Maps to the Stars, recensioni da Cannes, le folli notti hollywoodiane del Dottor Cronenberg

19 May

 E come volevasi dimostrare, stroncature ingiust(ificat)e a iosa.

Oramai, lo sport mondiale è accanirsi, per puro sfregio, contro i maestri. Pare che certi critici grassi e laidi, che vanno a Cannes iper-pagati solo per magnare a sbafo, si riempian di paroloni vuoti a misura di ostriche e champagne sulla Costa Azzurra dei luoghi comuni e di pollici giù tali e qua(g)li(e) alla frivolezza degli slogan che impazzano sulla riviera francese fra modelle gallinelle e porcelletti col condimento delle recensioni indigeste.

Non metabolizzano neanche i film importanti, proprio (li) vomitano, scrivendo roba di (ri)getto. Tanto per spruzzare merda addosso al maestro.

Che schifo, che disgusto, che imputridimento, che senso orrido di nausea mi prende a legger certa robaccia.

Ecco, ad esempio lapidario, alcune testate giornalistiche come prendono proprio, da idioti testardi che non tastano neanche i film prima di giudicarli con dubbio tatto bastardo, a testatone il nostro grande David.
Non portandone il minimo rispetto. E, prima delle passerelle, che abbian la decenza di usare il pettine e non fotografare solo le ochette sognandone il petting da idolatrie delle cretine da leccare con tanta cremina delle creme nel sol di Maggio svaccato da capre.

Non devono voler incular Cronenberg queste schiappe. Come si permettono? Oltraggio al pudore dei soliti esibizionismi, il pasto nudo delle oscenità partorite di loro vecchia carne avvolt(olat)a in pus underground delle tastiere e delle (stilo)grafiche più buttate là, sbattendosene oramai di tutto e tutte. Vadano a cagare!
Le sparan grosse tanto per partito e prese per il popò di lor tromboni della carta straccia, da stampare in memoria non dei poster(i) ma dei lor testicoli da testoline di cazzo.

Stronzate per i loro minuti(ni) di celebrità direttamente dalla Croisette con tanto di foto poi a 32 denti per far i piacioni su Facebook da bifolchi fa figoni. Se la godono, sputando nel piatto in cui mangia(ro)no.
Senza Cronenberg, il Cinema non esisterebbe.

Citiamone uno.

Best Movie

Non è chiaro cosa abbia spinto David Cronenberg a girare l’ennesima satira di Hollywood costruita per luoghi comuni, ma è chiaro che qualcosa non ha funzionato: non solo Maps to the Stars esce sfiancato dal confronto con Mulholland Drive, ma gli dà filo da torcere perfino The Canyons. Diciamo che siamo più dalle parti di Disastro a Hollywood, con l’ironia virata a un cinismo radicale e nerissimo.
Al centro della scena ci sono un’attrice di mezza età (Julianne Moore) che vive nell’ombra del successo della defunta madre; un divo bambino che si sta disintossicando; un autista di limousine (Robert Pattinson) che vorrebbe diventare sceneggiatore e ha scritto un copione che si chiama Blue Matrix; uno psicanalista/massaggiatore/motivatore televisivo (John Cusack); e la figlia di quest’ultimo (Mia Wasikowska), piromane, appena dimessa dall’ospedale psichiatrico e di ritorno in città.
Una banda divisa equamente tra miliardari isterici e ventenni sconcertati, di nessuna speranza. La descrizione è parossistica ma non paradossale: ogni personaggio finisce esattamente dove te lo aspetti, quando te lo aspetti, secondo un movimento lineare. Cronenberg progressivamente calca la mano sulle psicosi dei protagonisti – inquadrati continuamente dall’alto, ad accentuare la percezione del tragico incombente – e sull’invadenza delle loro visioni, facendo entrare fisicamente in scena i fantasmi, e portandoli per mano a compiere l’irreparabile. Tutto funziona, a tratti inquieta, ma resta la sensazione che per il regista canadese sia stata una scusa per non stare a casa in pantofole.
Non ultimo, la resa del digitale è mediocre, e in alcuni casi proprio scadente.

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