Archive for January, 2018

Noi sognatori abbiamo perso, eppur si vince, lo disse Mussolini e lo dico contro i musoni e i cul(at)oni


30 Jan

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Molti hanno la loro musa preferita. Per alcuni è Bellucci Monica, donna tonica, statuaria, di culo gradevole, di cosce ben tornite, di torreggiante seno armonico, qualche volta caldo, soprattutto quando si spogliava per Vincent Cassel, uno che assaggiò orgasmi di natura irréversible. Sì, dopo essersi spupazzato la Bellucci, molte volte di testicoli sfogatisi venne, eppur di testa non rinvenne.

A parte gli “schizzi” e gli scherzi, molta gente vive di screzi. Sì, si fa la lotta quando invero dovrebbe stringersi, baciarsi, “eiacularsi”, copularsi, accoppiarsi anziché accopparsi, all’unisono accorparsi, far di scorpacciate amori sinceri, impudichi, sessantottini e anche di 69. Ma adesso vige il moralismo, pensate a Woody Allen. Per anni la gente gli ha detto di essere troppo timido e pudibondo, adesso lo attacca in maniera iraconda. Eppur è tutto un manicomio. Le persone strillano, strombazzano, poco trombano, e s’inculano. Smanettano e sparan di baionette, ci sono i pentiti baronetti e anche gli stronzetti periti. Ah, quel perito lì ha costruito una casa senza fondamenta. E moriranno i condomini quando useranno di notte il CONDOM.

E in queste “filastrocche” di gente allocca vado io con far un po’ matto, sgommando e onestamente cazzeggiando. Veloce, feroce, a tratti fregandomi da solo in modo atroce.

Eppur son uomo di pudore, la mia vita non andrà mai a puttane. Sì, ma “spingo”.

Siate allegri oggi e domani abbiate la faccia da prete di Liam Neeson, esplorando la parte action della vostra virilità adesso riesplosa. Non siate delle formiche, scopate Vera Farmiga, buona figa a tutti.

Vi auguro good time.

 

Sono un uomo che, quando è depresso, assomiglia al fratello malato di Pattinson, quando sta bene è Robert, De Niro. Ah ah.

 

E su questa consueta stronzata serale vado in bagno. In bagno si va per quattro opzioni. Cagare, pisciare, lavarsi oppure (s)pomparsi.

 

Scegliete voi quella che mi merito.

 

E ricordate: sono un uomo vero, mentre la Farmiga è Vera.

 

– Che tipo di persona è lei?

– Quella, dunque quello che te lo mette in culo.

 

 

Uomini, amatevi, sì, ma non amatemi. Non sono omosessuale, sono anche misantropo.

 

 

di Stefano Falotico

 

 

 

La vita ideale è forse quella “inguinale”, sì, mie linguine allo scoglio… c’è anche l’inguine di pene… scagliatevene e “squagliatevela”…


29 Jan

Basta che funzioni

Molti vivono di ideali e ne rimangono schiacciati. Preda delle loro ideologie bacate, di continui risentimenti, di faceti sentimenti, avvoltolati in vite all’apparenza linde e in verità centrifugate nei soliti odi. Anche iodi, plurale di iodio. Sì, cazzo, le piscine sono olezzate da quel maledetto cloro. No, forse lo è il mare. Fatto sta che la gente è umorale, tutta in tinto coro, emozioni come le maree, oggi affogano nelle banalità e nei falsi perbenismi, domani si accapigliano per un nonnulla. Al che si fan la lotta, coltivano il loro orticello, preoccupati solo dei lor mal di pancia. Di mio, non ho il mal di mare, ma sono un uomo di mar-essere. No, avete capito bene. Non malessere. I miei periodi inquieti appartengono a Goethe, adesso ridono le mie gote, infatti sono la Gioconda. Ah ah. Sì, sono un mentitore imbattibile, un creatore di stronzate per alleviarmi dal mal di vivere. Oggi sono simpatico, domani sono l’antipatia fatta persona, emblema mutevole di una personalità cangiante come un bel, soffice culo di donna basculante che adesso te lo tira su e, non dandola, ti mette a novanta. Ah ah.

 

Citerei a tal proposito due “monologhi” esemplificativi. Uno di Andrea Costanza, mio amico scrittore, l’altro di Basta che funzioni.

