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A volte, è necessario dire che 2001: Odissea nello spazio è una cagata pazzesca


30 Jul

Batacchi Andrea Roncato

Memore del grande Paolo Villaggio e della sua cagata pazzesca sparata contro La corazzata Potëmkin, film che “tragicamente” diventa per la regia di Einstein, perché i produttori della pellicola non poterono utilizzare le scene originali, come riporta infatti giustamente Wikipedia, ci sono momenti in cui vorrei affermare che il capolavoro (uno dei tanti) di Kubrick è davvero una defecazione impensabile.

Sì, ieri ho battuto ogni record e sarà contento il mio cardiologo. Sono arrivato a fumare quattro pacchetti di sigarette al giorno, un primato da vero primate. Sì, nei momenti di acutissima, inguaribile depressione, il tabacco mi serve ad alleviare lo stress immane e una sigaretta tira l’altra. Salvo crisi respiratorie e una tosse da vecchio con tanto di catarro.

Al che, soffocato nei polmoni, mi son svegliato in piena notte. E, per rifarmi la bocca e rinfrescare la gola, vista anche l’arsura dell’afa insopportabile, ove non c’è condizionatore che tenga, ho aperto il freezer e ho trovato una bella, intonsa vaschetta di gelato al limone. Morbido, di cucchiaiata in leccate dolci, questo sorbetto ha assorbito il mio malumore. Tanto che interamente la vaschetta mi son pappato. Quindi, ho acceso un’altra sigaretta e, al fiorir della Luna là fuori, ho aspirato altra malinconia, mentre una zanzara, infiltratasi in cucina a tradimento, si poggiò sul mio braccio sudato, succhiando come una pornoattrice ogni mia sanguigna rabbia trattenuta.

E, stamattina, al risveglio ho evacuato una cagata storica. Il gelato al limone, digerito scioltamente dal mio metabolismo notturno, è fuoriuscito di gran meteorismo. Poi, terminata che ebbi la deiezione, riflettei su come ottenere una sana erezione. E mi collegai su Instagram, in caccia di modelle discinte, disinibite, per rifarmi gli occhi e solleticare la parte maschia di me oramai steso come i panni di una comare napoletana.

Ma pensai invece bene di concludere il mio libro su Carpenter. Mi mancano ancora due film da vedere.

Dark Star, praticamente introvabile anche in streaming, di cui esiste un’inguardabile versione in Blu-ray da vu cumprà e, a proposito di tubetti cilindrici di carta sottilissima riempiti di tabacco trinciato, definizione della Treccani della sigaretta, sono andato nel net a cercare Cigarette Burns.

Ah, tornando alla Treccani, il termine trinciato è bellissimo. Soprattutto per uno come me, che ha sempre vissuto in trincea quando invece poteva “bruciarsi” tutte le più roventi nere, da vero Nerone, della Nuova Guinea.

Invece io, sempre indeciso, ho adesso una vita recisa ma è pur sempre meglio delle povere esistenze di quegli sfigati che vanno matti per Loredana Lecciso.

No, ancora il fumo non m’ha ucciso.

E, funestato da donne vogliose che mi cercano col lanternino, le mie voglie inespresse eppur costipate e limonate bestiali, oggi io dico che 2001 fa veramente schifo!

Un film troppo ambizioso. Troppo sganciato dalla realtà che invero è molto più clockwork orange di quello che potevate immaginare.

Sì, siamo invasi da uomini che se ne sbattono, anzi, sbatacchiano, uomini come il mitico Andrea Roncato/Loris Batacchi, e uomini come me a metà strada tra un Fantozzi oggi, una scimmia domani e tua sorella nell’ano.

Sì, ha rotto il cazzo. Andasse a fanculo.

