Archive for June, 2017

Al Modena Park, si celebra il “Blasco”, e mi vengono forti dubbi sul suo “fenomeno”


30 Jun

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Ieri, mi trovavo, alle otto di sera, minuto più minuto meno, nei pressi della gelateria Voglia Matta, anzi, ero “ubicato” proprio nel suo “laboratorio”, avendo ordinato un “comodo” gelato al gusto di stracciatella e nocciola. Mentre la signora me lo stava “confezionando”, dai vetri, dall’uscio diciamo, ho origliato una canzone di Vasco Rossi, e poi ho udito la voce di una squinzia che, “approcciandosi” al suo “porcino”, gli ha urlato nelle orecchie: AHOOO! WOWWW! Dopo DOMANI A MODENA C’è il Concerto del COM! E ANNAMO!

No, abito a Bologna, e il concerto si terrà nella patria dei tortellini ma la sua esclamazione “entusiastica” aveva un sapore romanesco di “annata”. A Napoli cantano “Annarè” e tutti sono andati, in queste ore, appunto a Mòdna, detto in dialetto.

Questo re(o) dei provinciali del Rossi ha totalizzato già un incasso da cardiopalma, paragonabile quasi a Woodstock, e duecentoventimila spettatori, molti forse non paganti, eppure del suo “credo” religiosissimi e non pagani. Filistei di quest’uomo nato nel comune “denuclearizzato” di Zocca, classe, molto “volgare”, del 1952. Un uomo seguito accanitamente anche ora che ha superato abbondantemente la sessantina e a dire il vero si avvicina ai settanta. Un uomo che, a dirla tutta, non si può dire che sia mai stato bello, oggi è peraltro molto “pelatino” e con una pancia “abominevole” mal dissimulata da canottiere “spaccatutto”. Eppure in Italia immarcescibile continua, persevera, insiste oserei dire, (nel)la sua marcia inarrestabile. Che non diminuisce anzi pare accrescersi di generazione in generazione, da decenni or sono è insomma seguitissimo. Ma com’è spiegabile tutto ciò?! Alcuni lo definiscono il più grande “artista” della musica italiana contemporanea di oggi, un oggi che pare infinito perché dura dagli “albori” dei settanta, sì, quasi come la sua età. Quella canzone alla radio, ascoltata dalla squinzia, forse non era la vita spericolata, ma in Tv, a celebrare il suo “mito”, ecco che spunta l’uomo “roxy bar”, cioè Red Ronnie, uno che nonostante tutto invecchia con “arguzia” perché sta sempre in mezzo ai giovani. Eppur decade!

Le canzoni del Blasco, come è stato più volte “ribattezzato”, sono, soprattutto quelle degli esordi, innestate su amori popolari, gridati, sbattuti in faccia e anche facenti uso, alquanto “perentorio”, dell’allusione smodata alla figa. Eppure quest’uomo, non certamente laureato a Oxford, piace, sa di “figo”. E fa le sue porche figure.

Insomma, sono perplesso, ma forse hanno ragione quelli che l’acclamano, le ragazze che dinanzi a lui si smutandano.

Parafrasando una vecchia barzelletta, che c’entra come i cavoli a merenda, in questa mia “disamina”, sono Bond, James Bond, mentre il suo nome è Epp, Giusepp’.

Lo so, è una cazzata, ma nella vita piacciono i cazzari.

Mi tengo le mie freddure, con tutta la “stima” per il Blasco, di cui non apprezzo onestamente, personalmente, la sua musica “calda”.

 

di Stefano Falotico

 

Sì, il Vasco è un uomo alla Ovosodo, fra commesse frustrate e i rimpianti delle casalinghe che una volta spingevano!

