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La società cannibalesca di uomini e donne alla Hannibal e la bellezza di Julianne Moore è impressionante, parimenti proporzionale alla bruttezza del film di Scott e al gigante mio? Mio che? Lo sa lei


03 Feb

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Sì, stroncai Hannibal. Ma vi andai piano poiché, nonostante tutto, alcune atmosfere sono suggestive. Soprattutto del belvedere di Francesca Neri prima che s’intristisse a furia di bazzicare quel camionista di Claudio Amendola. Ah, lo frequenta ancora? Sono sposati? E Claudio le fa lavare tutte le posate? Ma no, dai! Fanno I Cesaroni e Claudio rende Francesca sempre più arida. Sì, la bruciò come Nerone.

E allora quella donna che un tempo scosse ogni maschile Carne trémula, quella florida donna deflorata in Le età di Lulù, ora non c’è più.

Hannibal Lecter/Anthony Hopkins, da vero gentiluomo, mica come quel pazzo allucinato dell’ispettore Rinaldo Pazzi, le regala un sonetto. Dopo aver assistito all’opera Vide Cor Meum.

Mi sopragiunse (con una sola g) un soave sonno

umilmente pascea…

Ora, questi due estratti lapidari vorrebbero riassumere un sentimento nobilissimo da veri uomini iper-romantici come il sottoscritto, il Falotico.

Il Falò che, da quando, millenni or sono, in una sperduta landa dei suoi puberali, pre-adolescenziali ormoni, di una ragazza virginale e bionda s’innamorò al volo, come Mason Verger perse il volto e non più spiccò. No, manco per il cazzo spaccò. Ah, Julianne, che stacco e che spacco.

L’amore, difatti, di quel colpo di femmina, no, di fulmine micidiale, mi sfigurò.

Camminai, stigmatizzato in pene… e in cicatriziali angosce troppo pensose.

Così tanto di lei m’invaghii che delirai, credendomi De Niro nel rivedere tale Beatrice nella bionda Cybill Shepherd di Taxi Driver e in Penelope Ann Miller di Carlito’s Way. E ho detto tutto…

Soffrendo tale letale turbamento come, sempre lui, Al Pacino di Seduzione pericolosa. Smarrendo il mio cuore solitario nella perdizione totale, oscurandomi da perdente negli anfratti crepitanti di notti senza più albe vivamente squillanti.

Oh, che patibolo, mi straziai in urla silenziose da disperato e, disancorandomi dalla realtà, vissi fluttuante nella dolcezza più perturbante. Per colpa di tale mia giammai toccata ma solamente vagheggiata amante che distrusse precocemente ogni mio maturante indurimento da uomo brillante.

Mi opacizzai e nitrii come un cavallo selvaggio. Poi, qualche anno fa, in preda a fremiti rinati, assalito da ferini istinti carnali e scalpitanti, persino andai matto per Lucarelli Selvaggia.

Disdegnando ogni storia da lupi mannari di Lucarelli Carlo.

Ce la vogliamo dire senza, per l’appunto, peli sulla lingua? I libri di Lucarelli e i film tratti dai suoi libri come Almost Blue, cazzo, fanno solo tristezza e, dopo tre pagine, ti viene voglia di mettere su del blues.

Io prenderei Carlo e quell’altro, Samuele Bersani, e userei Chicco e Spillo.

Che cosa dovetti ascoltare da giovanissimo. Oh, Santa Vergine di Cristo! Metti Bolero, slega il movimento, il pensiero di sesso. So già che metterai su i Doors…

Incontrai anche ragazzi che amarono Ava Adore degli Smashing Pumpkins, ah, degli zucconi.

Consiglierei loro tutti i film cyberpunk come Akira, tutti i film con Asa Akira che gioca al plum cake di yogurt con Erik Everhard, il film Tetsuo dello Tsukamoto e pure una palermitana che urla… suca minchia!

Ora, mi sono perso in troiate, dov’ero rimasto, poveri cazzoni?

Ah, all’amore puro.

Che significa umilmente pascea? Significa che non tirava più e, mentre gli altri pasturavano, eri diventato un agnello al pascolo o forse eri regredito al pargoletto del Pascoli.

Ma quali cavalline storne, uomini storpi o (d)ritti, andiamo al galoppo dinanzi alla cavallona Julianne Moore. Donna che non è mora ma rossa. Pallida come la morte in viso per arrossamenti impavidi. Ah ah.

Sì, Hannibal è una maialata con tanto di scena di cinghiali che macellano Ivano Marescotti.

La Neri compare per un minuto, in quel minuto ad Hannibal diventa ossuto, no, ingigantito nel giganteggiare di recitazione amabile. Insomma, che leccaculo.

Ray Liotta fa la parte del porco e alla fine rimedia la figura del coglione.

Fabrizio Gifuni ed Entico Lo verso appaiono come belle statuine scorticate vive.

Insomma, l’unico motivo d’interesse di questa boiata pazzesca, intesa anche in senso letterale, è la bellezza ciclopica di Julianne Moore che fa bestemmiare come Renato Pozzettto: eh, la madonna!

Io vidi Julianne Moore dal vivo. Alla prima veneziana di Lontano dal paradiso. La storia di uno bellissimo come Dennis Quaid. Ma manco lui con questa poté fargliela.

Allora, lei s’innamorò di un tipo alla Lexington Steele.

La prima volta che visionai Hannibal fu quando uscì al cinema. Me ne recai assieme a un tipo che mi trattò da schizofrenico.

Infatti, non capì, per colpa del suo cervelletto, la scena finale.

Di mio, perdonai ogni lurido affronto e, in maniera dantesca, celebro il mio Stil Novo.

Ora, porci, proci o solo miei prodi, sparatevi questo video e se, consiglieri miei fraudolenti, voleste fottermi, sparatevi e basta.

Ah ah.

Io, povere teste di cazzo, vi sprono e gli amici non sperono.

E, sperando, la vita si fa illusa dopo che fu delusa. Non disperate, potreste essere salvati e finire in Purgatorio.

Se non vi sta bene questa vi(t)a di mezzo, pigliatevi un calmante e, seduta stante, non rompete il cazzo con le vostre grida agghiaccianti.

 

Il Falò, un uomo devastante, spesso deficiente, un paio di volte fui impotente ma, grazie ai consigli di Billy Crystal di Terapia e pallottole, non sono più un Boss sotto stress.

 

Pezzo che finisce senza rima baciata perché non mi veniva. Ah ah.

di Stefano Falotico


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Mickey Rourke è un grande, Western Stars di Springsteen è un album splendido splendente come la Rettore e Vincent Cassel non è solo l’ex marito di Monica Bellucci


14 Jun

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Finalmente è arrivato il 14 Giugno e ho comprato il cd del Boss, Western Stars.

Sì, io ho visto Bruce Springsteen dal video. No, dal vivo, molti anni fa. Quando allo stadio di Firenze, ove gioca appunto la Fiorentina, il Franchi, in una serena serata fresca del 2003, la gente cominciò lentamente ad assieparsi sul prato, riempiendo anche le tribune. Vi sarò franco. Prima dell’esibizione del Boss, molti non mangiarono delle succulente fiorentine ma, essendo venuti anche da Napoli, addentarono pizze più capricciose delle loro fidanzate di nome Margherita.