 

di Stefano Falotico

Nani vs giganti, io sono il superuomo di 2001 di Kubrick? No, sono uno che desidera semplicemente la pace


08 Jul

Heaven Bryan Adams

Ecco, vi copio-incollo un lungo scritto da mal di pancia che ieri è comparso su Facebook, dal quale è ravvisabile un odio spaventoso nei confronti del mondo da parte dell’autore che ci ha dispensato queste “pillole di saggezza”, partorite dal suo lactobacillus intestinale, figlio a sua volta di un fegato amarissimo, oramai tumefatto, a causa delle troppe stronzate cancerogene del suo essere dichiaratamente un hater.

«Io sono cresciuto negli anni 80 e la nostra vita era andare a scuola la mattina, fare i compiti il pomeriggio e vedersi giù in strada con gli amici di zona se c’era il tempo. La sera a casa a guardare la TV e poi a dormire. Nel mezzo di queste cose cercavamo di giocare e divertirci il più possibile e ci riuscivamo.

A scuola ci andavamo a piedi, da soli, o in pullman, pioggia, sole, neve o freddo, comodità zero, genitori che ti leccavano il culo non ce n’erano, non ti difendevano mai. Facevi una cazzata a scuola? Ti menavano, la colpa era sempre tua e mai del professore. Così le cazzate non le facevi.

Io alle elementari andavo a scuola da solo, a 7 o 8 anni già ero autonomo, non come l’estate scorsa che i presidi obbligavano a prendere i figli minori a scuola. Eh? A 17 anni ancora mi devo far portare a scuola da papà? Sai quanto mi avrebbero preso per il culo a scuola?

Se avevi un casino te lo dovevi risolvere da solo, solo in ultima istanza dovevi andare dai genitori, quando proprio non potevi farne a meno. Ma era una questione di onore, chi andava da mamma e papà era un mammone o un babbone, era la fine, ti prendevano per il culo tutta la vita. E allora giù botte, quasi tutti i giorni a scuola e fuori dalla scuola fra studenti. Era così che si risolvevano le cose. E poi c’erano tutte le dinamiche di gruppo, le solidarietà, le protezioni incrociate, come in un mondo adulto.

Gli insegnanti erano severissimi, ti spaccavano il culo in una maniera assurda e tu non avevi neanche il concetto di protestare, altro che quelli di oggi che insultano e menano gli insegnanti. Ho visto in quinta elementare la maestra prendere Dino per le orecchie, sollevarlo e portarlo fuori dall’aula con lui che menava i piedi a mezzo metro da terra e le orecchie allungate. Il giorno dopo Dino non era un figo, era un vero coglione.

Ho visto professori buttare fuori gente dalla classe a calci in culo, a schiaffi, ed erano gli anni 90 non l’800 ed era giusto così. Io sono l’insegnate e tu sei lo studente. Se non ti piace fuori dai coglioni, tanto poi ci pensa la vita a romperti la schiena. Non sei obbligato a venire a scuola.

In terza media uno ha tirato una forbice alla docente di italiano, questa non si è scomposta ed è uscita dall’aula. L’aula è rimasta 15 minuti senza insegnante, poi è entrato il preside, la docente e tre agenti di polizia che hanno arrestato il tipo e se lo sono portato via. Non è mai più rientrato a scuola.

Per strada non avevamo nulla, la bicicletta e il pallone e basta, altro che motoretta. O giocavamo a pallone, con mille variazioni, oppure eravamo in giro a esplorare il mondo in bici. E i genitori non ci rompevano le palle, manco sapevano che cosa facevamo perché noi, comunque, anche se minorenni, sapevamo stare al mondo molto di più dei ventenni di oggi. A 13 anni con la BMX siamo andato fuori città ma dalla parte opposta di Torino, avremo fatto 60 chilometri almeno e ci gestivamo affinché nessuno di noi morisse. Sapevamo cosa ci ammazzava e cosa no. Sapevamo capire al volo se una situazione era una merda oppure era sicura. Noi non lasciavamo nessuno indietro, non c’erano i cellulari, chi si perdeva era fottuto. C’era il senso del gruppo per cui tutti facevano in modo che nessuno si perdesse perché oggi poteva capitare a me, domani a te. I cellulari hanno distrutto tutto.

