Chocolat

12 Jan

Perché essere un cioccolatino da… maîtresse, uff che stress,

quando puoi gustar le palline del maître chocolatier?

 

 

Inno alla ribellione, perché amo il vino d’alcolico mio covo su labbra sbavate

Ove c’è un warrior, io sono Nolte nel Tom Hardy, in quanto dolore intercostale delle pentecosti e peste bubbonica ai babbi(oni)

Lo so, chiedo venia, celatemi ma non congelatemi. Ne andrebbe del mio calore e, fra l’altro, il termosifone mi sta raffreddando le pallette, peggio di quanto sei un fifon’. Sì, provo a tastarle, ma non vi trovo molto, disperse e “spappolate” nel castrato “a polpette” con cui rosolo la mia testa nell’acidità. Ah, dov’è l’insalatiera? Anch’essa m’è sfuggita di mano, devo accalappiarla prima che la vicina possa rubarmi i pomodori per spiaccicarli sul naso del marito sadomaso, uno che la tradisce con Beatrice l’insozzatrice. Beatrice…, la conobbi in quel di Trento molti an(n)i addietro. Ma nel suo didietro entrò Alighieri Dante che pescò dall’Inferno proprio Mario, il coniuge di colei a cui s’è ammogliato nell’appartamento a fianco. Anche se, ripeto, si fa i fianchi di un’altra che lo sfianca. Eh sì, fianco a fianco, siam franchi, a questa ciccina che ciuccia è meglio Ingrassia Ciccio.
Uno che col Franco faceva un’accoppiata demenziale di gran “Me lo dia”.

Rimedito nel mentre, col mio membro che so ove rimembrarlo, visto che non lo vedo più ma neppur lo ricordo, essendo svanito nella “vaniglia”, a come precipitai nel fosso delle depressioni. Ove c’è un depresso, vi son anche i cipressi. Alberi che “allietano” l’Autunno nella malinconia alla Sergio Cammariere. Costui, cantante lunatico, dovrebbe prendere lezioni da Nic Cage di Moonstruck, un mostro panettiere che, di pene “infornante”, fornicò Cher di Ronny Cammareri, con tanto di “peperon’” a “stregarla” di Strudel.

Eh già, Cher è sempre stata una super zoccola. Solo “lei” si presentò agli Oscar in abito da “monaca”, più che altro da “a portata di mano”.
Svestita di brillantine, pettinata da matrona del bordello, intascò la statuetta e poi se ne mise tanti nella “saccoccia”. Ritmando nelle sue musiche a “Pigliala così”.
Una a cui va tutto… il mio schiaffo, senz’infingimenti e senza fighetto.

Ho sempre rispettato il segnale stradale ma c’è gente che abusa della mia pazienza al controllo semaforico. Gli extracomunitari lavano i vetri e mi sciacquando d’offese del “topo” su tal rimprovero a lavarmi: “Brutto stronzo, ti smerdo se non ti farai il culettino come me. Comunque, il tuo Euro… dammelo. La nostra è una vita da cammelli”.

Ho sempre tenuto in auge questi attori.
E partirei proprio dal Nicola…

Cage Nicolas:

Uomo verace, ruspante, cazzeggiatore amante, non adamantino, di bicipiti “infarinati” nel muscolo tamarro per una pizza alle sue donne. Misogino che s’innamora di un’androgina,  anatroccolo che la coccola, testa di cocco che adocchia, spoglia con gli occhi e strabuzza nella “botta”.

Pacino Al:

Siculo, sicuro di sé, gesticola, ha due testicoli da toro, “diavoleggia”, è un animale da palcoscenico, è mostruosamente bravo in maniera oscena, non s’è mai sposato, appare spompato in viso ma le donne lo spolpano appena apre bocca, adulando questo genio che ulula.

Nolte Nick:

Sporco, si presenta alle prime in pigiama da Notte, ammicca, aggrotta la fronte, “naseggia”, “smanetta” di pipa, fuma come un turco e ha gli occhi turchesi un po’ sfumati nel disilluso, allude, è da lodare, soffre, soffia in mezzo alle cosce della sua signora, e poi sbuffa perché anche da “quella” disgustato. Eppur ha gusto. Gli giran sempre ma girerà ancora capolavori.

Me son sempre freg(i)ato. Ne parliamo delle donne? Da puberali leccan il biberon, d’adolescenti voglio crescere accrescendo uno “maturo” che possa istruirle, d’adulte ritornan a voler il bebè.

Si pigliassero un babbuino e mi lasciassero morder’ u’ babà. Tieni putten’, eccolo qua! Liquoroso!

Gli uomini poi son ancor peggio. Ancorati alla politica per impoltrirsi di più nel camoscio d’oro. Farneticano, polemizzano, stizziti s’incazzano, inveiscono, “forbiti” sforbiciano, eleggono i loro privilegi e tiramenti, ove la barca va non deve andare e io ne “affogherò” i galleggianti.
Son tutti dei galli. Alcuni si brucian le ali, altri son aleatori.
Meglio me, l’aviatore che guida il trattor’ e lancia il fango in testa a quelli coi funghi ai piedi. Li appiedo, li pedino, a un pedone faccio piedino…
Son d’appestare, il mio pesticida “naturale” semina il panico per le strade, e lo sventolo su autoradio che irradia le mie orecchiabili afasie in tutta questa vostra nevralgia.
Svengo, un po’ svacco, nevico quando son umoral di Tempo instabile e poi lievito di birra, borioso e arioso nel mio.

