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Il professore e il pazzo, in arrivo la nuova bischerata targata dalla premiata ditta Gibson & Penn, io amo le storie vere


02 Feb

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Non ne avevamo a sufficienza delle banalità fasulle e retoriche di A Beautiful Mind, di van Gogh e sulle soglie dell’eternità che (s)semplificano la follia con la facile dicotomia genio e sregolatezza? Quante altre volte dovremo sorbirci queste mistificazioni romanzate della realtà? E per quanto tempo, soprattutto, dovrò sentire pronunciare, perfino da psichiatri e persone che presupponevo essere dotte ed erudite, davvero sensibili e dunque umanisticamente profonde (anche se poi la psichiatria è una scienza assai poco umanistica e umana), la sciocchezza secondo la quale il genio va di pari passo con la pazzia? E viceversa? Non se ne può più di una madornale, colossale stupidaggine del genere.

Luoghi comuni veramente insopportabili, verità che di vero non hanno nulla, apoditticamente sacramentate e snocciolate con una faciloneria da lasciarmi esterrefatto. Basito, sconvolto, luttuosamente afflitto. Ah ah.

Sono proprio stufo, asfissiato da queste idiozie, da queste plebiscitarie, amene puttanate sesquipedali a cui solo oramai la vostra inguaribile, immedicabile dabbenaggine può ancora abboccare.

Ieri, ad esempio, sono tornato al cinema. Da tempo appunto immemorabile non me ne recavo. Non perché non mi piaccia assistere a un grande film sul grande schermo e ascoltar dunque ogni vibrazione sonora d’un meraviglioso audio perfettamente calibrato di casse gigantesche, bensì perché sono intollerante alla massa. Ciarliera. Il loro chiacchiericcio, durante la proiezione, mi avvelena le arterie, queste persone sono vomitevoli quando parlano ad alta voce durante, semmai, la scena topica d’una pellicola, e rovinano la magica atmosfera sacra di un film, appunto, visto al cinema, sgranocchiando patatine e non solo quelle piluccate col ketchup, ma leccando e sbaciucchiando le loro topine donzelle ignorantissime che vanno a vedere un film vestite come se battessero sui viali e forse, durante il trailer di Un’avventura con la scema ma “bona” Laura Chiatti, hanno rimembrato il loro piccolo (borghese) grande amore. Passando da Mogol e Battisti a Claudio Baglioni in un nanosecondo. O sol in un nano, il loro ragazzo. Ricordando quando incontrarono Michele, soprannominato Michael nel loro puzzolente ambiente camionistico di porchette e salamini arrosto, di calze a rete e unghie laccate fuxia coi cuoricini fluorescenti sul mignolo sinistro e anellato, e furono sensazioni a pelle, soprattutto a palle, a palla. Sì, Michael, un vero “duro”. Un tosto, un bellimbusto tronista alla De Filippi che ha sempre il ciuffo che non deve chiedere mai e una barbetta “sexy” su rasatura Gillette con tanto di basette e cultura, soprattutto, bassissima. E in autoradio ficca puntualmente Marco Mengoni! Ed è anche un “fine” culturista, cazzo, mica un minchione che suona Chopin. Sì, dopo aver imparato a memoria le trigonometrie per pigliarsi la laurea da ingegnere edile (dal quale non mi farei costruire neppure la casa di Barbie, a proposito di sue bamboline dalla mente assai de-strutturabile, plagiabile e condizionabile, spesso franabile in lamentose crisi isteriche) coi punti di sutura delle sue leccate di culo a docenti più trogloditi di lui (infatti questi qua ascoltano Laura Pausini che canta in coppia con Antonacci perché, sì, sanno eseguire la planimetria di un grattacielo ma non hanno saputo nelle fondamenta allestire la loro vita, oramai crollata senz’alcun basico piano regolatore, e non sanno neppure riallacciarsi le scarpe) va in palestra ove solleva pesi mentre su occhio marpione s’infoia già (s)pompato sulle forme scolpite d’una ragazza che fa pilates su e giù di glutei marmorei mescolata a una “storia in diretta” d’Instagram e sa rafforzare la tempra di un “bravo” ragazzo, già da codesta colpito, modellato e tornito, adoratore delle donne coi coglioni. Donne con forte personalità da marmittoni e, più che da esercito disciplinato, da amplessi indisciplinatamente schifosissimi dentro caseggiati abusivi con vista sul cemento armato e murales più brutti dei loro tatuaggi. Godendosela da matti nel bilanciere dell’ipocrisia guardona da futuro dottorino ex geometra-calcolatore di una bellezza giovanile da lui edonisticamente mal soppesata. E sentita.

Poi, è passato il “provino” de Il primo re. Col bell’uomo Alessandro Borghi. Che non voleva sporcarsi troppo la faccia con Stefano Cucchi ma far capire che, malgrado la finzione veristica d’una tragedia orribile, conserva il fascino macho di uno che ancora cucca, mostrando bicipiti e tartaruga tra boschi non piliferi ma cosparsi di fango da Niccolò Ammaniti.

Sì, ero nella multisala The Space Cinema, vicino zona Rovere qui a Bologna e ho visto il filmato “muscoloso” di tal pacchiano regista imitatore nostrano del Mel Gibson di Apocalypto.

E mi sono chiesto: perché a quel razzista di Salvini non regaliamo il volantino Green Book? Così, anziché essere un moderno duce, capirà cosa significa, anzi significhi, la segregazione e sapere che, in una sua seratina da illuso morto non di fame ma di figa della ex Isoardi, è invece un immigrato sui barconi che fortunatamente s’è salvato ed è riuscito a sbarcare a stento e di stenti nella nostra penisola, però morirà lo stesso perché nessun ristorante “mafioso” della Sicilia ospiterebbe mai a cena uno di colore.