Calò lievemente il tramonto e pareva di essere a Piazza San Pietro. Prima del concerto, v’era appunto un magico silenzio religioso.

Quindi vertiginosamente il cielo, da imbrunito e rossastro, malinconico ch’era, s’oscurò nel buio sopraggiunto, frastagliato da nuvole turbolente. D’improvviso le luci del palco s’accesero di brutto, bellissimamente.

Ma non era un concerto dei Metallica, dei Guns N’ Roses o di Marilyn Manson. Uno che non si sa ancora che cazzo voglia dalla vita. È passato dal maledettismo appunto di Charles Manson ad Asia Argento, ha scopato Rose McGowan ma non sapeva che, nel frattempo, lei veniva trombata da Harvey Weinstein.

Sì, lui ammazzava i gatti “in diretta” e Rose elargiva la sua gattina al volpone nella segreta cameretta. Per poi denunciarlo parimenti ad Asia in un gioco scabroso d’ipocrisie da Ingannevole è il cuore più di ogni coscia.

Ho scritto coscia, non cosa. E la figlia del compianto Giuliano Gemma, il mitico Montgomery Wood di un Dollaro bucato, è davvero una femminile Vera Gemma secondo me ancora bucata e bona, comunque bucabile. Sì, è un po’ rifatta ma, bando alle ciance e alle balle, io me la farei. Qui parliamo di una donna dal fondoschiena profondamente amabile, liscio, sodo, pneumaticamente gonfiabile…

Mica una Scarlet Diva qualsiasi. Eh.

Non è una volgarità. D’altronde Anche gli angeli mangiano fagioli.

Le vere porcate sono altre. Come romanzare la vita di J.T. Leroy in un film per Melissa P. Al fine di guadagnare i soldi per poi tirarsela da intellettuale come Luca Guadagnino. Luca fu furbo, diede al popolo la puttanata per poi avere il potere di valorizzare, nel remake di Suspiria, la bella Dakota Johnson.

La protagonista della sega, no, saga più mercantilistica di sempre, quella delle sfumature di grigio…

Asia, ce la possiamo dire la verità? Questo tuo film è peggiore della Sindrome di Stendhal.

Secondo me, tuo padre, il leggendario Dario, ha cominciato a rimbambirsi da quando tu sei nata. Degenerando del tutto quando tu le confidasti delle tue nottate selvagge con Morgan.

Ma chi è questo Morgan? Per anni si è spacciato come il David Bowie de no’ a(l)tri ma poi è stato pure con Lucarelli Selvaggia.

Insomma, Selvaggia ha onestamente un paio di bocce che non si possono bocciare ma è l’incarnazione, appunto, di Joan Bennett del Suspiria originale di Dario.

Sì, di notte pratica fatture stregonesche in un collegio di marchettari e casi umani, relegati in una magione di Friburgo ove sono obbligati a leggere i suoi libri di merda.

Sì, se un suo allievo non impara a memoria ogni passo di danza della sua prosa sboccata, da autrice col calamaio strafottente che attacca ogni Calimero da costei ritenuto deficiente, lei gli appare in modo subliminale come la viscida Marta di Profondo rosso, sì, Clara Calamai.

Questa vuole sempre ascendere e aprire bocca. Facciamo subito una cosa. Tagliamo la testa alla t… a, al toro. Parimenti a David Hemmings, la decolliamo in ascensore con la sua collana… della Rizzoli.

Ma torniamo al Boss. Non perdiamoci in stronz(at)e e troniste. Sì, a quest’ultima parola potremmo togliere la parte di mezzo e il significato del valore, per modo di dire, di Selvaggia rimarrebbe immutato.

Come sostiene la matematica legge basica dell’algebra, cambiando gli ordini delle fatture, no, dei fattori, la somma delle sue minchiate non cambia.

Insomma, se 3 più 4 fa sette, 4 più 3 fa sempre sette ma lei, svendendosi, in quattro e quattr’otto esponenzialmente sale in classifica grazie alla sua f… ga nel letto di qualche editore corrotto che la mette a novanta.

È un’equazione lapalissiana. O no?

Avete letto la recensione di Western Stars su Rockol?

Sì, Bruce Springsteen, che vi piaccia o no, e se non vi piace ve lo faccio piacere a colpi di mazzate, ah ah, rimane il più grande cantante del mondo.

A proposito, che ci faceva Asia Argento in Last Daysbiopic sui generis di Gus Van Sant su Kurt Cobain?

Questo è un mistero di Fatima da Terza madre…

Come diceva l’imbattibile Antonio Di Pietro, detto Tonino: ma che c’azzecca?

Sì, cosa ne può sapere Asia del Trauma di Kurt, della sua vita da Inferno?

Asia, per caso, faceva colazione coi cavoli a merenda di Kurt?

Basta! Quest’Asia è una falsa come Marilyn Manson, appunto.

Che presto vedremo in The New Pope. Ho detto tutto…

Springsteen, autore della magnifica colonna sonora di The Wrestler.

Avete mai visto l’intervista di Fabio Fazio a Mickey Rourke a Che tempo che fa di circa dieci anni fa?

Sicuramente un’intervista studiata per emozionare e commuovere lo spettatore, un po’ retorica, ma Mickey mi è comunque parso sincero in più di una risposta. Da mettere i brividi.

Dopo The Wrestler, invero, non ne ha azzeccata, come sempre, quasi più una. A parte il suo ruolo folle in Iron Man 2 e il suo Re Iperione in Immortals.

Ma ciò fa parte del personaggio. Uno amico di Springsteen, amico di Liliana Cavani e uno dei migliori amici di Michael Cimino.

Ma è un grande. Indiscutibile!

Così come è un grande Vincent Cassel. L’ho visto ieri sera in Black Tide. Film che presto recensirò.

Che attore, ragazzi!

Voi invece, invidiosi a morte, quando stava con Monica Bellucci, faceste perfino fatica a cagarlo.

Ora che se n’è separato, gli date pure dell’impotente.

Se dunque viviamo in una società di hater come ne L’odio è perché spesso stimate gli idioti e le sceme e, se invece c’è qualcuno che merita di stare dove sta, lo schifate e gliene dite peste e corna.

Non va bene, sapete?

Sì, siete fatti così. Io non sono invece invidioso e geloso di nessuno.

Di mio, se un amico mi dice che s’è scopato Monica Bellucci, non gli stringo la mano perché non è vero e se l’è appena tirata. Invero, se la sta ancora tirando.

Poi devo sciacquarmi le mani pulite…

Come già scrissi, farò la fine di Elvis Presley.

E questo è quanto.

Sculettando, ballo.

 

di Stefano Falotico

profondo rosso calamai suspiria

 

A distanza di 5 anni da Birdman, tornerò al festival di Venezia, ed evviva la nuova carne di Cronenberg


09 Jun

birdman

Sì, quest’anno, se vuole iddio, se le troppe sigarette che fumo non essiccheranno i miei polmoni, se il pneumologo mi dirà che, nonostante il possibile cancro, potrò restare piuttosto in forma per fine Agosto, tornerò alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del lido di Venezia.

