Archive for July, 2018

Sono il simbionte di me stesso e anche il tuo sembiante… lezioni di stile, oggi sono un lestofante, ieri un elefante, domani ancor faloticante


31 Jul

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Perché devo sempre “correggere” le vostre figure di merda e anche retoriche? Siate voi stessi e sappiate che si scrive sé stesso, non se stesso. O, perlomeno, la forma davvero purista è la prima.

Ah sì, non è così? Capre, informatevi!

Sì, sono un provocatore. Fa parte della mia faccia di cazzo. Roba che il simbionte di Venom mi fa un baffo.

Ecco che su Facebook, una pseudo-maestrina delle Giovani Marmotte, famosa associazione di Paperopoli alla quale tale Nonna Papera dovrebbe stabilirsi a vita, cucinando torte di mele e flirtando con il mio vicino di casa zoppo, tale Sacchetti, sostiene di essere distrutta da quest’analfabetismo dilagante perché si trova costretta a correggere dei testi pieni di strafalcioni, errori grossolani, roba da mettersi le mani nei capelli e gettare la spugna.

E asserisce, in gloria di sé (detto fra noi, uno come Tom Hardy questa qui la manderebbe a cagare senza neppure augurarle buonanotte), che sé stesso è un errore madornale.

Ebbene, stavolta ha incontrato un super stronzo, il sottoscritto.

La vedi quella panca per gli addominali? Sappi che ora faccio su e giù e tu puoi andare a prepararti il caffettino, bertelo tutto, fumarti una sigarettina, tornare in questa stanza, e vedermi ancora fare su e giù.

Capito l’antifona?

Sono un uomo? Non lo so, ma mi piacciono le uova, non quelle però delle umane galline. Uomo sono, è ovvio, no, non uovo, nonostante talvolta rinunci alla mia parte virile, guardando i Puffi, ah ah.

Uomo che nei suoi libri scrive sempre sé stesso. So che qualche bagascia, leggendomi, sghignazzerà, ma lo prenderà in quel posto se la sua bocca maligna e ignorante presto non si cucirà.

Perché il Morando Morandini, critico compianto di enorme scibile, non si sbagliava.

Bella cara, vedi di andare a dar via il culo. Come urla Sgarbi alle caprette.

Sì, John Rambo mi fa ridere. Dovevate essere voi a farmi il culo e invece è successo il contrario!

Com’è stù fatt’? Sì, mi ero proprio stufato! E mò me lo cucino con tanto di patate… Cosa? Lo stufato, cosa se no, anche sennò. Ah, cazzo, mi fate perdere il senno. Io voglio rimaner uomo colto a cui sempre piaceranno i bei seni. Io non insegno, e non sono Pino il doppiatore.

Ma che mi fate dire?

Sapete, io sono spesso depresso ma, se mi fate girare i coglioni, divento una specie di Sputnik.

Che cosa? Spock? Che cazzo c’entra Star Trek? Ho detto Sputnik, per la Madonna!

– Il Devoto-Oli contempla entrambe le forme, caro coglioncello.

– Ah sì? Ti dico io qual è la forma corretta. La forma corretta, anzi ritta, è questa.

– Che fai? Che sono queste sconcezze? Rimettilo dentro. Non essere volgare!

– Volevo che tu, donna con le fossette, mi fossi devota per averti aperto gli occhi. E, sai, con un po’ di olio l’inculata vien meglio. Questa non è volgarità, si chiama solo sana libidine. Facciamolo qui, nel fosso. Ci prenderanno per fessi ma io ti prenderò per la fessa (Fessa, espressione meridionale per indicare, senza peli sulla lingua, la figa!).

Comunque, voglio lasciarvi con una cagata, mio “cavallo di battaglia” da Orlando, non quello/a di Tilda Swinton…

Lo disse Dante, lo ribadì Ariosto, sei nato pollo e finirai arrosto.

Non fa ridere? Ma pur sempre una cagata di classe è, non si discute.

Adesso, scusate, devo tirarmela di più. Ah ah. Capito il doppio sen(s)o? Come no? Adesso capisco perché lei, donna, non sa un cazzo. Lei non sa un cazzo. Ma proprio nu caz’!

 

Ora si spiega perché va a messa, non ha incontrato uno che in questo modo gliel’ha messo.

Come sono messo? Io son messo bene, sì, son ben messo. Sei tu che vai a messa e sei malmessa. Che vuoi mettere? Ma dico?!

