R.I.P. Roger Ebert

06 Apr

Muore a 70 anni pieni, incluso il gozzo sempre “celebrity”, uno dei critici tenu-t-i più in auge dalla Critica americana.
Premio Pulitzer nel 1975, equivalente all’Oscar del giornalismo autorevole, fu il primo recensore insignito nella Hollywood Walk of Fame. Sì, “marchiava” di stellette già hollywoodiane…, egli stesso attore dietro una miopia assai in ritardo, sebbene nata prima, del più avanti Ghezzi Enrico, “occhiali” più lungimiranti. Sovraesposizione “mediat(ic)a” di personale mdp.

Per un ventennio abbondante, quasi mai sbagliava un colpo di Thumb Up (Pollice su), ma cadde nel down dopo una “paresi” causata da embolo scoppiato, soprattutto delle sue cervella svalvolate di “punteggi” all’acqua di rose. Da allora, non s’è più ripreso!

Ecco che il Mondo cinefilo, unito in aggregazione d’onorificenze, si riunisce nel cordoglio per porgere le condoglianze alla moglie e ai figli “distrutti dal dolore”.

Gestiva, un po’ alla Mereghetti Paolo, una sorta di dizionario-“archivio”, annotato sul web.

Chicago di Notte 

 

Come voi stessi potete constatare, tastare con “mano e tastiera” del click, su tale link, sono raccolte (quasi) tutte le sue recensioni.

Se dapprima sempre c’azzeccava, da un decennio “buono” le sue critiche erano “malvagie”, pura muffa di granchi colossali. Tanto che Tonino Di Pietro intentò varie cause legali per scoprire, di “Che c’azzecca?”, per quali motivi “Tangentopoli”, assai oscuri da Roberto Saviano, tutte le pellicole della Miramax venivan da Roger giudicate capolavori assoluti.

Fra l’altro, a prescindere dalle bustarelle di Harvey Weinstein, è a tutt’oggi inspiegabile il suo voto “Ottimo” alle … avventure di Rocky e Bullwinkle con un De Niro perfino “produttore” in versione Silvio Berlusconi su reminiscenza da “You talkint to me?” e monocolo-macchietta Fearless Leader.

Un film che voleva essere il Roger Rabbit del nuovo millennio, ma è una sconclusionata farsa che vale solo per il balconcione di Rene Russo, davvero “russa”, e per una Piper Perabo proprio “coniglietta” in tuta da Coyote Ugly. Piper, una bionda della Madonna (nel sen-s-o di Veronica Ciccone…), che poco s’addice a tal cartoon in carne e ossa, ma da spogliarello stop motion nel Playboy più “mobiliere” da Big Jim. Una Barbie in grado di resuscitare i morti “in salamoia”. Una Jessica platinata. La “imbionderei” tutta di “rosso”. A prima vista, acqua e sapone per l’uomo alla Carlo Verdone, invero più puttana di Shannon Tweed, la reginetta dei softcore bmovies su Gene Simmons dei Kiss.
Uno che “le canta” addosso tutta la Notte sopra e sotto, truccandosi il volto di rock anomalo.

Comunque sia, se ne va una firma importantissima. Amico di Scorsese col quale, nelle domeniche uggiose, girovagava per New York, discutendo se Taxi Driver è meglio di tutta l’opera omnia dell’Orson Welles.

L’animosa dissertazione giungeva sempre ai piedi dell’ardito Bronx, con Chazz Palminteri a rivendicare una tacca in più.

Minacciati da Chazz, Ebert e Martin tiravan fuori un disco di Lucio Battisti, provando a smorzare la sua rabbia incontenibile da boss sotto stress. Sì, quando il gangster è incazzato, bisogna alleggerire di “chiamale se vuoi… emozioni”. Palminteri, calmato e sedato dalla musica leggera del Lucio, comprese la differenza fra i Subsonica e il paroliere Mogol, assumendo un’espressione rimbambita più di Ebert. Dicesi anche da “mongoli”.

Diciamocela. Grande Critico all’epoca, dunque da annali, “trascurando”, offuscando di fascicoli da CIA, un migliaio di ultimi suoi voti da cancellare per non macchiargli la carriera.

J. Edgar sta indagando. Queste tre stellette e mezzo sono da discutere:

Così poco?

 

Ho detto tutto.

La questione del giocarsela ad armi pari: preferisco l’imparzialità e anche il latte parzialmente scremato, più “allattato” al mio “non adatto” orgoglioso e gorgoglio di candore!

