Mio figlio si chiamerà Nikolai e non Niccolò Fabi

08 Feb

 

   Giovinezza irosa contro vecchiaia “generosa”, antico dilemma della mia veloce “flemmatica” tra le femmine vs i lemme lemme da cammelli

Sì, Niccolò è uno da Licia Colò. Sui suoi capelli, egli “shampeggia” di sapienza melensa. Infatti, lei s’è laureata alla “Sapienza”, lui si lava con le saponette.
Li vedrei bene accoppiati tali piccioncini. Licia con l’ombrello per pararsi dal lancio degli ortaggi, e Fabi con l’uccellino allo zoo ad aspettarla col “mazzolin’” da botteghe dell’antiquariato come il palmato-Panda elettrizzato delle doppie punte al pelo “garbato” e fuori moda nel rischio-recinto dell’estinzione. Sì, da civette sul comò. Lei glielo “recide” e Nic, alla Cage Nicola, urla “Taci Licia, t’accid’!”.
Lei dottoressa tutta compunta e lui coccolone delle antiche romanticherie da pistacchio più pernacchie. Licia, la racchia, Niccolò, il cantante delle varichine mentali. Egli, infatti, nella sua “musica”, “ugoleggia” di dolce scemenza, esorcizzando una vita che non va mai “là”, lei invece ammira le gambe delle altre fenicottere, visto che il suo “documentario da dromedaria” non viene mai animato fra gambe l-i-ane un po’ più animalesche della sua o(r)ca.

Questa città è una giungla! Donna, non smaltarti le unghie!

Un mio amico mi chiede, offrendomi un bicchiere:
– Stefano, se avessi un figlio, come lo chiameresti?
– Innanzitutto, non lo chiamerei. Al massimo, lo chiamerò. Non ricamarci sopra.
– Dai su.
– Nikolai, come Viggo Mortensen de La promessa dell’assassino.
– Sei un comunista?
– Sì.
– Come hai fatto a diventarlo?
– Pigliavo la Comunione, poi mi son accorto che i preti “facevan” comunella con le suore, il nostro “governo” fa il “Santo(ro)”, è un Travaglio, parla, attacca ma sta sulla difensiva e non re-agisce. Eleggeranno Grillo Beppe, solo perché ebbe una vita da cani alla Mel Brooks.
Tu, tu come la vedi?
– Rossa.
– Sì, una figa che non canti questo ritornello da obitorio:

rosso, è un vestito rosso
oggi quello che indossi
per il mio funerale
bella senza più pensieri
come sei tranquilla
nel giorno del mio funerale

Dopo aver riascoltato questo brano “sull’orlo del precipizio” all’orzo, sento che il mio intero corpo viene invaso da “ultracorpi” da Arca di Noè, uno sicuramente meglio di codesto coccodè dal nome Niccolò.

“Onomatopeicamente”, su mossa pelvica a pelle, st(r)opp(i)o l’audio e, in play nel suo “b(l)ack”, mi lancio e “slaccio” sulla mia bell’, “registrandola” nel led incandescente.
Sì, le tolgo la cuffietta da buffetto e le “inserisco” cuffie d’un Sesso ad alto volume, con tanto di “albume” e sua “bua” che gode asina.

La società piccolo borghese mi perseguita per insederarmi, li svio, mi dan del “deviato” e insistono a voler invertire la mia rotta affinché non “rompa” nelle loro fidanzate. Le tentan tutte per “amputarmelo”, per frenarlo e ferirlo, raffreddarlo ché non sia un “dandolo” in Lei che dondolerà nel “La” maggiore su mio “allegro vivo” con picchi rock di toccar qui e ficcar in “MI FA”.

Ah, fifoni, allibiti dinanzi alla mia potenza, cercate alibi da eunuchi e, intanto, le vostre nuche si distraggon di sinfonie senza il “termosifone” della gnoccona. Non ci pensate…, e vi riempite di coriandoli, eh sì, siam quasi a Carnevale e, ove vanno i cavalli, la mia lo “assaggia” mentre voi celebrerete il corteo, sempre più celere, di mascherine color “cerino”.

Cosa ne sai tu panzone del mio tizzone se, solo di tazzine e caffettino, “troneggi” arrogantissimo da chi ha molte rughe e non più è figo?

Lo so, odi il mio fisico, e lo “sedi” per “rassodare” le tue certezze, sbraiti di “politica” da pollo e, col prosciuttello, condisci l’ultima insalata di tua moglie che, un Tempo, “incendiavi”.
Ora vedo solo aceto e poco “olio”. La massaggiavi, la schienavi, schierandoti contro le masse, eri perfin un sano massone acuto, ora sei un musone e un Mussolini.

Merdoso porco, lecca il pavimento, ci son le briciole della tua anima da cui potrai cavar un “buco”.