Ma non perché i siciliani siano cattivi e “padrini” con chi è un saraceno bensì perché anche un popolo “arabo” (e Dennis Hopper di Una vita al massimo docet) ha subito oggigiorno il lavaggio del cervello di un porcellino con la panza piena. Che adora senza dubbio Barbarossa di Renzo Martinelli!

Ma non perdiamoci in Salvini e persone non salvate per colpa di gente che ha travisato a sua immagine e somiglianza fascista le parole del Salvatore!

Non basteranno mille salviette per salvarci da questo scempio d’imbarbarimento culturale ai limiti del cannibalismo più oscenamente “progressista”.

No, saranno lacrime amare, anzi, solo lacrime in mare…

Le calotte polari si stanno sghiacciando per colpa del riscaldamento termico dovuto al buco dell’ozono del cervello annacquato di Salvini? Qual è il problema. Questa nostra Waterworld deve tornare coi piedi per terra e non illudersi nemmeno che i 5 Stelle potranno risolvere la siccità dando il reddito di dignità a chi, ahinoi, soffre davvero di cecità, abbisogna di un assistenzialistico sostentamento a differenza invece di chi è così paraculo, stolto e miope che si fa prendere bellamente incosciente per minorato mentale e “diversamente abile”. Quando invero vuole soltanto riscuotere l’assegno di mantenimento e far la bella vitarella coi soldi di chi si fa il culo, anche intellettualmente, e non è disposto a farsi inculare come un “negro” da questi demagoghi screanzati e moralmente ripugnanti.

Con le loro bugie e artificiali terre promesse… tese e sottese a (s)fotterci.

Basta con questi (ter)ragni, non mi farò intrappolare nella loro rete. Lungi da me abdicare a queste fregature, non mi farò mangiare vivo.

Ho una mia integrità da portare avanti a costo che mi sbudellino.

Ma non perdiamoci nel nazional-popolare e soprattutto nel loro populismo d’accatto(ni).

Dicevo…

Green Book è davvero molto bello. Sparatevi… la mia recensione e non confondete i film sentimentalmente pregiati per pellicole retoriche. Fatemi il piacere! Aiuto, mi ci vuole un paciere, anche un posacenere, vogliono bruciarmi e aspirarmi nelle loro vite già arse. Vogliono incattivirmi, spronandomi a cedere alla loro “poetica” cinica, belligerante e stronza. No, giammai.

Non affogherò nonostante, appunto, l’alta marea.

Prima, ho citato Mel Gibson. Sì, un uomo che non ho mai capito se è un bovaro, un titano della Settima Arte, un cazzaro, un alcolista manesco con le sue ex donne, un uomo di sana passione cristologica, un repubblicano o un democratico, un puttaniere assurdo o un genio assoluto.

Ma è tornato in pompa… magna, sta girando film come se fossero noccioline e sta preparando il remake de Il mucchio selvaggio.

Sì, costui è indubbiamente pazzo. Ci vuole la camicia di forza! Non sta fermo un attimo. Ma cos’è? Uno stacanovista, un ebefrenico, un epilettico, uno schizofrenico o semplicemente uno a cui piace vanitosamente essere al centro dell’attenzione?

Nella sua carriera d’attore, parallelamente a quella di controverso regista cazzuto, ha fatto un po’ di tutto. Ma mai avrei potuto pensare che Mad Max e mister Lethal Weapon potesse un giorno interpretare la parte di un professore universitario.

Sì, non so se avete mai letto lo splendido fumetto Il grande Blek. Mel Gibson, in questo film, The Professor and the Madman, è una sorta di Professor Occultis barbone e barbuto.

Che vuole aiutare e salvare la vita di Sean Penn. Uno che, fisiognomicamente, assomiglia al sottoscritto, il quale ne ha passate delle belle, per modo di dire, per essere eufemistici, ma a differenza del personaggio interpretato da Penn non ha ammazzato, sino a prova contraria, nessuno ma solo il suo uccello per molto tempo. E ho detto tutto.

Il Falotico, al di là di qualche alzata di testa da incazzato, è sostanzialmente un database vivente, enciclopedico, di attori e registi.

Conosce vita, morte e miracoli di tutti, tranne della sua vita. Ah ah. È consapevole di essere mortale, a differenza di chi vive nell’inconsapevolezza della sua finitezza e scherza sulle vite altrui con ignobile sfacciataggine, tanto da definirsi immortale, fa miracoli agli altri ed è un miracolato lui stesso con tanto di certificato psichiatrico che attesta non solo la sua recuperata, totale sanità mentale, con tutta probabilità solo turbata precedentemente da degli idioti, bensì anche la follia altrui che ha generato un casino della madonna di proporzioni bibliche.

Insomma, è il Genius.

Patente che si è auto-appioppato della quale vorrebbe disconoscere la sua paternità. Ma, ritornando nel mondo reale, ha capito che davvero è un genius. Un gigante in mezzo a dei pappagalli e a degli automi.

Perché non ha i soldi né di Mel Gibson né di Sean Penn. Ma è molto più bravo di codesti. Vorreste forse smentirlo?

Direi che, ah ah, possiamo per oggi fermarci qua.

Alla prossima, figlioli. Anzi, no…

Sì, Falotico è l’uomo che può rivaleggiare, in fatto di libri pubblicati, con Stephen King ma non può permettersi una villa nel Maine.

E mi sa che, assai presto, dovrà trovarsi un lavoro da Jack Torrance di Shining.

Impazzirà ancora? Ne dubito.

Vi racconto questa.

Il novantanove per cento della gente sulla faccia della Terra è pazza. Solamente che non lo sa. Perché non è mai stata esposta a situazioni davvero gravi o sfortunate tali che sia riuscita a prendere coscienza della sua malattia. Si chiama ipocrisia. E ignoranza.

Che culo. Non mi credete?

