Posts Tagged ‘Paolo Sorrentino’

Sì, Ferruccio Amendola è stato uno dei peggiori doppiatori italiani di sempre, Sorry.


21 Jul

Ne sento di cavolate e di doppiaggi pessimi. Con tanto di accento romanesco da se famo du’ spaghi. E che fine farà Mario Draghi? Sì, non appartiene al Sacro Ordine dei Dragoni come Il divo di Paolo Sorrentino? No, come Gary Oldman del Dracula di Bram Stoker? This Must Be the Place, clown alla Fellini.

L’Italia è come ne La dolce vita. In cui apparve Adriano Celentano. E, dopo mezzo secolo, a quando il nuovo programma televisivo con la rediviva Raffaella Carrà? Ah ah.

Dinanzi a me, siete come Sbirulino. Necessitate del rinforzino. Forza, dateci dentro. Oh, miei bambini, nani e cretini. Inetti, incapaci totali, retrivi, conformisti, tradizionalisti, nostalgici, pessimi imitatori copioni da Tik Tok, ignorantoni e furfanti, lestofanti e uomini elefanti. Mangiate delle caramelline Tic Tac. E voi, sì, voi, donne stupide, piccoline e sciocchine, mostrate minigonne e bikini, oh, mie birichine, continuate ad osannare Il conte Tacchia e ora alzate i tacchi. Parla THE MASTER.

Ove un grande Philip Seymour Hoffman “curò” Joaquin Phoenix con un rivoluzionario metodo alla Dario Fo. Ma la “scienza ufficiale” non volle dargli retta. Volle, metaforicamente, infilarlo a entrambi nel retto. Perché, si sa, la “rettitudine” e lo schiavismo alle istituzione farisee, eh già, rendono l’uomo infelice e poco libero. L’uomo “vero”, è ovvio, ah ah, si sente appagato se è un demente come quasi tutti.

Poi, Phoenix, in Joker, impazzì di nuovo. Ah, ma assomiglia costui al Falò.

Non vuole stare zitto e buono come un bravo ragazzino e ottuso soldatino. Sembra anche Michael Shannon di Revolutionary Road. Eh già. Se volete la verità, questa è. Se volete gli “idioti”, a voglia… quanti ne troverete. Che “amici”, “se ride e se balla”, se fanno du’ canne(lloni) e ‘an vedi quanto so’ bon’.

 

di Stefano Falotico

Ferruccio Amendola

È stata la mano di dio, Toni Servillo, LORO, L’oro di Napoli, evviva Totò e il Falò! Ohibò! Il medico dei pazzi!


16 Dec

medicodeipazzi totò

 

Le recensioni, vossignoria e triste, ciarliera e inconcludente borghesia vanesia, si scrivono così, per cortesia!

 

https://darumaview.it/2021/mano-dio-paolo-sorrentino-ode-romantica

E, come disse non Peppino De Filippo, bensì suo fratello Eduardo, alla vostra gente ipocrita e criminosa, nel cuore lercia e sporca, vanagloriosa e invero soltanto acrimoniosa, astiosa e penosa, noi facciamo IL PERNACCHIO! Questo è un colpo straordinario, Paolo. E che la gente miserabile, finalmente, impari a vivere con dignità! Senza offendere e ferire il prossimo con viltà! Citando invece il grande Totò. mi faccia(no) il piacere! Grande, grande Paolo. Hai girato un film sincero, intimo e personale. Che coraggio! Che forza. E come ho goduto quando il mitico Capuano, contro la ragazzetta esaltata a Teatro, le urla di levarsi dalle palle. Sì, certa gente ha veramente stufato! Ma chi crede di essere? Imparino a recitare con anima così come il leggendario AL PACINO! E ricordate: vi fu una ragione se Maradona era un idolo delle folle. Quando prendeva la palla lui, non sapevi mai che cosa avrebbe combinato. Se un fallo di mano o un colpo di genius alla Falò! Infatti, Renato Carpentieri, nel film citato di Sorrentino, sostiene che lui, con quel gesto scorretto li ha UMILIATI!
Naturalmente, un pazzo, no, un pezzo di Stefano Falotico!

Data astrale 11 Novembre 2021: THE HAND OF GOD mi salvò dagli idioti e rinacqui in modo spasmodico


