Archive for May, 2018

Per anni credetti di essere Bruce Willis di Unbreakable, invece mi scoprii Samuel L. Jackson, o forse solo un supereroe, perfino Michael Douglas


31 May

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Sguaiatezze

Eh sì, non sto mentendo. È raro che io menta, dico sempre la verità anche se, come sappiamo, la verità è suscettibile di variazioni, perché nel momento in cui si pensa una certa cosa si può essere condizionati dalla schiavitù, a cui è duro fuggire, del balzano e distorsivo pensar comune. Allora si pensano e dicono certe cose perché indotti a dirle, ma nel profondo probabilmente mentiamo a noi stessi e diciamo sol quello che ci è più conveniente, rifuggendo con bugie bianche dalla verità intrinseca stessa.

Sì, non ero un campione di socialità e, certamente, uno come me forse era giusto fosse molto asociale. Io, ammiratore sconfinato di Paul Schrader, cos’avevo da spartire con coetanei chiassosi, carnascialeschi, ossessionati dalle loro scoperte sessuali e tenacemente imbavagliati alle direttive farisee di lor genitori preoccupati solo che i figli si attenessero a precetti ipocriti, semmai frequentando scuole prestigiose per celarsi dietro l’apparenza di bravi ragazzi integerrimi, leali e puliti, che poi sbugiardavano mentitori sé stessi, appunto, in sabati sera triviali, cafoni, piccolo-borghesi e incivili, in cui passavano il tempo a divertirsi alle spalle degli handicappati, dei diversi e degli omosessuali, dei paraplegici e dei vecchi, sollazzandosi nella goliardia più tacitamente criminosa, complice in falsa amichevolezza delle più impunite porcherie?

Quindi, non uscendo tantissimo di casa, non venendo molto a contatto con germi e batteri, in quel periodo sterminatamente languido non mi ammalai pressoché mai. Non mi venne mai la febbre, il freddo non attecchiva su di me ed, essendo dotato di un’ormonale bilanciamento termico del mio corpo perfettamente omeostatico, d’estate, nonostante quaranta gradi all’ombra, non sudavo mai. Anche il mio allenatore di calcio, negli allenamenti pre-campionato, nonostante lunghe corse sotto il Sole battente, rimaneva sempre allibito che alla fine delle interminabili corse campestri la mia fronte non era sfiorata dalla benché minima goccia di sudore.

Poi, la vita si riaperse schietta e nuovamente meschina col suo carico di spine e indubbie, tremende delusioni e, dai oggi e dai domani, batoste su batoste (quando si dice… ci ha sbattuto la testa), il mio cervello cominciò a vacillare e i miei alterati equilibri emozionali, sin ad allora controllati e affinati in anni e anni di DOC, disturbo ossessivo-compulsivo, che era la sintomatica conseguenza compensativa di un’ansia emotiva sempre tenuta a bada, perché l’inquietudine esistenziale-adolescenziale e il sovraccaricarmi troppo visceralmente senziente all’essenza della vita, nella sua nitida nudità cruda e dolorosa, tostissima m’assaliva e tormentava, mi giocarono brutti scherzi. E mi spaccai in mille pezzi.

Premetto che di DOC sono affette migliaia di persone in tutto il mondo e non è assolutamente da confondersi con la pazzia. Anzi, tutt’altro, è spesso l’iper-sensibilità, quindi una maggiore coscienza percettiva della realtà e del mondo, con le sue brutture e i suoi orrori quotidiani, a generarlo. A far sì che nasca e sorga. Molte persone, purtroppo, ne saranno malate tutta la vita, perché non sono me.

Disturbo infatti che, con tenacia e colpi di genio della mia mente mai doma, sconfissi anni e anni fa in una landa solitaria di mie sterzate miracolose. Quando si dice come ha fatto? Su questo e altre mie prodigiose, incredibili trasformazioni, forse un giorno si occuperà un moderno Kafka, non sono interessato personalmente a darmi delle spiegazioni.

Devo dire che in quel periodo cominciai a essere molto confuso. Conobbi una ragazza e, travolto da un’istintività quasi animalesca, devo confessarvi che provai estrema vergogna di me. Perché, a un certo punto, nel putiferio abissale del mio impeto selvaggio quanto atrocemente romantico, con lei che si contorceva indemoniata, splendidamente dominandomi col suo culo marmoreo, vidi il mio volto paonazzo allo specchio, e mi tornò in mente la scena di Rivelazioni quando Michael Douglas avverte un istantaneo ribrezzo per sé stesso, e si schifa di esser stato fottuto… per ingenuo desiderio carnale irresistibile. E si domanda… ma che cazzo sto facendo? Come mi son ridotto?

Ora, premesso che Rivelazioni è uno dei film più brutti di Barry Levinson (del quale stasera su Sky danno Paterno, tanto per rimanere in tema di sesso scabroso e illecito), va detto che Demi Moore a quei tempi era una figa mostruosa, disumana, per cui non possiamo biasimare Douglas se abboccò come un lumacone…

Un mio vecchio video su YouTube, intitolato Sguaiatezze, che non voglio oscurare perché è testimonianza, bella o brutta che sia di quanto appena scritto, ah ah, è ancor visibile, tanto per dimostrare che io appunto non mento mai. Sì, ero un coglione da guinness dei primati. Primati in ogni senso.

Ma la verità trionfa sempre, alle volte ci vogliono decenni affinché risalti in tutta la sua inquietante bellezza.

Dico soltanto che io perdono sempre le persone malvagie. Anche quando scherzano sadicamente su disagi presunti o veri che siano o sian stati.

Le maldicenze e i cattivi pettegolezzi prima o poi vengono finalmente smentiti.