Prendete Rocco Siffredi. Lui scopa ragazzine e mamme da mattina a sera e la gente lo rende ancora più ricco, noleggiandosi i suoi filmetti. O guardandoseli in streaming. Poi, appunto, va al cinema mano nella mano con la figlioletta a cui fa vedere cose “sane e giuste” come Harry Potter.

Invece, Giuseppe, uno del mio rione, solo per aver detto troia alla sua collega di lavoro poiché lei gli ha fregato l’ufficio, succhiandolo al direttore, è adesso in clinica psichiatrica e credo che ci rimarrà per molti anni.

Questo non è moralismo né maieutica, non è pedagogia né retorica sinistroide. È la sconcertante verità.

E vi chiedo, per favore, di svegliarvi.

Non sono The Punisher.

Sono e non sono, oggi sì e domani no.

Come tutti.

Dunque, finiamola con le stronzate, cinematografiche, psichiatriche e non.

Non fanno bene a me, non fanno bene a te, non fanno bene in fondo a nessuno.

E come dice il proverbio, appunto verissimo: lo scherzo è bello quando dura poco.

Quando dura troppo è una mostruosità, un omicidio bianco e anche uno scandalo terrificante.

Per quel che ho imparato, in ogni storia di “follia”, vi è sempre di mezzo un vigliacco psicopatico che si diverte appunto da morire a coglionare il prossimo, giocando sulle suggestioni e il potere ricattatorio di un vantaggio psicologico. Ci sono molte lampanti verità che, per quieto vivere, si preferisce zittire.

E ci sono situazioni “incontrollabili” che, anziché chiarire con coraggio, si preferisce seppellire nell’omertà più “candida” e politicamente corretta. Pronunciando al massimo… mi rincresce, buona vita, auguri…

Per non inquietare nessuno, soprattutto il diretto interessato della storia di follia.

Esiste un termine per definire quest’atteggiamento scioccante e orrendo. Filisteo.

Essendo lessicografo, filisteo deriva dalla leggenda di Sansone.

Crolla lui ma fa crollare anche tutti gli stronzi.

Qualcuno ha ancora dei dubbi?

Se sì, alzi la mano e scagli la prima pietra.

 

Come dice Mahershala Ali: non si combatte un’ingiustizia con la stessa violenza, psicologica o fisica. Non si vince con la rabbia mal dosata e neppure con le urla o appunto con le “follie”. Bensì col talento, la dignità. Con questa forza.

È con questo che li distruggi.

E se vi sentirete dire che siete penosi, non siete cresciuti e continuate a credere nei sogni come degli adolescenti viziati, mandateli a farselo dare nel culo.

Sebbene sia un film mercantile, la vita è davvero come Rocky 4. Quando il “nano” Stallone le prende di brutto e poi all’improvviso sferra un colpo devastante a Ivan Drago. E Drago comincia ad aver paura.

In quel momento, Drago capisce che, sì, è fisicamente superiore a Balboa ma è più lento, meno geniale, meno imprevedibile, e di fronte ha uno che sa combattere come una furia e può davvero annientarlo.

E trema.

Davide contro Golia.

 

Lezioni di vita numero uno.

È con questo che li distruggi.

 

di Stefano Falotico

TOP TEN Al Pacino


05 Nov

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Ebbene, oggi parliamo di Alfredo James Pacino, indubbiamente, e sfido chiunque a smentirmi, uno dei più grandi attori della storia del Cinema.

Quali sono a mio avviso le sue dieci più grandi interpretazioni?

Partiamo col dire che è difficile trovare, nella sua filmografia, una brutta interpretazione. Semmai, ovviamente, con l’andare dell’età, di ruoli migliori gliene sono stati offerti sempre meno, quindi negli ultimi vent’anni è incappato in film assai mediocri e abbastanza invedibili. Eccezion fatta per i suoi superbi lavori per la HBO.

Anche se, come sapete, il prossimo anno, quando compirà la bellezza di settantanove anni, uscirà con i due film più attesi in assoluto della stagione, vale a dire The Irishman di Scorsese e Once Upon a Time in Hollywood di Quentin Tarantino.

Mica male per un vecchione, eh eh. Che poche settimane fa si è messo assieme a una che potrebbe essere la sua nipotina. Ci dà, Al, ancora un mandrillone!

Dunque Al, nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo e nonostante non sia più quello di una volta, ha ancora il suo ottimo perché.

Ma passiamo alla classifica. Otto nomination all’Oscar ma, scandalosamente, solo una statuetta. E nel suo carnet può dire e vantarsi di essere uno degli attori con più candidature ai Golden Globe di sempre, ben diciassette!

La sua migliore performance, a mio parere, è quella di Cruising. Specie nella seconda fase della sua carriera, Al è stato famoso per i suoi lunghi monologhi, vedi L’avvocato del diavolo e Ogni maledetta domenica. Gigioneggiando a briglia sciolta. In Cruising, invece, parla poco, è molto sulle sue e comunica quasi esclusivamente attraverso lo sguardo.

Come diceva Marlon Brando, un grande attore non ha bisogno di troppe parole. È nella forza del suo sguardo che si vede la potenza recitativa.

Al secondo posto, il mitico, terrificante Michael Corleone della saga de Il padrino.

Al terzo e quarto posto, Scarface e Carlito’s Way.

Quinta posizione per il suo Vincent Hanna di Heat.

Non so se ci avete fatto caso, eccezion fatta per Il padrino, ho citato sino a questo momento tutti film per cui è stato oscenamente ignorato dagli Academy Awards…

Settimo posto per un film del quale non parla più nessuno: Lo spaventapasseri.

Dunque ci mettiamo Sonny di Quel pomeriggio di un giorno da cani.

Passiamo al magnifico Donnie Brasco.

E finiamo con Seduzione pericolosa. Ah ah.

Come? E che fine ha fatto Scent of a Woman? No, secondo me non entra fra le prime dieci posizioni.