 

L’ipocrisia del mondo sinistrorso è indecente. Non li sopporto più. Fanno i cantori della buona morale, gli internazionalisti apologeti di un umanitarismo solo parolaio e mai davvero sentito e applicato nelle cose quotidiane, cianciano e s’infervorano sulle ingiustizie del mondo e poi magari sono i primi che guardano avanti, con magnetica indifferenza, con le loro sciarpette color arcobaleno, sulle disgrazie del dirimpettaio o di chi sta loro accanto. La verità è che sono un bluff. Sono della stessa pasta rispetto a quelli che dicono di voler combattere, i piccoli-borghesi, i piccoli-borghesi sempre, in quanto travestiti da avanguardia progredita. Ma non è vero. Loro non sono progrediti. Sono solo dei gran bugiardi, perché anche loro sono affetti dal morbo dell’iper-individualismo, e si credono ammantati dal candore di chi si crede moralmente ed eticamente superiore. Sono lupi travestiti da agnellini, dicono di rifarsi a un certo armamentario ideologico di cui, andar bene, sanno poco o nulla; ad andar male, lo tradiscono, e lo tradiscono perché lo hanno sempre tradito in nome della fuffa. Sono fabbricatori di stronzate. Sono nient’altro che il cane da guardia di un potere che ci vuole tutti quanti servi automi di uno spettro totalizzante, lo spettro cioè del capitale, che abita il mondo governandolo nelle fondamenta, livellando ciò che c’è da livellare, corrompendo ciò che c’è da corrompere, comprese le anime. Non ci sono superstiti. Siamo tutti morti.

 

 

Ma qual è il significato di tutto? Niente! Zero! Nulla! Tutto finisce in niente, anche se non mancano gli idioti farfuglianti. Non parlo di me, io la visione ce l’ho, sto parlando di voi, dei vostri amici, dei vostri colleghi, dei vostri giornali, della tv. Tutti molto felici di fare chiacchiere, completamente disinformati. Morale, scienza, religione, politica, sport, amore, i vostri investimenti, i vostri figli, la salute… Cazzo, se devo mangiare nove porzioni di frutta e verdura al giorno per vivere… non voglio vivere! Io detesto la frutta e la verdura! E i vostri omega tre e il tapis roulant e l’elettrocardiogramma e la mammografia e la risonanza pelvica e, oh mio Dio, l-la colonscopia… e con tutto ciò arriva sempre il giorno in cui vi ficcano in una scatola e avanti con un’altra generazione di idioti, i quali vi diranno tutto sulla vita e decideranno per voi quello che è appropriato. Mio padre si è suicidato perché i giornali del mattino lo deprimevano e lo potete biasimare? Con l’orrore, la corruzione e l’ignoranza e la povertà e i genocidi e l’AIDS e il riscaldamento globale e il terrorismo e quegli idioti dei valori della famiglia e quei maniaci delle armi. «L’orrore» dice Kurtz alla fine di Cuore di tenebra, «l’orrore».E beato lui non distribuivano il Times nella giungla. Eh, se no l’avrebbe visto l’orrore. Ma che si può fare? Leggete di qualche massacro nel Darfur o di uno scuolabus fatto esplodere e attaccate “oh, mio Dio l’orrore!” e poi girate pagina e finite le vostre uova di gallina ruspante, perché tanto che si può fare, si è… si è sopraffatti. Anche io ho tentato di suicidarmi, ovviamente non ha funzionato. Ma perché mai volete sentire queste cose? Cristo, avete già i vostri di problemi! Sono sicuro che siete ossessionati da un gran numero di tristi speranze e sogni, dalle vostre prevedibilmente insoddisfacenti vite amorose, dai vostri falliti affari. “Ah se solo avessi comprato quelle azioni, se solo… se solo avessi comprato quella casa anni fa, se solo ci avessi provato con quella donna…” Se questo, se quello… Sapete una cosa? Risparmiatevi i vostri “avrei potuto” o “avrei dovuto”. Come mia madre diceva sempre “se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carrozza”. Mia madre le ruote non le aveva, aveva le vene varicose. Eppure la signora ha partorito una mente brillante. Mi hanno preso in considerazione per il Nobel per la fisica. Non l’ho ottenuto, però si sa, è tutta politica come ogni altra finta onorificenza. Detto tra noi, non crediate che io sia amareggiato per qualche batosta personale. Per gli standard di una insensata e barbarica civiltà, sono stato piuttosto fortunato. Ho sposato una bella donna che era ricca di famiglia, per anni abbiamo vissuto a Beekman Place. Insegnavo alla Columbia, teoria delle stringhe.

 

Di mio, posso dirvi che è meglio un riso agli asparagi oggi piuttosto che prendere uno spago e impiccarsi, gli spaghi vengon bene alla carbonara. E sui carbonari avrei da dirvene… sulle carbonare invece sta la mia pancetta e “fila” bene di “formaggio”.

 

La gente si fa sempre i cazzi tuoi. Alcuni ne hanno molti, io sono normodotato, ne ho uno. Alle volte funziona, in altre giornate sono moscio.

 

Dovete darmi una spinta. Eppur vengo trafitto dalle spine. Sì, stasera faccio gli spinaci.

