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Nel 2021, in Italia produciamo e realizziamo ancora roba come IL DIVIN CODINO? Ma quale Lamartire, solo io, ovvero il martire o uomo di Marte, può raccontarvi chi è il più grande football player nostrano di sempre


28 May

ildivincodino

Ebbene, ho terminato finalmente l’editing del mio prossimo libro, vero masterpiece mai letto poiché ancora non è stato pubblicato, eh eh. Presto, spero lo leggerete e soprattutto lo acquisterete. In quanto, a dircela tutta, sebbene ultimamente venga spronato a darmi al buddismo, credo che opterò per una vita monastica però non giudeo-cristiana. Ah ah. Non ho mica i soldi di un calciatore per piacere al mondo di Instagram. Ah ah. Dunque, la vedo dura e le donne il mio non lo vedranno, diciamo, durissimo. Mah, secondo alcuni, ci si indurisce, prendendolo in quel posto.

Non vi faccio ridere? Invece, dovete e dovreste ridere e non più deridermi. La vita per molto tempo non mi arrise, se vogliamo dircela onestamente, perlomeno non mi sono ridotto come la cantante Arisa. Ah ah. Il riso abbonda sulla bocca degli stolti? Non lo so. Di mio, so soltanto che mi piace il riso agli asparagi, meglio con le patate. Sì, più ci sono patate e più viene voglia… di ridere. Specialmente di non fare… il monaco buddista oppure di darsi all’eremitaggio a mo’ di John Rambo del terzo capitolo della saga di First Blood. Ho detto saga. A proposito, miei cristiani, Cristiano Ronaldo c’è nella nuova Fifa, ho detto Fifa, della PlayStation? Ai miei tempi andava la console Sega Mega Drive. All’epoca smanettai parecchio con essa, alternando il Joy Pad ai giochi balistici… da me molto amati con Valeria Marini e Alba Parietti di Serata mondiale. Ragazzi e ragazze, tenete durissimo, se vi segheranno, ok? Ah ah. Non demoralizzatevi se la vostra insegnante vi dirà: vai segato.
Significa che non è una milf ma Pier Paolo Pasolini, ah ah.

Ah, furono nottate godibilissime in cui, fra un movimento pelvico della Valeriona nazionale, qualche valeriana a mo’ di calmante ormonale, le scosciate dell’ex principessa di Galagoal, ovvero la Parietti de Il macellaio che fu di Gianluca Vialli durante i precedenti mondiali svoltisi in Italia per cui tutti sventolammo il tricolore, tifando sfrenatamente per lo scugnizzo Antonio de Curtis, no, Totò Schillaci, seguendo coast to coast le telecronache in fuso orario direttamente da Pasadena, facemmo l’alba…

Alba con la a minuscola, inserita qui in maiuscolo poiché apre… la frase.

La Parietti è sempre stata una donna dai quadricipiti più sviluppati di Carolina Moace, donna dai muscoli… molto amati dall’italiano medio accalorato nello Sport nazional-popolare da Christian Vieri. E ho detto tutto, no?

Eh sì, mei Signori… Beppe. L’Italia è l’unico Paese al mondo ove, dopo essere stati ammorbati dal comeback assai attempato dalla Sabrina Salerno degli anni cinquanta, ovvero Sophia Loren con l’improponibile La vita davanti a sé, le donne si dividono in due categorie. Quelle, cioè, appartenenti alle nuove Jo Squillo e Salerno di turno… ché oltre le gambe (non) c’è di più e quelle che, pur avendo tre lauree in astrofisica, in Lettere moderne e in Medicina con specializzazione in Cardiologia per i maschi repressi loro fidanzati adoratori di J. Lo e Dua Lipa, non venendo… inc… ate per l’appunto nemmeno dai loro morosi frustrati, essendo rimaste disoccupate come delle fesse di sorrata, malgrado conoscano ogni Lingua del mondo tranne quella di un uomo, se a mo’ di Diane Keaton de Il dormiglione, non riescono inoltre a trovare un arrapato bruttino come Woody Allen, ecco che si danno a Io sì di Laura Pausini.

Ecco, gli italiani brava gente di bava, eh eh, non riescono a spiegarsi il successo di una cantante mediocrissima come la Pausini. Una che non ha la voice di Frank Sinatra al femminile, non è sexy come Lady Gaga e Miley Cyrus, è lontana anni luce dalla Maddalena, no, dalla Ghenea di Youth House of Gucci, eh eh, ma in compenso ha dei polpacci più grossi di Franco Baresi e di una comare fanatica di Padre Pio di Pietrelcina e San Giovanni Rotondo, insomma, una tonta da pellegrinaggio a Medjugorie.

