Al bacin’ Pacino

10 Dec

Mezzanotte e va la “rondinella” del piacerin’ di Al Pacino, perso fra pomeriggi da cani e un padrino pentito, una via da Carlito e l’odio verso i carlini di Marina Ripa di Meana, perché non amò Moana ma è amabile avvocato del diavolo

Col Tempo, il Tempo rimembra e torna dunque alla mente, ho imparato a eccedere d’ammirazione sviscerata per Alfredo. Molti anni fa, quando eran non solo sospetti ma vari ispettori che m’annusaron come Basettoni di “sospetto”, lo apprezzavo non tanto, forse troppo, ed ero però convinto che valesse sempre il prezzo del biglietto. Mi ha persuaso soavemente. Talvolta, incespicò pure Lui, colpa dei primi battiti senili che “sclerotizzano” un po’ le scelte artistiche, tant’è vero che il suo agguerrito rivale, De Niro Robert, lapidariamente dichiarò “Talent is in the choices”. Infatti, sperperò tale massima in film minori, alimentari, da scuole elementari. Quando si dice “Mantenere la promessa delle parole”, vero Bob?

Pacino “cadde” meno, fu più accorto, come si suol dire. Da sempre, legge con estrema cautela le sceneggiature che giungon alla sua “umile” dimora, e le scruta con fiuto da tartufo, preferendo personaggi titanici innestati su lunghi, esasperanti, “insostenibili” monologhi a cui la voce di Giancarlo Giannini fornisce ulteriore “sforzo” e forza, forgiando il birignao non brioso ma roco di Alfredo entro traiettorie della più antica e rinomata Italia risorgimentale. Giannini, anch’Egli non ebbe troppa fortuna qui da noi, azzeccò qualche capolavoro ma, spesso, è (s)comparso in pellicole dimenticabili. Vuoi il fisico non troppo pronunciato nonostante la di(re)zione, vuoi la sua elevazione in un “Paese” che predilige i salumi e oggi Salemme-lemme e sempre poco legge. Al, troppo “flemmatico” ed elegante per piacer al gusto medio da “dita medie”. Sì, nello Stivale tutti alzano e s’innalzano a maestrini, basta un diplomino e si spacciano per poeti. Basta una Laurea e voglion le ville auree.
Ah, invece c’è da faticare se volete ben “ficcarvi”. Dovete faloticare senza farneticare.

Alfredo nacque in una famiglia non floridissima e neppure in Florida, che poteva distrarlo di seni al vento e cosce pornografiche. Figlio di un operaio e d’una casalinga, da infante fu scambiato per pazzo, solo perché recitava come Marlon Brando davanti allo specchio. La diagnosi fu erronea perché divenne davvero suo erede nel Coppola. Michael Corleone e da lì l’ascesa fra le stelle. Immemorabile capostipite della recitazione che oscilla fra un “infuocato denso d’iridi nere” a un “pacato urlare” su sordina di gran classe e tecnica affinata con dedizione e abnegazioni lodabilissime.

Egli fu l’arcano profeta e pupillo dell’ultimo valido Sidney Lumet e depalmiano in un duetto imprescindibile.
Vigoroso, fu meno “camaleontico” del Bob e poco isrionico alla Nicholson?
Questo lo dice il luogo comune, che spara solo zizzanie e riempie i giornali di recensioni “istintive”.
Egli brucia di Cuore che molti attorucoli di oggi si sognano. Solo perché italoamericano gli preclusero il Teatro per una decade, ed è invece l’interprete “statunitense” più colto del Bardo.
Di barba alla Shylock e di Riccardo. “Gobbo” o scarno, nervico e caldo appassionante contro i cuori di neve e pastafrolla. Egli frulla di sue intemperie mentali, “drogato” di Cinema, spaesato nella vita “reale”, ove non s’è mai sposato per non avere ulteriore “recite” di matrimoni che, come ogni Uomo sa, son la cagione, la sventura e la disgrazia d’ogni vero amore. L’amore deve baciare e scopare senza anelli e giuramenti. Il sangue c’è già, inutile “appiattirlo” in un patto che potrebbe tramutare, sovente, in lanciati piatti da liti coniugali. Molte donne entrarono nel letto di Alfredo, dalla Keaton alla mia vicina di casa che, negli ’80, sbarcò in America da sua fanatica e “rimediò” una serata “sicula” come ogni Pacino vuole, volente o nolente, e non perdona.

