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Se tanto mi dà tanto, JOKER sarà il film di apertura del Festival di Venezia


14 Jul

joker phoenix

Permettetemi quest’introduzione goliardica per poi passare a una disamina sociale triste, sì, perché questo mondo è triste e si sta/mi sta intristendo sempre di più

Eh sì, Annibale fu denominato il Temporeggiatore. No, scusate, il Temporeggiatore fu l’altro, il suo rivale, ovvero Fabio Massimo. Attenzione, non confondetelo con Massimo Decimo Meridio, vale a dire Russell Crowe de Il gladiatore.

Eh sì, sono un personaggio gladiatorio fuori da ogni tempo, da ogni tempio, talvolta mi scoppiano le tempie perché il mio carattere irascibile, dunque umorale, va in surriscaldamento. In alcune circostanze sono anche amorale ma non vi preoccupate, eh già, so amare ogni donna anche sul Monte Sinai e non soltanto in spiaggia, sulla riva del mare.

Ah, voleste farmi (de)cadere, miei matti come Joaquin Phoenix. Dandomi del puttaniere e dell’asino.

Ma son rimontato in sella come Robin Hood, ovvero Russell Crowe in uno dei film più brutti sempre di Ridley Scott. Film che vale solo per la scena in cui, questo Robin Hood con la panza, un uomo in calzamaglia, grida tonante il suo amore a Cate Blanchett perché è stanco delle notti in bianco e vuole a lei donare il suo bianchetto…

Ah, son uomo con molte frecce al suo arco. Più che altro, sono talmente sbadato che, sebbene abbia svoltato, cambiando la mia vita, mi dimenticai di accendere la freccia della macchina.

Persi molti treni nella mia vita ma preferirò tutta la vita, appunto, Italo a Frecciarossa Trenitalia. Si risparmia.

E mi viene voglia di vendicarmi di tutti i soprusi subiti, alzando la voce per farmi finalmente valere.

No, non sono imperatore di niente, nemmeno di Capri. E non sarò mai Leonardo DiCaprio.

Ma ho una voce imperiosa come Luca Ward. Sono un cantante melodico come Peppino di Capri. E ballo il twist…

Al massimo, tra qualche faraglione e un’ottima faraona, condita e ben rosolata lontano da Ramses II, amata a tradimento come dio (non) comanda, da cui il famoso “editto”… non desiderare la donna d’altri, nemmeno di Daltri, un mio amico dell’infanzia, adesso felicemente sposato e ammogliato, me la tirerò… da ribelle come Mosè. Sì, Mosè ricevette da Dio in persona I dieci comandamenti. Dio li editò per lui, puntandogli pure il dito.

Io ho sia il carisma di Charlton Heston che la follia demenziale del mitico Mel Brooks de La pazza storia del mondo.

Sì, sono un matto mai visto, infatti il mio editore, sempre Charlton Heston, però de Il seme della follia, ha appena contattato Sam Neill perché crede che io sia Sutter Cane.

Di mio, vorrei solo un po’ di pace e serenità. Non è mia intenzione fare il demiurgo lovecraftiano. Comunque, se voleste comprare qualche mio libro, sbarcherò meglio il lunatico, no, il mio lunario da essere falotico.

Detto ciò, dopo tutto questo preambolo epico-biblico, quasi da peplum, miei patrizi e miei plebei, quale sarà il film di apertura della prossima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia?

In queste ore sarà annunciato da Alberto Barbera. Il quale, dopo l’annuncio, guarderà pure un cartone animato di Hanna-Barbera. Di mio, bevo inconsolabilmente come La Sconsolata, ovvero appunto Anna Maria Barbera, il vino La Barbera.

Mah, di mio oggi andrò dal barbiere. Mi taglierò i capelli e la barbetta per avere un look più appetibile per tutte le Barbie.

Sono un uomo come Diego Abatantuono di Mediterraneo. Che distrugge ogni isolana come Vana Barba.

Detta anche Vanna. Una che, col fisico che ancora ha, cioè da bonazza, non avrà mai bisogno di venir imbonita da Wanna Marchi. No, Vana Barba non necessita delle creme di bellezza di Wanna.

Per la Madonna! Cioè la Ciccone che canta per me La isla bonita.

E io, sul divano, massaggio la sbarbina in quanto uomo vanitoso che sta sul vago e sul vanissimo. Forse solo sotto di lei.

Solitamente, il 15 Luglio viene comunicato il film di apertura del Festival.

Sarà il JOKER.

Se ve lo dico io…

Siamo una famiglia, una collettività senza più albero genealogico, consanguinei della nostra irreparabile perdizione non (salvi)fica

Sapete che mi dicono quando mi fermo, ponderoso e poderoso, a riflettere sul mondo?

Mi dicono che sono/sia un coglione storico, eppure stoico.

Ora, la prenderò larga. La terza stagione di Stranger Things 3 m’è piaciuta ma decisamente meno rispetto alle altre. L’ho anche scritto nella mia recensione. Nella quale, forse avrei dovuto aggiungere che quest’intera Season 3 fonda molte delle sue intuizioni su La cosa di John Carpenter.

Ma non volevo spoilerare. Qui, sì.

Dopo aver terminato di vedere il settimo episodio, pensai che i fratelli Duffer stessero scherzando riguardo al fatto, fatto loro pronunciare da Caleb McLaughlin/Lucas Sinclair, che il remake de La cosa sia più dolce e più fresco dell’originale.

Caleb fa riferimento al rifacimento del 2011 firmato, si fa per dire, da un regista dal nome e cognome talmente impronunciabili che da allora non ha più diretto un lungometraggio. Soltanto corti. Un regista dal respiro cortissimo.

Vale a dire Matthijs van Heijningen Jr.

Mi ricordo piuttosto bene, comunque, di questa pellicola. Da noi fu distribuita in sala nell’estate del 2012. Andai a vederla con un mio amico, considerato non tanto a posto, diciamo.

A entrambi non piacque molto. Se penso che nel 2012 ero ancora abbastanza allegro come essere umano, così come lo era questo mio amico, ora macellato dalla società e a pezzi mentalmente, tant’è che vive pressoché isolato e sperduto in una zona di confino dell’estrema provincia bolognese, mi viene da piangere.

Paiono infatti trascorsi mille anni e invece ne sono passati soltanto sette.

In questi anni sono cresciuto molto. Prima ero Brontolo, quello dei Sette Nani, appunto. Malgrado a Biancaneve volessi ficcarglielo con sette anali.

Forse però sono regredito del tutto. Strani e bislacchi eventi son infatti occorsi nella mia vita. Son stato anche un paio di volte in ambulanza e sono finito al pronto soccorso.

Anzi, sul finire del 2014, sfiorai davvero la morte. Che mi crediate o no. In privato, se mi contatterete, visto che io non ho nulla da nascondere, ve ne rivelerò le motivazioni.

Ammesso che v’interessi. Sennò, vi lascio alla vostra cena. Mi raccomando, spolpate bene le costolette di maiale e succhiatemi tutto il midollo spinale.

Qui, mi sono un po’ perso. Ma io mi perdo sempre. Sono un licantropo che vaga nella brughiera e mangia anche, come un topo, il gruviera.

Alcuni, anzi molti, mi considerano un personaggio talmente oltre da meritare probabilmente perfino la galera. Ah ah.

Sì, io non la mando a dire. Eh già, perché mai dovrei affidare le mie parole da scritti corsari a un’ambasciatrice che non porta pena quando invece, di pene, devo essere io colui che le prende?

Dico? Io mi assumo ogni responsabilità. In nessun posto di lavoro mi assumono ma piaccio alle donne segretarie. Mah. Vogliono da me amplessi in formato fotocopia.

Adesso, veniamo al dunque, siamo seri. Per l’amor di dio! Non lasciamoci prendere la mano!

Dov’eravamo rimasti? Ah sì, a Stranger Things 3. L’episodio sette è, nonostante questa cazzata cosmica detta da Caleb, quello migliore della stagione.

Quello finale, della durata di circa un’ora e venti insopportabili, è il peggiore. Mah, solitamente, essendo il finale, dovrebbe essere il migliore. Invece così non è, manco per il cazzo.

Innanzitutto, il personaggio di Dacre Montgomery muore. E dire che non vedevo l’ora che si trombasse quella bona di Cara Buono. Ma Netflix deve aver pensato che, sì, è un servizio streaming ma non è un VOD, ovvero un Video on Demand da siti per adulti per il download di pellicole con super tope del tipo Milf love teens e altre puttanate di sorca, no, di sorta.

Non so perché, guardando Dacre, m’è tornato alla mente un mio amico delle scuole medie, Fabio Betti.

La faccia è uguale. Spero che Fabio, ragazzo che sognava di giocare nel Bologna, infatti militò nelle sue giovanili fin circa la maggiore età, stia bene.

Dacre schiatta invece, ucciso e trafitto nel cuore dal mostro del Mind Flayer.

Così come crepa anche David Harbour/Jim Hopper.

E ora? Come potranno realizzare la quarta stagione, già annunciata, senza il mitico David?

Certo che Winona Ryder in questa serie è davvero una sfigata mai vista.

Poi, ha avuto un cambiamento, una metamorfosi kafkiana da far paura anche a Dracula di Bram Stoker.

Che io mi ricordi, era una figona. Adesso, sembra la sorella gemella di Arisa.

Arisa, sì, la cantante di Mi sento bene. Mah, Winona non è che io la veda benissimo, ora come ora. Anzi, a ogni minuto che passa, diventa sempre più racchia e minuta.

E ora, appunto, pubblico, voglio il riso. No, non le risate, bensì un risotto di patate… che si sciolgano in bocca. Ah ah.

