Ma Fantozzi fa(ceva) davvero così ridere? Requisitoria contro chi lo elogia

04 Jul

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Dopo la morte di Villaggio, ne ho sentite di ogni… c’è chi addirittura, e sono molti, l’ha(nno) incensato come genio della comicità, elargendogli un cordoglio forse non necessario, troppo “di circostanza”, come si suol dire, ampliando i dismisura i suoi meriti, se mai ne abbia avuti o in questo presente appunto incessantemente incensante e buonista ne ha.

Be’, rimasi stordito da tanto volergli bene e rimango fermamente convinto delle mie idee. Ieri, anch’io in preda al “magone” per la sua scomparsa, lo definii “grande”, attribuendogli una patente di maestro, altro “appellativo” che ha “risuonato” parecchio in queste ore di “lutto nazionale”.

Fantozzi è una maschera ed è stato sulla bocca delle masse per molto tempo. Il suo far ridere si basa sull’irridere, in maniera anche violenta, razzista, le “mancanze”, il denigrare col “sorriso sulla bocca”, affatto bonario ma cattivissimo e di rara crudeltà, il suo essere appunto Fantozzi, l’uomo schiavo del sistema, che “indefesso” e fessissimo non si ribella mai, accetta (mal) volentieri i soprusi dei superiori, è attanagliato da una sfiga atavica e nei confronti del megadirettore galattico è passivo, inculato, succubo.

Ed ecco allora che si è creata la categoria “fantozzizzata”, e la gente si è accanita contro il designato “sfigato” di turno, tanto lo si vede(va) in Fantozzi e ogni offesa è diventata dunque “lecita”. L’ha detto non solo la tv, ma il “cinema”.

Appellativi abbruttenti, limitanti sulla “limitatezza”, figli della nostra Italia caciarona, mediocre, superficiale, cinica dove gli pare e malvagiamente “b(u)ona” nelle stronzate, nell’elogio, questo sì pericoloso, delle quotidianità più banali, di questo “comandamento” del vivere “sani e felici”, dunque non sfigati, che pare essere il moloch a cui tutti si devono attenere se non vogliono essere derisi, presi in mezzo, emarginati o coperti appunto di “bonarie” (ver)gogne.

Villaggio è stato sopravvalutato e quel suo Leone d’oro alla carriera grida ancora vendetta. E, dopo la sua morte, ancor di più. Non si dovrebbe parlar male dei morti, a maggior “ragione” di questo genovese Paolo. Ma tanti (ig)nobili apprezzamenti mi fanno pensare appunto a un’Italia che ama le agiografie dei santini, da morti, e nella vita quotidiana è ancora ferma alle bassezze fantozziane, al malcostume d’insultare il prossimo quando esso gli sembra non consono a modelli di efficienza e di “normalità” vincente a cui tutti paion p(r)endere.

Donnarumma ha firmato il contratto col Milan per la “sovrumana” cifra di 30 milioni di Euro “spalmati” in una manciata di an(n)i. E io mi tengo la mia voce della luna. Contentissimo di non appartenere alla massa “ridente”, festaiola, stolta e deridente gli altri…01172614

 

di Stefano Falotico

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