniere fintissime, laccate e soprattutto leccate.

Leccate da qualche bauscia che consola i loro momenti di frustrazione, regalando a queste i soldi per shopping di altri cazzi. Sì, quelli degli amanti gigolò che, nel loro ambientino, il loro “habitat naturale” di finzioni, di lor feste orgiastiche da Eyes Wide Shut, si trastullano da scambiste obbrobriose, repellenti, anzi, di pelli puzzolenti.

E questa è pura Arancia meccanica dura, cazzo.

Sì, siamo stanchi oramai delle prese per il culo. Imperterrite, impietose, abominevoli, sfacciate, di queste plateali derisioni da imbroglioni col culo parato e la facile parlantina… ché tanto hanno sempre i soldi per altra carta da parati.

Sì, hanno attestato di carte bianche la loro presunta, oserei dire untissima superiorità altolocata solo nel comprare un altro panno sporco da biancheria Intimissimi per nuove stronze, sporcizie e volgari malizie segretamente ripulite dietro tangenti e corruzioni avvocatesche grazie a qualche lercia tresca oziosa.

Sì, questi prima peccano e sporcano, quindi si smacchiano grazie a mance che presto dimenticano i loro bassi colpi mancini.

E quell’altro panzerotto? Che fa? Guardatelo come cammina e poi sfila in macchina tutto in tiro con tanto di giacca e cravatta stirata e linda per merito della varechina di una che lo mantiene, una valchiria. Sì, è un semi-analfabeta ma ha ereditato una fortuna dal padre e ora, nonostante si presupponga che debba mantenere lui la puttana tedesca con cui sta, incassa perfino altri maritati, no, “meritati”, ammogliati guadagni da magnaccia che mangia alla nostra faccia. Ammollandoglielo di tanto in tanto grazie ai suoi contanti.

Chiariamoci molto bene, puttanieri, filibustieri e cazzoncelli vari.

Io lavoro più di voi, giorno e notte elevo il cervello e non solo l’uccello per distaccarmi da questo mondo di bei coglioncelli. Ma guadagno assai poco, caro il mio porcello.

Ma non accetterò, d’ora in poi, altre reprimende, altri pugni e che tu mi dica che non valgo un cazzo, dandomi della vile, vivente pugnetta nullafacente. Sennò, da me riceverai solamente altre salviette. E dovrai metterti in ginocchio, sì, genuflesso davanti al Muro del Pianto, mio mulo. Cosicché, anziché prendere per i fondelli gli ebrei e i diversi, caro fascistone-nazistoide dei miei stivali, col tuo infrangibile, ottuso muro di gomma, dall’alto del tuo edonistico, materialistico culto io ti piscerò nel luogo del tuo culo. In modo qualunquistico. Sì, ove piscio piscio. Senza sottilizzare in modo sofistico.

E non ti cago!

Mi dirai che sono un tipo cuculo e io te lo piazzerò ancora e ancora più a novanta. Stanne sicuro! Finché non la pianti nel dirmi che devo soltanto piangere di rimpianti.

Ora, ai tuoi neuroni predisponiamo un sofisticato impianto. Questo è quanto.

E quella troiazza? Che cazzo fa? Insegna ai bimbetti e ai pappagalli, con la sua grinzosa pappagorgia, sempre le solite pappardelle, ovvero moralistiche lezioncine leziosissime su come si sta al mondo nella scuola magistrale della sua pippa e schiappa e poi va a rinfrescarsi le chiappe “in formissima” a Ibiza?

Basta, non faccia le bizze. Ora le serviamo una bella pizza! Chiaro, pazza? Se non ti è chiaro, altra pummarola ’ncoppa e in capa a questa capra con la sua cima di rapa, una campagnola che vuol pure spacciarsi per gran signora e invece desidera, intimamente, sol che qualcuno le spazzi l’aiuola. Ecco, la vedi questa suola, falsa suora? Ora arriva in testa.

Le zoccole non meritano coccole. Essendo caccole, è tutto grasso e merda che cola.

Che cosa? Devo tornare a scuola? Ehi, troiona? È così? Allora ora ti sbatto nel sottosuolo.

E quel bambagione che fa? Ancora sfotte gli anziani e gli omosessuali? Quelli sulla sedia a rotelle? Gli manca davvero qualche rotella. E ora ha finito di far il bello con le sue ciambelle. Sfotte pure i bidelli! L’unico buco che verrà bene non sarà quello che questo farabutto si fa con le sue amichette, con la sua siringa sterilizzata dietro il titolo igienicamente pulito, bensì la voragine che ora gli si aprirà nello sfintere grazie al mio clistere.

E d’ora in poi portate rispetto e pigliatevelo ove vi siete meritati di prenderlo a causa della vostra demenza.

No, la mia non è buona creanza. È solo avervi spappolato la panza.