Sì, la Pausini è un mistero di Fatima ma se la tira da fata. Ma chi se le tira su questa? Forse Woody Allen de La dea dell’amore? Ah ah. Comunque, il suo mistero è presto spiegato: gli uomini sono rimasti quegli zotici di Abbronzatissimi Fratelli d’Italia à la Jerry Calà, ah ah. Eh sì, miei baccalà.

Al massimo, se si sono leggermente “elevati”, lavorano in radio come Fernando Croce di R 101. Il quale, pur possedendo una bella voce, sa solo parlare di Diletta Leotta.

In tale Il divin codino, l’arcangelo Gabriele, no, Andrea Arcangeli interpreta Roberto Baggio ma assomiglia tutt’al più a Mattia Destro.

Mattia giocò, per alcune stagioni, nel Bologna Football Club 1909. Fu una delusione enorme. Mio padre, tifoso rossoblù da una vita, pur essendo nato in meridione, in quel periodo assomigliò a Robert De Niro di The Fan.

Spesero milioni per acquistare Mattia ma si rivelò un bidone.

E dire che, qualche anno prima, mio padre s’illuse che il Bologna fosse tornato lo squadrone che tremare il mondo fa in virtù delle prodezze di Marco Di Vaio. Lui, sì, un gran campione.

Nel Bologna militò anche colui che passò ad Alex Del Piero il pallone nella semi-finalona del 2006 contro la Germania, ovvero Gilardino. Un bravo guaglione!

Da giovane, mio padre adorò Gianni Rivera, poi si diede alle interviste di Gianni Minà. Oggi come oggi, mio padre è in pensione ma non fu, non è e non sarà mai un panzone oppure un Balanzone!

Prima d’incontrare mia madre, la quale lo salvò dal suicidio quasi sicuro, pare che mio padre assomigliasse molto a Stefano Accorsi di Radiofreccia.

Le rovesciate di Bonimba…

Eh sì, andava matto anche per Boninsegna. Ma, dinanzi al Brasile di Pelé, a Messico 70 pianse tanto.

Nonostante, esultò per l’illusorio goal di Del Piero, no, di Rivera di quel mitico Italia-Germania 4-3.

Nel 1994, contro il Brasile di Romario e Taffarel, Roberto Baggio incarnò il ritornello celeberrimo di Francesco De Gregori:

Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è da questi particolari che si giudica un giocatore, un calciatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.

La leva calcistica del ‘68! Grande canzone!

Io sono fuoriclasse del ‘79. Non credo però, a differenza di Taffarel, che sia stato dio a premiare il Brasile. Io sono ateo.

D’altronde, i brasiliani hanno la statua del Redentore a Rio de Janeiro, non possiamo compatirli e biasimarli se sono scaramantici come quelli di Napoli… Così come non solo Maradona concepì La manos de dios. Perfino Paolo Sorrentino!

Mi ricordo che nell’anno 1994 fui psicologicamente a pecora. Dopo l’espulsione di Zola contro la Nigeria, pensai che non ce l’avrei, no, avremmo fatta. Ma poi arrivò qualcosa di divino. Per dirla alla Arrigo Sacchi, di straordineeerio! Una scalata e una rimonta impensabile. Vincemmo contro la Nigeria grazie a Baggio, vincemmo contro la Spagna grazie a Baggio, vincemmo contro la Bulgaria grazie a Baggio. Come si suol dire, scusate la volgarità, quando hai in squadra uno così, grazie al cazzo!

Perdemmo però la finale non per colpa di Baggio. Perdemmo perché anche i geni sbagliano.

Comunque, tornando a me, come vi ho detto all’inizio di questo mio scritto, pubblicherò un libro intitolato Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Sapete, io sono modesto e penso che sia un brutto libro. Non è comunque vero che ancora non l’abbia letto, in anteprima, nessuno. Ora, io voglio tanto bene a Roby Baggio ma, con buona pace all’anima anche di Diego, ci sono due persone nella storia capaci di fare qualcosa del genere al mondo, cioè Lionel Messi e poi, secondo voi, chi? Anzi, Lionel Messi non sa scrivere.

Dunque, cara Tiziana Lamartire, sai che cos’è il vero Cinema, sai che hai girato una stronzata colossale, sai che ora mi girano davvero le “palle?”. Non potete permettere che io mi ammazzi e lasci il mondo in mano a questa gente.

Dai, cerchiamo di affrettarci e di non arrivare in zona Cesarini. Questo libro sarà un bolide imparabile. Ah ah.

Sì, non conosco molto Socrate(s) ma sono come il grande Aristotele(s).

Sì, spesso vorrei spaccare la noce del capocollo a tutti come Lino Banfi.