Tornando a Winona, nella stagione 1, le sparisce il figlio Will, nella seconda il figlio, in seguito al trauma, è rimasto scioccato. L’uomo con cui sta, inoltre, Sean Astin, viene divorato sotto i suoi occhi da un demogorgone.

E, nella terza stagione, finalmente rivela il suo amore inconfessato a Jim, sebbene non glielo dichiari platealmente. Peraltro, dopo l’irruzione nel covo dei gerarchi russi, sperava che lui se la inchiappettasse e invece lo prende in culo un’altra volta. Lui le si spegne davanti agli occhi. Praticamente è lei che lo ammazza, premendo sul rosso…

Insomma, questa è una vedova inconsolabile con un figlio traumatizzato che si è salvato dal Sottosopra ma, a differenza dei suoi coetanei, i quali cominciano a “darci dentro”, desidera rimanere nel seminterrato.

Ed è pure un’omicida di quello che poteva essere il suo amante coi contro-cazzi.

Il contrario, cioè, di suo figlio Will, un fanatico di Dungeons & Dragons ma per cui prevedo un futuro poco da drago…

Winona, una donna distrutta. Per di più, il figlio con ambizioni artistiche, da fotografo alla Robert Capa, consolida la sua love story con Nancy, interpretata da Natalia Dyer. Natalia di faccia è piuttosto carina ma in quanto a seno non è che sia molto dotata. Insomma, questo Charlie Heaton/Jonathan Byers, secondo me, doveva fare solo Helmut Newton, immortalando l’immane davanzale di Roberta Capua.

Invece, m’è diventato uno da libri di Moccia.

Ah, Roberta Capua. Stava con Massimiliano Rosolino. Nuotatore fenomenale, campione dello stile rana.

Massimiliano aveva e ha ancora un gran fisico. Era insomma belloccio. Non era un rospo e, diciamoci la verità, chi non avrebbe voluto essere il principe azzurro di Roberta?

Non c’è bisogno di essere stati un campione della Nazionale Azzurra per sognare un amore acquatico e un’immersione con orgasmi in apnea, non solo al mare e in piscina, con Capua Roberta.

Chiunque vorrebbe incarnarsi nel suo Rosolino e rosolarglielo, di bagnasciuga, perbenino.

M’immagino quando Massimiliano e Roberta stavano assieme. Lui era bello, lei di più

Devono essere partite scene di gelosia da manicomio. Sì, ecco la situazione… Massimiliano e Roberta si trovavano al ristorante Guarda Omar quant’è bello, (i)spira tanto sentimento, sì, celebre battuta di Totò in Totò sceicco (Massimiliano la conosce benissimo, essendo come il Principe della risata, eh già di Napoli, così come Roberta), al che entra un concittadino partenopeo verace, appunto, che fissa insistentemente il seno della Capua, come detto assai procace. A Massimiliano va il sangue al cervello, al partenopeo nei vasi dilatatori. Deve intervenire allora il buttafuori in seguito a questo diverbio prima della sedata, possibile rissa:

– Ehi, strunz’, che cazzo guardi?

– Guardo la tua donna. Embè!? È proibito?

– Ora io ti spacco la tua Capua de cazz’, no, scusa, volevo dire la tua capa di minchia.

Ecco, Carpenter non avrebbe mai filmato un finale triste, sì, ma conciliatorio e buonista come quello di Stranger Things 3. Prendiamo per esempio La cosa. La creatura mostruosa viene ammazzata, sopravvivono il bianco e il nero. Che rimangono al freddo e al gelo, fissandosi negli occhi, come per chiedersi vicendevolmente: non è che sei tu la cosa?

Sì, è una società d’idioti. Oggigiorno, Pier Paolo Pasolini sarebbe preso per un malato di mente e finirebbe in cura come Joaquin Phoenix del Joker.

Perché?

Perché Pasolini era e sarebbe ancora un genio.

Il mondo invece è andato a troie e non avrebbe capito nulla di lui.

L’avrebbe macellato.

Avete visto la foto rilasciata da Empire di Robert De Niro nella prima immagine ufficiale di Joker?

A me è parsa davvero inquietante.

De Niro ha un’espressione inorridita e Joaquin Phoenix gli è di spalle ma non lo vediamo in volto.

Fa spavento questa foto. È terrificante.

Avevo creato una miniatura, per un mio video su YouTube, a tal proposito. Che ripropongo.

Insomma, la storia è questa.

Joaquin/Arthur Fleck è un uomo buono, forse anche un po’ tonto nel senso positivo del termine.

Capisce però che, se non si omologa ai gusti della massa, verrà presto tagliato fuori.

Al che, decide di dare spettacolo.

De Niro/Murray Franklin lo deride impietosamente davanti a tutti.

Forse, scherzando un po’ troppo sulle debolezze psicologiche di Arthur. Insistendo, come si suol dire, come un maiale.

A questo punto, Arthur diventa il più cattivo.

Stando ai rumors, Joker finirà internato.

Ma in fondo, come ho scritto nel mio libro John Carpenter – Prince of Darkness, in merito a The Ward, siamo tutti dentro un enorme manicomio figlio della nostra cultura folle.

 

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di Stefano Falotico

Mi chiamano Bulldozer e mi spiace per gli idioti bulli a dozzine, dozzinali, bestiali e scaduti, da me abbattuti fortissima-mente


12 Jul

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Viviamo in un’era di bulli, di provocatori ridicoli e risibili.

Questa situazione tragicomica, quest’eccidio psicologico è figlio dell’ignoranza generale o forse dei soliti facinorosi caporali bravi soltanto a parole ma, in verità, culturalmente assai modesti? Eh sì. Anzi, per loro vedrei bene un processo per direttissima con tanto d’inevitabile arresto.

Ah, m’illusi che il mondo, soprattutto italiano, fosse cambiato, si fosse sanato e fosse cresciuto, ma fu soltanto un grande sogno che, dinanzi alla realtà misera e minuscola, oggettivamente inconfutabile della tristezza odierna, dell’incurabile disagio socio-psichico attuale, vivo e vegeto più che mai, dirimpetto a questi pullulanti nuovi fascisti arroganti e orgogliosamente superbi e in pectore, s’è dissolta come neve al sole ed è stata polverizzata dall’obiettiva mia presa di coscienza che, purtroppo, l’Italia soprattutto, eh sì, è gravemente malata.

Una malattia mentale contro cui i giustissimi j’accuse di lungimirante gente come Vittorino Andreoli può poco. Un’Italia e un mondo mostruoso da cui ci mise in guardia profeticamente Pier Paolo Pasolini ma che la cultura cosiddetta moderna non ha voluto ascoltare né prestare fede. Continuando ottusamente per la sua strada animalesca, coercitiva, appunto ricattatoria e brutale. Forse solo puttanesca.

E ora possiamo solamente, sconcertati, osservare lo sfacelo generale, l’orrore da Apocalypse Now che questa cultura bellicosa e guerrafondaia delle dignità altrui ha immondamente generato, partorito e perseguito con fiera, oscena ostinatezza per colpa della sua rissosa spietatezza, a causa della sua irreparabile immondizia.

Perché l’Italia è paragonabile a colui che in psichiatria viene definito un not responder.

Ovvero un paziente che non risponde a nessun tipo di terapia possibile.

Incapace cioè di avere consapevolezza della sua malattia, della sua pazzia, del suo disturbo di disturbare impunemente il prossimo, ribaltando le frittate e comportandosi, appunto, come fanno i pazzi. Cioè ricusando la patologia di cui soffrono, imputando la colpa delle loro menti e delle loro mentalità distorte agli altri.

Sono atterrito, sconsolato, rammaricato e profondamente addolorato nell’assistere a tal quotidiano porcaio, sono allertato da questo puttanaio immedicabile, sono allarmato di fronte a questo manicomio generalizzato e sempre più, diciamocelo, popolato da psicopatici che si credono savi.

Spaventato a morte da questa piccola borghesia agguerrita, verbalmente e non, a offendere e ricattare il prossimo, resto annichilito nell’osservare impotentemente la limitatezza ideologica di questo nostro Paese agganciato, nel 2019, ancora a retaggi ipocritamente terrificanti da terroristi, un Paese arrogante, dominato dalla legge del più forte e dei più falsi, dei più vili cosiddetti ammaestratori intransigenti delle altrui coscienze.

Da loro reputate deboli e carenti. Oh, ti porgono pure una carezza, sussurrandoti mellifluamente che sei una simpatica, dolce tenerezza.

Invero, sono degli atroci, perniciosi, tumorali deficienti e poveretti che, essendo appunto di sé incoscienti, si spacciano per dogmatici, assolutistici potenti.

Dico questo perché, su YouTube, è rispuntato uno stalker che mi calunnia apertamente, mi disprezza codardamente, vorrebbe farmi credere di essere un demente, insistendo con un sadismo e un’indicibile ferocia che ha del preoccupante, dell’insostenibilmente inquietante.

Posterò qui alcuni screenshot da me salvati e consegnati opportunamente già alle autorità giudiziarie di competenza per mostrarvi che in merito non mento.

E che non soffro di nessun disturbo delirante. Come si potrebbe supporre e, purtroppo, sbrigativamente si suppose in tempi non sospetti quando, nonostante queste già assurde accuse pazzesche rivoltemi contro dannosamente, non s’indagò profondamente, doviziosamente e si addivenne alle conclusioni più superficiali, burocratiche, tragicamente sbagliate e tremende.

Facendo passare me per paranoico malato di mente.