L’ultimo film da me visto, visionato ma non vivisezionato in codesto luogo rinomato ove l’Hotel Excelsior ospitò Sergio Leone e Bob De Niro di C’era una volta in America, è stato Birdman, uno dei film della mia vita.

Ma, quando lo vidi per la prima volta al PalaBiennale, tendone da circo appositamente allestito per la kermesse veneziana e poi, tutto l’anno, smontato e forse adibito a baraccone ove la rediviva Moira Orfei, morta nel 2015 ma rinata grazie a un trucco digitale migliore dei suoi ex ceroni, gigioneggia pachidermica con far elefantesco fra trapezisti e Joaquin Phoenix di Joker, non mi piacque.

Per un ovvio, comprensibile motivo. In quel periodo, ero talmente rincoglionito che non mi accorsi di aver perso tre gradi all’occhio sinistro. Così, non munendomi di occhiali, vidi ben poco.

Avvistai da lontano un omuncolo di nome Michael Keaton che viveva come me.

Io sono un uomo del sottosuolo, amante di Dostoevskij e di Taxi Driver.

Un uomo che, nella vita, ha fatto una cosa simile al sottoscritto. Ovvero imbeccò, perfino un po’ sbeccato, l’imprevedibile virtù dell’ignoranza da vero Genius-Pop inaspettato.

Un uomo misantropo, sepolto vivo da questa marcia società, un uomo che sogna di essere una star di Broadway e brama di calcare il palcoscenico come Marlon Brando di Un tram che si chiama desiderio.

Un uomo che, nella sua esistenza rancorosa, timorosa, schiva e ritrosa, capisce che lo stronzo Edward Norton non è in confronto nulla rispetto alla merda schifosa di quella critica altezzosa e così ottusamente puntigliosa.

Decide di spararsi in testa per rendere la scena più reale, molto teatrale.

Superando Eleonora Duse e Antonin Artaud con una prova talmente veritiera e follemente istrionica da meritare l’applauso a scena aperta e, oserei dire, il visibilio della folla incantata, perfino lo stupore entusiasmante della boriosa critica esaltata eppur sfigata e frustrata che, impressionata da tanta arditezza alata, scriteriata e sinceramente umana, rimane talmente allibita da scappare a gambe levate.

Alla fine, Michael si ucciderà lo stesso, nonostante la protesi facciale e dopo (non) averci perso appunto la faccia.

O forse, come un falco elevato, guarderà la miseria del mondo dall’alto della sua grandezza obiettiva da Orson Welles de Il terzo uomo.

Io, dopo tante bastonate, inculate, fottute delusioni spropositate, ora scrivo per Daruma View e Ciao Cinema, due testate migliori, senza dubbio, di voi testoni che mi prendeste per coglione, avendo io ottenuto in passato pochi istituzionali attestati da dimostrare.

Sono invero un fine conoscitore di Cinema in ogni sua segretezza infinita e più raffinata. Anche se talvolta cazzeggio da Quentin Tarantino dei quartieri bassi.

Ecco, dopo quella visione, ne patii ancora. Dopo quel viaggio a Venezia, brutte news mi aspettarono.

Anziché leggere Variety, ricevetti a casa comunicati che vollero attestare se volevo commettere qualche gesto pericoloso. Fui indagato per essermi ancora incazzato in modo smodato contro esponenti irriconoscenti del mio eccentrico uomo esagerato eppur carismatico.

Così, da allora, non misi più piede a Venezia. Tantomeno nella mia sanità mentale.

In quel periodo mi affiliai a una testa di cazzo che si professò essere il mio talentscout. Lo conoscevo da anni e lui, al telefono, mi disse un bel giorno che mi aveva da sempre considerato un genio spaventoso. Insomma, per lui, io fui un colpo di fulmine. Ma 15 min dopo mi arrivò perfino la telefonata di Andrea Diprè.

– Buongiorno. Il signor Falotico? Un suo amico mi ha detto che lei è uno che si crede un artista migliore di Caravaggio. Sono qui per aiutarla.

 

Sì, un amico davvero speciale. Ma, si sa, io sono amico di tutti. E decisi, sciaguratamente, di recarmi con costui al Festival per vedere chi avrebbe vinto il Leone d’oro. Alloggiamo in un ostello gestito da preti. E lui per tutta la notte volle condividere con me la sua passione sfrenata e onanistica per Miriam Leone, l’ex Miss Italia, sì, lei.

– Stefano, quella donna mi fa impazzire.

– Cosa ti provoca?

– Appena la vedo, arrossisco più dei suoi capelli.

– Capisco. È solo un arrossamento dovuto all’’imbarazzo?

– No, mi diventa tutto rosso e rizzo.

– Capisco. Ora però dormiamo.

– Stefano, abbiamo letti separati.

– Perché avresti preferito una stanza matrimoniale?

– No, ma vorrei che, per stanotte, mi facessi capire che non devo più fantasticare su Miriam. Devo darmi a donne rosse come te. Sei il mio M. Butterfly.

– Perché io sarei una donna?

– No, però con questa luce solare di fine Agosto, i tuoi capelli, da castani, son diventati vermigli. Posso offrirti uno shampoo smacchiatore per rifarti il look?

– Tu vorresti farmi e basta. Non tirare in bagno, no, in ballo il balsamo. Mio bello.

– Sì, ti vedo un po’ imbalsamato. Facciamo una doccia insieme?

– Sì, questa è la doccia. Fredda però.

– Ehi, che fai?

– Vado a dormire. Vai nell’altra stanza e tirati una sega, pensando a Miriam. A me ci penso io.

– E chi pensa a me?

– Nessuno. Comunque, se dovessi avere mal di stomaco, ricordati che qui, a Venezia, molti turisti hanno il mal di mare.

Se proprio non ce la fai, basta che ti butti sotto un motoscafo e non devi soffrire più pene d’amore.

 

Sì, senza dubbio era un ragazzo alle prime armi con molti sogni nel cassetto e soprattutto nel fazzoletto.

Ma era simpatico. Era ossessionato da Cronenberg.

– Stefano, concordi? David è un genio. No?

– Sì, tu no, però. E secondo me hai travisato tutto il Cinema di Cronny a tiramento di culo e di uccello.

– No, io l’ho capito benissimo. E sono Tom Stall di A Histoty of Violence.

– Il bambino de La zona morta, no? Tuo padre non ti capisce, giusto? Vorrebbe che tu fossi un calciatore. Se lo fossi, non dovresti sudare sette camicie per avere Miriam. Mi sbaglio? Invece tu sei iscritto a Filosofia Teoretica. La vedo molto dura. Miriam te lo farà pur diventare duro ma ama gli uomini duri.

– Cioè, secondo te, è una zoccola? È dolcissima, invece.

– Sì, quando le dai diecimila Euro.

– Ma no! Lei è famosa perché è bellissima. È stata madre natura a regalarle il successo. Lei è purissima, un angelo.

Sai chi invece credo che sia una troia? Selvaggia Lucarelli. Guarda questa foto.