Che Dio vi benedica, figliuoli. Andiamo tutti in pace in quest’incredibile viaggio.

Adesso, vado a rileggermi questo libro. Che vi posto storto, apposta.

Parola del Principe, sempre sia lodato.

Poe Arabesco

di Stefano Falotico

Uomini e stronzi, ciechi veri e idioti totali


30 May

Pacino Scent of a Woman

 

Ah, guarda che verga, sì, quell’uomo si chiama Vargas e sa come dar gas alla sua donna. Egli accelera, spinge di brutto, poi si fuma una sigaretta e la vita va che è una bellezza. Oggi una e domani un’altra.

– Deve essere un uomo che sa farci.

– Sì, è un gangster. Le donne vanno matte per gli stronzi.

 

Amico mio, se non sai che significa stronzo, riascolta sul Tubo il video di Gigi Proietti.

 

Di mio, gigioneggio come Al Pacino di Scent of a Woman.

Moglie profumata sempre desiderata!

 

– Vuoi sapere la verità? 

– Su avanti, sentiamo l’oracolo.

– Era uno stronzo anche prima.

– Huu-hah!

– E adesso è diventato uno stronzo cieco.

– Huu-hah!

– Hey, Dio è spiritoso!

– Dio infatti ha il senso dell’umorismo.

– E magari ritiene che certe persone non meritino di vedere.

 

Stronzo: Fig. Frequente come ingiuria rivolta a persona inetta o stupida oppure infida, malvagia e spregevole.

 

Fig non sta per figurato, figurati, sta per voglia di figa. Sì, lo stronzo comune, arrivato a una certa età, pensa solo ai cazzi suoi. Gli amici allora diventano marionette da comandare a piacimento, da trattare come stronzetti, da poveri mentecatti e merdacce, getta alle ortiche tutto il loro patrimonio esistenziale perché una bella mattina gli ha tirato il culo di far lo stronzo, appunto, e l’unico, spronante motore suo alla vita è la figa. E svolge un lavoro “encomiabile”, figo appunto, per coprirsi dietro un’apparenza “raffinata” e ruffiana.

Lo stronzo è la classica persona che se uno è nella merda, è capace di affibbiargli appellativi orribili come invertebrato, babbeo, tonto, inetto, debole, cagasotto, coglione, testa di cazzo.

Ma poi, a ben vedere, se andiamo a esaminare la sua vita, è alquanto miserabile, egoista, tesa unicamente al soddisfacimento dei propri piaceri. Disprezza chiunque lo contraddica, non accetta altre visioni del mondo e dice che sono gli altri che non capiscono, è insomma un genio, ma del suo genio non abbiamo alcuna prova tangibile. Se non la faccia di culo che ostenta da mattina a sera, vantandosi di aver letto libri e aver visto film che altri non hanno letto e visto, per darsi un tono, per farsi rispettare nel suo ambiente, per tirarsela in maniera strafottente, che lui direbbe invece piacente.

E per tutta la vita si diverte a rinfacciare presunte vigliaccherie agli altri, ostinatamente si rifugia nel solipsismo più becero appena trova uno che non sta al suo gioco, lo ricatta, e se sa che quella persona non è nelle condizioni psico-emotive, forse perfino economiche, per autodeterminarsi, lo umilia a tambur battente, dall’alto di una prosopopea e di una cattedratica presunzione astratta, farlocca, ma le persone non sono tutte allocche come le oche che domina e a cui impartisce fottute lezioni, le persone non sono affatto cieche e probabilmente hanno più palle di lui. Che si copre sempre dietro i paraventi, che scappa appena se la vede brutta, lancia metaforicamente i sassi contro i vetri, e poi s’incazza se ha fatto incazzare le persone.

E ne inventa di ogni. Mentendo con un’ipocrisia che ha dell’abominevole.

Insomma, il ritratto dell’italiano medio che si crede giusto e sano.

Peccato che talvolta, per strane circostanze della vita, incroci uno più stronzo di lui.

Non la do mai vinta agli imbecilli e ai maiali.

Fa parte di me.

E dire che potrei stare a godermela come un matto…

Ma come si fa a tollerare gli stronzi? Hanno davanti a sé uno dal cervello di 100 milioni di dollari e invece sono preoccupati soltanto se la persona che abita in quel cervello non è uno stronzo come loro.

E via di offese e falsità!

E sono totalmente ciechi. Una cecità ottusa, belligerante, che non si smuove dalle sue tragiche posizioni neanche se uno dona la vista ai tonti.

Certa gente, secondo me, andrebbe sbattuta in manicomio.

 

 

di Stefano Falotico

Discorsi politici che lasciano il tempo che trovano, meglio Alla ricerca del tempo perduto e anche Indiana Jones e il tempio maledetto


30 May

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Ieri pomeriggio, accadde che… lessi un post, ottimamente scritto, grammaticamente ineccepibile, retoricamente incontestabile, politicamente irreprensibile, integerrimamente superbo, contegnosamente inappuntabile che però mi fece riflettere.

A chiari lettere, questa mia amica di Facebook scrisse codeste parole per il classico, come si suol definire, discorso da applausi.

Un tempo c’erano le ideologie (Treccani: il complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale), poi, con un giochetto di prestipopulismo, venne detto che erano brutte e spregevoli, sempre e in toto. Il nuovo era essere apartitici, apolitici, aideologici, persino acritici, né di destra né di sinistra, né per Coppi né per Bartali, gelato sia alla frutta che alla crema. Rischio ridotto, dissero altri: il popolo è più erudito, sa far di conto, si informa su internet, sa subito discernere una bugia dalla verità, produrrà idee nuove, meno violente e totalitarie.