 

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Il miglior complimento, “componimento” che possiate ricevere è di essere un po’ matti


28 Jun

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L’appellativo di “cappellaio matto” è quanto di più “elegante” un uomo, anche una donna, possa ricevere in vita sua. Non gli si è detto che è scemo, ma di “soffrire” di qualche “turbamento” mentale di troppo. Insomma, si viene paragonati ad Artaud, a Burroughs, a Jack Nicholson, a David Lynch, una bella compagnia di uomini barfly.

Se oggi arriva la notizia che appunto Nicholson tornerà in “scemo”, scena, per il rifacimento di Toni Erdmann, avete di che gioire uomini “picchiatelli”. Non venite omologati alla massa né annessi a quei porcellini che hanno solo la fighella in testicoli, in testa. Un’umanità, questa, alquanto repellente e cagionatrice di false competizioni. D’altronde, l’indottrinamento alla cosiddetta, triste normalità avviene sin dalla più tenera età, quando quei “batuffoli” di bambini, col loro carico di tenerezze, vengono redarguiti, sgridati, “ammoniti” da insegnanti boriosi, presuntuosi, arcigni, maligni, uomini e donne con una vita logorante alle (s)palle, che svolgono il loro lavoretto “punitivo” per portar a casa la pagnotta. Pane e pene, insomma…

Di cosa io mi occupo? Di disoccuparmi. Sebbene gente malvagia voglio incasellarmi in sche(r)mi comuni, non mi mummifico in tali arbitrarie etichette, e viaggio per lidi lindi di pure nostalgie, di fantasie prelibate, semmai anche alate, ben conscio di essere geniale e di aver sorpassato molti precetti, ricette e “ricotte” del vivere normale. Adesso è il tempo, in quest’estate vanagloriosa, in cui l’uomo medio si reca al mare a farsi il bagnetto, se è una lei sognando di farsi il bagnino. Sì, questi si bagnano sempre, invece io sono un corvo in cui piove per sempre.

Molta gente, non dandosi una ragione di come spesso io (s)ragioni, sebbene faccia dei bei ragionamenti, vorrebbe rendermi un ragioniere. E, quando “fallo”, mi dà patenti fantozziane. Insomma, sono uno scapolo e non un ammogliato, e spesso non “lo” metto a mollo, mollandone qualcuna quando non “la” digerisco.

Uomini mediocri, siate infelici nelle vostre istruzioni per l’uso, di farmaci antidepressivi pure abusate, mentre io ordino un altro caffè, facendovi le corna mentre mangio un saporito cornetto.

di Stefano Falotico04070423

L’invidia, creatrice di malessere, anche (a)sociale


26 Jun

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La classica citazione condivisa…

L’invidia è la religione dei mediocri. Li consola, risponde alle inquietudini che li divorano e, in ultima istanza, imputridisce le loro anime e consente di giustificare la loro grettezza e la loro avidità fino a credere che siano virtù. 


Attraversano la vita senza lasciare altra traccia se non i loro sleali tentativi di sminuire gli altri e di escludere, e se possibile distruggere, chi, per il semplice fatto di esistere e di essere ciò che è, mette in risalto la loro povertà di spirito, di mente e di fegato
.

( – Scrittore spagnolo – Da “Il gioco dell’angelo”)

 

In verità, pur condividendo appieno le frasi di Carlos, non ho bisogno di Zafon per comprovare tali verità anche perché, avendo superato certe “banalità”, mi do a letture più “nervose” e forse veritiere come Corruzione di Don Winslow.

Diciamo che, in virtù di molte mie superiorità, che mi crediate o meno, non conosco la parola invidia. In passato, gente miserabile, per sporchi giochi meschini, mi affibbiò patenti di malato di mente e, costringendomi poi a reazioni per tale lor assurdo, crudele atteggiamento, volle giustificare l’assunto, quasi arrivando a “certificare” che in effetti ne fossi “patito”.

Etichette alquanto disturbanti che, col tempo, sempre più progredendo, si stanno ritorcendo contro chi le aveva “studiate” e architettate, a ragion veduta della sua pochezza d’animo e del suo “cuore” assai pusillanime, ingeneroso, questo sì da prendere poco seriamente ed essere eccome se adducibile di disturbi psichici. Persone di rara bassezza, sulle quali è meglio non stare a sindacare, usano ogni “arma” e parola detta per altre accuse e capi di “imputazione”.

