Posts Tagged ‘società’

Il fallimento esistenziale è l’unica via possibile per un artista perché la vita cosiddetta normale lo annoia e obnubila, deprime e comprime, comprend’?


23 Mar

54728232_10213309747001048_5052178031808872448_n

Sì, ne sono sempre più fermamente convinto, in quanto osservatore della realtà. Spesso, casco nella trappola dei ricatti. E delle gatte, ah, me le gratto fottutamente. Al che, com’è palese e insindacabile, incancellabile che sia, io vita normale non so cosa sia da circa venticinque anni quando, al tintinnare dei primi turbamenti adolescenziali, volutamente m’arricciai in una vita claustrale, paludare, oserei dire rupestre. Scalando le sommità dell’Everest della mia mente e conducendola al K2 di nuovi livelli percettivi aggrappati al cuore come le corde robuste di un intrepido scalatore. Voi, uomini pusillanimi, definireste questo mio atteggiamento, semplicisticamente, psichiatricamente, all’acqua di rose come schizofrenia, come inconsapevole distacco dalla realtà materialistica e terrena fatta di edonismi e culto della vanità personale, a favore di un’incomprensibile, almeno da parte vostra, visione della vita che reputate distorsiva. Mi spiace deludere le vostre più nefaste e anche rosee aspettative. Io non offro nessuna rosa. Sì, malgrado forzature ignobili, pressioni esecrabili, perfino storpiature e psicologiche torture, asserisco in gloria ed eloquio affatto sconnesso, bensì mica tanto sommesso, perfettamente allineato al mio cervello che di neuroni rimesto ma soprattutto, alla mia anima baricentrica malmessa senza sciocche messe impestate, io di stati strani tempesto, perpetuandomi nel mio tempo, nel mio sacro tempio, nelle mie bislacche tempie, consacrando uno status emozionale giustamente singhiozzante, paciosamente alterato e vivamente squinternato, che da ogni frivolezza meschina e ruffiana dell’amore, borghesemente inteso, io continuo ostinatamente a rifuggire. Via da me le messaline. Deluso da questo vostro patetico poltrire insulso di moine e, appunto, amorini. Poiché il vostro amore è un diminutivo della parola stessa di amore e io, a contatto, senza lenti e vostri balzani, ottici filtri, quotidianamente con le vostre emozionalità da me reputate coscientemente inaccettabili e banali, mi sminuisco e apparentemente pare che regredisca quando, invero, il mio sentire è un crescente, scolpente, scalpitante ingigantimento di un’anima oramai dipartitasi dal comune vivere e dallo stolto gioire dei dementi. Una vita mia modellatasi nella fluidità metafisica sempre più lontana dalle logiche corporee dei vostri cardiaci battiti senza vero, profondo calore. La mia esistenza è sempre più remota sebbene ancora non del tutto eremitica. Perché gradisco, all’albeggiare di questi giorni primaverili, essere perennemente, immutabilmente puerile. Uscire ai primi battiti di sole fioco, dardeggiante laconico, mettendo in moto la mia macchina a benzina e olio, dunque istradandomi, prima del fracasso e del casino dei vostri loschi traffici, dei vostri alti tacchi, dei vostri grassi tacchini e dei vostri frontali cranici sbullonati, in direzione d’un locale già aperto nel quale possa un caffè sorbirmi mestamente, appaiandolo alla mia anima così precocemente, innatamente lesta da esser stata subitaneamente non più desta, quindi presto destatasi e perciò allontanatasi da ogni scema estate e da ogni carnascialesca festa, in quanto, addormentatasi in un prematuro, secondo voi odiabile, per me invece amabile, scontro con una realtà da bestie non addomesticabili, da me considerata insanabile, ché preferisco la morigeratezza malinconica dei miei beati, lievi sospiri fragranti, molto friabili. Evviva il belato, lo spellato, il pelato e il prelato. Che boato! Son senza fiato. Sì, ieri mi ha telefonato un amico. Gli ho porto, sì, si può dire, un solidale e al contempo compassionevole ascolto. E lui mi ha riferito dei suoi drammi personali, delle sue lotte giuridiche con la sua malasanità mentale. Ascoltare, sì, potevo e posso fare solo quello. Alla mia seconda risposta, usatagli a mo’ di consigliera supposta da lui ritenuta supponente ed egoistica, mi ha al solito detto, screanzato, che devo crescere e rispettarlo in quanto più uomo di me. Mi son tolto sol il dente. Ardendolo di verità che lui testardamente vuole rifiutare con ostinatezza che mi fa ribrezzo! Allora perché mi ha telefonato? Son solito dire il vero. Per questo sono giustamente solo. Perché non posso dire a un amico che la sua vita senza sole non è una sola. Devo essergli sincero e spiattellargli che invero è la vita che s’è scelto in quanto scemo e mai sincero, è tutto un suo piagnisteo coi ceri, rimembrando quel che era senza più prospettiva di nuove ere, continuando a camminare nelle finte stabilità delle sue suole e preferendo l’ipocrisia da suora. E io non sono dio per potergliela cambiare. Se cercava consolazioni, è pieno di donne che vogliono solo bacetti e coccole. Ma quali ricotte, che bigotte. E tante idiozie con Nutella e vai che sei bello, dimmi che sono bella! Così per te belerò e tutto mi berrò. Sono un monaco d’abbazia?

Mah, di mio sono oggi un fantasma nel campanile, domani suono le campane, guardando il fienile della campagna e bagno il pane di pene da pover’uomo ricchissimo senza porcile, senza besciamelle, ché voi sapete cosa sono, senza ciambelle di buchi da stupidi fringuelli. No, non sono cambiato. Ed è una lezione potentissima, devastante. Inculante, incurabile!

La grandezza di chi non accetta amicizie e amori senz’amore, solo conditi repulsivamente di bone, puttanesche more, flagellandosi e sfracellandosi negli avidi compromessi dello svendersi e poi, avendo a mille la bile e a bestia, pensa che la vita sia solamente inevitabilmente questa. Senza stile, una vita che a lui fa svenire di piaceri e risatine, a me fa morire solo di disgusto per colpa della sua idiota frenesia figlia malata della stirpe della sua squallida borghesia.

Se questa è la mia estrema volontà, allora che così sia, senza più squallidi scherzetti di pessimo gusto omicida e induzioni al suicidio e alla vita suina. Io a voi non sono supino, sono un volpino, un ottimo lupino.

No, mi spiace, non ha funzionato. Io ho perso il pelo ma non il vizio di rompervi il cazzo e gli orifizi. Perché non amo quelli che delle anime diverse sono ricattatori assassini se non ti attieni ai loro schemi precettori e alle loro violenze da calunniatori e untori. Voi, falsi mentori, mi darete del malfattore, miei fattoni. Evviva il fattorino!

Parola del Signore, un uomo che ti sbatte il bastone in capa, mie capre e miei bestioni.

Evviva il mio fustone, ti do io la frustrata, ecco pigliati quell’altra frustata.

Lasciami adesso magnare la crostata, sennò da me piglierai altre palate, altro che patate, nel costato.

Sì, essere onesto, questo mi costò ma io non ci sto e te lo do.

Da cui… do re mi fa sol sol la si , nel vostro mondo di balli, galli, canti e hullygully, io, non vi preoccupate, sto a galla, in quanto alligatore che morde i bulli.

E son pugni, altro che prugne e pugnette.

Poi scivolo nella melma e nelle sabbie mobili. Ma quasi quasi domani mi compro un altro antico mobile.

Rustico, australopiteco e di gusto.

di Stefano Falotico

Esperimento non riuscito, mi spiace, Taxi Driver rimane il film della mia vita


08 Dec

linda dona ricochet 03995907 taxi16

L’altro giorno, al Marrakech Film Festival, De Niro ha parlato di The Irishman, ha accennato a Killers of the Flower Moon e ha affermato che presto girerà anche un altro film con David O. Russell. Soffermandosi poi per un istante sul seguito di Taxi Driver mai realizzatosi.

Perché anni fa, nonostante lui, Martin e Paul Schrader ne discussero più e più volte animatamente, convennero che era irrealizzabile.

Credo sia stata la scelta giusta. I capolavori cofme Taxi Driver sono opere uniche e mi pare un’idiozia volerne rovinar la magia. È qualcosa d’irripetibile che appartiene di diritto all’intoccabile grandezza di un’opera irriproducibile. Scorsese e Lars von Trier discussero peraltro, sempre qualche anno fa, su una possibile rivisitazione di Taxi Driver. Una variazione sul tema in vari segmenti… anche in questo caso, dopo l’entusiasmo iniziale, il progetto scemò e giustamente svanì.