 

di Stefano Falotico

 

Montemagno, il montepremi, mari e monti, Gianni Canova come Sean Connery e “il nome della rosa” di Brie Larson


28 Jan

Montemagno Giannicanova

Sì, da qualche anno a questa parte, veniamo invasi dai messaggi subliminali del nuovo guru nostrano, tale Montemagno, ciarlatano dispensatore di chiacchiere, inventore di aria fritta, i cui consigli “utili” stanno contribuendo a rovinare menti ancora acerbe e incerte, alle volte schizofreniche, consigli per i quali, lui, con scibile discutibile e osceno qualunquismo spacciato per cultura, con approssimativa chiarezza espositiva degna di un libro stampato per frustrati, ci ammorba, volendoci “irretire” al risveglio delle coscienze. Al che si rivolge ai disoccupati quarantenni e li sprona all’azione, facendo credere loro che niente è perduto, anzi, che dalle sconfitte patite si possono trovare risorse impensabili, e li invoglia all’autodeterminazione, in giochi verbali d’una retorica da lasciar basiti. Costui, un pelatino riciclatosi come “informatore digitale”, guadagna un sacco di soldoni grazie al suo canale YouTube e, non facendo un cazzo dalla mattina alla sera, se non allettandosi a fare il paroliere delle ovvietà, inganna tante persone “grilline” disperate, bisognose di un povero (mica tanto) Cristo come lui che le fuorvii ancora di più. Questo qui ha mai scritto un libro, che ne so, romantico, conosce l’ardore della poesia, si è mai immerso nel quotidiano e si è applicato nel sociale, misurandosi davvero con le contingenze reali, oppure, dall’alto della sua presunta “genialità”, si è immolato a “profondo” conoscitore del mondo, delle sue bugie e delle menzognere apparenze entro cui egli stesso si maschera, camuffandosi da “tutor?”.

Fessi coloro che davvero abboccano alle baggianate di questo spermatozoo partorito con troppi, appunto, “grillini” nella testa. Ah, sì, è un baggiano, cioè il classico grullo, lo scioccone da We are the World da cui oramai, che tristezza, pendono le labbra di tante persone senza speranza, irrimediabilmente perse nel solito “gastrico” vorrei ma non posso, però grazie a Montemagno potrò. Sì, certo, potranno essere ancora più indebitate e assistite dal mut(u)o soccorso degli assistenti sociali, e semmai li ricovereranno per manie di grandezza da mitomani delle scemenze.

Ah, povero mondo.

Al che, ecco che compare su Sky il critico-scrittore Gianni Canova, presenza oramai immancabile della Notte degli Oscar. Per pura curiosità, vado a controllare la sua anagrafe. E, ahimè, scopro che è nato nel 1954. Anzi, vi dirò di più. Non solo è dello stesso anno di John Travolta, ma è più vecchio di lui solo di due giorni. Canova è nato il 16 Febbraio, John il 18.

Ora, ammettiamolo. Travolta indossa il parrucchino e si tinge i capelli, ma diamine! Canova sembra suo nonno a confronto. Come fa Canova, stando alle sue rughe e alle macchie sulla pelle, alle sue occhiaie spaventose e alla postura delle sue movenze un po’ da rimbambito, ad avere 63 anni? Mistero della fede, e del troppo tempo da lui occupato a fare il topo da biblioteca, tanto da avvizzire, incanutirsi, oserei dire attemparsi prima, appunto, del tempo.

E mi sovviene che potrebbe interpretare Guglielmo da Baskerville in una nuova versione de Il nome della rosa. Sì, è la controfigura di Sean Connery. Non me ne volere male, Gianni, dico solo la “decadente” verità.

Ecco, sino a ora non l’avevo cagata molto ma ho visto sue recenti foto che, diciamo, me l’han fatta salire, “facendomelo” ascendere… eh sì, Brie Larson è proprio una bella fighina, e sarei molto “rosato-arrossante” in lei.

Insomma, diffidate dai santoni che vi promettono mari e monti, l’obiettivo primario nella vita rimane “quella”. Ieri, comunque, ho vinto una scommessa…

Eh sì, guarda come ti guarda, Brie. Bisogna aggiungere altro?

Questa è saggezza. Altro che i saggi di Montemagno, Brie va ben (m)assaggiata.

 

 

di Stefano Falotico

 

 

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Cronenberg e Carpenter si sono ritirati, forse, Mereghetti stronca L’ora più buia, esco col mio nuovo libro e fuori fa freddo


27 Jan

Darkest Hour Mereghetti Oldman

No Merchandising. Editorial Use Only. No Book Cover Usage. Mandatory Credit: Photo by Moviestore/REX Shutterstock (1594752a) Happy Days ,  Henry Winkler,  Ron Howard Film and Television

No Merchandising. Editorial Use Only. No Book Cover Usage.
Mandatory Credit: Photo by Moviestore/REX Shutterstock (1594752a)
Happy Days , Henry Winkler, Ron Howard
Film and Television

John Carpenter

Sì, dopo l’insuccesso di pubblico di Maps to the Stars, e dopo la morte della moglie, che l’ha segnato in maniera “chirurgica” come il suo Cinema “ginecologico”, Cronenberg ha deciso di non fare più film. E preferisce adagiarsi nella sua vecchiaia, ammirando i panorami sconfinati dei suoi capolavori, in una eXistenZ in cui è il demiurgo del suo ombelicale contemplarsi, sdoppiandosi in maniera metamorfica come Nanni Moretti di Caro diario, annotando il suo excursus filmografico senza pari in memoria autobiografica delle sue ossessioni metafisico-carnali.