Nella vita, amici della congrega, se non starete a regole “basiche” di un viver appunto mediocre e ipocritamente “tranquillo”, se direte la vostra con estrema ingenuità e dunque purezza, sarete bistrattati, emarginati e coperti dei peggiori appellativi. Perché stili di vita “autoctoni”, indipendenti dalla macchina (a)sociale castratrice e capziosa, non vengono ben sopportati e sono oggetto di feroci critiche, in questo angosciante gioco al massacro ove tutti vogliono “trionfare” alla ricerca di un’effimera, mentitrice felicità a base di successi, sesso facile, disprezzo del prossimo, piccinerie arriviste per far carriera e, come dico io, cerniera.

Mi conservo la mia “piccola” cernita di persone che mi apprezzano e rispettano il mio Falotico senza chiedergli nulla in cambio, se non sinceri sorrisi e affetto disinteressato. In questo mio esser attaccabile, ricattabile, vilipendibile, ricevetti anche quest’offesa: essendo io lo scrittore di molti cavalieri, qualcuno “proferì” tal stronzata, cioè che anziché scrivere quello di San Pietroburgo dovrei allestire Il cavaliere di Roma Nord, offesa in cui è “implicitamente”, palesemente esplicitata l’allusione al fatto che sarei un “poveretto”, un accattone e ancor peggio un puttanone. Parole assai mendaci, figlie del fallimento mentale di certa gente, che continua, non si sa come, a strisciare nell’invidia.

D’invidia ne soffre, cioè ne è “sofferto”, anche il mitico Frusciante. Molta gente lo attacca, adesso che Federico espone con rara lucidità la sua passione per il Cinema. Gente che gli dice che, se è così bravo a capirne…, dovrebbe avere il coraggio di farlo, il Cinema, non solo di disquisirne. Ma Frusciante, come me, lascia che tali insulti via fruscino.

Insomma, tutto sommato, cari somari, quelle son squallide vitarelle.

 

di Stefano Falotico01374809

 

Non ne avevamo abbastanza dei giornalisti finti, adesso anche quest’oscenità dei Thegiornalisti


22 Jun

 

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questa nuova canzone che, senza dubbio, in quest’Italia da sempre povera moralmente, diverrà un assoluto tormentone, con tutte le fighette, come se poi non ne vedessimo abbastanza in questo sconcio video, sconcio non perché volgare ma perché ruffianissimo, che ballano, leccando gelati e sognando “in cuor loro” di leccare anche “qualcosa” di più bollente, qualcosa eretto come un ombrellone a mezzogiorno, nella calura delle sudate piogge “là sotto”. Ebbene, dopo essersi creati una certa fama di cantanti indipendenti, con un paio di ritornelli azzeccati, e dopo averci ammorbato con le sigarette ah ah ah, tornano Thegiornalisti, sì, si scrivono così, in questo clip in cui fanno il verso a Baywatch e, nella patina disincrostata di riprese di maniera, svolazzanti sui culi, ci fan capire che i la la la piacciono alle masse, abituate a riprese feticiste su piedi sporchi di sabbia e ad altre “amenità” di sorca.

Un bello schifo.