Senza rancore, un uomo che si è stancato di esser trattato davanti da gentile signore di gran cuore e poi, da dietro, inculato a morte.

Andate a farvi fottere e bruciate con enorme calore!

Altrimenti, vi friggo le teste di cazzo che siete e anche quel coso che avete fra le gambe esploderà. Ma non più di goduta, fottuta ilarità.

Eh già. Mi sa che proprio questo accadrà. Ah ah.

Super disturbo psichico da vostri iper-disturbati con tanto di sturbo e turbo.

 

In fede,

uno che di questa società è orgogliosamente un disadattato infedele.

Infelice no.

Gli infelici, vi ho detto, siete voi, infetti e dalla nascita insetti, miei stronzetti

 

 

di Stefano Falotico

Il professore e il pazzo, in arrivo la nuova bischerata targata dalla premiata ditta Gibson & Penn, io amo le storie vere


02 Feb

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Non ne avevamo a sufficienza delle banalità fasulle e retoriche di A Beautiful Mind, di van Gogh e sulle soglie dell’eternità che (s)semplificano la follia con la facile dicotomia genio e sregolatezza? Quante altre volte dovremo sorbirci queste mistificazioni romanzate della realtà? E per quanto tempo, soprattutto, dovrò sentire pronunciare, perfino da psichiatri e persone che presupponevo essere dotte ed erudite, davvero sensibili e dunque umanisticamente profonde (anche se poi la psichiatria è una scienza assai poco umanistica e umana), la sciocchezza secondo la quale il genio va di pari passo con la pazzia? E viceversa? Non se ne può più di una madornale, colossale stupidaggine del genere.

Luoghi comuni veramente insopportabili, verità che di vero non hanno nulla, apoditticamente sacramentate e snocciolate con una faciloneria da lasciarmi esterrefatto. Basito, sconvolto, luttuosamente afflitto. Ah ah.

Sono proprio stufo, asfissiato da queste idiozie, da queste plebiscitarie, amene puttanate sesquipedali a cui solo oramai la vostra inguaribile, immedicabile dabbenaggine può ancora abboccare.

Ieri, ad esempio, sono tornato al cinema. Da tempo appunto immemorabile non me ne recavo. Non perché non mi piaccia assistere a un grande film sul grande schermo e ascoltar dunque ogni vibrazione sonora d’un meraviglioso audio perfettamente calibrato di casse gigantesche, bensì perché sono intollerante alla massa. Ciarliera. Il loro chiacchiericcio, durante la proiezione, mi avvelena le arterie, queste persone sono vomitevoli quando parlano ad alta voce durante, semmai, la scena topica d’una pellicola, e rovinano la magica atmosfera sacra di un film, appunto, visto al cinema, sgranocchiando patatine e non solo quelle piluccate col ketchup, ma leccando e sbaciucchiando le loro topine donzelle ignorantissime che vanno a vedere un film vestite come se battessero sui viali e forse, durante il trailer di Un’avventura con la scema ma “bona” Laura Chiatti, hanno rimembrato il loro piccolo (borghese) grande amore. Passando da Mogol e Battisti a Claudio Baglioni in un nanosecondo. O sol in un nano, il loro ragazzo. Ricordando quando incontrarono Michele, soprannominato Michael nel loro puzzolente ambiente camionistico di porchette e salamini arrosto, di calze a rete e unghie laccate fuxia coi cuoricini fluorescenti sul mignolo sinistro e anellato, e furono sensazioni a pelle, soprattutto a palle, a palla. Sì, Michael, un vero “duro”. Un tosto, un bellimbusto tronista alla De Filippi che ha sempre il ciuffo che non deve chiedere mai e una barbetta “sexy” su rasatura Gillette con tanto di basette e cultura, soprattutto, bassissima. E in autoradio ficca puntualmente Marco Mengoni! Ed è anche un “fine” culturista, cazzo, mica un minchione che suona Chopin. Sì, dopo aver imparato a memoria le trigonometrie per pigliarsi la laurea da ingegnere edile (dal quale non mi farei costruire neppure la casa di Barbie, a proposito di sue bamboline dalla mente assai de-strutturabile, plagiabile e condizionabile, spesso franabile in lamentose crisi isteriche) coi punti di sutura delle sue leccate di culo a docenti più trogloditi di lui (infatti questi qua ascoltano Laura Pausini che canta in coppia con Antonacci perché, sì, sanno eseguire la planimetria di un grattacielo ma non hanno saputo nelle fondamenta allestire la loro vita, oramai crollata senz’alcun basico piano regolatore, e non sanno neppure riallacciarsi le scarpe) va in palestra ove solleva pesi mentre su occhio marpione s’infoia già (s)pompato sulle forme scolpite d’una ragazza che fa pilates su e giù di glutei marmorei mescolata a una “storia in diretta” d’Instagram e sa rafforzare la tempra di un “bravo” ragazzo, già da codesta colpito, modellato e tornito, adoratore delle donne coi coglioni. Donne con forte personalità da marmittoni e, più che da esercito disciplinato, da amplessi indisciplinatamente schifosissimi dentro caseggiati abusivi con vista sul cemento armato e murales più brutti dei loro tatuaggi. Godendosela da matti nel bilanciere dell’ipocrisia guardona da futuro dottorino ex geometra-calcolatore di una bellezza giovanile da lui edonisticamente mal soppesata. E sentita.