11 Nov

249206385_464241721660222_1734615807872124241_nPaolo Sorrentino è un genio. E desidero immensamente che il suo film vinca ai prossimi Oscar. Ha avuto un coraggio da leone a elaborare un episodio tragico della sua vita, romanzandolo e trasformandolo in superlativa poesia magica. Vincere e vinceremo! Sono perfettamente cosciente di aver frantumato ogni certezza bacata della cosiddetta infima, meschina, perfida e maligna, microscopica e nana piccola borghesia malsana che, essendo ignara della sua pochezza illimitata, si crede rinomata e invece, oltre che malfamata, va apertamente diffamata. Ogni loro menzogna infame è stata giustamente smascherata e le loro abiette vite miserabili saranno eternamente da me furentemente punite vita natural durante in modo imperterrito e perentorio. Sono estremamente conscio di disturbare, giorno e notte, perennemente la loro visione delirante sul sottoscritto. In quanto, avendoli giustappunto distrutti, non sanno più che pesci pigliare. E altre balle, dunque, in loro patetica difesa altresì indifendibile, inventeranno su di me al fine di farmi crollare. Ma le loro bugie nefande, oltre ad avere le gambe corte e il fiato corto, non stanno più in piedi nemmeno se costoro, vili impostori e indefessi bugiardi irredenti e sporchi nel cuore, eh già, venissero da qualche dio illuminati con qualche tocco miracolante le loro esistenze oramai sbriciolate e penose. Ciò però, mi spiace per loro, anzi ne godo da matti/o, non avverrà. In quanto, ripeto, sono nel cervello malati e assai limitati. E non voleranno mai alto/i. Ci voleva uno come me per sconfessarli e urlare loro ALT! Eh sì, miei mentitori! Arsi ogni loro, ribadisco, certezza stolta data per assodata. Ora che faranno? Mi bruceranno la casa? Ah ah. Ah, vigliacchi diffamatori, la vostra realtà è scadente. Più che sognatori felliniani, mi sembrate sempre di più come Balanzone il furfante, cioè un crasso e grassissimo trombone dei più ignoranti. Ah ah. Rosicate da inetti, incapaci impotenti totalmente. Mostratemi di avere gli attributi per fronteggiarmi dal vivo in maniera alla pari. Cari irrecuperabili malfattori veramente deprimenti. Se vossignoria, ah ah, volesse prendere lezioni di Calcio, ci sono qua io per educarli in merito. Ma, oltre a essere poco sportivi, infatti amano attaccare soltanto dietro una tastiera, trincerandosi nel peggior catenaccio quando se la vedono brutta, non sanno neanche leggere e scrivere. Esseri inutili, pachidermici. Buoni, al massimo, a svolgere un lavoretto da quattro soldi per celebrare le loro maschere fintamente dignitose. Avanti. Non dite che ora state tremando. Suvvia, gente grande e grossa come voi, eh eh, se la fa sotto? Mi fate pure lo sfottò? Ah ah. Questo si chiama netto, decisissimo affronto. Un pugno devastante. Cattivissimo, lapidario, oserei dire necessario. Voi siete sempre più deboli, invece io maggiormente forte. Voi non siete cresciuti mentre io, come gridano sanamente a Napoli, sono un gigante! Ed evviva anche Francis Ford Coppola, Rusty il selvaggio e Bobby De Niro, il più grande. Naturalmente, dopo di me.
Se non vi sta bene, accattatevelo. Anzi, al tram attaccatevi. Uh uh.

Ah ah. https://darumaview.it/author/stefano-falotico

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Nel 2021, in Italia produciamo e realizziamo ancora roba come IL DIVIN CODINO? Ma quale Lamartire, solo io, ovvero il martire o uomo di Marte, può raccontarvi chi è il più grande football player nostrano di sempre


28 May

ildivincodino

Ebbene, ho terminato finalmente l’editing del mio prossimo libro, vero masterpiece mai letto poiché ancora non è stato pubblicato, eh eh. Presto, spero lo leggerete e soprattutto lo acquisterete. In quanto, a dircela tutta, sebbene ultimamente venga spronato a darmi al buddismo, credo che opterò per una vita monastica però non giudeo-cristiana. Ah ah. Non ho mica i soldi di un calciatore per piacere al mondo di Instagram. Ah ah. Dunque, la vedo dura e le donne il mio non lo vedranno, diciamo, durissimo. Mah, secondo alcuni, ci si indurisce, prendendolo in quel posto.

Non vi faccio ridere? Invece, dovete e dovreste ridere e non più deridermi. La vita per molto tempo non mi arrise, se vogliamo dircela onestamente, perlomeno non mi sono ridotto come la cantante Arisa. Ah ah. Il riso abbonda sulla bocca degli stolti? Non lo so. Di mio, so soltanto che mi piace il riso agli asparagi, meglio con le patate. Sì, più ci sono patate e più viene voglia… di ridere. Specialmente di non fare… il monaco buddista oppure di darsi all’eremitaggio a mo’ di John Rambo del terzo capitolo della saga di First Blood. Ho detto saga. A proposito, miei cristiani, Cristiano Ronaldo c’è nella nuova Fifa, ho detto Fifa, della PlayStation? Ai miei tempi andava la console Sega Mega Drive. All’epoca smanettai parecchio con essa, alternando il Joy Pad ai giochi balistici… da me molto amati con Valeria Marini e Alba Parietti di Serata mondiale. Ragazzi e ragazze, tenete durissimo, se vi segheranno, ok? Ah ah. Non demoralizzatevi se la vostra insegnante vi dirà: vai segato.
Significa che non è una milf ma Pier Paolo Pasolini, ah ah.

Ah, furono nottate godibilissime in cui, fra un movimento pelvico della Valeriona nazionale, qualche valeriana a mo’ di calmante ormonale, le scosciate dell’ex principessa di Galagoal, ovvero la Parietti de Il macellaio che fu di Gianluca Vialli durante i precedenti mondiali svoltisi in Italia per cui tutti sventolammo il tricolore, tifando sfrenatamente per lo scugnizzo Antonio de Curtis, no, Totò Schillaci, seguendo coast to coast le telecronache in fuso orario direttamente da Pasadena, facemmo l’alba…

Alba con la a minuscola, inserita qui in maiuscolo poiché apre… la frase.

La Parietti è sempre stata una donna dai quadricipiti più sviluppati di Carolina Moace, donna dai muscoli… molto amati dall’italiano medio accalorato nello Sport nazional-popolare da Christian Vieri. E ho detto tutto, no?