E invece il popolo era solo formalmente più scolarizzato – per obbligo oltre che per necessità – e, proprio in virtù di qualche titolo e di una presunta “democratizzazione del sapere”, concetto orrendo a dirsi e a farsi, in questi termini farlocchi, si era convinto che bastava poter accedere a una conoscenza da discount, iniettata per fleboclisi, per dirsi sapienti su ogni aspetto dello scibile umano.

Alle ideologie forti si sostituivano, non delle idee ponderate, frutto critico di elaborazioni personali, basate su dati, su fatti, su conoscenze reali, ma le ideologie deboli e moleste del sottuttismo, alimentato ovviamente a ignoranza crassa, prepotenza, analfabetismo istituzionale, e non solo, d’andata e di ritorno. E queste ultime venivano poi affiancate, quando non surclassate, dal non-pensiero del complotto permanente (delle case farmaceutiche, della troika, della chemtrails conspiracy theory ecc.). 

Un paese dove il pensiero critico è stato abolito in favore del tifo, dove esistono le zone franche dei social per vomitare la propria impunita inciviltà, dove non si ammette l’ignoranza (e magari si tenta di provvedere), ma si continuano a estrapolare passi di libri mai letti, di dichiarazioni parziali, di bufale trite per avvalorare la propria purtroppo manifesta incapacità – indotta in anni di duro lavoro, va detto – di usare dei dati veri per elaborare concetti originali, non è già più una democrazia. Non è una democrazia matura, almeno. 

Non c’entra Mattarella, non c’entra la Merkel, c’entriamo noi, la nostra becera supponenza, il nostro opportunismo, la nostra resistenza verso un processo di autocritica che ci induca almeno a leggere i libri che citiamo, a chiedere a chi ne sa di più se non li capiamo. Invece no: giù le mani dall’Italia! L’Italia agli italiani! Ma quale Italia? E quali italiani? Per cortesia…

 

Clap clap, e tutti mettono Like, lodando tale inattaccabile discorso, andando a parare su Stalin, Marx e Lenin, e invece io, da intellettuale vero, risposi con acida accidia.

Falotico: – Mi spiace contraddirvi. Non fate i moralisti, siamo tutti così e se qualcuno dice di no mente e nel quotidiano si comporta pure peggio.

Donna ferita nell’orgoglio: – Così ci sarai tu. Scusami ma vedi di parlare per te.

Falotico: – Così lo sono tutti, io non vedo gente che si schioda dal suo orticello e fa le rivoluzioni, io vedo gente profondamente annoiata che si guarda l’ombelico e al di là di filosofeggiare sul Cinema o arti in generale in maniera astratta la sua superiorità non la dimostra se non a parole, io so molto bene chi sono, e sto provando a cambiare me stesso e le cose senza retorica.

Donna intimamente colpita, stupita, allibita: – Questa è solo la tua verità, Falotico. Una verità per definizione parziale.

Falotico: – Io so che se sono scomparse le ideologie è perché molti si son sentiti traditi, è facile puntare il dito, la gente non è tutta scema o ignorante, affatto, si è sentita offesa dai valori che difendeva che gli si son ritorti contro, e allora si è data al pressappochismo e a prenderla come viene, perché non sapeva che pesci pigliare.

Siamo Che Guevara dietro le tastiere ma io non vi vedo sinceramente sporcarvi le mani tutti assieme, mi dispiace dirlo ma è così. Dove li fate i comunisti se non a recitare bei discorsi di facciata, se non a idolatrare lo star system e a fare i sapientoni, senza mai dimostrarlo sul campo?

Uomo non chiamato in causa che però si sente chiamato forse in casa, sì, gli è arrivata la notifica dei miei commenti e dunque prende su la parola: – Siamo tutti così e pertanto diamoci le pacche sulle spalle e accettiamo le nostre piccolezze, è un punto di vista molto sorrentiniano.

Falotico: – No, io provo a cambiare me stesso ma non mi elevo a giudice, il mondo non posso cambiarlo se non partendo da me stesso. E faccio autocritica prima di sparare a vanvera discorsi retorici.

Uomo lezioso che rigira le frittate: – E quello che hai scritto su cos’è se non un giudizio?

Falotico: – Sì, giudico il moralismo così come i moralisti giudicano il mondo, e mi stai dando risposte sinceramente troppo leziose per poterti prendere sul serio, ciao. Comunque a me Sorrentino piace abbastanza, a te piace il mare di Sorrento?

 

Sì, la dovremmo finire di pontificare e fare le paternali, di recitare predicozzi morali, di voler dare insegnamenti agli altri.

 

Siamo tutti complici e non mi venite a dire che Aaron Swartz non è stato tradito…

Adesso riguardiamoci il film Commando con Arnold Schwarzenegger. Vero film reazionario contro i fascisti.

Ah, Marcel Proust, fuori è bel tempo. Ma le previsioni meteorologiche han detto che in serata verrà a piovere. Maledizione!

 

 

di Stefano Falotico

In questa foto, vi è tutto me stesso


29 May

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Sì, bando alle ciance. Su di me si raccontano un sacco di leggende, perfino che fui allevato dai lupi nelle steppe russe. L’unica cosa vera è che qualche volta russo. Sì, me ne son accorto quando, una notte, dopo aver subito una paranormal activity, mi smembrai dal mio corpo e cominciai a fluttuare per la casa. E osservai dall’alto, appoggiato al lampadario, il mio corpo dormiente che ronfava, forse sognando Jennifer Connelly di Tutto può accadere. Sono molti i film di quel periodo in cui Jennifer era l’incarnazione, appunto sognante, di ogni uomo dai tredici anni in su. Anche se mi ricordo che, quando uscì questo film, avrò avuto 12 anni. Sì, non avevo ancora compiuto tredici anni. Sono del ’79 e questo è uscito nel 1991, ma prima di Settembre, mese del mio compleanno. E ricordo che mia madre, il giorno dopo, dovette cucirmi i pantaloni perché alla vista di Jennifer spaccai completamente la cerniera.

