Robert De Niro e (il suo) meta… Cinema

02 May

Il “metacinema” di (o con?) Bob De Niro: ogni “mostro sacro” deve, come tutti, rapportarsi alle analogie coi suoi trascorsi, “iracondi” o borderline, sulla “visione” anche “a venire” dell’intreccio in se stesso, camaleontico che (non) sia
Il Cinema, babbei, è come la vita.

La vita di ognuno di noi è da iscrivere in un intarsio di rimandi e citazioni, tante nostre “mimiche facciali” a espressione di chi ci stamperà sopra una (sovra)impressione, sembiante di quel che appariamo o sembrammo.

Capita all’impiegato del catasto, “fantozzizzato” da logiche coercitive del giudizio superficiale alla sua “mediocritas vittimistica” ma ingiustamente sbudellata d’arroganti carneficine, all’operaio, oberato da “debiti” per rimontare nella “cabina di pilotaggio” dei “comandanti” più “esperti” a volare di privilegi dello “schiavismo”, al disoccupato che non è (cancellato totalmente…) riconosciuto nemmeno nella sua dignità “in forma(le)” e non “viene” neppure preso in considerazione (in “integrazione” d’incassare, sì) del dargli credito (anzi, gli strozzini “usureranno” per altro usurpare nello strangolarlo a “pragmatico” sul far… “economia”), al notaio che passa le notti in bianco per colpa di cavilli legali della stessa “insonne” burocrazia che (non) studiò con dovizia e scrupolo dello “scrutinare” le clausole “contemplative” verso monache di clausura, lese nella loro incolumità violata sotto i colonnati di qualche cattedrale “losca-bianca”, e perfino all’intellettuale ché, più crea filosofia per accertarsi “calmo” dentro autoingannevoli serenità metodiche alla “disciplina” elevata, più invece, di “contraltare”, “contratto” non trarrà beneficio né fighe alla sua missione protesa in “suo” salvifico.

Molto “recluso”.

Capita anche ai registi, imbrigliati da un Sistema che in principi(n)o “appura” il talento poi ti “prova”, stremando le intuizioni più “indipendenti” nel fine corrotto d’adattarla a grossi ingranaggi per (s)premerti nel botteghino.

Esempio lampante: Christopher Nolan, più la Warner Bros gli dà soldi per “filmoni” e più gira filmetti da “pochi” milioncini al box office.  Però target coglioncelli.

Capita soprattutto agli attori.

Pensate ad Anthony Perkins, Hitchcock ingabbiò il suo “uccello” nella “donnapsyco che non visse più due volte.

Rimase Norman Bates, “battezzato” grandissimo solo per un ruolo di “ripetizioni” sul glande suo di Edipo.

Al che, intervenne “Il processo” di Kafka alla Orson Welles per salvarlo dal pregiudizio castrante ma non servì a ripagarlo.

Peggiorò del tutto, “marchiato” anche da una causa in tribunale a riconoscergli il torto oramai “impagabile”.

Il danno già avvenne infatti al suo s(t)esso perpetrato, (com)penetrato “fallo”, e Tony “sconsolato” morì mal sfruttato. “Maltrattato” in remake sempre più brutti e penosi.

Ma è capitato soprattutto a colui che interpretò Al Capone. Al Pacino? No, De Niro nella sua heat vs un’autoparodia da martellate con la sua “mazza da Baseball” in testa… coda.

Prima, a pronunciare il suo nome, ogni attore n’era intimorito. E raggelava nel sangue alla De Palma.

Ma, per sostenere il Tribeca e il suo “Sustengo” di Viagra, rincoglionito girò appunto ogni cazzata.

Un po’ si riprese? Mah.

Sfogliando qualche ultima “particina”, ravvedo un ghigno dei tempi d’oro, e son qui lieto a rammemorar voi come fu personaggio storico e oggi a ribadirsi sebbene un po’ sbiadito.

Prendiamo film alla mano di quel che di Lui (sempre maiuscolo, a prescindere…, rimane) vedremo.

