Archive for December, 2012

Mezzanotte nella fattoria degli animali


21 Dec

Un “ratto” che assapora le gatte con occhi lupeschi da ululato fra le ielle di chi è incagliato, di canini, nella “caramella”

Uso tante virgolette poiché svierò sempre senza sviolinate. Amo semmai l’armonica, strumento da fischiettare senz’anemia. Sì, duello coi nemici come Charles Bronson, “muto” che striscia con pelle di cuoio, apparentemente “senza palle” ma figlio di Apollo fra tutti i polli allo spiedo, cotti nel western ove desertifica ogni figa e si sfila l’abito da monaco “ammanicandolo” solo quando rimbocca le coperte a delle bocche di signore affamate di “fagioli” da Trinità.
Sì, mi torturano ma son io che poi li striglio, che facce da triglia, e attingo nel trito per “tirarmelo”. Buonnotte pisellini da sonnellino. Che pisolino!
So cosa piace alle donne. Il (pro)fumo maschio del Machete capellone di brezza calda come vento orientale di mossa aerobica alla Bruce Lee. Sì, poi di “spaccate” son muscle from BruxellesSpaccone d’occhi neri che cangian azzurri alla Paul Newman con indole da Bob De Niro “aggrottato” nel neo perspicace e spiccato di rughe in fronte a te, come il Sole dell’attore melodioso della vita spericolata alla McQueen. Pericoloso io? Pernicioso? No, vado a caccia della pernice, e incornicio ogni “quaglia” nella mia bacheca, dopo averla concupita di capelli al balsamo, balsamici nell’“imbalsamarlo” come il falco-uccell’ predatorio e “cupo” appunto nel boschetto delle lupe.
Ah, poi di luppolo m’abbevero, birra che spezza le sbarre e barrica invece chi mangia solo il buonismo delle barrette di cioccolato. Nel baretto, io sghignazzo, imbucando nel “buco” con “asta” lunga e mira(ta) infallibile. Ecco i “colpi” da biliardo, miei biliosi. Ah, mi sgambettan di falli, ma il mio fallo è sempre più falo che brucia e scalda sul tappeto verde del prato “ritto” d’erboristeria cosmetica, cometa in tutte le mele a cornificar le loro metà, mietendo altre vittime nel “mungendo”. Sì, mugolano d’ugole, e mi scappello da cowgirl.

Oggi ripudio il sesso e domani ne son vincitore di podi da puledre.
Io me le spolvero tutte, impoverendo i ricchi a cui frego lo “sfregamento”. Di sperone. Io do alle donne speranza.
I mariti, infatti, s’assentan per oneri lavorativi e io son l’operatore solidale ai “pianti” delle moglie, “piantandolo” ove cresca germogliante e rigoglioso, colto sul nascere di preliminari già a spruzzarvi per spupazzarla poi da “pazzo”. Ah, ne van matte. I padri ergon mattoni per educar le figlie, e io invece le ammattisco di “mattanza”. Mulatta o da stalle, basta che ci sia il latte.

Incontrai vari uomini che provaron, invano, a ledere l’erezione mia. Che sagitati! Agitiamoli di gomiti spaccati e crani frantumati!
Tentando d’ipnotizzarmi al fine di rimbambirmi per rimpicciolirmi come Bambi.
Sì, in tempi cerbiatti alla mia metafisca, amai Malick, eppur coniugo il “male” al bene della rabbia giovane, e m’elevo to the wonder. Ricordate, son solo che cervo erto.

Sfide fra genitori in lotta, famiglie agli antipodi d’odio perpetrato di generazione in azioni mai mutanti, perseverando diabolici nel tradizionalismo castrante.
Il mio vecchio vien equivocato per scemo, solo perché scandisce la sua classe in quel che vien reputata “lentezza”. Mentre i forsennati classisti tanto di “scaldano” di chiacchiera quanto non gustan le chicche, frenetici solo d’ebefrenia da “fenomeni”.
Scalmanatevi, altrimenti ammainati rimpiangerete la vostra nascita. Maledicendo il Dio che pregate e poi “starnutite”, starnazzando di bestemmie. Stramazzerete proprio di “rubamazzo” con la vostra “mazza” e sarete blasfemi perché poco affamati. Disprezzate gli effeminati ma nessuna femmina vi “affettate”. Sempre affrettati, oh che frettolosi. Che freddo!
Evviva il sudor che trema per(laceo) delle cosce, son gli odori del poro maschio contro gli zombi teschi.
Io su di Lei “zompetto” di “zampone”, e son gallo fra le gallinacce.
Ah, son allergico alla graminacea ma lecco la gramigna. Gnam gnam.

