Archive for February, 2014

Alberto Sordi, I vitelloni – Lavoratori! By Falò


28 Feb

Su mia voce da Albertone nazionale, al motto di bandiera rossa cazzeggiante, ecco il celeberrimo sberleffo di pernacchio, quasi alla Eduardo, per poi schizzar viulentemente, davvero ecceziunale, da detonante Diego Abatantuono di noi altri! Ignoranti, sarete voi! Il nostro sfottò è memorabile!

La fine o la (s)figa di Robin Williams?


26 Feb

Testuale citazione, lettera per lettera, contro gli insegnanti di Lettere troppo boriosi, che spesso parlano per retorica, luoghi comuni e giudicano con la prosopopea da Dottor Balanzoni…

Se ti chiedessi sull’arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti… Michelangelo. Sai tante cose su di lui: le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il papa, le sue tendenze sessuali, tutto quanto vero? Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto… mai visto. Se ti chiedessi sulle donne, probabilmente mi faresti un compendio sulle tue preferenze, potrai perfino aver scopato qualche volta… ma non sai dirmi che cosa si prova a risvegliarsi accanto a una donna e sentirsi veramente felici. Sei uno tosto. E se ti chiedessi sulla guerra probabilmente mi getteresti Shakespeare in faccia eh? “Ancora una volta sulla breccia cari amici!”… ma non ne hai mai sfiorata una. Non hai mai tenuto in grembo la testa del tuo migliore amico vedendolo esalare l’ultimo respiro mentre con lo sguardo chiede aiuto. Se ti chiedessi sull’amore probabilmente mi diresti un sonetto. Ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile… non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi, sentendo che Dio ha mandato un angelo sulla terra solo per te, per salvarti dagli abissi dell’inferno. Non sai cosa si prova ad essere il suo angelo, avere tanto amore per lei, vicino a lei per sempre, in ogni circostanza, incluso il cancro. Non sai cosa si prova a dormire su una sedia d’ospedale per due mesi tenendole la mano, perché i dottori vedano nei tuoi occhi che il termine “orario delle visite” non si applica a te. Non sai cos’è la vera perdita, perché questa si verifica solo quando ami una cosa più di quanto ami te stesso: dubito che tu abbia mai osato amare qualcuno a tal punto. Io ti guardo, e non vedo un uomo intelligente, sicuro di sé, vedo un bulletto che si caga sotto dalla paura. Ma, sei un genio Will, chi lo nega questo…? Nessuno può comprendere ciò che hai nel profondo. Ma tu hai la pretesa di sapere tutto di me perché hai visto un mio dipinto e hai fatto a pezzi la mia vita del cazzo. Sei orfano giusto? Credi che io riesca a inquadrare quanto sia stata difficile la tua vita, cosa provi, chi sei, perché ho letto Oliver Twist? Basta questo ad incasellarti? Personalmente, me ne strafrego di tutto questo, perché sai una cosa, non c’è niente che possa imparare da te che non legga in qualche libro del cazzo. A meno che tu non voglia parlare di te. Di chi sei. Allora la cosa mi affascina. Ci sto. Ma tu non vuoi farlo, vero campione? Sei terrorizzato da quello che diresti. A te la mossa, capo.
(Sean McGuire/Robin Williams, Will Hunting – Genio ribelle)

 
Sì, credo che ciò, espresso nel film citato con Matt Damon e Affleck, premi Oscar per la sceneggiatura originale assieme alla consacrazione come miglior attore non protagonista (?) di Williams, coincida con la realtà…?
Assolutamente no.

Di mio, tendo alla fanfaronaggine da Hook di Spielberg, memore che Williams potrebbe far il doppio gioco bifronte perché voleva scoparsi Claudia Schiffer e invece s’accontentò, anzi, si dovette accontentare d’un cesso di moglie, che ultimamente gli ha pure consigliato male i film da interpretare.