– Fa’ vedere, da’ qua. Cazzo, ma questo sei tu assieme a lei.

– Sì, l’ho scattata alla Feltrinelli di Padova. Lei stava lì presentare Che ci importa del mondo.

– E invece, visto che la consideri una troia, che ci facevi tu, lì?

– Mi trovavo da quelle parti.

– Uhm, capisco.

– Stefano, a me è piaciuto da impazzire A Dangerous Method. Grande prova di Keira Knightley.

– Mi pare ovvio che ti sia piaciuto. Quello che non è tanto ovvio è perché tu dica… da impazzire. Sei già la Knightley del film, lo sapevi?

– Che vorresti dire?

– Niente, hai mai letto Freud e Jung?

– No. Dai, Stefano, piace anche a te Miriam, vero?

– No, le preferisco Emma Stone.

 

Questo mio amico molto “particolare”, dopo questa mia risposta ambigua come la fine di Scanners, è ancora, a distanza di cinque anni, rinchiuso in camera.

Non di quell’albergo. Di un manicomio.

Io invece volo sempre più alto. Tutte lo vogliono ma io sono troppo malinconico per tutte queste bagasce da festivalini.

E sono La mosca!

 

di Stefano Faloticobirdman falotico

Il caso Selvaggia Lucarelli, una montata, in senso (a)lato b e lattea/o di una spaventosa ignoranza di massa(ia), forse (una) massaggiatrice


30 Jun

di Stefano Falotico

Ebbene, il cazzo, ops, volevo dire il caso “duole”, no vuole, e quanti cazzi vuole a volontà, eccome, che si vada a parar su quella “culona”, cafona tettonabarona (sei un mito da personaggi alla 883) di Selvaggia che, dietro questa finta aria “microfonata” da brava ragazza a far la figa per il filo dei maschietti che arrapa dalla cintola della pubertà sin all’andropausa che non si gonfia sotto la cinturina, continua a mieter s(ucc)esso, mettendo bocc(on)a (eh, è laureata alla Bocconi) da tuttologa secondo me solo dell’“articolo” intitolato: “Sbattila in prima panna”. Eppur tutti mette “incinti” e anche delle donne s’accattiva le simpatie, prendendone tanti dunque, quelli “dentro” degli uomini, virtualmente e/o non a lei scamiciati in tifi “bollenti”, soprattutto bolliti, e quelle delle casalinghe che aman la sua lingua, cioè delle lesbiche che mai ammetteranno, e non ci sarebbe nulla di male, di volersi far allattare da Selvaggia. Non potendo sugger quel seno “esplosivo” di minchi(at)e, appunto, si ciuccian e bevon tutte le più stronze e sconcie cos(ci)e che tal montata, già, da una che si “alla(r)ga” troppo (eh sì, una topa che te li st-r-appa, straripando di straparlar da strafatta anche se non è rifatta) e si dà loro a suo “aprirsi” in cagate “sto(r)iche” come questa qui sotto (ec)citata. Tanto la Lucarelli sa che, anche se è una cazzata di proporzioni iper(bolicamente) dotate di ridondanza utile sol ai suoi dille(evol)i, fedelmente andran in brodo di giuggiole sia le oche e sia le giulive in questo fine Giugno:

Nella vita abbiamo tutti il sacrosanto diritto di lasciare, mollare, rifarci una vita. Ovviamente, non possiamo evitare che l’altro soffra, non possiamo proteggerlo dal dolore che le nostre decisioni e il nostro voltare pagina gli arrecheranno. Però qualche piccola delicatezza, quella sì, si può avere. Non si tratta di mentire, si tratta di non affondare il coltello. Ecco, i social, da questo punto di vista, sono una bella cartina di tornasole: hanno portato a galla uno stuolo di esibizionisti sadici che, dopo aver mollato mogli, mariti, fidanzati e fidanzate, due giorni dopo, non esitano a passare con la ruspa sulla loro sensibilità, postando foto in cui limonano con la nuova fiamma, in cui scrivono pubblicamente dichiarazioni d’amore, frasi con allusioni alla loro scoppiettante vita sessuale e ributtanti, sdolcinati cinguettii che hanno un solo effetto: quello di arrecare ulteriore dolore a chi, magari prima di rifarsi una vita, ha bisogno di tempo e una delicata ricostruzione emotiva. Ecco, io questa roba qui la trovo ignobile e mi spiace davvero per tutti quelli che ci sono passati o ci stanno passando (io no, ma ho visto cose che voi umani…). Ma porca vacca. Vi siete rifatti una vita alla velocità di un bosone e siete felici come una Pasqua? Godetevela senza bisogno di schiaffare la vostra felicità e l’occhio languido su una bacheca Facebook o su Instagram con i filtri soffusi e i cuoricini da bimbominkia. Il tatto è l’unica cosa dovuta a chi soffre per amore. E, alla fine di tutto, volevo dire a questi sfigati sadici esibizionisti che la ruota gira. E che i prossimi a sentire le budella, che si attorcigliano dopo un giretto su una bacheca altrui, potreste essere voi. Ve lo auguro di cuore.

Ora, augurandomi che non abbiate vomitato dopo sua questa ennesima puttan(at)a, vi dico che ho anche corretto il testo perché la nostra Selvaggia ha fatto la solita p(i)azza(ta), sì, ma pazziando, anzi piazzando le virgole “a cazzo”.

Non avevo dubbi, lei usa la lingua italiana da “brillantona” in testa su spermatica “donna con le palle”. Donna di grandi testi(coli). Che pennona, come sciacqua i panni sporchi, la porca, che pezzo!

Eh già, mi par ora, fratelli della congrega, di abbatter questa battona. E la finisca di far battutine!

Ah, ammetto che è tastabile, sì, quel seno fa “senso”, ma è donna davvero di cattivo gusto, in inglese taste, nonostante si profumi di tanti clap clap a chiappe vostre che prende per il culo su tastiera ergonomica a ove tira… il vento. Io spero che il vento, di sua (raf)fica, “spifferi” un giorno d’uccellini “a balconcino” che la sputtanino a dovere e le lascino solo le briciole della “dura” sua gallina ad abbindolar voi, i galli cedroni spennati dal suo “pelo”, e voi che strapazzate le uova della vostra fritta(ta) di maionese, mie pazze.

Fa specie infatti (dis)umana che codesta, da coccodè, sfacciatamente faccia l’intellettuale “bella” sullo sgabello polemista. Vada a preparar la polenta e che balli un lento in balera, mia balenottera.

Il lupo, che sono io, mangia eccome Cappuccetto Rosso, eppur non mi “scappello” dinanzi a una che fa soldi proprio coi social network, sputando poi nel piatto in cui magna.

Che schifo, zoccola! Ora, scopa a terra!

Mi denuncerà? Non se po’ fa’! E sai perché Selvaggi(o)na? Perché sei tu la prima a parlare male di tutti.

E io, non essendo uno qualsiasi e neppure un qualunquista, ti fotto!

Ma porca vacca! 