“Gnomo” io? Innanzitutto, ho un nome, il resto è su(in)o…

Tua madre è zoccola, non lesse Topolino ma fu “Titti” di Silvetro. Sì, ruspante pulcinella se lo spulciava.

“Detto tutto”, amo le tette. Un etto al Giorno toglie il grasso prosciutto del maial di torno, e medica la depressa, “premendo”.
Finirei con quest’aneddoto d’un disgraziato che dialogò con una “qualsiasi”:

– Ciao, come ti chiami?
– Mi chiamo “Chimica”. Mi reputi una puta? Mi “punti” il “dito?”.
– No, m’appunto la matematica del tuo ematoma. Quanti t’han succhiato?
– Cioè?
– Quanti t’han (am)montato di “danni?”.
– Uno all’anno.
– Analmente però molto di più, quotidianamente parlando.
– Sì, lo prendo in culo come subalterna precaria.
– Hai le carie, cara?
– Solo quando lecco lo zucchero del direttore.
– Quindi, ciò dimostra la mia teoria.
– Quale sarebbe?
– Se sei così, per forza lì deve “andare”.
– Ti do un calcio in mezzo alle gambe.
– Ce la fai?
– Che vorresti dire?
– Mi sembri sciancata. Il che è tutto tuo “darla”.

Finì in rissa, ma risi.

Ora, vado a russare. Sì, meglio la Russia delle “rosse”.

Fidatevi. Perdo il pelo ma non la pila.
La pila illumina geniale, è lampadina fra gli allampanati.

Evviva i lampi!
Soprattutto W la “lampo”. Il lama, le “lame”.
La “lana”.

Se animal fui, amato sia.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Animal Kingdom (2010)
  2. Elephant (2003)
  3. Il re Leone (1994)
  4. Tom & Jerry e la favola dello Schiaccianoci (2007)
  5. Quel lupo mannaro di mio marito (2007)
  6. Dottor Jekyll e Mr. Hyde (1941)
  7. Le folli notti del Dr. Jerryll (1963)

“The Great Gatsby”, Trailer 2


20 Dec

Non è che mi stai simpaticissimo Baz Luhrmann, trovo i suoi film genialoidi ma un tantino kitsch. Eppure, sfilando quest’immagini, Fitzgerald acquisisce un senso di postmodernismo tanto attuale quanto magnificamente dicapriano.


 

Evviva i grossi guai a Chinatown, Polanski e Carpenter!


19 Dec

Spensieratezza, brindiamo, giochicchiando coi fluidi capelli d’una Donna a noi intinta nella brace, cortesemente sdraiata nei nostri orgasmi “sfilacciati”, affiliati, affinatissimi di miei denti che suggon il miele del seno suo ribaldo, e di baldacchino “giocondeggian” nell’onda di lussurie incastigabili.
Di quando, bimbo, spargevi i sassolini da Pollicino, orchidea già selvaggia per il tuo cammino “deviato” per non imboccare la retta via del nazista orco. Per sbeffeggiarlo di shining e “labirintizzarlo” nel suo freddo da “orsacchiotto” polarissimo. Sì, quell’orco t’accusò di depressione bipolare e sintomi che fan sinonimo con “pazzia”. Ma è lui il vile scellerato che brandì solo la carne più godereccia per bruciar i suoi figli, “allattandoli” alla protervia classista della sua “pedagogia” che disprezzava le musulmane sinagoghe e singhiozzò, ingozzandosi, di tutto fregio a sfregiar chi non s’appaiò ai suoi “paletti”. Da conficcargli vampiristici, donandogli sangue avido contro il suo venereo, destrorso AIDS da imbonitore dell’Avis, da “avo” anche delle sessualità, quando, nel suo mattin “florido”, già spalancava la bocca maialesca per altre macellerie inton(n)ate suo “intonso” abito da garzone, spadaccino di tenzoni stizziti per duellare, sbudellando, contro chi non s’esibì prosciuttesco come il suo vorace viso laido e grassissimo d’antropomorfa mortadella. Egli gridò imperiosamente “Morte!” a tutti coloro d’aff(l)iggere se non mercanteggiavano come la sua insanissima bottega per la (s)vendita delle anime da bovini. E “suineggiava”, “asinando” chi non s’accoccolò al suo presepino di statue di cera. Da posizionar a piacimento del suo “giocattolarle” nel suo “adulto” infantilismo solipsista. Sì, il demiurgo della “chirurgia” cucita a pelle, ad addobbarti di un’etichetta per ingobbirti se, a petto in fuori, non marciavi marcio come lui.
Sì, sbottonò le “cerniere” a ogni Gesù puro per “donargli” le “palle” e “salvarlo” dalla sua speciale unicità, per domarlo con “dominabile” bastone d’una vecchiaia davvero da “pastore”. E ammansì il gregge, ché non bestemmiasse inferocito se deturpato della sua verginità, con quella “gradita” simpatia degli “svezzamenti” inconcepibili, alteri contro ogni immacolata altra Concezione. Della vita, delle virtuose pudicizie, ché tutti si prostrassero come le prostituite al muschio “maschissimo” delle sue “pecorine”.