Se non vi sta bene, andate a fare in culo. Uahh!

E ora sparatevi pure questo video!

 

di Stefano Falotico

Attrici bollite: Diane Keaton, vive di rendita per essere stata la musa di Woody Allen?


29 May

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 Oggi voglio parlarvi di un’attrice a me particolarmente antipatica, anche se ne riconosco l’indubbia bravura, o forse no. Ovvero Diane Keaton, nata a Santa Ana il 5 Gennaio del 1946.

Un’attrice che, a rigor di logica e filmografia alla mano degli ultimi vent’anni, probabilmente anche di più, possiamo considerare non solo bollita ma frittissima.

Prima di diventare famosissima, si dà a esibizioni canore, ma non ottiene grande successo. Comincia a recitare a Broadway, al che inizia in maniera sfavillante nel Cinema, dopo tutta una serie di lavori per la televisione. Incontra due pigmalioni, Woody Allen, che diverrà per molto tempo, fra alti e bassi, anche suo compagno nella vita, e col quale instaurerà una chimica irresistibile sul grande schermo, diventando protagonista assoluta di otto suoi film, e Francis Ford Coppola che la vuole a tutti i costi per la saga de Il padrino.

Al che, dopo un paio di nomination ai Golden Globe, arriva la meritata statuetta per la sua epocale interpretazione in Io e Annie, il cui titolo originale è Annie Hall. Hall, che è il vero cognome all’anagrafe della Keaton.

Woody Allen… dicevamo. Sì, a parte Coppola, la Keaton deve praticamente tutto al genio newyorkese. Con lui come detto gira pellicole importantissime, nell’ordine Provaci ancora, SamIl dormiglioneAmore e guerra, il succitato, celeberrimo Io e AnnieInteriorsManhattanRadio Days e Misterioso omicidio a Manhattan.

E in mezzo a questa roba? Soltanto robetta, se si esclude Reds di Warren Beatty e gli hit commerciali di Baby Boom e Il Padre della sposa con tanto di seguito.

Quindi, Diane Keaton vive di rendita per essere stata la musa di Woody Allen, ottiene un’altra candidatura agli Academy Award per la sua intensa prova ne La stanza di Marvin, recitato assieme a Meryl Streep e a un giovanissimo Leonardo DiCaprio, e una ai Golden Globe per Tutto può succedere di Nancy Meyers con Jack Nicholson.

Ma ne vogliamo parlare invece di film come Amori in città… e tradimenti in campagnaPerché te lo dice mamma3 donne al verdeMamma ho perso il lavoroBig WeddingMai così vicini?

Solo Paolo Sorrentino la redime col ruolo di Sorella Mary nella serie The Young Pope.

Anche il suo prossimo Book Club, con le altrettanto bollitissime Jane Fonda e Candice Bergen, e i bollitoni Don Johnson e Andy Garcia, sembra promettere alquanto, stando alla Critica oltreoceano. Poteva essere puro garbage, come dicono gli americani, un film che sulla carta aveva tutti i crismi della commediola scialba per settantenni frustrate, invece pare che funzioni e sia godibilmente scanzonato. Ma questo non credo possa salvarla.

Lei è comunque l’intoccabile Diane Keaton.

Vabbe’.

 

 

di Stefano Falotico

Oggi, come sta la famiglia d’idioti?


01 Oct

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Mentre nel “vaticinar” fra una vagina e l’altro, pen(s)o al mio dest(in)o, da “principessine” che dormon sul mio pisello, m’è tornata alla mente una famiglia che volle tormentare il mio (tor)mento, dandomi del demente per “puro” (s)fregio di essa “elevata”, “acculturata”, io direi… a cu(cu)lo.

Sì, ero sinceramente stanco di quella matriarca tutta “imbarcata” che, dietro il “mascara” da “professoressa”, così “gentilmente” desinava nel ridacchiar dirimpetto ai programmi di “varietà culturale”, solleticando la sua frigidità d’Interiors alla Woody Allen, suo idolo a cui darei, personalmente, solo lo stato libero della mia “banana”. Sfondava il suo (di)vano, tra un “formaggiare” la sua donna finto-saccente e il marito, trombone di calvizie non solo incipiente ma ignorante da Balanzone coi tortellini nel suo cervellino da montato della “sobrietà” del suo veder la vita come guadagnati la “panna”.

I due scriteriati figliocci, degl’insani giovinastri, sempre con la testa fra le nuvole fra uno spossarsi con delle fighettine e l’ipocrita additar i lor coetanei di poca posatezza da “fighetti” viziati, si viziavano tutto l’anno del “prenderla” al lazo dei lor cazzi per la testa. Sì, ragazzi sempre in cerca di gazz(ell)e-puledre “ladre” dei testicoli succhia-succhia e “bevitelo” senza cannuccia, insomma, degli ebetucci che volevan di lor fringuelli far farfallina con le “ciucce”. Sì, più davan dell’asine alle lor amichette-ochette, più ci davan di “(s)o(r)ca”.

Questo è un pezzo sprezzante di “alta” volgarità. Sempre meglio che una famiglia di tal schifosa (im)moralità.

Dovete sapere che è, contro costoro, degli impostori che si credon tor(ch)i, ancor in atto, poco apostolico, un processo giudiziario nei miei riguardi. Che irriguardosi, voglion che mi “curi”, insomma, “onestamente” desider-ano che “venga” inculato, (in)castrato, lobotomizzato, che stia (in)fermo seduto-sedato e che nessuna possa darmela.

Date loro il mio dato di “fallo”. Si chiama nessun fairplay contro questi fallaci.

D’altronde, sono un Falotico.

25 Aprile! Liberazione o compleanno di Al Pacino?


26 Apr

Il 25 Aprile siamo stati liberati dai fascisti? Sì, ma io festeggiai Pacino, nato in codesto dì, e non ho tempo da perdere con reminiscenze di cazzoni Mussolini bendati e incazzati mastini fasciati!