Ora, da quant’è che non vediamo un bel film con Robin? Da molto. E non lo vedremo mai più.
Sì, la moglie l’ha castrato, l’ha spremuto tanto da provocargli persino un infarto. Da cui s’è ripreso a (s)tentoni e cinematografici tentativi fallimentari. Da cui il detto “buco nell’acqua”, cioè il cazzo ammosciato-mal ammogliato di Williams che scopa la moglie ma non gode, essendo la bagascia consorte già troppo alla(r)gata. Eh sì, la frustrazione induce a discorsi “elevati”. Prodighi a riportar il figliol prodig(i)o alla comune “normalità” da vitarella in “saccoccia”. Sì, quando non s’eleva di leva, che fu alleviante al godimento “penetrante”, l’uomo medio, abdicando al non poter tirarlo come un tempo temprato di erettile pimpante, s’inserisce “laureato” per ottenere la reputazione “immacolata” da santo a cui tutti applaudiranno, essendo più falliti e ipocriti di lui, sullo sc(r)oscio di tal mot(t)o perpetuo a prenderlo (in)consapevolmente nel didietro: “Bravo, psichiatra, lei sì che è in gamba, un grande”. Un “grandissimo”, ha tagliato il suo glande per far la figura del trombone. Insomma, non tromba come una volta e fa il samaritano coi salmi. Che salame… Eh già, caro Robin, il “salamino” piccante s’è addolcito nelle chiacchiere da cazzo fritto. E le ciambelle non (ri)escono col buco. Tutto zucchero filato, finissimo da uomo colto, erudito ed esperto, maturo eppur non più “duro”. Inflaccidito dal mieloso buonismo consolatorio che vuol curar le anoressiche da insalata e basta, quando invece dovrebbero mangiare della sana pasta, anche con un po’ di salvia come condimento, leggasi la “spruzzatina” del “peperone”, e non salviette come lamento, leggasi depressione a causa del “prosciugamento” senza il caldo, virile “prosciuttino”.

Applauso!

Di mio, confuto queste stronzate, e considero Elephant un film realista, mentre Will una minchiata buona ad acchiappar Oscar con furbizia inchiappettante a chi, appunto, gli va (di)dietro. Di mio, sono un genio che fa quel cazzo che vuole e un’altra volta è scappato, scopando meglio di voi.
Sì, fra una donna e l’altra presa per il culo, mi recherò all’ospedale “Lebbrosi di troppe carnose labbra”, ove Alba Parietti capì che il “filosofo” Bonaga la circuì per allestirle un tratta(ment)o alle gambe. Poi, la scaricò giustamente, lasciandola adesso tutta rifatta ad andar alle trasmissioni politiche ove fa la parte della suora.
Sì, di mio conosco l’enciclopedia a memoria e mi spiace per voi, ché siete tristi e rigirate le fritt(at)e nel “prendila così”… è una racchia ma devi “tirartela”.
Ciao.
Firmato uno stronzo.
Come vedete, anziché cambiare e togliermi la maschera, tolgo il mascara e le dipingo di mascarpone.

Ora, quanto detto contraddice il primo assunto a intestazione.
Perché sì. Perché oggi va così e domani, umorale, va là.
Cioè a fanculo.

Ove deve andare.

  1. La leggenda del Re Pescatore (1991)
  2. Risvegli (1990)
  3. L’attimo fuggente (1989)

Qui era un grande glande il nostro Robin. Dai suoi insegnamenti, Hawke arrivò a scoparsi Uma Thurman.
Poi, voltò da attore che si prese troppo sul serio, come Hawke, ed entrambi lo presero in culo.

 

Error code 39


24 Feb

Non vi va più il lettore Dvd-rom?

Ebbene, la risposta sta qui, è ancora la più valida.

 Nel caso in cui windows segnali che:

“Windows cannot load the device driver for this hardware. The driver may be corrupted or missing. (Code 39)”, ovvero che non è in grado di rilevare il lettore cd/dvd, la procedura da seguire per correggere tale errore è la seguente. Premetto che a seguito dell’applicazione di tale procedura potrebbe risultare necessario reinstallare i software di masterizzazione utilizzati; procediamo allora alla risoluzione:

  • Clicchiamo su Start—Esegui (o TW+R) e all’interno digitiamo regedit.
  • Cerchiamo la chiave:HKEY_LOCAL_MACHINE\SYSTEM\CurrentControlSet\Control\Class\{4D36E965-E325-11CE-BFC1-08002BE10318 
    • Controlliamo nella colonna di destra la presenza delle seguenti stringhe (nel caso in cui non vi fossero tutte e 4 non preoccupatevi):
    1. UpperFilters
    2. LowerFilters
    3. UpperFilters.bak
    4. LowerFilters.bak
    • Cliccate con il tasto destro su ognuna delle stringhe riportate sopra e selezionate Elimina
    • Riavviamo il pc e controlliamo su risorse del computer che il lettore cd/dvd sia nuovamente rilevato.

