2018: Odissea nelle mie spezie e Caro diario di una Bologna con l’artrite

20 May

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Sì, tornerà nei Cinema il capolavoro di Kubrick, film seminale, film monumentale, film sesquipedale. La storia della nostra imbecillità. Potremmo vivere universalmente felici, prodigandoci per un’armonia celestiale e invece litighiamo come scimmie ed esponiamo i nostri, o meglio i vostri, petti villosi al mare.

Credo che la maggior tortura che mi si possa fare sia quella di portarmi al mare e costringermi a indossare il costumino. Il mare è bello quando si è bambini e t’immergi nelle acque viscide, inconsapevole che lì vi hanno cagato e pisciato. E fluttui morbidamente accarezzato dall’ingenuità più spensierata.

Poi arrivano le meduse della vita adulta e quell’oceano pacifico, forse anche Atlantico, di serena beatitudine crolla miseramente come un castello di sabbia pestato dalle cattiverie di qualche bullo. Che andrebbe affogato.

Oh, inquinatori ambientali, il mio habitat è la solitudine più desertica. Via da me questa gente che beve i fruttini e si gratta le palle. Poi, ombelicale, si abbronza mentre feticista ammira i piedi di una squinzia che non sa nuotare nell’erotismo puro da vedo-non vedo ma, in topless, rovina ogni fantasia, svelandosi troia ancor prima che possa aver io appurato con un massaggio di “crema” solare… la sua “mortadella”.

Sì, l’umanità mi disgusta. Le donne, durante l’inverno, indossano il tailleur, pudiche e represse, poi arrivano in spiaggia e si denudano coperte solo dalla “voglia” di fico… L’uomo, carnalmente asciutto, si lascia andare, e indossa occhiali da Sole per poter spiare meglio i culi muliebri senza essere visto, filtrandoli sotto un carisma “noir”.

Sì, non ho mai saputo guidare il motorino ma le vespe mi hanno sempre punto. Sì, ho una Punto, sgarrupata e sgangherata che fila liscia come l’olio, seppur ammaccata. Da dietro il finestrino alle donne ammicco e faccio il finto amico anche quando trombo… di clacson stronzo. Sì, prima provoco, poi freno e uso la frizione del mio porgere le scuse con una faccia da omino della Michelin che mette simpatia.

Sì, ho fatto un giro poco fa. Il mio quartiere è mediocre e la gente a quell’ora era tutta a pranzo. Mangiando lasagne con besciamella e sachertorte su vinelli d’annata.

Ho fatto un parallelismo mentale con l’episodio Medici, non la serie con Dustin Hoffman, di Caro diario. Sì, dopo aver ammirato il mio Navile, che è un po’ come la Garbatella, non Gambardella de La grande bellezza, mi son fermato davanti al passaggio a livello abbassato. Al che, una venticinquenne in bicicletta, tutta scosciata, appostata due metri avanti alla mia macchina, si è girata e mi ha fatto l’occhiolino, sussurrandomi che non ho perso il treno. Sì, a Moretti diagnosticarono un falso linfoma di Hodgkin e fu la sua un’odissea labirintica fra una scienza senza scientificità, fra medici incompetenti e superficiali. Sì, la storia della mia vita. Da anni atavici vado dai medici dell’anima. Uno mi diagnosticò una fobia sociale, un altro una depressione bipolare, un altro il disturbo ossessivo compulsivo, uno perfino tendenza all’anoressia e alla bulimia cervellotica, uno una schizofrenia con alogia, uno ravvisò in me delle analogie con la tv digitale, una piattezza emozionale sofferente di anedonia, insomma mi paragonò al Grande Fratello, uno disse che avevo un uccello sproporzionato rispetto alla mia età anagrafica e questo creava scompensi a livello cerebrale perché gli ormoni erano più sviluppati di un cervello peraltro già gigantesco. E quindi andavo nanizzato per non provocare invidie presso i “normodotati”. Uno mi disse che dovevo rilassarmi, masturbandomi sulle gambe delle modelle della pubblicità Calzedonia, uno mi disse di “noleggiarmi” una dell’Estonia, un altro invece due giorni fa mi ha detto che deliro su De Niro perché, dopo avergli mostrato questa foto, lui sostiene che Robert non abbia la panza. E dice che io distorco.

Ok, ci sto. Ma sarei “flashdance” con Jennifer Beals. E indosso il giubbotto di pelle anche adesso che ci sono trenta gradi.

Intanto, un altro scommette alla SNAI sul Napoli, ma non ha mai scommesso su di sé, perché era malato di disistima verso la probabilità di diventare un cavallo di razza.

 

di Stefano Falotico

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