Credo che il progetto suddetto sia questo, con tanto di news di Variety.

Un’accoppiata vincente quella fra Bob e Martin. E in questo video Bob ringrazia Martin per averlo reso quello che è oggi.

Ecco, meditavo…

Ieri, son andato a scartabellare tutte le mie pubblicazioni degli ultimi anni. Una marea di libri da far invidia a Stephen King.

In questi libri, volenti o nolenti, vi è la mia anima. E l’anima è qualcosa di unico, prezioso, che non si può contraffare per far sì che combaci e adempi all’adattamento di massa.

Ho da farvi delle confidenze. Prevedibili quanto inaspettate. Secondo la mia proverbiale durezza insanabile, la mia brutale misantropia inguaribile.

Perché, sì, negli ultimi vent’anni hanno tutti provato a cambiarmi, agendo anche con l’ipnosi o con repressioni squallidamente farmacologiche sulla mia anima e sul mio corpo, soprattutto. Per tentare disperatamente, pateticamente oserei dire… di stuprarla, per modificarne la struttura e far sì che, gioviale, affabile, conciliata col mondo, si omologasse alle prescrizioni, ripeto, di massa.

Ciò ha portato, anziché a effetti benefici, a una maggiore, oramai irreversibile radicalizzazione delle mie già perfettamente delineate, immodificabili idee sul mondo e sulla società.

Credo che, durante la prima adolescenza, nel mio animo, turbato dai miei stupidi coetanei, volgarmente conformati a un indottrinamento filisteo, figlio di un’educazione malsana, angariati da reprimende ai loro danni perpetrate dai mass media, da genitori ignoranti che volevano improntarli solo alla felice, ah ah, illusoria, effimera frivolezza, alla carnascialesca baldoria, già a un’orribile superficialità immonda, convinti che così facendo i loro figli sarebbero cresciuti nel godimento e nel benessere piscologico, genitori a loro volta confusi dal substrato culturale di un’Italia immutabile che prima, utopisticamente, aveva combattuto per le totali libertà nei movimenti sessantottini, e poi fallacemente ha abdicato alla puerile volubilità dei loro tiramenti di culo. Rinnegando ogni valore sbandierato a favore di un consumismo dei loro nobili propositi, adattatisi appunto all’isteria frenetica della baraonda collettiva.

E cedendo alle lusinghe del porcile merceologico delle anime, sussurrando un osceno: il mondo è così, va accettato.

No, io non ho mai accettato il mondo. Il mondo è nefasto, agghiacciante, ipocrita, malsano, corrotto, ordinato nel caos rivoltante dell’omertà e delle bianche bugie più convenienti per rimanere a galla.

E chi s’illude che non sia così e bonariamente, anzi malvagiamente mentitore di questa verità così semplice quanto assoluta, apodittica e parossisticamente realistica, ti porge un simpatico, odioso sguardo compassionevole, sta soltanto acquietando i dubbi della sua coscienza e sta negando l’evidenza più plateale.

Che gli appare disturbante perché sostanzialmente gli fa comodo respingerla e appunto blandirla, deriderla, sbeffeggiarla, schiaffeggiarla, tenerla a debita distanza per non soffrire…

Potremmo chiamarla fatuità della menzogna, l’idolatria di una leggerezza pericolosa, falsa e mentecatta.

Anni fa, molti sostengono che io sia impazzito. No, giammai impazzii. Anzi, come Travis Bickle di Taxi Driver o come Eastwood di Gran Torino, ho fatto qualcosa che mi è costato caro ma ho rivelato, divelto, distrutto, annichilito, bruciato ogni altra calunnia e menzogna sulla mia persona.

Qualcosa di profondamente “scemo”, profondamente potente, magistrale, coraggioso più della vita stessa. Un “suicidio” sfrontato, appunto folle…

Sono io che decido e ho sempre deciso cosa mi piace e, dopo mille ricatti, ignobili castighi, contenzioni di varia natura, soprattutto subliminale, mi ribellai.

Perché io sono un ribelle per natura. E non c’è nessuno che possa venire a dirmi: no, così non va bene, adattati, pigliati una laurea, trovati una ragazza, tromba, divertiti e non rompere i coglioni.

Nessuno, nemmeno Dio, a cui non credo.

Ecco i risultati, appunto, di tale violenza mostruosa, di tale mortificante, spettrale “cura”, sono sotto gli occhi di tutti.

E qualche mese fa, con altrettanta, intrepida mia virtù maestosa, ho pubblicato un libro dal titolo Dopo la morte, in vendita sulle maggiori catene librarie online.

Altro devastante pugno allo stomaco alle cattive coscienze false, falsarie delle identità altrui. Possiamo dircelo? Un capolavoro. Basta che ne leggiate l’estratto su Amazon per comprendere, dopo pochissime righe, che lo sia.

Mi dissero, ridendomi in faccia: ah, ora ti sei svegliato!

No, io son sempre stato molto più sveglio di voi. E a dodici anni già sapevo che uno psicopatico come John Lithgow di Verdetto finale voleva rigirare un po’ le sue atrocità.

Semmai drogando, anche di cazzate, Denzel Washington per rovinarlo.

E farlo passare per mostro, facendolo accoppiare con un troione come Linda Dona. Un’ottima figa, per carità, per una scenetta sulla quale mi masturbai con molta veemenza appena puberale.

Come la vedete?

La vedete che fra un mese esco col nuovo libro e, stamattina, ho fatto colazione al bar in mezzo a tanti clienti idioti che non capiranno mai nulla del mondo. E nei prossimi giorni andranno a vedere il nuovo film con Pieraccioni e il nuovo cinepanettone con De Sica e Boldi.

Sì, siamo arrivati a questo. Ai ricatti di natura sessuale, alle prevaricazioni (im)morali per portare avanti la follia. Vostra, non mia. L’Italia è sempre stata questa. Nasce qualcuno un po’ diverso e avviene puntualmente che i deficienti lo vogliano prendere per il culo, come se ci trovassimo appunto in un film di De Sica.

Buona visione… di tutto.

Sorry, esperimento fallimentare.

 

 

di Stefano Falotico

Cari grillini, la dovete finire di lamentarvi, basta con la Bertè e con le chiacchiere da Belté. Tiè!


04 Nov

Stephanie+Seymour+Stephanie+Seymour+Kids+Beach+BzMWru5cbIil Stephanie+Seymour+Stephanie+Seymour+Kids+Beach+SUezD6WtArgl Stephanie+Seymour+Stephanie+Seymour+Kids+Beach+PbU_RZqupnol

 

Un tempo anch’io ero una testa di cazzo.

Arrivato a una certa età, mi son guardato allo specchio e soprattutto dentro. Ed è una cosa che dovreste fare anche voi, cari grillini. Che vuole questo Grillo parlante?

Costa molto dolore, sacrificio e rabbia. E so che voi non volete soffrire.

Invece dovreste. Solo attraverso la sofferenza, vi sarà rinascita e cambiamento. Quello che gridate come dei dannati nelle parate popolari e che invece non avete attuato, innanzitutto, in voi stessi.

Vi attaccate alle scemenze. Allora, siete disoccupati e, anziché rimboccarvi le maniche, sperate che domani avvenga una guerra civile che ripristini i torti ché così avrete anche voi la vostra dolce fetta di torta.

Non ci sarà nessuna guerra civile, non siamo in un film di Joe Dante. E, se non vi date una mossa, credo che soccomberete soltanto di più in una patetica, disarmante disperazione sterile e controproducente.

Sì, ve ne do atto. Nella vostra vita, ve ne son successe di tutti i colori. Avete sofferto come delle bestie e subiste probabilmente delle ingiustizie. Ma ora siete in salute, siete belli come il Sole e anche quella cosina lì in mezzo alle gambe, mi pare, almeno a giudicare dall’ingrossamento nel cavallo dei pantaloni, che si muova scattante e rigida appena i vostri occhietti malandrini intravedono un bel paio di cosce turgide.

Sì, siete vigorosi, prestanti, cazzuti, insomma. Basta col fare i cazzoni! Allora cos’è quest’eterno sbadiglio? Questa processione melanconica di auto-inganni, flagellazioni al vostro uccello e martoriamento di ogni vostro represso, castigato, timorato, possibile godimento?