Al nostro tempo c’era solo il telefono in casa e costava soldi, telefonavi raramente e solo per chiamate brevi, per darsi appuntamento. Oppure scendevi giù e andavi a suonare i campanelli della gente: scendi? Si, no, non posso, mia madre non vuole, devo fare i compiti. E in fretta capivi quando e in che modo potevi suonare a casa della gente senza rompere i coglioni. Se no arrivavano i rimproveri dei genitori del tuo amico e poi lui se la vedeva di merda in casa. Oggi se dici a qualcuno con cui stai chattando “vediamoci di persona davanti a una birra” ti prende per scemo, se è una tipa peggio ancora, è come se le chiedessi di trombare. Non è normale, è solo guardare in faccia la persona con cui parli.

Se dovevi parlare non esisteva altro modo che farlo faccia a faccia, non con sms e cazzate varie e quando c’erano i problemi la gente si parlava e i vigliacchi sparivano per non farlo. E li andavi a cercare, ti stavano mancando di rispetto.

Alle tipe scrivevi la lettera, a mano, su carta, ci mettevi un pomeriggio e facevi solo quello. E mentre lo facevi dovevi pensare a che cazzo stavi per dire e scrivere che poi non c’era modo di cancellare. Poi spedivi e aspettavi, lei forse rispondeva, con un’altra lettera, e vedevi la sua calligrafia e sentivi il suo profumo sulla carta e la conservavi e la rileggevi.

E non ci dovevi neanche pensare di toccare le ragazze, loro non si facevano toccare, non ti mettevano le tette in faccia, la figa dovevi proprio sognartela e guadagnartela, avevano molta più dignità allora le donne che oggi con ’sto cazzo di femminismo 68ino, che sono tutte delle vacche. Bello, eh, facile, si tromba subito ma poi dopo che rimane? Quando una cosa è troppo facile non vale più un cazzo. E le tipe di oggi sono così, non valgono più un cazzo, la loro figa per loro stesse non vale più un cazzo, la danno via come se niente fosse. Ti farei riflettere che si dice… non vale un cazzo per la roba senza valore e si dice Figo! Figa per la roba che ha valore. Un motivo c’è. Nessuno dice “non vale una figa!” anche se fra poco potrebbe accadere. A volte alle tipe telefonavi anche ma era già uno step oltre, una roba non per tutti, una roba da cagarsi sotto dalla tensione. Altri tempi, altro che foto nude su whatsapp per baccagliare o per le ricariche telefoniche.

Il pacco non esisteva, quello che ti dà appuntamento e non viene. Veniva immediatamente etichettato come paccaro e nessuno lo chiamava più. Senza telefono cellulare se non ti presentavi nessuno poteva beccarti, bisognava essere precisi e organizzati. Il ritardatario idem, si aspettava una volta, due volte, poi vaffanculo, lui arrivava in ritardo e non trovava nessuno, la volta dopo arrivava in orario. Il rispetto era la base dei rapporti umani.

La polizia era molto più dura e severa, non ci pensavi neanche di dargli del tu o rispondergli male, erano cazzi tuoi. Idem con i genitori, ci mettevano 10 secondi a riempirti di mazzate e sputtanarti davanti a tutti. Volavano gli schiaffi come quando piove, se mancavi di rispetto. E mentre li prendevi sapevi che gli amici magari ti stavano guardando e stavi facendo una figura di merda e a nessuno veniva in mente che questa fosse una cosa sbagliata. ’Ste stronzate 68ine che i bambini non li devi mai umiliare sono una cazzata, così non crescono mai e rimangono viziati e debosciati. Oggi provi a dare uno schiaffetto o a rimproverare un bambino e questo chiama il Telefono Azzurro e ti pianta un casino, o ti denuncia addirittura. Sono furbi e stronzi ma soprattutto non gli è mai stato insegnato il rispetto per i grandi come lo avevamo noi. Un poco come i cani sono i bambini, se non li cazzi mai, loro si allargano di brutto.