Un patetico mascalzonissimo, un Balanzon’ di grasso panzone. Che or “commedieggia” la sua tragedia (dis)umana, reinventandosi “attore” in recite parrocchiali ancor più oscene.
Sì, tanto sputò nel piatto dell’Ultima Cena quanto, prima di spegner la sua ultima candelina, vien “benedetto” da altri suoi vegliardoni vecchiacci malefici a “teatro”, ove tutti applaudono tal Giuda, onorandolo della sua “san(t)ità”. Sì, prima dell’unzione finale, d’estrema confessioncina alle sue porcate, crede di discolparsi per un Paradiso che gli sia “benefico”.
Tanto di “fica” era ossessionato che proprio infilzato, invece, dal Diavolo nell’Inferno sarà.
Ed eternamente, “infiammato”, espierà di “grande freddo”.
Sì, tanto spiò chi sospettò di pregiudizio che, così universalmente giudicato, sarà per sempre inculato.
Tanto “lottò” per uccidere gli “ossi buchi” che, da uno con “le corna in testa” e con più cornee di sua moglie, la cornutissima, “piacevolmente” l’ha ricevuto nel buchino.
Ah, che “serratura”. Ora, terrorizzato, chiude le serrande.
Perché vuol esser lasciato in pace. E viver sereno, consapevole di quanto (si) macchiò.
Io direi che, solo nel seder, tanto lo pigliò.
Sono come Jack Burton, svecchio gli stregoni. Odio la caccia, però, alle streghe.

Ora, mettete su un po’ di musica bambocci!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Chinatown (1974)
  2. Grosso guaio a Chinatown (1986)
  3. Teste di cono (1993)

“Grosso guaio a Cinatown”, recensionissima


19 Dec

 

La trovate testualmente qui.

Questo il videone.


 

Roberto Benigni Show, parte prima


19 Dec

Berlusconi si ricandiderà ma il Diavolaccio l’ha già sputtanato. Vero puttanone?

 

Qui, tutti gli altri, compreso il primo. Stranamente, la Rai fornisce il codice da incorporare per tutti i video di questo spettacolo di Benigni, ma poi li ricollega sempre a quello iniziale.

Mah.

 

Mezzanotte con le tragedie di Michael Douglas


19 Dec

Causa figlio sciagurato, e il documentario dell’HBO di Scorsese su Bill Clinton, ribattezzato il carisma dell’oratoria “orale”

Viva Las(tVegas! 