Sì, ecco la nuova stronzata del giorno. Ci sarà un’ecatombe atomica, Trump ha detto segretamente a quello della CIA, e voi siete entrati in possesso di queste preziose informazioni perché siete come Tom Noonan di Heat, che il governo sud coreano sta complottando di scie chimiche e probabilmente già da questa notte, se vi affaccerete alla finestra, vedrete missili galattici roboanti a illuminare paurosamente il cielo del vostro firmamento scolorito da un grande rincoglionimento nerissimo.

È così?

La dovrebbe finire anche Bob De Niro a sostenere che uno dei suoi figli soffre di autismo per colpa del vaccino del cazzo. Diciamo che volle sperimentare l’inseminazione in vitro e, forse, quando si masturbò, eiaculò uno sperma rancido, partorito con tutta probabilità da una cattiva cena con Joe Pesci. A base di troppe cozze, compresa sua moglie Grace Hightower con cui non avvenne una sana peperonata affumicata come la sua pelle rosolata!

Forse la verità è questa?

Ecco, avevo un amico che faceva così.

L’ho sottoposto al test Falotico, è un questionario di certezza scientifica da me brevettato in maniera provetta, inconfutabile.

– Bene, hai mangiato? Vuoi un po’ d’acqua?

– No, grazie. Semmai una sigaretta.

– Vuoi anche il caffè?

– Ma sì. Preparalo, dai, mettilo su.

 

Bevuto che lo ebbe… bevuto che lo ebbe è magnifico…

– Ora sei pronto al Falotico test?

– Sì. Proponimi questa minchiata.

– Non è una minchiata. È un test che ho sperimentato sulla mia pelle. È infallibile, inequivocabile, non si scappa…

– Ok, vai.

– Bene. Ora, facciamo promemoria. I tuoi genitori hanno divorziato quando avevi vent’anni, sei caduto in una profonda depressione, alle superiori i tuoi compagni ti angariavano e ti han praticato pesante bullismo. Fin qui, ci siamo? Confermi gli avvenimenti, diciamo, non propriamente esaltanti?

– Sì, è tutto acclarato nella mia mente. Anche nel mio culo.

– Perfetto. Ecco, ora dalla mia tasca uscirà quest’immagine. Eccola qua.

– Cos’è?

– Sei cieco? Questa è una delle più grandi gnocche mai viste della storia. Guarda che simmetria di forme rotonde, che allineamento paradisiaco di proporzioni. Insomma, questa è una figa da competizione. Una passerona immane! Chiaro?!

– Non la conosco. Come si chiama?

– Il suo nome non è importante. L’importante è che io abbia notato che l’uccello ti funziona.

– Che vuoi dire?

– Sono passati tre secondi da quando te l’ho mostrata e ora devo raccogliere da terra i bottoni della tua patta.

– Sì, mi pare che il mio uccello funzioni.

– Sì, mi pare di sì. Non spingiamoci oltre…

– Dunque, abbiamo appurato che il tuo uccello va bene. Non ho riscontrato difetti strutturali. Dunque, l’ipofisi è collegata ai tuoi ormoni che a loro volta comunicano funzionalmente all’apparato genitale e ai vasi dilatatori. Sessualmente, sei ottimo.

– Tu dici?

– Sì, dico.

– Non soffri di “ammosciamento”, come dice Bob De Niro in Terapia e pallottole, e di nessun calo della libido. Cioè, ciò mi sembra alquanto evidente.

– Sì, ma è qualcosa di virtuale.

– Dici? Dici che fisicamente, dal vivo, diciamo, con una donna in carne e ossa hai l’ammosciamento?

– Spesso sì.

– Perché continui a frequentare quella mignotta. Mandala a farselo dare nel culo. Quella ti cogliona e basta. Cercatene una adatta a te. E vedrai che la scopata sarà normalissima.

– Dici?

– Sì, dico. Il problema non è tuo. È di quella zoccola frustrata.

Bravissimo, passiamo alla seconda prova. Hai delle idee geniali, affatto malvagie, sai? Mettile in pratica.

– Non posso.

– Perché non puoi?

– Non ci sono le circostanze. Mi mancano i soldi.

– Capisco… mica devi comprarti una villa, mi hai detto che vuoi fare il regista. Andiamo con calma. Hai in casa una videocamera, un programma di montaggio?

– Sì.

– Inizia col girare un cortometraggio coi tuoi amici. Scrivi una bella, piccola sceneggiatura. E filmi il tutto.

– Ci vogliono i soldi.

– E che soldi ci vogliono per girare un cortometraggio con tre amici e una storia di pensatori dreamers bohémienne?

– Non si può. La mia amica è pudica, non è Eva Green del film di Bertolucci.

– Mica ti ho detto che deve mostrare il suo seno. Anche perché seni così nascono ogni morte di Papa.

– Tre amici che chiacchierano del mondo e intitoliamo il cortometraggio Cazzeggio vérité. È un buon titolo, è originale, no?

– No, preferisco fare le video-recensioni.

– Sì, perché è più comodo. Giudichi il lavoro degli altri e, al massimo, l’unica figura che puoi rimediare è di aver detto delle cazzate. Mettici la faccia, agisci anziché vivere in trincea.

– Non ce la faccio.

– Ecco, la risposta esatta è che non ce la fai. Anzi no. La risposta è che sei spaventato. Sai perché? Perché puoi avere successo ma, se ti esponi, se passi all’azione, puoi anche ricevere altre delusioni pazzesche e batoste devastanti. E sarai inondato da tanta merda che ti pioverà addosso.

Invece, per te è paradossalmente più comodo smerdare il mondo. Così, sei la povera vittima incompresa e nessuno ha capito niente. Sono gli altri insensibili, stronzi, bastardi e tu sei quello che urla che Dio è morto, che il sistema capitalistico ti distrugge, che il Cinema di Herzog e Burton è bello perché appartiene alla tua categoria “protetta” e sei un meraviglioso diverso. Fantasioso, puro, voli alto!

Ecco, ora vola questo schiaffo. Fa male?

 

Quindi ora, incapaci, sessuofobi, moralisti, complottisti, urlatori, nani, levatevi dal cazzo. E vedete di farla finita. Non si nasce Marlon Brando. Lo si diventa. E per essere Marlon dovete accettare anche l’orrore. Solo dall’orrore vi è il ritrovato splendore.

Non è così, secondo voi? C’è sempre Voglio di più della Bertè alla radio. Che poi anche Loredana la dovrebbe finire! È da una vita che si dimena e sbraita, come al mercato ortofrutticolo, che ha sofferto. Mah, a me non pare. Ha visto più cazzi di lei di Moana Pozzi.

Contenti voi, contenti tutti. Continuate a prendervi per il culo. E a credere alle idiozie. E alle sceme!

 

di Stefano Falotico

La mia teoria sul Joker con Joaquin Phoenix, un monito contro questa società di clown


13 Oct

 Madison+Beer+outside+Delilah+Nightclub+West+YuIvXpeMj6tl

Be’, che si può dire di me? Sono un nichilista, un ribelle, un contestatore, l’elemento anomalo di una società impazzita sull’orlo del collasso nervoso che, per illudersi di mantenersi stabile, si rivolge sempre più a ciarlatani curatori dell’anima? Affinché perfetti estranei, soltanto parlando con voi per trenta minuti scarsi, soprattutto di comprendonio, addivengano a diagnosi lestofanti, bruciando ogni vostro potenziale e inscatolandolo in reparti geriatrico-pedagogici di asservimento delle vostre coscienze, castrate, svigorite e svuotate, avviandovi a oscene riabilitazioni protese a un falso e fatuo perbenismo ipocrita? Affinché possiate, dietro maschere di finta rispettabilità e adempimento a un ordine costituito fallace, coprirvi di dignità farisee, bugiarde, improntate soltanto a uniformarvi a precetti istruttivi laidamente viscidi per assoggettarvi indeboliti e smembrati della vostra vivaddio autenticità ruspante, appunto, a questa società volgare, materialista, edonistica?