Primo giorno d’estate, esame scritto di maturità, che grande sciocchezza, che tragico inganno alle coscienze giovanili


21 Jun
Pictured: Captain Jack Aubrey (RUSSELL CROWE).

Pictured: Captain Jack Aubrey (RUSSELL CROWE

Sì, non si può dire che io sia un ritardato. Nei giorni tranquilli di mia euforica baldanza, la mia mente, saggia e articolata come un leone nella savana, reattivissima agli stimoli, intelligente più di un pappagallo non drogato, ragiona di grandi e profondi pensieri e s’inerpica nelle vie, vivaddio, deliranti della prosa poetica, arrampicata com’è alla selvaticheria savia del mio an(s)imo vitale. E il mio corpo non è quello di un vecchio, di cui però comprendo le amarezze, né mi si può annettere ai “giovani”, perché essi mi paiono tanto incoscienti quanto così volgari, presuntuosi, “untori” e violenti nelle loro ideologie “scostumate”. Ma i miei ormoni, ancor pulsanti, non riescono a sganciarsi da pene…

Vedo giovani vecchi parlar di Cinema in modo pretestuoso, malamente ambizioso, e sfogliano soltanto enciclopedie di un sapere nozionistico che poco s’addice alla mia indole curiosa eppur sempre suscettibile di dubbi. Nelle perpetue incognite mi riverbero e ogni giorno mi “paio” ignorante, perché l’apprendere non ha mai fine e in questo salir-scendere non mi appendo alla ricerca di stabilità sia emotive sia cerebrali.

Ma, tornando alla maturità, cari Caproni, che significato hanno o possono avere gli “elaborati” sul lavoro nella società contemporanea e sulla robotica, se i giovani ancor non lavorano e credo non abbiano mai letto Asimov? Tutta una tremenda sconcezza, in cui i giovani pensano che, oggi “penando”, avranno un domani migliore. E zotici, insipienti questi insegnanti piccolo-borghesi che già li reprimono in burocratiche “adultità” dello scibile. Sì, che brutta stirpe, il cosiddetto “insegnante”. Che poi non si sa bene cosa insegni, cosa redarguisca, cosa premi, se non il perbenismo plebeo, la già rigida compostezza oserei dire “carabinieristica”, “pulizie” della mente al servigio dello Stato. Crescono e poi vanno in pensione, dopo una vita passata sui b(r)anchi, e si riciclano semmai attori di “teatro”, per patetiche, parrocchiali recite dei loro furono Mattia Pascal.

Allorché, prendo in mano la carta igienica e li pulisco da tanto cagare. Che stronz(at)e.

 

di Stefano Falotico

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La verità è che siamo in estinzione, alcuni però sono tinti, da essi non attingo, e gli alieni sono dei cinesi


20 Jun

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Una verità inconfutabile, gli alieni sono fra noi da millenni e appartengono alla razza cinese. Infatti, l’iconografia che li descrive con gli occhi sottili e allungati non mente, e presto si sveleranno nei bar che possiedono e gestiscono, sprigionando quel che sono davvero, extraterrestri con una cultura orientata proprio a Oriente, fatta di tramonti suggestivi, lunghe carezze alle cosce delle lor calme (con)sorti, letture piacevoli nella contemplazione di una natura che invece l’uomo occidentale rigetta e inquina, creando il caos entropico a cui siamo arrivati, ove quasi tutti, disperati, s’inventano lavori insulsi per affermare che esistono, “spopolano” su YouTube, affibbiando giudizi critici a film che forse nemmeno amano, ove la musica, laddove rifulgeva classica e nelle stagioni vivaldiane, è oggi rumore asettico che incita solo all’accoppiamento brado, alla sessualità animalesca, alla frenesia che impazza, che pazzia.

Allorché, medito, cantando un ritornello invogliante al risveglio, m’incoraggio fra maree strazianti di poesia sfrecciante fra grovigli di emozioni.

La musica italiana io detesto, ma questa assomiglia alle balboiane scalate a Philadelphia.

Comunque, Sylvester Stallone si tinge i capelli, e io divento sempre più stinto, ingrigito eppur colorato, nell’arcobaleno spensierato lirico. Senza una lira, ma qualcuno là fuori regala delle lire. Sì, col bemolle.

E io sono il RE e non DO un cazzo. E De Niro, qui da me fotografato alla taverna SALUTAMI MAMMATA, è al naturale.