Sono cose da maschietti, belli miei, cose che voi donne detestate, lo so, ma non potete farci molto. Siamo nati con qualcosa in mezzo alle gambe e questo qualcosa, vi garantisco, che ci fa penare molto. Dobbiamo castigarci spesso e malvolentieri per comune senso del pudore. E ciò lo trovo impudico. Rinnegare la beltà fiorente di qualcosa di magnificamente, spontaneamente ascendente…

Comunque sia, sì, io sono così. Un uomo che fuma tre pacchetti di sigarette al giorno senz’accusare la minima intossicazione, perché sono esente, oserei dire, da ogni effetto collaterale. Per anni assunsi anche potenti psicofarmaci, perché mi “tirava troppo il culo”, ma mi tira or più di prima, e indubbiamente, questo mi par palese e non v’è invidia che tenga, son anche più bello.

Un uomo che, al calar della sera, lascia che il gelatino al limone coli in bocca come la lingua di Jennifer e le mie palle, no, papille se ne stropiccino, un po’ rude e un po’ dolce, è quello che ci vuole per il pancino quando la nottata va in bianco e hai il dolore al basso ventre che ti spinge… a esser uomo erigente.

Fidatevi, è così.

Come ho scritto su Facebook, la gente la dovrebbe finire di vedere Westworld 2, ché poi dà di stomaco, e la dovrebbe smettere di andare al cinema anche quando programmano film di merda, giusto per passarsi la serata. Ma che senso ha andare a vedere un film di merda per buttare 8 Euro? Ci sono tanti capolavori del passato che ancora mi mancano, e poi devo rivedere Innocenza infranta. Anche in questo film Jennifer fa la sua porca figura. Sì, se gli uomini iperdotati devono castigarsi, Jennifer, prima che diventasse anoressica, con un paio di tette fenomenali di quel tipo, come faceva ad andare in giro? Non si vergognava? Ah ah.

Se vi dico che è così è così.

Comunque, Tutto può accadere da noi non credo sia mai uscito al cinema.

Di me invece raccontarono un sacco di stronzate. Che dai 15 anni ai 20 non uscivo mai di casa. Sì, e come facevo a essere il capitano della squadra di Calcio e ad avere la patente? Su queste e altre puttanate che gli idioti raccontarono sul mio conto, ci sarebbe da spararsi una sega.

– Ah, quel ragazzo non legava molto con quelli della sua età. Era un po’ chiuso.

– Poteva essere anche un genio, come volevasi dimostrare, no? Che se ne faceva uno così di gente che giocava agli sparatutto e andava con la prima bagascia zotica?

– Ah sì? E tu lo sapevi a che età è morto Napoleone?

– No, andrò a controllare. A cinquantun anni. E se moriva invece a settantacinque che cazzo sarebbe cambiato? Ecco, che cazzo sarebbe cambiato?

 

Tu cosa vuoi fare nella vita? Il chirurgo? Ah sì? E se dimenticassi i ferri nella pancia di quel poveretto e poi i familiari ti denunciassero?

Tu vuoi fare il giornalista? E se andassi in Siria e ti bombardassero? Ah, vuoi fare il cronista sportivo. Sì, a celebrare le imprese di miliardari che campano su chi li osanna e non ha i soldi neanche per comprarsi una racchetta. Straordinario…

Tu vuoi fare l’avvocato? E se ti troverai a difendere uno stupratore assassino e lo farai solo per guadagnarci dei soldi, il mattino dopo come ti sveglieresti?

 

È una visione cinica, no, è una visione che sa… più sana di così si muore.

 

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di Stefano Falotico

Ce n’è sempre una, sempre una, sempre due, sempre tre, e poi si dà i numeri, anche al SuperEnalotto


29 May

Celentano Bisbetico

Già da ieri sera avevo annusato che c’era qualcosa che non andava. Da tempo, sto collaborando a un sito per fare qualche soldo. Soldi che io so come spendere, sì, voi li sputtanate in birre e troie, lo so, vi conosco, e qualche volta pagate il pusher per tirar su di canne. Cazzo, lo so, non mi fottete dietro quegli sguardi da santarellini.

Sì, ho stroncato Kill Bill, a ragion veduta. È un film fiacco più di voi che battete la fiacca, e non ha niente a che vedere con roba di questo tipo…

Non c’è bisogno che tu mi venga a dire che il mio caffè è buono, intesi? Sono io che lo compro e so quanto è buono. Quando è Bonnie a fare la spesa compra delle cagate. Io compro sempre roba costosa, perché quando la bevo voglio gustarla. Ma lo sai che cosa ho in testa in questo momento? Non è il mio caffè nella mia cucina, ma è il vostro negretto disintegrato nel mio garage.

 

Questo si chiama genio, cazzoni.

Vero Pulp, altro che le vostre fiction di merda. Montalbano e minchiate di sorca, no, di sorta.