 

 

di Stefano Falotico

La vita è una continua delusione, ma meglio così. Che gusto c’è a vincere sempre? Alain Delon docet, ah ah


31 Jul

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Uh, sai che noia. Essere belli come Alain Delon dei tempi d’oro, non aver bisogno di sapere niente, andare in giro per istrada, e le donne ti saltano addosso. Avere il cervello di una capra, non conoscere Mozart e pensare che Paola Cortellesi sia una brava attrice, e ricevere baci dappertutto, in ogni zona erogena del corpo, in un profluvio zampillante di potere attrattivo immediato.

Sì, un uomo alla Delon, che quella sera ha cagato storto e, mentre cagava, ha avuto un’erezione sul water ma, in quell’attimo, gli è scappato lo schizzo della pisciata per lo sforzo dell’evacuazione escrementizia, e allora ha “pittato” tutte le piastrelle di un bel giallo canarino. Al che, pulitosi, sciacquatosi, ha preso la spugnetta e ha disinfettato le pareti. Poi, si è pettinato, lavato il viso e ha indossato il suo cashmere.

Sì, appena ha aperto la porta, tutte le donne son “schizzate”. Non sapendo che Delon è invero un imbranato merdoso.

Perché di Delon vedevano soltanto il carisma a pelle, da uomo-lupo di mare. Un uomo che non importa non abbia mai letto una sola riga di Nietzsche, perché ha degli occhi che si guadagnano da vivere semplicemente per il fatto di essere i suoi occhi.

Sì, Delon, non me ne volere Alain, mi ha dato sempre l’impressione di non sapere un cazzo di niente. Il vuoto assoluto. Ma poi si apriva al sorriso e ogni Romy Schneider diventava Piscina…

Sì, La Piscine, eppur in bagno Delon aveva lordato le piastrelle di un’allegra pisciatina.

Pensate a Sean Connery. La sua ultima grande interpretazione è dell’anno 1990. In Caccia a Ottobre Rosso. Da allora, andate su IMDb se non mi credete, ha girato solo delle semi-schifezze.

Ma la casalinga di Voghera sfoglia la rivista FilmTv e nota che stasera danno il film Alla ricerca dello stregone.

– Guarda, zia, che è una stronzata cosmica.

– No, non può esserlo. C’è Sean Connery.

 

Sì, certa gente vive di rendita sul suo carisma.

E Alain Delon, adesso, se ne sta sulle colline francesi a schiacciare le mosche coi piedi a mollo nel laghetto e a scaccolarsi eppure, quando torna a Parigi, la gente lo acclama.

Ma il caso più eclatante è Andrea Occhipinti. Oggi, è un bravo produttore. Ma è diventato famoso perché aveva davvero gli occhi “pinti”… Ho detto tutto…

 

Di mio, che posso dirvi? Ho comprato una scatola di fagioli scaduti. Ma ho perso lo scontrino della COOP e ora o li butto oppure me li magno.

 

 

di Stefano Falotico

I Beatles mi hanno sempre debilitato, meglio i Rolling Stones, per una riabilitazione da stronzo alla James Woods


30 Jul

James Woods Vampires

 

Sì, mi son guardato allo specchio stamattina. Ho la stessa “cartola” di James Woods in Vampires.

Ora, il termine cartola non si riferisce a costui. Bensì, è un’espressione tipicamente bolognese, coniata da qualche zuzzurellone in vena di spiritosaggine che, dopo essersi specchiato, ha inventato tale cartola. Appunto.

A Bologna, uno vede uno che è un mezzo barbone, un drop out, un contestatore da figlio dei fiori. E dice: – Uè, visto che cartola ha quello?

Cartola, per i bolognesi, significa carisma. Un uomo che, nonostante viva costantemente nella merda, emana un savoirfaire da uomo che sa come va il mondo.

Sì, un termine del quale non ho mai capito il vero significato. L’anno scorso, Roberto Donadoni era l’allenatore del Bologna Calcio e tutti i tifosi, nonostante abbiamo rischiato la serie B, appena lo vedevano, urlavano: – Vai, Roberto, hai una gran cartola!

Sì, perché Donadoni, pur essendo un allenatore mediocrissimo, troppo impettito e ruffiano, leccaculo e finto gentleman, è stato talmente forte come calciatore negli anni ottanta/novanta che, oramai di diritto, è stato elevato presso la plebe a indiscutibile cartola.

Lo stesso dicasi per gli attori. L’altro giorno, ho postato su Facebook la foto di Mickey Rourke sfatto, gonfio, iper-tatuato, probabilmente con un carcinoma alla gola, e un mio amico ha esclamato… vai, Mickey, tu sì che hai la cartola.

Sì, Mickey Rourke può andare da tutti gli psichiatri del mondo, fare il puttanazzone in filmacci più brutti di tua madre, ma avrà sempre la cartola perché ai tempi d’oro era proprio uno “a cazzo duro”.