Non so se godremo di belle visioni, ecco.

Malavita di Luc Besson

Il cineasta francese pensa bene di allestire una black comedy che mescola i suoi famosi gangster al Paul Vitti di doppia personalità. Stronzata “vera” sarà? No, du’ pall(ottol)e.

Sì, non può esserlo. C’è Michelle “Scarface” Pfeiffer. Una che a cinquant’anni fa ancora la sua “porca” figura.

Altro che la “terapia” del “Boss” sotto stress. Michelle te lo rende “lesso” e “catatonico”.

Quindi, che piaccia o meno, ce “la” gusteremo di “godibile”.

Amplesso “schermato” d’orgasmo ampless’ in 3D dinanzi al “sognarla” enormemente (ri)dimensionati.

 

Last Vegas di Jon Turteltaub

Michael Douglas “rimpiazza” (di letti a molte p-i-azze…) Jack Nicholson, inizialmente designato per tal senile Hugh Hefner nel desinare con le “conigliette” al sugo di “leprotto”.

Jack è sempre stato un mitico… anche puttaniere. Questo, “separato” dalla sua bravura interpretativa, è comunque un “birichino”. Tanti “bicchierini” a ochette per l’occhiolino del marpione da “piedino” nei mascara-mascarpone.

Douglas “lo” batte però. Prima di Catherine, ci fu Sharon Stone del Basic Instinct tremendo alle cosce “tremanti” d’infarto da Tramell.

La trama è “quella”: quattro figli di puttanazza, appunto, invecchiati in faccia, infiacchiti” ma non di voglia di fica da sfiancare, vogliono passare una Notte Hangover, eh sì da “vecchi” leoni, come si suol “dare”, proprio con delle passerone.

Passeggiando nella città del vizio. Occasione “riunione” per un celibato di (viv)addio molto “prelibato” su mignottine non “illibate” ma da sbattere.

De Niro che “cazzo” fa in questo film?

Sharon Stone fu Ginger del suo SamAceRothstein.

In quel capolavoro di Scorsese, finirono tutti “arrosto” per troppa carne al fuoco…

Più che un Casinò, un casino di porcate!

 

Hands of Stone di Jonathan e “qualcosa”…

De Niro è ossessionato dalla “pietra”, Sharon, John Curran con Edward Norton a fottersi in culo “vicendevolmente” e ora appunto “arrivare alle mani”.

 

La storia di un Robert(o) duro Durán, toro scatenato che perse contro Sugar Ray Leonard mentre LaMotta fu “smontato” da Robinson di “omonimia”. Come il nero “identico” della serie televisiva.

Insomma, cazz(ott)i da “uomini” un po’ “animali”.

Il resto lo capite da voi.

Se non c’arrivate, causa orecchie “famose” dunque restie all’ascolto.

Mia accolita, so che vogliamo bere a collo ogni “gonna”, per “imbevuta” di sazie “spremute”.

Ma la realtà non ce “lo” permette, la realtà “taglia” e fuori lo stesso esce…, birbante fra i delinquenti, la mia lingua castigata non sta(rnuta).

In verità, vi dico che sua Santità non vale San Pietro.

Pietro fu ligio al patimento ed ha le “chiavi” del Paradiso, “angeliche” donne che, dopo una vita passata in sacrifici da “farselo”, hanno avuto accesso ai “recessi”, eh sì, ancor più “profondi”.

Sono colui che sono, e predico dal “basso” dei cieli, dei miei (as)cessi e di te brutto come l’Inferno.

Ora, fratelli della congrega, raccoglietevi in preghiera.

Unitevi a Lei.

Robert De Niro sa quanto anim(aleggi)ò con Campbell Naomi, per poi smacchiarsi in fedina nuziale con un’altra nera.

Questo è tutto, tutto (rap)preso.

Ecco l’apprendimento!

Pigliatelo dentro e stai buono e b(o)varo.

La tua mula potrebbe (of)fendersi.

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