I deliri erotici della prima Estate falotica: S(t)e è un bravo guaglione


06 Jul

Tienitelo stretto, anche perché ci sono io che potrei slacciarti l’asciugamano…e, di mani in mani, si va “cont(r)attando e un po’ bagnando nel te(r)so

Di mio, uso il pareo senza Panarea m’arricciato lontano da Riccione, isolano da isoletta (in)felice, soffro di paralisi quando vedo bocce nudiste sol velate da un nero “avvolgente”, sibilo fra i granelli a “insabbiato”, poi nascondo le prove, essendo piovra e polipo che prima palpa e poi si spompa, tanto che affogo e la figa va con un balenottero di maggior “crociata”.

Sono in spiaggia, Lei smuove la sabbia e rinviene il mio feto galleggiante mentre sogna d’essere ingravidata da un ludro che la farà abortire prima che l’utero sia in lui lieto. Quindi, sboccia, sfila la camicia floreale e miro a Mezzogiorno la mia erezione florida in questa fauna di bestie.
Mah, almeno nelle saune ci son i sudori freddi, qui leccano il surriscaldamento e non solo i ghiaccioli. Sono microcapsule del freezer tutto l’anno e quindi cotte per l’“abbronzatura” dagli aggrovigliamenti spaparanzati, previo lunga conservazione parzialmente scremata come le cremine solari da imbalsamate. Il balsamo!

Aggradati, sgranocchiano il “mandorlato” e allisciano lo “stecchino” ancora di limonata prima della granita a mo’ di burrasca e burro d’arachidi. Alcune sono rachitiche, altri soffrono l’artrite. Di mio, sono l’ariete, gemellato al Vergine stuprato in quanto troppo da una gatta “venerato”.
Mi concupì, mi disossò, mi “levigò” e mi levò dalle palle, prima che potessi riprenderle, oramai spappolate.

Ora, devo andare avanti. Non piangere il latte alle ginocchia, leggi sperma raggrumato, versato, vessato e quindi in un più bravo amante “vergato”. Punto una mora che si confonde con la vegetazione là “in fondo”. Costruisce dei castelli per aria, di paletta la “spialo” e spio nelle biglie dei suoi orecchini che intravedo fra le doppie punte. Ravviso del feticismo anomalo nel ricchione che vorrebbe far con lei l’amore mentre pulisce le conchiglie della (de)riva, adocchiandola con far “maschio” e ventre pasciuto sul tappetino a mollo in panza da Pozzetto.

Al che, mi sento Paolo Villaggio de Le comiche. L’omo… Renato, di sé panzuto, mi sgancia un “Non tutto il Sole viene per cuocere”, quindi “inculo” di paletto d’avorio un “infangato”.

E urlo: “Adesso piove. Meglio ripararsi nel tendone…!”.

Il circo mi conosce, la Maga Circe da me solo avrà che il suo orco nella sua sorca. Non val due soldi quella meretrice.
Vada con Polifemo ché io mi tengo un epico polpettone da infermità mentale.

Ho detto tutto…

Anzi, no.

Acapulco, a sinistra c’è Selvaggia Lucarelli di tette arroganti “dal pulpito”, se le fanno la mastoplastica poi che cazzo fa? Per ora, se ne fa a bizzeffe di “(Aqua)fan(cazzisti) riminesi sulla riviera romagnola e piadina emiliana, gli uomini invertiti di regione erogena, orogenesi appenninica, dopo le lavorative pennichelle da stipendiati in padella, s’azzuffano per tali “salvagenti”, ma presto da gommosa diverrà (una) chiatta e la sua carriera sgommerà da schiappa.

Sarebbe da inchiappettare, se la mena, ma non ce l’ha solo lei. Anch’io me la tiro… sul gommone, in quanto ambiguo al largo. Mi allago! Non miagola! Boe e boati! Dio bono! Vacca la boia! Le vostri madri, come Selvaggia, son troie. Meglio Ulisse!
Uno che fissa e la tratta da fessa. Sia in senso di tonta che come si definisce la vagina in quel di Bitonto, paese lucano, amaro b(r)ullo.

Insomma, breve paragrafo senza girarci attorno. Pare una “spagnola” ma ama Rocco Siffredi alla francese. Fra Selvaggia ed Eva Green, scelgo l’ermafrodita vicino al semaforo. Lampeggia, è un lampone. Meglio di seni per gli allampanati!
Dai, le lampade fan male alla salute. Meglio i cocomeri! Razza di citrulli, siete dei meloni! Ma che limoni? Ma quale melina!
Ecco la tequila! Tieni qua, senti che boomChe dolore!
Sì, Selvaggia è oca italica, Eva stimola lo strabuzzato “lord(o)” inglese, entrambe per l’infarto mondiale su infradito del tamarro “rizzato”, meglio l’asessuato che eppur sa il fallo suo o non sappiamo se c’è o non c’è. Chissà dov’è, da qualche parte in culo gli entra di sicuro.

Ora, mi denunceranno. Dove son le di sicurezza uscite? Vicino agli spogliatoi? Ma sono tutti spogli, hanno bisogno di mostrar l’ambaradan? Ah, lo spogliatoio è ove anche si ci riveste.
Mah, siamo sicuri che sotto le docce non ci sia del bollente? Qui, non sono tiepidi di freschezza. Son secchi e ammosciati. Aridi come la temperatura a novanta su una centenaria. Agrigento! La Sardegna! La mansarda! Ripariamoci in uno spaghetto allo scoglio.
Le vongole, ricordate, son più saporite del gondoliere. Quello ha i remi in barca ma bisogna lanciargli dei gavettoni perché perda l’equilibrio. Venezia è sommersa!
Amsterdam si fa i cannoni di Navarone!
Voglio altri Neroni che brucino Roma! Città di bucatini e matriciane. Basta con la pasta! Appestiamo lo Stivale!

Dinanzi a queste cosce, sono un’aragosta. Rosso, per colpa delle radiazioni disumane a evirarmi nella radiografia al fegato da carcassa eppur bene incasso. Ordino un prontuario per la mia fame da “morto”, mi danno un panino alla mortadella, così opto per il mio “salame”.

E colo a spacco delle fighe cittadine. Più di gonne immaginanti, più di virtuale appetibili.

Lezione è tale di “sex”: se vedi troppo, non va molto, l’ipofisi è alla base erotica del “raddrizzamento”. Al mare, la pazzia è come una pizza da puzzoni.

Con tale stronzata, mi getto fra gli squali.

Mi squaglieranno fra i denti ma sarò sputato e dunque identico a loro di reincarnazione al filetto!

Ah ah!

Andate balneari. A fanbagno!

Tu balla.
Tu beli.

Io son bello e scodello lo scolaro mentre di riso abbonda sulla sua bocca da (s)tolto e tanto di crudeli coltelli.

Scudieri, le donne sol che scodellate nel cross!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Le comiche (1990)
  2. Bianco, rosso e Verdone (1981)
  3. Il sorpasso (1962)
  4. Culo e camicia (1981)
  5. Le Grand Bleu (1988)

L’Italia è Selvaggia Lucarelli


06 Mar

 

L’urlo lancinante, insopprimibile, quasi “insopportabile” degli idioti!