Ora, del suo ultimo film ne parlai in termini amorevoli e ammirevoli, dedicandogli una recensione speciale nel mio libro a lui innalzato, ma forse non è onestamente all’altezza dei suoi lavori precedenti. Si nota una certa sciatteria, una stanchezza che da lui non ci aspettavamo. Ed è strozzato, paralizzato in un’asfittica dimensione del poteva essere altro. Lui che del Cinema “altro” è maestro alto.

Fatto sta che anche Carpenter, ch’eppure ha festeggiato le settanta primavere in tempi recentissimi, pare che ci abbia abbandonato, e forse nelle sue solitudini da Distretto 13 è preda del seme della follia del suo essere sempre in controtendenza rispetto a una società alla Essi vivono.

Noi soffriamo queste loro “dipartite”, piangiamo amaramente inconsolabili, perché i loro addii fanno mortalmente male ai nostri cuori di cinefili, desiderosi di abbeverarci alle loro genialità.

Intanto, Paolo Mereghetti, nel suo consueto inserto di Io Donna, con far supponente, saccente e stronzeggiante, stronca Joe Wright, ridimensionando la prova da Oscar di Oldman e definendola quasi una caricatura. Dà solo una misera stelletta e mezza a Darkest Hour, liquidandolo come agiografia patriottica con molte scene risibili.

Mentre osanna il Virzì americano, forse come Sutherland troppo innamorato di Hemingway nella sua vita da critico da Vecchio e il mare…

 

Come precedentemente annunciato, a giorni uscirà il cartaceo del mio nuovo libro, opera raffinata, meditativa ma al contempo avventurosa. Chi l’ha letto in anteprima sostiene che per 80 pagine non succede “niente” ma, si sa, i migliori libri e i migliori film sono quelli in cui, in effetti, non è che succeda granché, sino alla fine pirotecnica. Prendete Taxi Driver, è la storia un uomo che sta male, si affligge, è pervaso da tanti dubbi, è tormentato, come si suol dire, e alla fine fa il botto. Ma rimane un capolavoro, un colpo indimenticabile.

 

Sono andato a fare colazione, non ho mangiato la brioche perché ho lo stomaco a pezzi, miei pezzenti, ma ho gustato un cappuccino ben “calibrato” di giusta miscela fra caldo e freddo, come le “escursioni termiche” dei miei umori da uomo oggi di freddezza imparagonabile e quasi mostruosa, domani da generoso filantropo che bacia tutti.

Ma avrei una domanda da porvi. Solo a me capita questo? Quando sono al pc, non mi caga nessuno, appena vado in bagno a cagare, vengo bombardato da notifiche e messaggi su Facebook, e tutti vogliono parlare con me.

Appurerò… ah ah.

In verità, vi dico, sono un uomo brillante, imbrillantinato quando voglio fare il Fonzie di turno.

 

 

di Stefano Falotico

Sono l’uomo della pasticceria che beve il caffè solo se cremoso


26 Jan
APRILE, (aka APRIL), Silvio Orlando (center), 1998. ©Tandem Films

APRILE, (aka APRIL), Silvio Orlando (center), 1998. ©Tandem Films

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E scremo.

Sì, scemi, bisogna scremare e amare una donna Cremona, dandole un bacione al cremino. In quella cremosità, addiverrete al piacere bagnato, liquoroso di un godimento profumato di babà.

Sì, giovani angariati da dei papà oramai inariditisi, prendete la macchina e mettetevi in viaggio verso mete, dunque metà, su cui far montare… la vostra panna. Se, in autostrada, rimarrete in panne, chiedete al benzinaio dell’Autogrill come fa il “pieno” a sua moglie. Vi risponderà che son segreti “diesel”, che carburano di notte quando le mani si sporcano di “olio”. In quelle parole sagge, la macchina come per miracolo ripartirà di nuovo e vi condurrà dalla vostra bella, su cui potrete nuovamente “rombare” con accelerate di frizione, anche erezione, ben dosata, gustando il vero motore della vita.

Sì, bando al moralismo. Ne sa qualcosa James Franco, colpevole di essersi affrancato in zone erogene non consentite, pensando di farla franca. Non era assicurato e pagò di franchigia, essendo stato escluso dalla nomination all’Oscar. In compenso, potrà consolarsi, rimembrando come le sue belle statuine smaltarono di “oro colato” il suo membro, non dell’Academy, ma sicuramente poco “accademico” di troppo rischioso “sbandamento”. Diciamo che andò fuori dalle righe, ma centrò molte fighe.

