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DUMBO di Tim Burton: il ruggito del leone in un mondo di pachidermi e di dementi


12 Apr

secret of nimh

No, non ho ancora visto Dumbo di Tim Burton. Altrimenti lo avrei recensito.

Sicuramente lo vedrò. Non in sala però.

A prescindere o no dal fatto che sia un bel film, è importante che nel 2019, in piena era edonistica, esistano ancora film sulla diversità, sulla forza dei sogni, in un mondo macerato dal cinismo, macellato dai luoghi comuni e dalla presunzione. Un mondo che ancora emargina, commette ingiustizie agghiaccianti.

Come fu quella di aver tolto il titolo a Cassius Clay, condannandolo a cinque anni di carcere e a una multa pesantissima semplicemente perché ebbe il coraggio delle proprie scelte.

E qualcuno non volle starci. Come non volle starci con Oscar Wilde.

E trovarono immondamente l’alibi… per fregarlo.

Ma Cassius divenne Muhammad.

E tornò per dimostrare a tutti che lui non va giù con le cattiverie e quelle che son chiamate volgarmente porcate.

Una lezione impietosa, devastante, durissima.

Tornò ancora più forte di prima. Abbracciando la sua gente, il popolo da cui lui veniva che non si sarebbe mai permesso di combinare mostruosità del genere.

Questo credo che sia uno dei miei video più belli, epici di sempre.

Nel quale, con grande umorismo e cultura finissima, spiego bene che cosa significhi la vita.

Che non è meschina competizione, suprematismo della razza, gara fra chi vince, appunto, e chi viene abbattuto.

La vita è ben altro. Forse, lo capirete quando, in punto di morte, rimpiangerete di aver vissuto solo per trofei stupidi.

Di fronte a cose molto crudeli, bisogna essere diplomatici. Aspettare l’attimo giusto.

Ballarci intorno, scherzarci da “pagliacci” come faceva Ali.

Poi, quando gli orsi pensano di avere vinto, sterzare inaspettatamente, compiere un movimento incredibile e sfoderare una batosta impressionante. Che ti stordisce, t’intontisce.

Al che, non capisci più nulla. E rimani stramazzato al suolo.

Nella mia vita, passeggio con far discreto. Stando attento a non cadere più nelle fosse dei lupi.

Dei furbi, degli ignoranti.

Esistono le favole vere?

Be’, certamente. Mi pare ovvio, oserei dire palese.

Son quelle favole ove gli orsi cattivi come George Foreman, prima o poi, incontrano un campione vero.

Uno che ti caccia un gancio all’improvviso e il gioco è fatto. Un colpo magistrale, secco, piazzato ove non poteva(no) mai aspettarselo.

Sì, personaggi come George Foreman, rozzi, cafoni, che si credono dei giganti, beccano all’improvviso un saltellante menestrello fortissimo come Ali.

Che di ali altissime vola nella fantasia e sconfigge ogni sfida presuntuosa con una classe da lasciare stecchiti.

Bambini, quando gli adulti cinici vorranno istruirvi al loro irreggimentato gregge, voi ruggite e sognate in grande.

Adolescenti, quando vi sbeffeggeranno perché non vi accordate alla fattoria degli animali, non finite nell’Animal Factory di Steve Buscemi. Che è una cosa diversa. Poi, dopo che avranno incastrato la vostra innocenza da Edward Furlong, dovrete incontrare un santo Willem Dafoe per liberarvi da ogni tipo di prigionia. Sarà un calvario, fidatevi. Non abboccate alle trappole dei lupi.

Adulti, smettetela di pontificare sui giovani. Lasciate che vivano la loro vita. Sbaglieranno, così come avete sbagliato voi. Che però ora sbadigliate perché siete stanchi, bolsi, prevedibili.

Anche nelle offese. Sempre banali. Prive di forza e inventiva, patetiche reprimende davvero insopportabili.

È finita.

Un momento esaltante.

Purtroppo per voi, ha vinto chi meritava di vincere.

Perché non ha mai tradito gli amici, non ha mai interferito sulle vite altrui. Quando l’ha fatto, l’ha fatto perché ci voleva un gran pugno.

Deciso, infermabile, implacabile.

Così è.

Più che una favola, questa è stata una faloticata, qualcosa d’impossibile.

E gli idioti caddero come alberi nella foresta.

No, no, mostri non ce la fate più.

E, se non vi sta bene, vi arriveranno altri colpi.

Inutile che mettiate NON MI PIACE al mio video.

Siete ridicoli e penosi.

I beoti ballano allo zoo e a te, scimmietta, un altro arachide.

Dai, dai.

 

 

di Stefano Falotico

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