Poi, è passato il “provino” de Il primo re. Col bell’uomo Alessandro Borghi. Che non voleva sporcarsi troppo la faccia con Stefano Cucchi ma far capire che, malgrado la finzione veristica d’una tragedia orribile, conserva il fascino macho di uno che ancora cucca, mostrando bicipiti e tartaruga tra boschi non piliferi ma cosparsi di fango da Niccolò Ammaniti.

Sì, ero nella multisala The Space Cinema, vicino zona Rovere qui a Bologna e ho visto il filmato “muscoloso” di tal pacchiano regista imitatore nostrano del Mel Gibson di Apocalypto.

E mi sono chiesto: perché a quel razzista di Salvini non regaliamo il volantino Green Book? Così, anziché essere un moderno duce, capirà cosa significa, anzi significhi, la segregazione e sapere che, in una sua seratina da illuso morto non di fame ma di figa della ex Isoardi, è invece un immigrato sui barconi che fortunatamente s’è salvato ed è riuscito a sbarcare a stento e di stenti nella nostra penisola, però morirà lo stesso perché nessun ristorante “mafioso” della Sicilia ospiterebbe mai a cena uno di colore.

Ma non perché i siciliani siano cattivi e “padrini” con chi è un saraceno bensì perché anche un popolo “arabo” (e Dennis Hopper di Una vita al massimo docet) ha subito oggigiorno il lavaggio del cervello di un porcellino con la panza piena. Che adora senza dubbio Barbarossa di Renzo Martinelli!

Ma non perdiamoci in Salvini e persone non salvate per colpa di gente che ha travisato a sua immagine e somiglianza fascista le parole del Salvatore!

Non basteranno mille salviette per salvarci da questo scempio d’imbarbarimento culturale ai limiti del cannibalismo più oscenamente “progressista”.

No, saranno lacrime amare, anzi, solo lacrime in mare…

Le calotte polari si stanno sghiacciando per colpa del riscaldamento termico dovuto al buco dell’ozono del cervello annacquato di Salvini? Qual è il problema. Questa nostra Waterworld deve tornare coi piedi per terra e non illudersi nemmeno che i 5 Stelle potranno risolvere la siccità dando il reddito di dignità a chi, ahinoi, soffre davvero di cecità, abbisogna di un assistenzialistico sostentamento a differenza invece di chi è così paraculo, stolto e miope che si fa prendere bellamente incosciente per minorato mentale e “diversamente abile”. Quando invero vuole soltanto riscuotere l’assegno di mantenimento e far la bella vitarella coi soldi di chi si fa il culo, anche intellettualmente, e non è disposto a farsi inculare come un “negro” da questi demagoghi screanzati e moralmente ripugnanti.

Con le loro bugie e artificiali terre promesse… tese e sottese a (s)fotterci.

Basta con questi (ter)ragni, non mi farò intrappolare nella loro rete. Lungi da me abdicare a queste fregature, non mi farò mangiare vivo.

Ho una mia integrità da portare avanti a costo che mi sbudellino.

Ma non perdiamoci nel nazional-popolare e soprattutto nel loro populismo d’accatto(ni).

Dicevo…

Green Book è davvero molto bello. Sparatevi… la mia recensione e non confondete i film sentimentalmente pregiati per pellicole retoriche. Fatemi il piacere! Aiuto, mi ci vuole un paciere, anche un posacenere, vogliono bruciarmi e aspirarmi nelle loro vite già arse. Vogliono incattivirmi, spronandomi a cedere alla loro “poetica” cinica, belligerante e stronza. No, giammai.

Non affogherò nonostante, appunto, l’alta marea.

Prima, ho citato Mel Gibson. Sì, un uomo che non ho mai capito se è un bovaro, un titano della Settima Arte, un cazzaro, un alcolista manesco con le sue ex donne, un uomo di sana passione cristologica, un repubblicano o un democratico, un puttaniere assurdo o un genio assoluto.

Ma è tornato in pompa… magna, sta girando film come se fossero noccioline e sta preparando il remake de Il mucchio selvaggio.

Sì, costui è indubbiamente pazzo. Ci vuole la camicia di forza! Non sta fermo un attimo. Ma cos’è? Uno stacanovista, un ebefrenico, un epilettico, uno schizofrenico o semplicemente uno a cui piace vanitosamente essere al centro dell’attenzione?