Eh sì, mei Signori… Beppe. L’Italia è l’unico Paese al mondo ove, dopo essere stati ammorbati dal comeback assai attempato dalla Sabrina Salerno degli anni cinquanta, ovvero Sophia Loren con l’improponibile La vita davanti a sé, le donne si dividono in due categorie. Quelle, cioè, appartenenti alle nuove Jo Squillo e Salerno di turno… ché oltre le gambe (non) c’è di più e quelle che, pur avendo tre lauree in astrofisica, in Lettere moderne e in Medicina con specializzazione in Cardiologia per i maschi repressi loro fidanzati adoratori di J. Lo e Dua Lipa, non venendo… inc… ate per l’appunto nemmeno dai loro morosi frustrati, essendo rimaste disoccupate come delle fesse di sorrata, malgrado conoscano ogni Lingua del mondo tranne quella di un uomo, se a mo’ di Diane Keaton de Il dormiglione, non riescono inoltre a trovare un arrapato bruttino come Woody Allen, ecco che si danno a Io sì di Laura Pausini.

Ecco, gli italiani brava gente di bava, eh eh, non riescono a spiegarsi il successo di una cantante mediocrissima come la Pausini. Una che non ha la voice di Frank Sinatra al femminile, non è sexy come Lady Gaga e Miley Cyrus, è lontana anni luce dalla Maddalena, no, dalla Ghenea di Youth House of Gucci, eh eh, ma in compenso ha dei polpacci più grossi di Franco Baresi e di una comare fanatica di Padre Pio di Pietrelcina e San Giovanni Rotondo, insomma, una tonta da pellegrinaggio a Medjugorie.

Sì, la Pausini è un mistero di Fatima ma se la tira da fata. Ma chi se le tira su questa? Forse Woody Allen de La dea dell’amore? Ah ah. Comunque, il suo mistero è presto spiegato: gli uomini sono rimasti quegli zotici di Abbronzatissimi Fratelli d’Italia à la Jerry Calà, ah ah. Eh sì, miei baccalà.

Al massimo, se si sono leggermente “elevati”, lavorano in radio come Fernando Croce di R 101. Il quale, pur possedendo una bella voce, sa solo parlare di Diletta Leotta.

In tale Il divin codino, l’arcangelo Gabriele, no, Andrea Arcangeli interpreta Roberto Baggio ma assomiglia tutt’al più a Mattia Destro.

Mattia giocò, per alcune stagioni, nel Bologna Football Club 1909. Fu una delusione enorme. Mio padre, tifoso rossoblù da una vita, pur essendo nato in meridione, in quel periodo assomigliò a Robert De Niro di The Fan.

Spesero milioni per acquistare Mattia ma si rivelò un bidone.

E dire che, qualche anno prima, mio padre s’illuse che il Bologna fosse tornato lo squadrone che tremare il mondo fa in virtù delle prodezze di Marco Di Vaio. Lui, sì, un gran campione.

Nel Bologna militò anche colui che passò ad Alex Del Piero il pallone nella semi-finalona del 2006 contro la Germania, ovvero Gilardino. Un bravo guaglione!

Da giovane, mio padre adorò Gianni Rivera, poi si diede alle interviste di Gianni Minà. Oggi come oggi, mio padre è in pensione ma non fu, non è e non sarà mai un panzone oppure un Balanzone!

Prima d’incontrare mia madre, la quale lo salvò dal suicidio quasi sicuro, pare che mio padre assomigliasse molto a Stefano Accorsi di Radiofreccia.

Le rovesciate di Bonimba…

Eh sì, andava matto anche per Boninsegna. Ma, dinanzi al Brasile di Pelé, a Messico 70 pianse tanto.

Nonostante, esultò per l’illusorio goal di Del Piero, no, di Rivera di quel mitico Italia-Germania 4-3.

Nel 1994, contro il Brasile di Romario e Taffarel, Roberto Baggio incarnò il ritornello celeberrimo di Francesco De Gregori:

Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è da questi particolari che si giudica un giocatore, un calciatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.

La leva calcistica del ‘68! Grande canzone!

Io sono fuoriclasse del ‘79. Non credo però, a differenza di Taffarel, che sia stato dio a premiare il Brasile. Io sono ateo.

D’altronde, i brasiliani hanno la statua del Redentore a Rio de Janeiro, non possiamo compatirli e biasimarli se sono scaramantici come quelli di Napoli… Così come non solo Maradona concepì La manos de dios. Perfino Paolo Sorrentino!

Mi ricordo che nell’anno 1994 fui psicologicamente a pecora. Dopo l’espulsione di Zola contro la Nigeria, pensai che non ce l’avrei, no, avremmo fatta. Ma poi arrivò qualcosa di divino. Per dirla alla Arrigo Sacchi, di straordineeerio! Una scalata e una rimonta impensabile. Vincemmo contro la Nigeria grazie a Baggio, vincemmo contro la Spagna grazie a Baggio, vincemmo contro la Bulgaria grazie a Baggio. Come si suol dire, scusate la volgarità, quando hai in squadra uno così, grazie al cazzo!

Perdemmo però la finale non per colpa di Baggio. Perdemmo perché anche i geni sbagliano.

Comunque, tornando a me, come vi ho detto all’inizio di questo mio scritto, pubblicherò un libro intitolato Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Sapete, io sono modesto e penso che sia un brutto libro. Non è comunque vero che ancora non l’abbia letto, in anteprima, nessuno. Ora, io voglio tanto bene a Roby Baggio ma, con buona pace all’anima anche di Diego, ci sono due persone nella storia capaci di fare qualcosa del genere al mondo, cioè Lionel Messi e poi, secondo voi, chi? Anzi, Lionel Messi non sa scrivere.

Dunque, cara Tiziana Lamartire, sai che cos’è il vero Cinema, sai che hai girato una stronzata colossale, sai che ora mi girano davvero le “palle?”. Non potete permettere che io mi ammazzi e lasci il mondo in mano a questa gente.