Ecco, dicevo, sto scrivendo circa 15 post al giorno su questo sito. Ogni fottuto post viene pagato secondo la cifra algoritmica del giorno. Oggi vale 1 Euro e 50, domani quasi 3. E dire che un tempo erano 4 Euro cadauno. Stabiliscono il prezzo per categoria, come Musica, Sport, Gossip, etc, tu scegli l’argomento, scrivi qualcosa di originale, non necessariamente scespiriano, a un sito così non frega un cazzo se sei un premio Pulitzer. News riciclate, con parole tue, brevi recensioni, insomma, avete capito. L’importante è che il materiale non sia frutto di copia-incolla, e non vi siano doppioni. Alcuni hanno provato a fregare ma li hanno scoperti. Hanno sistemi di rilevazione automatica per scoprire se qualcuno copia, che ne so, da Wikipedia. Al che, consuetamente, stavo impostando il mio “lavoro” di oggi. Faccio login, tutto a posto, ma nel mio account non posso più leggere la mia storia, cioè il resoconto e il conteggio della somma dei singoli post. Ogni volta che si arriva a 100 Euro, si può fare la richiesta di pagamento. Ah, ma non sei pagato subito. Ogni tre mesi, sì, dopo che vieni avvertito con una notifica, in base alle richieste accumulate, e dopo loro opportuni controlli per verificare se i post non sono stati irregolari, copia-incollati, come già detto, se sono grammaticamente dignitosi, se hai inserito una foto in buona qualità, insomma se sempre ti sei attenuto, disciplinato, alle regole di pubblicazione, ti mandano per mail una ricevuta da stampare, tutto secondo norma di legge, da compilare coi dati personali, Codice Fiscale, da firmare, affrancare, scansionare e rispedire al mittente. In modo tale che possano aggiornarti il saldo. Se in tre mesi, e tenete conto, cazzo, che per ogni richiesta di 100 Euro trattengono il 20%, quindi ad esempio 5 richieste da 100 equivalgono a 400 Euro, cioè 100 Euro in meno rispetto ai 500 Euro netti, un lordo impressionante, non raggiungi neanche 200 Euro nel saldo, non puoi richiedere il bonifico. La cifra minima per richiederlo è 200 Euro, altrimenti devi aspettare altri tre mesi per aggiungere alla somma ottenuta la nuova somma e sperare di aver superato questo “traguardo”. Ecco, in questi mesi ho lavorato come un dannato e, considerando una media di circa 2 Euro a post e considerando che il trimestre scade a fine Giugno, pensavo di portarmi a casa in maniera assolutamente lecita, legittimissima, quasi 600 Euro. Insomma, pochi spiccioli da sputarci sopra se siete figli di Berlusconi, spiccioli che alla gente comune fanno sempre comodo nel caso ci fossero spese non preventivate da sostenere.

Dicevo, qualcosa non mi torna. Provo a telefonare, mi dicono che ultimamente hanno ravvisato delle irregolarità. Chiarisco loro che, almeno da parte mia, non vi è stata nessuna “infrazione”, anzi, è materiale d’oro. Loro infatti replicano che da parte mia non ci son state trasgressioni. E devo pagarla per colpa dei soliti furbacchioni.

Poi, oggi pomeriggio, riprovo a fare login e mi compare la scritta: gentili utenti, da oggi non si può pubblicare più di un post al giorno.

Insomma, da guadagnarci tipo 1 Euro e 60 al giorno, appunto, roba che se vai ad elemosinare al Semaforo di Prati di Caprara, qui vicino all’Ospedale Maggiore, li tiri su in due minuti, soprattutto sei una bella figa povera che mostra le cosce agli automobilisti.

Insomma, siamo nella merda, fratelli. Questi They Live capitalisti ci sbranano.

Vabbe’, stasera ci riguardiamo Distretto 13.

Ho detto tutto…

Ora, lo sapete che Adriano Celentano guadagnò cifre da capogiro per aver “interpretato” un filmaccio come Jackpot?

Pare che pagassero bene anche Jimmy il Fenomeno…

Insomma, tempo per fare gli scemi c’è comunque…

La cosa brutta è che senza soldi non puoi fare neanche lo scemo. Lo scemo di solito balla e ride, senza soldi, diventa triste pure lo scemo. Sarà per questo che Checco Zalone è allegro da morire?

 

– Comunque sia, salutami tua sorella.

– Che vuoi dire? Che te la sei fottuta?

– Sì, ho avuto la classica botta di culo.

– E allora perché non te la sposi?

– Non sa fare neanche il caffè.
Sono un uomo di carisma, come no.Mr Wolf Pulp Fiction

 

 

di Stefano Falotico

Mi folgoro troppo spesso, dovrei anestetizzarmi alla bellezza, soprattutto femminile, me la godrei di più, ah ah


29 May
SPACE COWBOYS, Clint Eastwood, 2000

SPACE COWBOYS, Clint Eastwood, 2000

Ecco, il titolo è quello che si dice una frase contradditoria, ossimorica, accostamento di concetti lontani anni luce. Come infatti si può godere se uno si anestetizza al piacere? Ce l’ho sulla punta della lingua, ci dev’essere un altro termine oltre a ossimorica per definire una frase, anche una mia fase, di questo tipo. Ma probabilmente è solo “fame”. Sì, di qualcosa di buono, come il voglino di quella donna capricciosa della celeberrima pubblicità del Ferrero Rocher.

In verità era un languorino… Ah, eccome se languo, languidissimamente. Mi prostro a una condizione quasi penosa di desideri vogliosi, eppur giammai mi prostituisco al primo lavoro del “cazzo” né mi abbandono alle prostitute, per un’astinenza che mi par stia durando un po’ troppo. Sì, pura resilienza sessuale dovuta a circostanze castranti, indubbiamente sfiancanti. Eppur come fiancheggerei quei tuoi fianchi e ben me ne affrancherei, rimanendo giacente in zona a noi franca e forse facendo la fine di James Franco, perché so che per le mie avance troppo piccanti, tu, donna doppiogiochista, potresti arrivarmi a denunciarmi. Lascia invece che mi enunci e a te non rinunci, e giochiamo di scopa di tue coppe e del mio bastone che come “oro colato” trionferà ficcante da re di “spada”. Ti farò vedere la Luna!