12 anni schiavo, la recensione di facciadibronzo.net, gestito da due idioti, come potrete capire, leggendo


22 Feb

Ho trovato, nel net, una recensione idiota di 12 anni schiavo.

Vi posto un estratto, che vi farà molto incazzare, come è giusto che sia.

“Voglio una vita esagerata, voglio una vita come Steve McQueen,” cantava Vasco, e sappiamo che non si riferiva al regista di questo film. Non solo perché al momento esiste un solo Steve McQueen che possa dirsi iconico nella storia dell’umanità, e non solo perché l’altro Steve McQueen all’epoca della canzone era solo un ragazzino, ma anche perché questo 12 Years A Slave di “esagerato” non ha molto.

Se volete ammazzare il cosiddetto recensore, replicate qui.

C’è un’immagine che mi sono fatto e che ogni tanto mi torna in mente. L’immagine è quella di una porta chiusa, la porta della stanza che contiene soggetti e sceneggiature pensati apposta per concorrere agli Oscar e, in questa stanza, 12 anni schiavo non ci starebbe male. Realizzare questi film significa aumentare di molto le proprie chance di partecipare e vincere, e allora ecco che tutti saltano a bordo volentieri, per un formidabile gioco di squadra che potrebbe migliorare la vita di parecchie persone. Nove nomination, e chissà che non ci scappi anche qualche statuetta il prossimo 2 marzo.

“Voglio una vita esagerata, voglio una vita come Steve McQueen,” cantava Vasco, e sappiamo che non si riferiva al regista di questo film. Non solo perché al momento esiste un solo Steve McQueen che possa dirsi iconico nella storia dell’umanità, e non solo perché l’altro Steve McQueen all’epoca della canzone era solo un ragazzino, ma anche perché questo 12 Years A Slave di “esagerato” non ha molto. Per molti il primo accostamento logico è sicuramente Django Unchained (quello sì esagerato, anche se vacuo), per via del tema della schiavitù dei neri in America, ma in realtà i due film non c’entrano quasi nulla l’uno con l’altro. Molto più vicino se mai è Schindler’s List, come meccanismo narrativo. Benché calato in un contesto storico e geografico molto differente, 12 anni schiavo sfrutta le stesse leve.

E, seppure tecnicamente ben realizzato e coinvolgente a un livello viscerale ed emotivo, complice anche l’ennesimo girotondo sonoro di Hans Zimmer, di questo schema di gioco si finisce per abusare con troppa facilità. Una condizione crudele mostrata con dovizia di particolari, un cattivo monodimensionale, collerico, schizzato e demenziale che polarizzi tutto l’odio e lo sdegno del pubblico fin dal primo battito di ciglia (là era Ralph Fiennes, qui Michael Fassbender, terzo giro di bevute per lui e McQueen), e il ritmo cadenzato dagli scoppi di collera e relative frustate e altre torture assortite. Ci sono anche un paio di riprese statiche e lunghissime sul protagonista, Chiwetel Ejiofor, di quelle pretenziose al punto giusto.

Non c’è da stupirsi quindi se, con queste premesse, il film funziona, ma non va molto oltre. Anzi, funziona proprio come effetto della poetica senza sfumature di cui è irradiato, dell’immediatezza e rozzezza della scrittura, dell’esibizionismo gratuito della violenza. Non un lavoro di fino, anche se qualcuno potrà obiettare che un tema brutale vuole una rappresentazione altrettanto brutale, ravvisando in questa equazione un picco di mirabile autorialità. Buon per loro, io rimango scettico di fronte alla monotonia e alla prevedibilità conclamate, ma ancora più scettico davanti allo stuolo di riconoscimenti che potrebbero derivarne, anche se a queste cose ormai dovremmo essere avvezzi da anni.