Dai, cerchiamo di affrettarci e di non arrivare in zona Cesarini. Questo libro sarà un bolide imparabile. Ah ah.

Sì, non conosco molto Socrate(s) ma sono come il grande Aristotele(s).

Sì, spesso vorrei spaccare la noce del capocollo a tutti come Lino Banfi.

La gente non sa usare la stilografica. Insomma, non ha stile.
La gente è invidiosa e mi vorrebbe in B Zona!
Ora, grandi stalloni italiani, scemotti, donnacce e coglioni, tromboni e falsi professoroni, non è che di fronte a me farete la fine di Speroni?

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

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Racconto parigino da Baci Perugina, servito a ogni bel cioccolatino dal cervello, anche qualcos’altro, davvero piccolino


01 Jun

serviillo 5 è il numero perfetto

 

Sì, nella mia vita ne vidi tante. Anzi, a dire il vero, non molte. Lo presi quasi sempre in quel posto come Jonathan Pryce di Ronin. Ma non mi hanno ancora lobotomizzato come lo stesso Pryce di Brazil.

Semmai, chissà, mi faranno Papa Bergoglio. Ah ah. I due papi…

Comunque, non ho da recriminare nulla. Nella mia vita, incontrai soltanto dei criminali.

Gentaglia della cosiddetta Bologna bene, cioè finti viveur che sanno solo bere, spacciandosi per intellettuali di questo paio di coglioni. Ah, invece non sono un paio. A loro piace coglionare tutti ma con me non funzionò ed è inutile che insistano con gli sfottò. Ho smesso da tempo di bermi le loro cazzate da quando vidi, per l’appunto, il film Ronin, ambientato perlopiù a Parigi. Con queste merde, le quali mi dissero di ascoltare solo La Mer, andai pure a Nizza, cazzo.

Scesi le scale, forse solo sociali, come De Niro nel suo incipit, ambientato in una zona limitrofa a Montmartre. All’inizio, De Niro/Sam sembra soltanto un martire ed è quasi identico al guappo Peppino Lo Cicero, alias Toni Servillo, di 5 è il numero perfetto. Esordio alla regia di Igort.

I cui primi graphic novel furono da lui disegnati per la rivista “Il pinguino”. No, non è Danny DeVito di Batman – Il ritorno. Vi garantisco che repelle e fa cagare molto di più, ah ah.

Non è nemmeno quello della De’Longhi. Comunque, vi ricordate della signora Longari?

Ahi, ahi, lei mi casca sull’uccello disse Mike Bongiorno. Ma che è Birdman? Ah ah.

Ritorniamo a questi giornaletti di Igor Tuveri. Uno a cui, comunque, avrei dato soltanto un lavoro come coltivatore di tartufi. A questi giornali del c… o collaborarono vari avanguardistici fumettisti più assurdi della fake news di qualche anno fa secondo cui a dirigere il film suddetto doveva esserci nientepopodimeno che Paolo Sorrentino e per la parte del protagonista fu contattato proprio Bob De Niro.

Ma chi mise e mette in giro questi falsi rumors? Secondo il sito Production Weekly, De Niro avrebbe dovuto anche affiancare Sean Penn in This Must Be the Place. Nel ruolo di Mordecai Midler, andato invece a Judd Hirsch.

Comunque, meglio così. Rivisto col senno di poi, a prescindere dall’ottimo makeup utilizzato per far sì che Penn assomigliasse a Joaquin Phoenix di JokerThis Must Be the Place è una cagata pazzesca. Quasi quanto La grande bellezza.

Ma che significa questo film, scusate? Per circa due ore, è un’ode alle anime diverse, agli uomini e alle donne affetti da alterità, agli ebrei, metaforicamente parlando, che non si attengono alle direttive nazifasciste imperanti nella violenta società odierna, improntata al culto del culo. Dunque, Cheyenne/Penn si vendica nei riguardi d’una sorta di Ralph Fiennes di Schindler’s List a cui, essendo quest’ultimo oramai più anziano di mio nonno morto circa vent’anni fa, cucina una vendetta che lo denuda, letteralmente parlando, di tutti i suoi orrori, servendogli una sevizie agghiacciante più d’un rigidissimo inverno siberiano, sideralmente assiderante.

Insomma, Sean glielo ficcò nel sedere. Ma, alla fine, dopo la sua vendetta da L’ultimo dei Mohicani, andò dal barbiere e si tagliò il bulbo da ex ribelle maudit simile a quel cazzone dei Cure. Come cazzo si chiama, pure? Campa ancora? Ah sì, ora mi sovviene, Robert Smith.

Mah, a Lullaby ho sempre preferito curare la mia insonnia, trascorrendo le notti a scorrermelo tutto su Amber Smith, ex playmate. La conoscete? Ora, è un po’ âgée e forse sarà sposata a uno più ipocrita di Massimo Giletti. Un borghese marcio che indossa il gilet e, ogni mattina, usa il dopobarba Gillette.

Ma posso garantirvi che Amber Smith, nei nineties, avrei messo a novanta. Statene sicuri. E lasciate stare, per piacere, le malinconie di Franco Battiato e La cura. Dio ce ne scampi!

Cercate un centro di gravità permanente e vi rivolgete a uno psichiatra che vi prescriverà farmaci inibenti la libido? Ma che siete dei furbi contrabbandieri macedoni della Dinastia dei Ming senza più min… a?

Va be’, dai, vi offro un piatto di macedonia. Tanto non sarete mai Alessandro Magno. Io non sono un magnaccia ma ad Amber Smith, in quella zona lì, avrei spalmato tutta la panna montata, leccandogliela a mo’ di fragola delicatamente piluccata.