Evviva Alfredo che ti “fredda!” con un “Addio, nazista sei infornato da me in tue palle inforcate di bulbo in pallottole su mie sparate!” 

Ogni anno m’è consuetudine celebrare il compleanno di Al!

Che analizzerò in mio tutto bardarlo a differenza di molti di voi, la maggioranza sciovinista già “bruciata” credendo d’esser crudeli m’ardendo il cero di chi non è d’accordo e “cremandolo” come lo Strudel!

Gli ebrei furon arsi vivi, i russi soffrono di fobia sociale da cui le foibe del comunismo nella oggi massa capitalista a decapitazioni d’andar contro un “Capitano, abbiamo solo un capitano!” per finire accapigliati nello sperpero anche dell’ultimo numero di “Paperino”, scovato nei pressi di una disneyana bettola in quel di Mosca a issarsi in calice, pru(gn)a e complimenti di fantasie e utopia con delle topoline eppur grandi top(p)e di “pugnette”.

E Al Capone fu “solo” accusato di reati fiscali quando ammazzava di sicari, fumando un sigaro e fregandosi le mani “pulite” in teatro assieme a una matrona di “besciamella” sua impazzita, causa nascita anomala e indirizzata al Male dello scoreggione suo “pancino”.

Al Pacino ha compiuto 73 anni, sì, le primavere, mese inoltrato d’Aprile e non da scherzi nello schernirlo, voi che immolate Siffredi Rocco nella Lucarelli Selvaggia “arroccata” sul suo “coccolarla” in combutta d’un altro puttaniere formato “cioccolatone”.

Rocco, il volto “vero” del porco, Selvaggia, il volto “gossip” della porchetta allo spiedo nella moda del cool inculato non da sola ma in “saletta” col salame…

Alfredo navigò sempre per i fatti suoi e non darà mai credito a questi che si svestono e alle selvagge che si svendono per avventarsi sullo spettatore “violento” eppur “cortese” di “baciamano” nei catodici sogni proibiti di linguette, compresi gli spaghetti alle vongole con la cozza della moglie marinara dall’insoddisfacente-affacendato uncinetto e figli inetti con nettare e miele, sudori e “a malincuore” di bava alla boccuccia (in)castrata dal raggio “gomma” del televisore d’un volersi commutar in “proiettor” del suo ergerlo ad “alta” definizione, cambiando canale nei virtuali amplessi senza correr il rischio dello scolo, dato che Selvaggia è scotta e non ci saran cotture della “frittura” di mare, solo un amaro e un mirarla da lontano, come gli scogli “prelibati” di chi osserva l’orizzonte nel “verticale” in culo a sé perpendicolare di coglione annegato! Meglio comunque della zoccola con le zoccolette e le tette fra le tagliatelle del “cuoco”, “gran” al dente di lei “ardente”.

Alfredo nato a New York, innato di talento e non come te, minatore neanche tanto di trattorie saporite e mungitore di vacche insipide. Dai, piscia e stai zitto.

Non ha bisogno di presentazioni né di “presentini”, non addobba il presepino ma non ha neppure un pisellino per ilpurè!

Egli non ti fotte nell’esibizione del suo calore ma accalora la platea con interpretazioni scroscianti nella prima fila ove ci son fighe scoscianti e davvero di bocche buone. Non bonazze da linguacce. Non scemotti da salsicciotti!

Sette film che non son nani ma le prove d’un gigante.

Invero son tre, perché così mi tira e cambiamo registro!

Tu sei solo un aitante, il tuo alito non è un monologo fenomenale ma un affaticato monocolo, mio mongolo. Vaffanculo!

Donnie Brasco

Amicizia tradita, mai stata, forse tutto un incubo. Falliti entrambi, spediti in questa cazzo di vita per due missioni che non interessano a nessuno. Il primo fa il criminalotto, l’altro è un mafiosetto solo di baffi che rideranno del rimpianto.

Insomnia

Capolavoro di Nolan, apice dell’ermetismo fra i monti dell’Alaska nell’insonne, appunto, giornata “assolata” di Notte fuso orario e Al fusissimo che coglierà in flagrante il criminal’ andante-suonato prima di perder la bussola nella sua gravità da avo d’una nave antica, i valori suoi legati all’onore della giustizia.

I crimini efferati van puniti d’Alfredo nel freddo e nel gelo ma che si scalderà sotto “zero” in recitazione da vette Everest. Finale cristiano con la Swank a sorreggerlo dalla via crucis di due ore d’occhi sbarrati. Comunque, non annoia, è Cinema d’aperture mentali e anche boccata d’aria…

Gigione e alla “diaccio” degli eccessi smisurati nel sublimissimo sublimar le battute al minimo su classe al massimo.

L’avvocato del diavolo… e della “minchia”

Quando mai un Keanu Reeves, stronzetto “impuro” e indeciso fra una Theron e una Nielsen (capirai che sfiga), può fregare il Satana fighissimo di parrucchino alla Conte Antonio?

Mai, perché il Devil è Pacino che ti piazza dei “bacini” a vanità per il tuo popò rosso rosso.

Non invidiare il Diavolo, Egli sa perché l’umanità è andata a puttane.

Il primo responsabile è il Creatore che pare esser stato avvistato con Berlusconi ad Arcore, fra una mignotta e l’altra sotto la “Madonnina”.

Con Pozzetto versione “vergine” senza Edwige Fenech a urlare sconvolto “Eh, la Madonna!”, appunto, e Pasolini con Scorsese a braccetto per le vie del centro in questo Montenapoleone “caporale” che non lascia stare i santi e cavalca Troia di (furf)fanti.

Alfredo si salva, salpiamo!