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Siamo stanchi dei “critici” scolastici e degli “informatori” odierni


19 Jun

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In tempi di assoluta “compostezza” formale, ove pare che per scrivere qualcosa ed esprimere le proprie idee bisogna essere “educati” da qualche pedagogo della “giustezza”, ricevetti molti attacchi riguardo un mio recente scritto su Avildsen, che ironizzò/ai sulla sua morte con goliardico spirito, non “pio”, dissacrante. Alcuni ne furono infastiditi e mi consiglia(ro)no di essere più moderato e “informativo”. Ah che barbosa noia sarebbe mi adattassi alle “regoline” delle “scienze delle comunicazioni”, ribadisco con orgoglio una “facoltà” che andrebbe abolita perché portatrice di mediocrità, di quella che Burroughs parafrasava come burocrazia peggiore del Cancro. Io son cuore selvaggio e le mie sortite “lynchiane” non piacciono e vengon prese per guazzabugli linguistici cervellotici di scontata imitazione del Carmelo Bene.

Replico di tutto mio (ar)dire, dando fiato alla mia libertà non (puni)bile e non tacciabile di “educazioni” di qualsiasi natura “costrittiva” e limitante. Se voleste che mi “allattassi” alla “spiegazione” della trama, be’, compratevi un Bignami della “Critica” perbenista, e lasciatemi perdere. Sì, più si perde più si diventi agguerriti e circensi nella creatività, nel libero sfogo anche “pleonastico” e poco tollerato di sconfinare in territori di espressione e immaginazione selvatici e oserei dire “creaturali”. Che bellezza, questo/a lo è!

Ciao, caro “amico”, una lunga disamina la tua e parzialmente condivido. Il mio stile è abbastanza particolare e, a prima vista, può apparire scontato e privo di contenuti, ma odio le noiosità scolastica e l’esser troppo seriosi, quindi volteggio in un mare di parole, in un profluvio oserei dire orgiastico, ognuno le (in)tenda come vuole. Se altri mi reputeranno un imbecille che sciorina cazzate, li lascio nella loro limitatezza, spazio in cui credo tu non sia incluso perché, nel tuo consiglio, sei stato molto educato e ciò denota che non appartieni a coloro che, senza conoscendo una persona, si son lanciati in offese perentorie e attacchi ai limiti della denuncia. Non me la tiro da Carmelo Bene, ma è sicuramente un modello ispiratore e non vi rinuncio a emularlo con esiti alle volte ridicoli o grossolani. Ma chi vuol leggermi mi legga, altrimenti se non gli piaccio si astenga. Non è obbligato e non glielo ha prescritto il medico, può rivolgersi a qualcosa per lui più immediato, didattico e comprensibile. Ciao.

di Stefano Falotico

SOMETHING WILD, Ray Liotta, 1986

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È meglio Donnarumma o Dougie Jones?


18 Jun

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Il caso Donnarumma sta “emozionando” l’Italia e si aprono dibattiti su trasmissioni calcistiche, ove alcuni l’attaccano, altri lo difendono. Il signor Gianluigi, “in arte” Gigio, di soli diciotto anni e molto ano, ha rifiutato un contratto quinquennale col Milan della cifra-ingaggio di cinque milioni di Euro a stagione, propendendo col suo “procuratore” Raiola per il Real Madrid. Così, mentre a Londra la gente muore travolta da incendi forse dolosi, Gigio non ha tempo per “bruciarsi” e preferisce guadagnare subito somme vertiginose come un grattacielo in fiamme. Al che, in questo schifo, forse do ragione a Dougie Jones, il lynchiano personaggio che mi sta attualmente coinvolgendo, un “tonto” che, grazie a poteri miracolosi, miracolistico sa illuminare di soave bellezza il mondo, essendo comunque un Mr. Jackpot. E Harry Styles canta la sua hit mentre un’altra zoccolina se l’alliscia “sgommando” col suo guercio, al suono dell’ignoranza popolare e del “metterla a frutto” in modo “prematurato” come la supercazzola.

