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“Into the wild” – Recensione e dedica


31 Jul

Dedicato a Elena.
La Natura incontaminata dell’amore

C’è un nome che ha risuonato per tutta la visione di questa opera magna di Sean Penn: Elena.
No, non scherzo, sto conversando da qualche Giorno con una creatura che m’ammalia e ha sedotto un Cuore infranto, restaurandolo con “canagliesco seviziarlo” al fin taumaturgico di ripristinarne l’aroma troppo smaltato da una patina dolciastra che, di corrosive, taglienti “redini”, opprime, attimo dopo attimi a oscurarmi, l’anima mia più eccelsa per cui nacqui: l’astrazione, innata di divinatoria concezione metafisica della vita.
Le ho dedicato una poesia, vergata nei capelli suoi “lagrimosi” di melanconico umorismo furbetto, per odorarla, anche da lontano, nella porpora viva d’un fruscio erotico che eccita l’eclissata pulsione d’amarla, tergerne gli occhi in baci d’addolcir in tramonti che “piangan” l’estasi della nostra folgorazione in un Mondo sempre più divorato da crudeli brame di falsità.
Il suo nome vero è Elena.
M’irride, giuocandosi imprudentemente delle mie pazienze, ma poi non “stacca”, allacciata d’ipnotiche empatie, e attratta da come non cedo nel mio danzarle, sobrietà medioevale schiumata d’alcol fantasmatici, nei vagiti sinuosi in cui smania di troneggiante passione pura. Già “invisibile”.
Sì, me ne sono invaghito, e quest’incantesimo non si spezzerà in luci offuscate di borghese, “melenso” crogiuolo d’obblighi o circuito dall’inganno maligno in cui molti, di consapevole pattuirsi da ipocriti, rinnegano l’essenza per poi rapirsi, sì, rattrappiti d’ischeletriti battiti strozzati, d’ingiallite vene a “onorare” pragmatiche d’un ematico dolore mai sviscerato, mai urlato e disincarnato come un sogno mistico che “ferisco” nella lirica contemplazione d’onirici intrecci spirituali, d’agon sensuale e “cristologico”, ascetica finezza del sospiro e del gemerci.

Perché peccare di “virtuosa” pacatezza quando i profumi della vita riscoccano in ansiti d’assoluta e messianica libertà?

Sì, la amo…

E questo mio pensiero si concilia con questo capolavoro. Indecifrabile viaggio esistenziale, d’una strada da lastricar di sangue “appuntito” nei polmoni, d’urgenze impellenti e denudanti a esplorar, “violentare” la deflorazione cosmogonica dell’interiorità umana più profonda, come raggi di “vitrea seta” d’un assetatissimo, inesausto Sol battagliero (t)ersissimo, intrepidamente fiero e “(in)cosciente” nell’ululato lunare di notturne, guascone “morti” d’euforia folle del nostro man walking rinascente.

Un’evirazione sofferentissima ma vivifica, illuminante dalla società, come intona un “triste” Eddie Vedder nell’utopia dell’happiness angosciante, anelata, disperata e forse celestialmente “immersa” nelle aspersioni d’iridi toccate da un Dio armonioso dell’imman beatitudine della salvezza.

Colonna sonora “fluviale”, tene(b)ra come già detto del leader dei Pearl Jam in rifulgenti (as)soli intinti di fluorescenza temp(e)rata, anche allucinatoria, che urla “cupamente” abba(gl)iata proprio nel picco di “The Wolf”, nona track, l’unica ch’è un vagito, una sprigionata, inafferrabile, “ferina” redenzione dalle ibernazioni del mellifluo grigiore, e vola incorniciando, sghemba e dissolventemente turgida, dinamicamente statuaria, il selvatico liquore del primordiale, creatural incanto.
Culmina, rocciosa di montagne, nella sua sommità.

Il candore di Chris McCandless muterà, traslucido, nel febbrile Alexander Supertramp, eruzione nella sua licantropica, vulcanica, irrefrenabile voglia di fuga dalle istituzioni e dall’asservimento logorante, asfissiante e caudino.

Capitoli scanditi dall’evoluzione che corre veloce, scalpita ed è illiquidito “marmo” (im)perfetto del senso, sfiora occhi innocenti (una Kristen Stewart “tragicamente” magnifica) e preferirà l’innevata e florida Alaska d’un magic bus perso tra le “foglie” fotografiche del Tempo, nella memoria istantanea, memorabile d’un autoscatto a immortalare un Uomo.
Nel planarci, soffici, d’un ricordo inestinguibile.

Forse, il valore e grondante dolore di questo film è inciso nello Sguardo (dis)illuso di Vince Vaughn, uno dei tanti compagni dell’avventura in cui Alexander s’è imbarcato, quando lo lascia solo al “volante”, come a “mordergli” amorevole un “Vivi e ama come desideri, come imparerai da solo”.

E non si coagulerà…

(Stefano Falotico)

 

“Into the wild”, Tribute


26 Jul

 

Scalpitan gli zoccoli dell’ombra maledetta e, dal buio, franta in dardi fratturati d’arcobaleno mistico, si spande la Luce a illuminar i binari neri degli uomini vagabondi, nel mio Tempo senza dimensione, approdando a una spiaggia selvatica di primitive erosioni a sgualcir tra le foglie malinconiche di un’isola ove alberga King Kong, creatura parsimoniosa “ottenebrata” per assolate, salvifiche e salubri adorazioni superomistiche di me nell’abbacinante estasi miracolosa d’una giungla nella sua essenza palpitante.

Udite come vergo il mio sangue meravigliandolo d’oriental decadenza nella vacuità dell’infinito, a me indomito e domato, mio scettro rubicondo di Gioconda metafisica dalle iridi acquiescienti di senziente “Buona Notte” alla meditabonda scelleratezza:

It’s a mistery to me
we have a greed
with which we have agreed

You think you have to want
more than you need
until you have it all you won’t be free

society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me

When you want more than you have
you think you need
and when you think more than you want
your thoughts begin to bleed

I think I need to find a bigger place
‘cos when you have more than you think
you need more space

society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
society, crazy and deep
[Society Lyrics on http://www.lyricsmania.com)
I hope you’re not lonely without me

there’s those thinking more or less less is more
but if less is more how you’re keeping score?
Means for every point you make
your level drops
kinda like its starting from the top
you can’t do that…

society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
society, crazy and deep
I hope you’re not lonely without me

society, have mercy on me
I hope you’re not angry if I disagree
society, crazy and deep
I hope you’re not lonely without me

Ricordate: il Maestro è tornato…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  King Kong (2005)
  2.  Into the Wild. Nelle terre selvagge (2007)
  3.  Ronin (1998)

 

Genius-Pop

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