Sì, sono Henry Chinaski, cioè Charles Bukowski, spesso sono il grande Lebowski, bevo pure del whisky oltre al White Russian e, ultimamente, non disprezzo neanche i dischi dei Bee Gees. Ho ancora un po’ di ernia al disco ma so ballare meglio di John Travolta de La febbre del sabato sera.

Ai Baci della Perugina, preferisco comunque il Crazy Horse. Ottimo locale parigino ove delle gran fighe muovono tutto il bacino sin ad arraparti più di Natasha McElhone e Katarina Witt. Ex campionessa di pattinaggio sul ghiaccio. Ah, con la Katarina che fu, non sarebbe bastato gelarsi le palle come De Niro di Toro scatenato dinanzi alla fatata Cathy Moriarty prima dell’incontro con la Femme Fatale di De Palma. No, prima de Il grande Match letale. Sì, è veramente brutto pure questo film. Più osceno e inguardabile degli ex sessantottini bolognesi che, non avendo combinato nulla di buono nella vita, se non recitare ai giovani delle manfrine per amareggiarli più di un caffettino Borbone senza zucchero, vogliono ancora farsi passare per adoratori delle migliori pièce teatrali del Moulin Rouge! Io li struccai ma mi diedero la patente di storpio da Henri Marie Raymond de Toulouse-Lautrec. Sono dei saltimbanchi, dei commedianti alla frutta, roba che Luigi Pirandello li smaschererebbe in tre secondi netti. Ah, scusate, persi Il Filo. Pubblicai anche dei libri con Albatros. Comunque, la vita è labirintica e Arianna fu sol una baldracca. È giustissimo che sia stata fottuta dal Minotauro, cioè un panzone peggiore del dottor Balanzone. Vale a dire un mentale minorato. Dicevo, scusate, pardon. Oh, miei padroni assai porcelloni e ladroni. Il finale del film succitato di Sorrentino fa schifo al cazzo. Sean Penn si normalizza e sua madre, ch’è matta, ritrova la normalità. Felice che suo figlio sia cambiato dall’essere stato Un sacco bello, infatti scopò Madonna, all’essere diventato un tronista della De Filippi.

Se per voi questo significa essere normali, preferisco farmi le seghe su Ludivine Sagnier di The New Pope. Che cazzo volete? Sono un costruttivista della vita e della (s)figa, in quanto totalmente fuori di testa come Picasso e dunque geniale artista che vive alla cazzo. A Wassily Kandisky, celeberrimo astrattista, preferisco la protagonista de L’uomo che guarda, cioè Katarina Vasilissa. Non fu male neanche Valérie Kaprisky. Scusate? Volete bruciarmi la casa perché sono come Colin Farrell di Miami Vice, cioè un futurista che ha pure il giubbotto di Drive?

Sì, Tutta mia la città cantò l’Equipe 84. Io sono del ‘79, non mi fa impazzire il 69 e adoro ficcare in Audi(o), no, in autoradio, a tutto volume, Nightcall di Kavinsky. Se non ti piaccio, (non) ti capisco, ti spacco la faccia e ti butto in vacca.

Se mi obblighi a rivedere quella semi-porcata di Midnight in Paris, preferisco scopare Marion Cotillard anche solo con un po’ di fantasia piena di poesia. Dammi pure del Nemico pubblico e fottimi da dietro da American Psycho come Christian Bale.

Sì, la mia vita è stata un Manhattan Melodrama. E, come dice Joe Pesci di Quei bravi ragazzifanculo a mammata!

 

di Stefano Falotico

 

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Quando pensi di essere Dustin Hoffman di Rain Man e invece sei Tom Cruise, video antologico, epico!


15 Apr

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Forse, non vi siete accorti dei mutamenti cronenberghiani avvenuti nel Cinema e nella vita di tutti i giorni con l’avvento dei social

Be’, chi della mia generazione non ricorda piacevolmente la canzone leitmotiv di Lucio Dalla per Lunedì Film di Rai 1?

Sì, so che voi sbarbatelli, se la doveste ascoltare oggi, riproposta in qualche programma nostalgico, pensate e pensereste:

ma chi sta cantando? Mario Biondi?

 

Peraltro, Lucio si limitava a una sorta di grammelot onomatopeico abbastanza incomprensibile ma di sicuro effetto, come un cantante jazz di New Orleans. Tra Dario Fo e un pazzo di Firenze.

Sì, per noi il Cinema rappresentava un appuntamento fisso il lunedì sera. Quando, vivaddio, l’assurdo Canone Ordinario (ordinario di che?) aveva motivo d’esistere. Mediaset era agli esordi e I Bellissimi di Rete 4 erano solo ai loro albori.

Poi, si sarebbero affinati, involgariti nel seno debordante, nel portentoso décolleté piccante e nei collant fenomenali della mitica Emanuela Folliero.

Che di Cinema ne sapeva quanto mio nonno di astrofisica. E, per introdurre il filmone in programmazione, recitava a pappardella i testi che le davano da leggere. Peraltro, erano quasi sempre estratti estrapolati dallo stesso dizionario dei film di Mereghetti o addirittura sintesi ricavate proprio dall’affiliata rivista tv Sorrisi e canzoni.

A Lunedì Cinema, avranno dato almeno cinquemila volte Lo squalo di Spielberg.

Sì, Lunedì Cinema chiudeva i battenti con l’approssimarsi dell’estate. Stagione di Spiagge alla Fiorello e di bagnanti italiani a Ibiza a esaltarsi con la radiolina che riproponeva Miami di Will Smith.

