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I migliori film sul pugilato, cioè nessuno, visto che non esistono. Come no? Provate a scorrere questa lista


07 Mar

homeboy

Ebbene, il pugilato. Definita/o arte nobile. Da chi?

Da un nobile, forse, picchiato… sì, nel cervello. Poiché darsi botte è quanto di meno altero possa esistere fra le persone umane. Se poi, invece, vogliamo regredire a un livello barbarico di lotte fratricide puramente sanguigne e sanguinarie, diciamo pure che i nobili, un tempo, sin dalle arene gladiatore in poi, assistettero a uomini, donne e animali massacrarsi per il loro sadico, bel diletto.

Ah, bella roba. Più che gente altera, ripeto, alterata di lesioni cerebrali. Con qualche distorsione mentale nient’affatto trascurabile, anzi, spesso incurabile. Parliamo, infatti, di persone toccate dalla nascita.

Più che dinastie di figli d’arte, privilegiate caste di persone molto abbienti ma che, secondo me, non è che stessero proprio benissimo, nonostante le case faraoniche di cui furono dotati.

Ricchi imperatori annoiati che, impotenti e dunque non potendo dare botte alle loro mogli, così come molte mummie di Tutankhamon, dopo aver mangiato un piatto di faraona, gustarono i poveri cristi che si scannarono come maiali.

Se fossi stato in loro, dinanzi a quegli spettacoli osceni, mi sarei bendato gli occhi prima di finire nella tomba/sarcofago di una piramide.

Sì, la società è piramidale. Si diverte chi sta al vertice. Chi sta nel mondo reale, poco regale, viene spesso sbattuto all’angolo.

Dunque, abbattiamo subito quest’idiozia secondo cui il pugilato sia un’arte nobile.

Diciamo anche, per dovere di cronaca, non so se commentata dal mitico Rino Tommasi, che il pugilato rappresentò per molta gente, perlopiù economicamente indigente, un modo assai manesco, ecco, per emanciparsi socialmente.

Infatti, non esistono film sul pugilato inteso come sport. Sempre che, stando a quello appena da me sopra scritto, di sport si possa parlare. Qui siamo lontani dalle sane competizioni agonistiche adorate perfino da Pier Paolo Pasolini. Come il sottoscritto, nato a Bologna, natio della città felsinea e mezz’ala fluidificante dotata di un destro fortissimo e di doti calcistiche abbinate a una prosa poetica di natura prettamente ficcante più di un fendente di Bonimba infilato in maniera deliziosamente balistica.

A volte, sì, sono un ballista ma anch’io, come Mark Wahlberg di The Fighter, adoro Amy Adams, la barista.

Sì, ha dei quadricipiti per cui mi spaccherei un menisco e, di colpo di reni da portiere che para tutte le palle, tranne le sue, giocherei con lei di palombelle di foglia morta dopo averlo infilato in saccoccia, gonfiando tutta la rete, sfilandomi i guanti e accarezzandole le gambe muscolosamente sensuali come quelle di Carolina Morace.

Ora, mi sto perdendo un’altra volta. Non datemi un Calcio, vi prego. Datemi un pugno e fate bene ad ammonirmi se ancora, per colpa di troppe pugnette, mi auto-(e)spellerò da ogni spogliatoio. Patendo docce fredde senza bagnoschiuma femminili.

Torniamo al pugilato. Ribadisco, non esistono film sulla boxe. Perfino il film Boxe con Gene Hackman non lo è del tutto. Il pugilato, infatti, nel Cinema fu (mal)trattato mille volte. Ma, a parte le pellicole documentaristiche, non c’è nessun film che non sia, più che un film su questa disciplina di combattimento fisico, nient’affatto figa, una metafora della vita. La vita intesa come prenderle e riceverle.

Resistendo a mazzate incredibili. Pigliamone ancora. No, prendiamo per esempio proprio Rocky. Anzi, l’intera sega, no, saga.

È più che un altro un franchise su un uomo, per l’appunto, bastonato come un cane che vive solo assieme a un cagnaccio. Ed è incazzato col mondo intero più di un bulldog.

Nel primo Rocky, a Rocky stesso non importa di averlo preso…, no, di aver perso ai punti. A lui importò non andare giù come uomo. Stessa cosa dicasi per uno dei miei must assoluti, lo stupendo Homeboy con Mickey Rourke. Il quale, dopo averne prese tante dalla gelosissima Carré Otis e dalla stessa sua ex, co-protagonista del film appena citatovi, Debra Feuer, arrivato alla sua età, oggi come oggi, la dovrebbe finire di pagare i suoi avversari, sul ring, per vincere incontri pateticamente truccati più del make up inguardabile della sua chirurgia facciale.