Ieri sera, un mio amico mi bombardò di consigli provocatori per sortire una stimolazione al fine d’indurmi in tentazione, ché mi “vincessi”, indurito, nelle azioni “comuni” dei “vincenti”. A “durezza” del (de)formare il carattere. Eh sì, quando si vuole, “violenti”, agitare il vulcano per l’esplosione craterica.
Ma non v’è criterio in tal manipolar il “magma” del mio dissotterrare il bollente-piacevolmente “freddo”. Anestetizzato dalle asettiche visioni del vederla “distruttiva”. Alle calamità oppongo il mio calamitarmi anche da eremita.
Non vivo a Pompei, prediligo la melanconia delle “pompe funebri”. Ove io, il becchino, spargo le ceneri, gli altri vorrebbero incendiarmi, ché esalassi l’ultimo respiro fatale nelle fetali urla, solo per “adattarmi” al “tiro” di chi non si rannicchia nell’utero. L’utero si sposa al mio Martin Lutero, famoso sacerdote di “contromano” all’armato dogma. Stilo le regole in Beata Pace del mio Dio!
Ove vige il codice, pare indistruttibile, della divisione appunto fra “classi inappuntabili” e “La classe non è acqua”, io emergo dagli abissi per sommergerti di detersione. Sarò una mente contorta ma nessuno può torcermi nelle sue et(n)iche “stropiccianti”.
In cui, chi non s’incunea ai “valori” portanti del “portamento” sociale vien deportato ad Auschwitz, previo “marchio” del tatuargli una “pelliccia” al suo addolorarlo, da inconsolabile vedova, senza penicillina né morfina. Mi sei smorfioso perché io venga (in)formato o infornato? Meglio le endorfine del mio analgesico esserti lassativo. I nobili e i principi dell’anima oggi non van per il “maggiore”. Poiché vengon spogliati a nude crudezze della “gerarchia”. Insostenibile! Indifendibile!
Un bruciarne e soffocarli lentamente, con asfittiche oppressioni, alla radice, da loro reputata “malsana”, dello stato autarchico e non “monarca” al nuovo “moderno”, forse è sempre stato così, jus primae noctis. Anche “Ius” nel senso di “nostro”… diritto mostruoso a “raddrizzarti” dietro sottili e persistenti violenze psicologiche.

La questione del giocarsela ad armi pari è una fottuta stronzata del Monopoli(o) occidentale.
Ed è perciò che più trascorre il Tempo e più m’oriento a Oriente. Altra Cultura, contemplativa e metodica della non violenza. Immolo, e “in moto” neuronale, apparentemente immobile eppur già oltre le mosse di chi “domina(nte)” nel (s)piegarti gli addominali da in pectore impettito.
No, m’addormo e “dardeggio” in questo florilegio di luoghi, a me oramai nauseanti.

Sei un ispettore delle mie emozioni e della “buoncostume?”. Io espettoro la mia anima con un plettro melodico.

Coltivo i fiori e un Bonsai da saggio sempre più florido, senza la vostra flora batterica.
Alle flotte e ai battelli di chi “abbatte”, preferisco batter le mani a Takeshi Kitano!

Appena vorrebbero intralciarmi e intaccare l’intatto mio “tattile” goderla anche senza “digitale” Sguardo, premo l’opzione della non interferenza. Solo mi feriranno se desidereranno che il mio sedere si “spacchi” il culo a loro direttive e di-(e)re-zioni.

Non ho mai percepito la vita come una gara ma come poesia. Ché sia arcana, arcaica e anche aulica!
Se non viene carpita, io non voglio capirti. Ma insisto a non desistere, in quanto esisto.
Tu ti credi “vivo” ma invero sei già morto.

L’emblema di Edward Norton, appunto, in versione IKEA del suo sognarsi Brad Pitt ma mai vero e lottatore. Edward, che sei tu, è solo colui che ammira ma “stira”. Sempre più stuprato nelle sue voglie represse da eterno frust(r)ato.

Il classico tipo, in giacca e cravatta, che s’è imborghesito per adeguarsi al “piacere” di chi lo compiacerà in modo ruffiano. In verità, solo per arruffarlo, (ar)renderlo ché si “terga” alle barriere emotive e perfino a rubarlo del più spontaneo sorriso e del ricco dentro.

La mia ricchezza interiore non ha par-et-i, me ne frego dell’apparire.

Amerò sempre di più un bicchiere di “nylon”, ubriaco di “stolta” contentezza, a una camicia di lino ch’è solo di “forza” per resistenza ipocrita agli urti.

Vi urta la mia “diversità?”. Allora, urlate!

Il mio star “muto” è stato rotto da voi “dotti”. Quindi, ora son Io, Dio, che v’indottrina.

Silenzio. Io cambierò pur non cambiandomi gli abiti per essere (in)vestito, non sono maschera ma mutezza della mia Altezza.

Togliti le frivolezze e amami senza tante favoline da farfallone per le facili “farfalline”, senza retorica d’oratorie da oratorio.

La vita non è un voto a catechismo, non è la “bontà” dei finti santi, è l’interezza della propria integrità.

La vita è patire, vivere appunto nel trasformarsi oggi “alien(at)o”, domani ancora nato.

L’apnea è meglio. Chi troppo non vuole “affogare”, di grandi abbuffate sarà solo un buffet di “tette”. Vuoi farmi a fettine? No, la bistecca è meglio se alla fiorentina, il sangue è mio carnale solo di-vino a Firenze, Patria del Risorgimento. Tu sei da scolo e anche dell’incanalarti nell’acquedotto. Non sono un lacchè, però non mi pettino con lacca, perché non voglio sembrare chi sa chi.
Io non so. Tu sai? Sei sicuro di sapere chi sei? Saremo degli insicuri? Sì, prima di sparare, controlliamo la sicura e anche l’assicurazione del prossimo. Per questo non spariamo mai!