Sì, di mio posso dire che mi associo a persone che mi compatiscono. Sì, è una buona associazione quella della compassione. Non si va alla Caritas, la gente ti vuole bene anche se ti maltratti, non ti giudica e non urla per carità. Sono caritatevoli e le donne, curandoti le ferite da infermiere, ti rendono “ferino” in nottate indimenticabili in cui unisci l’utile, cioè il medicamento un po’ da mendicante, al dilettevole, ovvero i letti in cui guaendo, eh sì, guarisci.

A parte gli scherzi, son uomo che consuetamente si reca al bar alle quattro e mezza di pomeriggio, gustando un caffè che, di mestizia amara, si scioglie zuccheroso nelle mie papille stanche di appartenere a un uomo senza palle. In quel momento delicato, l’aroma si fa prelibato, ne giova il palato e non devi darti al parlato. Sì, tutti vogliono che tu ti evinca, che ti “estrinseca”, che ottimamente argomenti, invece in quei silenzi “bagnati” la lingua ne gode da matti. Lo sanno le donne, che amano gli uomini di poche parole, anche di poca prole, a cui offrono “schiume” piacevoli come labbra umide in cerca di “effervescenza”. Per la serie evviva i muti che sanno come farle “cantare”.

Sì, la mia vita non è il massimo, ma mal che mi andrà rimarrò me stesso. Con buona pace di chi si sveglia la mattina per far la lotta al prossimo e poi si risveglia, però in punto di morte, capendo che ha fregato solo la sua anima da puttana che si è sempre svenduta ai soldi facili e al s(ucc)esso.

Stasera, dopo la cotoletta con le patate, mangerò un bignè. Tiè!

Voi invece dovete scopare… a terra! Ah ah!

Più che pasticciere, sono un pasticcione. Meglio di te, che curi lo stress coi pasticconi!

 

 

di Stefano Falotico

Meglio una vita da cani che Gatta(ca) ci cova


26 Jan

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No, non mi piace la felicità: la felicità non va bene, la felicità non dura. A me piace la depressione: la depressione dura di più, non ti tradisce…

 

È bello essere vivi! Ci sono tante cose che non si possono fare da morti!

 

Dal film di Mel Brooks.

 

Sollevate sempre dei polveroni, dovreste amare di più i film di Paul Verhoeven… e anche le cosce di Sharon Stone. In quel basic instinct, uomini, attingerete al piacere puro del bervi una bionda…

 

Amate la vostra vita così come un imprenditore ama i suoi affari. Sì, siate loschi e costruite abusivamente, tanto pagano gli altri… voi guadagnerete in ricchezza.

 

Gli avvocati sono diversi dalle prostitute. Ti “liquidano” anche se ti hanno (in)castrato.

 

Il mondo si divide in due categorie, quelli che sono dritti e quelli che non capiscono un cazzo, cioè gli eunuchi. Le donne sanno sempre invece come prenderti per il culo anche quando lì lo pigliano.

 

Sabrina Ferilli è come il buon vino. Più invecchia e più diventa rossa. La sua parrucchiera sa come far ubriacare i suoi capelli. Insomma, una donna osé molto rosé.  Usa poco il rossetto ma, davanti alle sue tette, arrossisci come lei.

 

I laureati pensano di essere arrivati. Sono invece soltanto all’inizio della disoccupazione. Nel frattempo, si spacciano per intellettuali.

 

I medici ti curano se hai bisogno. Se non hai bisogno, ti lasciano morire di fame. Al che, intervengono gli psichiatri e l’assistenza sociale. E le loro cure, vi garantisco, vi fanno perdere anche i capelli.

 

L’uomo è un essere semplice. Si accontenta di un lavoretto e di qualche scopata. Le donne più “raffinate” invece vogliono farsi mantenere. Nel tempo libero, fanno un lavoro “duro” con l’amante.

 

Woody Allen è stato accusato di aver abusato della figlia. Pensavo avesse abusato solo del suo cervello. Vabbe’, lui aveva già confessato la verità in Tutto ciò che avreste voluto sapere sul sesso… ma i giornalisti hanno osato chiedere.

 

La masturbazione non è un male. È un male se non hai le mani. E poi “viene” fatta coi piedi…

 

 

Aforismi del Falotico, uomo oggi normale e domani come Norman/Richard Gere.

 

 

Amate la vostra vita, non fatevi clonare, altrimenti dovrete gestire le emozioni di un’altra testa di cazzo. E, voi donne, non fate le gatte morte. Fate solo quelle in calore. Sono un uomo inimitabile, molti hanno provato ad assomigliarmi ma hanno sofferto di troppa genialità, e hanno preferito la loro follia.

 

E ricordate: fra me e un altro, scelgo una donna che mi scopi.

 

 

di Stefano Falotico

Made in Italy, altra zozzeria del Liga(bue), oh, per l’amor di Dio!


25 Jan

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Ecco, fine Gennaio 2018, e arriva nelle (multi)sale italiane il nuovo film di Luciano Ligabue, alla sua terza prova “registica” dopo averci ammorbato con Radiofreccia, concentrato giovanilistico di luoghi comuni casarecci, divenuto cult presso una generazione di emiliani nostalgici con la piadina romagnola nel cervello bacato quanto i pezzi di grasso della mortadella “bona”, e Da zero a dieci, altra “fotografia” cartolinesca all’acqua di rose, provincialissima di ricordi di vite insulse.