Oramai ogni equivoco è stato chiarito, appurato e certificato. Fortunata-mente…

Mentre tale eterno calunniatore, tale irrimediabile hater sta vomitando contro il sottoscritto tutta la sua irosa invidia da perdente.

Mi spiace per lui che non creda a niente ed è ancora fermo agli insulti più prevedibili da nanetto.

Sì, sarò al Festival di Venezia da accreditato, fra critici altolocati, poiché scrivo per riviste di Cinema gestite da persone serie, eminenti e competenti.

E ora tale sobillatore, tale mitomane fallito non può assolutamente niente.

Già, sono un tenerone, come dice lui indefessamente.

Adoro Lo chiamavano Bulldozer perché io non vado mai giù come il grande Bud Spencer.

Ciao ciao.

Ti ho distrutto.

Ora che fai? Chiamiamo la neuro?

Notiamo che tale personaggio scrive pure male, grossolanamente, grammaticamente e sintatticamente, ortograficamente e, probabilmente, è anche delirante irreversibilmente.

Ah ah.

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di Stefano Faloticobulldozer spencer 2

Il Cinema e la Musica italiana ci deludono sempre, platealmente, anche la Settima Arte americana sta andando assai male, per fortuna esiste Scorsese


01 Jun

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Italoamericano doc con la sua compianta madre che gigioneggiava sempre di cammei strepitosi, preparando le polpette come il piombo che fanno bum bum in Quei bravi ragazzi e arrabbiandosi dinanzi alle bestemmie di suo marito in Casinò. Donna che sapeva far di conto non solo alla cassa bensì nella sua famiglia. Non quella dei Corleone, però, istruendo Martin alla giustezza. Poiché Martin, come Harvey Keitel di Mean Streets, era combattuto se associarsi alla piccola manovalanza del crimine di Little Italy oppure se farsi fariseo prete. Seguendo la tradizione ipocrita di molti figli d’emigrati che, non trovando una buona sistemazione, finirono col pontificare da quale pulpito…

Donna che educò zio Marty a sacri, inscindibili valori veri e veraci. Martin comprese, come in The Departed, che non possedeva, nel bene e nel male, il fisico e la cattiveria per superare i test attitudinali d’una polizia fascista, ma non aveva neppure i requisiti genealogici e caratteriali per diventare un gangster cinico e cattivissimo. Traviato e debosciato, soltanto in riga irreggimentato.

Un uomo, il Martino, sempre dubbioso. Anche se bere un Martini o un’Oransoda. Un uomo sodo che forse voleva assurgere a moderno Gesù precipitato nell’inferno di Hell’s Kitchen come il suo paramedico di Al di là della vita. Ma comunque amava troppo le donne per santificarsi e si concesse il lusso dell’Ultima tentazione di Cristo con Rossellini Isabella. Una che all’epoca era bellissima. Più figa di Barbara Hershey.

E divenne appunto un cineasta di risma, non un teppistello da squallide risse né un predicatore dei poveri…

È per questo che adoro, venero, idolatro più di una comare palermitana nei confronti del sacro rosario, il suo Cinema violento, cazzuto, religiosamente arrabbiato e viscerale, corporeo e al contempo intriso di pura metafisica incendiaria come Toro scatenato, il suo romanticismo sfrenato come quello di Sam Ace Rothstein per la sua Ginger/Sharon Stone. Un uomo talmente innamorato, il Sam, da regalare la chiave non solo del suo cuore, bensì quella patrimoniale, alla protagonista di Basic Instinct. Una a cui io darei solo quello… e basta. Capace che poi, come in Casinò, lega nostra figlia a letto mentre lei se la spassa col tuo amico d’infanzia, un povero cazzone, e con un pappone di bieca ordinanza, un James Woods di nome Lester Diamond. Un uomo poco adamantino, un puttaniere incallito, un viscido truffaldino.

Che capolavoro Casinò. Un film peraltro doppiato da Dio, con un Manlio De Angelis al suo massimo storico, un Gigi Proietti migliore di tutti gli Stefano De Sando e i Ferruccio Amendola possibili, e quella figa pazzesca…

Ah, Sharon, già il nome m’accende e volo/a alto. Profuma di stronza di classe, di provocatrice d’alto bordo. Mica come queste popolane attricette che stanno in Italia. Paese che, come giustamente asserì Pier Paolo Pasolini, finge di essere progressista e culturalmente avanzato, invece rimane puntualmente, ciclicamente, ciecamente fermo ai suoi bassi rituali, al suo raccapricciante, scandaloso classismo sociale, alle sue varicose vene e alle sue vane, effimere lotte operaie dinanzi a gente come Berlusconi e suo figlio. No, non Pier Paolo, Pier Silvio. Uno che sa come accontentare il popolino, riempiendo le tasche di quell’ipocrita di J-Ax. Il quale a sua volta, con gli anelloni al dito e i miliardi che gli escono pure dalle orecchie, continua ad ammorbarci coi suoi tormentoni, adesso con Tormento.

Canzone furbissima ascoltata da una generazione disperata di ragazzi, ahinoi sprovveduti e troppo ingenui, che non sanno come scaricare le loro benedette ire se non scaricando la musica di uno che, dietro la facciata dell’underground da centri sociali, invero solamente /vili prende per il culo. Assolutamente.

Così come fa il Cinema italiano. Nanni Moretti lo definiva e definisce tuttora Cinema ricattatorio e ruffiano.

Cioè quel Cinema che pare ammantarsi di un’aura impegnata e pedagogicamente inappuntabile, in realtà compiace soltanto i malumori della gente frustrata, consolandola con quello che la gente vuole sentirsi dire. Suonandosela e cantandosela, appunto.

Uguale alle canzoni di Vasco Rossi. Uno che ancora riempie gli stadi perché l’uomo medio, rappresentante della maggioranza, s’identifica in questo asino che raglia e che parla, declama la libertà con più soldi di Bono Vox degli U2. E fu lanciato perfino dagli Stadio…

Sono stanco perfino di Marco Bellocchio e Gianni Amelio. Un tempo erano forti, Così ridevano, schierati davvero contro un sistema corrotto. M’hanno anche loro rotto.

Col loro Cinema a metà strada tra una fiction con Giorgio Tirabassi di Pietro Valsecchi e un programma elettorale, un Cinema falsamente politico che va perennemente, noiosamente a parare sui capi dei capi, su Cosa Nostra, sulla malavita organizzata, su Tangentopoli e gli intrallazzi perfino dell’ex papa Ratzinger, dei paparazzi e gli strafalcioni lessicali di Antonio Razzi.

Anche The Irishman sarà un film di mafia, come si suol dire.

Ma qui viaggeremo su alti livelli, a grandi velocità come in Ford v Ferrari del grande James Mangold.

Ecco, siamo stanchi di questo vecchiume italico, di questi bellocci e di questi sterili, deprimenti balletti.

Di questi vecchietti a vent’anni e di questi tromboni in verità solo emeriti coglioni.

È arrivato Rambo.

Anche se il trailer del quinto è una bella porcata…

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woods stone casinodi Stefano Faloticode niro stone casino

Il discorso del re: la coerenza e la forza di alcuni grandi registi e pensatori come Dante Alighieri, Pasolini ed Eastwood m’impressiona, io onestamente sono privo della loro allegorica moral guidance


25 May

discorsore firth

Sì, questa mia considerazione parte da un piccolo scambio di battute stimolanti avute su YouTube, nello spazio commenti, fra me e un altro utente di questa piattaforma famosissima, oramai imprescindibile, facente parte del cronenberghiano, oserei dire, codice genetico delle nostre eXistenZ scisse fra la vita normale di tutti i giorni (che poi normale non lo è mai e forse non vorremmo neanche che lo fosse) e la vita virtuale da noi tutti spesso più amata, anelata, bramata rispetto alla vita quotidiana stessa. Orripilante nella sua facciata sfacciata, nella sua impertinente volgarità smodata e allineata solamente alle stupide mode più orride e ripugnanti.

Questa mia riflessione nasce dopo aver visto La casa di Jack (e forse lo rivedrò in Blu-ray per rivedere la mia recensione probabilmente più tagliente delle lame e delle cesoie usate dal macellaio Matt Dillon nel “recensire”, soprattutto censurare, gli altri esseri umani) e dopo aver ascoltato, fra il timido, l’imbarazzato, l’incuriosito e il coraggioso, Federico Frusciante porgere al grande Joe Dante la domanda secondo cui il suo cognome Dante, appunto, essendo uguale al nome di colui che è considerato il padre della Lingua italiana, ovvero l’Alighieri della Divina Commedia, potrebbe forse, inconsciamente, aver ispirato la poetica stessa dell’autore dei Gremlins.

Ecco, io mi son sempre chiesto come sia possibile creare un indiscutibile, universale, morale, immortale capolavoro come la… Commedia se si possiede una vita cosiddetta normale.

Sarebbe impensabile, credo per chiunque, oggigiorno scrivere qualcosa del genere nella società attuale che viviamo giornalmente.

Dante era ricchissimo sebbene, come giustamente osserva Wikipedia, la famiglia degli Alighieri (che prese tale nominativo dalla famiglia della moglie di Cacciaguida) passò da uno status nobiliare meritocratico a uno borghese agiato, ma meno prestigioso sul piano sociale.

Detto ciò, Alighieri comunque aveva soldi che gli uscivano, come si suol dire, perfino dalle orecchie e dalle narici del suo lungo, oblungo naso adunco del suo celebre “avatar” da profilo Facebook.

Sì, non viveva certamente le condizioni socio-economiche degli eroi sottoproletari di Ken Loach, era forse apolitico, girava per l’Italia malgrado stazionasse perlopiù a Firenze, dunque non era apolide e nemmeno poliglotta. Non avrebbe mai potuto essere un uomo storto e pericolante come la Torre di Pisa ma soprattutto come la Garisenda di Bologna ove è affissa, come saprete, incorniciata una sua poesia dai felsinei adorata.