Sì, il Joker è un tipo da manicomio e certamente Phoenix, che è stato lo squilibrato protagonista di The Master, mi pare davvero la faccia giusta, tormentata e laconica, malinconica e sciupata da “bad boy” adatto, disadattato, per incarnare un personaggio i cui crismi esistenziali risiedono proprio nel suo esistenzialismo. Nella sartriana sua nausea rispetto a un mondo che, violento, l’ha respinto, declassato, umiliato, e dunque anestetizzato, frenandolo quando poteva enuclearsi in maniera vivamente vivace e attiva, vorace, serena e armoniosa. Un mondo che ha spezzato con furia cattivissima le sue armonie. Le sue ambizioni da simpatico e giocoso uomo col sorriso sulla bocca. Sì, un comedian vilipeso, strozzato, deriso, coperto dei peggiori insulti e messo alla gogna dalla televisione, dal sistema mediatico ove, se non sai vendere ed esporre la tua merce, contrabbandando la purezza della tua anima e dunque corrompendola al comune, chiassoso, esibizionista volgo ignorantissimo, vieni appunto emarginato, schivato e soprattutto schifato. Perdendo ogni entusiasmo vitale, inaridendoti e trasformandoti in uno sbeffeggiante, sardonico mostro cinico. Oramai dissociato da ogni sistema di valori, quindi disvalori, futili, frivolissimi, tesi soltanto a robotizzare il tuo cuore per omologarlo a una menzognera compiacenza verso la massa che pretende che tu sia, noi siamo delle macchine a modo, compostamente inappuntabili, schiavi di un lavoretto che, in cuor nostro, nell’intimità della nostra veridicità, ripudiamo, rinneghiamo ma facciamo di tutto per mantenere perché con la creatività e l’arte non si mangia, perciò dobbiamo, volenti o nolenti, attenerci a dei parametri basici di “costituzionalità sana e robusta” che non possa arrecar fastidio alla società.

Che orrenda bugia!

Io amo più di me stesso Taxi Driver, la storia di un fantasma che vaga nella notte, soprattutto dei suoi tormenti e delle sue angosce, aspira, capta, inala un attimo illusorio, chimerico di vanità ma poi, per troppa integrità morale verso la sua natura innatamente dannata, non sa mentire a quella donna. E le dice schiettamente che non ama le romanticherie imbecilli ma gli piacciono di più i porno ben fatti, ché almeno sono sinceri nel loro nudo squallore carnale. Sì, Travis Bickle è talmente metafisico, talmente bergmaniano nel suo disagio, da essersi involontariamente elevato a messianico angelo devastante. E, guardandosi allo specchio, non sa raccontarsi frottole, non sa auto-ingannarsi, a differenza della maggior parte delle persone, e sa che la salvazione, l’unica possibile, dalla sua lucida follia, è diventare matto davvero. In un’apoteosi esplosiva di tutto il marcio, di tutta le merda che ha sopportato e ingerito per tempo immemorabile. Dando un senso alla sua esistenza da invisibile nello sbottare in maniera platealmente furibonda.

Rupert Pupkin, invece, di Re per una notte… chi è? Uno che, sempre in cuor suo, sa di essere un fallito, angariato da una madre che lo schiavizza e nanizza per complesso di Edipo in una stanza dei sogni ove, libero da sguardi indiscreti, è realmente-virtualmente sé stesso, immaginando una platea, appunto, che gli tributi quei minuti di celebrità a cui ha sempre anelato e che tutti gli hanno perennemente negato con acidità, con quell’aplomb ipocrita, altezzoso e affettato da Jerry Lewis stronzo. Perché Jerry è arrivato, a lui interessa soltanto di continuare ad avere successo e fregare la gente con le sue bambinesche battutine. Non può e non vuole aiutare nessuno. Può aiutare qualcuno soltanto se quel qualcuno può garantirgli ancora maggiore notorietà. Se dietro quel talento, ancora non rivelatosi, può individuare, in maniera egoisticamente profittatrice, un utile al suo “di(v)o”. Ed è per questo che se ne frega di Rupert. Perché Rupert è troppo strampalato per poter piacere alla gente che si beve tutto e poi va a consolarsi da qualche psicologo della mutua, il quale poi, pigliandola pel culo, beccandosi la parcellona, rifila a essa “al bisogno” caramelline e zuccherini per lusingarla, abbagliarla con questa scemenza della psicologia. Delle patologie, con questa immonda mistificazione della verità.

Sei depresso? No, non lo sei. Lo sei perché ti sei contornato di gente che non ti ha mai voluto bene. Ma bene davvero. Che usciva con te per un interesse. Ma quando l’interesse è sparito… ha violato ogni patto d’amicizia, tempestandoti d’insulti raccapriccianti. Deprimendoti, appunto, mortificando la tua beltà, la tua bella o brutta unicità di essere umano per sconfortanti persino con poderosi, minacciosi attacchi alla tua sessualità.

Perché, in questa società, puoi essere anche un genio, un man on the moon, ma conta sempre l’apparenza, contano i soldi, inevitabilmente la potenza sessuale che sai offrire agli occhi degli altri. Solo così qualcuno ti caga, ti ama, ti adora, ti eleva in gloria.

Solo così puoi divenire un pagliaccio accettato, una pornoattrice offesa e al contempo idolatrata nella segretezza delle vostre ipocrisie. Ché tutti, moralisti del cazzo, sputate in faccia alle puttane ma poi ve ne masturbate di brutto. E semmai sognate pure di metterle a pecora!

Io non credo né al comunismo e neppure al fascismo. Con le ideologie pesanti, con le prese di posizioni radicali ed estremistiche, si generano mostri. Si crea la pazzia. Si crea il fondamentalismo, si partoriscono divisioni, lotte di classe e individuali.

Si dà vita a una società di zombi.

 

Parola del Signore. Rendiamo grazie a Cristo.

Sempre sia lodato.

 

 

di Stefano Falotico

Nani vs giganti, io sono il superuomo di 2001 di Kubrick? No, sono uno che desidera semplicemente la pace


08 Jul

Heaven Bryan Adams

Ecco, vi copio-incollo un lungo scritto da mal di pancia che ieri è comparso su Facebook, dal quale è ravvisabile un odio spaventoso nei confronti del mondo da parte dell’autore che ci ha dispensato queste “pillole di saggezza”, partorite dal suo lactobacillus intestinale, figlio a sua volta di un fegato amarissimo, oramai tumefatto, a causa delle troppe stronzate cancerogene del suo essere dichiaratamente un hater.

«Io sono cresciuto negli anni 80 e la nostra vita era andare a scuola la mattina, fare i compiti il pomeriggio e vedersi giù in strada con gli amici di zona se c’era il tempo. La sera a casa a guardare la TV e poi a dormire. Nel mezzo di queste cose cercavamo di giocare e divertirci il più possibile e ci riuscivamo.

A scuola ci andavamo a piedi, da soli, o in pullman, pioggia, sole, neve o freddo, comodità zero, genitori che ti leccavano il culo non ce n’erano, non ti difendevano mai. Facevi una cazzata a scuola? Ti menavano, la colpa era sempre tua e mai del professore. Così le cazzate non le facevi.

Io alle elementari andavo a scuola da solo, a 7 o 8 anni già ero autonomo, non come l’estate scorsa che i presidi obbligavano a prendere i figli minori a scuola. Eh? A 17 anni ancora mi devo far portare a scuola da papà? Sai quanto mi avrebbero preso per il culo a scuola?

Se avevi un casino te lo dovevi risolvere da solo, solo in ultima istanza dovevi andare dai genitori, quando proprio non potevi farne a meno. Ma era una questione di onore, chi andava da mamma e papà era un mammone o un babbone, era la fine, ti prendevano per il culo tutta la vita. E allora giù botte, quasi tutti i giorni a scuola e fuori dalla scuola fra studenti. Era così che si risolvevano le cose. E poi c’erano tutte le dinamiche di gruppo, le solidarietà, le protezioni incrociate, come in un mondo adulto.

Gli insegnanti erano severissimi, ti spaccavano il culo in una maniera assurda e tu non avevi neanche il concetto di protestare, altro che quelli di oggi che insultano e menano gli insegnanti. Ho visto in quinta elementare la maestra prendere Dino per le orecchie, sollevarlo e portarlo fuori dall’aula con lui che menava i piedi a mezzo metro da terra e le orecchie allungate. Il giorno dopo Dino non era un figo, era un vero coglione.

Ho visto professori buttare fuori gente dalla classe a calci in culo, a schiaffi, ed erano gli anni 90 non l’800 ed era giusto così. Io sono l’insegnate e tu sei lo studente. Se non ti piace fuori dai coglioni, tanto poi ci pensa la vita a romperti la schiena. Non sei obbligato a venire a scuola.

In terza media uno ha tirato una forbice alla docente di italiano, questa non si è scomposta ed è uscita dall’aula. L’aula è rimasta 15 minuti senza insegnante, poi è entrato il preside, la docente e tre agenti di polizia che hanno arrestato il tipo e se lo sono portato via. Non è mai più rientrato a scuola.