Nella sua carriera d’attore, parallelamente a quella di controverso regista cazzuto, ha fatto un po’ di tutto. Ma mai avrei potuto pensare che Mad Max e mister Lethal Weapon potesse un giorno interpretare la parte di un professore universitario.

Sì, non so se avete mai letto lo splendido fumetto Il grande Blek. Mel Gibson, in questo film, The Professor and the Madman, è una sorta di Professor Occultis barbone e barbuto.

Che vuole aiutare e salvare la vita di Sean Penn. Uno che, fisiognomicamente, assomiglia al sottoscritto, il quale ne ha passate delle belle, per modo di dire, per essere eufemistici, ma a differenza del personaggio interpretato da Penn non ha ammazzato, sino a prova contraria, nessuno ma solo il suo uccello per molto tempo. E ho detto tutto.

Il Falotico, al di là di qualche alzata di testa da incazzato, è sostanzialmente un database vivente, enciclopedico, di attori e registi.

Conosce vita, morte e miracoli di tutti, tranne della sua vita. Ah ah. È consapevole di essere mortale, a differenza di chi vive nell’inconsapevolezza della sua finitezza e scherza sulle vite altrui con ignobile sfacciataggine, tanto da definirsi immortale, fa miracoli agli altri ed è un miracolato lui stesso con tanto di certificato psichiatrico che attesta non solo la sua recuperata, totale sanità mentale, con tutta probabilità solo turbata precedentemente da degli idioti, bensì anche la follia altrui che ha generato un casino della madonna di proporzioni bibliche.

Insomma, è il Genius.

Patente che si è auto-appioppato della quale vorrebbe disconoscere la sua paternità. Ma, ritornando nel mondo reale, ha capito che davvero è un genius. Un gigante in mezzo a dei pappagalli e a degli automi.

Perché non ha i soldi né di Mel Gibson né di Sean Penn. Ma è molto più bravo di codesti. Vorreste forse smentirlo?

Direi che, ah ah, possiamo per oggi fermarci qua.

Alla prossima, figlioli. Anzi, no…

Sì, Falotico è l’uomo che può rivaleggiare, in fatto di libri pubblicati, con Stephen King ma non può permettersi una villa nel Maine.

E mi sa che, assai presto, dovrà trovarsi un lavoro da Jack Torrance di Shining.

Impazzirà ancora? Ne dubito.

Vi racconto questa.

Il novantanove per cento della gente sulla faccia della Terra è pazza. Solamente che non lo sa. Perché non è mai stata esposta a situazioni davvero gravi o sfortunate tali che sia riuscita a prendere coscienza della sua malattia. Si chiama ipocrisia. E ignoranza.

Che culo. Non mi credete?

Prendete Rocco Siffredi. Lui scopa ragazzine e mamme da mattina a sera e la gente lo rende ancora più ricco, noleggiandosi i suoi filmetti. O guardandoseli in streaming. Poi, appunto, va al cinema mano nella mano con la figlioletta a cui fa vedere cose “sane e giuste” come Harry Potter.

Invece, Giuseppe, uno del mio rione, solo per aver detto troia alla sua collega di lavoro poiché lei gli ha fregato l’ufficio, succhiandolo al direttore, è adesso in clinica psichiatrica e credo che ci rimarrà per molti anni.

Questo non è moralismo né maieutica, non è pedagogia né retorica sinistroide. È la sconcertante verità.

E vi chiedo, per favore, di svegliarvi.

Non sono The Punisher.

Sono e non sono, oggi sì e domani no.

Come tutti.

Dunque, finiamola con le stronzate, cinematografiche, psichiatriche e non.

Non fanno bene a me, non fanno bene a te, non fanno bene in fondo a nessuno.

E come dice il proverbio, appunto verissimo: lo scherzo è bello quando dura poco.

Quando dura troppo è una mostruosità, un omicidio bianco e anche uno scandalo terrificante.

Per quel che ho imparato, in ogni storia di “follia”, vi è sempre di mezzo un vigliacco psicopatico che si diverte appunto da morire a coglionare il prossimo, giocando sulle suggestioni e il potere ricattatorio di un vantaggio psicologico. Ci sono molte lampanti verità che, per quieto vivere, si preferisce zittire.

E ci sono situazioni “incontrollabili” che, anziché chiarire con coraggio, si preferisce seppellire nell’omertà più “candida” e politicamente corretta. Pronunciando al massimo… mi rincresce, buona vita, auguri…

Per non inquietare nessuno, soprattutto il diretto interessato della storia di follia.

Esiste un termine per definire quest’atteggiamento scioccante e orrendo. Filisteo.

Essendo lessicografo, filisteo deriva dalla leggenda di Sansone.

Crolla lui ma fa crollare anche tutti gli stronzi.

Qualcuno ha ancora dei dubbi?

