Il fascino delle persone libere, la demenza (ar)ridente di John Belushi contro gli irrisori deficienti arsi in partenza e, mi dispiace per loro, nati dementi

24 Apr
NEW YORK - 1976: Actors Chevy Chase and John Belushi take a break in the NBC Studios in 1976 in New York. (Photo by Michael Tighe/Hulton Archive/Getty Images)

NEW YORK – 1976: Actors Chevy Chase and John Belushi take a break in the NBC Studios in 1976 in New York. (Photo by Michael Tighe/Hulton Archive/Getty Images)

 

Ho acquisito una forza spaventosa.

Tempo fa, scrissi un libro, L’ultimo dei romantici libertini. Quando ero all’apice del mio istrionismo follemente letterario.

Io son sempre stato una persona libera. Ciò, soprattutto a Bologna, cittadina provincialissima ove se, appena compiuta la maggiore età, non vai a lavorare e possiedi invece il coraggio sfacciato di affermare, con potenza, voglio vivere così, induce ai sospetti più atroci e dunque vi si scaglieranno contro come dei vermi, delle serpi.

Non si fermeranno, vi aggrediranno e, se vi ribellerete, vi faranno passare per malati di mente.

Per questo io amo Mickey Rourke e Chris Walken. Perché sono puramente sé stessi. Come voglio io.

Così, la gente cattiva, se sei un intellettuale amante di Cinema senza un salario regolare, ti vuol far credere che sei infantile e fa di tutto per relegarti in una zona tetra. Sfregiando le tue sensibilità con veemenza clamorosa. Alludendo con far cretino alla tua sessualità, mettendo in dubbio la tua virilità, dicendoti che ascolti i Village People solo perché indossi un giubbotto nero di pelle.

Come dire… avete scambiato Woody Allen per Silvio Muccino. E non avete capito che i suoi intellettualismi, i suoi atteggiamenti schivi e riservati sono tali perché vuol star lontano da un mondo violento. Ma, se uno poi viene sfregiato violentemente, ecco che torna fuori l’indole rourkiana. Difficile sedarla.

Era finalmente ora che sfoderassi il mio fascino.

Perché, ripeto, i borghesi e gli ipocriti non mi sono mai piaciuti.

E quando sento dire che Mickey Rourke è un attore pessimo, ah ah, rido.

Certo, tu sei un cesso.

Vai pure a fare il giornalista corrotto. Che lagna quella politicante. Bellissima donna ma che barba. Meglio un po’ di barbetta incolta. Ah ah. Ma tu ti sposeresti un’altezzosa del genere che, fra uno stress e l’altro, canta i Beatles e manco conosce l’inglese perché al Ginnasio ha imparato la lingua del Paese di de Robespierre? E manco quello perché pensava ai baci alla francese da dare a quello medio-orientale? Forse siculo mezzo mafioso?

Mi tengo il mio carattere indomabile.

E, se mi va, faccio pure il John Belushi di turno.

Dalla mattina alla sera, senza pensarci due volte.

Siamo stanchi di questa gente che parla di rinascite spirituali, di miracoli dell’animo, di animismo, siamo stufi di questi buonismi, di questi ricettari del viver bene e sani.

Meglio essere demenziali piuttosto che accettare un sistema di dementi.

Meglio essere cupi. Tristissimi. Dunque allegrissimi.

Perché noi conosciamo la vita. Gli altri, al massimo, possono conoscere le canzonette.

Sì, una società ingrata e irriverente di folli.

Ove tutti si credono grandi attori, musicisti di rilievo, geni ciclopici.

A volte nasce però uno che sa prenderla in giro alla stessa maniera.

Contro cui nessuno può fare niente. Perché è un genio davvero.

 

 

di Stefano Falotico

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