Chi è Selvaggia Lucarelli? Siamo Franco James

04 Mar

Della società violenta e della “franchezza” da Franco James Dean di ribellione che non vuol smuovere una sola parola in sua difesa, m’attacca… anche al muro, a “muto”, più Chris Walken che “ci sta”

Come i “cavoli a merenda”, ma almeno fa la sua figura con ‘sta “figa”

Atto d’ammirazione a James Franco e di “mirarlo” selvatico a Lucarelli Selvaggia, per un Oz che si “alza” da “grande” uomo…


Se Oz è Potente e Grande di Raimi Sam, io sono la “potenza” del lucano vulcano con tanto di mongolfiera a lanciar uova a chi vive in “Mongolia”, perché amo le voragini delle “gole”, le vertigini delle gonne

Sono James “Dean” Franco e pure Ciccio Ingrassia nel Franchi. Spalla comica che, fianco a spalla, si reggeva il gioco. Uno “sano” e l’altro “matto” per la strana coppia delle minchiate.

Franco è l’attore per antonomasia dell’ipetrofia creativa. Un cratere su analogia falotichesca.
Infatti, se prendete un suo fotogramma e la mia immagine, lo specchio non può mentirvi: siamo di fronte a uno scambio di persona. Ineludibile. La somiglianza sciocca, fa paura.

Franco recita a Hollywood e “galoppa” fra (in)successi, pellicole da iconoclasta e oramai icona “ribelle”, presentò agli Oscar di tutto punto, e poi si permise il lusso di passare da Gus Van Sant ad Harmony Korine, senza battere “sopracciglia”.

Non si sa se è un bisessuale quando interpreta un bidello che sbudella gli studenti, un pisello quando se “la” tira, un idiota quando finge il suo Raimondo Vianello in pose senili da coglione che adocchia, perde il pelo ma non il vizio da finto castrato e “tonto” che osserva le rotondità di Rachel Weisz.

Unico ed eccezionale, un attore che mi fa un baffo.

Perché io ho superato anche i confini d’ogni codardia da “leone” e “latta”, voglio solo essere allattato dalla felin mia compagna di viaggio. Che spasso. Sì, se la spassaron tutti, ora me la spupazzo io da “mago”. E, dalla mia reggia, le ordino di spogliarsi e mostrare la Temple Shirley oramai svezzata, quindi viziosa. Basta, l’avete viziata troppo. Che venga seviziata!

Me la magno e le recito, di voce “in falsetto”, fantasmatica a plasmarla, per rendermi sfiancato mentr’ansimerà, codesta:

Età di 44enne, questa è la tua età? No, sei del 1928, ancor non sei crepata? Così “attraente” raramente l’ho percepita e “vista”. Sei ancor vispetta, mia vecchietta. Capelli neri sfumati, fumantissimi al rosso ed è fulva! Occhiali solari, termodinamica d’entropia mia agli ormoni.
“Inetto” mi prostro, e “aggancerei” la mia “belt(à)”, cintura di sicurezza per un’uscita-“entrata” allarmante nel fioccarti abbacinato nel bacino del di… dietro in macchina, ove ci si “singulta”, opop(s), ingurgitandotela di basculanti saltelli al tener la Donna per le redini, e sbrinar la renna. Basta coi cornuti, “scorniamoci” nel con gelato da sciogliere in bocca. Quale università Bocconi, sono i boccoli da mangiar d’abboccarne. Bocchinara! Mi bocciarono ma le bocce… il bowling di strike a palle dritte, un colpo “straight” da social distortion, ordinario e fuori dalle righe, senza neanche una ruga, come puoi vedere. Tocca pure, non mi disturbi, anzi “bussa” con più “botta”.

Sono un cialtrone, chiamami ciarlatano. Sì, l’ano. Che anno è?

A parte gli scherzi, schiamazzerei con te. Ammazzami e risorgerà.

Che cosa?

L’erezione!

Le elezioni son andate a puttane!

Quindi, buttiamola una volta per tutte fuori dal mio (letto a) Castello!

Già Pier Paolo Pasolini vide oltre ma non gli diedero retta, preoccupati di di-“venir” dirigenti e redarguire a “redazioni” arredate di mobili(o).