La gente non sa usare la stilografica. Insomma, non ha stile.
La gente è invidiosa e mi vorrebbe in B Zona!
Ora, grandi stalloni italiani, scemotti, donnacce e coglioni, tromboni e falsi professoroni, non è che di fronte a me farete la fine di Speroni?

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

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Marco Di Vaio – Montreal vs Red Bulls


30 Jul

 

A Montréal conobbi il “ladro” Nick Wells, ora Marco Di Vaio esulta con l'”Estathé” assieme a Nesta

Marco, Marchino perché ci hai abbandonato?
In questo scatafascio, armata Brancaleone del nostro Bologna “rossoblù“, con la “U” accentata, ci saresti servito, “servendo” ai portieri dei goalettini!

Ah, sei andato a giocare fra i “cani morti”.
E, nel Giorno di Nesta, ora anche Lui compagno di “squadretta”, mi hai segnato l’1 a zero.

Dai…
Torna a Bologna a Gennaio. Fidati, in Canada al massimo potrai goderti un Cielo malinconico da Rocky Balboa che vince incontri facili, come nel suo terzo episodio della saga.

Che ci fai nel Nord America?
Dai, piglia il primo aereo e sali qui nella felsinea tua Patria!

Ma si scrive Montréal, la città capital, e poi senza accento per il club.

 

 

Ma son scherzi che si fanno?
Se Marco è “immarcabile”, io son il “marchio di fabbrica”

Una decina d’anni fa uscì il capolavoro sottovalutatissimo di Frank Oz (sì, quello dei Muppets e delle botteghe degli orrori), con un magniloquente “trietto” di tre Actor’s Studio di recitazioni generazionali: Bob De Niro, lo scafato ladro e vecchia volpe, Edward Norton, il finto minorato e “falsario” di se stesso, e Marlon Brando, nella sua “panciona” apparizione con tanto di piscina “sudaticcia” stracult.

Credo, l’ho constatato, sì, nel constato della realtà, di essere il più grande pagliaccio della Storia.
Roba che al Pennywise di Stephen King vengon le convulsioni appena m’adocchia, anche solo di sottecchi, come si suol(a) dire.

Se Cesare Cremonini è un “comico” conclamato con la brioche alla marmellata fra le mutande, io mi candiderò come controfigura (di merda…) per il “prossimo” Sean Penn, The Comedian, col De Niro, appunto.
Storia autobiografica di come un ex grande Re per una notte, viva oramai del suo carisma e finisce in “rehab” e ai “lavori forzati” per la sua aggressività mai curata.
Nell'”ospedale” incontrerà una figa spaventosa tutta “rossa“, e la sua carriera si “alzerà” di nuovo.
Sì, per vicissitudini che non vi sto a narrare, anzi sì, fui ricoverato perché annunciai, rabbiosamente, il suicidio, con tutta la città a “festeggiare” l'”evento” in feste baccanali…, di “baccano” più che altro, e altri insulti al sottoscritto fra una vacca e l’altra.
Durante quel periodo “indimenticabile”, a Luna inoltrata, uscivo dalla mia “suite“, “moderna” e di “lusso” di un “albergone” a 5 “stalle”, per “attentare” alle “malate” addormentate di mano “capziosa”.
Le curai tutte, con l’infermiere guardone che, intanto, attraverso lo “spioncino” della videocamera nascosta, allietava la noia “toccandoselo”.

Morale della “favola”: se la “fava” ha fame, la psichiatria può tanto ammosciarlo e “intontirlo” quanto di “zucchero” mescolarlo.

Dopo questa “inutile” digressione del “processo” alla mia mente, direi di voltar pagina e di occuparci d’un fatto inquietante: Marco Di Vaio, bandiera sin all’anno scorso del Bologna Football Club, ora “milita” fra i canadesi, in quel di Montréal. Ove, l’altra sera, ha sfoderato un rasoterra da applausi e bacio alla maglia.

Sì, costui, coinvolto nello scandalo del pass da “invalido”, con cui poteva parcheggiare in pieno Centro bolognese, passando per “handicappato“, s’è scordato presto del famoso “attaccamento”.
Un infedele, insomma.

Ecco, consigliamo a Marco di riguardare il film The Score, perché dopo tutto l'”affetto” dimostrato per la nostra Bologna (testuali parole, le sue: “Bologna è la mia casa e il mio Cuore”) e dopo quest’esibizione, la famosa “scoreggia” se la merita…

Chi ha “orecchie” e naso per “intendere”, la senta…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Score (2001)
  2. Le avventure di Marco Polo (1938)
  3. Il piccione di piazza San Marco (1980)

 

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