Amici del patto di sangue, innalziamoci nell’irascibile potenza batmaniana da barman con noie divoratrici
La stanchezza, le afflizioni, il lamento di chi “perse” e, strangolato da un ricattatorio sistemino a base di giochetti psicologici, assediato e minato nella dignità, con violenze subdole fu angosciato nel “mutismo”, e ondeggiò incessantemente “piagnucoloso” nei lavaggi mentali perché  mal giudicato troppo “cervellotico” per aderire alle stagnole, stantie regole “laccate” di lecchini ch’allaccian le coscienze giovanili, ammorbando anche le forze ventricolari degli spasmi acuti, dilania(n)ti nell’urlo, squartato di vigoria atrocissima e intonato a un salvifico, guerrigliero, mai domo e mai arreso a gridarvi contro, scardinare le mura di questi “rubicondi” damerini pasciuti nell’allegrezza borghese, e intimarli a recedere dalle loro ottuse presunzioni e posizioni. Accerchiarli, appiccar fuoco alle loro anime e non arretrar un istante. Senza remore, intimorirli, castigarli, ingessarli fra pareti che s’appiccicheranno alla macellazione micidiale di come, protervi, contundenti, nazisti e agghindatamente ambiziosi, incendiarono a combustione lenta, col veleno virale delle loro allusioni “inguinali”, con la suggestione affinché chinassimo il capo e c’inaridissimo in trincee patetiche, barricati solo per un quieto vivere invero farfallone e ancor più fannullone, di chiacchiere, retorica e lor cazzeggio mascherato dietro la “prosopopea” di “lauree” igieniche, annodate nella cravatta e nel doppiopetto impettito della “serietà”.
Quando poi, carnevaleschi, la smorzano, “innamorati” di stati bradi e animaleschi d’orge buffone, di lagrime coccodrillesche “stizzite” sol quando le verseranno a tragedie già annunciate, evitabili ma, per colpa delle loro “evirazioni”, già spirate. Espiassero!

Quando, nel rimorso del falso pentimento, fingeranno ancor più laidi d’essere dispiaciuti, e di “mea culpa” tardiva avran già che dilapidato un altro Uomo, bruciandolo vivo col gelo della loro fredda arroganza.
Sedandolo e sedimentandosi in certezze che non vollero prestare ascolto, “tagliaron” le porte in faccia, perseguitando d’ingiusto pregiudizio e famelico sadismo, figlio d’una cattiveria proprio disumana dei più bassi e questi sì, perseguibili, istinti “casti” da caste. Del privilegio ereditario acquisito rubando, calpestando, “menefregandosene” di risatina “Arrangiatevi! Adattatevi!”.

Gente che si meritava quel ch’è successo e con più rabbia, irreversibilmente, accadrà.

L’ostinazione di tali fiere fierissime del loro “intoccabile” abito “firmato”, immacolati e immarcescibili nei colletti e poi a decollare e ad “accoltellare” d’omicidio bianco.

Oh, come sbiancheranno, e gli avvertimenti furono tanti. Ma si tapparono le orecchie per altri ostaggi da rapir, rattrappendoli per stappar il loro spumante “felice”.

No, non rimpiango un solo gesto “pericoloso” contro costoro, insisto imperterrito, a muso durissimo, spietato.

Sfida aperta.
Distruzione apocalittica d’una promessa irrinunciabile da mantenere.

Amen. A Cristo!

E, come Sailor Ripley di Cuore selvaggio, “faccio” il cattivo tenente sulla mia Laura Dern, dandoci di “pelle di serpente”.

Io sono “matto?”.

Già. E questa è sanità!

Che “insalata!”.

Dite a quella mentecatta di costituirsi se non vorrà essere “prostituita”.
Anche se ne dubito, per ottenere un ruoletto come professorella, pare che sia stata sodomizzata da vari extracomunitari che le “pulivano” le “scarpe” durante i suoi “quiz”.

Amo Django, il “Nerone” che brucia.

Tornando al titolo. Il figlio di Douglas, Cameron, credo che si suiciderà. Deve scontare nove anni di prigione per spaccio di droga. Il padre, dopo doverosa cura al Cancro, è ora grintoso di Traffic.

Scorsese invece annuncia un film per la Tv cavo delle cavità entro cui il “glande” Clinton entrò in tutte le “monache”-Moniche.

Sì, Martin è impazzito. Dopo Taxi Driver, adesso la White House da ripulire del pappone.

Se m’interpellate a proposito di ciò che penso del Mondo, la mia risposta è tal proclama.

Oggi, leggevo di una notizia sconvolgente. Degli infermieri legavano i pazienti con disturbi pischici e sono stati giustamente colti con le mani nel “sacco”.

Verranno picchiati, a loro volta, in carcere.

Ecco, domani leggerò la stessa notizia. Perché il Mondo non cambierà mai. E lo ritengo una schifezza.