Salutiamo tutti con un (a) “Salve”.

In quanto già salvi dalle selve.

Ho detto tutto…

Non sono un Don Giovanni ma Don Johnson…
… e te “lo” ficco nell’hot spotcaldo…

Il parroco, adesso defunto, della mia parrocchia appunto, si chiamava Don Giuliano.
E suor Aquilina gli era “giuliva”.

Ecco cosa penso della “religione”.

Sono Io il “Redentore!”.

Al massimo del calore!

Prendete quel film di Dennis Hopper, bigotti moralisti del “cazzo”.

Don “lì” dondolò, indeciso tra le forme della Connelly o per “scivolare” nella “sorella” di Michael Madsen, Virginia, una delle donne meno virginali della Storia, tanto che anche quel mostro in(s)etto di Danny Huston la “impalmò”. Sotto le palme, Virginia ama “impallinartelo”.
Con nessun Palmàres all’attivo, è Lei la “passiva”.

Don Johnson ha sempre avuto un gran culo. Prima che Melanie Griffith appassisse con Banderas Antonio, era Donna tutta “melodiosa”. E, come la dava “lei”, neanche Melissa P.

In questo “capodopera”, Johnson ha l’imbarazzo della scelta. Una Jennifer acerba eppur di fondoschiena godibilissimo, soprattutto nella s-cena cult in cui, “lesbica”, appoggia le natiche, ancor bagnate per il tuo metterlo in “pause” su zoom basic instinct “la vedo o non la vedo, è la figa o no? Certo che lo è”.
Da “volpino” Ezio Greggio.

Ma il pezzo del “candelotto” è dinamitardo dopo un “a lume di candela” afrodisiaco con la Madsen.
Virginia mangia vivo il Don.

Seduzione maliziosa. Scappa prima della gran scopata solo per preliminare a “scaldarlo”.
Don, marpione, la insegue tra le frasche, Lei si spoglia e s’immerge nel laghetto, la “mostra” della laguna…
Capezzoli di quinta e da “novanta”.

Don accusò la “botta” da allora.

Il Falotico fu invece accusato dalla sua ex di essere il cane Rex.

Al che, mi diedi alle letture di Tex Willer. Quando Lei non te la dà perché troppo “Ci sai fa’”, è Rin Tin Tin che devi rispronare se alla carica vuoi “assediarla” nel “fortino”.

A parte le mie “fumettate”, ho sempre amato Dylan Dog, questa faccia da sberle che “vive” al cimitero, “cazzeggia” da James Bond con delle fighe pazzesche, gioca a briscola col suo amico Groucho Marx che, un tanto al Ruper Everett, lo prende per il culo, “attentando” alla sua omosessualità latente con allusioni perspicaci da Woody Allen al fine di renderlo “dormiglione”.

La Marvel è venuta dopo. Superman del Donner era uno dei miei must dell’infanzia.
Soprassediamo su quel Brando “Padre” coi capelli da un’arida stagione bianca.
La merdaccia, di gran “stronzaggine” ma indubbio fascino simil Yul Brinner pasoliniano, era Terence Stamp.

La scena, in cui Superman gli ritorce contro tutte le sue malefatte e lo paralizza, vale tutto Stefano Falotico.

Sì, Terence assomiglia proprio a un criminale che provò ad assassinarmi alla stessa “maniera”.
Adesso, pare che vegeti in uno stato catatonico, accompagnato da una bimba minchia nelle sue “spericolate” avventure “fra le nuvole”.

Che dite? Gli ho aperto il culo?

Se così non è, abbiamo sempre Iron Man avenger nel Thor boomerang!

Diciamocela!

Il Falotico è inaffondabile! Sfonda! Datemi una fionda e impallinerò le biondone! Datemi una liana e tu beccati Luana.
Quella è buona solo quando la Luna non le è su(p)ina.
Il camionista ne conosce le cosce. Io no, è una zoccola.
Sarà una topona per te trombone!

Ricorda: in fin dei conti, anche dei coiti e della colite, tante me ne accollo, in quanto non normodotato eppur mai dormo e neppur dom(in)o, sono un database di dati a lor (i-non)darmele. Tu sei un soldato, quindi su-datela!

Che vuoi additarmi? Idiota! Ti spezzo le dita! Stai solo zitto, adesso!

Su, dai! Suddito! Odi questo dolore al tuo aver dato botte?
Ah no? Non lo senti?
Ne sentirai tante!

Fidati!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988)
  2. Roger Dodger (2002)
  3. Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento (1983)
  4. In viaggio con Alberto (1990)
  5. Walker Texas Ranger: pericolo nell’ombra (1993)
  6. Le avventure di Rocky e Bullwinkle (2000)
  7. 15 minuti. Follia omicida a New York (2000)

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