Torno a casa, ma prima son stato a “teatro”. Come Mezzacapa, sdraiato in prima fila a guardar la malafemmina prima figa. E, platealmente, con la tribuna “elevata” a tifare e “spronare”, smutandato d’applauso per il mio “varietà”. Lento-andante-annoiato poi irato e contrito, perché lo spettacolo voglio godermelo fino “in fondo”. Senza venire prima del “lieto fine”.

Rincaso, come già “dato” in pasto, mi ficco poi dentro le lenzuola e alliscio il pelo al mio cane, baciando un libro di Stephen King perché m’incupisca, dunque allupi, nei suoi incubi.

Il Giorno dopo m’aspettano altre prese per il culo. Non sempre ne son ispirato. Ma la voglia è tanta.

Dormo, sogno una che domino, e poi mi sveglio fra i dormienti, detti anche tonti.

Non mi credete? Domani, il mio video non lascerà adito. Io ho l’alito prelibato da prelato, e voi pelati, invece, vi coprite di pelle.

Salutatemi quella gran “signora” di vostra madre e regalatele, da parte “mio”, un fottuto Babbo Natale.
Perché il Babbo abbaia e scende dai camini con l’uccell’ nel tuo carbone.
Attizza la tua casa, se non lo rispetti.
Evviva i pazzi, che gironzolano a zonzo e son gonzi. Per esser pazzi, son stati respinti nonostante le “spinte” inutili, han di conseguenza respinto e spingono.
Pigiano e te l’appioppano.
Basta coi ricatti, con queste ricotte, con queste cottarelle da licealotti. Incendiamoli! Van cotti!

Zie schizzate, sciroccate “professoresse” tragicomiche, insegnaron religion per poi mieter nel dottor che “immetteva” e, soffrendo di meteorismo, incurante delle meteore stellate, di latte era suo stallon’, affannato nel petoman’ da mitomane.

Panzoni grassoni, calvi, concavi di cervello, impiegatine frustrate. Frustateli, tutti!

Io son ribelle dalla nascita. Chi s’oppone, riceverà solo dei ceffoni.

Provarono a fermarmi, li bloccai in casa, smontai di “soqquadro”, li scaraventai al vento e li “sbandierai” di baraonda. La polizia intervenne, furon cagionati degli incidenti, spaccai i loro incisivi, “alcuni” li recisi e, con t-u-ono deciso, altri ne uccisi.

Bang! Vedi di non rompere, alla prima soprassiedo, alla seconda sorvolo, alla terza volerai, alla quarta ti sederò. La quinta la vedrai appena. Voglio una di ultima.
Poi, ci sarà l’apnea del tuo oblio al cimitero.
Nelle bare non si respira tanto, non ti sigillerò morto ma, asfissiato, aspetterò il tuo ultimo rantolo d’esalazione.

E t’affosserò quelle fossette. Pure alle tue fessacchiotte.

Sì, la mia legge desidera la non violenza ma, se il “matto” vuol esser ammattito dai mattoni, ecco che accade la mattanza.

Gentucola borghesuccia con le sportine della spesa. Imparassero prima a esser sportivi, solo dopo aver appreso ciò, potranno “potere”.

– Io ti sbatto in manicomio!
– Stai prima attento che non ti sbatteremo al muro.
Bottanone!
– Devi stare buono e zitto.
– Sì, forza, prendete ‘sto vecchiaccio e menatelo, insomma “rabbonitelo”. Zittitelo a vita. E rendete zitella quella zotica della consorte. Se non basterà, c’accaniremo di malesorti sui figli.
Piazzate videocamere nascoste nei loro cessi ove s’accoppian con le prostitute che poi accoppano, recapitate il filmato alle loro “fidanzatine” e inviatelo al loro “direttore”.
Insomma, radiateli. Altro che capitali e caporali! Decapiteremo! W il Capitano!
– Stai calmo. L’amore d’una ragazza ti “normalizzerà”. E vedrai tutto in modo positivo.
– Sì, le racconterò questo. Incontrai una, s’intascò il cazzo mio ottimamente tenuto, voleva poi intascarmi in un lavoro per mantenerla. Quelle sui viali mi fanno schifo perché già “stirate” da maiali come “lei”, mio egregio.
Quindi, lo vedi questo?
L’hai colto?
– Non vedo niente.
– Però lo senti.
– Non sento nulla.
– Per forza. Ho usato l’anestetico. Ora, invece, morfina a parte, ti piace la mia “smorfiettina?”.
– No, che male! Aiuto!
– Come? Come prego? Vedi…, la mia preghiera non fu esaudita da te, esaurito assatanato di sesso mercificato, dunque dentro il tuo buchino, mia testa bucata, t’ho bucato di conficcato.
– Basta!
– Di bastone mai dire abbastanza. Caro bastardo, ecco il bestione!

Come dice il detto: tanto raggianti che, a raggio gamma, sgommammo dopo averli resi gomme da masticare.

Ah, non dovete prendermi seriamente quando mi arrabbio. Son ammalato di rabbia, di buio. Molti si sfogano scopando, io mi sfogo da foca. Fioco e fuochino.

Sì, voi siete pallosi… ssì-mi, meglio le pallone che avete notato?

“Annot-t-ate?”.

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