Ecco, sì, tornando a Woods, ora che sono nuovamente dimagrito, gli assomiglio. Stessa faccia macilenta, con ancora i segni dell’acne che fu, brufoli dissipati nella maturità di una pelle meno elastica ma grumosa, spugnosa, bastarda, da uno che conosce l’odore del suo sperma e non si fa fottere più tanto facilmente, nemmeno da un mostro come Valek.

Ora, James Woods in Vampires ha la pancetta o no? Secondo me un po’ sì. Come me. Una pancetta non pronunciatissima sorretta da due gambe sbilenche, storte, oserei dire “traviate”. Sì, in tanti onanismi e letti peccaminosi da cacciatore, più che di taglie, di altrui “quaglie”. Sì, lurido figlio di puttana, ti tira il pistolino? Se non ti tira, te lo tiro io.

Ecco, sì, non ho mai amato i Beatles. Questi quattro ebeti, capitanati da John Lennon, un mezzo matto, diciamocela. Poi c’era anche Ringo Starr, l’esemplificazione vivente della scimmia poco sapiente.

All’epoca, le ragazzine ne andavano matte. Si strappavano i capelli e ci davano dentro di brutto con questi semi-froci all’amarena.

Mamma mia, a me han sempre trasmesso una moscezza immensa. Sì, moscissimi. L’unica loro canzone decente è Yesterday, infatti in C’era una volta in America… James Woods era al suo Max storico, e io non ho mai voluto impararne le parole, come il grande Massimo Troisi di Non ci resta che piangere.

Sì, Massimo era onestissimo. E dovreste esserlo anche voi. Cerco in Italia uno che conosca le parole di Yesterday a memoria. Non trovo nessuno che le sappia. Tutti cantano… du du daradaradà, Yesterday!

Non sapete proprio una beneamata minchia!

Questo per dire, mentecatti, che io sono come Jack Crow. Uno che non sopporta puttanate melense come i film di Truffaut, roba come Jules e Jim e altre troiate false come Michelle, ma belle…

Questa gente paracula, che li ascolta, ha rotto i coglioni.

Metti Mick Jagger in radio. Vai, sii ficcante, davvero disarmonico eppur latin lover che avercene.

Via, spacca tutto.

Ecco, il cuore. Qui ci sta il paletto.

 

– Ehi, che fai? Carichi questa zoccola?

– Sì, è una zoccola che può tornarci utile.

– Utile a che?

– A essere mandata a quel paese.

 

Che cartola!

 

di Stefano Falotico

A volte, è necessario dire che 2001: Odissea nello spazio è una cagata pazzesca


30 Jul

Batacchi Andrea Roncato

Memore del grande Paolo Villaggio e della sua cagata pazzesca sparata contro La corazzata Potëmkin, film che “tragicamente” diventa per la regia di Einstein, perché i produttori della pellicola non poterono utilizzare le scene originali, come riporta infatti giustamente Wikipedia, ci sono momenti in cui vorrei affermare che il capolavoro (uno dei tanti) di Kubrick è davvero una defecazione impensabile.

Sì, ieri ho battuto ogni record e sarà contento il mio cardiologo. Sono arrivato a fumare quattro pacchetti di sigarette al giorno, un primato da vero primate. Sì, nei momenti di acutissima, inguaribile depressione, il tabacco mi serve ad alleviare lo stress immane e una sigaretta tira l’altra. Salvo crisi respiratorie e una tosse da vecchio con tanto di catarro.

Al che, soffocato nei polmoni, mi son svegliato in piena notte. E, per rifarmi la bocca e rinfrescare la gola, vista anche l’arsura dell’afa insopportabile, ove non c’è condizionatore che tenga, ho aperto il freezer e ho trovato una bella, intonsa vaschetta di gelato al limone. Morbido, di cucchiaiata in leccate dolci, questo sorbetto ha assorbito il mio malumore. Tanto che interamente la vaschetta mi son pappato. Quindi, ho acceso un’altra sigaretta e, al fiorir della Luna là fuori, ho aspirato altra malinconia, mentre una zanzara, infiltratasi in cucina a tradimento, si poggiò sul mio braccio sudato, succhiando come una pornoattrice ogni mia sanguigna rabbia trattenuta.

E, stamattina, al risveglio ho evacuato una cagata storica. Il gelato al limone, digerito scioltamente dal mio metabolismo notturno, è fuoriuscito di gran meteorismo. Poi, terminata che ebbi la deiezione, riflettei su come ottenere una sana erezione. E mi collegai su Instagram, in caccia di modelle discinte, disinibite, per rifarmi gli occhi e solleticare la parte maschia di me oramai steso come i panni di una comare napoletana.

Ma pensai invece bene di concludere il mio libro su Carpenter. Mi mancano ancora due film da vedere.