Per strada non avevamo nulla, la bicicletta e il pallone e basta, altro che motoretta. O giocavamo a pallone, con mille variazioni, oppure eravamo in giro a esplorare il mondo in bici. E i genitori non ci rompevano le palle, manco sapevano che cosa facevamo perché noi, comunque, anche se minorenni, sapevamo stare al mondo molto di più dei ventenni di oggi. A 13 anni con la BMX siamo andato fuori città ma dalla parte opposta di Torino, avremo fatto 60 chilometri almeno e ci gestivamo affinché nessuno di noi morisse. Sapevamo cosa ci ammazzava e cosa no. Sapevamo capire al volo se una situazione era una merda oppure era sicura. Noi non lasciavamo nessuno indietro, non c’erano i cellulari, chi si perdeva era fottuto. C’era il senso del gruppo per cui tutti facevano in modo che nessuno si perdesse perché oggi poteva capitare a me, domani a te. I cellulari hanno distrutto tutto.

Al nostro tempo c’era solo il telefono in casa e costava soldi, telefonavi raramente e solo per chiamate brevi, per darsi appuntamento. Oppure scendevi giù e andavi a suonare i campanelli della gente: scendi? Si, no, non posso, mia madre non vuole, devo fare i compiti. E in fretta capivi quando e in che modo potevi suonare a casa della gente senza rompere i coglioni. Se no arrivavano i rimproveri dei genitori del tuo amico e poi lui se la vedeva di merda in casa. Oggi se dici a qualcuno con cui stai chattando “vediamoci di persona davanti a una birra” ti prende per scemo, se è una tipa peggio ancora, è come se le chiedessi di trombare. Non è normale, è solo guardare in faccia la persona con cui parli.

Se dovevi parlare non esisteva altro modo che farlo faccia a faccia, non con sms e cazzate varie e quando c’erano i problemi la gente si parlava e i vigliacchi sparivano per non farlo. E li andavi a cercare, ti stavano mancando di rispetto.

Alle tipe scrivevi la lettera, a mano, su carta, ci mettevi un pomeriggio e facevi solo quello. E mentre lo facevi dovevi pensare a che cazzo stavi per dire e scrivere che poi non c’era modo di cancellare. Poi spedivi e aspettavi, lei forse rispondeva, con un’altra lettera, e vedevi la sua calligrafia e sentivi il suo profumo sulla carta e la conservavi e la rileggevi.

E non ci dovevi neanche pensare di toccare le ragazze, loro non si facevano toccare, non ti mettevano le tette in faccia, la figa dovevi proprio sognartela e guadagnartela, avevano molta più dignità allora le donne che oggi con ’sto cazzo di femminismo 68ino, che sono tutte delle vacche. Bello, eh, facile, si tromba subito ma poi dopo che rimane? Quando una cosa è troppo facile non vale più un cazzo. E le tipe di oggi sono così, non valgono più un cazzo, la loro figa per loro stesse non vale più un cazzo, la danno via come se niente fosse. Ti farei riflettere che si dice… non vale un cazzo per la roba senza valore e si dice Figo! Figa per la roba che ha valore. Un motivo c’è. Nessuno dice “non vale una figa!” anche se fra poco potrebbe accadere. A volte alle tipe telefonavi anche ma era già uno step oltre, una roba non per tutti, una roba da cagarsi sotto dalla tensione. Altri tempi, altro che foto nude su whatsapp per baccagliare o per le ricariche telefoniche.

Il pacco non esisteva, quello che ti dà appuntamento e non viene. Veniva immediatamente etichettato come paccaro e nessuno lo chiamava più. Senza telefono cellulare se non ti presentavi nessuno poteva beccarti, bisognava essere precisi e organizzati. Il ritardatario idem, si aspettava una volta, due volte, poi vaffanculo, lui arrivava in ritardo e non trovava nessuno, la volta dopo arrivava in orario. Il rispetto era la base dei rapporti umani.

La polizia era molto più dura e severa, non ci pensavi neanche di dargli del tu o rispondergli male, erano cazzi tuoi. Idem con i genitori, ci mettevano 10 secondi a riempirti di mazzate e sputtanarti davanti a tutti. Volavano gli schiaffi come quando piove, se mancavi di rispetto. E mentre li prendevi sapevi che gli amici magari ti stavano guardando e stavi facendo una figura di merda e a nessuno veniva in mente che questa fosse una cosa sbagliata. ’Ste stronzate 68ine che i bambini non li devi mai umiliare sono una cazzata, così non crescono mai e rimangono viziati e debosciati. Oggi provi a dare uno schiaffetto o a rimproverare un bambino e questo chiama il Telefono Azzurro e ti pianta un casino, o ti denuncia addirittura. Sono furbi e stronzi ma soprattutto non gli è mai stato insegnato il rispetto per i grandi come lo avevamo noi. Un poco come i cani sono i bambini, se non li cazzi mai, loro si allargano di brutto.

Mio nonno mi fece il culo, due volte. La prima volta perché giocavo a bowling nel suo corridoio e facevo casino. Mi disse “smettila!”. Dopo 5 minuti non ha detto più nulla, è arrivato e mi ha riempito di mazzate. Mio padre e mia madre approvarono e non dissero nulla. La seconda volta avevo 15 anni e lui 75, eravamo in campagna, era mancata l’acqua, mia madre mi disse di andare a prenderne 20 litri nella casa accanto a 600 metri, dai vicini. Io ho risposto “nonno vai te”. Lui mi ha spaccato il culo solo urlando “ho vissuto cinque volte quello che hai vissuto te e ho fatto due guerre! Vai a prendere l’acqua!”, e io sono andato contando 15 x 5 = 75 e mi sono sentito una merda.

Capito come crescevamo noi? Con la severità e le mancanze e ogni cosa buona che arrivava era una festa.
Questa era la differenza di educazione. Poi purtroppo è passata la “cultura” 68ina, che è una cultura che si dichiara di libertà mentre invece è di distruzione delle strutture sociali in nome di un libertarismo debosciato e decadente. Per capire la libertà devi aver fatto un poco di prigione, non so se mi spiego.

Neanche noi avevamo mai visto le cose che erano cadute in disuso prima della nostra nascita ma le guardavamo, con stupore, certo, e poi immediatamente le usavamo, non c’era bisogno di spiegazioni, eravamo svegli. Capirei se mi dessero in mano una cosa che verrà fabbricata fra 30 anni, allora è più complicata con concetti che non conosco ma non una cosa vecchia, più semplice di quelle che uso, no è inaccettabile, c’è un QI sotto la media in quel caso.

Dei due gruppi… sono molto felice perché vedo che ci sono molti ragazzi svegli e attivi. Alcuni sparano cazzate ma sono attenti, sono svegli, come tutti nel gruppo, si azionano, vogliono fare, hanno una passione. Ma quando vedo la gente per strada, ubriaca marcia a 17 anni, con la sigaretta in bocca, bulli, credendosi di essere uomini di mondo… ma vaffanculo!».

 

 

Ecco, certa gente, prima di andare a dormire, si guarda allo specchio? Quando dice che i bambini è giusto che vengano “cazziati” e che non devono permettersi di denunciare gli abusi? Certa gente, quando parla delle donne, e non lo fa con ironia come faccio io, non è dissacrante o nichilisticamente spiritosa, bensì seriamente convinta del suo maschilismo da caserma militare, quando dice… la figa dovevi sudartela e guadagnartela, enunciando e sottintendendo in questa frase oscena tutta la sua rudezza barbara ed edonisticamente competitiva, offendendo anche gli uomini, da lui descritti come ricercatori disperati di “trofei” di pelle umana, come procacciatori di piacere laidamente carnale, non si fa schifo?

Immagino come costui guardi una donna. La squadra, finge un’eleganza formale da gran signore e dentro la sua mente intanto si addensando pensieri sessuali raccapriccianti, di dominazione, possesso e brutale voglia smaniosa, pensieri violentissimi. Questi, sì, pericolosi.

Quando dice che si stava meglio quando non si aveva il cellulare, ha mai fatto un incidente stradale con le budella che singhiozzano sangue a fiotti, in una strada deserta, e la prima cabina del telefono, per chiedere soccorso, dista cento miglia?

Ma, soprattutto, quando alla fine grida un bastardo vaffanculo a tutti, si è mai chiesto cosa ha fatto lui nella vita per migliorare il mondo? Niente, un beneamato cazzo.

Ma il top lo raggiunge con la frase da Goodfellas… per avere la libertà, un po’ di prigione devi fartela!