Sì, credo che Mickey Rourke sia matto. Per questo lo adoro. Nei nineties, anziché continuare a mettere a novanta la Otis, preferì darsi al pugilato. Facendosi mettere sotto da tutti. Vinse però anche parecchi incontri. Per forza, ripeto, fu già miliardario e allungò, più che pugni, il suo braccino a molti suoi rivali da lui pagati profumatamente affinché andassero giù.

Alla fine degli incontri, Mickey urlò Lassù qualcuno mi ama! Sì, tranne Carré che intanto lo tradì con uno più bello sia di lui che di Paul Newman.

Sì, uomini, quando penserete che la vita non più vi fotterà e vostra lei non vi metterà mai la corna, rimanendovi fedele come Adriana/Talia Shire, scoprirete la vostra Fat City. E, distrutti nel fegato amaro, vi lascerete andare. Non gettando la spugnetta, bensì bevendo come spugne. Diventando forse Rourke di Barfly oppure Toro scatenato. Capolavoro scorsesiano sull’autodistruzione.

Anche Alì di Michael Mann non è in realtà un biopic sul più grande pugile di tutti i tempi. Molti sostengono che sia Mike Tyson. Ovviamente, invece, è Muhammad. Anche se Sylvester Stallone, per questa mia affermazione indiscutibile, oserei dire apodittica e devastante più del knockout di George Foreman, mi prenderà a sberle. Ah, mio caro Sly. Hai anche tu una certa età e sinceramente sono più forte di Bob De Niro di Grudge Match. Ah ah.

Sarebbero da citare tante altre pellicole sul pugilato. Ma, se guarderete bene, non ne troverete nessuna.

Parlando invece di film sportivamente affini, personalmente adoro due cultKickboxing ma soprattutto Lionheart. Van Damme, un mito.

Di mio, non sono Jean-Claude. Quante botte che presi, cazzo. Roba che avrebbero sedato un cavallo. Malgrado ciò, il mio fisico ancora c’è tutto. Anche qualcos’altro, tranne quando faccio la spaccata. Sì, la vedo dura in questa posizione. Sì, puoi essere Muscles from Bruxelles ma lei, quel muscolo, messo così, non lo vede molto duro.

Diciamocela, uomini, quando sono in forma, non vi vedo proprio.

– Stefano, neanche le donne ti vedono.

– Sì, non importa. Sono Kevin Bacon di Hollow Man. Che/i cazzo mi frega?
Cosicché, cazzeggiando ancora, volteggio nella notte mentre mi adocchiate e, lo so, vi toccate.

Poiché quando ritorna Mickey, eh sì, sono cazzi.

No, non sono omosessuale, anzi. Ma dovete ammettere la verità. Forza, non siate gelosi.

Se voi donne, invece, voleste essere golose, picchiatemi pure.

Vi piace il ciuffo col gel?

Mickey-Rourke-da-giovane

di Stefano Falotico

La strampalatezza rompe le pagine delle piattezze


17 Sep

SOUTHPAW

Amici, so che mi adorate e in gloria elevate, diamo (f)iato alle nostre gole, non essicchiamole in ernie da vermi. Io sono colui che incarna il Ver(b)o, i vers(ett)i della mestizia “insigarettata” alla fiumana di gente ruffiana, uffa, stufano eppur carna(scia)l(esch)i “stantuffano”, vogliono infornarci da nazisti ma sono i “primi” a fornicare, io, invece, al(a)tissimo, son quello che la verità, unica, plurima e trina, giammai in difensiva trincea, ma “triceratopo”, persino licantropo contro i cancri delle lor vacanze da tropici “caldi”, riscalda, rinfoca! Fuoco alle trombe! Non ci tromberanno mai più. Non raffrenatevi, non siate freddi!

(In)fermi con le mani! Bombardamento!

Prendiamocela con queste donne infime che si spacc(i)an per “fini”, son finte, come la lor balla d’esser “acculturate”. Conobbi puttane che, “andando a culo”, erano e sono, sempre saranno, più pure e intelligenti, di cor(po), di tali laide, putride suore, brave a predicare e invero, io vi urlo, qui dovete anche voi “ululare”, brave solo a “infrigidirsi”, che infingarde, nascondendo il godimento della lor vita frust(r)ata. “Insegnanti” di po(e)s(iol)e a ripeter le pappardelle a memoria, a ogni scoccante ora. Che palle! Ecco la bomba! Ché si scoccino, ché nel lor brodo si cociano, che raccolgano i nostri cocc(h)i e imparino la bellezza della giovinezza non ancor cotta, bollite! Ma quali cotte, tramandano di poeti melanconici tanto bravi a parole d’amor (de)cantato, decadente, “infiniti” quanto poco gaudenti, solo “ga(ll)i!”.