Mio nonno mi fece il culo, due volte. La prima volta perché giocavo a bowling nel suo corridoio e facevo casino. Mi disse “smettila!”. Dopo 5 minuti non ha detto più nulla, è arrivato e mi ha riempito di mazzate. Mio padre e mia madre approvarono e non dissero nulla. La seconda volta avevo 15 anni e lui 75, eravamo in campagna, era mancata l’acqua, mia madre mi disse di andare a prenderne 20 litri nella casa accanto a 600 metri, dai vicini. Io ho risposto “nonno vai te”. Lui mi ha spaccato il culo solo urlando “ho vissuto cinque volte quello che hai vissuto te e ho fatto due guerre! Vai a prendere l’acqua!”, e io sono andato contando 15 x 5 = 75 e mi sono sentito una merda.

Capito come crescevamo noi? Con la severità e le mancanze e ogni cosa buona che arrivava era una festa.
Questa era la differenza di educazione. Poi purtroppo è passata la “cultura” 68ina, che è una cultura che si dichiara di libertà mentre invece è di distruzione delle strutture sociali in nome di un libertarismo debosciato e decadente. Per capire la libertà devi aver fatto un poco di prigione, non so se mi spiego.

Neanche noi avevamo mai visto le cose che erano cadute in disuso prima della nostra nascita ma le guardavamo, con stupore, certo, e poi immediatamente le usavamo, non c’era bisogno di spiegazioni, eravamo svegli. Capirei se mi dessero in mano una cosa che verrà fabbricata fra 30 anni, allora è più complicata con concetti che non conosco ma non una cosa vecchia, più semplice di quelle che uso, no è inaccettabile, c’è un QI sotto la media in quel caso.

Dei due gruppi… sono molto felice perché vedo che ci sono molti ragazzi svegli e attivi. Alcuni sparano cazzate ma sono attenti, sono svegli, come tutti nel gruppo, si azionano, vogliono fare, hanno una passione. Ma quando vedo la gente per strada, ubriaca marcia a 17 anni, con la sigaretta in bocca, bulli, credendosi di essere uomini di mondo… ma vaffanculo!».

 

 

Ecco, certa gente, prima di andare a dormire, si guarda allo specchio? Quando dice che i bambini è giusto che vengano “cazziati” e che non devono permettersi di denunciare gli abusi? Certa gente, quando parla delle donne, e non lo fa con ironia come faccio io, non è dissacrante o nichilisticamente spiritosa, bensì seriamente convinta del suo maschilismo da caserma militare, quando dice… la figa dovevi sudartela e guadagnartela, enunciando e sottintendendo in questa frase oscena tutta la sua rudezza barbara ed edonisticamente competitiva, offendendo anche gli uomini, da lui descritti come ricercatori disperati di “trofei” di pelle umana, come procacciatori di piacere laidamente carnale, non si fa schifo?

Immagino come costui guardi una donna. La squadra, finge un’eleganza formale da gran signore e dentro la sua mente intanto si addensando pensieri sessuali raccapriccianti, di dominazione, possesso e brutale voglia smaniosa, pensieri violentissimi. Questi, sì, pericolosi.

Quando dice che si stava meglio quando non si aveva il cellulare, ha mai fatto un incidente stradale con le budella che singhiozzano sangue a fiotti, in una strada deserta, e la prima cabina del telefono, per chiedere soccorso, dista cento miglia?

Ma, soprattutto, quando alla fine grida un bastardo vaffanculo a tutti, si è mai chiesto cosa ha fatto lui nella vita per migliorare il mondo? Niente, un beneamato cazzo.

Ma il top lo raggiunge con la frase da Goodfellas… per avere la libertà, un po’ di prigione devi fartela!