Sì, i ricatti degli “adulti”. Nick Nolte di Cape Fear n’è consapevole. E la sua Juliettina Lewis voleva solo “gustare” il ditino del lupone Max Cady.

Nick aveva paura che scoprisse i trucchetti troppo presto, e la proteggeva mentre “lui” si protendeva nella Lange Jessica di “Sacra Bibbia”. Tessendo il teso.

Merdaccia! Tradivi Jessica con Illeana Douglas, spacciandoti e “spaccandola” di Squash fra le sue cosc’, e volevi ficcarlo in culo al Bob. Difendesti le tue “federe” pen’-(an)ali per macchiare le fedine d’uno da “fettuccine”. Fetentone! Chi pensavi di essere, il Michael in Sharon Stone?

Nick, da giovane, giocavi a Football ma adesso hai le palle ammosciate. Compri un moscone per viaggiare nel mare, ma manca il carburante del burro. Datti ai musicarelli, suvvia! Suda ancora, Nolte!

Ah, NickChe cazzo fai?

Dammi retta, fai tanto il retto(re), ma non è più “rettilineo”, acquista Zucchero e il suo “Diamante”:

Respirerò,
l’odore dei granai
e pace per chi ci sarà
e per i fornai (
Fornaciari?)
pioggia sarò
e pioggia tu sarai
i miei occhi si chiariranno
e fioriranno i nevai

Fai piano i bimbi grandi non piangono
fai piano i bimbi grandi non piangono
fai piano i bimbi grandi non piangono

 
Ho detto tutto.

Anzi no, di-dietro nel “frontale”.

Comunque, buon compleanno Nick, compi(ti) gli an(n)i.

Il mio “immediato” impatto sulle donne: divenire uomini è un supplizio

V’ho già raccontato, mettendomi a nudo, del mio “(ro)manzo” di “formazione”…

Una certa Cristina, rimase colpita dal mio primo libro, e desiderò incontrarmi, lanciandomi quest’approccio “porcellina”:

– Stefano, hai un grande talento. Io l’ho scovato. Se tirassi fuori il naso dalla porta, “entrerebbe-uscirebbe” anche “qualcos’altro” che potremmi “colpirmi”. Ne sono convinta. Mi scoperesti?
– Da cosa “lo” deduci?
– “Puro” istinto.

Fissò l’appuntamento alla stazione, entrò senza preavviso in macchina…

– Sei davvero tu, t’ho notato subito. Sei appariscente.
– Come no.

Aprì la portiera e, incurante della folla attorno, delle valigie, dei trolley e della sua risata “volley”, si scaraventò per “averlo” seduta troia-stante-equi-na nel posteriore sebbene fossi seduto in quella anteriore.

Piluccò, strappandomi le labbra, e non ebbi neppure il Tempo di cambiare la “frizione”.
Al che, schifosa, mi diede un pugno senza sputacchio:

– Torna a spugnettarti. Non sei cresciuto!
– Perché mai “azzardi” dopo che volevi “azzannarmelo?”.
– Un altro, al tuo “posto”, sarebbe già venuto.

Mi sganciò poi un altro colpo “basso”, strozzandomelo nella cerniera.

Prima di sverginarmi con una ragazza un po’ più delicata, “tutto” andò sempre con “enorme” cautela.

Fui io stavolta a recarmi da una che mi scrisse: “Non t’accorgi che fai sesso anche solo chattando? Capto il tuo profumo “deodorante-ascella” appena “apro” la “messaggeria”. Non vedo l’ora…

Sempre in un parcheggio, più discreto però, afferrò la mia testa e la (o)mise fra le sue tette.
“Strozzato”, starnazzai un “Basta, mi stai asfissiando, stronzona!”.

– Svegliati! Un “altro” sarebbe già passato alla passera. Goditela!

Quindi, mi usò come cruscotto in zona compact disc.

Comunque, dopo qualche “appiopparlo”, posso dichiararmi un “latin lover”.

Già. Il mio prossimo “capolavoro” letterario s’intitolerà “Cavolo col bavaglio in tavola”, storia d’una regressione “appetitosa” molto “appetibile”. Sì, il petto del gallo è meglio.

Certo…

Infoio ancora e m’infogno.

Sparandolo alla prima che capita. Non capitombolerà ma il biliardino non è per il suo budino.