Reinventò dal volgo la nostra Lingua ma non conosceva una sola parola d’inglese.

Roba che oggi finisci all’Inferno, soprattutto internato, anche se non sai accendere un PC.

L’Alighieri non doveva pagare le bollette perché era cotto di Beatrice. Anche se lei non gliela vada, la sua vita andava grassa comunque. E dunque non poteva finire fritto e bollito, poteva permettersi il lusso di crearsi il Paradiso a immagine e somiglianza della sua vita da nababbo al settimo cielo.

No, non voglio ardire a dire che non pagasse la tasse, ci mancherebbe. Ma secondo me non lesse mai una sola parola dei libri di Torquato Tasso. Su questo posso metterci la mano sul fuoco. Finirò arso per questa mia blasfemia?

No, perché è verissima. Tasso nacque molto tempo dopo. Al massimo, l’Alighieri da lassù, assieme a qualche dio della nostra tivù da spot Lavazza, non dovendo farsi il culo per pulire né la tazza del cesso né la tazzina di caffè, sì, può aver avuto e ha tuttora il tempo di farsi una cultura…

Insomma, che cosa ha reso paradisiaci Pier Paolo Pasolini e Clint Eastwood? Al di là delle loro conclamate, evidenziate ed evidenziabili contraddizioni, a differenza dell’uomo medio che tanto favella e assai poco combina, sono riusciti ad adattare la loro dura visione del mondo, del Cinema e della vita ai loro principi (mettete l’accento ove volete) di realtà.

Io purtroppo sono un uomo medio. No, forse mediocre no. Medio certamente, ancora, sì. Poiché in un mondo iper-stimolante, sovreccitato come quello di oggi, bombardati come siamo da richieste lavorative sempre più schiavistiche, da stress quotidiani mai visti, da oneri e impellenze burocratiche inderogabili ché, se non le rispetti, finisci multato o peggio incarcerato, sapete com’è…

Non credo sia facile isolarsi nella propria casetta e passare le giornate a scrivere e redigere capolavori letterari da mattina a sera. Io questo lo faccio, invero. Ma io sono pazzo. Ed è tutto un altro discorso… Comunque, è tutto opinabile. Che tu sia sano lo dicono solo i tuoi leccaculo. A mio avviso, tu non sei né pazzo né sano, neppure santo, nemmeno psicopatico o puttaniere. Non sei e basta. Ah ah.

Sì, voi non siete folli. Siete distratti dalla folla, dal dubbio oserei dire amletico riguardo il possibile, nuovo allenatore della Juventus oppure del Milan, miei poveri diavoli non solo rossoneri. Una modella di Instagram vi caga mentre stavate cagando ed ecco che, oltre a cagare, ve la tirate sopra il water.

No, non sono ipocrita. Io sono pieno di difetti. No, avere un rapporto sessuale con una donna, e non parlo di semplici prostitute, è piuttosto facile a meno che non si soffra di gravi problemi ormonali o psicofisici. Starci assieme però per me diventa impossibile. Le donne mi nevrotizzano, mi angosciano. Sì, le vedo e sono un fuoco. Ma poi loro mi spengono appena non mi fumano. Le donne, in parole povere, terra terra, m’inceneriscono. A prescindere da queste inculate da parte di donne che non m’inculano, anche perché altrimenti sarebbero degli uomini omosessuali attivi, io vi brucio tutti in partenza. Non è difficilissimo. La vostra vita, fidatevi, non è mai partita. È dalla nascita partita, abbiate fede calcistica, dunque, e continuate a guardare le partite…

Le donne sognano sin dalla più tenera età un principe azzurro. Vogliono accanto a sé l’uomo perfetto e immacolato. Ah, questo femminismo è da addebitare all’Immacolata, ve lo dico io. E provano sempre a cambiarlo. Si chiama idealizzazione. Proiezione falsa… Come dice il mitico Sly in Rocky II a Talia Shire: io non ti ho mai chiesto di smettere di essere una donna. Per favore, te lo chiedo per favore, non mi chiedere di smettere di essere un uomo.

Dunque, a voi tutti, uomini e donne, domando realmente e regalmente di non chiedermi mai più di cambiare. Ho già patito pene dell’inferno al fine di omologarmi e diventare “normale”. Per ascendere ed essere accolto nelle comuni grazie… Qualcosa salì e si elevò ma son di nuovo a pecora. Sono nel bene e nel male un diverso. Lo sono sempre stato. E non ho più bisogno di consiglieri fraudolenti.

 

In fede,

il re.

Un uomo che, in quanto re, forse anche di tante colpe confesso reo o solo fesso e talvolta babbeo, conosce assai bene la vita re(g)ale. Dunque può fottersene, rimanendo favolistico, sognatore realistico e incallito. Voi invece sempre fantasticate su di me e soprattutto sulle vostre idealizzate Beatrici. Fidatevi, sono delle stronze beote. Beati voi… a credere che siano grandi donne, miei grandi uomini del cazzo…

Morale della fav(ol)a: voi fate di tutto per farvele, io faccio di tutto per apparire diverso e in verità non lo sono?

Purtroppo, o per fortuna, lo sono.

Siete voi che non siete. Siete solo non esseri che vorrebbero essere. E volete anche questo, quello, quella ma siete persone che fra di loro non si vogliono bene davvero.

Dunque non siete persone.

Anche oggi (re)spiro.

 

di Stefano Falotico

Portrait of Dante Alighieri (Florence, 1265 - Ravenna, 1321), Italian poet. Painting by the Italian school, 16th century. [Innsbruck, Schloss Ambras (Castle), Kunsthistorisches Museum Habsburger Portratgalerie (Portrait Gallery)] [11245882]

Portrait of Dante Alighieri (Florence, 1265 – Ravenna, 1321), Italian poet. Painting by the Italian school, 16th century. [Innsbruck, Schloss Ambras (Castle), Kunsthistorisches Museum Habsburger Portratgalerie (Portrait Gallery)] [11245882]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

matt dillon casa di jack

INNERSPACE, director Joe Dante, 1987, (c) Warner Bros. /

INNERSPACE, director Joe Dante, 1987, (c) Warner Bros. /

 

 

 

Sfoderate il ROCKET MAN in ognuno di voi


18 May

Elton+John+Rocketman+Cannes+Gala+Party+Arrivals+cxMXU5L_4i1l

Sì, ha avuto davvero grande successo questo biopic di Dexter Fletcher al Festival di Cannes.

Dedicato a uno degli uomini che più stimo sulla faccia della terra. Questo clown stupendo di nome Elton John.

Io sono eterosessuale e lui, come voi tutti sapete, è omosex. Ma che volete che me ne freghi dei suoi gusti sessuali?

Elton è a mio avviso un genio. Uno degli artisti più poliedrici, camaleontici, divertenti e romantici della storia.

Uno che per la sua diversità, appunto, deve aver sofferto come un animale. Emarginato da tutti, preso per il culo (non in quel senso, eh eh) a morte dai suoi compagni di scuola. Ripudiato perfino dai suoi genitori. Bistrattato, etichettato, stigmatizzato, marchiato.

Ma che cuore, che forza di volontà! E lui si è magicamente ribellato!

Un uomo distrutto che poi, come un pavone, rinacque coloratamente malinconico e pindarico. Tutto il suo dolore, tutte le sue gioie represse, tutta la sua vitalità da segregato vivo, vulcanicamente esplosero e, in un battibaleno, divenne Rocket Man o Rocketman tutto attaccato come il titolo originale di questa pellicola fantasiosamente, mi dite, voi da Cannes che in anteprima l’avete vista, magnifica. Fantasmagorica.

Elton è uno dei più grandi. Da tanto tempo, sinceramente, non fa più canzoni come una volta.

Ma che uomo!

And I think it’s gonna be a long long time

Till touch down brings me round again to find

I’m not the man they think I am at home

Oh no no no I’m a rocket man

Rocket man burning out his fuse up here alone

 

Detto ciò, dopo questi doverosi complimenti a John, ammazza che figa questa qui che ho adocchiato ieri pomeriggio mentre viaggiavo in macchina.

Ah sì, era una giornata piovosa, uggiosa. Che ho cercato di rendere subito solare e calorosa.
Eh sì, mi son fermato e abbiamo, diciamo, confabulato.

Si parte dai convenevoli, tira forte il vento e non solo quello, lei è da svenimento, che portamento.

E, svenevolmente, sentendo la mia voce lei è impazzita. Mi ha detto che la mia voce è da manicomio, in senso positivo, è rimasta incantata.

Sapete, da cosa nasce coscia. Come dico io.

Al Pacino di Scent of a Woman, ben conscio degli errori da lui commessi in gioventù, disse a Chris O’Donnell, O’Donnell, un bel ragazzo che doveva solo divertirsi con tante belle donne, ah ah, prima di diventare non cieco come il suo colonnello, bensì come gli adulti ipocriti, più che altro miopi e col paraocchi, ecco, disse che una volta che lo studente Chris si fosse sistemato, avesse trovato un lavoro e avesse campato, tirando a campare, la sua vita non sarebbe stata affatto migliore. Forse economicamente ma avrebbe perso la sua soul, la sua anima. Disse proprio… sarà bella che finita.

Mentre Pier Paolo Pasolini, in un suo scritto memorabile, rivelò un’altra atroce verità, cioè questa:

In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell’uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali in cui, crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi.