Sì, potevo essere un Addams alla Tim Burton e un Adamo qualunque. Tanto Adamo è un povero maiale che vuol la mela di Eva.

Così, decisi di “sterzare” e trasformarmi, “transformer” nel Jack.

Sparatevi questa e dite a Jennifer Lopez che le darò un’altra “accelerata” se non sta zitta con quel culetto sguaiato: http://www.filmtv.it/film/3292/grosso-guaio-a-chinatown/opinioni/665779/

Big trouble nella “bubble” del cervello camionista, uno che vive del suo carisma senza Bibbie

Jack Burton, un nome ch’evoca il Nicholson polanskiano di reminiscenza noir, invece (si) contamina nel Kurt più Russell e sfrenatamente muscolo ironico. Canagliesco “loser” che guida un TIR, stirando ogni nemico nel colpo “basso” della sua risata menefreghista, antileghista, slegata senza freni.

Uno che, dietro il “parabrezza”, se guidasse oggi, avrebbe sicuramente “impresso” il fondoschiena di Jennifer Lopez. Stampato nella sua ottica “storta” da autista semiautistico di “demenziale” genialità. Sì, un tizio tozzo, grande e “grosso”, ammaccato di neuroni buffoni, che non va per il sottile con le donne. La sua misoginia è strategica, piazza battutine pneumatiche per “sgommare” beato su tutte, anche in tuta bombastica d’addome non appiattito.

Ah, Jennifer…, “stilerei” una parete di tutti gli orgasmi che ho trangugiato senza “distillarli”. Quando, anni fa, s’esibì in un costumino dal seno “galoppante” per la “scaloppina”, sempreverde su abbronzatura mulatta per lattea suzione.
Quando, in pants esagerati di striminzito graffio alla tua più imperturbabile “griffa”, un po’ giraffona formosa e animalesca di balli latini, sculettò addolorando il tuo leonino “boxerino”.
E pompavi con l’autoradio “spinta” over the top. Da Stallone amico del Tango & Cash.
Quella cagna si sposò perfino con Marc Anthony ma, durante una delle sue rare pause dal “mouse” della sua gattina, finì a letto anche con me, il lupus.
Sì, questo l’accaduto piccante di mio “spiccato” involarmi nelle sue voglie.

Fu un viaggio “nebuloso”, irto e impervissimo. Valicai tutte le “curve” più tortuose del Nebraska, alla guida appunto del mio camioncino. Che tortura. Dovevo rinfrescarmi dalla fatica. Ma, in giro, non avvistai nessun motel. Girovagai a lungo, a perdifiato, e la benzina stava per finire. Quando, all’improvviso, su una collina di texani alberelli, adocchiai di sfuggita una bettola. Lì, incontrai la “puttana”.
Avevo bisogno d’un pasto caldo e di stendere i miei bicipiti arrugginiti.
E chi ti pesco? Jennifer, già, una con due pesche adescabilissime-facili. Ora, perché si trovava lì? Pare che avesse tenuto un concerto per dei sindacalisti messicani, aizzandoli di “Arriba arriba!” e, dopo un infinito itinerare, anche Lei desiderava “stiracchiarla”.
Era affamata e, appena la vidi, tramutai nel grindhouse fra le mutande. Ah, indossava calze su minigonna attillata e attizzante. E stava gustando un panino di prosciutto accavallato su tacchi(na).
M’avvicinai, previo bere una “liscia” con ghiaccio, m’aggiustai il bavero da tenuta post bevuta, e le sbavai un “Sono Jack, tu Jennifer. Due i lunghe amano, secondo te, la tua unghia nel mio ungulato?”.
Lei “afferrò”. E, cinque minuti dopo, accalappiata nella stanzetta affittata dietro lauta mancia senza sconto, la scottai, sferrandole vari “rovesci” di “dritto” e “dietro”.
La lasciai dormire distrutta, sudò tanto che si risvegliò tre giorni dopo con l’emicrania.

Nel frattempo, successe questo capolavoro di Carpenter.
Roba da non crederci, miei cari.

