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“Godsend” – Recensione


14 Oct

 

Il maligno “rinascente

“Il male è rinato”, recita il “breviario” del sottotitolo introduttivo, a “prefazione” della pellicola.
Bistrattata, “umiliata”, “sotterrata” come gli incubi peggiori, eppur da me goduta in una brezza “ottombrina” con l’ombrello del mio “ondulato” mantello da Dr. Frankenstein, della mia vita innanzitutto.
“Distorta” e ancor nelle ruote, incito i cavalli a spronarla, e mischio la cenere dei morti alla beltà della mia vitalità vivacissima.

Forse il primo film sulla clonazione, “tema” portante che deve aver attratto due calibri come Greg Kinnear e Bob De Niro, “conditi” dalla “ciliegina” della “fragolosissima” bionda Rebecca Romijn-Stamos, all’epoca sulla cresta dell’onda nella sua criniera da modella “swimsuit calendar” riciclatasi nel “platinare” la Settima Arte della sua Bellezza che non scorderei neppure se la mia femme fatale mi tradisse con la pecora Dolly su fotografia fear and loathing in Las Vegas di Pecorini Nicola a “sgran(occhi)arla” nelle pecorine.

Questa Rebecca ancora riscalda, eccita non poco, ed è stato uno dei maggiori pol(l)i attrattivi del mio “precipitare” al cinema all'”ultimo spettacolo” per poter gustare il suo bikini “bianco”.

Sono la cellula somatica del “mammifero” che ama le mamme(lle). Miei somari…

Coppia sposata, semirintronata, vive agiatissima “baloccandosi” con un pargolo già “prodigio” d’occhio “ubicato” nelle prime depressioni infantili.
(Ac)cade, dal “nulla”, una tragedia irreparabile l’incidente della “strada” che spezza i destini.

Il bambino crepa, schiatta, viene investito.
Si celebra il funerale nell'”intontimento” dei due, inconsolabili.
Da dietro una chiesa gotica, appare fantasmatico l'”impermeabile” del De Niro, Richard Wells, esperto “dottore” degli orrori. Richard è infatti a capo del Godsend Institution, laboratorio (bio)chimico ove possono (ri)creare una “cosa preziosa” punto e (d)a(c)cap(pi)o.

Il Bob offre, ai due “vedovi” del”gingillino”, di poter “ripartorire” di nuovo il figlioletto. Così che la felicità ripartirà.

Il miracolo si compie e Adam, rigenerato “come mamma l’ha rifatto”, spunta “extraterrestre” dall’utero.
In vitro e “in vasetto”.

Giunto all’età in cui il primo “cucciolo” è morto, Adam Duncan sviluppa una strana nevrosi e “sogna” una scuola bruciata con tanto di vecchiaccia presa a martellate.
In tal “carne al fuoco”, riceve sempre l’apparizione di Zachary, che scoprirà essere il figlio disabile e “tormentato” proprio del suo “patrigno”, De Niro.

In (ir)realtà, Adam altro non è che una “creatura” originata da un primordiale, schifoso esperimento mal riuscito di Wells.
Che aveva provato, proprio, a (ri)po(r)tar alla Luce suo figlio, Zachary.
Zachary non aveva sufficiente DNA quando il suo cadavere arse “vivo”. E Wells aveva pensato “bene” di scovare i “galloni” dalle uova d’oro per completare l’opera (di distruzione…).
Adam contiene nell’anima i “pezzi mancanti” di Zachary e viceversa, in un’allucinazione davvero orrorifica.

Kenneth Branagh sapeva che De Niro, sebbene due volte Premio Oscar, non ha mai recitato Shakespeare a Teatro, eppure lo scelse come suo “mostro“… “ereditario”, da “padre” degenerato.
Mary Shelley… un capolavoro all’altezza del Dracula di Coppola, che peraltro lo finanziò lautamente.

De Niro qui assume le veci del Branagh e lavora con Nick Hamm, regista di “poco credito”.
Che roba è mai questa?

No, non è male come si dice.

Guardatelo e vomitate solo prendendo coscienza che la “scienza” s’è spinta oltre le fantasie.

(Stefano Falotico)

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