Stasera, è il turno del gelato alla sola nocciola…


Fuoco cammina con me
, sostiene Donnarumma, una faccia da fesso, come no, come pochi.

E a De Niro, al Tribeca, cresce il panzone!twinpeaksdougiejones.0 (1) 00371808 697043178

di Stefano Falotico

Bill Cosby è colpevole o no? Processo annullato, e lui se la sghignazza, in altre “s(lin)guazzerà”


17 Jun

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Bill Cosby non è stato assolto ma la giuria, come in The Night Of, dopo ore e ore di sofferta meditazione, ponderando bene, non ha raggiunto l’unanimità, e dunque Cosby potrebbe essere sottoposto a un altro processo. Ipotesi però abbastanza remota visto che, se una volta non si è riuscito a dimostrare la sua assoluta colpevolezza, tanto “vale” non procedere contro di lui per la seconda. E dire che se n’è fatte non solo di seconde, ma anche di quinte, lui, robinsoniano pieno di dollaroni, uno degli uomini più ricchi del mondo grazie a quella serie, e che serie! Una sfilza, mica tanta sfiga eh eh.

Io credo onestamente che sia colpevole. Però le donne ammettono che erano “consenzienti” quando le drogava e quindi Cosby, a suo modo, meriterebbe un posto “raffinato” fra le volpi. Uno stupratore che sapeva “farci”.

Oggi, non è stata bene presa la mia uscita su Avildsen, e ancor meno saranno apprezzate queste mie considerazioni. Ma si sa, la vita scorre come sempre e, mentre la signora Rosselli dà da mangiare ai piccioni, Cosby continuerà a dar da mangiare al suo “picciotto”.

 

di Stefano Faloticoil_diavolo_e_max_01 00589003

È morto John G. Avildsen, regista di Rocky e puttanate varie, un Morita in meno


17 Jun
LEAN ON ME, director John Avildsen, on-set, 1989, ©Warner Bros. /

LEAN ON ME, director John Avildsen, on-set, 1989, ©Warner Bros. /

Sì, il cinismo fa parte di me e me ne corroboro. Scompare John, non Rambo, sebbene sia stato lui a dare il via allo Stallone “italiano” grazie al suo “epocale” film. La storia di uno che riscuote i debiti ma lo prende sempre in culo, vivendo “a credito” sul suo carisma, innamorandosi di una racchia e allevando un cane. Ma non svegliate il can che dorme. Infatti, il Balboa, uno che forse non usava il doposole Bilboa, affronterà Creed con sprezzo del pericolo, col candore ingenuo di chi tanto l’ha pigliato molte volte, quindi ribeccarle non nuoce. Arriverà all’ultimo round, gridando Adriana!!! nel must che tutti noi conosciamo. Avildsen vinse addirittura l’Oscar, rubandolo a Taxi Driver, e qualche anno dopo bissò con un altro successo, col Morita e il Macchio, Ralph, uno che ha la fedina oggi penale macchiata, col suo vincere domani. E qui son Troisi. Perché vincere domani, quando si può perdere ancora? Ah ah. Una delle prime “interpretazioni” della Shue, divenuta celebre per essersi fatta succhiare le tettone dal Nic Cage in Leaving Las Vegas. Poi, De Niro l’ammazzò in Nascosto nel buio, e oggi la sua carriera è un effetto black-out. Insomma, Lemmon vinse l’Academy Award col suo Salvate la tigre, ma nessuno è riuscito a salvare dal Cancro questo “povero” leone di Avildsen. La formula giusta ci voleva! Invece fu Inferno!

Insomma, John è adesso col Diavolo a dar la cera e a toglier la cera, poiché punito per aver girato troppe stronzate. E ricordate: nel quarto Karate Kid, che non è suo, c’è la Swank, che poi avrebbe vinto con Million Dollar Baby. Ho detto tutto. Così va la vita e la morte.

 

di Stefano Falotico

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