Io e il mio amico Wang Chi ci stavam recando all’aeroporto di San Francisco, per prelevare la sua Donna. Capito Wang? Faccia da cinesino scemino che sta però con Kim Cattrall, sinuosa da sex nella city.
Ma altri suoi “consanguinei” gliela fregarono.
Perché tal bonazza era la primizia-prima scelta delle “mire” d’un vecchiaccio schifoso. No, in realtà Kim interpreta la parte dell’avvocatessa ma è più figa dell’altra. Sì, un gran casino, ne succedon delle “belle”. Imbrogli, raggiri, scambi di persona, depistaggi, pestaggi, botte da orbi, Kurt schizzato, “scanottierato”, scatenatissimo. Grande!

Si scopre che tal mostro era invero un principe maledetto che, per tornare giovane e scongiurare appunto la sua immortale, ottuagenaria senilità, deve sposare una damigella con gli occhi smeraldo.

Rapimento, ostaggio, tutta la Cina dell’Imperatore.

Una stronzata colossale!
Dunque, un pezzo da anni ottanta da far invidia al cinemucolo di oggi.

Ficcatevelo in testa! Non c’è Jack che non sia falotichesco.
Sì, allacciatevi le cinture e state accorti se non volete che ve l’accorci. Io concio per le feste, io son “coniglio” nel canino.

Finirei quest’esegesi colta con questa “volgarità”: sette culi entro cui…

1) Mischa Brooks, leviatana che alita “snocciolata” sublimando durante il “soffiando” soffice.

2) Alexis Texas, ove il sodo vuole il “covo”. Sì, corvi miei, incurvatela.

3) Roxanne Hall, il fascino maturo della “rifatta”. Da farsela di più.

4) Brandi Love, una che batte… tutte.

5) Brianna Love, doppio amore coi fiocchi!

6) Ami Emerson, la rossa che struscia nell’arbusto.

7) Rocky il settimo, uno che ti sgancia il gancio ed è “sconcio” di pugni. Balboa ti appende, non c’è “dipende” che tenga. Tenetelo! Le classiche “botte” inculanti!

Chiaro, bottanazze!?

E ora vecchio, beccati questi:

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Last Vegas (2013)
  2. Mi gioco la moglie a Las Vegas (1992)
  3. Paura e delirio a Las Vegas (1998)
  4. Via da Las Vegas (1995)
  5. Buffalo Bill e gli indiani (1976)

Il mio 2012


18 Dec

Mezzanotte nelle “mezze Lune”: la naturalezza del mio sesso, “snaturato” quando non “maturando”

Poesia, tutti poeti. Io ne son il portavoce, eclissi splendente di co-s-mica animalità insaponata nella metafisica su un fisico per le fighe

Sì, per anni tentarono di ledere la virulentissima, viril danza dei miei ormoni scoppiettanti, e fui indottrinato da dottorini col culo parato nel “grilletto” da Parlante.
E da carte da parati, con cui affibbiarono etichette, incollandoti a un ruolo non consono al tuo innato “tirar” le vocali dalle ugole femminili. Fui scambiato per un bugiardo Pinocchio nel Mondo dei balocchi, invece già possedevo il “pinnacolo” e il “binocolo” per “spiarle” di naso “lungo” e di qualcos’altro di più allungabile-indurente.

Sì, col Tempo scoprii che so scopare meglio delle mazze da Baseball, me ne “fumo” tante di Strike da Lucky. Un Bowling a stenderle, con l’unico b-i-rillo sempre erto eppur “oscillante” nella pista “da ballo”. Uso una tattica già tattile, d’occhio perspicace d’indagini nella Notte “buia”, ove coverò l’alcova. Di chiavi infilate e patte pattinanti nella patata.
Da sbucciare con cura doverosa, di “coltellino” carezzevole alla pelle sgualcita nel nostro spezzettarci d’amplessi bollenti, come nel forno dello stufato condito di rosmarino “sciolto”.
Con estrema indifferenza, adocchio senza “darlo” subito, quindi opto per un “Oplà!” improvviso che sbuca nel bel mezzo del cammin della selva. Sì, dondolo fra un idiot savant e una savana ove tutte le leonesse son mangiate di mia “maionese” a farle… impazzire di urla nella foresta su salse del nero sudafricano. M’arrampico sugli specchi così come “germoglia” di limone al pari degli alberi della cuccagna coltivati nella giungla da Tarzan con una scimmia, una “banana” e le liane della mia camicia di lino non allineata alla massa, ma “incespugliata” con Piero Angela per un documentario sul mio ingroppare anche i dromedari.

