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Provocazione del giorno: nessuno mi può giudicare, solo Carpenter mi può amare


04 Jun

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Vi ricordate la scena in cui Nanni Moretti fa piangere il critico della mutua, leggendogli vicino al letto, anzi, declamandogli iroso tutte le cazzate che lui aveva vomitato?

Quando è cominciato tutto questo? Eh?! Forse quando hai scritto quel film coreano era un melodramma in costume… vestiti e soprattutto cappelli deliranti, e super femminista, fiammeggiante e demoniaco? Girato come fosse un trip alla Spielberg, entrato nei ritmi e negli spazi futuristi? E c’è poi Il pasto nudo di Cronenberg, puro pus underground ad alto costo! Un vero cult movie! Non è che le donne per Jonathan Demme siano migliori o equivalgano solo a quello che per Lin Piao erano i proletari e i sottoproletari dei tre mondi accerchianti, ma è certo che solo le sue donne hanno la stoffa per sostenere, dalla parte giusta, la guerra dell’immaginario-reparto operazioni chirurgiche! E infatti, prima che Lula e Sailor si riabbraccino in happy end, sussurrando love me tender, fioccheranno altri anni di galera per Sailor, voleranno teste umane frantumate, cani randagi acchiapperanno mani mozzate, fumeranno in bella vista centinaia di sigarette…

 

Sì, perché qui in Italia abbiamo gente come la Cortellesi e Anna Foglietta! Ma andassero a far le commesse della Coop! Vorrebbero essere gran donne ma anche umoristiche, spiritose, brillanti, e invece son due sceme patetiche.

Perché continuiamo a parlare sempre di sesso piccolo-borghese nei nostri filmacci, perché facciamo pochade squallide, film di donnette che fanno le fighe, di donne su Instagram che, mostrando un paio di cosce, si credono Greta Garbo, perché tutti in Italia parlano di Cinema e non sanno cosa sia un dolly e lo scambiano per un baby doll, perché abbiamo dei coglioni che mangiano fagioli in casolari abbandonati e si credono Terence di Lo chiamavano Trinità, perché la gente, incazzata, con manie vendicative per i torti subiti nella vita, riguarda la scena del duello finale tra Lee Van Cleef e Gian Maria Volonté di Per qualche dollaro in più, pensando fra sé e sé… ora, la pagherete, bastardi!

Quando è cominciato tutto questo? Quando vi eravate illusi che una laurea al DAMS significasse essere diventati Orson Welles, quando, dopo esservi sverginati con la prima sciacquetta, avete creduto di essere George Clooney? Sì, e perché strumentalizzate Carpenter quando vi sentite in lotta con la società, abbandonati, offesi ed emarginati, ed Essi vivono diventa allora il film-“propaganda” dei vostri mal di pancia? E cominciate ad andare in giro per strada con sguardo disilluso, da nullisti, forse solo da nullità, infilando come Roddy Piper le mani in tasca e fischiettando un me ne fotto sprezzante? Da quando avete visto una puntata di Black Mirror, camminate in centro e non vedete l’ora di sfottere qualche vecchietta, perché il cinismo va di moda e fa “cool”. E la vecchia generazione è analfabeta di bio-tecnologie? Dal nichilismo attivo di Nietzsche siamo arrivati al libro La parola ai giovani! Fottuta leccata di culo al fancazzismo. Poi, a dir il vero, un libro che dice molte cose giuste.

Nel 2007 Umberto Galimberti ha pubblicato un libro, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, in cui descriveva il disagio giovanile da imputare, a suo parere, non tanto alle crisi psicologiche a sfondo esistenziale che caratterizzano l’adolescenza e la giovinezza, quanto a una crisi da lui definita “culturale”, perché il futuro che la cultura di allora prospettava ai giovani non era una promessa, ma qualcosa di imprevedibile, incapace di retroagire come motivazione a sostegno del proprio impegno nella vita.

Così abbiamo il Cinema “di” Ambra Angiolini, i concerti della festa dei lavoratori che guardano quelli che guadagnano diecimila euro al mese, perché gli altri hanno ben poco da festeggiare e chiedono a “viva” voce il reddito di cittadinanza.

E impazza la follia di massa, ove chiunque vuole essere un divo di Hollywood e recita estratti di libri che non ha mai letto, solo per tirarsela da uomo figo ma di “cultura”. Facendosi selfie in cui ammicca alla burina a cui, un tanto al mese, fa “lavori di classe”. Vero operaio che si sporca le mani!

Scusatemi, c’è solo una persona che può giudicarmi. È John Carpenter, perché vede il mondo come me, quindi è attendibile nel suo giudizio.

 

Vedo nebbia, molta nebbia! Nel vostro cervello!

di Stefano Falotico

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