Ora, un film che è tutto un concept, un album(e) di buone intenzioni seppellite dalla sciatteria di un uomo senza talento, di cui estraiamo la biografia da Wikipedia, o meglio soltanto i natali e l’anagrafe, poiché dilungarsi sui suoi successi di canzoni belle come un incrostato cesso mi par irriguardoso nei confronti di chi è artista davvero.

Luciano Riccardo Ligabue, conosciuto semplicemente come Ligabue o Liga (Correggio, 13 marzo 1960), è un cantautore, musicista, scrittore, sceneggiatore e regista italiano.

Insomma, un factotum, esploso soprattutto negli anni novanta con le sue hit “paesane” di cosce e zanzare, di giovinastri che consumavano amplessi “caldi” come si sorseggerebbe della frizzante birra in bar goliardici, inneggiante all’amicizia bovara e anche bucolica (altro che Bukowski), (im)bevuta di cazzate, un rocker malinconico quanto una comare che, sfatta e obesa, rammenta il suo amarcord col primo guercio che la sverginò nella “sagrestia” dei peccati “veniali” da italiana “orgogliosa” delle sue bolognesità da “grassa”.

Insomma, un uomo oggi smagrito che aveva una bella pancetta, sì, e usava il “guanciale” ruffiano della “carineria” per insaporire i suoi ascoltatori fra un piatto di carbonara ed esistenze carbonizzate nel proletariato imborghesito su macchine Golf e fidanzate allocche con gli Swatch. Per la serie evviva la gnocca e le patate… di gnocchi, il tempo passerà ma viviamo queste passere… è tutto passeggero!

Sempre meglio comunque del suo quasi concittadino, però conterraneo e pressoché a lui contemporaneo, Carboni Luca, che leccava il culo agli adolescenti bucati… oltre che bacati.

Uomini, il Liga e il Carboni, che hanno saputo “imbucarlo” in modo furbo ai fessi loro fan, vendendo un sacco.

Il Ligabue, però, è stato sempre colpevole di presunzione. Non contentandosi dei soldi ottenuti, ha voluto anche, e qui lo condanno di superbia, dimostrare di saperci fare anche in altri campi… da cui Campovolo! Ah ah!

Da Comingsoon.it, estrapoliamo parte della recensione riguardante il suo “simpatico” Made in Italy…

Lambrusco e popcorn: non l’ha mai cercato di nascondere, Luciano Ligabue, di essere fatto di quelle cose lì. È fatto così lui, è fatta così la sua musica, è fatto così anche il suo cinema. Il lambrusco di quella schiettezza ruvida e rustica della provincia padana, di un’onestà semplice e un po’ sfacciata, di commenti e parole e sentimenti senza tanti fronzoli, detti e raccontati così come sono, e con magari in più solo un pizzico di frizzante ironia. Il popcorn, di contro, è quello di sapore un po’ artificiale, di quelle costruzioni un po’ ridondanti e retoriche che sembrano venire dalla smania per l’America, un’America ideale e idealizzata, da cinema appunto, più che dai portici, dalla nebbia e dal Fiume.
Il talento di Ligabue è sempre stato quello nel trovare un equilibrio tutto sommato stabile tra queste due cose – due cose che insieme di solito non è che proprio ci stiano benissimo – e di farne il filtro attraverso il quale ha raccontato, a modo suo, la realtà
.

Insomma, l’uomo di Correggio ha emesso un’altra “cinematografica” scoreggia.

Sì, date a Liga la birra Moretti e una bella morett(in)a e vi allieterà coi suoi racconti della buon’or(gi)a.

Che porchetta(ro). Per non parlare degli attori, la Smutniak, sempre più smunta, una che stava col Taricotto. E naturalmente di Stefano Accorsi, uno da gelateria del corso… eh sì, dopo aver limonato per anni la Maxibon Laetitia Casta, adesso fa di nuovo il cascamorto-finto cast(an)o nostrano. Sempre più stempiato, senza r moscia alla “francesina” ma con l’immancabile S schietta di SOCMEL!