Mi esprimo un po’ coloritamente, lo so: ma purtroppo il giudizio che si può dare di una società come la nostra, è più o meno coloritamente, questo. Voi giovani avete un unico dovere: quello di razionalizzare il senso di imbecillità che vi danno i grandi, con le loro solenni Ipocrisie, le loro decrepite e faziose istituzioni.

Purtroppo invece l’enorme maggioranza di voi finisce col capitolare appena l’ingranaggio delle necessità economiche l’incastra, lo fa suo, l’aliena. A tutto ciò si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell’intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani. E sarebbe una ben noiosa litania, la mia.

Sì, la vita non è lavorare e fingere buonismi per farsi accettare dal mondo cosiddetto adulto. Questa non è maturità.

Io amo gli artisti, i folli, i visionari, i creativi, non gli pseudo-adulti con le loro mentalità fasciste, razziste, sessiste e soprattutto cretine.

Sì, come il leggendario Elton, io sono Rocketman.

E stavolta non verrà più nessuno a casa mia a darmi ordini.

Come dice Al Pacino, sono io che do ordini a voi.

Questa è la teoria del fancazzismo?

No, è la vita migliore.

Quella allegra, vogliosa, capricciosa, inquieta, colorata.

Come quella di Elton, un’aquila reale, un pavoncello, uno stronzetto, un’araba fenice.

Mica come voi, infelici. E merde.

 

di Stefano Falotico

dav

The Judge giudica i critici, non solo di Cinema, e decreta qui la più grande provocazione di tutti i temp(l)i


03 May

thornton judge

Quando pensi di avere a che fare con un personaggio pasoliniano e invece ti trovi di fronte il nuovo Pasolini che ti risveglia dal letargo del tuo tristissimo pisolino e…

Sì, non per essere disfattista ma questa società è giunta al suo collasso psico-emotivo.

Strozzata, violentata, angosciata, anestetizzata dal perpetuo buonismo di facciata che, indefessamente, si perpetua ostinato a portare avanti valori falsamente democristiani, invero professanti solo quella cattedratica, noiosa cultura appunto da professori asmatici.

Frustrati. Poiché, respirando oramai soltanto nelle ammorbanti pillole di saggezza dei loro libri vetusti privi di ogni vitale venustà, tali invertebrati sanno soltanto dire che i giovani senza spina dorsale odiano il mondo e andrebbero educati con ferrei, castranti, pragmatici trattamenti stupidamente demagogici.

I professori, ah ah, gentaglia che si dichiara superiore rispetto a chi insegna nelle scuole inferiori ma della sua superiorità è insipiente nella sua stessa sapienza ben teorizzata ma soventemente mal applicata.

Ché accusano di demenza il prossimo, gridandogli che alla nascita gli hanno asportato i testicoli ma in verità son loro quelli che ragionano innatamente senza testa. Che siano dannati e perciò condannati!

Povera questa giovane generazione combattuta se essere come i genitori, appunto, universitari docenti delle regole piccolo-borghesi di come si dovrebbe stare al mondo, oppure se intraprendere quella loro vivaddio capricciosa voglia libertaria desiderosa di una società più livellata ed egualitaria.

Sì, questa gente ha soltanto, con la sua retorica spicciola, con le sue sinistroidi manifestazioni sterili, alimentato il disfacimento odierno, ha solo aumentato il visibile disagio sociale che loro stessi poi reiterano dietro sconce bugie, ché essi stessi, agendo ipocritamente, anneriscono la vita tutta, nascondendosi nelle barricate dei privilegi acquisiti, con la pedissequa frase moralmente pedagogica:

vedete di crescere!

Growing Up, sbandierato ai quattro venti è il motto di chi, spesso trovandosi di fronte a malesseri e rabbie giovani troppo ingestibili poiché sinceramente talmente veritiere da essere rinnegate dalla mentalità culturalmente più fascista, farisea e biecamente obliante la realtà evidente, in maniera coatta attiva schizofrenici atteggiamenti figli della falsità più bigotta e oserei dire psicotica.

L’emarginazione è la prima mossa compiuta da questa gente autistica e incompiuta che non vuole sentire ragioni e, dunque, si dimostra pure sorda. Tacendosi nel mutismo del silenzio chiamato omertosa indifferenza mesta. Tornassero queste persone a fare i compiti. A chi la raccontano? Io non ho da dar loro conto.

Non vi offenderete, vero, miei cinefili se ribadisco che il Cinema di Kubrick m’ha stancato. Kubrick era un uomo che soffriva di molte fobie. E, a solipsismo del suo monumentale ego fanaticamente mentitore dei suoi limiti, allestiva film nei quali sfacciatamente voleva far credere che la sua misantropia fosse sinonimo di genio assoluto. A teorema del suo suprematismo mentale.

Sì, fra lui e von Trier, non so chi possa essere più antipatico. Salvo Kubrick perché von Trier non girerà mai un film davvero sanamente cattivo e non provocatoriamente cretino come il suo Cinema d’aria fritta, ovvero Arancia meccanica. L’unico capolavoro di Stanley. Gli altri suoi film, non me ne voglia dalla sua pietra tombale, sono formalmente magnifici ma sostanzialmente, anzi, sostanziosamente freddissimi, sono le creature mostruose simili ai Gremlins appunto partorite da un uomo e da un regista che disprezzava gli altri uomini. E odiava a morte il loro potere spermatozoico appunto vitalistico.

Anziché accontentarsi però della sua vita appartata in Inghilterra e della sua villa da gabbia dorata con lui murato vivo, di tanto in tanto usciva di casa e, per la Warner Bros, realizzava scorbutiche pellicole da istruttore giudice asociale.

Abbiamo e avevamo davvero bisogno di Orizzonti di gloria e di Full Metal Jacket per sapere che la guerra è un orrore da Apocalypse Now? Questo, sì, un grande capolavoro poiché immaginifico, lisergico, passionale. Sentito, bruciato dentro, esplosivo, dinamitardo!

Non una compilation di bellissimi discorsi da maestrino tardissimo.

Barry Lindon? Sì, ottima la fotografia pittorica ma, onestamente, oltre alla luce naturalistica dei candelabri a olio e dei lumicini fievolmente cangianti su flash seralmente dardeggianti, questo film è soltanto uno spudorato manifesto da ingenuo neolaureato in Scienze della Formazione.

Quasi quasi, nella sua ruspante veracità toscana, è quasi meglio Genitori & figli – Agitare bene prima dell’usodi Giovanni Veronesi.

Autore di un trittico sentimentale-erotico peraltro decisamente una spanna sopra Eyes Wide Shut, ovvero l’indimenticabile trilogia Manuale d’amore con tanto di Bob De Niro, nel capitolo 3 finale, che si fa prendere per il culo da Michele Placido! L’insegnante di Mery per sempre.

Sì, con quest’opera oserei dire magna, il Veronesi ha creato davvero una tragedia greca perfino shakespeariana a base di corna e cornetti con la crema, a base di cantucci alle mandorle degna dell’Arena di Verona.

Con Laura Chiatti che si strugge per il Riccardone Scamarcio sulle note di Morgan. Manco in Beautiful abbiamo sfiorato una tale intensità drammatica.

Vetta davvero sublime, inarrivabile della nostra italianità più nietzschiana da 2001! Da campioni del mondo di Calcio, solo di quello, con tanto di grido isterico di Tardelli e applauso commosso di Pertini.

Anche se il primo film di questa sega, no, saga iniziò nel 2004.

Sì, Veronesi aveva visto oltre lo spazio-tempo come il bambino di Shining!

Ah ah.

Sì, ho guardato The Judge.

Non un capolavoro, certamente, ma un signor film. Poi, ho acceso la tv e ho visto il trailer de Il grande spirito con la “crème de la crème”, col fiore all’occhiello, oserei dire, dei nostri fenomeni di razza: Sergio Rubini, Rocco Papaleo e, last but not least della lista, Bianca Guaccero!

Dunque, stamattina ho letto la notizia secondo cui il nuovo film di Checco Zalone, Tolo Tolo, avrà l’uscita posticipata ma rimane il film più atteso di tutti i listini.

Ho detto tutto…

Sì, io sono il più grande critico della storia.

Le persone si criticano a vicenda e tutti vogliono dire la loro sull’Arte e sul Cinema tutto.

Solo io posso, in quanto non giudicabile, poiché incarnazione del penalista severissimo Billy Bob Thornton, appunto, di The Judge. Sadico ma soprattutto nei miei confronti masochista.

Molte persone su di me hanno sbagliato e, per quanto possa discendere alle ragioni che le hanno indotte a un omicidio involontario così clamoroso, penso che nessuno sia al di sopra della legge.

Nemmeno me stesso poiché io sono Dio e quindi così è, la seduta è tolta.

Ah ah!

Io vi assolvo, vi benedico e adesso, come Billy Bob, vedo se riesco a riconciliarmi con quella figona di Angelina Jolie. Visto che Brad Pitt, fortunatamente, si è tolto dalle palle.

No, ci ho ripensato. Ora Angelina è più anoressica di me in The Judge.

Ah ah.

Deve, prima di poter avere il privilegio di baciare le mie labbra, rimpolparsi perché sono oggi questo e domani quest’altro:

 

 

thornton u turnbabbo bastardo thornton

In veritas vi dico che rimango, nonostante tutto, l’unico avvocato che non è riuscito, malgrado il bene che vi voglio, a difendervi adeguatamente.

In molte cose ho sbagliato nella mia arringa arrabbiata ma la vostra versione non regge. Mi spiace.

Ed evviva colui, cioè sempre io, che è lontano dal gregge e dai b(r)anchi di ogni scuola moralistica!