In una società di vacche, bisogna sputare fuori il “rospo”, non saremo dei principi, ma almeno ce l’avevamo sul gozzo. Cosa? Il lazzo

Chi sei? Molte mi evitano ed, evitandomi, m’avvito in una Co(o)pLand mia stalloniana da “sordo” di un orecchio senzientissimo per la sentenza finale. Abrogo gli aborti se non c’è stupro, innalzo gli imbroglioni a impalarli, e stimolo la diuresi di chi non è massimo ma solo da copertine di “Max”. La gente m’osanna, il Cielo mi subissa per un’affissione non da incorniciare come Pacino di Quel pomeriggio di un giorno da cani. Ancora lievito d’autismo che bara per non finire nella tomba di chi non prova più nulla, guido l’auto e suono i flauti, anzi sono il programma elettorale di Paperopoli e poi “cagneggio” nel mio onomastico sul mastice “Mastinello, il fustino ululante a 80 gradi”, spingo la lavatrice dei pensieri e l’attrice de France mi solletica mentre le mie notti son angeliche senza Angie Everhart. Intanto, Erik Everhard fotte AJ Applegate e “trolleggia” nel mandare “twittate” alle tette di Dani Daniels.
Io, agnellino, osservo queste “infil-z-ate”, spengo il “bulbo” oculare e sollevo i pesi, insomma so’ peso.
Tu mi peserai nella tua Bilancia? Il tuo segno è quello, 
Zodiac è me in terzetto.

Non hai capito un cazzo tu che leggi fra le righe?
Ci sono anche gli spazi, eh?

E lo spazzolino dov’è?
Lo spazzolino fa come lavoro lo spazzacamino.

Detto come va detto, il mio è gigantesco, anzi gargantuesco.
Donna, andiamo a Gardaland.

Sono il Dragone russo!

E ricordate: a proposito di roba “enorme”, secondo voi, mi ri-volgo al sesso gentiluzzo, è meglio una cena con Bailey Bill, dotato d’un pescione pornoattorone, oppure l’irish cream del Baileys?

E su questa stronzata volo ove Lei vorrà.

Sì, Rosso di sera, è solo un tramonto.
Montatele!

Scatenate l’Uomo ch’è in voi, non “surrogatevi” nell’idiozia farfallona del frivolo piccolo borghese, che fa rima con scemo palese e da palate. Mangia i Pavesini, e Pavese?


Pettinato “a iosa”, scomposto e “maleodorante”, infesto suggendo seni “a raffica”, spossandomi senza sposarne una, poi sposto il “gancio” mio giocherellone e regalo un Joker a una cocca che farloccherà poi con un “fenomeno”, rallegrandolo di porgergli la “sporgenza” con tanto di sottiletta “impaninata”.

Codesta categoria, che si sfama, iettando e sputtanando il prossimo, dall’alto “eminente” della fiera e delle pose nella prosopea, non conoscerà mai la Mesopotamia. In quel luogo orientale, gli ippopotami orientan la proboscide nel “triangolo isoscele” di gazzelle che scosciano, senza “scocciare” ma scoccando il pachiderma interiore nelle epidermidi delle paludi. Gli uccelli sollevano il becco e non s’arrabbiano, sbeccando il posacenere se le loro sigarette son amarognole di Marlboro nel Camel Trophy. Sì, son fuoristrada e vivono, aggrappati alla foresta di Tarzan, che dà ordini e le cui urine non soffrono di sifilide. La sua Jane è a Lui amantissima nei “malti” di serate cobalto, egli la sodomizza con Cheeta ad applaudire, stimolando le scimmie a “scaldarsi” di tifo sotto i temporali “termali” delle escursioni termiche, con i selvaggi a idolatrare King Kong, e urlando che sbatta Naomi Watts, a differenza di Liev Schreiber, con Lei solo x-man senza la “Z” di Zorro nella zanna “bianca”. Ci vuole Wolverine, troglodita Hugh per goderla di “Ah ah”.
Hugh, il “miserabile”, condannato alle prigionie per colpa del fascismo “insindacabile” delle polizie che, invero, fan piazza pulita solo per fumare canne in quella di nome Verdi, famoso ritrovo di drogati, vicino ai portici di Bologna, ove i dottori attentano alle virtù delle suore, rabbonendole di “farmaci” con tanto di sacra “unzione” dopo esserselo “sciacquato” da “missionari”.

Panzoni che castigano le giovinezze, figli d’una generazione di dementi, “certificati” con tanto di “laureetta” e “lode a sbrodolarsi” a vicenda.

Ribellatevi a questa feccia di fessi.

Afferratene uno, chiudetegli la bocca e “melodierete” un suo “ridondar” nello strangolato con tanto d’inculata da suonato.

Sono Nikolai, e il tuo caz’ non genererà la tua stirpe, fecondando ovuli che son affare mio.

Parola di Stalin, Uomo che sale e ti spreme il pomodoro.
Di che colore è?

Color sangue!

A parte le minchi(at)e, è grosso.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

    1. Jim della giungla (1948)
    2. Nicola, lì dove sorge il sole (2006)
    3. Baciami cavernicola (1996)
    4. Velvet Underground and Nico (1966)
    5. Nicolau – A Espada E a Rosa (2010)
    6. Nicholas Nickleby (2002)
    7. Caruso Pascoski (di padre polacco) (1988)

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