Giudica, polemizza, scrive imbecillità, e poi è ossessionato dalla presa per il culo. Dai marchi stigmatizzanti, neanche vivessimo a Palermo, novanta anni fa, tra le famiglie Corleone, ove i “valori” erano e sono purtroppo ancora l’onore, il casato, la dignità mafiosa, il rispetto ottenuto con la severità e con l’omertà.

Ecco, costui perché non prende una lupara e si spara in bocca?

 

E adesso io, invece, metto su il capolavoro di Bryan Adams, Heaven, cosciente di aver superato ogni bazzecola, ogni pettegolezzo, ogni rivalsa meschina, ogni sovrastruttura idiota, e di potermi permettere di credere ancora a quest’umanità.

Vi offro la mia faccia di culo? Va bene?

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di Stefano Falotico

 

 

 

Mia madre è laureata ma ama le fiction, il pizzaiolo invece è analfabeta ma ama Kubrick, ve lo dice Jack Burton


02 Jun

Russell Grosso guaio

Sì, il grande Cinema ha spesso poco a che vedere con una laurea specialistica. Conosco un sacco di esimi medici, esimi dopo tanti esami, per carità, bravissimi e puntuali nel loro lavoro, di una impeccabilità da lasciar senza parole, prodighi e sempre indaffarati. Pensate ai chirurghi. Con le loro mani sopraffine, delicatissime, che riuscirebbero a estrarti un ago nello stomaco senza neanche forse bisogno di anestesia, talmente sono placidi e già anestetizzanti di finissima morbidezza palmare, di dita medie che, a differenza dei tamarri che le porgono in segno di strafottenza, entrano nelle cavità meandriche del nostro corpo e non ce n’accorgiamo nemmeno. Insomma, non sempre. C’è gente, e lo sapete meglio di me, che si è risvegliata il mattino dopo con le forbici e il bisturi nel pancreas. Come ha fatto questa gente, appunto, ad accorgersene? Perché quando è andata a cagare ha espulso dall’ano del titanio “sabbiato”, ben affusolato nella stronzata modellata e digerita. Sì, cazzo, anch’io non ho digerito Iron Man, ma non ho mai evacuato dell’acciaio Inox.

Ecco, chirurghi così sbadati, prima di operare devono aver visto un film merdoso con Ezio Greggio. Sì, potranno avere tutte le lodi che vogliono, ma amano farsi du’ risate pecorecce, alla buona, e poi succedono queste disgrazie. Io l’ho sempre detto: la cultura settoriale non rende l’uomo né più intelligente e neppure più di buon gusto. Né di maggior tatto.

Conosco tanti psichiatri che non capiscono il Cinema di Bergman, e m’immagino come avrebbero lobotomizzato il povero Ingmar se avessero visto Il settimo sigillo. Sì, davanti alla scena della sfida con la Morte, avrebbero pensato: oh, questo Ingmar è uno schizofrenico con pensieri suicidari, è una persona negativa, troppo ombrosa, cupa e malinconica. No, no, va curato nel plagiarlo al finto benessere di massa, facciamogli vedere un film di culi e tette. Così “amerà” la vita. Sì, è malato questo Ingmar, va educato all’edonismo porcellesco. Ah, ora sì, è posto. Filma dei porno, se la gode di più e fa godere tanti onanisti.

Woody Allen non ha mai avuto una grande opinione degli psichiatri. Aveva ragione ma gli servivano come materiale d’ispirazione per i suoi film. Allora ogni tanto, quasi sempre invero, ci va.

Ecco allora che gli psichiatri, nell’ottica creativa alleniana, assursero davvero a curatori… del Cinema. Perché, se non avessimo avuto Allen, ci saremmo persi tanti capolavori. Soprattutto la magnifica scena di Manhattan in cui pensa di suicidarsi ma poi, sul divano, fa l’elenco delle cose per cui vale la pena di vivere.

E fra queste c’era Marlon Brando, che non mi ha mai dato l’idea di essere uno che conosceva la differenza fra la micosi e la mitosi. Diciamocela.

Di mio, soprattutto d’inverno, ho la mucosi.