Se sì, alzi la mano e scagli la prima pietra.

 

Come dice Mahershala Ali: non si combatte un’ingiustizia con la stessa violenza, psicologica o fisica. Non si vince con la rabbia mal dosata e neppure con le urla o appunto con le “follie”. Bensì col talento, la dignità. Con questa forza.

È con questo che li distruggi.

E se vi sentirete dire che siete penosi, non siete cresciuti e continuate a credere nei sogni come degli adolescenti viziati, mandateli a farselo dare nel culo.

Sebbene sia un film mercantile, la vita è davvero come Rocky 4. Quando il “nano” Stallone le prende di brutto e poi all’improvviso sferra un colpo devastante a Ivan Drago. E Drago comincia ad aver paura.

In quel momento, Drago capisce che, sì, è fisicamente superiore a Balboa ma è più lento, meno geniale, meno imprevedibile, e di fronte ha uno che sa combattere come una furia e può davvero annientarlo.

E trema.

Davide contro Golia.

 

Lezioni di vita numero uno.

È con questo che li distruggi.

 

di Stefano Falotico

L’anno in cui ero l’uomo inconfutabilmente più bello del mondo, letale mix e incrocio fra Sly Stallone, Johnny Depp, Ray Liotta, Bob De Niro e Bruce Willis più magro, vedere queste foto incredibili


03 Jun

Sì, io sono esperto di mutamenti fisici, mi adatto all’ambiente circostante. Così, se frequento uno dell’alta borghesia medica, inforco gli occhialetti e assumo espressioni composte da uomo che fa la colazione coi biscotti del Mulino Bianco, uomo dolce e carezzevole, posato e tranquillo, e legge trattati sull’impazzimento delle cellule cancerogene, se frequento un meccanico, assumo una faccia da scaricatore di porto, mi faccio crescere la panza da bevitore di birra sfrenato, se incontro una donna che mi piace divento innaturale perché vorrei dirle che voglio scoparla, senza peli sulla lingua, anzi, con moltissimi peli, ma avrei paura che lei mi facesse pelo contro pelo, allora mi presento a lei pelato, per avere un carisma alla Sean Connery. Alle donne piacciono gli uomini con l’alopecia androgenetica, sono convinte che più pelati sono e più siano dei fenomeni a letto. Anche se questa regola “basica” non ha mai funzionato con un mio amico. Perché oltre a essere pelato è anche grasso. E le due cose, sensualmente, non si accordano. E dunque lui non si accorda alle cosce ma continua ad accordare la sua chitarrina per avere un fascino da cantante maledetto. Mah, ce la farà?

Cambio sempre, a volte in peggio, ho spesso bisogno di uno che me le suoni, perché soventemente mi perdo e mi affloscio. Poi mi raddrizzo e metto la testa a posto, cioè sul collo, anche se vorrei mandarvi a fanculo.

Notare il look da casa, canottiera mal stirata su volto tirato in stile Die Hard, tutina Champion da Jean-Claude Van Damme casareccio, appunto, espressioni da Full Metal Jacket, con occhio da “pazzo”, bicipiti affusolati e sguardo penetrante, probabilmente fottuto.

Checché se ne dica, ho sempre avuto il mio perché.



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di Stefano Falotico

Sfatiamo tutti i luoghi comuni, senza eccezione alcuna, evviva il Beat!


21 Mar

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Partiamo col dire che ho capito che, nonostante mi sforzi e menti a me stesso, per quanto disordinatamente tenti di fare la persona normale, la normalità non mi si addice. Per mia natura imbattibile e incurabile, sono sempre attratto dai matti, dalla gente povera, dalla gente disperata che ha perso il senno da parecchio, e passa le sue giornate a vomitare i suoi dolori, veri o presunti, sono affascinato dagli ipocondriaci, dai malati di mente, da chi è convinto che il mondo non sia riducibile soltanto ai soldi e alle scopate. Sì, furiosamente li cerco, mi annetto alle loro problematiche, li capisco, li osservo e un po’ condivido i loro stati afflittivi, le loro vite asfittiche, sfortunate, incazzate, vite di uomini gelosi che sbraitano, di gente che lavora per un po’ e poi molla tutto per godere della solitudine dei cazzi propri, la gente che non si copre di maschere per farsi accettare, la gente che inveisce, poltrisce, gioca col suo cervello sin a spaccarlo in mille pezzi, gente delirante, naufraga del proprio destino irreversibilmente spezzato, tranciato, gente che si è buttata via e starnazza, si commuove per una canzone stupida, che non misura il tempo, gente che ha amato farsi tagliare fuori, perché tanto non aveva l’anima per mercificarsi alle etichette, alle regole false di un mondo ipocrita, gente che non ti ammicca per farti contento, che non torna indietro sulle proprie scelte, e persevera negli errori, perché paradossalmente sta meglio nella sofferenza che nel godersela. Per loro godere significa essere persone inquiete, irrisolvibili, complicate, fastidiose, sempre fuori posto, incoerenti, contradditorie, che disdegnano la maggior parte della socialità perché sono stanchi di leccare il culo al prossimo, e quindi si tengono i loro sogni fustigati, contratti, compressi e umiliati nelle proprie viscere, e poi si sviscerano esplosivamente, dichiarandosi veri, umani. Persone ricattabili, perché non hanno quel titolo di studio che permette loro di tirarsela, di giocare coi sentimenti altrui, gente che non si prostituisce alle fasciste istituzioni per ottenere migliori vantaggi, gente che tossisce, latra e di cazzate si stordisce. Gente difficile, sempre con qualche guaio, quasi mai nel pollaio, anche se viene presa per polla, per fessa, per tonta, per matta.