Sì, scorro le grandi femmine ch’ebbi molti anni “didietro”.
Donne baywatch, l’ex Playmate Marliace Andrada, bionda dal seno titanico, “bombastica” atomica che, senza il costumino, fa ancora la sua porca figura più del figurino di David Hasselhoff, uno che guidava la Supercar e finì “rottamatto” e riciclato d’addome pasciutello da bagnino al mare, appunto.

Ah, che tempi spensierati, di pisolini e pisellone. Quando, durante il pomeriggio, libero da impegni opprimenti scolastici, ti sdraiavi sul divano e “tutto scorreva liscio”, “pompando” di volume “alzato”.
Andava ch’era una “bellezza” (al bagno, già), vigorosissimo e senza cazzi per la testa. Solo uno in mezzo alle gambe, lì ubicato e “spantalonato”, un po’ “spettinato”. Tuffi nei sogni paradisiaci nelle spiagge “nudiste”, di VHS “logorati” come i jeans Levi Strauss di Michael J. Fox prima del Parkinson. Voglio tornare nel Futuro!
Sì, ero un “porco”, adesso tremo e mi remano contro, sporcandomi la reputazione.
Che puttanieri!

So cosa desidero dalla vita: il sedere.
Una stangona e uno “stecchino” lecca lecca.
Il resto, ambizioni comprese di “compressa” antidepressiva, mi stressa.

Amo il marcamento a zona per “calciatrici” che mi “stringono” di pressing.

E nessuno mi fa fess’.
Eh sì, ho la tessera del tifoso “accalorato”. Non degli spalti, ma degli “spari sopra” Lei spupazzanti.

Ve l’ho messo in quel posto.
Mi spiace. Alla “mia” è piacentissimo.

A parte “tutto”, il 1 Gennaio 2013 mi suiciderò, cantando con Kaspar Hauser nel blu dipinto di nero.

Possibile che proveranno a salvarmi con delle salviette. Preferisco la salvia, che va servita sul mio “maccherone”. Cotto “a fagiuolo”.

 

Mi rivolgo a una gran bella signora:

– Cosa pensa di me?
– Che sei un grande poeta.
– Sì ma se aspetto ancora, ci vorrà la pompetta.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. La dura legge di Lucky Luke (2001)
  2. Il duro più duro (1983)
  3. Durante l’estate (1971)

“Pacific Rim”, il Trailer italiano


17 Dec

 

Mezzanotte fra le donn-oné


17 Dec

Fra “panne montate” e senza rimonte ma di Koné al partenopeo babà

Eludo eppur alludo, in quanto sempre lucido da lupo, sempre Lucignolo che pinocchieggia mentre voi aspettate “quelle” con le mandorle di mandolino e poi mangiate il Mandorlato Balocco, incartando altre bugie. La mia strategia è micidiale: adocchio una e mi sfregio in segno d’alleanza “sanguigna”. Le mi tatua di un “Vaffanculo” e sanguino di più di candito “panettone”, ma alla fine la sgranocchio


Sì, credo che il Mondo sia una patetica moina delle pantomime. Ah, tutti in pantofola da suini con tanto di zampone a San Silvetro. Secondo me, esiste solo un Sylvester, Sly, un gattone che si mangia i pulcini Titti. Sì, pare in trappola, invece si fotte…

Mi son appena svegliato (quando scrivo tal missiva, son le 17 e 30 spaccate del pomeriggio, ma son costretto a inserirlo dopo…) in preda a un incubo malsano. Anzi ammalato! Non è sinonimo, e tua sorella festeggia l’onomastico con me. Perché come “lo” mastica lei neppure l’ostia del santo…
Non è blasfemia ma una femmina che va “beatificata”. “Imboccandone” altre.
Ah, i boccali. Brindiamo di “a tutta birra”, spingendo oltre il con-“sentito”.

L’incubo fu codesto, ve ne narro, “brevilineamente”, la longitudine:

sono a casa mia, bussa alla porta un testimone di Pescara, perché quello di Geova è impegnato con una “giuliva” di Riccione, “restaurandola” a un “Credo” più “innovatore” in mezzo a tal neve “sbiancante” di marea.
Si presenta come curatore affinché rinsavisca. Mi diagnostica scemo, e mi porge un contratto secondo il quale, ogni mattina, dovrei essere obbligato infiermieristicamente, a raffrenar il mio istinto da fiera per non sferrare più bestemmie ma addomesticarmi nel “ferro”. Ferro, traduciamolo-declinandolo di desinenza indecente per il desinare, sta per “ferrato”. Che asini. Io scalpito, “inzoccolassero” i cavallini perdenti.
Ferrato, a mio avviso, fa rima con duro, dunque terragno. Già. Meglio il tenero che, nel terriccio, spinge nella riccia.