Il resto vada in malora! Che ore sono? Non lo so, tanto non ho mai sonno!


Firmato il Genius

(Stefano Falotico)

  1. Serpico (1973)
  2. Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975)
  3. Stand Up Guys (2012)
  4. Il padrino (1972)
  5. Scarface (1983)
  6. Heat La sfida (1995)
  7. City Hall (1996)

Al bacin’ Pacino


10 Dec

Mezzanotte e va la “rondinella” del piacerin’ di Al Pacino, perso fra pomeriggi da cani e un padrino pentito, una via da Carlito e l’odio verso i carlini di Marina Ripa di Meana, perché non amò Moana ma è amabile avvocato del diavolo

Col Tempo, il Tempo rimembra e torna dunque alla mente, ho imparato a eccedere d’ammirazione sviscerata per Alfredo. Molti anni fa, quando eran non solo sospetti ma vari ispettori che m’annusaron come Basettoni di “sospetto”, lo apprezzavo non tanto, forse troppo, ed ero però convinto che valesse sempre il prezzo del biglietto. Mi ha persuaso soavemente. Talvolta, incespicò pure Lui, colpa dei primi battiti senili che “sclerotizzano” un po’ le scelte artistiche, tant’è vero che il suo agguerrito rivale, De Niro Robert, lapidariamente dichiarò “Talent is in the choices”. Infatti, sperperò tale massima in film minori, alimentari, da scuole elementari. Quando si dice “Mantenere la promessa delle parole”, vero Bob?

Pacino “cadde” meno, fu più accorto, come si suol dire. Da sempre, legge con estrema cautela le sceneggiature che giungon alla sua “umile” dimora, e le scruta con fiuto da tartufo, preferendo personaggi titanici innestati su lunghi, esasperanti, “insostenibili” monologhi a cui la voce di Giancarlo Giannini fornisce ulteriore “sforzo” e forza, forgiando il birignao non brioso ma roco di Alfredo entro traiettorie della più antica e rinomata Italia risorgimentale. Giannini, anch’Egli non ebbe troppa fortuna qui da noi, azzeccò qualche capolavoro ma, spesso, è (s)comparso in pellicole dimenticabili. Vuoi il fisico non troppo pronunciato nonostante la di(re)zione, vuoi la sua elevazione in un “Paese” che predilige i salumi e oggi Salemme-lemme e sempre poco legge. Al, troppo “flemmatico” ed elegante per piacer al gusto medio da “dita medie”. Sì, nello Stivale tutti alzano e s’innalzano a maestrini, basta un diplomino e si spacciano per poeti. Basta una Laurea e voglion le ville auree.
Ah, invece c’è da faticare se volete ben “ficcarvi”. Dovete faloticare senza farneticare.

Alfredo nacque in una famiglia non floridissima e neppure in Florida, che poteva distrarlo di seni al vento e cosce pornografiche. Figlio di un operaio e d’una casalinga, da infante fu scambiato per pazzo, solo perché recitava come Marlon Brando davanti allo specchio. La diagnosi fu erronea perché divenne davvero suo erede nel Coppola. Michael Corleone e da lì l’ascesa fra le stelle. Immemorabile capostipite della recitazione che oscilla fra un “infuocato denso d’iridi nere” a un “pacato urlare” su sordina di gran classe e tecnica affinata con dedizione e abnegazioni lodabilissime.

Egli fu l’arcano profeta e pupillo dell’ultimo valido Sidney Lumet e depalmiano in un duetto imprescindibile.
Vigoroso, fu meno “camaleontico” del Bob e poco isrionico alla Nicholson?
Questo lo dice il luogo comune, che spara solo zizzanie e riempie i giornali di recensioni “istintive”.
Egli brucia di Cuore che molti attorucoli di oggi si sognano. Solo perché italoamericano gli preclusero il Teatro per una decade, ed è invece l’interprete “statunitense” più colto del Bardo.
Di barba alla Shylock e di Riccardo. “Gobbo” o scarno, nervico e caldo appassionante contro i cuori di neve e pastafrolla. Egli frulla di sue intemperie mentali, “drogato” di Cinema, spaesato nella vita “reale”, ove non s’è mai sposato per non avere ulteriore “recite” di matrimoni che, come ogni Uomo sa, son la cagione, la sventura e la disgrazia d’ogni vero amore. L’amore deve baciare e scopare senza anelli e giuramenti. Il sangue c’è già, inutile “appiattirlo” in un patto che potrebbe tramutare, sovente, in lanciati piatti da liti coniugali. Molte donne entrarono nel letto di Alfredo, dalla Keaton alla mia vicina di casa che, negli ’80, sbarcò in America da sua fanatica e “rimediò” una serata “sicula” come ogni Pacino vuole, volente o nolente, e non perdona.

Egli, Alfredo, sempre Lui… fu anche Diavolo di livello, che sbudellò tutti i relativismi su Dio, spogliando Connie Nielsen e “persuadendo” Keanu Reeves a “infiammarla”.
Intanto, il Diavolo s’era già c(i)ucc(i)ato sua moglie, sempre di tradimento “invisibile” ma da tentazione “linguina”. Charlize Theron, che sa esser “terragna” da sud(ata)africana. Alfredo vide già, fra la bionda, il rovente fuoco attizzabile del rosso peperoncino.

Alfredo è un genio, forse non come me, il più altisonante e ineguagliabile, inimitabile e unico(rno), ma decisamente carismatico anche di “manicomi”, essendo “ottomano” per dirla alla Totò, erede dinastico delle ginnastiche nella natica di “palmo”.

Non mi credete?

L’altro Giorno, una ragazza meravigliosa m’ha “sbattuto” in lista nera.
Oggi pomeriggio, m’ha ricontattato “misteriosamente”.

Sapete perché? No, solo Lei l’ha “visto”.

Il resto è il mio Life Achievement Award.

Applauso!