 

 

di Stefano Falotico

Il mondo si divide in 3 categorie: Ordell, Melanie e Louis


21 Jan

jackie brownOrdell è il classico mariuolo arricchito, giaculatorio e padre-padrone, molto coglione, esemplare “altissimo” di uno che crede di aver capito tutto della vita e della figa e non ha capito un cazzo, nemmeno il suo cazzone, uno che ha sfruttato il fenomeno dell’immigrazione, fregando Salvini, per trafficare anche con la sua “arma da fuoco” alla Donald Trump, tenuta ben “calda” dalla sua gattina Melanie, ragazza zotica californiana da Red Hot Chili Peppers che ama smaltarsi le unghie e scambia una tamarra col mitra per Demi Moore, che detto fra noi come attrice è pure peggio di quella indecente comparsa ch’eppur fa la sua porca… figurina. Louis è uno che non ha molto da dire, spento, strafumato, disilluso, appesantito, rincoglionito, che ama guardare Piero Angela su Quark nelle repliche tardo-domenicali e ascolta le canzoni “meravigliose” di Domenico Modugno. La sua compagna nella vita potrebbe essere la conduttrice più attempata e mielosa di R 101, la radio buonista per eccellenza e piccantina solo nelle scabrosità da gossip casareccio, a cui offrirebbe la sua “esperienza” in campo di rutti e petarelli, intervallando le melodie “musicali” con qualche stronzata liscia come un cocktail col ghiaccio.

Immagino un dialogo a tre…

Melanie: – Secondo te, Ordell, Gary Oldman quest’anno vince l’Oscar?

Ordell: – L’Oscar, piccola, è una cagata filoamericana di quei bianchi politicizzati e non ha niente ha che vedere con Curchill. Cuciti la bocca, altrimenti ti tratterò come Greta Gerwig in uno di quei film del fidanzato hipster Baumbach.

Melanie: – Secondo te, Ordell, Woody Allen merita queste violente accuse?

Ordell: – Sinceramente, domani devo pagare la rata del mutuo di questa villetta, mia stronzina. Di quello che ha combinato l’uomo di Manhattan, ci penserà il sindaco di New York. Tu che ne pensi, amico Louis?

Louis: – Può darsi.

Melanie: Meryl Streep è sempre la Streep.

Ordell: – Sì, con molte rughe in più e il lifting alla Lilli Gruber. Tu che dici, Louis?

Louis: – Mi piace Tom Hanks. In Forrest Gump mi è piaciuto.

Melanie: – Philadelphia vi piace?

Ordell: – Il Philadelphia Kraft va che è una bellezza quando te lo spalmo sulla “cosina”, vero? Ah ah. Louis, sei d’accordo?

Louis: – La maionese Calvé è buona sulle patatine…

Melanie: – Oggi, vado dalla parrucchiera.

Ordell: – Sì, vai pure a tagliarti i capelli. Dì alla parrucchiera di tagliarsi i baffi. Louis, perché non ti tagli quei baffoni? Fanno merda.

Louis: – Sì, sì, li taglio. Me le taglio…

 

Il resto è una laurea in qualche facoltà per diventare uomini “facoltosi” senza grillini per la testa.

 

di Stefano Falotico

Il caso Rene Russo, la donna col caschetto della Warner Bros e della Metro-Godlwyn Mayer


21 Jan

Film Title: Two For The Money.

OUTBREAK, Rene Russo, 1995

OUTBREAK, Rene Russo, 1995

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C’è un’attrice particolarmente antipatica e certamente non molto talentuosa, che centellina sempre più le sue apparizioni sul grande schermo e che quest’anno è uscita con uno dei peggiori film dell’anno, una donna che mi ha sempre turbato, non so perché. Perché non si può dire che sia stata una strafiga ma non si può neanche dire che sia brutta, non si può dire che le sue interpretazioni siano leggendarie, anzi, le più sono insipide e scialbe, eppure è stata la partner dei divi più belli e rinomati di Hollywood e alcuni sostengono, e probabilmente sono ciechi, che sia una rossa fatalona decisamente sexy. È la madre di Thor e colei che fa ringalluzzire De Niro ne Lo stagista inaspettato, sto parlando della pimpante Rene Russo, una che dal cognome, raffrontandola alle sue fattezze fisiche, potremmo infatti pensare che sia originaria della terra di Stalin.

Andando a ben vedere nella sua filmografia, scopriamo come sia “ammanicata” in particolar modo a due major, le uniche case di produzione che la scritturano.

Insomma, l’enigma Russo non mi fa dormir la notte. Sì, lo so, voi italiani siete “coinvolti” nelle propagande elettorali, ma io a letto penso che codesta sia stata “eletta” per divenire una mezza diva fascinosa quanto un cappuccino senza schiuma, e attraente quanto la gallina vecchia che fa buon brodo… ah ah.

Russate pure, io sto sveglio e son sempre più in forma. Talvolta vado anche al bar René, ubicato in Via Zanardi, ove gusto un panorama periferico degno del mio essere un uomo Tin Cup.

Ah sì, è vero, fra poco ricomincia la TIM Cup, ex Coppa Italia. Povera Russia, no, Russo. Ha mai lavorato in Italia? E, russando, non si pigliano pesci. Ma Rene in Rischio a due, no, Gioco a due, prendeva “quello” del Brosnan.

Si acconcia quasi sempre di caschetto e ama gli uomini che ballano di casquè.

E qui casca l’asina.

Sulla folta chioma del mio dilemma, lemme lemme vado a mangiar le tagliatelle.
Insomma, ci sono le armate rosse, le arme letali, ma anche le amate russe. Ah ah.

