Senti chi parla, e accavallate le gambe

24 Mar

Andrea Pazienzasharon-stone-pubblica-provino-basic-instinct-600x337

Sì, apro Facebook e noto che anche una donna di Noto, sì, la cittadina limitrofa a Siracusa, mi ha bloccato. Di cognome codesta fa Terzanota, e aveva delle belle gambe, gambe lunghe come una navata delle chiese che i saraceni edificavano in Sicilia. Gambe che ben s’intonerebbero, lisce come le pesche, agli affreschi di quelle donne burrose che cingono fra le loro braccia dei bambini piagnucolosi. Fatevi un giro nelle pinacoteche anziché ingozzarvi di stuzzichini nelle paninoteche, miei paninari. Sì, son un uomo spesso afflitto da mali imponderabili e chiedo Pietà non a Michelangelo ma a qualche donna che stringa, dunque anche stinga, il mio ardore infantilmente desideroso dei loro grembi. Ma invero schizzo solo sul grembiule, in quanto pittore dell’onanismo più imbevuto di candore. Ah, il calore… sta arrivando l’Estate e le donne indosseranno dei sandali e forse io finalmente mi spoglierò del mio saio e non “innaffierò” solo il Bonsai, pianterò radici in qualche terreno più fertile, anche in femmine terragne da non “fertilizzare” perché bebè non voglio, eppur desidero con ardimento succhiarle come un babà nel suo, anzi loro, squagliato scioglimento, nello spargimento dei nostri liquori avvolgenti, nel dapprima ergermi nell’inturgidimento e poi darci dentro di piacevoli lamenti.

Invero, il mio è solo un insanabile dissanguamento. E vivo spesso soltanto della mia mente malata d’isolamento.

Oggi, ad esempio, un mio amico ha toccato il mio dvd di A History of Violence e, coi suoi polpastrelli sudici, ha lordato questo film nitidamente perfetto, così confezionato come un dolce confetto. E sono diventato Tom Stall!

Sì, per anni patii insormontabilmente di disturbi ossessivi e compulsivi, di manie igieniche e bastava che uno scarafaggio passeggiasse sulla tastiera per farmi urlare in maniera delirante come un pasto nudo avvilente. Si dice che certe manie nascano dal fatto che uno non ha altri cazzi a cui pensare e si fissi su cose assolutamente folli, ma io serbo in gloria la follia, è quel secret garden che ci permette di mantenerci integri e non dissolverci nell’entropia del caos bestiale. In quelle nostre purezze incontaminate, sì, io vi vedo ebbrezza, ubriacarsi di singhiozzi emotivi e cambi d’umore repentini sempre migliori che pensare di scoparsi una peperina e poi invece solo arrossire, dinanzi al suo rifiuto, come un peperone.

Eppur rimango un uomo canterino. L’uomo medio, preso solo dai suoi inderogabili impegni quotidiani, di stress s’impregna ed è squallidamente melodrammatico. Al che, s’infuria e si rovina la giornata se qualcuno gli ha bucato una gomma, mentre io mastico tante gomme e nel mio “vuoto pneumatico” so come gonfiare i “radiatori” di donne su cui agire di frizione, con delicate accelerate e poi… che splendore quando lei “tira” il freno a mano e, in modo reclinabile, fa sì che tu possa “avvilupparla” come una cintura di sicurezza fiera di allacciarsi alla sua marmotta, no, marmitta. Tu invece vai a mignotte. E si va di “marmellata”, fra dossi e curve, sterzando di preliminari che le danno la precedenza, poi stoppando nel pompando anche su una Panda e quindi leccando quella di Wanda, perché lei è tanta e come si fa in macchina a farsela a novanta?

Sì, mi capitano sfighe immani ma anche fighe immense, e tranquillamente osservo il mondo che si affanna con le gambe accavallate, sogghignando e forse ancor spupazzando, in mezzo a un’umanità che d’invidie è spompinante e giammai come il “mio”…, pimpante.

In verità, vi dico che sono l’iceberg di Titanic, e non mi riscalda neanche il tritaghiaccio di Sharon Stone di Basic Instinct.

Con me, ci vuol pazienza, sì, Andrea…

Invece voi, uomini senza fantasia, camminate oramai come Andreotti.

Non sono partito col cervello, non preoccupatevi, ma da quando partì l’uccello fu tutto un casino mica tanto bello…

 

 

di Stefano Falotico

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