“La prenderò larga”, come avviene con le mie donzelle, che io “orlo” a “suffragio universale”:
taluni biechi personaggi, che (conta)miranono la mia libertina indole “
untouchable”, raccontando frottole per cavarsi da impacci del tribunale, mi “tributeranno” delle grida come Billy Drago gettato in pasto al vuoto da un Kevin Costner intransigente e “rigidamente morale”

“Capitolo 1”, col grassetto, col rossetto di loro che “la vendono”, col neretto a bruciarle

Orsù, son Brancaleone per le giraffe: in marcia, miei “prodi”, “erti” da (e)rettili, marciamo da marci e “ovuliamole” queste marce, ingravidiamo ogni “cos(ci)a” a bollarle di marchi!

Che vestito indossi? Che taglia è? Un Armani di marca? Te la “fai” col Marcantonio?
Bene, sgozzate quest’incravattato coi taglierini, afferrate la 
“(g)riffa e “graffiatela” da uomini-armadio. Raffaella Carrà faceva cagar’!

Ecco i “sogni nel cassetto!”. Ve “li diamo” noi!

Puttana, levati la sottana! Puttaniere, beccati il “cannone!”.
Stronzo, ti smerdo!
Fancazzista, ti sfanculo!

Renato Zero
! Venditi! Basta con Antonello Venditti, buono solo a “incipriarsi” la bonazza Ferillona Sabrina di “cappella” al “coppolone”. Evviva la “pummarola!”. “Sughino” nelle poltrone “sofà” coi “fusilli”.

Quanto sei bella Roma quand’è sera (che Antonello “canta” da quann’ è seer’ mentre “la insedera”)
quando la luna se specchia
dentro ar fontanone 
(sotto la Luna, Venditti “schizza”)
e le coppiette se ne vanno via,
quanto sei bella Roma quando piove

Quanto sei bella Roma quannè er tramonto (aho, stronzo, er pupon’)
quando l’arancio rosseggia
ancora sui sette colli
e le finestre so’ tanti occhi,
che te sembrano dì 
(alba chiara Vasco Rossi…) quanto sei bella (come il cazzo…)

Oggi me sembra che
er tempo se sia fermato qui,
vedo la maestà der Colosseo
vedo la santità der cupolone (
e di Francis Ford Coppola, no?)
e so’ più vivo e so’ più bbono
 (eh, come no…)
no nun te lasso mai
Roma capoccia der mondo infame,
na carrozzella va co’ du’ stranieri
un robivecchi te chiede un po’ de stracci (
eh sì, Venditti straccia tutti, certo…)
li passeracci so’ usignoli;
io ce so’ nato Roma,
io t’ho scoperta stamattina

Te e quella buzzicona della Ferilli “scudettata”-sculettante-tettona-surrogante, rimanendo “in tema” di “cinepanettoni”, vedete d’andarlo a prender’ Inter… cul’ (infatti, tifo Manchester United…).

E tu, Carlo Verdone, finiscila di ascoltare Eric Clapton. Basta, non meriti il mio clap clap, oramai non più.
Sei “lento” più di Eric, dammi “retto”, spingi “forte” come Erik Everhard, “spacca” la “mula” del “suono”. Sei un italiano medio, di biancorosso e “verdognolo” di rabbia.

Io sono Hulk!

Sì, Alberta Chiappini, mostrami le chiappe! Sotto il “balcone!” Vai “rifatta”. Fat(t)ela “santa”, c’è il conclave, “eleggetela” infilzandola da “lanzichenecchi”, anche voi, checche! E tu, Rita Rusic, l’Elizabeth Hurley “nostrana” con amante Mastro Lindo, ama invece Banfi Lino, egli è medico in famiglia, mia “figa”. “Terrone” da “superfiche” non delicate come la tua.

Più che la Madonna dell’Incoronata, sì, le tue gambe son da coronarie ma, una volta che (ci) “entri”, ca(pri)cci poi, ammalato “sessualmente” (causa marmittoni di tuo “esercito” ed “esercizio ginnico” da “manovre” alla Edwige Fenech, la vacca degli anni settanta “a novanta” su Jerry Calà “abbronzatissimo” nella Parietti), degli “accidenti”: “Cazz’ ameri!”, pronunciato meridionalmente, “a mezzogiorno”, come Zagaria Pasquale! Come, appunto, “a puntino-a punta” di De Sica Christian, uno non tanto “cristiano” con l’ex di Troisi Massimo (non quel “burino” di Decimo Meridio da fossa dei leoni…), nella doppia parte di Cesare Proietti (un po’ Gigi, anche Sammarchi di voglie “Samarcanda” da Roberto Vecchioni) e Lando Marcelli (un po’ Buzzanca di panza…, sotto la panca, la capra crepa, sopra la panca, la capra campa…).

Sì, Rita mostri la “rucola” tua al mare e, onda su “unta”, la “cremina” ti “sbrodola”. La pioggia dorata, la “doccia” rinfrescante sapore di “noci di cocco”, per musica “estiva” ad “ambient” col “pino silvestre” che tu “addobbi” di “palle” come l’abete di Natale.
Eh sì, vai in vacanza all’Abetone, ove Alberto Tomba “slalomava”, gustandoti di “discesa libera” con tanto di Colombari Martina. Lo so, Cecchi Gori piangeva a di-rotto nervoso, rosicando per la tua “neve”.

Sì, il tuo “habitat” è la “giungla” della tua “foresta”, e ogni maschietto “Yeti”, poco cheta, tu allupi, tra le fronde del pineto.

Iettatrice! Meretrice! “Meritatela tutta!”.
Come te “lo inietta” lui, mia inetta, neanche Davoli NinettoUccellaccio e “uccellino”.

Sì, credete nell’Annunciazione dell’“arcangelo” ma è da D’Annunzio Gabriele che dovete “attingere” se volete che l’usignolo non sia estinto. D’Annunzio non era uno stinco, infatti era autoerotico anche di rotte “costolette”. “Erto!”. Ercole!

Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree 
cicale (la “famosa”, affamata Heather Parisi nell’Hilton Paris)
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota


Umidità, Sole “salato”, arsa e “deserta” ecco il (mi)raggio del mio “bacio”.

In poche parole, “detta” come va “data”, come dico io anche quando non lo “do”, l’Italia è un “paesello” di zoccole!

E da riceveranno solo un “Viva Topolin’! da Full Metal Jacket!

Rinunci a Satana? Rinunzio! Meglio Nunzio!

Rinunci a Sara? Rinuncio e “lo annuncio” ad Annunziata senza fedi nuziali!

Rinunci alla dichiarazione dei redditi? No, denuncio i miei “reni”. Non c’è nessun reddito!
Hanno confiscato anche il mio “roditore!”.

Capitolo 2

Se in America va forte il porno, in Italia c’è un Uomo masochista nel suo “snuff movie”… a me frust(r)ante

Uomini elefantiaci, infanti e nonnetti, dementi e saccenti, insipienti e saponi, evviva l’adolescenza “indolente” e protratta. Perché puoi “tirartelo” e “allungare il brodo”

Sì, l’altra sera discussi con un mio amico poeta, Raimondo, in merito a un meruitevole futuro altro libro sul Cinema.