VC_07811_R Rene Russo stars as Suzie and Tommy Lee Jones as Leo in JUST GETTING STARTED, a Broad Green Pictures release. Credit: Lewis Jacobs / Broad Green Pictures


Rene Russo stars as Suzie and Tommy Lee Jones as Leo in JUST GETTING STARTED, a Broad Green Pictures release.
Credit: Lewis Jacobs / Broad Green Pictures

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di Stefano Falotico

Halle Berry, magni-fica


18 Jan

Halle Berry

Ecco, uomini, siate sinceri e non nascondetevi dietro ipocrisie moralistiche da preti infingardi. Al di là delle teorie di Hegel, cosa rende l’uomo così reale e al contempo (ir)razionale? Certo, il lavoro forgia nella disciplina e nella “serietà”, ci copre di una maschera sociale che ci facilita nei rapporti sociali, perché l’abito fa sempre il mon(a)co, e le relazioni sono dominate dallo status…, anche se talvolta lo Stato facilita gli statali mentre gli operai, pur “operandosi” di appendicite e gastrite, non riscuotono soddisfazioni…

Ecco, a voi pongo questa domanda amletica, oserei dire. Specchiatevi quando, dopo una doccia, il vostro corpo ignudo vi ricorda che avete preso dei chili. Cosa vi comunica, istintivamente, la vostra bella o brutta nudità? Chiudete gli occhi e immaginate una landa fiorita in cui creature muliebri discinte giocano a far le amazzoni, inducendovi ad “acquistarle” su Amazon. Ah ah. Ecco, in questo eCommerce di anime sensuali, non sempre consensuali, e lo sa Harvey Weinstein, la donna stimola in noi pensieri ardimentosi, e l’ardore si fa calore? Se lei ve “la” concede, sì, e ascenderete a visioni paradisiache in cui vi sentirete (s)venuti.

Ecco, se poi questa donna ha le fattezze di Halle Berry, credo che dopo lo “svenimento” potrebbe esserci un ricovero di TSO, perché impazzirete e a questa mulatta vi allatterete di altri, anche se non “alti”, vogliosi capricci “immaginifici”, perché la Berry di pelle è colorata, e di vostre palle vi prosciuga in fantasie variopinte, “liquidamente” sciolte, tanto che l’espressione rimanerci secchi ha una derivazione “congenita”, molto genitale alla Berry, in quanto femmina di “bontà” assoluta, una donna che senza slip ci rende pipp’, e che avanza di sua passerona nelle passerelle rosse della vostra “scorrevolezza”.

Ciò che dico non è (im)pura sconcezza, ma presa di cosc(i)e(nza) immarcescibile, schietta e genuina quasi quanto il suo nudo pressoché integrale. Sì, dinanzi ad Halle la nostra moralità va a farsi fottere. Vidi uomini alla Billy Bob Thornton “impallidirsi” dinanzi nella Monster’s Ball del suo codice Sworfish, cari miei “pesci” e baccalà.

D’altronde, la Berry è Catwoman “abbronzata” che fa saltar i vostri pel’ nelle frasche… E il vostro “alberello” diventa fresco e tarzaniano di urlo della foresta… scimmiesco, al che non riuscite a contenere gli spasmi, la vostra virilità, fino a oggi “retta”, strabuzza gli occhi in direzioni di quel retto così scoperto, e “tutto” (di)vien rizzo nel “cespuglioso” vostro contorcervi e “torcerlo” di (auto)erotismo “per direttissima”. Voi, che avevate una visione giusta della vita, alla sua vista ecco che incominciate a distorcere ogni cos(ci)a, sì, davanti alla Berry anche l’uomo più morale prova un fisico “male”, ed è un (mal)sano pervertimento di ogni etica ero(t)ica dirimpetto a questa statuaria estetica molto gnocca. Non preoccupatevi, non vi è niente di aberrante nel vostro turbamento “degenerante”, non vi è nulla di nequitoso se vorrete viziarvi nel voyeurismo più sfacciato e impudico, sognando di esser in lei “rallistici”, se ambirete a voler esplorare le sue gallerie con “swing” di lingua molto jazzistica. Halle vi trascinerà negli unici tunnel da cui un uomo mai vorrebbe uscire, ma prima o poi tutti noi “schizziamo” e il piacere si disfa, però abbiamo “sgommato” e ci siamo “slegati” da quei grovigli psicologici che ci rendevano castrati.

Anche le persone più razziste, con una nera come la Berry diventano l’incarnazione esegetica dell’aver finalmente compreso la canzone The Wall. Ah ah, Halle è una che però ce l’ha pink come tutti/e, e rende “floridi”. Ah ah! Halle Alleluja!

Uomini, non siate casti, anche se appartenete alle più eleganti caste che nascondono alle persone in gamba, ah ah, la verità, basta che non siate pederasti, non vi è niente di male ad alzare il gomito… di “asta”.

Non è amarezza, solo ammazza…

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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