Sì, noi uomini ci straziamo, soffriamo, ci affatichiamo e invece le donne stanno belle ferme e lasciano a noi la fica, volevo dire la fatica. Questo non mi sembra giusto, dall’uomo si pretende che sgobbi, che porti a casa la pagnotta, che sia colto, intelligente, sexy e ricco, e che non si stanchi mai. Adesso capisco perché Elvis Presley, dopo aver tanto scopato, è scoppiato. L’avete spremuto come un limone. Dico? Son limonate che si fanno? Ed Elvis per un paio di “pompelmi” di troppo non cantò più Love Me Tender.

Vabbe’, vado a farmi una spremuta. E voi spremetevi le meningi.

Sì, state pretendendo troppo, donne. Non posso accontentarvi tutte, anzi, dirò di più, non posso accontentare nessuna. Io son uomo spesso scontento e, si sa, voi cercate un uomo sempre felice che vi faccia ridere e vi “solletichi”. Questo non posso esserlo. Son uomo che conosce le sue lune di traverso e spesso mi giran troppo i coglioni per mantenere una “rettitudine” piacente. Voi invece abbisognate di coglioni veri, da comandare a bacchetta. Io non sono lo sguattero di nessuno, perché sgombrate ogni mia dignità affinché non sia troppo ingombrante? Sì, io ingombro e nessuna compro. E voi invece volete un uomo leggero da trattare come cazzo vi pare e piace. Eccome se vi piace.

Per queste e altre motivazioni, come il saggio Pai Mei di Kill Bill, mi ritiro sulla montagna. Comunque sia, se ci sono fra voi delle Uma Thurman o delle Daryl Hannah potrei dar loro “ripetizioni”.

Non avvelenatemi, andate semmai ad avvelenare il vostro compagno, così dopo non potrà picchiarmi.

Sì, dobbiamo sbarazzarci di quel rompiballe, senza aspettare un attimo di più.

È solo una mezzasega, una bega. Che poi io non ho mai capito le donne e gli uomini sposati. Per tutta la vita stanno assieme alla solita persona, ai soliti suoi ballerini umori, alle sue noie, alle sue frustrazioni, alle sue rabbie, ai suoi odori e sudori. Alle solite bollette da pagare, spesso al solito lavoro, nella solita casa, coi soliti figli scassa-maroni.

È una vita di merda.

 

Facciamoci un viaggio, dai dai.

 

 

di Stefano Falotico

Guardami negli occhi, cortometraggio di Riccardo Cozzari


29 May

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Oggi voglio parlarvi di un cortometraggio, che potrete vedere sul canale YouTube della Nostalghia Prod., scritto e diretto da Riccardo Cozzari. O meglio mediometraggio, perché dura circa 18 min. È la fuggevole storia di un’infatuazione. Un ragazzo, alto, biondo, con gli occhi azzurri, che potrebbe essere lui stesso un modello, si trova in un negozio di macchine fotografiche. Al che incontra una ragazza, e fra i due scatta subito la cosiddetta chimica. Lei è molto timida, e al primo sguardo è già stata travolta da un inaspettato colpo di fulmine, che cerca di dissimulare e mascherare dietro perenni risatine ammiccanti e compiacenti. Lui, allo stesso modo, è folgorato dal candore esuberante di questa ragazza innocente e bizzarramente pudica. Lui le scatta delle foto, in stile Blow Up, la compenetra col suo sguardo ammaliante e l’amore a prima vista si trasforma prestissimo in passione. E i due trascorreranno felicissimi, spensierati giorni assieme nella potenza sognante delle loro giovinezze acerbe. Lui torna a casa, lei lo va a trovarlo, ma lui non la riconosce più. Non sa chi sia, e le sbatte la porta in faccia. Al che, di nuovo fatalmente, il ragazzo s’innamora di un’altra ragazza, le scatta delle foto ma poi, quando scorre l’album delle foto da lui scattate, nota che il soggetto non è quest’ultima ragazza ma gli compare spaventosamente il viso della prima ragazza. Che pare fissarlo e rimproverarlo. Lui, spaurito, la cerca, aveva dimenticato tutto o è stato solo un sogno dalle fattezze di un incubo? Sorseggiato nel tepore di lievi tramonti glaciali? Una plumbea illusione? O è stata tutta incomprensibile realtà? Il sangue sul pavimento singhiozza nei sensi di colpa e serpeggiante è mostruosamente accecante. Lo sguardo, un gioco di occhi, il voyeurismo, il desiderio, la memoria scheggiata. Fatevi voi la vostra idea… e immaginate quel che è potuto accadere.

Gli attori, molto giovani, si prestano con indubbia professionalità e, se difettano talvolta in qualche espressione spaesata, li perdoniamo. Ognuno credo possa ricavare quel che vuole da questo corto, che può piacere o meno, perfino annoiare o “disturbare”, ma è girato molto bene con molte scene in esterno di notevole fattura e ottima fotografia.

di Stefano Falotico

Attrici bollite: Diane Keaton, vive di rendita per essere stata la musa di Woody Allen?


29 May

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 Oggi voglio parlarvi di un’attrice a me particolarmente antipatica, anche se ne riconosco l’indubbia bravura, o forse no. Ovvero Diane Keaton, nata a Santa Ana il 5 Gennaio del 1946.

Un’attrice che, a rigor di logica e filmografia alla mano degli ultimi vent’anni, probabilmente anche di più, possiamo considerare non solo bollita ma frittissima.

Prima di diventare famosissima, si dà a esibizioni canore, ma non ottiene grande successo. Comincia a recitare a Broadway, al che inizia in maniera sfavillante nel Cinema, dopo tutta una serie di lavori per la televisione. Incontra due pigmalioni, Woody Allen, che diverrà per molto tempo, fra alti e bassi, anche suo compagno nella vita, e col quale instaurerà una chimica irresistibile sul grande schermo, diventando protagonista assoluta di otto suoi film, e Francis Ford Coppola che la vuole a tutti i costi per la saga de Il padrino.