Pignolo e “scrutatore”, volle appurare se davvero son scrittore o millantatore:

– Stefano, si dice “Gli hai visti” o “Li hai visti?”.
– No, tu mi vedi?
– Come si dice?
– Cosa? Il visto? Non lo so, tu mangi le ostie o prendi il nulla… osta? Insomma, sei uno da oche o da ostriche?
– Insisto…, non girare la fritta-ta. Come si dice?
– “Li hai visti”, vedi?
– No, che dovrei vedere?
– Non saprei. Ma è il Tempo di “mandarti” nell’avverbio più lungo “perifrasi-frastagliata” della “lingua” italiana alla Boccaccio sboccato. “Aiutino”: se vado precipitosamente, potrei rallentarlo d’altre lettere?
– Sei un filosofo?
– No, suono la fisarmonica.
– Sei un suonato, quindi?
– Meglio dell’insalata.
– Sei acido?
– No, “acetone”, eufemismo dell’uccellone.
– Insomma, un “maccheronico”.
– No, un agonico.
– Ciao.
– Può darsi.
– Sei titubante nei saluti?
– No, è tutta salute? Io saltello.
– T’è saltato il cervello?
– No, qualcos’altro…
– Oddio mio! No! Te l’hanno amputato?
– Non mi piacciono le puttane.
– Allora, cercatene una “brava”.
– Infatti, non ce n’è…

Ora, vi chiederete: e lo snuff movie dov’è?

Come dov’è?

“Li avete visti” voi?

Sì, infatti sono l’unico che è rimasto all’asciutto.

Ho detto tutto…

Capitolo 3

Se tu ami Sam Raimi, allora sei uno zombi. Meglio dei morti viventi

Fine e inizio.
Tutto qui.

– Come? Tutto qui? Ma non c’è svolgimento.
– Infatti, ci saran solo capovolgimenti di fronte.
– Cioè?
– Sei da cimitero. Ribaltatelo. Forza, “ficcatelo”.


Capitolo finale “dedicato” a imbecilli la cui vita è finita

Mio padre, come il sottoscritto, è identico a Tom Stall

Sì, un povero pazzo, di natura immonda ebefrenica, tentò, con pedissequo sghignazzare, di perseguitar a “fini perseguibili” il mio “bislacco” e giocondissimo modo di star al Mondo.
Essendo colui che vivrà e visse a collo e “a culo”, rispettando il benessere della mia anima, d’allevare con l’ipocondria tipica di chi è al di sopra delle quotidiane rivalse e dei poco valorosi “validi”.

Io rappresento la totale “invalidità” a codesti che non mi rappresentano niente, e non intendo, proprio per nulla, ammutinarmi per ammutolirmi alla loro ipocrisia muta. Io son alato e alleato agli angeli, che guarnisco e a cui fornisco il carburante del “lievito”. Gli altri son d’evitare. E, se me “lo” permettete, anche da evirare, seduta stante. Stessero seduti. Non si muovessero. Alla prossima mossa e moina falsa, altre monetine dovran sborsare se ancor non ammetteranno quanto son noiose “borsette”.
Che effeminati, bravi a “redarguire” e far i dirigenti. Io, invece, esigo il “mio dritto” che non sta buono e non si calmerà mai.

Sì, di mio padre, costoro devono aver equivocato un po’ tutto.

Solo perché svolse lavoro impiegatizio, pensarono di trovarsi di fronte a Peter Sellers. Primo, sciaguratissimo “granchio”. Ché “sgranchirà” molto “perbene” le loro bugie a gambe corte.
Sì, spezzerà quelle ossa da quaglie, per sedie a rotelle “allineate” al “picchiatello” delle picconate ai “testoni”.

E dire che eran di “testicoli”. Quanto testoline…
Mio padre, prima di fermarsi a contemplare la Bellezza dolce, era uno “scapestrato”. Ascoltava la musica del Cuore, su teschio ambulante del crocifisso nel pettorale, e non rispettava i caporali.
Bensì “fruiva” delle “vulve”, da lupacchiotto.

Molti ritardati s’accanirono da cagnacci per “scacciarmi” via i “demoni”.

Ma il demone è come mio padre, come me.

E, presto, saranno “palate”.

Uomo avvertito, mezzo salvato?

No, tanti “saluti e baci”.

– “Meglio porco che fascista!”.
– Chi l’ha detta questa? T’interrogo Stefano.
– Guglielmo Tell.
– Sei un ignorantone.
– Sì, scusi, è di Guglielmina mentre preparava i tortellini.
– Mi vuole provocare?
– No, la voglio scopare.
– Come ti permetti?
– No, te lo metto e basta. Silenzio, troietta.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il Grande e Potente Oz (2013)
  2. Moby Dick. La balena bianca (1956)
  3. The Untouchables – Gli intoccabili (1987)

 

Selvaggia Lucarelli, blogger e il vedo-vedo ammiccantissimo-piccante


03 Mar

   “Dedicato” a Selvaggia Lucarelli:

Selvaggia, la tua Bellezza “teutonica”, fulva, furbissima ma madornale di forme, fonte “ansiogena” d’ormoni anche miei cervellotici, fa spavento. Ma questo spaventarmi si paventa nel nessuno che pavimenterà il “demente” mio!, come un vento “insinuato” senza le sinusiti ipocrite. Perché non ammirare il tuo seno dondolante, abbondante di accavallate “blog” su twitterate anche tettoniche alla nostra società “polenta?”. Sei polemica? Sexy nell’ardire, ardendo di vero color Donna senza peli sulla lingua. La rima è baciata in te di tête-à-tête.

Sono Stefano Falotico, poeta e romanziere. Ibs.it t’illustrerà il mio esser lustro m’anche “rupestre”, sì, i miei libri son corse campestri e campo d’intuizioni scorrazzanti nelle caverne dei miei neuroni neri. M’incoraggio, si sa. Salpiamo, giù le ancore, ancor di Cuore! Sono il Genius, www.geniuspop.com/blog, affiliato d’affinità elettiva, anche (e)rettile, a te Selvaggiona!

Ogni volta che ti guardo, “salgo”, quando ti leggo, “non scende mai la catena”. E la mia “candela” s’accende.

Su Sky, agli Oscar, c’è Selvaggia Lucarelli: una che col Cinema c’entra come il “papillon” fra le sue cosce


25 Feb

Non mi risparmio!

Se se tu ne vieni a capo(rale), io ti metto al cappio il “cappero”, e dovrai star sol che zitto, “trombone”, pendendo dal trave in quanto son io a traviarti e a invertire la rotta delle tue rotture di trombar il prossimo

Col Tempo, gente che mi coprì di “cori” a insulto del mio nome, di cui son portavoce fiero e impertinente, di pernacchie, al loro, ah, ne son “decoroso”, s’azzardò anche di scoreggione a scoraggiare il mio raggiante sorriso.