Dunque, se qualcuno in aula ha fatto finta di non sentirmi perché pregustava già il divertimento nell’aiuola là fuori, io non giudico nessuno ma comunque giudico tutti.

Sono un uomo che ha giudizio.

Questa è la Legge del Signore. Ma, per piacere, non chiamatemi signore.

Sono ancora molto giovane.

Ho una vera figa, no, volevo dire una Vera Farmiga che mi aspetta, mie formiche.

Sua figlia però è meglio.

Perché, come diceva Totò, la serva serve…

di Stefano Falotico

farmiga judge

 

thornton jolie

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Stefano Falotico, Eretico e Corsaro


28 Aug

Intoccabili

In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell’uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi. Mi esprimo un po’ coloritamente, lo so: ma purtroppo il giudizio che si può dare di una società come la nostra, è, più o meno coloritamente, questo. Voi giovani avete un unico dovere: quello di razionalizzare il senso di imbecillità che vi dànno i grandi, con le loro solenni Ipocrisie, le loro decrepite e faziose Istituzioni. Purtroppo invece l’enorme maggioranza di voi finisce col capitolare, appena l’ingranaggio delle necessità economiche l’incastra, lo fa suo, l’aliena. A tutto ciò si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell’intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani. E sarebbe una ben noiosa litania, la mia
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(Pier Paolo Pasolini)

 

Bisogna aggiungere altro, se non due scene memorabili?

Ah, io sono sempre bello, soprattutto nell’anima. Siete voi che vi vedo sul moscio. E non nascondetevi dietro questa chiacchiera del lavoro. Sì, appena cerchi empatia, contatto umano, e hai voglia di far due chiacchiere, anche perché in fondo la tanto decantata vita vera altri non è che una dolce e romantica chiacchiera, trovi una che ti risponde:

 

– Scusa, Stefano. Adesso sono incasinata.

– Non hai dieci minuti? Avevo voglia di confidarti i miei sentimenti.

– Me ne parli un’altra volta. Adesso ho dei casini.

 

Eh sì, c’è sempre un casino, ove la matrona è la regina. Accampa la scusa che deve lavorare quando, invero, io vi dico che si smalta le unghie per un uomo meno complicato del sottoscritto, ché nel bordello mai metterò piede. Un uomo animalesco, più stronzo di me, invece la soddisferà e dunque la lascerà insoddisfatta perché senza sentimento vi è solo uno squallido “imbrattamento”.

Sì, io lavorai, mi arrangio, faccio e disfo, sono inattendibile eppur, miei questuanti, che venite sempre a chiedere dei cazzi miei, ho poche cose da nascondere, se non due tre Blu-ray abbastanza “spinti”. Ma mi pare un peccato veniale. Sì, a volte servono, quando la malinconia ti assale e non c’è niente di male in una scopata virtuale. Sono molte delle scopate reali che sono davvero tacciabili di colpa pestilenziale. Donne ninfomani che vi prosciugheranno nel vostro aroma… sì, l’aroma dell’uomo che credeva nei sogni e ora, abietto, involgaritosi nel porcume e porcile, sa solo pensare a come far soldi per fregare il prossimo, ricattandolo, abusando delle innocenze giovanili e attentando alle verginità ingenue di ninfe plebee.

Ah, vi conosco, eh.

Me non mi fregate più.

Sono o non sono uomo di mondo?

Non lo so.

Scusate, ora devo dire no alla copertina del cartaceo del mio libro su Carpenter. Praticamente era perfetta ma i font sulla costa erano leggermente inesatti.

Sono un uomo Gothic Regular e come tale esigo il goticismo delle mie gote.

E su questa stronzata sparisco, per riapparire quando meno ve l’aspettate.

Zac. Ancora ve l’ho piazzato… su Amazon c’è già in Kindle.

 

Sono l’uomo da colpo di scena inaspettato, che nel frattempo crea attorno a sé un’enorme suspense, e poi si congeda nel firmamento dei ricordi grandiosi.

 

Non mi sono mai ripreso dallo shock di vedere Padre Bobby alla sbarra che mentiva, per salvare John e Tommy. Non depose solo per loro, depose contro il riformatorio Wilkinson e per tutto il male che vi aveva regnato troppo a lungo. Ma mi dispiaceva che avesse dovuto farlo.

Non so voi, mi sembrate sempre così tranquilli. Io, alle volte, ho paura. Paura che possa succedere qualcosa di brutto alle persone a cui voglio bene. I miei genitori ecco che escono a sera inoltrata, ma non so se rientreranno a casa. E finché non chiudono la porta ho l’assillo che, non essendo più fisicamente forti come a vent’anni, qualche mal intenzionato possa aggredirli. Oppure che a mio padre pigli un malore. E che mia madre inciampi nel viottolo e possa franare sul selciato, rompendosi la testa. Non ha più i riflessi di un tempo.

Un giorno moriremo tutti. È ciò che molti si dimenticano. E cancellano ogni cosa, bruciano i momenti passati assieme.

Quindi, cari “adulti” tromboni, finitela di giudicare le nostre vite, ché hanno una vita davanti. Si sbaglia, si azzecca la mossa giusta, si soffre e si gioisce.

La vita non è un’equazione, non è un teorema, non è un giochino.

Non so se questo mio scritto sia poesia o sia una scemenza, io credo sia poesia.

Adesso, dopo che vi ho commosso, devo fumare una sigaretta. Eh, lo so, sono arrivato a tre pacchetti al giorno. Ma le ansie crescono ed è giusto che sia così. Il mondo tranquillamente bugiardo non mi è mai piaciuto, e lo combatterò sempre. Pensando, riflettendo, ponderando, non esprimendo e lanciando mai giudizi avventati. Quello che invece molti di voi non fanno, quasi mai. Sentenziando con prosopopea e lardosa supponenza.

Ok, adesso cazzeggio.

 

di Stefano Falotico

Porcile alla Pasolini!


13 Aug

La Natura irreprimibile dei diversi, osanna nell’alto dei cieli a Pier Paolo Pasolini, come me, un diverso “assassinato”

Prefazione “supponente” e “allineata” all’imbecillità “moderna”: se non vi aggradan le prime righe, passate al grassetto, miei grassoni, numero due perché la Trinità è appunto tre di piedi caprini!

Sono un “triste” profeta in tal società d’idioti, che io soggiogo a dilapidar le loro pellacce malfamate, per via fortunosa di come mi diffamarono!
Per quanto, gente arrogante mi tempestò di offese pesanti, la lor “pressione” scaturì l’effetto contrario.
Dopo anni di preoccupazioni, causate da codesti vili esemplari di scimmie, posso asserire, inserendolo lor nel culo gorillesco, che persevero nell’imperterrita mia strada “dispettosa” e odiosa, spassandomela in questa cittadina giungla. Poiché io gravito nell’altrove degli immaginari in cui “incunearli” con smargiasso risvegliarli dal “Sogna sogna che poi ti metteran nella gogna e neanche una gonna nel metterlo”. Già, nel mentre che sogni, “lei” si sventra con un bue di “danza del ventre”. Attento ai bovari e alle avare. Ave Cesare! Io do a Cesare quel che è mio, cioè un pugno in faccia e una figa “imperiale” da “foro romano” nello spellarla in vesti da gladiatore.
Graffiante, le donnacce più “leonesse” si smaltan le unghie e alle leopardate offro il pessimismo cosmico diLeopardi, recitando a voce del Lato B nel “guardarla” da un’altra malinconica prospettiva.
Sì, Silvia stuzzicò il membro di Giacomo che, da “poeta” castrato a mo’ di Farinelli, scrisse liriche di metrica “sciolta” nella diarrea del fegato macerato nel chi rosica senza il pene nel “lievitar” per una sola(re) rosellina (evirazione e non “levitazione”), stilando cagate “scolastiche” a ricordarci la legge di Murphy traslata di poco uccello “al(le)ato”: se qualche coscia può andar male, ti farai da solo nel “rimembri” da pollo e depressione bipolare un po’ orso Yoghi e poca cremosità da yogurt per lei flessuosa di Yoga.
“Pezzo” contorto eppur  ginnasta contorsionista dell’addominale “bocca-bocca” senza “purè”  da ricordar appunto a (de)mente in memoria, simil Foscolo foschissimo, dei posteri(ori) privi del primitivo “bosco”. Che frutti appassiti! E la banana anche? C’è a consolazione il “tiramisù”.
Son pargoletto alla Pascoli di onomatopea alle topine. Addolorato per tali Madonnine che ogni giorno ne sverginano una cinquantina, salvo confessarsi per “Domani c’è-n’è un altro, la figa va avanti” nel darla via col vento alla Rossella.Ah ah! O’Hara che, “dorata”, d’orifizio è innamorata del tramontarlo nei solstizi e stanotte li faccio tutti rizzi. Chi è Jessica Rizzo? Che rossa arrapante! Che troia “virginale”. Che vagin’ molto bugiardella… Ah ah, cara Rossella.
Il rossetto è il marchio del tuo Peccato. Indossi pantaloni “eleganti” di marca, eppur sbava…
Diciamocelo, una stronza da “strozzapreti”. Ecco il “lebbroso” ai tuoi labbroni. Ecco la “lampada” di Ala(di)no!
Dormono, assopiti tutti dal buonismo formato famiglia su Station Wagon variabile a seconda del grado d’imborghesimento. Accalorati in pantofole sul “Varietà” abitudinario. Un Tempo a monopolio della Carrà Raffaella, poi la Cuccarini per la “casalingua” della cucina più amata dagli italiani da Fantozzi.
Io “strombazzo” nel traffico a clacson “luciferino” in tal vociferar vostro da nuovi mostri.
Sviando per la vi(t)a traversa che se ne frega delle pneumatiche e sgomma con tanto di spiaccicarti il bubble gum, mia ragazzina bombastica di tette rifatte. Guarda come discola sei ora sotto “orali” scoppi del motor “trombante”. Io credo nei dischi volanti. Ah ah! Alienandomi!
Sì, il tuo tamarro ti riverisce di partite domenicali con tanto di pranzo “rilassante” nel divano festivo da perdente-anale che tifa Ronaldo-insaccante!. Ha sfondato le calze a rete! D’anelli ti (se)vizia nell’esistenza sadomasochistica del sospirato… “Tredici” e intanto non tira neanche di “crocetta”. Sì, mastica quel “gommone” di vincita a Riccione, il materassino è gonfio di vasi dilatatori da torelli “balistici” e un fornicarti, previo aborto, nel “fornello” su fiammiferi per cannette di cenette con tanto d’orgetta. Sciacquetta, usa il detersivo se vuoi “(t)ergerlo”.
I panni-piatti sporchi vengon… meglio col “limone”. Acido! Ché tanto va così di tergicristallo spermatico nel televisoreHD al plasma, ove deve “andare” il  porcile del tutti “lieti” intonati al catodico delle liofilizzate schifezze e poi “dolci” come il latte dinanzi al direttore d’azienda, miei impiegati, a novanta di “spiegazione” sottomessa-segretaria-in gran segreto caporale sodomita, con la giacca delle cravatte frust(r)ate sull’ovatte dell’amplesso da fessacchiotti dopo le messe “sacre” al pentimento “Se così poche Maria mi scagioneranno, sarà un Rosario d’altro tradimento al marito”. Rosario, il mariuolo “affascinante” che buca con gli occhi languidi per lo “scioglimento” nascosto da laureato con lode e “aureola”. E le scugnizze fotte per “romanticismi” alla Daniele Pino… “Silvestre”. Si chiama “Me-lo-dia!”.
Ah, dopo il lavoretto, un bicchierino d’aperitivo, forse una troietta da mal adocchiare di sottecchi per la gonnella “traspirante” il sognarla in sfacciata “trasparenza” mascherata dalle cortesie alla “signora”, nel desiderarle che desini per orgasmi da asini.
Lei è più scema di te, potrebbe starci la coppia di “bastoni”.
Una scopa e una briscolina, una bevutina e una di poppe appunto in Tv se manca l’accoppiamento per svuotarloquando la moglie è in vacanza su Michelle Hunziker, la Marilyn Monroe del cazzo. Dai, ecco la bionda birra per la straniera 3 per 2 stronzate la rendon famosa nell’Italietta denudata. “Faccela vede’, faccela di faccina!!”, urla il medio “alzato” nel “Fuck you” gastrico e appunto nostrano. Poi, non la vede e si dà al veggente Nostradamus.
La voce della “Provvidenza” in caso d’oroscopi non scopanti al “gemellaggio” da stadio.
Ricorda che devi “imbiancare”. La casetta va lustrata in previsione meteorologica del Settembre più arrugginente.
D’acquaragia, coraggio, pulisci e spolvera, il parroco “verrà” a benedire e dev’esser tutto in ordine per la puttana(ta) del Paradiso.