Al che, dopo un paio di nomination ai Golden Globe, arriva la meritata statuetta per la sua epocale interpretazione in Io e Annie, il cui titolo originale è Annie Hall. Hall, che è il vero cognome all’anagrafe della Keaton.

Woody Allen… dicevamo. Sì, a parte Coppola, la Keaton deve praticamente tutto al genio newyorkese. Con lui come detto gira pellicole importantissime, nell’ordine Provaci ancora, SamIl dormiglioneAmore e guerra, il succitato, celeberrimo Io e AnnieInteriorsManhattanRadio Days e Misterioso omicidio a Manhattan.

E in mezzo a questa roba? Soltanto robetta, se si esclude Reds di Warren Beatty e gli hit commerciali di Baby Boom e Il Padre della sposa con tanto di seguito.

Quindi, Diane Keaton vive di rendita per essere stata la musa di Woody Allen, ottiene un’altra candidatura agli Academy Award per la sua intensa prova ne La stanza di Marvin, recitato assieme a Meryl Streep e a un giovanissimo Leonardo DiCaprio, e una ai Golden Globe per Tutto può succedere di Nancy Meyers con Jack Nicholson.

Ma ne vogliamo parlare invece di film come Amori in città… e tradimenti in campagnaPerché te lo dice mamma3 donne al verdeMamma ho perso il lavoroBig WeddingMai così vicini?

Solo Paolo Sorrentino la redime col ruolo di Sorella Mary nella serie The Young Pope.

Anche il suo prossimo Book Club, con le altrettanto bollitissime Jane Fonda e Candice Bergen, e i bollitoni Don Johnson e Andy Garcia, sembra promettere alquanto, stando alla Critica oltreoceano. Poteva essere puro garbage, come dicono gli americani, un film che sulla carta aveva tutti i crismi della commediola scialba per settantenni frustrate, invece pare che funzioni e sia godibilmente scanzonato. Ma questo non credo possa salvarla.

Lei è comunque l’intoccabile Diane Keaton.

Vabbe’.

 

 

di Stefano Falotico

Questo vergognoso paesone fascista che è il mondo: dagli attacchi social a Mattarella al povero portiere del Liverpool, il caro Karius


28 May

Starman

Una nuova orda barbarica sta prendendo il sopravvento, a dominazione di uno stato sociale profondamente inquietante, ove il più atroce “hacker” da tastiera può nascondersi dietro un profilo falso per ingiuriare chi gli pare, convinto che nessuno lo beccherà. Atteggiamenti pericolosissimi da stigmatizzare perché accendono faide poi incontrollabili e un ingenerarsi di escalation verbali e non violentemente paurose.

Mattarella è stato uomo estremamente coscienzioso, allertato dai bluff strategici dei volponi Salvini e Di Maio, uno fanatico esaltato, l’altro un ragazzino illuso di poter cambiare le pur gravi discrepanze in cui incombe il Paese dietro l’arte imbonitrice della chiacchiera populista, per raccattare voti a destra e a manca con un programma politico ridicolo e tragicomico più del film Una vita da cani di Mel Brooks.

Sì, con la scusa del reddito di cittadinanza, fantomatica promessa elettorale per raggranellare consensi a iosa, Di Maio ha raccontato verità impraticabili, logisticamente impossibili, facendo leva sul malcontento popolare per esautorare la “vecchia” guardia, attraverso discorsi da bar, becera demagogia da due soldi e qualunquismo spicciolo, roba che robaccia come Scientology gli fa ’na pippa.

Perché che futuro, quale “new age” può garantire un potenziale Presidente del Consiglio che, se vi è il problema preoccupante della disoccupazione, del disagio giovanile, dei cassaintegrati e dei pensionati sottopagati, propone come modello l’esaltazione della “nullafacenza?”. Ma non la nullafacenza creativamente costruttiva, aristocratica per risorgere dalle ceneri e prodigarsi tutti assieme per un futuro migliore, attraverso il rifiorire delle coscienze, bensì l’encomiastica, laudativa, oh sì quanto son giustamente forbito, elevazione della svogliatezza a valore fondante della società. Del cazzeggio disinibito e stupidamente orgoglioso di esserlo. Del troiaio, in poche parole.

Sì, perché l’italiano medio non ha mai lavorato per migliorarsi come individuo e persona, è questo il punto, ha sempre lavorato per tirare a campare, per occuparsi la giornata al fine di ritirare il lauto o magro stipendietto che fosse e, in mancanza perfino di questa “distrazione”, ha pensato bene di elevare in gloria Di Maio, per una vita sua miserrima fatta di gruzzoletto a fine mese, canne da fumare con la combriccola, e il pigliar a culo tutto e tutti, a monumento dell’egoistico menefreghismo innalzato a “stile”. Come dire: oramai ’sta vita è andata a puttane, costruiamovi allora un monumento in memoria della “fierezza” della deficienza collettiva. Deficienza intesa anche nel senso di società deficitaria.

Che bellezza… e poi vi accanite che i ragazzi passino ore su Instagram…

Pazzi scriteriati prendono allor di mira Mattarella, colpevole solo di aver salvato l’Italia da una tragedia imminente, perché essere estromessi dall’Europa sarebbe letale, e lui lo sa benissimo, e non può permettere a certa gentaglia di combinar cazzate irreparabili.

Ma anche il povero portiere del Liverpool, Karius, è stato bombardato di minacce di morte dopo le sue involontarie, umanissime papere nella finale di Champions League, che son costate la sconfitta della sua squadra.