Sì, Fiorello, persona di rara ignoranza che prese Giosuè Carducci e, senza vergogna, se ne saltò con La nebbia agli irti colli…

Mitico!

Fiorello, davanti a quella donnona di Katia Noventa, oca da Karaoke, per fare il figo, le disse che conosceva il teorema di Pitagora. E, dinanzi a milioni di spettatori, lo enunciò da Bruno Sacchi de I ragazzi della 3ª C.

Molto pressappochista, il Fiorello disse sfacciatamente che, in ogni triangolo isoscele, il quadrilatero costruito su Siracusa è equivalente all’unione dei rettangoli dei due cateteri.

Sì, è questo secondo voi il Teorema? A proposito, voi, che fate tanto i trasgressivi e gli anticonformisti, avete mai visto l’omonimo film e letto il libro di Pasolini con Terence Stamp?

Rosario Tindaro Fiorello, non di Siracusa, bensì di Catania. Idolo!

Ah, ma avete allora proprio bisogno di una stampella. Più che uomini da Noventa, siete oramai a novanta, diciamocelo, dico, senza infingimenti e libretti di giustificazione con l’alibi della vostra indisposizione psicofisica dovuta allo stress di una vita febbricitante che vi ha fatto ammalare di qualunquismo, retorica e populismo a iosa.

Ma non perdiamoci in nostalgie da Stranger Things, in passatismi scolastici. In esaltazioni del Cinema degli anni settanta quando invece siete nati appunto nei seventies ma eravate troppo piccoli per poter aver visto Un attimo, una vita di Sydney Pollack.

Vi dichiarate degli espressioni astratti ma, più che al pittore Pollock, sinceramente assomigliate, molto realisticamente, solo ai polli che appunto allevava mio nonno. Pollon!

Sì, dopo l’avvento dei social, chiunque si professa attore e regista di livello e carica video in cui ha filmato una vedova che beve il caffè al bar di Zio Nino, gridando di essere il nuovo Paolo Sorrentino.

Sì, estetizzanti idolatrie di voi stessi da peggiori Toni Servillo.

Il Cinema è cambiato, la vita è cambiata. Dovete aggiornarvi.

Essere uomini come il Falotico.

Classico uomo per il quale tu pensi di averlo finalmente inquadrato e anche inc… o e invece presto, con un suo amico, girerà un grande mediometraggio.

Sì, nei primi giorni di Maggio.

Vi lascio col fiato sospeso e anche col ciuccio in bocca.

A presto.

 

 

di Stefano Falotico

 

hoffman rain man

cruise rain man

Ho sempre avuto l’impressione che molti critici italiani odino Sorrentino perché sono berlusconiani


06 May
SET DEL FILM "LA GIOVINEZZA" DI PAOLO SORRENTINO.NELLA FOTO RACHEL WEISZ.FOTO DI GIANNI FIORITO

SET DEL FILM “LA GIOVINEZZA” DI PAOLO SORRENTINO.NELLA FOTO RACHEL WEISZ.FOTO DI GIANNI FIORITO

Odiatori. Odino, da non confondere col dio della guerra di Thor perché l’accento è diverso, sì, da odiare, cari uomini ricchi che fate sempre tuffi in piscine piene di iodio. E poi collezionate le bamboline di Yoda, quando da imperatori galattici delle vostre super fighe imperiali vi annoiate un po’ e volete recuperare la forza perduta…

Odino, non odano, da udire e uditemi, miei uditori. Odo cori di persone che si accaniscono contro Loro. Chi sono costoro? Essi non voglion tradire il padrone e allora s’intonano al cattivo coro di chi lo stronca di tutto Arcore, no, core.

Sì, sulla rivista Spietati, Sorrentino è odiato e gli gridano, tramite stilettate più logorroiche delle facili battute di Youth, che deve morire.

Scrivono che Sorrentino vive di banalità epigrammatiche, ed è la stessa gente che scrive folklore con la k per dare un tocco estetizzante al loro accanimento verso l’estetismo di Paolo. Lasciate che Paolo gozzovigli di CGI sulla pallina da tennis di Maradona, vi sia mancino di colpi “bassi” e ci mostri le cosce di Rachel Weisz in tutto bianco, ceruleo splendore statuario. Perché io sono il suo scalatore e la cingo sulla montagna rocciosa del mio montarla come Philip Seymour Hoffman fa con Marisa Tomei in Onora il padre e la madre. Una scena che apre il film e t’invoglia alla sodomia. Mai seppi che la Tomei fosse così gnocca sebbene abbia da sempre sostenuto che il suo viso da castorina sia di un sexy micidiale. Sì, quell’obeso Hoffman grufola e si compiace di quel sesso anale godereccio da vero porcellino con la panza piena. Eh sì, uomini da Mike Bongiorno, allegria e ogni valletta sarà la ruota della fortuna di altro sesso vostro maialesco.

Eh sì, come possiamo prendere seriamente recensioni così…

La Grande Bellezza è la sintomatica conferma, e cristallizzazione, di una “tendenza” incapace oramai di occultare un’assenza di sguardo, di prospettive, non solo di risposte ma di domande. Potremmo chiamare questa tendenza “barocchesco”: un profluvio di movimenti di macchina e di effetti senza affetti, un bozzettismo avvilente, un grottesco che ottunde le asperità invece di potenziarle.

Avete capito, uomini anaffettivi e troppo affettati, forse solo di eiaculazione precoce affrettati? Affetti senza effetti? C’è della vita vissuta davvero per scrivere una puttanata di questo livello. Questi sono “piani alti”.

