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Sono Wolf, risolvo il solvente


22 Jul

Salve, sono il signor Wolf, ho molti “problemi”, miei “porcellini”, resto un Ezechiele testa di cazzo

Racconto al “miele” e stracciat(ell)a, an(eddot)o di “crosta(ta)” nostalgica da pian pian(t)o… d’un pomeriggio “candido” e voglio “condividerlo” con voi, “sciolto” da far cagare la merda che siamo tutti

di Stefano Falotico

Oggi pomeriggio, vado a trovare un mio amico. Abita da tutt’altra parte della città. Anzi, al “confine”. Sta in “capo al mondo”, come si suol dire. Al guado, è nei guai. Vive in una frazione dell’hinterland bolognese. Se volete “italianizzare”, scrivete interland, anche se io non tifo per l’Internazionale di Moratti…, sostanzialmente non seguo più il Calcio, bevo potassio e sono furioso come Orlando di Torquato Tasso. Ah no, Ariosto, e tu rimani un pollo arrosto. Sì, in passato feci anche il tassista…, da cui il mio amore sconfinato per Bob De Niro di Taxi Driver, un Orlando quasi alla Tilda Swinton, sempre ambiguo, parzialmente (s)cremato d’una sessualità che c’è, non c’è, dov’è? Secondo me, t’entrato in culo e neanche l’hai visto partire. Però, non soffro d’eiaculazione precoce…, duro ancora “tosto”, anzi, “pen” tostato, ed è dura questa (s)figa(ta) di vita. Al che, devi fermarti un attimo, parcheggiarti lontano dai porci, in una zona “isolata”, appisolandotela, appartandoti con un panino alla porchetta, un toast, e sgranocchiandotelo sotto un portico. Sognando una principessina che voglia dormir sul tuo pisello. Girandoti poi i pollici dopo essertelo leccato…, con tanto di dito medio alzato d’unto alla faccia dei bisonti, perché io non ho bisogno di nulla, solo di me e anche di te. Se posso darti il salsicciotto, condendolo con la patatina, mi farebbe “piacere”, e qui sembro Tarantino di Dal tramonto all’alba, una faccia come il “culo”. Rosso Malpelo di sera si spera, tu sparati perché non amerai mai una rossa. Indossa la tua cowgirl con degli speroni, dai, ti sprono. Se non ci sta(i), ti sperono. Sei un disperato, chi t’incula se non io?

Sì, con le ragazze (non) ci so fare, e son solo schiaffi in faccia perché il mio modo di pormi è troppo schietto, “diretto”, “semi-porno”, nudo e crudo, quasi mai dunque lì dentro dritto eppur ne ricevo… di gambe sghembe dopo una “botta” di tal “uccello”, scusate, volevo dire livello. Comunque, donna, sei un cesso, pulisciti nel gabinetto e lava i piatti nel lavello. No, non so “porlo”. Sono un debole e mi (mal)trattano come il Pongo.

Le modelle modellan quelli dei modaioli più “fighi”, di mio me lo smanetto col “manubrio”, (tras)curandomelo di (in)etto. Oscuratemi, se (non lo) volete. Sono un topo senza purè, un tipo però, puro e cupo. Di che mi (pre)occupo? Di un cazzo a te (dis)occupato, donna, inseriscitelo e sarò integrato socialmente. Facciamo solidarietà ma basta coi sindac(at)i, dai, pigliatelo insindacabilmente! Basta anche con la tua dieta da pane integrale. Almeno, non subisco il plagio ma va di piala, una sega tutta (s)pel(l)ata. Non a impalarlo ma impallinato ché, una volta “esploso”, pensi: ah, la vita è una pena, una palla, che du’ palle piene eppur le ho appena svuotate. Che vita piatta, che vuoto…

Solo pene!

Secondo molti, leggendo le “cazzate” che scrivo, sono un uomo che vola alto, nonostante di statura sia basso. Come “cavallo”, indosso una taglia striminzita, e sto dimagrendo a vista d’occhio. Tanto che, quando vado in giro, le donne urlano “Minchia!”. Sì, sto sparendo, talmente stressato da aver perso così tanto peso che a stento in piedi mi reggo, ma mi gratto i coglioni e, a modo mio, me ne fotto. Eppur son “retto”. Alt(ezzos)o, sì, tu puzzi. Lavati, e qui faccio il Cobra come Sly Stallone. Di mio, rimango uno stronzo. Non batto ciglio e me ne sbatto. Se non ti vado bene, chiama la neuro, la mia pelle non intaccherai, è “puramente” innata d’un che di PH neutro irresistibile da bello-impossibile, “profondamente” intimo alle donne con giramento di palle se me lo scassano.