Sì, son sempre più annoiato. Su FilmTv esce la recensione di Gervasini su Hostiles. Gervasini, uno specializzato nei western. Anche Gervasini credo sia pazzo, tutto sommato. Non me lo vedo in una palestra a tirar su di pesi e a far il gallo. Me lo vedo triste, incupito, a sognare la Monument Valley di John Ford, rifiutato dalle donne che lo reputano troppo romantico per soddisfarle. Perché le donne sono quasi tutte delle puttane. Vogliono stare “bene”, infatti la maggior parte di esse, se non riesce a farsi mantenere da uno che “tiene la fatica”, si dà a lavori “pedagogici”. Sì, non riuscendo a risolvere i loro buchi esistenziali e anche sessuali, dicono di stare bene nel fare del bene al prossimo. Ma la smettessero e amassero James Remar dei Guerrieri della notte, una merda d’uomo, un folle! Ah ah! Mito!

Sì, m’invitano a una festa. Non c’è dubbio che ci vada. La gente dovrebbe smetterla di sballarsi e ballare, tutte queste bellocce con le bocce che non son mai state bocciate perché la davano ai professori, che stanno con dei tamarroni e poi dicono che leggono Freud. Via dal cazzo! Una sana cura Ludovico servirebbe a queste qua. Ve lo dico io.

E poi questi maschi donnaioli, che pur di trombare fanno i simpatici. Anche questi vanno spediti in manicomio, fidatevi.

Poi ci sono i maniaci del fitness. Secondo me sono dei pornoattori, e non si può obiettare sulla mia affermazione. Se qualcuno obietta è abietto.

Sì, i cretini pensavano che se avessi scopato mi sarebbe piaciuta la vita. A me, a modo mio, è sempre piaciuta la vita, ma non sono un fanatico della figa, e neanche del culo. Preferirò sempre Val Kilmer de L’uomo di neve, completamente partito col cervello, alle barzellette.

Non può esistere amicizia fra uomo e donna? Invece sì. E vi dimostro perché. Kathy Bates è grassa, obesa, fa schifo, ma è una grande attrice e mi dà l’idea di essere una persona affabile. Ci perderei ore in chiacchiere e, se mi chiedesse di scoparla, non accetterei neanche a peso d’oro. Però sarebbe un’ottima amica e ci faremmo un sacco di risate. Quindi, l’amicizia fra uomo e donna può esistere solo se non c’è attrazione sessuale? Mah, per quanto mi riguarda, è già troppo che qualcuno mi attragga, sulla questione sesso lasciamo stare. Perciò, diciamo che secondo me può esistere. Potrei essere amico anche di una stangona 90-60-90. Che scopasse chi vuole. Sono un uomo da Le onde del destino.

– Sai, abbiamo passato del tempo spassoso assieme ma ora il mio uomo mi aspetta. Posso andare?

– Vai, forza su, e fattene anche altri. Basta che non mi rompi i coglioni. Dai dai.

 

Sì, sono fatto così, oramai non c’è verso… vado da un bambino e lo incito a guardare i film con Van Damme. Sua madre mi dice che sono poco educativi.

– Ah, scusi, a quell’età che deve guardare? Cenerentola? Ma per piacere. Un bel filmaccio di calci e pugni ci vuole, e suo figlio crescerà sano. Mi dia retta. E se, a dodici anni, lo scopre che inizia a masturbarsi, lo sproni a masturbarsi di più Si fidi, è tutto grasso che cola.

 

Ma che razza di visione del mondo è mai questa? È la mia visione, e non indosso il visone. E sparatevi questa collezione.

Guarda che cesso che è Kitano. Un pazzo, come piace a me. Che non sai mai cosa aspettarti da un deficiente di questo livello. E questo è genio puro!

Lei vada a lavare i piatti, che aspetta?

 

– Ma lei è fuori di testa, lo sa?

– Lo so. E peraltro l’ho sempre saputo. È lei che è un puttaniere e pensa di essere Bergoglio. Questo lo sapeva? Se non lo sapeva, la informo io.