Mi dà in mano la penna per ottenere la firma, ma gliela pianto simil Nikita.
Poi, lo lego con del nastro isolante ma, prima di rispedirlo al mittente, apro l’uscio, lo piazzo in mezzo alle scale, chiamo a raccolta tutti i vicini, e gli recito tutti i monologhi più arrabbiati di Al Pacino.

Gli strappo quindi la “benda”, e anche lui applaude, piangendo.
Forse, gli ho fatto male. Ma credo che si sia commosso.
I vicini ritornano nelle “urne” e cucinano la cena domenicale, con la signora Lucchi già “in premura” perché stasera giocherà il Napoli contro il Bologna e viceversa.
Nel suo appartamento, giungerà un ospite “amico” del marito. Il marito è un tifoso felsineo sfegatato tanto che, quando i rossoblù vincono, striscia per tutto il Centro con la sciarpa al motto di “Vi abbiamo raffreddato!”. Tale gesto inconsulto-insulto lo pratica anche a fine Campionato, nei primi battiti estivi.

L’amico del marito è invece il pizzaiolo Antonio Vesuviello, “uomo” di grande levatura.
Ficca i capperi nella pizza e serve le clienti signore… così: “Vuole l’aggiunta del prosciutto speciale?”.

La vittima ingenuamente risponde, al solito: “Quale sarebbe?”.

Antonio si slaccia la “bottega” e, di sottecchi,  le mostra mostruosamente il “pomodorino-peperoncino”.

Sì, la Lucchi è già molto preoccupata perché sa quel che potrebbe succedere in caso di sconfitta “tragica”.
Con due “palle” così, razze prelibate, saranno urla e mazzate!

Trascurando quest’episodio increscioso, mi dedicherei ora a due lettere davvero di “cuore”.

1) Lettera a una volpina che, leccando la Nutella, pensa alla cioccolata più “densa”:

Dolcetta mia, regalami un “albero”. Ne son sprovvisto da quando mi “sdradicarono”. “Sfoglialo” di presepino al pisellino nel bue.

2) Ciao, sarò il tuo Uomo, questo è indubbio ma, per ragioni logistiche, verrò sgrammaticato dalle tue gambe prima di poterle (re)visionare.
In compenso, allettami di un’amicizia. Se il letto non è tre “etti”, almeno mi sarai amichetta?

3) Non c’è due senza tre?
No, pur essendo la Trinità, mi ammazzarono.

Sì, salvatevi questo gioiellino e, per il 25 Dicembre, “donatelo”…, non a vostra moglie.

Le renne fan un baffo a ogni “Babbo”, dunque va cornificata come vuole la tradizione “cattolica”.
Se non è previsto il divorzio, almeno la vendetta salomonica del “salamone”.

Sono come il signor Koné di stasera. Quando meno te l’aspetti, al San Paolo avviene l’incredibile.
Doppia sforbiciata con “buco nel culo” inchiappettante e così potente tanto che Morgan De Sanctis non l’ha neanche visto, eppur da grande applauso.

Sono fatto così. Spesso parto dalla panchina e poi aizzo la folla ammosciata nel funambolico colpo di genio.

Sì, per il resto, a volte son affranto, talora piango, spesso rido, anzi derido, cado nel fango, strafaccio, strappo, m’impantano e poi te lo sbatto all’incrocio.
Di bomba, quale il mio occhio sinistro su scosciamento “liquido”.

Chi è invidioso, si desse al cazzo suo.
Non credo che sia un granché. Detta come va dato.

Firmato il Genius   
(Stefano Falotico)

  1. Jak utopit doktora Mrácka aneb Konec vodniku v Cechách (1974)
  2. Sotto il vulcano (1984)
  3. I vesuviani (1997)
  4. Mystic Pizza (1988)

“Last Vegas” Set with 4 Oscar Winner


16 Dec

Genius-Pop

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