Sì, il pizzaiolo de La Pantera Rosa, vicino a casa mia, proprio dietro l’angolo, mentre ficcava le olive nell’impasto, in maniera capricciosa ha urlato evviva Arancia meccanica! E poi ha messo sopra la pummarola anche dei limoni. Così, per rendere più sfiziosa la cena deliziosa della signora che aveva ordinato la Pizza alla macedonia. Esiste la pizza alla macedonia? Sì, i macedoni ne vanno matti.

L’altra sera ho incontrato un macedone che, dopo la diaspora, è venuto a vivere nel palazzo accanto al mio. Se ne fotte oramai del suo Paese!

Poi ho incontrato uno che mi ha riferito di una sua tresca.

– Ciao, sei una bella donna, ci stai?

– Ci stai de che? Guarda, bello, sono sposata e ho tre figli.

– Grazie per il bello. Quindi, se mi hai detto che sono bello sarà tutto più piacevole.

– Piacevole de che? Ti ho detto, bello mio, che son sposata e ho tre figli.

– Bello mio è ancora meglio. Ed è ancora meglio che tu sia sposata e abbia tre figli. Nessuna complicazione affettiva.

– No, poi m’innamoro lo stesso.

– Ma io no.

– Ok. Abbiamo mezz’ora. Poi devo tornare da mio marito.

– Anche io.

– Cioè?

– Tuo marito è il mio amante.

– Ah sì? E come mai sei il suo amante?

– Non solo il suo, fra poco sarò anche il tuo.

– E con mio marito poi come la metterai?

– Nessun problema. È lui che me lo mette.

– Capisco.

 

Questo per dirvi che non esistono regole al mondo.

 

di Stefano Falotico

2018: Odissea nelle mie spezie e Caro diario di una Bologna con l’artrite


20 May

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Sì, tornerà nei Cinema il capolavoro di Kubrick, film seminale, film monumentale, film sesquipedale. La storia della nostra imbecillità. Potremmo vivere universalmente felici, prodigandoci per un’armonia celestiale e invece litighiamo come scimmie ed esponiamo i nostri, o meglio i vostri, petti villosi al mare.

Credo che la maggior tortura che mi si possa fare sia quella di portarmi al mare e costringermi a indossare il costumino. Il mare è bello quando si è bambini e t’immergi nelle acque viscide, inconsapevole che lì vi hanno cagato e pisciato. E fluttui morbidamente accarezzato dall’ingenuità più spensierata.

Poi arrivano le meduse della vita adulta e quell’oceano pacifico, forse anche Atlantico, di serena beatitudine crolla miseramente come un castello di sabbia pestato dalle cattiverie di qualche bullo. Che andrebbe affogato.

Oh, inquinatori ambientali, il mio habitat è la solitudine più desertica. Via da me questa gente che beve i fruttini e si gratta le palle. Poi, ombelicale, si abbronza mentre feticista ammira i piedi di una squinzia che non sa nuotare nell’erotismo puro da vedo-non vedo ma, in topless, rovina ogni fantasia, svelandosi troia ancor prima che possa aver io appurato con un massaggio di “crema” solare… la sua “mortadella”.

Sì, l’umanità mi disgusta. Le donne, durante l’inverno, indossano il tailleur, pudiche e represse, poi arrivano in spiaggia e si denudano coperte solo dalla “voglia” di fico… L’uomo, carnalmente asciutto, si lascia andare, e indossa occhiali da Sole per poter spiare meglio i culi muliebri senza essere visto, filtrandoli sotto un carisma “noir”.

Sì, non ho mai saputo guidare il motorino ma le vespe mi hanno sempre punto. Sì, ho una Punto, sgarrupata e sgangherata che fila liscia come l’olio, seppur ammaccata. Da dietro il finestrino alle donne ammicco e faccio il finto amico anche quando trombo… di clacson stronzo. Sì, prima provoco, poi freno e uso la frizione del mio porgere le scuse con una faccia da omino della Michelin che mette simpatia.