Sì, il mio mutamento licantropico avvenne “or sono”, ne avevo le palle di questi palloni gonfiati. Sempre a celebrar la “cultura” e poi a “incularsele” da lupetti. Il lupo, se tale è, deve necessariamente evolvere in pelo più ispido senza filo spinato. Quindi, pacinianamente-analmente, fottendosene alla grande.
Sì, basta con le ipocrisie. Avete educato dei gaglioffi celati dietro pezzi di carta, “igienizzateli”.
Con me, salute mentale totale, non transigo.
Ah, tua madre sai bene chi è. I tuoi traumi risalgono all’infanzia quando l’adocchiasti sussurrare un miagolio nel cagnaccio di tuo padre, che aizzava dopo tanto russare di comunismo.
Sì, edonista fu muscolo nel di “lei” più vecchio mestiere del Mondo. Una puttana coi “fiocchi”, mica quelle che almeno han dignità di mostrartela nuda e liscia senza badar a spese. Tua madre voleva solo uno che “la” mantenesse, contenta e (in)soddisfatta, infatti è sempre “liquida” quando si sintonizza nel catodico.
E tu, altra fiacca che vorresti darmi delle sberle. Dopo un’adolescenza trascorsa a spassarti la passerottina, “educasti” tua figlia ad “appisolarsi” nei piselloni dei neretti per garantir loro l’asilo extracomunitario della aiuola fuori dal loro “orlo”. E poi la tua genitrice pretese che ti “sbattessi dura” nel primo lavoretto da schiava negra, per tener “alto” il nome d’una famiglia che sa quanto il sacrificio si merita gli orifizi. Mah, si sposerà con un orefice, felici tutti. Col collarino.

Ah, in questa scuola blandite e rendete i ribelli dei “banditi”.
Allora, bando a questo baccano.

Tutto ciò è una grande stronzata!

Io sono colui che dice tutto.

Datemi un timido e sarà la vostra paura peggiore.
Datemi un pasticcino e sarà cremoso.

Una certa Elvira mi lasciò perché stanca delle mie oscenità. E io la denunciai per i suoi “fuori (s)cena”.
Andasse a venderla ai pen-nivendoli.
Meglio l’ortofrutta, che sceglie un limone oggi e un tuo fisico a pera per una banana che t’incula di fragola nella macedonia.
Evviva Alessandro, che magna tutto!

Evviva Al, che ti ulula di bello, caro brutto!

Ricordate: Alfredo fa il gigione, perché può.
Tu sei un vorrei ma non posso in quanto spossato in “Mogli e buoi dei paesi tuoi”.
Alfredo invece non svacca mai, al massimo esagera, stupendo i paesani e fregando chi è molle solo nel materasso.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975)
  2. Il padrino – parte III (1990)
  3. Wilde Salome (2011) 

Tutta l’Italia che od(i)o marcatamente, smarco e “marchio”


10 Oct

Marco è il nome che ritrae alla perfezione la mentalità “dura” di questo stivale di “stalloni” italiani.
Da cui il modello Marcus, al quale Pamela Anderson “affilò” il “muscolo”, e poi tutta la “progenie” degenerata di nomi composti degli impostori: “Marcantonio” detto il Mastrolindo alla Brando Marlon con le Marlboro, Tognazzi Gianmarco, il marchese del Grillo, Anna Marchesini e quell’altro emulatore di PasoliniTullio Giordana nel fiume del Giordano… di suoi “battesimi” evangelisti

Marco viene invocato per le insufficienze renali di sua moglie Renatella, “infoiata” che cuoce il suo “marchio“, appunto, del Pollo Arena.
Sì, si credon tutti gladiatori delle arene, ma son solo nella rete.
A volte, “socializzano” di network per poi “bloccare gli utenti indesiderati”.
Da circa dieci anni, una “donna” mi perseguita di “stalking” perché, mentre ascolto il metallo pesante col walkie-talkie, “spizzicando” la “capricciosa” delle mie “olive sott’aceto”, lei accavalla alla Tv, mostrando “senza ritegno” un “pelo forbito” da giornalista che stimola la “cerniera” con le sue gambe di “ceretta”. La mia “cera”, sì, si “sbianca”, prima fu “impallidito” dalla malinconia “sonora”, poi “impallinato” nella rossa “robustezza”.
Si chiama Elvira, ed è mora. Con “permanente” di “mècherlo” nella “besciamella” (s)tinta.
Parla solo di Calcio, d’altronde è specialista di “sfere”, nel senso del suo seno di “boccia” promossa “a pieni voti” dalla “gratitudine” dei suoi colleghi, “esperti” della “balistica”. E delle balle che sparano più dei “fendenti” del centravanti di “sfondamento”.
Elvira è una patita del Pescara, tanto che lavora per un canale locale, che viene trasmesso a orari improponibili, ma che, “al bisogno”, da “bisonti” bisogna, eh già, registrare solo per la sua “tenuta” da “competente” del tuo “fuorigioco”.
Che “tiro”.
Sì, su Twitter mi ha “fermato”, solo perché le ho “inoltrato” una mia foto “ritoccata” con la scritta, un po’ “slavata”, “Voglio toccartela”.
Che c’era di male? Lei, di mani… ne sa… “benissimo”.
Ma Elvira è simpatica, fino a prova contraria sono come Steve Everett alla Clint Eastwood, appunto, e nessuno mi condannerà alla pena di morte solo perché sono “arzillo” di pene.
Però, “quella” più odiosa, da scopare “a sangue“, nel senso truculento di Rob Zombie, è senza dubbio la “radiocronista” della sua figa di legno, Cercato Flavia.
“Appoggiata” sempre da un trio che le fa da (s)palla, quel terzetto manicomiale della Gialappa’s Band, “forchettone” di “banditi” con diritto alla cazzata, imbandito da Taranto Carlo (meglio Nino Taranto, Totò lo sapeva), Gherarducci Giorgio, uno “triste” come Carducci del “pargoletto” (cioè, Giorgio è un porcone) e da Santin Marco.
Vedi che il teorema non fa una piega?
Ogni primo pomeriggio, appena hai finito di pranzare, semmai pasta col pesto, ti sintonizzi a quest’emittente di R101, ove le “evacuano” escrementizie di grana grossa, e ti viene voglia di “pestarla“.
No, non la volpe e l’uva. Da “spremerla” ché vada a vendemmiare.
Questa stupida ce l’ha sempre con gli “sfigati” e, appunto, va sempre a par(l)are delle sue “limonate“.
La “puttana(ta)” di oggi era incentrata su un articolo odierno comparso su “La Repubblica”, inerente i geni incompresi che han subito parecchie umiliazioni prima di essere capiti.
Cioè, la storia della mia “complessità”, tutt’ora “imprendibile”.
“In compressa…”.
Al che, telefona un’impiegatina e rivela che, oggi, ce “l’ha fatta”.
Si reputava bruttina durante l’adolescenza.
Ma, “grazie” ad apportuni interventi chirurgici, ha ridotto il naso e allargato le tette.
E anche le “cosce”.
Per di più, a completare l'”opera” (d’autodistruzione “imbellettata” alla Alba Parietti), proclama ai quattro venti (dell’etere e di chi non è più “etereo”) che è “pienamente soddisfatta” perché il suo “fidanzato” è stato (con)vinto a usare il “deodorante”. E “spruzza” da chi ce l’ha, ecco, profumato.
Sì, il suo ragazzo sarà un pupazzo, di nome Mirco.
Senza dubbio, un carabiniere dell'”arma”.
Ho detto tutto.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Un tram che si chiama desiderio (1951)
  2. Bulli e pupe (1955)
  3. Fronte del porto (1954)
  4. Il selvaggio (1954)
  5. Il padrino (1972)
  6. Superman (1978)
  7. Il boss e la matricola (1989)