Ebbene, lungo il mio tragitto di tal pomeriggio raggiante, nel mezzo del cammin di mio “girovita”, frenai di colpo… di fulmine. Sì, in località Castenaso, a pochi metri da una baracchina dei gelati, sola-soletta, bella come il Sol, una ragazza tutta scosciata a cui “assoldarlo” subito di rassodante crema in lei “solare” sull’illuminarla al mio cioccolato “amaro” e dunque “fondente”. Paradisiaca. Ah, siamo tutti in cerca di compagnia, vero Cappuccetto Rosso? Io son il lupo che vuol la tua uvetta, stacca il candito dal co(r)n(ut)o del fidanzato “asciutto” e immergiti nella mia “pasticceria” da volpino ché devi sciroppartelo tutto di succo e dunque succhia, basta col ciuccio e i succhiotti. Cresci, suggimelo e guarda come cresce. Qui vicino c’è un “boschetto” e gustiamoci allora i frutti dell’amore allo zabaione. Lo yogurt poi snocciolerà fluido, denso e ogni (s)figa scremerà dolcemente via. Intanto, continua a leccare…

Ah, ho ancora la lingua piena della sua prugna al “colorante” quando ritorno in macchina. Dopo la trombata al “pistacchio”, scivolo ancor liscio come l’olio, a tutta birra dopo che con lei fu una burrata sborrante vicino al burrone, ove poi la buttai, ah che dirupo, che lupus bastardo in “fragola”, per far scomparire ogni “macchia” del mio “decollato” uccellin viaggiatore, bruciante di “col(l)ante-“dolo” sverginante la suddetta in mezzo ai “vola(n)ti”, viola(ti) collant, ché non me la sudai tanto anche se lei sudò come una suina bagnatissima a infuocarsela come le foreste incendiate d’estate su cui poi devi versar acqua a iosa per spegner la sua rosa. Che “culo”. Sono un porcospino che, da dietro il cespuglio, piglia di brutto da birichino tutti i buchini, arraffa e, dopo la scopata arruffante da b(r)uco nelle farfalline, scappa senza lasciar tracce.

Alla faccia d’ogni zoccola, son il topo che cammina con le top(p)e.

Tu, invece, usa il mouse e clicca su YouPorn.

Max Cady, il lupo. Insegna alle ragazzine come si fa


10 Oct

Che cazzo!

Max Cady, il lupo. Insegna alle ragazzine come si fa.., te la do io la ninfomania, caro von Trier! Analisi di un uomo al di sopra di tutti e di “tutte”… le inculate! Un (soq)quadro Picasso

Dal sex atipico, stressante, autogestito, rattrappito, anchilosato, fissato, rattoppato e da tope che tu non scopi

Spiegazione della pratica masturbatoria, nessuna (ver)gogna, sfoderate quel che tutti amano di più, “sfondatele” di fionda, cioè chi se lo fa da sé, se ne può far anche più di t(r)e

Bisogna calcolare le tette ma anche una bella intestazione poetica a mo’ del Totò “mobiliere” per le donne (im)mobili di tastatina fuorviante, fuori tema con polluzioni piccanti, puntini sulle i e soprattutto che entri come vuoi tu… nel popò!


Incarnazione di Tom Joad, il mio fantasma riappare a scadenze puntuali e appuntite, sbevacchia di pipa “clandestina” su ascelle negligenti nel vacuo “sperpero” dello speronare…