Dark Star, praticamente introvabile anche in streaming, di cui esiste un’inguardabile versione in Blu-ray da vu cumprà e, a proposito di tubetti cilindrici di carta sottilissima riempiti di tabacco trinciato, definizione della Treccani della sigaretta, sono andato nel net a cercare Cigarette Burns.

Ah, tornando alla Treccani, il termine trinciato è bellissimo. Soprattutto per uno come me, che ha sempre vissuto in trincea quando invece poteva “bruciarsi” tutte le più roventi nere, da vero Nerone, della Nuova Guinea.

Invece io, sempre indeciso, ho adesso una vita recisa ma è pur sempre meglio delle povere esistenze di quegli sfigati che vanno matti per Loredana Lecciso.

No, ancora il fumo non m’ha ucciso.

E, funestato da donne vogliose che mi cercano col lanternino, le mie voglie inespresse eppur costipate e limonate bestiali, oggi io dico che 2001 fa veramente schifo!

Un film troppo ambizioso. Troppo sganciato dalla realtà che invero è molto più clockwork orange di quello che potevate immaginare.

Sì, siamo invasi da uomini che se ne sbattono, anzi, sbatacchiano, uomini come il mitico Andrea Roncato/Loris Batacchi, e uomini come me a metà strada tra un Fantozzi oggi, una scimmia domani e tua sorella nell’ano.

Sì, ha rotto il cazzo. Andasse a fanculo.

 

di Stefano Falotico

Escape Plan 2, il trailer italiano del film con Sylvester Stallone


29 Jul

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Poche ore fa, è stato rilasciato l’ufficiale trailer italiano di Escape Plan 2 – Ritorno all’inferno, con Sylvester Stallone.

Il film è il seguito della pellicola del 2013, in cui ad affiancare Stallone c’era il mitico Arnold Schwarzenegger.

Stavolta, non c’è Schwarzy, ma Dave Bautista.

Ecco il filmato:

La pellicola è diretta da Steven C. Miller.

Ancora una volta, Stallone interpreta Ray Breslin, uomo specializzato in evasioni da carceri iper-tecnologizzati e sofisticati.

Un lavoro, il suo, molto “particolare”. Non c’è che dire.

Escape Plan 2 – Ritorno all’inferno uscirà nei nostri cinema il 22 Agosto.

Sebbene, non sia andato benissimo in patria, e sia stato massacrato dalla Critica, potrebbe invece andare molto bene nel mercato europeo, ove Sylvester Stallone è più amato che negli Stati Uniti.

Ne sono convinti i produttori che, infatti, hanno già preparato il terzo episodio, che vedremo il prossimo anno.

Sylvester Stallone, dunque, ancora una volta dimostra che, nonostante i suoi settantadue anni, non ha certo intenzione di ritirarsi, soprattutto come icona action.

Tant’è vero che, a Settembre, salvo contrattempi, interpreterà Rambo 5. Implacabile, davvero.

 

di Stefano Falotico

Siamo invasi da idioti moralisti, da donnette frigide, da uomini senza cervello e da bambini che si credono uomini


28 Jul

City of Angels

Oh, agonizzo. Sì, stamattina me la son tirata. Sì, liscia come l’olio, tiepidamente spermatica, “ipotermale”, rilassata e roventissima su una donna la cui foto mi ha tanto attizzato. Ci son molte dicerie sulla masturbazione. Tutte ignobili, che servivano un tempo per impedire ai giovani di esplorar con ardore tutto il loro sentito sudore. I preti, una volta, dicevano che se te lo menavi… diventavi cieco. E in quello, sebbene poco lo stimi, Checco Zalone, nella parodia di quel lamentoso demente del Cristicchi, aveva ragione. IO CI VEDO PERFETTAMENTE!

Anzi, mi tira ancora di più.

Ma siamo in Italia, paese ove la Chiesa tiene ancora in scacco molta gente con reprimende dogmatiche, gli uomini si sposano, tradiscono continuamente le moglie con qualche balorda raccattata sui viali, e ove le loro consorti, ben consapevoli di venir… così cornificate, vanno dalla parrucchiera a rifarsi gli occhi con lo sciampista. Ché, quando morbidamente massaggia il loro bulbo, non credono più alle prediche di nessun pulpito ma sognano con codesto “massaggiatore” una “schiuma” profumata al Pino Silvestre.

Continuando a cantare, fra una stoviglia e l’altra, con Pino Daniele.

Sì, molte donne sono imbecilli. Guardano un film di Wim Wenders e poi cantano Gli Angeli di Vasco Rossi, vanno matte per i bambini, visto che gli adulti maschi non le fanno godere, sono anchilosate in un lavoro frustrante al massimo, e adorano City of Angels con Nicolas Cage che si chiama Pentola.