Per mia fortuna, i discorsi sui premi e i festival li valuto meno di zero quando si tratta di capire la reale qualità di un’opera, sono solo considerazioni di circostanza, più attinenti alla percezione della gente e alle dinamiche dell’industria, che alle volte il divertimento passa anche per la statistica. Al netto di tutto ciò, faccio fatica a immaginare che il film di McQueen possa resistere nel tempo e nella memoria molto a lungo, ma magari mi sbaglio.

 

Artù vs Ginevra


19 Feb

Quesito serale: la città Ginevra è secondo voi meglio dell’omonima moglie di re Artù che, peggio di quelle di Praga, scopava la “spada” di Lancillotto con Percival a regger il moccolo del Sacro Graal nel cul’?

Lungo preambolo, “fuori tema”, per arrivar “lì”…

Detta fra noi: Ginevra, la città, è più piena di zoccole della medesima da “Tavola Rotonda”

Quello che leggerete è il mio sfogo dopo l’ennesima sua corna.

Il gigante nella vostra valle di lacrime, il ritratto per voi angosciante di un’attanagliante realtà sociale a cui porgo le condoglianze e un sorriso di marc(i)arlo in maniera non futile bensì funebre…, a me il “Sole” felice…

Il gigante nella vostra valle di lacrime, il ritratto per voi angosciante di un’attanagliante realtà sociale a cui porgo le condoglianze e un sorriso di marc(i)arlo in maniera non futile bensì funebre…, a me il “Sole” felice…
… assediato dal vostro turpe, laido, barbarico scioglimento in carni alla brace, che vi dimesticate ad addomesticare pudicamente, com’è cosa buona e giusta, ma poi bruciate nella solita, diabolica, perseverante, sempre a voi ficcata, in modo (indele)bile e dolentissima, (s)fighetta del seder vicendevole di cene da criceti cretini, a mandibole sbrananti l’anima che oramai, persa e imputridita, v’affannerete inutilmente a raccattare dal pozzo nerissimo della vostra lercia immondizia sudicissima, bisunta e cosparsa soltanto d’una morte all’esservela perpetrata nel smarrir l’essenza più vera, posso superbamente elevarmi in t(r)ono a predicatore di tal non avallar più le (bis)lacche sporche della vostra “brillantina” assai a me ormai nauseante per effetto dell’esagerata, artefatta carineria. Sì, alla cremeria, io lecco i gelati che siete, succhiando il limone di tanto sempre vostro acidulo retrogusto amaro. E gustosamente vi sgranocchio per inorgoglir maggiormente il mio mangiarvi di “biscotto”.

Trastullandomi poi, con occhi permeati di malinconia sana, a giudicar voi stravaccati in mie eleganti gambe accavallate. Odo i vostri reflussi gastrici che irriteranno, reiterando d’altro cannibalismo di voi frivoli divoratori sterili, i fegati già marci dell’aver “golosamente”, per (rac)capriccio di troppa fame sconcia e d’indecenza losca da bugiardi però con la b(r)ava alla bocca di “fragola” su pettinatura “impeccabile” come si confà alla vostra fanfaronaggine del farvele in (cioccola)teschi abit(udinar)i dei tuorli d’uomo nell’uovo delle strapazzate, una visione che, tetra, vi sta intristendo quanto rallegrando gioiosamente.

V’avvertii a cosa sareste andati incontro. Soltanto a chat d’incontri virtuali che vi sfamano quanto una sega mentale. Ma vorreste sedar me per tapparmi nell’illusione impossibile di potermi rimpicciolire a vostra ridicola immagine e somiglianza da (n)ani.

Al che, spalancandomi al vostro “amabilissimo” mondo, dall’alto del mio pulpito da saggio del monte, che ride nel (non) costernarsi di rilevare a quanto ammontano i danni delle vostre mentalità da sociali “montatori”, afferro per le corna un daino e da cerbiatto scopo i Bambi…, non radendomi la barba ma piluccando le Barbie al fine di (s)fotterle per pura sfacciataggine stronza, su ritmo del digradar nelle vostre valli da (in)validi.

E, valicando le vostre “erbette”, sradico a pelo irto e da orso, le donzellette delle campagne su giochi erotici d’apnea in stile libero, anche a dorso e sempre principe contro le rane a miei birbanti (ran)occhi, cari rachitici e allocchi.
Oggi, siamo afflitti dai nerd, razza che va estirpata perché vorrebbero addebitarci, peggio degli strozzini più impuniti, duri e ostinati, la lor concezione sfigata.