Giudica, polemizza, scrive imbecillità, e poi è ossessionato dalla presa per il culo. Dai marchi stigmatizzanti, neanche vivessimo a Palermo, novanta anni fa, tra le famiglie Corleone, ove i “valori” erano e sono purtroppo ancora l’onore, il casato, la dignità mafiosa, il rispetto ottenuto con la severità e con l’omertà.

Ecco, costui perché non prende una lupara e si spara in bocca?

 

E adesso io, invece, metto su il capolavoro di Bryan Adams, Heaven, cosciente di aver superato ogni bazzecola, ogni pettegolezzo, ogni rivalsa meschina, ogni sovrastruttura idiota, e di potermi permettere di credere ancora a quest’umanità.

Vi offro la mia faccia di culo? Va bene?

36823156_10211632347867118_417245356862996480_n

 

di Stefano Falotico

 

 

 

Viviamo nella società più violenta di tutti i tempi, e questo sia molto chiaro


19 May

Midnight in Paris

 

È uscito nella sale italiane Dogman. Film sull’abiezione.

abiezióne (o abbiezióne) s. f. [dal lat. abiectio –onis, der. di abiectus «abietto»]. – Stato di avvilimento o di bassezza morale: pur nella presente aconserva qualche cosa della sua antica dignitàcadere nell’a.; risollevarsi dall’abiezione. Nella pratica ascetica, atteggiamento di umiltà eroica per cui si rinuncia alla propria personalità o dignità, ricercando uno stato abituale di vita ritenuto spregevole dall’opinione comune.

 

Devo essere molto sincero e per nulla caritatevole verso un mondo che, nel propagarsi smisurato d’idiozie sovrane, persevera nell’omertà e nel finto benessere a distillare, con scadenze regolari, le sue violenze quotidiane. Viviamo in un mondo ove i giovani, ancora acerbi, dunque puri nei loro sogni vengono perennemente ricattati da adulti boriosi e strafottenti, che sanno impartire loro soltanto le più, appunto, abiette diritture morali. Perciò immorali. E, trovandosi in uno stato di continua incertezza, di precarietà emozionale, sprovvisti dei basamenti anche economici per poter autodeterminarsi, sono così esposti alla mercé del mercimonio di massa, del porcile laido e cafone che urla loro in faccia lo squallido, menefreghista, indifferente, ipocrita… crescete!

Ah sì, un chirurgo che opera al cuore merita di guadagnarsi tanti soldi perché salva vite umane. E di quale vite umane stiamo parlando? Del triviale consumismo che si riverbera, giorno dopo giorno, monotono e recrudescente, su Instagram, diventato un’enorme casa d’appuntamento ove signorine in gamba… esibiscono le loro grazie armoniche per esser corteggiate virulentemente, virilmente nella sua accezione più maschilista e pregna di rozzezza, da uomini perfino sposati, che cercano avventure, scappatelle per sfuggire al grigio torpore avvilente e castrante dello stesso sistema di vita che tanto difendono e si son affannati a montare… in gloria carnale? Traditori infidi, persino infingardi delle loro bugie iterate a ogni canto del gallo mattutino che scandisce l’inizio di una nuova giornata suina, supina. Questa smania del lavoro. Il lavoro concepito come sofferenza schiavistica per procacciare soldi che poi servano a divertimenti vacui, frivoli, edonistici e osceni. Il lavoro nobilita l’uomo? No, per come è inteso oggi, o forse per come sempre è stato inteso in questa Storia che ripete sé stessa generazione dopo generazione, ingenerando orrore sempre più mascherato da giustezza perbenista, è soltanto un escamotage per celarsi dietro maschere da Eyes Wide Shut.

Sapete, in passato mi hanno fregato tante di quelle volte che oramai vi ho fatto un callo che neanche la pieta pomice più adamantina potrebbe sanarmi.

E, scalzo come Gesù, cammino sulle acque della mia dignità magmatica, magnetica, folle e spacciata per delirante, perché soffro della “malattia metafisica”, del piacere immane della trascendenza in un mondo ove tutti animalescamente pomiciano, credendo in false scienze. Più che altro alle scemenze.

Quante ne ho sentite dire sulla mia persona. Perché dovevo essere uno come tutti gli altri. Che accontentava i genitori, accodandosi alle regole più manichee, e avrei dovuto frequentare una scuola “alta” così avrei scremato classisticamente, grazie al mio fascistico classicismo, tutti i deboli, i diversi, quelli che proprio non ce la fanno. Sì, così mi sarei attorniato di hostess scosciatissime che passano il tempo a farsi selfie mentre mangiano al ristorante i manicaretti dei loro insaziabili desideri erotici. Sanno di essere belle e allora possono avere tutti gli uccelli che vogliono, mentre gli aerei viaggiano al di sopra dei poveri fessi che vivono fra le nuvole.

Eh sì, oggi si è fessi se si scrive un racconto del terrore alla Edgar Allan Poe. Perché che val la pena addentrarsi nelle profondità delle nostre anime quando basta farsi il culo per avere tanti culi?

Al che, uno psicopatico su Facebook, dietro un profilo falso mi manda foto di prostitute dell’Est, perché pensa che io menta sul mio ascetismo e sia sol uno sfigato “maniaco-ossessivo” che di notte va sui viali. Ecco il mondo che avete (s)fatto, e poi non vi lamentate se qualcuno perde la testa. Vergognatevi!

Io sono l’incarnazione dell’abiezione. E dinanzi a questa società farò sempre obiezione. Sì, fui anche obiettore di coscienza, soprattutto della mia. Ma a che servì svolgere il servizio civile se il mondo è sempre popolato da incivili?

Un tempo nelle scuole insegnavano Educazione Civica. Adesso insegnano educazione cinica. E non mi stupisco che vadano di moda robe come Black Mirror.

Ahimè! E dire che potevo avere una vita elegante come Anouk Aimée.

Ma forse un giorno andrò a vivere a Paris e dimenticherò un passato in cui solo come matto apparii…

Adesso, scusate, devo portar fuori il cane a pisciare. Un cane migliore di voi. Perché quando fa delle cagate le fa dove può… senza smerdare nelle “proprietà private” altrui.

E ricordate: gli uomini non si misurano neanche secondo il Cinema di Garrone. Siamo tutti messi “a garrese”.

Io, comunque, ancora non mi sono arres’.

Dogman

di Stefano Falotico

True Detective: e se Berlusconi non avesse avuto tutti i torti? Provocazione del venerdì


27 Apr

tumblr_nfas2fpvBo1rud800o1_50031357987_10211181912326511_6091515157723217920_n

Eh sì, dopo solo 24h, anche meno, è arrivata in mia casa la copia del Blu-ray specialissimo delle due stagioni di True Detective, “ubicata” fra Twin Peaks e un film da me molto amato che spero vogliate indovinare. Volete l’aiutino, come si suol dire? Il Bardo incontra Agatha e il signor Donnie Brasco crepa quasi subito.

Ecco, avvengono delle strambe coincidenze, oserei dire messianiche. Anche una mia amica su Facebook, senza che la preavvisassi, ha detto che oggi le è arrivato il cofanetto, sì, quello dell’offerta esclusiva di Amazon, di due al prezzo di uno senza spese di spedizione. E ancor una volta mi convinco di avere poteri telepatici. Perché, pur non volendo, “contamino” bellamente di sani gusti cinematografici menti affini alla mia, in un’elettività maestosa che è figlia della mia anima poderosa. Ah, che bella rima baciata. Sì, baciamenti spirituali.

Esiste la parola baciamento? Sì, è l’atto del baciare, mie menti invece bacate o mie, ahimè, braccia bucate.

Sì, non fatemi la fine di Reginald Ledoux. Ledoux incarna tutto ciò che ci può essere di antitetico rispetto a Berlusconi. Ledoux è un maniaco, un pedofilo, un figlio di puttana che vive in una sorta di latrina assieme a un grassone, ed entrambi maneggiano stronzate con le loro vite debosciate e perdute ai confini della follia più abominevole. Silvio è uno che se la gode e le donne gliele danno in cambio di soldi.

Berlusconi vive ad Arcore, ove il lucore fa rima con sudore. Sì, come avrete visto dal trailer di Loro 2, il Berlusconi di Servillo è un Oreste Lionello da Bagaglino, un panzerotto ancor più tinto nei capelli di quello reale che, da voyeur marpione, ammira la Sofia Ricci che splendidamente si denuda a bordo piscina.

