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Max Cady, il lupo. Insegna alle ragazzine come si fa


10 Oct

Che cazzo!

Max Cady, il lupo. Insegna alle ragazzine come si fa.., te la do io la ninfomania, caro von Trier! Analisi di un uomo al di sopra di tutti e di “tutte”… le inculate! Un (soq)quadro Picasso

Dal sex atipico, stressante, autogestito, rattrappito, anchilosato, fissato, rattoppato e da tope che tu non scopi

Spiegazione della pratica masturbatoria, nessuna (ver)gogna, sfoderate quel che tutti amano di più, “sfondatele” di fionda, cioè chi se lo fa da sé, se ne può far anche più di t(r)e

Bisogna calcolare le tette ma anche una bella intestazione poetica a mo’ del Totò “mobiliere” per le donne (im)mobili di tastatina fuorviante, fuori tema con polluzioni piccanti, puntini sulle i e soprattutto che entri come vuoi tu… nel popò!


Incarnazione di Tom Joad, il mio fantasma riappare a scadenze puntuali e appuntite, sbevacchia di pipa “clandestina” su ascelle negligenti nel vacuo “sperpero” dello speronare…


Sì, anziché rammollirmi, tutte le cattiverie patite han (ri)generato sol che la lor riflessa atrocità in mio “incattivirlo” tambureggiante da partito. Scheggio a sgorgar leviatano in acque danzanti, assorbo altri pugni e portentoso sviscero il Mal a nettare dell’iniettarmene per altro abbattere gli in(s)etti. Svagando pagliaccesco tra pugnette da “manicomio” in malinconico “odio” ché tal fu il mio amore da meritarsi imbrogli e persistenti spergiuri? Vi giuro che non ho mai peccato, sebbene possa rammemorarvi, in ogni “slabbrato” dettaglio del mio (s)beccato, come intagliavo il “sottoscritto” pene d’erezioni pomeridiane sin ad allungarlo in pleniluni cremosi, “sciorinandomelo” in sodo e solitudini gustose, efficace mescolar le palle a trambusto (det)ergente, schiumando “neutro” nell’ambir di conficcante, scevro e dunque erettissimo in issato coccolarne l’aroma su schizzi fluenti, al solluchero solleticante di tanto mescere ed eppur cresciuto non “svilupparmi”. Incastonavo, sì, il potente sognarlo dentro… fra abluzioni da “scomuniche”, collegandolo videodrome nel ventre dei delta più arrapanti del femminil aizzarmelo perché potesse aggrapparsi rampicante, sì, rizzante s’irrobustiva d’euforia abbrustolente, a fuoco lento “amabile”, amatore d’un erotismo (a)dorante, tutto mio da lente di ingrandimento ma non davvero gradendo, platealmente virtuale a “spiaccicar” il dur che va dritto e “storto”, tanto d’assiderare lo stesso seder di tal sesso fai da te, un po’ da fesso o forse chissà più godendo senza il (contrac)cambio d’una scema da rimorchiare. La mia gru smuoveva in su, sollevantissima appena alzavan le gonne, dondolava impercettibile per poi di mia gola nell’apnea strizzar il precoce già (s)venente orgasmico. Quando stava per “fi(o)ccare”, di mani levigate lo strozzavo, attenuavo l’eccitazione martellante nel premerlo di “delicato” tamponar e poi subito ripartir su pru(gn)e trombanti del vento ad albero mio vigoroso intonandolo, rosso rosso e pimpante per (non) sbrodolar eiaculante dirimpetto a quelle poppe “sciacquanti”. Tutte volevo inculare. Navigar di fantasia è la più bella cos(ci)a che ci sia, al bando le borghesi, “vengano” a me tutte le signore “altolocate” perché mi tocchi di più ri(n)toccar. Smanioso, imperterrito e impertinente nello sbirciar e “sbriciolarmelo”, tutto tutto “longilineo” imm(ac)olato sgolando, colante per le rotondità più “malleabili”, per un plagio personale dallo scandir il candito bianco, “lattiginoso”, incapricciato nel desiderio d’un “severo” avvoltolarlo nel fazzoletto “contenente” l’eccessivo. M’accanivo anche sui cessetti… figuratevi se non sulle fighe dai culi debordanti che riempiono tutte le tazze del cesso, liscio per fondoschiena ché tuo, muliebre, profuma di glande da mula in grossezza per grandezze mostruose dalle curve pericolose. St(r)uccandole da muratore. Attenta a non pisciare però fuori dal vaso. Ami i fiori, io mi accontento del tuo foro e anche di rifarti il balcone. Stai a cuccia in cucina, cucimelo, vai centrata di nettezza urbana, pesa mille etti. Ecco l’uncinetto!
Vi faccio cagare? Chiamate allora lo spurgatore e si beccherà lo “sputo” nel momento più topico alla topa di sua moglie. La depurai da ogni angoscia mestruante con cura “amanuense” e non ammansendolo nonostante l’addolcii… pian piano appassendo per la passerona. Il vizietto non mi passò, sono volpe da uva pass(iv)a.
Che c’entra Tom Joad? A parte gli scherzi e tanto far… lo “schizzato”, ne parleremo con più doverosa “educazione” nei prossimi appuntamenti, per questo “mio”, invece, accontentavi della classica masturbazione, oltremodo mentale e defecante perch’è virtuosa dei miei vorticosi, sognanti genitali. Lei non m’allev(i)erà ma basta che la sollevi e la vedo già di “l(i)eve”. Che sollievo, eh?
In un contatto “re(g)ale” m’urlerà “Levati dai coglioni!” ma le sarò più incazzato d’incalzare su sue reggicalze a (di)rettore mio fra colpi di rovescio e sue reti “intirizzenti”. Oh, che segretaria di chiappe schiacciandomelo al “Cha cha cha” del mio esser cagnone Chow Chow. Cane pigro ma can che spinge pelosissimo. Vincerò il match ma non penetrerà là in mezzo, me lo spezzerà in tre set e mi mangerò di nuovo lo spezzatino. Caldo come il liquore del babà.
Abbaia, eccome!
Addent(r)ante cazzo non da mamma e papà, ma da magna magna, soprattutto di mie mutande!