Essi adattano il mondo alle proprie (in)capacità, chiudendosi a ricci per contemplare Guardians of the Galaxy.

Io so solo che ho sempre preferito annusar le gatte al film Gattaca.

Rimango comunque non adatto. Però m’allattano. Da quei capezzoli rigogliosi, “inalbero” il mio furore, che voi vorrete spegnere da Fuhrer, nel vivandare e vivere come Nosferatu, (soddi)sfatto dei vostri funerali.
Ecco lo stuf(at)o.

Ora, Ginevra, estrai “Excalibur” e ficcatela rocciosa.

A voi sembra una regina degna di cotanto primo cavaliere?

No, è una zoccola.

Hollywood sex, Mickey Rourke


19 Feb

I miei problemi di re(l)azione non sono sorti quando non piacevo alle (ra)gazze, per vi(t)a della mia indole “refrattaria” di lui “ritirato”, bensì quando, piacendo, furono cazzi amari e gatte… da pelare, comunque “innanzitutto”… (s)tirante…

A petto in fuori e pancia dentro, vorrei scagionarmi da ogni infondata accusa d’omosessualità.

Sì, so di esercitare un fascino “accalappiante” involontario sui maschi della nostra specie bipede col “cavallo” in mezzo a “terza gamba” d’entrarti sghembo nel didietro, ma ribadisco che sono etero, non so se “inte(g)ro” e preferisco i baci alla francese al fondente dei Perugina. Ora, vi chiederete: che c’entra quella marca con le “inclinazioni?”. Mah, io so che nella mia esistenza ho visto mangiare i Perugina soltanto dai “cherubini”. Mai fidarsi delle facce d’angelo, quelli ti pappano “ingurgitandolo”.

Al che, dopo tale riflessione “serissima” come un’indigestione di mascarpone durante il pranzo di nozze del Principe d’Inghilterra, debbo anche ammettere che prima me la spassavo di più.

Insomma, fotografavo spensierato gli uccelli… dal terrazzo e poi scoprii di esser osservato maliziosamente dalla vicina dirimpettaia, una passera su cui non bisogna passarci sopra di troppa “facilità”. Sì, la vicina sembra timida nella stanzetta mirante la sera tramontante, ma vorrebbe che di “chiave” le sbloccassi la serra(tura) come una libellula ululante. Sì, la conosco, a me non l’ha mai raccontata giusta. Voleva darmela anche per via “telematica” con stampe in fax repellente, su formato recapito da “Capito cosa voglio?” in maxizoom lì a sua focale, ma io spingevo… solo off e non suonavo di drin drin il suo grilletto. Cercasse un altro “pistolero”, il mio pistolino deve star nella fondina per sparare solo se lo richiede la mezzanotte di fuoco.

Sì, debbo dire che la mia adolescenza fu molto “movimentata”, un (tram)busto. Tran tran, (non) tirando. Come si suol dire, trascorrevo le mie giornate a letto… perché ero depresso mentre i miei coetanei premevano quelle malinconiche al fine di ringalluzzirle e poi spedirle in manicomio appena avessero fatto pressione di spo(s)sarsi. Si sa, una volta rese (s)fatte, iniziano a chiederti giustamente soldi. E i maschi non danno più Nu(te)lla. Una volta avuta, chi si è visto e un sal(u)to… per quelle… che soffrono di manie suicide, vero?

Da quando invece, compresi il fascino mio da maledetto “intoccabile”, me lo toccai ancora di più per saturazione.

Sì, il motto è farsele a più non posso. Meglio chi fa da sé fa per tre.