Comunque Loro non m’interessa, so già tutto su Silvio, me lo confidò dopo avermi raccontato una barzelletta che vi ha reso critici tonti. Mi offrì la possibilità di scopare una di Canale 5 ma optai per La 7ima e scelsi un’ottava di lei in DO maggiore sul bemolle di un letto da uomo in più.

E su questa stronzata vado a mangiare il gelato all’amarena. Perché è da leccare come una donna che a te si dà calda come la troppa carne al fuoco di questi critici fritti e mai io vi dico veramente ritti.

Sono un dritto? No, qualche volta piscio storto. Ma faccio delle cagate migliori di queste merde.

BEFORE THE DEVIL KNOWS YOU'RE DEAD 07-26-2006 Director: Sidney Lumet DP: Ron Fortunato Shoot Day 13 Scene 80 (Int) Hospital cafeteria (DAY) "Charles uncontrolably upset about Nanette shooting" "Andy & Gina listen" Philip Seymour Hoffman (Andy) Albert Finney (Charles) Marisa Tomei (Gina) Photo Credit - Will Hart

BEFORE THE DEVIL KNOWS YOU’RE DEAD 07-26-2006
Director: Sidney Lumet DP: Ron Fortunato
Shoot Day 13
Scene 80 (Int) Hospital cafeteria (DAY)
“Charles uncontrolably upset about Nanette shooting”
“Andy & Gina listen”
Philip Seymour Hoffman (Andy)
Albert Finney (Charles)
Marisa Tomei (Gina)
Photo Credit – Will Hart

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di Stefano Falotico

Loro 1 di Sorrentino scontenta i critici, anzi, li fa inorridire


23 Apr

Set del film "Loro" di Paolo Sorrentino. Nella foto Roberto de Francesco. Foto di Gianni Fiorito Questa fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.

Ancora troppo presto per poter fare la rassegna(ta) stampa. Ancora pochissime recensioni ufficiali dal web da parte di coloro che, dopo mesi di segretezze inspiegabili, quasi nessuna immagine, trailer ermetici e depistanti, o soltanto insignificanti, dopo che è stato escluso dal Festival di Cannes, hanno stroncato lapidariamente, sì, Loro. Sono i soliti detrattori di Sorrentino, che non amano la sua iperbolica italianità dilatata a dismisura, quella sua (s)mania estetizzante studiata a tavolino, riverberata di film in film, il suo manierismo tanto eccessivo da diventare “stile”, questi suoi vizi sfacciatamente “sputati” ad libitum? Allibiti stavolta oltremodo da quella che classificano come immonda bruttezza, come sconcezza, e che non lasciano a Sorrentino l’alibi che possa aver girato volgarmente per essersi adattato proprio allo spregevole immaginario berlusconiano con cui siamo, siete stati rincoglioniti per anni, dimenticando la grande bellezza…

Sì, era inevitabile che dopo il film premio Oscar, dopo il papa fumatore e forse tutt’altro che santo (perché quel Jude Law “ingroppò” la Sagnier, altro che miracolo piovute dal cielo…), Sorrentino si disfacesse laddove proprio dove esemplificativamente, titanicamente, politicamente di grande bellezza non v’è nulla e vi è tutto all’apparenza luccicante. E quest’orrore è stato incarnato, “eletto” a furor di popolo da Silvio, LUI… Cribbio!

Sì, Sorrentino vs Moretti, il folclore e il tripudio orgiastico delle sue suadenti immagini patinate contro la sinistra intellettualmente sobria, il Cinema che nasce dal minus habens (L’amico di famiglia docet) contro il regista di Habemus Papam. Il creatore di The Young Pope contro l’uomo da Caro diario. Jep Gambardella fattosi Paolo contro Michele Apicella, e Apicella con cui canta LUI.

Loro, quelli potenti, meschini, arrivisti che gli leccavano “amabilissimamente” il culo, per avere agi, e come LUI donne a volontà. La Smutniak, invero solo un po’ smunta, non è mai stata con Silvio, stava col “re” del Grande Fratello, era “agiata” col Taricone, e pace all’anima sua… ma Pietro era un “fenomeno da baraccone” generato da Mediaset. Qui Kasia è praticamente Sabina Began, nata Beganović, che Wikipedia dice di essere un’attrice tedesca di origine bosniaca, ma invero fu una Escort da Bagaglino, come la Yespica, e non aveva pretese “parlamentari” da Mara Carfagna. A LUI piacevano soprattutto brune, ma la moglie era bionda e meno bona di queste bonazze. Al che Bentivoglio recita la parte di colui che gli volle un “bene dell’anima” e mangia i pasticcini della crème de la crème. Della cremosità ruffiana più dolcemente ributtante. Ah, le buttane! E Scamarcio ha la faccia giusta perché, dopo essersi sciupato, prosciugato, imbolsito con Golino Valeria, ha ora assunto i tratti carnali dell’uomo di panza “ingenuo” che farebbe di tutto per fargliele fare… Pippo Franco, Emilio Fede mi dicono…

Mereghetti lo distrugge con cautela, su Facebook paragonano questo LORO 1 addirittura a Lynch e a Scorsese. Ma sono complimenti che sanno di pernacchie. E Taxidrivers.it lo annienta, massacra anche Toni Servillo.

Paolo, stavolta hai girato merda “pura?”.

Me lo aspettavo? Sì, io mi aspettavo proprio questo…

 

di Stefano Falotico

Set del film "Loro" di Paolo Sorrentino. Nella foto Toni Servillo e Giovanni Esposito. Foto di Gianni Fiorito Questa fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.