Ora, mi soffermerei sulla Ricci, miei uomini “ritti”. Nell’agghiacciante film Commedia sexy esibisce un culo di proporzioni monumentali, roba che neanche l’Aida Yespica dei bei tempi poté permettersi mai. La Yespica, oltre a essersi fatta inchiappettare da Silvio, eh sì, fu opera “lirica” anche per Bruce Willis, e con l’uomo die hard suonò quattro atti in DO minore alla Giuseppe Verdi o cinque amplessi alla Siffredi.

Sì, uno dei grandi misteri italiani, oltre a Silvio, imbonitore ante litteram, è colui che incarna la schifezza umana per “eccellenza”, ovvero Rocco. Perfino su Instagram mi compare il suo faccione “sciupato” e lui che, spogliandosi, giocando di doppio senso clamorosamente banale, sussurra Voglia, no stravoglia e poi va al mare col “coccodrillo”. Rocco è nato a Ortona, in Abruzzo, e dunque pronuncia voglia con una o chiusa che ti fa venir voglia d’iscriverlo a un corso di dizione. Eh sì, molte donne han preso lezioni “orali” da Rocco, pendendo dalle sue labbra. Rocco è uomo che foneticamente le fa parlare in tutte le lingue di Babele. Sì, Rocco è esperto di poliglottismo. Uomo “gutturale”, ruvido e “liscio”, praticamente la versione sconcia della filosofia grunge. Infatti, come Kurt Cobain, quando si accorge che le sue donne son lì lì per venire, “canta” loro come as you are.

Di mio, più che grunge, sono un Grinch, son uomo però pungente perché non tanto le so “mungere” ma comunque ungo il pene, no, il pane nel sugo della pizzaiola. Ah, delle scarpette davvero “chic” da Terence Hill de Lo chiamavano Trinità. Sì, lui mangiava i fagioli in quel padellone, e ogni volta che lo guardo mi stimola l’appetito. Eh sì, questa è una società, potremmo dire, “scoreggiante” e puttaneggiante. Tutte le più belle oche esibiscono culi fenomenali su Instagram. E gli uomini alla loro vista diventano degli “affamati” del Biafra.

Ma ora direi di riflettere, sì, riflettere sulla parola oca: non è solo una donna di sconcertante superficialità ma anche il nome degli uccelli anatidi della sottofamiglia degli Anserini.

Sul doppio senso della parola oca chiamerei “in soccorso” Rocco e vi racconto questa.

Quando avevo 17 anni, giocavo a calcio. Dopo gli allenamenti, ci si spogliava tutti belli ignudi per andare nelle docce. C’era un tizio di cognome Ferrara, da non confondere con l’altro pornoattore Manuel, e questo “Ferrarino” credo potesse fargli già all’epoca concorrenza.

Perché, ignudo che fu, nello “splendore” della sua nudezza (termine che in tal caso preferisco a nudità), fu adocchiato da un certo Cetti. Cetti, ragazzo che stava con una biondina peperina ma su cui ho sempre avuto il sospetto che fosse bisessuale. Infatti, dinanzi a quel po’ po’ (rafforzativo di poco che, troncato, e raddoppiato nel suo troncamento significa molto, da non confondere con popò) di “roba”, Cetti, in preda a uno sconvolgimento ormonale “balistico”, urlò: Soccia, che OCA!

Sì, parlo di “qualcosa” avvenuto più di venti anni fa. I ragazzi erano già “deviati” perché, prima di studiare la Storia e Pipino il Breve, guardavano le televendite con qualche sgnacchera (sinonimo del parlato toscano che significa bella gnocca, gnocca che letteralmente significa a sua volta vulva, organo genitale femminile ma in senso figurato e anche “sfigato” significa Ubalda molto attraente) e arrivavano agli allenamenti già spompati.

Avrei da raccontarvene.

Quello che voglio dire è…

Sentite, tutti sanno di avere qualcosa che non va. Semplicemente non sanno cosa sia. Vogliono tutti una confessione.

Insomma, per farla breve, io sono agli antipodi rispetto a Berlusconi, sono un collezionista di film, lui invece è un collezionista di fighe. Ma non fategliene una croce. C’è a chi piace l’Arte e a chi piacciono le troie.

Dai, su. Ah ah.

Si notano le copie ancora incartate? Sì, esiste lo streaming in HD e passeranno mesi prima che le scarterò. Perché sono fatto così. Voglio averle!

Il terzo film lo avete indovinato?

 

di Stefano Falotico

 

Rust Cohle

Solo l’incoerenza dei pazzi può generare capolavori, statemi bene…


26 Mar

one_flew_jpg_1003x0_crop_q85

Sì, sono un tipo ostico, ostrica, il litorale di Ostia… e ha ragione Papa Francesco quando dice che è meglio essere un ateo che un ipocrita cattolico. Sì, vediamo questa gente che puntualmente va a prender le ostie benedette e poi già il lunedì mattina maledice tutti quanti, non dà la mano ai poveretti al semaforo perché sono “lerci” e poi guarda Brutti, sporchi e cattivi… ho detto tutto.

Sì, leggo sconcezze inaudite. Tutti patiti di Cinema e scrivono che il film tal dei tali ha una colonna sonora “allarmante”. Allarmante ho sempre saputo fosse qualcosa che desta inquietudine, spavento, preoccupazione e apprensione. Allarmante… capisco. L’unica “track” su cui ci sarebbe da allarmarsi sarebbe l’encefalogramma di questi deficienti che oramai usano la lingua italiana adattandola a un gergo giovanilistico, non giovanile, ho detto giovanilistico, che sa di modaiolo nella sua accezione più vetustamente meno allineata alla venustà, sì, alla bellezza della forbitezza del parlare con purezza. Siate puristi della lingua e usate invece la lingua di pa(pi)lle gustative poco puritane. Per la Madonna pu… a!

Altra espressione “cool” è A BESTIA. Bestie… si utilizza per definire gli essere viventi che non appartengono al genere umano. E quindi di scrivere cose “random a bestia” è qualcosa che esula dal mio pensare, non so se sapiente ma antropologicamente senziente.

Eh sì, quanto è figo quello… io ho sempre odiato la fatuità, questa frivolezza che ammira persone prive di talento, senza valore, che però contentano il gusto mediamente conforme della carineria, del ruffiano piacere. Tutti ossessionati dal culto dell’esteriorità quando, invero, tutti i valori si son smarriti e tutti badano egoisticamente ai propri interessi, presi dai loro stress, ben fieri di “dormire” perché, a detta loro, sognare da imbecilli è “letizioso”, piacevole, è pigliar la vita con “melodica” leggerezza, inutile penarsi, anche pensarsi, per una visione più equa, egualitaria, ed ecco perché abbonda il cinismo programmatico di Black Mirror, perché la gente è talmente impudente, nel suo falso romanticismo gridato ai quattro venti e poi sempre nel concreto rinnegato, che adora la sprezzante consapevolezza d’incarnare la merda. Merda esaltata, coccolata, spacciata per cioccolata, moralmente inaccettabile.

Non appartengo alla frustrazione di massa. Le persone frustate… ah, ce ne sarebbero da dire. Sono quelle donne che semmai hanno davvero sposato un uomo colto e intelligente che le porta a teatro e garantisce loro un’ottima stabilità economica, ma son comunque inappagate perché poi vanno al cinema e notano che gli uomini strabuzzano gli occhi e sbavano per Monica Bellucci, e allora si struggono, rosicano e fra sé e sé si chiedono imperterritamente… a me cosa manca per essere come lei? Ah, ma guardatela… è una villana, è poco istruita, sarà anche bona ma volete mettere me con questa malcostumata e rustica zotica? Insomma, mi curo, mi reco sempre dal dentista che mi dona un sorriso smaltato e perfetto, vado in palestra, sono di sinistra, quindi intellettualmente “superiore”, ho delle belle gambe, un seno che fa invidia a tutte le mie colleghe ma a stento mio marito mi caga… Eh sì, chi ti caga? Un tempo quest’espressione veniva usata dai maniaci sessuali che amavano pratiche abbastanza escrementizie per sollecitare il godimento, nell’“eccitarsi” con qualcosa di schifosamente trasgressivo, ché faceva “CARNE & SANGUE”.

Sulla mia vita, ne ho sentito un sacco… bugie immonde. Che nessuno aveva saputo indirizzarmi a un percorso “corretto” e quindi mi sarei ritrovato sbandato, “tagliato fuori”. Mi spiace deludere questi luoghi comuni infami e pressappochisti, che con me non attaccano.