Ribellione, miei ribelli, bellissimi, belate, questa è beltà.

Non espiate, spiatele/e, spiattellategliela, respirate di vera vi(t)a sana, non inficiata né inquinata da tali inique.

Io sono unico, diverso dai (di)versi, folle visionario senz’una li(b)ra. Bruciamo i tediosi libri ammorbanti, non ammorbidiamoci, per la nostra ca(u)sa moriamo!

Mortacci! Mortaletti contro le mortadelle, sì, sì, no, signori/e!

Iddio, che sono io, è/sono il tuo Pastore, il tuo bastone, il bestione!

“V(i)olate”, uccelli!

 

 

Mickey Rourke, a legend. A 62 anni ritorna a box(ar)e


03 Dec

Rourke

https://www.youtube.com/watch?v=lBGp16VfHus

Mickey Rourke boxe

 

Ho sempre amato Mickey Rourke, un “(im)pestato”, un pestifero, un pugilatore “violento”, aggressivo, cola il grasso, ferocia incarnata dei mille mutamenti, camaleonte della sua mente e della sua anima potente

Sì, a 62 anni suonati, miei suonatissimi, Mickey ve le sonò e la (ri)carica risona.

Scalpita, Mickey, smagrito a muscoli inferociti, slabbratissimo, rifatto e vi sf(id)a perché a lui la “cruda” carne si confà. È di peso (non) leggero infarcito, odia gli uomini medi ed è della categoria dei “por(c)i” massimi.

Questa è una massima che dovete tener a memoria, arretrati, nessun dietro-front, solo pugni frontali, incisi ad addominali “tumefatti”, putrescenza della “bellezza”, Dio mio che schifo ma io lo (a)doro perché Mickey, a differenza di voi, dormiglioni, mai se la dorme, se “la” suda e se “lo” tira di “brutto”.

Sì, amo questo cazzone, va “leccato”, “innalzato”.

Sì, io e Mickey siamo speculari, identici, nati “(in)etti”, abbrustolenti mentre voi siete dei (po)lentoni da far a polpette.

Finiamola con questi nerd di oggigiorno, gente che “(s)viene” per un Interstellar da scamorze e seghe mentali. Meglio lo “scimpanzé” delle vostre sempre piene panzette. Se vi farà pena, ancora pene.

Il labbro pendulo… gli dona come i cavoli a merenda, egli da nessuno dipende e non elargisce buoni bacetti, il bacino dondola, è un “morto” peso, nato moro e platinato in cintura da imbizzarrito cavallo biondo. D’oro, sempre in poi d’ora vi (t)romba!

Egli è “sporco”, miei orchi, Barfly del Bukowski più stronzo, più fottuto, spacc(i)ato, spappolato, di mandibola in schiacciasassi russo. E vai di vodka e un altro pugno agli storpi. Gli fate sol delle pugnette, dategli una “prugna” e spolperà tutte le (v)u(l)ve. Volponi, lupetti e troioni! Gettate le spugne! Guarda come il suo fisico ha asciutto.

Egli “incassa”, le dà e gliela danno di “grosso”. Non è fine, “sale”. Altro che questi zuccherosi da mele(nse) e merendine, siete Nu(te)lla, egli è nudo.

Spacca-tutto!

Dio della Madonna lurida!

Usatelo come posacenere e v’incenerirà, (s)fumandole…

Truccato, struccatissimo, rimanete di stucco, siete dei tocchi e lui (rin)tocca. Toccalo e vi denuncia, toccati!

E tu, scemotto da cinemino Medica Palace, guarda quest’uomo che ne frega dei palazzinari e, nonostante i soldoni, ti rende pastafrolla su suo portafogli.

Tu, racchia-depressa-repressa, vai ancor più frust(r)ata. Beccati i tuoi figli lattiginosi da s(c)emi di tuo marito(zzzo) e allattali al tuo sen(s)o moscio.

Non fatelo incazzare se no son botte. Rimbrottatelo, brutti, e più bruto vi farà il culetto di rutto.

Erutta! Che pet(t)o!

 

di Stefano Falotico

 

Genius-Pop

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