Ecco, estrapoliamo un dialogo davvero “shakespeariano”.

Meg Ryan, che Dennis Quaid aveva appena mandato a fanculo, si trova con Nicolas Cage in biblioteca. Un Cage con due labbra carnose che nemmeno Alba Parietti la gommosa.

Un dialogo di una “profondità” ancestrale…

– Vieni qui, spesso?

– Io vivo qui.

– E cosa fai?

– Leggo.

– No, intendevo che lavoro fai?

– Sono un messaggero.

– Ahhh (ah, pronunciato da Meg Ryan sia come se stesse pensando… ma questo di fronte è un malato di mente, sia aspirato come l’avesse preso da un negro).

Be’, e che tipo di messaggero? Una specie di pony?

– No, sono un messaggero di Dio.

– Hai un messaggio per me?

 

A questo punto, Nicolas Cage urla: – Sì, c’è Maria De Filippi che ti aspetta con Tom Hanks a C’è posta per te, perché in Italia prendiamo i titoli dei programmi per deficienti dagli americani, che sono per la maggioranza formati da troioni da Miami Beach.

 

Ecco, dopo questo mio “simpatico” giocar col mio pisellino, mando il link di un mio libro a una certa Scansani.

Costei, desiderosa di “entrare in contatto” col mio “angelo carnale”, mi ha fatto leggere tutte le mega-stronzate del suo blog, post davvero “elevati”. Alla fine di ogni scritto, tu pensi… sì, uno scritto un po’ contorto ma ho capito, sono entrato in empatia. Adesso, posso entrarle in qualcos’altro. Più che con uno scritto, con qualcosa di ritto penetrante, da colpirla al cuore…

Tale Scansani, donna che andava assai prima scansata, mi blocca, dicendo che faccio spam e, nonostante mi abbia obbligato a leggere ogni suo lamento patetico, non avverte in me il desiderio di trombarla in modo “ermeneutico”. Più che una donna ermetica, una scema moralista e zotica.

Che pensa davvero di conquistare gli uomini, dichiarando le sue fragilità interiori. Dichiarasse qualcosa di più esteriore.

Dice anche che sono freddo.

– Sai qual è la verità? Sei una merda. I tuoi libri non valgono un cazzo. Fottiti! Sparati! Ma che vivi a fare! Nooo!

 

Questa è l’umanità, il resto sono le metafisiche prese pel cul’ di film come Così lontano così vicino.

Adesso, vado a ordinare un piatto di vongole, miei mongoli.

Oggi pomeriggio, prevedo altre mie prese in giro.

Ora, come mai Nicolas Cage e Meg Ryan sono miliardari e voi invece votate Cinque Stelle?

Perché Nic e Meg hanno capito che, girando minchiate, vengono ben pagati.

Mentre voi, con le vostre “altezze nobili”, vi siete ridotti a contattare le troie su Facebook!

 

Sì, sveglia! Continuate a farvi fregare e a pregare iddio dei vostri solipsismi. Dico, continuiamo così.

 

Al che mi contatta un amico.

– Sai, secondo me tu hai dei porno in casa.

– Sì, perché?

– Da te non me l’aspettavo. Uno così colto, che ha dei porno.

– E che dovevo avere? Quella cretina di tua moglie?

– Senti. Tu credi all’amore?

– Sì, credo all’uccello. Quando l’uccello viene preso da una, l’uomo che lo possiede, per coprirsi di dignità, dice che è innamorato.

– Sei un porco!

. Sì, vedi di non finirmi con la faccia del Cage.

 

 

Ah ah.

 

 

di Stefano Falotico

Eclissi lunare: mentre voi vi eclissate nella scemenza, io glisso di ellissi e ballo con Gianni Togni


28 Jul

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Sì, mentre voi assumete sempre più espressioni da ritardati, come questo qui. io sprofondo nelle mie folli considerazioni sul mondo, ballando con Gianni Togni, Luna!

 

Al solito, contro ogni regola balorda e stupida, vivo come mi pare. Ohibò, ma quale oblò.

Io vedo la realtà meglio di voi, che dormite sempre.

Siate invece lunatici e allunatevi, anche allupatevi! Ricordate che, con la Luna piena, Sheryl Lee potrebbe mordervi e voi potreste recitare una delle scene più geniali della storia del Cinema.

 

  Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

Attori rinati: Kevin Costner, l’eleganza di Hollywood


27 Jul

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Ed eccoci qua a parlare del sempre bel Kevin Costner. Il cui nome completo all’anagrafe è Kevin Michael Costner, nato il 18 Gennaio del 1955.