E la sabbia mobile, nel suo strenuo affogarvi, lentamente v’aspirò.

Ispirato dall’appropinquarsi della Notte, nottambulo son “bullo”. E vi sbullono!

Sì, dall’alto delle mie chiose, in quanto ex chiuso “in naftalina”, “innaffiato” dei peggiori insulti da cafoni con tanto di pugni per “chiarirmi” l’antifona, son solo che cambiato da “stufato” a tifone.
Impetuoso, a combatterli ed è una lotta sfrenata.

Potrete chiamare le ambulanze, affinché “ambisca” come voi alla pipì, potrete appiopparmi degli schiaffoni in faccia, falciarmi, tranciarmi al “fine” che anch’io sia traviato, ma non devio, anzi continuo nella devianza dal vivere “comune”. Infatti, non abito in nessun luogo. Ove vivo (D)io, evviva il parroco, non ci son parrucche né trucchetti, né mezze calzette e neppure la calza delle streghe.
Son io a “imbefanarmi”, ad affannare chi affannò quel che vollero, volenterosi e perlopiù-pelo contro pelo, appunto violentissimi, per arrestare la mia boccuccia e arrossirla ché agognasse violette e bacetti rossetti. No, son rossastro, anche sanguinario, ai sanguinacci preferisco “allacciarvi” come la salsiccia esposta in macelleria, bottega ove siete prosciuttoni fra tante maialine a cui (s)vendete il garzon’ delle “garze” da ganzi alle gazzelle. Eh sì, anche la polizia s’affumica, ammanicata ai vostri coltelli col “manico”, e siete nati con la camicia.

Pomiciando andate sporcando, io invece blindo le case dei malfattori, e li segrego perché s’impauriscano, nitriscan “imbizzarriti” da zazzere oramai premunite di “zanzariera” a riparo dal mio v(i)olar le home sweet home di tali “nomen omen”.

Italia, paesaccio di “laureati” toscanacci alla Pieraccioni, per bevutelle aperitive con motorini “a scoppio” su trombate e giochetti lessicali da chi rigira anche la frittata della già impazzita maionese da antipasti. Impiastri!
Salsine, tartine, “fiuti” da tartufi, meglio estrarre il tufo tutto il dì, meglio il Puffo che annerisce di più Gargamella ed è menestrello a “menar il can per l’aia”. Ahia, che male!

Famiglie di piccoli borghesi, vermi viscidi, sudati puttanieri al servizio di chi è sevizia da “zio” e nepotismi. E così, di generazione in (de)generazione, il morbo si propaga e dilapida le coscienze.
Spegne l’afflato, suonandoti il “flauto” a “pifferaio magico” versione cattiva della fav(ol)a più nera.

Morti viventi che frequentarono licei “classici”, ora “sistemati” anelan a “sistemarti per le feste”.
Ma io scombino le versioni “binarie” delle banalità da “Hai perso il treno”, e ci tengo al mio mantenermi “saldatore” alla ferrovia di chi non paga il biglietto per non “obliterarmi” nell’oblio.

Ah, il tunnel è buio, è un obitorio! Buuhbuuh, il vapore fa brum brum, e v’è brusio di nuvoletta a cagarvi saette e fulmini. Io vi fulmino, fermate il vagone. Ci son dei cavalli da salvare, chiamate Noè, dove cazzo sta? Nell’arca? E che “(c)acca” fa fra le bestie?
Fu nostro Signore a dirgli di non estinguere i pachidermi?

Il Signore è qui a voi, e ora cambia rotta. Dermatite, epatiti, pretendo l’empatia!
Anche sifilide, almeno vi scopa a terra!

Ragazze “fenicottere” ti urlano “Fuma di meno!”, invece io emetto fiumi da fiumana.

Vado olandese volante e, quindi, fiammingo, m’infiammo ad Amsterdam, fra valli di Comacchio e canali veneziani. Io son Carnevale, drago ma non mi drogo.

E spingo fra le “doghe”, Lei ha la doglia. Come? Prima aveva voglia e adesso non vuole il figlio?
Ma è di puttana allora?

Ecco perché sono James Franco.

Stringimi la mano, dammi il cinque, Travis Bickle non lo fermi neanche con le cannonate.
Ti sfonda il casino col carro armato e ti fucila i “panni”.