Mescendomi nella “realtà”, ho imparato a prenderlo in culo in modo più spacc(i)ato. Di mio, prima era solo una questione surreale, adesso si fa dura perché ho un cazzo da “mantenere”… non so dove andrà a parare…

Se sulla carta da parati o nel paraculo seduta stante. Nel frattempo, me la tiro, sperando in quel che “viene”…, assestando delle bott(an)e.

Vado da una di Facebook e le mando un messaggio inequivocabile, senza girarci attorno di panegirici ma ben “impostato” di già pene… esibito.

– Ciao, peno molto, tu sei una gran figa. Ho scoperto le tue foto, possiamo renderle più “scattanti?”.
– Cioè? Insomma, dopo lo scatto, ci vuol la gatta.
– Simpatico. Ti perdono. Il tuo approccio ti salva dal’esser un porcello di massa(ia). Ma per “abusarmi” d’uccellino, dovrai guadagnarti la pagnotta. Ricorda che si dà da mangiar agli uccelli solo se non sono molli(ca). Sforzati, mostrami quanto ci sai fare…
Che lavoro fai?
– Un cazzo.
– Bono a sapersi. Quindi una scopata fancazzista e poi via? Non hai i soldi per tenere “duro” in una relazione. Le reazioni sposerebbero solo una delusione.
Insomma, ci sto. Tieni qua -, apre le gambe e aggiunge – Basta che poi non mi chiedi l’affitto.
Giusto un “affresco”, ok? Innanzitutto, dimmi però cosa fai quando non scrivi.
– Soffro. Tu scopi?
– Scopiamo in modo allora doloroso?
– Ecco la scopa, il pavimento è sporco. Sono anche un principe, sai? Bagascia, lustramelo tutto…

Dopo di che, preferii andare a una mostra di Picasso piuttosto che pitturarla del mio. E a Lars von Trier preferisco, se dobbiamo buttarla… nello scandalo, una troia vera. Almeno, si mostrasse per aria fritta ch’è. Sì, Lars, stringi stringi, non dà nulla. Né a livello di estetiche né di fighe. Non sa neppur svendersi.
Meglio un porno. Almeno, in maniera “anestetica”, puoi godere. Non devi render conto di un beneamato. Basta coi beniamini, bestioline!

Ecco il “bestione”, il vero “bastone” che è anche una biscia.
Basta con queste perversioni di gente che ama il feticismo e le donne che pisciano… sono delle merde!

Pulizia, e poi finale dei dialoghi.

– Non me l’hai dato, stronzo.
– Volevi questo? Eccoti accontentata.
“Questo” sta per pugno in faccia e niente in fica.

Ah ah e cazzeggio!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Nymphomaniac (2013)
  2. American Hustle (2013)
  3. Il cacciatore di donne (2013)
    Preferisco quello di cervi del Cimino.
    Di mio, posso asserire, dunque non inserirlo, questo. Ho imparato che non devi rompere il cazzo alle donne, altrimenti ti mostran le palle. Come ciò sia possibile è stata colpa del femminismo.

 

Genius-Pop

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