– Lei si deve adattare!

– Vada ad adattare quella zoccola di sua moglie. E glielo “adatti” come si deve. Lei mi ha detto che non riesce più ad “adattarglielo”.

– Come fa a saperlo?

– Lo so e basta.

– Lei è da curare!

– Sì, inculati.

 

di Stefano Falotico

 

Terry Gilliam, l’ultimo degli umanisti


21 Mar
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No, non è vero, anche Woody Allen lo è. Ma col tutto il bene che possiamo volergli, dobbiamo essere schietti. Il suo ultimo film è una ciofeca, deludente. Ma quale Kate Winslet immensa? Diciamo pure che la signora Kate è ingrassata parecchio e anche la sua recitazione è tutta da Actor’s Studio nella sua espressione più calcolatrice e fredda, anti-emozionale. Non è una recitazione sincera, ma impostata, teatrale, che gode dei suoi vezzi e delle sue arcate sopraccigliari smorfiose, che vive e vegeta di algidità. Per non parlare del Timberlake, uno che è buono solo a far ballare il suo bacino in Jessica Biel, che infatti da quando sta con lui è diventata un manichino, e si è imbruttita. Quel culo sodo, voluttuoso, per cui mi scalmanai per ore onanistiche memorabili, è or appiattito e anche le sue gambe sono quelle storte di Belén, altro mistero su cui studiosi dei desideri sessuali degli uomini medi dovrebbero scriverci un libro.

 

– Scusi, ma ci sono tante belle donne in giro. Perché fa il follower di questa qui?

– Perché ha la faccia da zoccola. Ma è una zoccola di classe, che non lo dà a vedere troppo.

 

Sì, questa è stata la risposta. Una risposta di una volgarità agghiacciante ma che dimostra quanto anche uomini laureati e finto-intellettuali amino delle donne solo quella, la figa enunciata nei lineamenti di un viso corrotto, deturpato dalla schifezza che la signora BELENA incarna ipocritamente.
Ma la Biel sta ancora col Justino? Ma che cazzo me ne frega!

Sì, un tempo divenni amico di uno che mi pareva in gamba. Leggeva tutti i filosofi greci e amava il Cinema di De Palma. Poi gli chiesi qual era la sua donna ideale e mi rispose Eva Henger.

Gli chiesi perché e lui rispose… perché sembra una santarellina se le guardi solo la faccia, ma è una maialona, e questo mi eccita da morire.

Per questa sua risposta, non ci dormii su per delle notti interminabili e compresi che l’uomo è dominato dalla animalità e che i bassi istinti non li puoi tacere dietro una villa costosissima. Invero, costui, che pareva tanto raffinato, è solo un troione altolocato. Fidatevi.

Credo che l’ultimo degli umanisti sia Gilliam. Un uomo anche umano che riflette sulla tragica condizione umana, sulla follia dei nostri tempi, che non fa il moralizzatore né ha una cazzo di laurea in Scienze delle Comunicazioni, facoltà che va abrogata e abolita quanto prima, ricettario d’istruzioni per l’uso che serviranno ai tonti per divulgare informazioni assodate come le tonificate pornoattrici. Ma che fanno? Basta con queste depilazioni e pilates. Datele in pasto a Ponzio Pilato!

Ma che vuoi comunicare? Che questo è un film sul rispetto, sulla dignità, un film che trasmette un messaggio di pace? Ma per piacere! Son cose da terza elementare. Beccati questo? Si chiama pugno!

Impari a essere artista. L’artista è istintivo, è folle, è visionario, non ha regole. Ma funziona, sì, funziona meglio del tuo cervello da idiot.

Sì, invece è giusto che io sia l’idiota per eccellenza, per antonomasia, colui che fa mille cose che non servono a un cazzo, e spesso sono pure controproducenti. Sì, è qui che si vede il genio. Troppo facile fare cose scontate e ricevere gli applausi dei cretini. Ci vogliono i coglioni per non essere un coglione come tutti.

 

E ordino un altro caffè, cazzeggiando di faccia che la dice lunga.

 

 

di Stefano Falotico

 

 

La Sinéad Marie Bernadette O’Connor va dallo psichiatra, e io son sempre più cinico, più nero cigno


10 Aug

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Sì, Sinéad annuncia la sua incipiente depressione spingente in un video che fa il giro del mondo, lavando i panni “sporchi” sui social, per una commozione collettiva che la incita a curarsi ancora di più.

Sì, questa cantatrice calva alla Ionesco, ha un’espressione alla Giovanna d’Arco più buffonesca. E si lamenta da casalinga disperata, dilapidando i soldi con lo psichiatra della mut(u)a che le spilla dollaroni a colpi di chiacchiere su come era il caffè stamattina, se amaro, bollente, caldo come una pornoattrice con un negro immigrato dalla sua illibatezza ripudiata, o pieno di Zucchero, lo Sugar Fornaciari suo amico che le strimpella il ritornello:

Sali, anima in depression

come in, come sei messo?