Credo nell’Altissimo quando t’entra caldissimo, punendoti se non porgi l’altra guancia all’amico del giaguaro, un impostore Giuda come te, che se ne sbatte di Via Crucis. Con prima “inchiodarla” e poi sanguinante torturarsi diPassione!

Credo in Mario Brega che è comunista così e ti urla “Ah zoccoletta?! Fascio a me?!”.
Credo in Massimo Troisi e Benigni Roberto di Non ci resta che piangere. Su Massimo che fa il “buono” finto tonto ma, all’ennesimo “Sì… ma in quanti siete? Cosa portate? Un fiorino”,  ti manda a fanculo.

In questo Credo, credo che Apollo Creed non doveva sfidare la seconda volta Rocky Balboa perché lo fece nero.
Come il carbone.
Lo polverizzerò.
Credo in me, Stefanino che ti fa ano al cambiamento delle tue palle da fascista!
Ecco il mio daino. Come lo vedi… il danno!?
Dai, picchia più forte la prossima volta.
Ecco il Bambi che ti ha incornato! Fa male? No, non sparare ai cervi! Idiota!

Ecco la “corona di spine!”. Ahia. Ci ammazzerà? No, solo mazzate! Ma tante, panzone!

 
2) Introduzione indagatoria nelle menti criminose di poveri “Diabolik” al mio Lupin da Prova a prendermi alla DiCaprio…

nello Spielberg di Hook, quindi con finale carpe diem e “ca(r)pisci” adesso Uncino il senso della vita, tu che disdegnasti la setta dei poeti estinti per “svezzarli” al tuo mai(ale) attimo fuggente d’adulto bavoso, desideroso che presto “trombasse” per  (di)venir… trombone come te, nostro ribadiamolo panzone?

Stamattina, di “atimia” molto “affettiva” verso costoro che farò presto a fette (eh sì… quelle biscottate son da marmellata con tanto di “cereali” inzuppati ai cervellini della “colazione dei campioni”), di tutto “Cuore” come il libro diDe Amicis Edmondo “pedagogo” a tali immondi(zie), ho telefonato a un’agenzia investigativa di Bologna.
Risponde un gentile signore, e gli illustro pazientemente il “caso”.
Egli replica che può agire soltanto se esistono elementi giuridici per poter così procedere col rintraccio.

“Sì, eccome. Una causa dibattuta in tribunale. Fra l’altro, il contenzioso è tutt’ora leggerissimamente aperto”.

Mi domanda se gli atti dei verbali depongono, alla luce dei fatti (e di tal “falli”) a mio favore.

Di mio, confermo che, sulla base del processo giudiziario, dell’eclatante ingiustizia riconosciuta da psichiatri e medici affini, dopo un logorante “percorso riabilitativo” assolutamente inutile quanto altresì agghiacciante, sì, tutte le prove adesso “convergono” a mia ragione sfacciata, da risarcire in modo assai “lesivo” contro chi, per “scherzaccio”, combinò uno scandalo del quale ho già provveduto, con l’esposto del mio avvocato, a informare gli organi deputati affinché chi ha sbagliato, comprese “perizie” fatte con lo stampino e “all’acqua di rose”, paghi. E anche in maniera assai onerosa e altrettanto dannosa.
Certosina e non ci saran cerotti a tenerli.

Dopo una mezz’oretta di conversazione, mi “confida” il suo segreto indirizzo di posta elettronica, gli chiedo la cifra forfettaria a “titolo” informativo, e lui, sempre con molta signorilità egregia e distint(iv)o, mi rassicura che, se il “wanted” della sua “Ricerca” vive ancora nei miei dintorni, il prezzo da pagare… è abbastanza basso.
Ci salutiamo…

 

3) Chi la fa (s)porca, non può scopare tanto di bugie corte, e presto non l’allungherà… neanche di sue “bestiali” scopate… Ecco, il “brindisi”. “Allegria”, ci troviamo dinanzi a La Morte Rossa di Edgar Allan Poe, vossignorie di tante cene dei cretini…
Il cremisi!

Il criceto, come Max Cady, svelto si vendicherà supermonista. Sì, come Cady è passato in fretta dalle avventure del Leprotto alla “Giurisprudenza” contro gli imprudenti che s’accanirono “legulei” perché infastiditi da un “pruriginoso” che andava “obbligato” alla “legge” della “figa”

Ecco, annotate di carta e penna, miei lupacchiotti, codesti nomi “anonimi”.

Recandovi in Internet, troverete la tesi di “laurea” d’uno di ta(g)li “istruttivi”. Uno dei “distruttori” delle vite diverse. Sicuramente dalla sua faccia da “culo”.

Dopo un’adolescenza “brillante” da scolaro “classico”, dopo averlo “scolato”… di “olive ascolane” a tutte le ragazzine dei “professionali”, detti anche pompini della già scuola “superiore”, quindi ricattatoria per le ricotte, apprendiamo (sì, ancor le sue lo “apprendono”…) con “apprensione” che codesto “dottore” s’è “specializzato” in Scienze Politiche con un “trattato” intitolato “… Il buddhsimo attivo”…

Adesso, vive in Belgio, dopo tante vacanze estive ad Amsterdam, ove si drogava nel suo canale di “scolo”, appunto, con tutte le “reincarnate” Escort straniere, molto a lui “passive” di passerine scottate. E gliela diedero senza sconti.

Adesso, scorda quei momenti “acerbi” e quelle “uvette” passeggere. Passeggia “stimato” e di “amor raffinato”.

Davvero, un “educato”.

Con tanto ancor di reverenza e “inchino”. Il bifronte bisontino e unto(re) è forse oggi sposato con una “girasole” che ha strappato, di “fiore”, nei cavolfiori di Bruxelles?

Eh sì, quest’uccellino ha messo le radici. In “pianta” stabile, come si suol dire.

Ma gli porrei questo dubbio: “Criminale, tu la storia la sai… è uno degli esami più importanti per ottenere la lode… e come mai mentisti nel continuar a dar del demente a uno come me?”.

Rimane senza parole. Scioccato, forse “appiccicato?”. Sì, non s’è pulito il prepuzio. Che qualcuno gliel’abbia reciso?

Degli altri, già v’ho narrato. Sì, una violenza inenarrabile, dunque fate voi. Ah, sempre per la question della fata! Ma vaffanculo, a te, alla fava e alle fragoline! Mezze calzette! Ecco il cazzone!

Uccideteli!

Così sia scritto. Come si suol “dare”, “è andata così”.