Batman scatenato fra gli ombrelloni per “scottar” la pelle dei bagnanti da “squalo” che “lo” squaglia


23 Jul

 

Ogni pipistrello “rastrella” i vostri castelli di sabbia, e li calpesta

Mi trovo nella località marittima “Costumin scostumato”.

Sì, poi parlo con una ragazza.
Al terzo minuto le mostro i denti, “inferocendola” d’odio “brado”, “abbronzato” e disumano alle mie “virtù”, che prova a “irregimentare”, “irretendole” (ne ha “pen” donde nell’onda “natante” del “pedalò” nella “cavallina”) con “nascosto posacenere” del suo calor solar che “brucia”, “umidiccia” sotto gli ombrelloni, per poi “sguazzarla” col “bagnin” che “toccerà” nel “submarin“.
D’un “budino” cremoso come l’UVA della mia “volpe“.

Così, nuovamente preferisco la Notte, sicur rifugio del lupo ermetico che medita e un po’ “miete” i granuli del dentifricio “sbiancante” dalle impurità “tartare” di qualche meridionalozza ingiallita troppo presto per i “palati” delle salive bavose del “salume” del tamarron’ che “la” sciroppa, un po’ la ingroppa, nella “glassa” del marron glacé.

Sì, il famoso “zucchero” di “vaniglia”, “a velo e acqua” gustosa, per “mangiarini traslucidi” nel “forno” che te “la” serve “cristallizzata”.

Il cellulare squilla, e la “cellulite” brilla nei “cocenti” per il “gusto” mandrillin della cartilagine furbetta della “bocca” saporita, saccarosia “al dente”.

Sì, “imbraccio” il salvagente e mi tuffo ove l’acqua è blu dipinta di blu.

Sì, un camionista in spiaggia, si “tira” qualcos’altro, una “riga” di Coca…
E io, in segno di (s)fottimento, gli canto la “hit” del suo point break sulle note del suo “Forza Italia”, tricolore del trash anni ’80, tanto è sempre più “a novanta”:

L’estate sta finendo 
e un anno se ne va 
sto diventando grande 
lo sai che non mi va (non “va” neanche con la pompa idraulica…)
In spiaggia di ombrelloni 
non ce ne sono più 
è il solito rituale 
ma ora manchi tu. 

Languidi brividi 
come il ghiaccio bruciano 
quando sto con te. 
Baciami 
siamo due satelliti 
in orbita sul mar. 
È tempo che i gabbiani 
arrivino in città 
L’estate sta finendo 
lo sai che non mi va. 
Io sono ancora solo 
non è una novità 
Tu hai già chi ti consola (sì, il suo “direttore”)
a me chi penserà. 
Languidi brividi
L’estate sta finendo 
e un anno se ne va 
sto diventando grande 
lo sai che non mi va. 
Una fotografia 
è tutto quel che ho 
ma stanne pur sicura 
io non ti scorderò. 
L’estate sta finendo 
e un anno se ne va 
sto diventando grande 
anche se non mi va (ci sono i “sessuologi” se il “sasso” è moscio)
L’estate sta finendo 
l’estate sta finendo 
l’estate sta finendo oh oh oh
l’estate sta finendo . . .

Al che, me ne sto spaparanzato in mezzo alle “meduse”, e un obeso vorrebbe “soppesarmelo”.
Mi sollevo e lo “essicco” nel mio lessico: – Ehi, panzerotto, quanti prosciuttini ci son nel tuo “pancin?”. Stai molto attento, son Al Pacin’, reparto “macelleria”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Il padrino (1972)
  2.  Un mercoledì da leoni (1978)
  3. Point Break. Punto di rottura (1991)
  4. O sole mio! (1945)
  5. Crema cioccolato e pa…prika (1981)
  6. Fratelli d’Italia (1989)
  7.  Lo squalo (1975)

Genius-Pop

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