Insomma, la storia si ripete inesorabilmente. E appare sempre mostruosa.

Ma, oh, che ce frega. Famose du’ spaghi e una birrozza e poi stravaccati vediamo che combina l’Italia di Mancini! Forza azzurri! Dai che domani c’aspetta un’altra giornataccia. Stasera scoreggiamo un po’. Ficcala in rete! Daje!

E tu, ah bona de mamma, vie’ qua! Famme ’na pompa! Famme tutto, me lo fai annà in fiamme!

Contenti voi, infelice io. Io sono un uomo insostenibile, lo so. Vorremmo davvero sostenere questi qua?

 

 

di Stefano Falotico

Provocazione serale: in questo tipo di società uno stoccafisso come Mentana è più sexy del Mickey Rourke di 9 settimane e mezzo


28 May

Tagada Mentana

9 settimane e ½!

So che già dal titolo si potrebbe (sor)ridere ma la mia è una provocazione sino a un certo punto, perché in quello che leggerete, se avrete voglia di leggerlo, anziché chattare con 4 fessi, vi credo abbastanza fermamente e persino mi compiaccio di questo dogmatico convincimento.

Ora, come credo sia noto e irrefutabile, nella mia vita mi son asperso nella solitudine più mostruosa ma questo stato di apparente desolazione sociale, anziché danneggiarmi e rendermi malinconico, restio ai piaceri della vita, è stata salvifica e son asceso, non sto scherzando, a stati di coscienza superiori ove l’uomo comune ai miei occhi si svela nella sua nudità immanente, oserei dire, nonostante si abbigli da persona talvolta abbiente. Sì, la solitudine mi è stata di salvazione e mi son redento, emancipato da una vita sfrenatamente carnascialesca, toccando vette gargantuesche d’illuminazione ancestrale. E godendomela…

Libero dai vezzi della sconcia brutalità del cinismo oggigiorno imperante, or posso contemplare un fiore al suo lento germogliare dell’aurora, e domani gambe di donna così vivacemente scoperte e floride di voglie capricciose in quest’estate alle porte. Donne dalle gambe che bramo a me si spalanchino, per iniettare loro tutto il mio amor pregno del più selvaggio furore. Oggi dunque son uomo d’innocente candore, domani un uomo che arde nella bramosia dei suoi carnali odori, e s’estasia fra queste muliebri meraviglie a cui donar ed effondere tutto il mio pulsante calore.

Sì, non ho mai propeso per una vita facile e nemmeno mi piacciono le donne facili, è la mia alta moralità a tenermi ben ritto, rettissimo da sapiens erectus, nonostante mi conceda sprazzi fiammeggianti di sana goliardia un po’ perversa.

Non me ne vogliate ma invogliatemi…

Sì, secondo me la vita di Enrico Mentana è quanto di più lontano dal mio modo d’essere. Quest’uomo che, cotonato, in questi pomeriggi fa compagnia a Tiziana Panella, donna che dovrebbe indossar le gonne molto di più di quel che raramente esibisce, perché le sue non sono gambe ma cosce. Quel seduttivo, irresistibile spazio epidermico tra l’anca e il ginocchio che, a ogni malizioso accavallamento, ti fa gridare in cuor tuo sballottato, in tuoi ormoni di colpo risvegliati, di pregarla appunto inginocchiato di muoverle ancora. Ah, che delizioso solletico erogeno. Poi, Tiziana comincia a parlare e smonta ogni immaginifico, magnifico, proibito desiderio quasi allucinogeno perché il suo timbro vocale è quello di una strega di Benevento.

Ma, tornando al Mentana… innanzitutto, chi gli cucina da mangiare? Non credo che Enrico, indaffarato com’è fra ospitate, tg serali e anche “seriali”, maratone interminabili, e letture informative di quotidiani che divora per tenersi sempre aggiornato, abbia il tempo e la pazienza per specializzarsi nell’arte culinaria. Forse ha qualcuna… che gli serve sul piatto d’argento pranzo e cena, o forse Mentana si arrangia con carne in scatola Montana.

Sì, come fai Enrico? Mi chiedo. Sicuramente ti svegli al mattino presto e leggi tutti i giornali da cima a fondo, poi corri in trasmissione ove, con occhio sfacciatamente malandrino, sbirci la sottana di Tiziana, corteggiandola, nonostante anche lei sia “impegnata”, con l’acume delicato del tuo eloquio un po’ stronzo ma anche sofisticato. E infatti da quando ci sei tu in trasmissione Tiziana ha ricominciato a indossare, come detto, gonne molto attizzanti, ti si siede accanto e ti provoca a dismisura. Dopo tutta questa “arsura”, torni a casa giusto il tempo di farti il bagnetto rinfrescante e far merenda, quindi ti riprecipiti negli studi di LA7, ti truccano, e tu mai leggi il gobbo perché sei sempre impeccabilmente preparatissimo. Quanto sgobbi!

Hai mai tempo di vedere, che ne so, un film come Rusty il selvaggio?

Ma io so che sogni un ballo con Tiziana, dopo una cenetta a lume di candela, e lì ti scateneresti, libero da ogni telecamera, sul terrazzo della tua villa, mentre lei avidamente si spoglia e tu rimembri il mitico Joe Cocker di You Can Leave Your Hat On…

Sì, un tempo piacevano gli uomini rudi ma romantici come Rourke dei tempi, appunto, d’oro, oggi invece tutti vogliono fare i giornalisti delle rassegne stampe. E questo “politicamente corretto” ha ucciso ogni umana sensualità, la virilità è andata a farsi fottere, e son tutti pulitini, formali, precisini, in una parola tristarelli.

 

di Stefano Falotico

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