C’è sempre tempo per trovarsi una squinzia con cui giocar di liquirizia. Eh sì, la liquirizia ha questi “valori”… nutrizionali: è un ottimo digestivo, espettorante e antinfiammatorio, cura tosse e acidità gastrica.

Qui, i malati di panza siete voi, sempre indaffarati ad apparire, a “esternarvi”, a socializzare col vinello d’annata in mano. Che voi siate dannati! Ah ah!

Solo i pazzi come me possono creare capolavori. Visionari, allegramente malinconici, umoristici e umorali, di qua e di là…

Che se ne fa uno come me di sapere la vita di Quinto Curzio Rufo?

Ma per piacere e pigliate delle pasticche… non per curarvi dalla depressione. Emanate una tristezza ch’è qualcosa d’insanabile, fidatevi, e nessuno può sanarvi dalla scemenza e dalla becera sguaiataggine.

A proposito, ma c’è ancora chi ascolta Riccardo Cocciante?

Povero diavolo, che pena mi fa…

Eh sì, stanno tutti bene…, ah no, quello era il film di Tornatore, c’è anche il remake di Kirk Jones, mi riferivo al Muccino Gabriele. A casa… come va? Insomma, è arrivato un’altra bolletta. Fortunatamente però cucino un lesso aromatico ma non sono bollito come la maggior parte… delle “patate”.

Direi di concludere in “bellezza”… conversazione fra una psichiatra e un “matto”:

 

– La vedo in ottima forma. Adesso si potrebbe davvero pensare un a inserimento lavorativo.

– Mah, sa, io invece stavo pensando a un altro tipo di “inserimento”. Di altra natura, diciamo.

– Mi prende per il culo? A cosa vuole alludere?

– Guardi, vada a darlo/a via.

cuc33

 

di Stefano Falotico

No, dico… continuiamo così


14 Mar

pz11

Molti mi dicono che sono una persona depressa. Mah, secondo me sono realista.

 

Su Instagram, una pornoattrice miliardaria, e non vi sto a dire il nome, si appella ai suoi fan affinché facciano una donazione per il Cancro. A quanto pare anche lei ha donato una bella cifra. Sì, tanto domani pomeriggio si farà inculare da tre negri e prenderà 10 milioni di dollari. Su per giù, forse meno, ma avete capito il concetto.

 

Dialogo “curativo”, “ottimista:

– Ragazzo, adesso la vedo “un fiore”. Sta benissimo. È rinato. Ha preso i farmaci che le avevo prescritto?

– Sì, certamente, li assumo tutte le sere prima di andare a letto. Va alla grande, sono ingrassato trenta chili e se vedo una donna nuda penso che sia la Madonna. Va da Dio!

 

Al Pacino alla press conference di Paterno presenta il solito look col capello tintissimo. Si vede lontano un miglio che ha quasi ottant’anni e il vero Paterno, che è morto, sembrava comunque più giovane di lui.

 

Toni Servillo ha interpretato Andreotti e ora interpreta Berlusconi. Quando interpreterà Salvini? Insomma, dopo due ladri mafiosi, ci vuole anche il fascista re d’Italia, no?

 

I giovani d’oggi sono dei “nullafacenti”. Tantissimi sono scrittori più bravi di Aldo Busi ma non danno via il culo e sono quindi disoccupati.

 

Tiziana Panella a forza di mostrare le cosce è diventata anche una giornalista in gamba…

 

Alba Parietti, dopo aver mostrato le cosce per anni, adesso sul suo profilo Facebook dice che ama i bambini…

 

Rose McGowan, dopo averla data a Weinstein, non ha ottenuto lo stesso il successo. Adesso l’ha ottenuto grazie ad averla data in pasto alla stampa. Insomma, tutti la vogliono…

 

Di Maio ha promesso il reddito di cittadinanza a chi vuole la botte piena e la moglie ubriaca. D’altronde, lui il reddito di cittadinanza ce l’ha da anni.

 

Sgarbi attacca Scanzi ma sinceramente sono due coglioni arricchiti entrambi. La gente però li guarda darsi della puttana a vicenda e così passa un “bel” quarto d’ora.

 

 

di Stefano Falotico

 

Date retta alla vostra anima, altrimenti annegherete nella melma della mediocrità, ma quale reddito di cittadinanza!


07 Mar

Jim Caviezel

Ecco, fratelli della congrega, cinti in raccoglimento. Posso confidarvelo senza gran segreti, io propugno, sì, propugno la libertà mastodontica e a chiunque concedo il diritto di fare ciò che più gli aggrada nella vita, a patto, mi par ovvio, che rispetti civilmente il prossimo e non lo infanghi con calunnie e lo paralizzi coi suoi sporchi e marci pregiudizi, che non lo inzozzi con le sue bacate fantasie e abbia piena coscienza, innanzitutto, di cosa significhi essere liberi.

La mia storia insegna che nessuno può intimidirci e far sì che propendiamo alla mediocrità soltanto perché gli stiamo antipatici o, per ataviche invidie e giochi ricattatori di bassa psicologia spicciola, possa indurci a sbagliare. Io mi son sempre combattuto per la democrazia e l’apertura mentale mai mi precludo perché non sganciarsi dai luoghi comuni, dagli abietti schematismi, dalle retoriche e fascisti induzioni, rende solo uno schiavo… sia della società che di sé stessi.

Non credete alle dicerie sul vostro conto e, se qualcuno vi schernisce o ancor peggio subdolamente vi blandisce, non dategli retta, non ammorbatevi nella sua stoltezza, ma inseguite la vostra strada, vivaddio, sognatrice.

Ecco, vedo molti giovani disillusi che hanno rinunciato alle proprie passioni per inseguire il moto oscenamente ondoso del capitalismo più mentitore e fatuo, illusorio e meschino, abdicando a un sistema ove par che conti solo l’apparire stupidamente efficiente, ove si privilegia l’esteriorità più mendace, e i veri io si sopprimono alla ricerca danarosa di abbagli e benesseri solo di facciata.

Sì, io non voglio ridurmi come quelle donnette, semmai avvocatesse in carriera, che vanno a vedere i film con Salemme per farsi quattro risate e poi su Facebook tediosamente ci parlano delle loro sfighe amorose, o presunte tali, attaccando gli uomini e insistendo su un femminismo becero, e io oserei dire carnale, borghese e squallido. Ma queste son solo preoccupate che qualcuno se le inculi, in senso lato anche B? Così, un tempo leggevano libri di Jack London e amavano la libertà forestale, il loro spirito selvaggio invece, col passare del tempo e delle loro responsabilità adulte(re), si è corrotto nella pigrizia più pasciuta, al che dopo il duro lavoro esigono soltanto il loro divano e vogliono essere soddisfate… che pusillanime… nelle loro vanità. D’altronde, le donne arrivate, ah ah, hanno sempre desiderato gioielli, bella vita e un conto in banca prosciugabile senza soluzioni di continuità. E voi che amate la suzione… sappiate che sono soltanto delle succhiatrici dei vostri portafogli. E sono quelle che rovinano, io vi dico, il magnifico splendore delle giovinezze cazzute, la forza anche brada dell’uomo puro. Se queste milf vi corteggiano, andate al bar e ordinate una birra. Datemi retta.

Ora, una donna che non fa un cazzo dalla mattina alla sera, ma si fa molti cazzi, detta fra noi una troia ben sistemata, eccome, “li” sistema in maniera liscia…, ah ah, attacca coloro che hanno votato 5 Stelle perché speravano nel reddito di cittadinanza, illudendosi di stare a far niente dalla mattina alla sera. Ecco, costei non è da prendere in considerazione perché, anche se tale puttana non fa nulla, a quanto pare, sa come procurarsi i soldi, impegnandosi in maniera “produttiva”. Anzi, “impregnandosi”… Ah ah.

Ma, comunque, anche quelli che davvero si erano lasciati fregare dalle false promesse di Di Maio, ah ah, son rimasti fregati. Sì, avrete il vostro reddito di cittadinanza se vi prodigherete per il sociale e se dimostrerete che cercate un lavoro. Altro che assistenzialismo!

Questo per dire che la vita non è facile e il lavoro non è tutto nella vita, ma comunque senza soldi non si campa. Datemi retta, altrimenti lo piglierete nel retto. Si sa, io sono un dritto e spesso ce l’ho rizzo. Sto sul cazzo a molti, ma so il “fallo” mio. Ah ah. Cosa faccio io nella vita? Sono colui che rende possibile la vita.

Adesso, scambiatevi un segno di pace. Io ascendo sempre di più. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)