Fidatevi, lo prenderete in culo. Come la metti la metti, te lo metteranno…

Adesso, vado a mangiare un cioccolatino…

De Niro, Lady Gaga e Mariah Carey al Jimmy Fallon Show


18 Feb

Nicolas Cage al politecnico di Bucarest


17 Feb

Nic Cage è meglio di Eco Umberto


17 Feb

Michael Mann non girò Frankie Machine e io invece sto scrivendo un libro sul grande, redivivo, enorme Nic Cage, alla faccia di Umberto Eco e delle sceme semio(ti)che

Sì, parto col dire che Eco è un idiota. Ora, lo so che posso sembrare provocatorio e basta. No, provoco e “punto”. Così la penso e tal mio pensiero non si sbloccherà dall’aver decretato divinamente il mio insindacabile verdetto. Reputo “Il nome della rosa” un libro di un certo fascino, più che altro furbo seppur scritto con impeccabile stile, sebbene molto tronfio e compiaciuto in numerosi punti (di sutura alle mie palle), da trascurare, di pedante mania descrittiva e imbellettante d’inutili orpelli estrosi quanto boriosi, da maestro in cattedra nel far sfoggio, peraltro a torto poiché io son più colto e maggiormente raffinato, del suo prosaico eloquio.
Giungo quasi alle mani con uno su Facebook per tale screanzata quanto (in)decente dichiarazione. Ma me ne frego altamente. Tolto questo romanzo, anzi togliendolo a metà, io avrei tagliato quasi cento pagine logorroiche e oggettivamente noiose, il resto son saggi da trombone dell’aria fritta del suo “scibile” da porco panzone.
Su YouTube, invece, ai commenti di “Jenny è pazza” del Blasco, “infilando” un (im)pertinente “Vasco è un coglione”, debbo chiamare la flotta navale per salvarmi dal bombardamento inaudito e assai “impudico”.
Ma poi, chiarita la questione “mondiale”, ritorno nello spazio “Commenti” e scrivo che chi ascolta Rossi è da no comment. Quindi, posto il mio bavero alzato di screenshot fiero di tanta mia sintetica prosopopea da giusto e imbattibile stronzo. Per di più, aggiungo, non soddisfatto, che chi ascolta Rossi è un frustrato necessitante di alibi lamentosi per rammendare la (mezza) calzetta del suo cazzone. E inserisco il mio dito medio, forse un’escrescenza “dotata”, modificando il video con un programmino “speciale” da Fight Club.

Qui, sarò odiato a morte dal Federico Frusciante. Ma ieri ho iniziato il mio prossimo, particolare e insolito saggio. Dedicato a Nicolas Cage, del quale traccerò il suo excursus filmografico, svelandone le perle più nascoste, sviscerando anche i suoi ruoli meno celebrati eppur per me geniali. Non scherzo, bestemmiatemi pur contro, nel dir ardendo che il suo Cameron Poe di Con Air, ad esempio, è una creazione attoriale di fervido, gran colpo. Trascurando alcuni Bruckheimer commerciali, Con Air conserva ancora un fascino malsano da guilty pleasure incommensurabile. Una vetta del Nic schizzato e folle che mi rapisce su sua canottiera più muscolosa di Bruce Willis, meno carismatica ma forse più sudata. Come una carriera discutibile eppur, per molti tratti, energica, variopinta, pindarica e di tutto enorme rispetto. Se volete trucidarmi, sfodererò il ghigno cageaino più furbescamente androgenetico in suo androide di alopecia, e sbroglierò la ma(ta)ssa delle doppie punte, anche di chi, spesso a torto, contro il nostro Nic si impunta.
Questo è comunque un estratto, a dardo di mie frecce alla carriera di Nic, arco fra voi porci che ingiustamente lo criticate “a bestia”… ma continuate solo a far le passeggiatelle sotto i portichetti, fischiettando alle (o)carine.

Occhio, ochette. Da oggi, bisogna vederla, ah ah, di ottica alla Falotico, miei ottici.

Son cazzi vostri. Anche in mezzo.

A vent’anni, ho scoperto di essere Nic Cage/Sailor Ripley con la faccia da culo di Matt Dillon e da allora, riesumato nell’anima, nessuno mi ha fermato, nemmeno l’irremovibile Sturm und Drang di me stesso che ora recita…