Set del film “Loro” di Paolo Sorrentino.
Nella foto Toni Servillo e Giovanni Esposito.
Foto di Gianni Fiorito

Loro, il teaser trailer del nuovo film di Stefano Falotico, altro che Berlusconi


13 Mar

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Ma te che cosa ti aspettavi? Di essere l’uomo più bello d’Italia, di fare lo scrittore autarchico che non lavora e che semmai vince il Nobel, e che tutte le donne ti amassero alla follia?

Sì, IO MI ASPETTAVO PROPRIO QUESTOroc402

Toni Servillo è Berlusconi in Loro di Sorrentino, ma chi è Silvio? Guardatevi in faccia


08 Oct

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Be’, Silvio Berlusconi, figura storica, sicuramente troia, che ritrae però alla perfezione l’Italia non solo di ieri, ancora di oggi, e cercherò di spiegarmi.

Negli ultimi anni, contro Silvio si è scatenato un odio mediatico degno della Santa Inquisizione e gli son state imputate colpe di cui non è, forse, responsabile. La sua unica pecca, nella megalomania di cui soffre e di cui ha sempre “patito”, è stata quella di non volersi limitare. Sì, credo che in cuor suo, intimo e privatissimo, Berlusconi, al di là delle fanfare e della personalità “arrogante” che ha sempre esposto pubblicamente, sia un uomo buono.

Credo che abbia sempre desiderato il bene dell’Italia, ah ah, sì, qui lo affermo senza vergogna. E, appunto, le mediatiche gogne, reputo, siano state esagerate.

Silvio si è fatto da sé, ma non penso perché volesse diventare effettivamente qualcuno, proprio per la necessità personale di volersi imporre come persona, per il “principio” di far valere i suoi valori (in)discutibili, improntati al successo, allo sfacciato sesso da far rimanere i “senza palle” di sasso, al mito, opinabile certamente, del self made man, alla volontà incoercibile, secondo lui non imputabile di crimini, di non arrendersi dinanzi a nessuno. Una volontà di ferro, che ha sempre proceduto secondo la sua linea immarcescibile, impostata, eccome se è impostato, verso la voglia, eccome se è voglioso, incredibile, pazzesca, di voler essere un uomo importante.

E alla fine l’ha spuntata, eludendo accuse e sviando sempre di fronte a una legge che, per quanto abbia tentato in ogni modo lecito e anche illecito, d’inchiodarlo, non è mai riuscita davvero a incastrarlo.

E Silvio non si è mai castrato, usando il suo “strumento” di piacere in ogni donna che a lui si è concessa affinché potesse concedergli il favore di entrare nelle “grazie” del potere. Un uomo eroticus e “factotum”, eh eh.

Mediaset fu invasa dalla sua personalità debordante, di piacer “colante”, e tutte si davano in pasto al Berlusca, ben “liete” di poter sfondare dopo essere state sfondate nei festini su cui ci si è anche accaniti con dubbio gusto, sì. Che ve ne frega delle sue zoccole? Lui, che fu Presidente del Consiglio, doveva dar il “buon” esempio nei costumi e nella moralità? Ah, poveri illusi. Come se il valore si misurasse da queste finte etiche(tte)… Sono altre le colpe di cui Berlusconi s’è macchiato, altro che il suo sperma macchiante. Chi è senza “bucato”, un po’ “depravato”, scagli la prima pietra…

D’altronde, l’Italia voleva Berlusconi. Non lo accusasse quindi della sua ipocrisia.

Italia, Paese dominato da una falsa fede cattolica, ove la religione ha mietuto insanabili vittime, la classica gente pronta ad appellarsi alla Provvidenza quando manca il lavoro e poi a festeggiare appunto la propria malata volgarità nell’esibizione animalesca del più sbandierato volgo, nella sua accezione peggiore. Il popolino sofferente di retorica quando fa comodo, ripiegato sui suoi privilegi piccolo-borghesi, sulle proprie bacate mentalità antiche e retrograde, mai evolute dal provincialismo più cafone, mentalità persino reazionarie e fasciste, popolo gridante e inneggiante alla “dignità” più doppiogiochista, che ha visualizzato in Berlusconi l’incarnazione del suo distorto inconscio, desideroso di emanciparsi dalle quotidiane brutture, dall’orrenda mediocrità che la sua cultura erronea, appunto, lo ha indotto, quasi costretto a essere. Quelli bravi a parole, oratori nelle chiacchiere, superficiali, cinici e anche guardoni nella vita di ogni “bel” dì. In questi falò delle vanità. L’italiano medio si crede un genio, quello che ha capito tutto e, se non è riuscito a realizzarsi, lo imputa sempre alle sfavorevoli circostanze, agli eventi negativi della vita. Mai una volta che si dia delle colpe. E allora meglio dar del colpevole a Berlusconi. Colui che ha “tradito” il “patto” con gli italiani.

Siamo ammorbati dai “sapientoni”, quelli che hanno sostituito la ricerca della verità e della cultura più democratica a favore di un becero, freddissimo nozionismo, fatto di pezzi di carta, di una glaciale, burocratica visione di questo splendido insieme giustamente (dis)omogeneo che è la vita nella sua complicata interezza.

Berlusconi altri non è che uno di voi. Un uomo stupidamente vanitoso, che ha sognato in “grande” non solo il suo glande, ah ah, uno che voleva metterlo nel culo a tutti, a tutte, soprattutto. Senz’eccezione alcuna. Un figlio di puttana certamente più stimabile di tanti stronzi “saggi” e “intelligentissimi”, “onesti” e “lavoratori”.

Un uomo “duro”.

di Stefano Falotico

 

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