Che ora la paura non vi fa dormir’…

Già… se qualcuno di voi avrà gli “attributi” per indagar in profondità… su tale orribile vicenda, scoprirà che il cognome, di cui ho parlato, fa assonanza proprio con OPG.

Ma in fondo non è lui il colpevole. Solo un altro stronzo, edonista sacco di merda.

Perché è sul vero criminale che l’investigatore deve puntare…
Ecco il dito…

Lui ancor ridacchia e sbeffeggia con un “L’hai preso in culo, troppo tardi pensare alle vendette”.

E io, con enorme calma, a sangue freddo “annuisco” un tremendo, glaciale: “Non credo in  Dio. L’Inferno non punisce i mostri perché non esiste l’aldilà… delle atrocità in questa nostra aberrantissima società. Come si può pretendere che esista una giustizia divina? Però, toglimi una curiosità mio quaquaraqua. Quando ti guardi allo specchio e la prendi per il collo, qualche volta vedi me nel riflesso a tua ugola nel timor che ti decolli?”.

E ci rimane secco. Quasi quasi da “orgasmo”.

Già, è “venuto”… tutto a galla.

Insomma, porci da galera.

Sono cattivo? No, ho imparato a ragionare come i deficienti.
Adesso non sono contenti?
Che pensavano? Che mi sarei adattato a una vita da ragioniere su cui ancora accanirsi?

No, scrittore son artista. E agli affaristi, che falsifica(ro)no, falcio di questa calcolatrice. Si chiama truce oppure attricetta che raccomandi? Non lo so, mi raccomando, attento a spingerla bene.
Potrebbe denunciarti e mostrare le tue vergogne.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

    1. Porcile (1969)

  1. Non ci resta che piangere (1984)
  2. Rocky II (1979)

Abel Ferrara, Pasolini e Willem Dafoe


29 Apr

Da “Sentieri Selvaggi”

La notizia viene dal canale franco tedesco ARTE, cofinanziatore del progetto: Abel Ferrara inizierà a giugno le riprese di Pasolini, sugli ultimi suoi giorni di vita. Si dedicherà al progetto dopo aver terminato DSK, film sullo scandalo Dominique Strauss-Kahn con Gérard Depardieu e Isabelle Adjani

La notizia viene dal canale franco tedesco ARTE, cofinanziatore del progetto: Abel Ferrara inizierà a giugno in Italia le riprese di Pasolinifilm sugli ultimi giorni di vita di Pier Paolo Pasolini, assassinato il 2 novembre 1975. Il regista aveva espresso già da molti anni il desiderio di raccontare la fine di “un anarchico, uno spirito libero” del quale ha sempre ammirato “la libertà, il  coraggio e l’indipendenza“.

La sinossi: Quel giorno, Pasolini ha 53 anni. Si trova a Roma, appena tornato dalla Svezia, in cerca del suo amante, una giovane marchetta con la quale si impegna a un incontro con altri ragazzi per la sera successiva. Gli amici lo avvertono che si deve smettere di scrivere i suoi articoli incendiari contro la Democrazia Cristiana, che prima o poi qualcuno gli farà la pelle, che è già accaduto a un altro giornalista. Ma Pasolini vuole denunciare “questo governo di marionette”, costi quel che costi…

Sarà una specie di Rashomon incontra All That Jazz” diceva Ferrara all’inizio del 2011, intervistato da Filmmaker: “Non so chi sia stato a ucciderlo, ma di certo si è trattato di un’esecuzione. Il film conterrà varie ipotesi: l’omicidio politico, l’ipotesi dell’assassinio da parte del ragazzo di vita, la versione del duro che gioca con il fuoco e si brucia“.

Nei panni di Pasolini dovrebbe esserci Willem Dafoe (Nymphomaniac, Out of the FurnaceA Most Wanted Man, The Grand Budapest HotelWhiskey Bar) già diretto in Go Go Tales e nell’ultimo 4:44 Last Day on Earth.

Durante il 64° Festival di Locarno, che gli ha assegnato il Pardo d’Onore, Ferrara dichiarava che si sarebbe battuto per avere un protagonista italiano che potesse parlare correttamente la nostra lingua; la scelta di Dafoe è comunque un buon compromesso, visto che l’attore americano è sposato da anni con la regista Giada Colagrande, e probabilmente in grado di recitare in italiano.

Il desiderio che Ferrara covava fin dai tempi di King of New YorkPasolini, sarà realizzato grazie a Capricci Films, società di produzione francese particolarmente coraggiosa.

 

Abel Ferrara inizierà le riprese dopo aver completato DSK, l’annunciato film “sul mondo dei ricchi e dei potenti” con Gérard Depardieu e Isabelle Adjani, ispirato allo scandalo Dominique Strauss-Kahn, ma anche alle vicende di altri personaggi (tra cui Berlusconi, Clinton, Anthony Weiner e Herman Caine) riconoscibili anche con i nomi cambiati. Il progetto,  dopo una serie di rallentamenti a causa di problemi di finanziamento, ha trovato finalmente fondi ed è pronto a partire, con la produzione di Wild Bunch.

 


Filogamo, l’alano, amò la fede di lana


08 Nov

Le donne sono le “colonne”.
Sì, del “colon”.
E dell’idrofilo cotone dopo le “ferite”

Ieri sera, dopo essermi bevuto, a casa d’un mio amico, tutto d’un (senza) fiato il primo Tempo d’un “lapidario” Bayern Monaco, che in 45 minuti ne infilò già cinque, rincasai tutto “strapazzato”.

Al che, aprii Facebook per gli “aggiornamenti”.
Durante il pomeriggio uggioso, inviai l’amicizia a “una” che stimolò subito il mio “apparato” visivo, comparendo semi-ignuda di “vulva” nel “Trova amici” da mia “fava” di fuca, di mia fame da foca…
Chi trova un amico, trova un tesoro, chi trova una troia, non trova la “chiave” di una senza castità ma, di forziere “scassinato”, nel “casino” dei forzuti della sua “gloria” da Umberto Tozzi.

Scoprii ch’ella accettò, una bella da “belare”, e subito “la” colsi in chat. Per un’immediata colite. Più che una scopata, fu una “trombata”.
E un’accolita di “decollarmelo” d'”impatto imminente”. No, non era mattino, ma quasi Mezzanotte.
Infatti, me “lo” spezzò di Luna sua di “traversa”.

Il suo cognome (ché si sappia per “evirare” altri “birbanti” poi impagliati…) è Filogamo.
Ma mi par più doveroso elidere il “lo” e il “mo” e lasciar solo “Fi-ga” (sì, “sciamoci” dentro, “inneviamoci” d'”innervosimento” da cavernicoli sui nostri eretti-li corpi cavernosi…). Fi-ga!  Ah ah, come Pacino bisogna pronunciare  e ben scandire il “candito” piccantissimo di tali due sillabe pro-fumanti.
Palpabili alle labbra e d’arrossire di “rossetto”. Eh eh.
Filogamo non è fica di legno ma da uno di “mogano”. “Rettifichiamo”. Ficchiamola, miei finocchi!
Non so se abita in “quel” Milano, di certo bisogna “darle di mani”.

Mi spingo oltre? No, volevo solo “spingere” un po’. Non prendetemelo… per “uno” che esagera.
Al massimo, son Troisi vestito da Arcangelo Gabriele con Lello Arena, per il mio “pollo” che mi “svergina” al grido “Annunciazione! Annunciazione!”.

Se Nunzio fu conduttore, Filu-o-mena Marturano fu la prostituta dei “maturandi”, poi maturò e si convertì ai monologhi col caffè di Eduardo De Filippo.
E Berta filava, filava davvero… sulla “bocca di rosa” di Rino Gaetano.

Sì, De André era un poeta, Troisi ricominciò da tre, ma Rino, bando alle ciance, sapeva la verità: di Notte c’è un Mondo diverso… fatto di sesso, chi vivrà vedrà.
Infatti, Stanley Kubrick s’ispirò a tal ritornello per Eyes Wide Shut.

Tornando alla Filogamo, mi rifilò uno “sfilettarmelo”. E il “mio” non si “sfregò”, perché m’inculò di “fregatura”.
Sì, ove le “confetture” son di fragole, anche il “duro” s’”intenerisce”. Ammosciatellissimo senza più “pisello”.

Io volevo solo “intascarmela” strappandole il “tanga”, coi miei amici a “stappar” il brindisi d’applauso!

Finìi di  schiena e di spada nella mia chiappa “finemente” sfinita. Altro che clap clap da lieti fini…

Altro che felino e ferino. Questo è un Inferno, oh mio Dio!

Lo so, non disperiamo d’uccello, Caronte il traghettatore recitava la nostra nave al mot(t)oNon isperate mai veder lo ciel.

Troisi lo sapeva. Al pelo… E anche Pasolini d’”uccellini” alla Ninetto D(i)avoli.

Questa è la verità, mentecatti e mendicanti, accattoni e minchioni!

Non ne esiste un’altra  al di fuori di “quella”.

Sono un provocatore, aizzo la mia mente alla “demenza” solo per non patire le depressioni ma, nel “buttarlo” a ridere e non nelle “buttane“, scarabocchio le vostre teste, anche perché poche donne amano che “schizzi” fra le “loro”.

Così è, così sarà.
Parola del “sudore”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. No!… Sono vergine (1970)
  2. Shining (1980)
  3. Whore – Puttana (1991)
  4. Gloria. Una notte d’estate (1980)
  5. Pensavo fosse amore invece era un calesse (1991)
  6. Uccellacci e uccellini (1966)
  7. Nottataccia (1991)
    Doccia fredda…

Genius-Pop

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