Sì, dopo un’adolescenza inghiottita dalla follia mostruosa di adulti repressi, che vollero circuirmi alla loro visione deformante da bavosi materialisti, svenni, rinsavii e piacevolmente precipitai angelico in un altro sogno diabolico, più grande e fragile quanto un incubo a occhi aperti, che è la vita nelle sue diaframmatiche ombre lancinanti, a spirituale palpito abissale immerso per sempre nella memoria eterea della vita universale, tutta eterna. Fremente quanto Satana ebbe la virtù intrepida di ribellarsi al Dio delle carneficine, un idiota (in)sensibile che donò all’uomo il libero arbitrio per illuderlo e mangiarselo vivo. Fregandolo del suo Paradiso, cioè la potenza del suo cazzo stampato in iridi frenetiche, rabbiose, sempre irrequiete, cristalline nei furori che la coscienza bugiarda vorrà sempre ammansire nella loro “densa” libagione da cuori rubati. Sì, sottratti negl’inganni del tutto fotterli l’un l’altro alla ricerca folle d’una salvezza impossibile… peni penosi.
E la mia fisionomia s’incendiò sempre più, ora dopo ora, laddove l’abbandonai e, macellata da codesti bifolchi, inneggianti soltanto alla “veloce”, quindi terrorizzante, “ragione savia” dell’adattarsi al porcile, si plasmò allo stronzo di classe per antonomasia, il grande Matt Dillon, un talento sprecato ma che non impreca, perché oggi è un Bukowski come mamma l’ha fatto, bestemmiandolo dall’utero, conscia che dalle sue cosce stava uscendo una merda, e molto probabilmente sudando il suo uccello da bastardo senz’alcuna remissione. Il sudario! Io (non) me la sudo. E la lecco al sugo! Egli, cioè me, il caramello, lo intinge nell’acqua benedetta su “cera” gocciolante sperma maligno in se(g)no della croce imprigionato alla figa della Madonna…, sussurrando fascinoso e irresistibile un desiderante, asmatico, spingente pompino perfetto ingravidante, accolto in “sacro”, vero sverginamento che nessuna puttana normale potrà dargli, il “plagio” cristologico, dunque salvifico e rudemente traditore delle moralità fritte, dello spalmarglielo fra le mani, offerto in mendicanza alla faccia dei poveri cristi.
Quindi, dopo averlo scrollato, così come il parroco dà l’estrema, placida “unzione”, consapevole che l’aldilà è stata una bugia incredibile per fregar i coglioni di tal truffa che è l’umanità, mangiando a sbafo i polli arrosto da mantenuto in tonaca dell’asservimento pecorone, Matt continua da “matto”, masticando un’altra patata prima di crocifiggerla perché tenebroso nel suo Lucifero sadico e alle donne torturante. Perché “lo” vogliono ma lo “colgon” solo a (t)ratti. Molto fragrante, mai in flagranza di rampa di lancio e patta slacciata.
Egli l’innalza da puro… (co)dardo, fiammeggiando col suo amico di Rusty il selvaggio, Sailor del Cuore…
Sì, questo sono (sempre stato) io, e ora “la” vedo con chiarezza, tornita a mio “tor(ni)o” che, vellutatamente, l’alliscia e la stuzzica, d’incazzature l’arriccia…, ah ah, perché è dotato oltre ogni umana “misurazione”.
Nel culo, v’inglobo in “gloria”.
Quindi, dopo averne “schiaffeggiata” una e sderenata una cameriera, Matt Dillon/Nic Cage sale in macchina, borbotta di cintura di sicurezza astringente su suoi addominali inquieti da peti leggeri, e scarabocchia la strada su attraente, imbattibile, sbattente carisma.
Fermandosi a una stazione di servizio, pisciando in testa al benzinaio panzone e carburando di tutte gomme, quelle che glielo fanno esplodere.
Delle ragazzine a lor boccucce e a suo stallone.
Ciao.

Che c’entra Frankie Machine?
Frank Machianno era uno richiamato in affari sporchi per scoprire che lo volevan far fuori.
Lui, senza cagar la mossa, li fotté.

Tornando ad Eco, ecco.

Io sono il becchino.

Ma nessuno scopa così come me i buchini.

Questa è la ros(s)a.

Salutami a sorrata!

Firmato Stefano Falotico. Assonanza di rima baciata e trombata, di echi sonori alla faccia di te, scemo da semiotica e da fidanzata scimmia.

Questa sì che è musicalità della parola. Ora, abbassati e succhia di ritmo onomatopeico.

  1. Il nome della rosa (1986)
  2. Con Air (1997)
  3. Rusty il selvaggio (1983)
  4. Il genio della truffa (2003)

 

The Jackal


17 Feb

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)