Sì, anziché rammollirmi, tutte le cattiverie patite han (ri)generato sol che la lor riflessa atrocità in mio “incattivirlo” tambureggiante da partito. Scheggio a sgorgar leviatano in acque danzanti, assorbo altri pugni e portentoso sviscero il Mal a nettare dell’iniettarmene per altro abbattere gli in(s)etti. Svagando pagliaccesco tra pugnette da “manicomio” in malinconico “odio” ché tal fu il mio amore da meritarsi imbrogli e persistenti spergiuri? Vi giuro che non ho mai peccato, sebbene possa rammemorarvi, in ogni “slabbrato” dettaglio del mio (s)beccato, come intagliavo il “sottoscritto” pene d’erezioni pomeridiane sin ad allungarlo in pleniluni cremosi, “sciorinandomelo” in sodo e solitudini gustose, efficace mescolar le palle a trambusto (det)ergente, schiumando “neutro” nell’ambir di conficcante, scevro e dunque erettissimo in issato coccolarne l’aroma su schizzi fluenti, al solluchero solleticante di tanto mescere ed eppur cresciuto non “svilupparmi”. Incastonavo, sì, il potente sognarlo dentro… fra abluzioni da “scomuniche”, collegandolo videodrome nel ventre dei delta più arrapanti del femminil aizzarmelo perché potesse aggrapparsi rampicante, sì, rizzante s’irrobustiva d’euforia abbrustolente, a fuoco lento “amabile”, amatore d’un erotismo (a)dorante, tutto mio da lente di ingrandimento ma non davvero gradendo, platealmente virtuale a “spiaccicar” il dur che va dritto e “storto”, tanto d’assiderare lo stesso seder di tal sesso fai da te, un po’ da fesso o forse chissà più godendo senza il (contrac)cambio d’una scema da rimorchiare. La mia gru smuoveva in su, sollevantissima appena alzavan le gonne, dondolava impercettibile per poi di mia gola nell’apnea strizzar il precoce già (s)venente orgasmico. Quando stava per “fi(o)ccare”, di mani levigate lo strozzavo, attenuavo l’eccitazione martellante nel premerlo di “delicato” tamponar e poi subito ripartir su pru(gn)e trombanti del vento ad albero mio vigoroso intonandolo, rosso rosso e pimpante per (non) sbrodolar eiaculante dirimpetto a quelle poppe “sciacquanti”. Tutte volevo inculare. Navigar di fantasia è la più bella cos(ci)a che ci sia, al bando le borghesi, “vengano” a me tutte le signore “altolocate” perché mi tocchi di più ri(n)toccar. Smanioso, imperterrito e impertinente nello sbirciar e “sbriciolarmelo”, tutto tutto “longilineo” imm(ac)olato sgolando, colante per le rotondità più “malleabili”, per un plagio personale dallo scandir il candito bianco, “lattiginoso”, incapricciato nel desiderio d’un “severo” avvoltolarlo nel fazzoletto “contenente” l’eccessivo. M’accanivo anche sui cessetti… figuratevi se non sulle fighe dai culi debordanti che riempiono tutte le tazze del cesso, liscio per fondoschiena ché tuo, muliebre, profuma di glande da mula in grossezza per grandezze mostruose dalle curve pericolose. St(r)uccandole da muratore. Attenta a non pisciare però fuori dal vaso. Ami i fiori, io mi accontento del tuo foro e anche di rifarti il balcone. Stai a cuccia in cucina, cucimelo, vai centrata di nettezza urbana, pesa mille etti. Ecco l’uncinetto!
Vi faccio cagare? Chiamate allora lo spurgatore e si beccherà lo “sputo” nel momento più topico alla topa di sua moglie. La depurai da ogni angoscia mestruante con cura “amanuense” e non ammansendolo nonostante l’addolcii… pian piano appassendo per la passerona. Il vizietto non mi passò, sono volpe da uva pass(iv)a.
Che c’entra Tom Joad? A parte gli scherzi e tanto far… lo “schizzato”, ne parleremo con più doverosa “educazione” nei prossimi appuntamenti, per questo “mio”, invece, accontentavi della classica masturbazione, oltremodo mentale e defecante perch’è virtuosa dei miei vorticosi, sognanti genitali. Lei non m’allev(i)erà ma basta che la sollevi e la vedo già di “l(i)eve”. Che sollievo, eh?
In un contatto “re(g)ale” m’urlerà “Levati dai coglioni!” ma le sarò più incazzato d’incalzare su sue reggicalze a (di)rettore mio fra colpi di rovescio e sue reti “intirizzenti”. Oh, che segretaria di chiappe schiacciandomelo al “Cha cha cha” del mio esser cagnone Chow Chow. Cane pigro ma can che spinge pelosissimo. Vincerò il match ma non penetrerà là in mezzo, me lo spezzerà in tre set e mi mangerò di nuovo lo spezzatino. Caldo come il liquore del babà.
Abbaia, eccome!
Addent(r)ante cazzo non da mamma e papà, ma da magna magna, soprattutto di mie mutande!

Mescendomi nella “realtà”, ho imparato a prenderlo in culo in modo più spacc(i)ato. Di mio, prima era solo una questione surreale, adesso si fa dura perché ho un cazzo da “mantenere”… non so dove andrà a parare…

Se sulla carta da parati o nel paraculo seduta stante. Nel frattempo, me la tiro, sperando in quel che “viene”…, assestando delle bott(an)e.