Ci sono giorni dove sono in vena


hey baby proprio come mi vuoi

in altri striscio, tiro la catena

ma dov’è questo Wonderful world?

 

Eh sì, per la Connor, senza la o apostrofata, son lontani i tempi in cui Daniel Day-Lewis era per lei niente di comparabile. L’unica canzone che ha avuto successo. Oggi, la Connor è un cesso e c’è anche chi la scambia davvero per malata di mente. Malata di soldi, ecco cos’è, e lo sa bene Antonio Conte che difende Neymar in conferenza stampa ove dichiara che i top player meritano di non esser dei topi. Se poi, stressati da troppa panza piena, cantano La cura di Battiato, è colpa di Fassone del Milan.

Di mio, vado al bar alla mattina e, se qualcuno beve in modo depresso un cappuccino, gli canto…

Physical della Olivia Newton-John, una che faceva brillantina con Travolta, e oggi è stravolta di troppe “grease” dei miliardi.

 

Lo so, mi disprezzerete per questo mio cinismo, ma oggi è spuntato di nuovo il Sole, quindi ci sta.

di Stefano Faloticogrease_24

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Arcipelago e psiche


31 Jan

Momenti strambi di manicomiale ansietà e curativa (non) perfetta forma psicofisica, ma un ricordo per star male o meglio. Speriamo ottimamente ripreso(si), nonostante qualche sgranatura e messa a fuoco, non solo della vi(s)ta, fuori dalla pienezza smagliante.
Un video che (si) scruta di (mal)esser stato e spero meglio starò.
Per ora, bene sto.

 

Il Cinema dei folli vivamente (mal)sani: quando odo rumore di società (in)civile, adoro idolatrarmi allo specchio, solfeggiando un ballo di mia glabra nudità senza maschere


19 May

Ho sempre vissuto nella più bella pazzia e questa è bellezza spudorata. L’attimo imperituro, resistente a ogni ricatto, che se la suona e se la canta di gran parsimonia, sfoggiando il pavoneggiarmi che mi rende autoctono, con saltellanti arachidi che danzan nella mia gola dopo il pestaggio della mia lingua insaporente l’asciuttezza dell’ingoiar la delicata frittura della mia scimmia, migliore di tanti uomini per i quali nutro solo il denutrirmene con miserere da dar loro in pasto.

Ex impasticcati oggi “puliti” dopo sedazioni a base di lavande, ex scoreggioni in libera uscita ad evacuar altre stronzate, puttane che furono a baciar le “poesie” di qualche cazzone pronto a servirle e, di “ricevimento”, da me devon prenderselo in culo.

L’attimo vanesio, il cazzo dritto e grullo, il brillo, l’alcol e me ne fotto.

Allora, il Cinema ama quel bicchiere che ti spacco in testa, perché Shining è l’apice d’ogni magnitudo mia labirintica, emozionalmente fra il bambino scappante e l’orco che scopai, inchiappettandolo.

Su Facebook, un idiota si mette in posa e aspetta, trepidando di godimento da voyeur edonista del sé più egoista, peraltro molto auto-erotico di sega mentale,  i Mi piace di qualche troietta.
Ma non mi stupisco delle zoccoline, mi rabbrividiscono quei vecchietti, suoi amiconi, che gli scrivon che, se ammiccava di più, ne limonava maggiormente da (di)dietro il PC di questo giochetto erotico, eroico quanto può esserlo un sodomizzato dagli asini suoi (in)fedeli piccini piccini. Porcellini! Rompiamo la porcellana!

Meglio dar da magiare ai piccioni.

E ricordate: il picciotto ti spacca la testa di cocci(o). Perché odia il mondo e tutto. Cari farabutti.

Così è, chi lo sfida, da me, essendo io il piccone, riceverà due di picche ed evviva chi più picchia.

Sì, ho sempre amato provocare. Credo sia stupendo. Vai da uno, che se ne stava be(l)ato e mansueto, e lo stuzzichi solo per il gusto di animare la fauna per poi scatenar la faida.

Allora, giù botte, calci che volano, donne prese per la gonna e sventola(n)te, gozzi recisi, un maritozzo di panna moscia ad allentar la tensione intestinale dei colpi allo stomaco, e un negro che pulisce il casino, cantando con la chitarrina della bambina bianca e poi rossina. Nel trenino di fila indiana.

Perché se la bambina stava in quel bar, non può barare. Non è una bambina. E dunque si becchi da bere, aspettando il turno del toro più da binario lungo.

Da dare, e basta con questi diari! Dai, diamoci.

Spaccare è il motto di chi si è rotto.

Genius-Pop

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