Poi, pubblica in piazza questi pubici.

Cazzo!
Ora, che c’entra la Lucarelli? La Lucarelli non è da amaro nella Lucania ma d’a-mare a Maratea, come un matto in te alla “Sei un mito” degli 883. Sì, Selvaggia è bona ma è per le canzonette. Comunque, il suo “balconcino” fa barcollare e, ballando, va “impettito” nel “tuttologo” a “tatto” di tettone. “Detta”, volgarmente, la dà a tutti

“Dedicato” a Selvaggia Lucarelli:
Selvaggia, la tua Bellezza “teutonica”, fulva, furbissima ma madornale di forme, fonte “ansiogena” d’’ormoni anche miei cervellotici, fa spavento. Ma questo spaventarmi si paventa nel nessuno che pavimenterà il “demente” mio!, come un vento “insinuato” senza le sinusiti ipocrite. Perché non ammirare il tuo seno dondolante, abbondante di accavallate “blog” su twitterate anche tettoniche alla nostra società “polenta?”. Sei polemica? Sexy nell’ardire, ardendo di vero color Donna senza peli sulla lingua. La rima è baciata in te di tête-à-tête.
Sono Stefano Falotico, poeta e romanziere. Ibs.it t’’illustrerà il mio esser lustro m’anche “rupestre”, sì, i miei libri son corse campestri e campo d’intuizioni scorrazzanti nelle caverne dei miei neuroni neri. M’incoraggio, si sa. Salpiamo, giù le ancore, ancor di Cuore! Sono il Genius, affiliato d’affinità elettiva, anche (e)rettile, a te Selvaggiona!
Ogni volta che ti guardo, “salgo”, quando ti leggo, “non scende mai la catena”. E la mia “candela” s’accende.

Da cosa deriva la mia presa per il culo plateale nei confronti dell’umanità di ‘ste du “paia” di “scarpe” nei mascarponi pallosi a “romperle” tutte

Prefazione che si “rifà” sopra (e anche sotto) Selvaggia, in modo selvaggio, essendo figlio di François Truffaut e “truffaldino” di tutti i “buchini” fra le “selve oscure” del mio Alighieri con tanto di “prezzemolina” a Beatrice del mioParadiso fra le sue gambe, senza Virgilio ma virile negli orifizi in cui, incuneato e inculata, “vigilo” da Batman, sbattendola

So bene che tifate affinché mi suicidi, miei sudicioni. Invece, voi v’adattaste a lavoretti per poi esser allattati dalla mogliettina “mulina” e “tirando” le sue “acque” al vostro “mulinello” da asinelli nelle sue aiuole, invece io me “la” godo, imbastendo cene di galline su mio “pernacchio” da pinnacolo gallo.

Sì, sono Asterix, vari imperatori romani, mi urlarono “Dai a Cesare quel ch’è di Cesare!”, ma si beccarono solo un pugno da Obelix. E finirono sotterrati dal becchino.

Vedi? Volevi “beccarmi”, però t’ho picchiato.

Il mio regno tu non avrai, io vivo a Oz, care ziette. Miei gerarchi nazisti, beccatevi il mio Travis Bickle. Non c’è papponeche possa “imboccarmi” alla strada… “giusta”, son io che faccio giustizia, e metto a posto i conti. Se spacchi, ti sventro. Poi, mi leggo Kerouac.

Selvaggia sarebbe simpatica e affabile? Sì, getta d’inchiostro simpatico su tastiera “tattile”, ma son o no Harry Tuttle? Alias sempre De Niro “Archibald”.

Eh sì, la Lucarelli è una brasiliana di pelle abbronzata e ogni “impiegatino alla Jonathan Pryce se ne “lobotomizza” della sua “bombastica”, salvo finire come Alex di Arancia meccanica.

Selvaggia ti “drena”, e ti estrae il cervello che, come dicono gli americani, “dà” di “mind”.
Dopo il mio memoriale funebre, le memorie di tutta una vita alla Total Recall, mi “concentrei” su Selvaggina, capostipite della nuova razza “Tutto so io” che sudar mi fa quando “appoggia” qualcosa che “sboccia”.