Un uomo figlio di un elettricista e di un’attrice. E dunque il nostro Kevin, attratto dal suo lato materno-artistico, con estrema baldanza si dà al Cinema, che quasi subito si accorge di lui. Ha un faccino pulitissimo, è elegante nei modi senza essere affettato, ostenta un’enorme sicumera. E a passi svelti scala i ripidi gradini di Hollywood, per agguantare già il successo dopo soltanto una manciata di film.

Invero, sin dai primissimi anni ottanta, ottiene dei piccolissimi ruoli in pellicole abbastanza trascurabili, imbroccando poi un film che all’epoca fece abbastanza clamore, Il grande freddo, ma le sue scene vennero eliminate dal montaggio finale. E finalmente nel 1985 azzecca da protagonista due film che lo portano alla ribalta, ovvero Fandando e Silverado. Il primo è firmato da Kevin Reynolds, col quale poi Costner lavorerà ancora nell’altrettanto apprezzato Robin Hood – Principe dei ladri ma anche nel “disastroso” Waterworld, il secondo invece proprio da quel Lawrence Kasdan che l’aveva cancellato dal Grande freddo.

Fandando diventa un piccolo cult, tanto da invogliare anche il nostrano cantante Luciano Ligabue a omaggiarlo a squarciagola in una canzone famosissima pressappoco di quel periodo, e Costner pare infermabile.

 

Nel 1987 è il compassato, intransigente, integerrimo Eliot Ness nel capolavoro The Untouchables – Gli intoccabili di un ispiratissimo e antologico Brian De Palma, che riunisce a sé un cast lussuoso (Sean Connery, Andy Garcia e Robert De Niro versione Al Capone), forgiando di afflato epico un’epopeica storia gangsteristica ai tempi del Proibizionismo.

Quindi interpreta due film minori rispetto a quello di De Palma ma che al botteghino vanno forte, Senza via di scampo con Gene Hackman e Bull Durham.

Nel 1989 è il magico, vellutato protagonista de L’uomo dei sogni di Phil Alden Robinson e nel 1990 esce col bruttissimo Revenge di Tony Scott, pellicola pseudo-bollente con una Madeleine Stowe molto avvenente, ma anche con la sua opera capitale, Balla coi lupi, da lui appunto diretta con inaspettata maestria, gusto sopraffino delle immagini, e interpretata con sofisticatezza “liberal” da uomo bellissimo, selvaggio ma al contempo sobriamente affascinante e impossibile. È il film che vale tutta una carriera e Costner ha “solo” trentacinque anni, incassa sette premi Oscar, sbaragliando l’agguerritissima concorrenza del superbo Quei bravi ragazzi. È un anno nel quale però la cinquina dei film candidati come Best Picture, fra lo Scorsese di Goodfellas e il Coppola de Il padrino – Parte III, annoverava anche l’abominevole Ghost!

Ma gli Oscar grandiosamente vinti son comunque meritatissimi, e potevano essere perfino molti di più.

Impazza allora a livello mondiale la Costner mania. E Costner fa la sua figura anche in un altro filmone, JFK di Oliver Stone, sebbene il suo fin troppo perfettino Jim Garrison sia stato incarnato da lui, sì, Costner, chi se no, con noiosa legnosità e pedante monotonia espressiva.

Nel 1992 interpreta una pura schifezza commerciale, Guardia del corpo, ma la colonna sonora e la voce di Whitney Houston elevano il film in gloria e la pellicola primeggia al box office. Consacrandolo ancora una volta come paladino del sex appeal di classe. Da vero, innegabile handsome.

Ma, all’apice apoteotico del suo splendore e anche del suo perlaceo, attoriale fragore, arrivano i primi passi falsi sonori, e si profila la temuta ombra minacciosa della débâcle più vergognosa. L’uomo del giorno dopo, la sua seconda regia, sebbene oggi sia stato leggermente rivalutato, allora fu stroncato in maniera impietosa, perché giudicato iper-retorico e fastidiosamente lunghissimo e pomposo.

Costner, fra romanticherie zuccherose e donne smancerose, si rifà un po’ la faccia, resa troppo insipida e liquorosa, con l’interessante Gioco d’amore di Sam Raimi, tornando di nuovo al baseball, sua inoppugnabile passione focosa…

Ma ne vogliamo parlare del pasticcio immondo La rapina? Oppure di Dragonfly? Filmacci!

E quando nessuno se l’aspettava, voilà, Costner se ne esce col suo stupendo terzo film da regista, Open Range, e dinanzi a questo suo colpo ci siam tolti il cappello, non solo da cowboy. Applaudendolo a scena aperta.

Eppure Costner arranca alla bell’è meglio o mal si arrangia, tra filmetti senz’arte né parte in qualche modo campa, i cosiddetti film alimentari, e poi in un istante rinasce da rapace, da uomo, checché se ne dica, indiscutibilmente capace.