Egli, Alfredo, sempre Lui… fu anche Diavolo di livello, che sbudellò tutti i relativismi su Dio, spogliando Connie Nielsen e “persuadendo” Keanu Reeves a “infiammarla”.
Intanto, il Diavolo s’era già c(i)ucc(i)ato sua moglie, sempre di tradimento “invisibile” ma da tentazione “linguina”. Charlize Theron, che sa esser “terragna” da sud(ata)africana. Alfredo vide già, fra la bionda, il rovente fuoco attizzabile del rosso peperoncino.

Alfredo è un genio, forse non come me, il più altisonante e ineguagliabile, inimitabile e unico(rno), ma decisamente carismatico anche di “manicomi”, essendo “ottomano” per dirla alla Totò, erede dinastico delle ginnastiche nella natica di “palmo”.

Non mi credete?

L’altro Giorno, una ragazza meravigliosa m’ha “sbattuto” in lista nera.
Oggi pomeriggio, m’ha ricontattato “misteriosamente”.

Sapete perché? No, solo Lei l’ha “visto”.

Il resto è il mio Life Achievement Award.

Applauso!

Sì, il mio mutamento licantropico avvenne “or sono”, ne avevo le palle di questi palloni gonfiati. Sempre a celebrar la “cultura” e poi a “incularsele” da lupetti. Il lupo, se tale è, deve necessariamente evolvere in pelo più ispido senza filo spinato. Quindi, pacinianamente-analmente, fottendosene alla grande.
Sì, basta con le ipocrisie. Avete educato dei gaglioffi celati dietro pezzi di carta, “igienizzateli”.
Con me, salute mentale totale, non transigo.
Ah, tua madre sai bene chi è. I tuoi traumi risalgono all’infanzia quando l’adocchiasti sussurrare un miagolio nel cagnaccio di tuo padre, che aizzava dopo tanto russare di comunismo.
Sì, edonista fu muscolo nel di “lei” più vecchio mestiere del Mondo. Una puttana coi “fiocchi”, mica quelle che almeno han dignità di mostrartela nuda e liscia senza badar a spese. Tua madre voleva solo uno che “la” mantenesse, contenta e (in)soddisfatta, infatti è sempre “liquida” quando si sintonizza nel catodico.
E tu, altra fiacca che vorresti darmi delle sberle. Dopo un’adolescenza trascorsa a spassarti la passerottina, “educasti” tua figlia ad “appisolarsi” nei piselloni dei neretti per garantir loro l’asilo extracomunitario della aiuola fuori dal loro “orlo”. E poi la tua genitrice pretese che ti “sbattessi dura” nel primo lavoretto da schiava negra, per tener “alto” il nome d’una famiglia che sa quanto il sacrificio si merita gli orifizi. Mah, si sposerà con un orefice, felici tutti. Col collarino.

Ah, in questa scuola blandite e rendete i ribelli dei “banditi”.
Allora, bando a questo baccano.

Tutto ciò è una grande stronzata!

Io sono colui che dice tutto.

Datemi un timido e sarà la vostra paura peggiore.
Datemi un pasticcino e sarà cremoso.

Una certa Elvira mi lasciò perché stanca delle mie oscenità. E io la denunciai per i suoi “fuori (s)cena”.
Andasse a venderla ai pen-nivendoli.
Meglio l’ortofrutta, che sceglie un limone oggi e un tuo fisico a pera per una banana che t’incula di fragola nella macedonia.
Evviva Alessandro, che magna tutto!

Evviva Al, che ti ulula di bello, caro brutto!

Ricordate: Alfredo fa il gigione, perché può.
Tu sei un vorrei ma non posso in quanto spossato in “Mogli e buoi dei paesi tuoi”.
Alfredo invece non svacca mai, al massimo esagera, stupendo i paesani e fregando chi è molle solo nel materasso.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975)
  2. Il padrino – parte III (1990)
  3. Wilde Salome (2011) 

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