Ne sortiron denunce e la mia (non) Annunciazione, perché prediligo, a una femminuccia, la cuccia del mio can “dormiglione” nella tana di Tania, cagnolina che esigerà sempre le mie zampe con tanto di “zoom” e zuppa al suo pelo doggy senza “stile”. M’imbavaglieranno, ragliandomi, di museruola e d’ordini a “Non tener il muso” (eh sì, i tenenti che t’allisciano da “dietro”…), e di tal spiegazione ti spezzo e non vengo ai ferri corti. Lo strappo, quando praticato, non avrà protesi, anzi protende subito, senza pensarci su due volte, a violarti e di pugno che vola “felice”, schiantato nel tuo volto “incassato” di setto nasale in modo anal’.

Sì, la massa m’ha sempre sol che annichilito e inflaccidito, preferirò sempre afferrar la cornetta e dar del cornuto a uno la cui moglie mangia i “co(r)netti” di un “alt-r-o”, altezza che “calippa” nel leccar “mordace” di limoni voraci. Poi, sputa d’acidità. Che merda di società!

Applauso!

Da anni son così, psichiatri incolti, dalla barba glabra, provaron a farmi “garbare” i loro sgambetti, e a “darmela” in barb(in)e, mentre scopan le “bambine”. Con me non attaccano, son io che li attacco al muro e radio pure dall’albo quest’albume.

Boom! Che botta di bomba esplosa! Pedofilo, fidati. Il tuo “Fido” è stato scoperto. Eri un lupo che perderà ora il “vizietto”.

A colloquio con “egregi” e ingrigiti strizzacervelli, dopo un po’ di “discussione”, li scombussolo e le loro palle ne vengon “sterilizzate”. Fingo d’assorbirmi le lor cazzate, ma poi spremo il pen lor “eretto” da “rettori” che vorrebbero m’arrendessi, le piglio al balzo e zac…, l’evirazione è “bella” che av-“venuta”.

Sì, se qualcuno prova scassinarmi i neuroni e ad “avviarli” affinché s’avvitino agli ormoni da “uomini”, come lor l’intendono di “tensione pedagoga”, ecco che mi scaldo e lor non ne scaldan più.
Mi gonfio d’ira e smonto questi palloni gonfiati. Che vuoi goder più, gigolò?

Sì, dichiarano che le loro “terapie” si son rivelate un successo. Secondo me, un fallimento e i loro “falli” a falciarli e “fallarli” da quelle farfalline che si sbatton dietro suggestioni di “ricette” e “porcelli” con parcella.

Ne prendo uno e gli lavo la testa, avendo letto più libri di “lui”, occupato a esibire e sfoggiare i suoi trattati per inorgoglire altri trattamenti a una poco di buono che se “lo” berrà, in quanto tonta ma bona.

E lui la seda, mentre “tutto” il suo si rassoda.

Sì, lor infiacchiscon quelle a cui “rinsaldano” il “neurolettico” nel letto, e ne son allietati da puttanieri, peraltro pagati dopo averle plagiate. Che palpate, vero pappone?

Fiacca, vien sfondata nei fianchi. Io seguo le mosse di tal psichiatri, fianco a fianco son loro “franco”: “Se mi scassate u’ caz’, io ti scaravento la casa”.

Parola di Sean Penn.

Rapporto epistolare d’un “pistola”. Sì, la mia “carabina” corteggia una “carina”, ma l’oca non ci sta, e mi rende onesto con “Sull’attenti!”. State voi accorti se corto vorre(s)te che “lì” s’allunghi e allupi:

Fiera, felina, femmina, decisa, davvero a stupirmi la potenza “virago” che hai vergato in una descrizione-annuncio che lascia intendere questo: ambiziosa, cinica contro le teste (svolgi lavore da controllore dei “biglietti” da “staccare” da “ferrea-”tranviere?) di c…, esigente, iperselettiva anche in autobus ché, se uno ti fa la mano morta, tu lo mordi “dandola a vedere” nell’ammiccare un “Fottiti!”, bellissima, bionda che io preferisco, solleticante, una solo foto che da sola vale più della scultorea tua forma fisica che immagino perfettamente intonata a un volto “spaventosamente mostruoso” di sex appeal, pigli, “pigi” eccome e basta sfiorarti di “click” per “qualcosa” che fa toc toc e vorrebbe, “discretamente”, bussare e riempirti di baci soffici e anche insistenti. Oh, insisti sulla tua linea, Donna di diete che scommetto son “scremate” come le gote tue cremose d’un levigato esser naturale senza cosmesi comiche.

Qui, ti parla il commediante. Per anni, m’illusi d’essere il Che Guevara “Comandante”, ma non tollero i comandi. Se tu però mi comandassi a bacchetta, d’una cena “cinese” per “malizie” mandorline da “pollo al curry”, “chicchirichì-rieggerei” e non “reggerà” dinanzi a gambe accavallate d’involtin “Primavera al vapore”.
Gustando un gelato fritto che so quanto, “cucchiainando”, sarebbe panna “fragolosa”. Altro che mimose, è alla mossa che il mio rosso sempre si disgelò. Per un po’, il Tempo mi fu infingardo e fui tanti buagiardi(ni), sì, mi rifilavano farmaci per sedar la mia voglia di sederi. Diciamo… che non ebbi molte botte di culo, “mettiamola” così. Infatti, non “lo” mettevo mai. Si chiama “Melanconia che cova lo scopare”.

A parte gli scherzi, perdona le mie goliardiche gole. Sì, è colpa delle sigarette che fumo. Mi strozza il collo e vorrei sgolar ogni donna, che sia vecchia importa. Bisogna che porti una giovanile taglia. Sì, la legge del “Taglione”, del tanga, del “Toglimi tutto”.
Esagero. Sì, sono Pacino di Scent of a Woman, profumami, ed “entrerei col lanciafiamme” nella tua a(i)u(o)la.

Perdonami, è colpa della Domenica delle votazioni. Dopo esser stato al seggio, basta con queste mezze “seghe” in Parlamento. Ho bisogno d’esser John Travolta di Pulp Fiction. Sei la mia Uma Thurman e io un feticismo dal ballo Twist.

Amai alcune “lagune” ma “quelle” non attenuarono le mie “lacune” incolmabili. Ti sembra il colmo? Una civetta sul comò?
E allora (non) facciamo l’amore come i dottori. Sono un ragazzo, vado “impasticcato” di tuo “pasticcio”, e indottrinato per l’“avviamento”. Oh sì, avvitami, svilisci se questo può servire al mio “servo”.

In poche parole, non valgo un c…

Sì, so’ brutto quando ti spezzo la noce del capocollo.

E, alla Lucarelli, lo infilerei nel culo!

Senza se e senza ma, ma eccolo!

Mi dai dello schizzato, Selvaggia? Non schizzare troppo!
Schiamazza e beccati lo spruzzo!

Io pesco il mio merluzzo e, cara truzza, ti riempio la boccuccia!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Django Unchained (2012)
  2. Il cattivo tenente (1992)
  3. Vita di Pi (2012)
  4. La volpe, il lupo e l’oca selvaggia (1979)
  5. I quattro dell’oca selvaggia II (1985)
  6. Selvaggi (1995)
  7. George Lucas in Love (1999)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)