 

E lo vedremo prestissimo in due serie televisive interessantissime, Yellowstone di Taylor Sheridan (negli USA peraltro già uscito fra controverse critiche) ma soprattutto in Highwaymen di John Lee Hancock.

Posso dirlo? Non sono una donna, ma a me nonostante tutto Costner piace.

E spero davvero che ci possa regalare altre sorprese!

 

di Stefano Faloticoattori-rinati-kevin-costner-02 attori-rinati-kevin-costner-01 attori-rinati-kevin-costner-03 attori-rinati-kevin-costner-04

A proposito di James Cameron… gli ho sempre preferito le corritrici, dette anche corridore del Camerun, dette anche corridore del Camerun, date il bentornato a John Connor, ah ah


26 Jul

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Sì, quest’uomo mi ha sempre inquietato. Questo riccone sfondato che viene considerato uno dei più grandi registi del mondo.

E qui mi lancerò nella disamina, ragionata, ponderata, porgendogli lo stesso sguardo severo e arcigno di Sigourney Weaver, una donna da cui star lontani perché, con la sua seriosità sussiegosa, potrebbe attentare al vostro guascone star al mondo, adocchiandovi dall’alto in basso come Ripley e schiacciandovi come scarafaggi.

Tornando al Cameron, costui, in quasi quarant’anni di carriera ha diretto meno di dieci film, se escludiamo i prossimi Avatar, che non credo riuscirà a giare perché, pur essendo nato nel 1954, mi sembra malmesso e ridotto in stato pietoso. Quindi non camperà, secondo me, ancora molto. Non gliela può fare. Ma, se riuscirà nell’impresa, mi congratulerò con lui e gli offrirò da bere al bar TRIUNFO, scantinato losco delle zone del materanese.

Costui esordisce con uno dei film più brutti di sempre, una cagata sesquipedale chiamata Piraña paura.

Sì, all’epoca, dopo Lo squalo di Spielberg, ci furono le annate in cui andavano di mode i film sui “pesciolini” cattivi, tipo L’orca assassina. Mi ricordo che lo vidi da piccolissimo in tv perché mio padre, in assenza di mia madre, voleva rifarsi gli occhi sulle due interpreti femminili, la Charlotte Rampling che fu, e soprattutto quel pezzo di patonzona di Bo Derek. Sì, mio padre è stato sempre appassionato anche di Jacques-Yves Cousteau e seguiva tutte le sue immersioni subacquee, perché spesso veniva affiancato da modelle in bikini atomici. E mio padre sognava di accalappiarsele in un sol boccone in maniera “palmata”. Sì, per poi trascinarle sulla terraferma e praticar loro il bocca e bocca con tanto di bocchini “branchiati”.

In quel periodo, dopo la visione di Piraña paura, mi ricordo di una serata in cui i miei mi portarono in un ristorante rustico. C’era un acquario con questi roditori e il cameriere mi disse di non immergere la mia manina in quell’acquetta ma di soddisfare la mia acquolina in bocca con un paio di gamberi fumanti. Poi, mia madre mi disse di mangiare una sogliola, perché conteneva il fosforo necessario allo sviluppo di un ottimo cervello. Ma vi dirò… un cervello ben sviluppato abbisogna anche di un vertebrato muscolare denominato appunto spesso e volentieri “pesce” ma che appartiene alla classe molto “animalesca” degli endotermi, cioè bisogna avere anche un grosso uccello, uccello a sua volta originatosi dal velociraptor che, se non usato con gentilezza alle donne, può trasformarsi in un predatore alla Harvey Weinstein.

Ora, tornando al Cameron. Terminator è un capolavoro, anche Aliens, anche The Abyss. E Terminator 2 vale per la colonna sonora e, se eravate delle ragazzine in cerca del vostro idolo teen, per un Edward Furlong “carino”, prima che si disfacesse con droghe e zoccolette.

Sì, Edward è uno che consigliava a Schwarzy di dire no hay problema e invece di problemi ne aveva un casino. Tanto che credo faccia adesso lo stesso lavoro di Spider in Quei bravi ragazzi.

Titanic invece è l’apoteosi della grandeur. E lo sfoggio “pomposo” del seno di Kate Winslet prima che diventasse una matrona da casa di appuntamenti romani. Sì, Leo a poppa e a pru(gn)a se la spupazzava col suo vigoroso “albero di mezzana”.

Avatar… non ne parliamo neanche. Le bambine della scuola elementare vicino a casa mia scrivono sceneggiature ben più intriganti. Sì, sono precocemente smaliziate. E, fra una matita e un pastello, immaginano già di “colorare” il “pennello” del maestro.

