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Chi non ama La cintura di Soler è un idiota, non ci piove, e a lui pioverà per sempre


12 May

Soler

La Bamba

C’è un uomo spagnoleggiante, con una faccia da culo esorbitante, roba che Gastone della Disney gli fa un baffo perché lui indossa una barbetta incolta da vero freelance, o freelancer se preferite, uno che deve vivere in vacanza da una vita come me e sbattersene altamente di ogni ideologia comunista, fascista, di ogni fottuta mentalità bacata, di ogni regola assurda, di ogni manicheismo e servile ecumenismo. Egli cazzeggia a tutto andare e trolla alla grandissima. Godendosela tutta.

Sì, ogni Estate sfonda… al ritmo della sua musica bollente che invoglia a spogliarsi, a prendere una donna e darci dentro senza sosta, semmai in riva al mare quando le stelle brillano frizzanti, immergendo la lor luce rischiarante, rincuorante e infuocante in cocktail ficcanti… ed è tutto uno scodinzolare, un animato animalizzarsi, un infoiato, appunto, scaldarsi e fottersene…

Prima El mismo Sol, poi Sofia, adesso il suo capolavoro assoluto, La cintura.

La classica canzone talmente bella ed euforica che subito è stata presa di mira da qualche cinico che l’ha parodiata e sberleffata. Sberleffata, sì. Non conosci questo termine? Significa che sei già al termine del viaggio, non della notte, perché solo gli uomini che hanno visto l’inferno, quelli alla Céline, hanno toccato con mano la brace dissipante della malinconia più atroce, solo coloro che si son maciullati nudi e crudi nel tormento esistenziale, possono ascendere paradisiaci alla beatitudine sovrana. E suonare, far all’amore all’impazzata, mandando a culo ogni moralismo bastardo, ogni perbenismo fatuo, ogni altra stronzata.

E ogni altro frocio che te lo vuol sbattere in quel posto.

Questa faccia da sberle, in senso lato e anche lato B, questa faccia di cazzo incredibile ha un nome: Álvaro Soler.

Ed è come me. Se non ti piace, ficcati Leonard Cohen e stai in orecchia, mio ricchioncello.

E quando il coro innalza y bajando, bajando… tuffatevi.

Già, io sono proprio questo. E mi dispiace per chi aveva pensato cose immonde sul mio conto, significa che del mondo non ha capito una beneamata minchia. E sarà dunque pure eunuco.

– Sai, credo ti sbagli. La vita non è metodico adempimento a un lavoro in cui bisogna spaccarsi la schiena, dunque sofferenza cognitiva, continua ricerca della verità, ostinata indagazione profonda?

– Sì, per te è così. Perché sei un ritardato. E mi dispiace.

– Cosa vorresti dire? Che dovremmo essere tutti superficiali?

– No, profondissimi, praticamente urlanti.

– Sì, ma sei sempre nella merda eppure ti diverti.

– Sai, io, come tutti, domani potrei anche morire. E allora che val la pena darsi pena? Diamo pene alle donne.

– Dico, come si fa ad amare una canzone con un testo così cretino? Ci sono le guerre, i poveri di carestia, e questo Soler balla da belloccio. Inammissibile.

– Sì, mi spiace che la tua donna voglia da te solo una posizione sociale. Le spiego io altre posizioni.

– Tu sei un idiota. Non devi avere proprio un cazzo da fare.

– Sul cazzo da farsi, non sono affari tuoi. Idiota? Per molto tempo ho creduto fosse così. Io adesso invece penso che gli idioti siano i masochisti. Ti do questa martello. Continua a martellartelo. Vado di là, a tambur battente con quella là. Ciao. Quando hai finito di fare l’esegesi sul nuovo film di Weerasethakul, ti dirò bravo…

– Ah, tu sei uno da Spagna o Francia basta che se magna.

– No, da spagnola con bacio alla francese. Salutami tua sorel’!

– Soler?

– No, sorella. Caro fraterello.

 

 

di Stefano Falotico

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