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L’uomo turbato non è idiota robotizzato


02 Oct

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Viviamo in un periodo di forti lobotomie, dunque di robotizzazione. Sì, la gente, da cui giustamente spesso mi estranio per sentir altero, si nasconde dietro lavori “altisonanti” che la fa illudere di possedere un’ampia rispettabilità sociale, un basamento fallace su cui giudica le vite degli altri che a tal porcile non si adattano. Preferirò, anche a malincuore, sempre le mie solitudini, peraltro ascetiche, alla mortifera baldoria di questa falsa allegria da continua sagra paesana, ove le metropoli sono infestate da ciarliere donne arroganti e da uomini impettiti che, tristemente, in maniera patetica, si prendono oscenamente sul serio, dilapidando i veri attimi gioiosi, preziosi, a favore di un capitalismo che, a mio avviso, li ossida da manichini “responsabili”. Al bando le responsabilità, evviva la gaudente, anche immalinconente e che non vale “niente” vita che sa goder degli istanti nella loro infinita infinitezza, per come si spandono leggiadri in tal vostro amabile, dunque odioso, poltrire vanaglorioso. Sì, fumo un’altra sigaretta mentre, alla radio, una mezza ochetta issa in gloria una rockstar che si fa tante “gnocche”, nell’esplosione bieca, abietta, della più sbandierata volgarità e di questo “vivandar” di costumi tanto liberi quanto repellenti di buon gusto. Sì, la libertà non significa volgarità ma oggi si confondono le due cose e della purezza della poesia è scomparsa quasi ogni traccia. Spetta a me, poeta estinto, non in questa massa tinto, tinteggiar il mondo e ripristinarlo laddove davvero l’armonia possa (s)posarsi alla più sana letizia. Venite invece, voi, ammorbati da obblighi “ambiziosi” che vi castigano nell’illusoria, effimera vanità e riempite il vostro mondo di squallide, merceologiche illusioni. E il grande sogno? Vi avete rinunciato per dar “valore” alla panza, al menefreghismo più ipocrita, all’osservanza dei principi morali più omertosi nella casta, sciocca giustezza. In questo vostro vaniloquio, sì, io mi turbo e alla vostra frenesia non aggancio il mio turbo. Turbandomi, appaio disturbante, ma in verità vi dico che dico solo il vero. Quello che l’idiozia non vuol sentire e tamponare, vuole reprimere, punire e di offese insultare. Ma che robe da matti.

 

di Stefano Falotico00119317

(Av)ver(s)o


02 Mar

Infantile, sotto ogni aspetto, ma va bene così, rimestare nel passato intorbidirebbe quel che sei, la tua vera natura spontanea, giocosa, fantasiosa, creativa, indolente alle volte, che giustamente si trascina con “inerzia”, parassitario di un sistema che mette alle (st)rette, e via… a mare aperto, danzando macabramente coi propri demoni, sorseggiandoli e non lasciando mai che sfuggano, acchiapparli, accudirli e non segregarli o respingerli, tenere dentro, “in marcia”, il marcio anche che hai, perché no? Crescere significa (non) lottare, arrendersi pure, ed essere avversi alle circostanze non può che esser un bene da preservar con parsimonia d’animo bimbo.

di Stefano Falotico

Il poeta Raimondo Loriga presenta la sua nuova silloge poetica


11 Oct

 

Compratelo e, prima di tutto, ascoltatelo.
“Auscultatelo”:

 

Per la sua forza guerriera, d’accostamento, lo associo ad Al Pacino.

Genius-Pop

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