Vado da una di Facebook e le mando un messaggio inequivocabile, senza girarci attorno di panegirici ma ben “impostato” di già pene… esibito.

– Ciao, peno molto, tu sei una gran figa. Ho scoperto le tue foto, possiamo renderle più “scattanti?”.
– Cioè? Insomma, dopo lo scatto, ci vuol la gatta.
– Simpatico. Ti perdono. Il tuo approccio ti salva dal’esser un porcello di massa(ia). Ma per “abusarmi” d’uccellino, dovrai guadagnarti la pagnotta. Ricorda che si dà da mangiar agli uccelli solo se non sono molli(ca). Sforzati, mostrami quanto ci sai fare…
Che lavoro fai?
– Un cazzo.
– Bono a sapersi. Quindi una scopata fancazzista e poi via? Non hai i soldi per tenere “duro” in una relazione. Le reazioni sposerebbero solo una delusione.
Insomma, ci sto. Tieni qua -, apre le gambe e aggiunge – Basta che poi non mi chiedi l’affitto.
Giusto un “affresco”, ok? Innanzitutto, dimmi però cosa fai quando non scrivi.
– Soffro. Tu scopi?
– Scopiamo in modo allora doloroso?
– Ecco la scopa, il pavimento è sporco. Sono anche un principe, sai? Bagascia, lustramelo tutto…

Dopo di che, preferii andare a una mostra di Picasso piuttosto che pitturarla del mio. E a Lars von Trier preferisco, se dobbiamo buttarla… nello scandalo, una troia vera. Almeno, si mostrasse per aria fritta ch’è. Sì, Lars, stringi stringi, non dà nulla. Né a livello di estetiche né di fighe. Non sa neppur svendersi.
Meglio un porno. Almeno, in maniera “anestetica”, puoi godere. Non devi render conto di un beneamato. Basta coi beniamini, bestioline!

Ecco il “bestione”, il vero “bastone” che è anche una biscia.
Basta con queste perversioni di gente che ama il feticismo e le donne che pisciano… sono delle merde!

Pulizia, e poi finale dei dialoghi.

– Non me l’hai dato, stronzo.
– Volevi questo? Eccoti accontentata.
“Questo” sta per pugno in faccia e niente in fica.

Ah ah e cazzeggio!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Nymphomaniac (2013)
  2. American Hustle (2013)
  3. Il cacciatore di donne (2013)
    Preferisco quello di cervi del Cimino.
    Di mio, posso asserire, dunque non inserirlo, questo. Ho imparato che non devi rompere il cazzo alle donne, altrimenti ti mostran le palle. Come ciò sia possibile è stata colpa del femminismo.

 

La “fiaba nera” del lupo scorsesiano


09 May

 

Sì, dopo lunghe, attentissime, scrupolose meditazioni, son giunto a tale conclusione.

Una delle parole chiavi del Cinema di Martin Scorsese è “lupo“.

Il lupo, allevato fuori dal branco, con una sua precisa, sebben “sospettabile” morale, che mira alla sopravvivenza, che si sfama soprattutto di albe pure in un “morphing” contemplativo perfino di sé da Natura libera da cervo, spesso sua preda, dunque simbiosi, ché, divorandolo, metabolizza cellule, anche sanguigne, di ciò che, all’apparenza, per “evidenza”, n’è nemesi, alterità.

Chi è, in effetti, Travis Bickle se non un lupo nella giungla, che scruta, non si “sfama” eppur, a suo modo, (si) mangia, allergico all’animale sociale?

Chi è quel DiCaprio “spaurito”, tenebroso e “docilissimo”, che, di tutt’orgoglio, asserisce “pomposo”, al cospetto della “morte” in persona “bergmaniana”, Max Von Sydow, che è stato educato dai lupi?

Quel DiCaprio che, ad Agosto, quindi prestissimo, ah, il Tempo, come vedete è assai lesto, incarnerà proprio il “lupo”, il titolo non può lasciar adito a dubbi, The Wolf of Wall Street, metafora del potere scarnificante, dell’anima “buia”, “malsana”, sporca, (auto)distrutta che, eppur, resiste.

So di non avervi convinto.

Ah, non è così, secondo voi?

Ogni “addormentata“, in un bosco delle “favolette”, “fragolosamente”, incontrò Max Cady:

 

 

Salvation…

(Stefano Falotico)

Genius-Pop

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