Imperturbabile osservatore della nostra umanità “godibilissima”, dall’Alto della mia dimora io miro, io son “mirabile” per codesta che te “lo” tien desto, amandola di “mirra”.

Io le son “oro” di puro “incenso”.

Incendiatemi, Lei sa come appiccare…

Già, da un recente sondaggio, pare che il cosiddetto “uomo” è preferibile scarno.

Piace il maschio “allineato” agli zigomi lineari di lineamenti “incorniciabili”.

Vince, al solito, Garko “Gabriele”, seguito da Pattinson Robert.

Insomma, due che Selvaggia “scarnificò”.
Essi “ficcarono” e i loro portafogli, “cannibalizzati”, ne “risentirono” emaciati, maciullati nonostante il sorriso da “copertina”.

Sì, del letto delle mignotte e “affini” cani(ni).

Applauso!

Forse, Selvaggia mi “denuncerà” per vilipendio al suo pudore.

Pudore di che?

L’unico Uomo da tener in auge, da adorare più di questa dissennata, che si “barcamena” scollata e peraltro “sboccata”, è Christopher Walken, attorone che se ne fotte…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

    1. Il cacciatore (1978)
      Qui, il Cinema era la magia che oggi avete perso. “Uccidendo” Cimino e “costringendolo” pure a cambiare sesso per colpa delle vostre angosce “ermafrodite”, sì, vi riempite la bocca di bacini e “fiori all’occhiello”.Invece, Cimino era un grande, sempre lo sarà.

      Quest’Uomo, senza sprezzo del pericolo, che batte il Coppola di Apocalypse Now, perché il suo film è delirio ancor più angosciante della fotografia di Storaro.

      Qui, c’è uno Zsigmond venuto un anno prima, meno esteta, più dentro la giungla vienamita, più roulette russa.

      Un Walken da Oscar, infatti lo vinse, quest’Uomo che non rompe il cazzo a nessuno e gli rompono la testa, un trauma da zona morta, incarna tutto il Cinema di Cronenberg in “un colpo solo”.
      S’aliena, s’annienta, s’autodistrugge, si struggeva per la Streep, un puro “spurgato”, espugnato nelle scommesse clandestine, un Walken già Abel Ferrara, carne, sangue, spappolato dentro, un morto che cammina e poi muore di suicidio annunciato.

      Con De Niro che non sa piangere e si gioca l’Oscar come Miglior Attore perché, nella scena più commovente, sembra che, anziché versare lagrime, lo pigli di sfottò.

    2. Fratelli (1996)
      Meglio di Pacino Padrino, viscido, violento, annaspa, è una ruspa umana, uno stronzo, un pater familias stronzo, lercio di “fedina penale pulita” come i suoi occhi malinconici da King of New York.
    3. The Addiction (1995)
      Appare, “vampirizza” di carisma, un mezzo cameo che vale il prezzo del biglietto. Sì, ti azzanna come la “maschera”.
    4. Pulp Fiction (1994)
      Ecco la citazione tarantiniana a Cimino. Il reduce da “orologio”. Consegna a Willis l’intera carriera di Quentin, perché il tanto osannato Pulp Fiction è una boiata, tolta questa scena madre.Il resto è una chiacchiera formato barzelletta coi cazzoni Travolta e Jackson e le menate del Wolf.

      Diciamocela, Selvaggia Lucarelli, questo è un finto capolavoro.

      Il migliore è Jackie Brown. Perché tu ti meriti solo un Louis Gara spompato da Bridget Fonda frivola da sodomizzare in 3 minuti netti, a discapito dei trenta secondi di Heat – La sfida.

    5. Prova a prendermi (2002)
      Questo padre che vuole salvare il figlio scapestrato e lo inguaia, educandolo a ribellarsi.
      Questo DiCaprio che non ha voglia di ricominciare, che sgattaiola, che prende per i fondelli le istituzioni, che viene poi (ri)piegato al sistema, più “falsario” di Lui.
    6. The Opportunists (2000)
      Questo ladro che sa, che aspetta, che “malinconeggia”, che sbaglia tutto e poi svolta “piazzante”.
    7. Stand Up Guys (2012)
      Questa coppia, a prescindere dalle stroncature, è Cinema.Vaffanculo!

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