Su Rai 3 danno la corsa campestre. Gara fra donne con cosce slanciate. Fra una scandinava moscia e una tedesca rocciosa, preferisco la camerunense. Ha uno stacco migliore di Kathryn Bigelow. Anche se Jamie Lee Curtis dello spogliarello di True Lies è imbattibile.

Questa è fantascienza. Allo stato puro.

di Stefano Falotico

Dopo tanta resilienza, lotte e giustificazioni, voglio sinceramente affogare nella mia morte allegra


25 Jul

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Sì, per me il sesso reale ha coinciso col totale disfacimento esistenziale, con l’impazzimento totale, con la perdita di ogni contenzione morale, con la lascivia più nichilista, screanzata, provocatoria, col vuoto più abissale.

Di solito, accade il contrario. Un ragazzo vergine, al concretizzarsi della copulazione, spesso agognata durante un’adolescenza tormentata, improvvisamente sorride alla vita e con grande nonchalance non vede l’ora di cibarsi ancora… d’intessere il suo corpo, ignudo e proteso all’accoppiamento, con vivo ardore e slanciato nitore. Fottendosene…

L’uomo, sì, arrivato a questo punto fatale della sua inoppugnabile vita escrementizia, dimentica ogni metafisica e, semplicemente, diviene un animale, mascherato in un sembiante umano, che vive per la figa. E, per procurarsela, s’impegna con abnegazione in un lavoro il più possibile redditizio che gli permetta, visti i competitivi canoni occidentali, di presentarsi a essa ottimamente e in garbato stile. Per non apparire scalognato e infinitamente miserabile, gioendo a trentadue denti e fauci spalancate della carne della sua stessa fame divorante.

A me invece è accaduto l’inverso. Allo scricchiolare delle mie pudiche barriere, allo sventolare del mio fringuello avidamente bramato dalla mia bella, succhiato, snocciolato, incuneato e duramente nel suo (di)letto ammorbidito, mi sciolsi nel senso letterale del termine. Mi squagliai, pietrificato da tanto putrescente, sessual fetore.

Al che, gli amici mi apparvero delle arpie, dagli sguardi cupidi e lestofanti, ammiccanti e provocanti, a invogliarmi a essere un “grande”. Grande, nella nostra società, significa essere un figo, un trivellatore, un puttaniere di classe, uno che non va certo a puttane ma sa vendere bene la sua immagine e la offre, bellamente pimpante, alle donne che ne fruiscono con smaliziata maturità troia andante…

E ciò mi sconvolse. No, non dovete compassionevolmente intenerirvi dinanzi alla mia sfacciata sincerità. Per me, la vita sessuale, lo ammetto, mi avete scoperto, trombato e inculato a sangue, è qualcosa di terrificante. D’incenerente e puzzolente.

Vedo donne sfilare in tacchi per le strade che dicono d’insegnare ai bambini autistici la via dell’apprendimento, curatrici dei loro deficit, che poi alla sera corteggiano la loro stessa prostituita bellezza, mercificandola al direttore della Ferrari.

E vedo uomini, un tempo sognatori, che si son dati al più bieco porcile dei loro cuori traviati. Sbudellati dall’ineludibile necessità di scopare come cavalli. Ben azzimati, profumati e, io vi dico, intimamente spappolati, spogliati di ogni decoroso contegno. In una parola insuperbiti e decadenti. Totalmente deficienti. Offrono immagini estremamente dignitose di sé, parlano forbiti e sono sempre aggiornati sull’ultimo film del regista israeliano-curdo-islamico, ma amano tinteggiare le loro noie con gli stuzzichini e gli aperitivi, sbirciando i piedi femminili da feticisti dei loro festini.

Sì, sono indubbiamente malato. E amo rallegrarmi nel mio desertico viaggiare senza meta, fra un umore felice e un altro disincanto magnifico.

Per molto tempo ho frequentato gente a posto, normale, salvo poi addivenire che queste persone erano solo traditrici, pronte a cornificarmi con derisioni degne delle più basse meretrici.

Quindi, mi son affiancato a dei veri pazzi. Ma nemmeno con quelli sono andato d’accordo. Perché, in quanto pazzi, non avevano coscienza della realtà e contentamente brindavano da mattina a sera con le pezze al culo. Lagnandosi oggi e ridendo domani, in un mare d’inconsapevolezza spaventosa.

Invece, ahimè, io ho sempre saputo qual è la verità.

Ed è una tragedia.

Nella vita, c’è la depressione se sei un cesso, ma c’è anche la fine se, miracolosamente, hai successo.

Fidatevi…

Adesso, vado a ordinare un panino col bacon perché ho voglia di carne.

di Stefano Falotico

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