Sì, ho fatto un giro poco fa. Il mio quartiere è mediocre e la gente a quell’ora era tutta a pranzo. Mangiando lasagne con besciamella e sachertorte su vinelli d’annata.

Ho fatto un parallelismo mentale con l’episodio Medici, non la serie con Dustin Hoffman, di Caro diario. Sì, dopo aver ammirato il mio Navile, che è un po’ come la Garbatella, non Gambardella de La grande bellezza, mi son fermato davanti al passaggio a livello abbassato. Al che, una venticinquenne in bicicletta, tutta scosciata, appostata due metri avanti alla mia macchina, si è girata e mi ha fatto l’occhiolino, sussurrandomi che non ho perso il treno. Sì, a Moretti diagnosticarono un falso linfoma di Hodgkin e fu la sua un’odissea labirintica fra una scienza senza scientificità, fra medici incompetenti e superficiali. Sì, la storia della mia vita. Da anni atavici vado dai medici dell’anima. Uno mi diagnosticò una fobia sociale, un altro una depressione bipolare, un altro il disturbo ossessivo compulsivo, uno perfino tendenza all’anoressia e alla bulimia cervellotica, uno una schizofrenia con alogia, uno ravvisò in me delle analogie con la tv digitale, una piattezza emozionale sofferente di anedonia, insomma mi paragonò al Grande Fratello, uno disse che avevo un uccello sproporzionato rispetto alla mia età anagrafica e questo creava scompensi a livello cerebrale perché gli ormoni erano più sviluppati di un cervello peraltro già gigantesco. E quindi andavo nanizzato per non provocare invidie presso i “normodotati”. Uno mi disse che dovevo rilassarmi, masturbandomi sulle gambe delle modelle della pubblicità Calzedonia, uno mi disse di “noleggiarmi” una dell’Estonia, un altro invece due giorni fa mi ha detto che deliro su De Niro perché, dopo avergli mostrato questa foto, lui sostiene che Robert non abbia la panza. E dice che io distorco.

Ok, ci sto. Ma sarei “flashdance” con Jennifer Beals. E indosso il giubbotto di pelle anche adesso che ci sono trenta gradi.

Intanto, un altro scommette alla SNAI sul Napoli, ma non ha mai scommesso su di sé, perché era malato di disistima verso la probabilità di diventare un cavallo di razza.

 

di Stefano Falotico

Shining e De Niro


16 Sep

 di Stefano Falotico

Elaborazione del lupo: dopo un lungo “elaborato” di riflessioni, credo che lavorare faccia da culo male, Shining docet, mentre amare fa peggio, meglio non far niente come al solito

Sì, l’amaca non rende la vita amara e meglio star solo senza amici, piuttosto che ammaccarmi con chi falsamente mi ammicca.

Non molti lo sanno ma la prima scelta di Kubrick, per Shining, fu Bob De Niro. Ma Stanley optò per Jack perché, dopo aver visto Taxi Driver, comprese che il Bickle era troppo “lucido” per far paura. Sì, invece Stanley volle un matt(atoi)o sin all’osso, non un pazzo “sano”, proprio uno psicopatico da manicomio. Morì nel labirinto del “Minotauro” ma il bambino, secondo me, da “grande”, con un complesso di Edipo del genere, sarebbe diventato più fuori… del maggiordomo.

Di mio, posso dirvi che, a parte prenderlo in culo, non ho mai avuto un rapporto anale anche se una voleva “ficcarmelo” nell’anulare. Da cui l’a(g)nello di Di(t)o che ti rende schiavo della moglie. Sì, sposarsi è la fine. Ho visto uomini “duri” che, una volta ammogliati, son diventati molli con la moglie urlante: – Devi farti il culo! E mantenermi! Io ti frust(r)o e, a pecora, voglio da te solo il porcello del salvadanaio pieno zeppo di soldini, così posso comprarmi la pelliccia, e farmi “inzuppare” dall’amante. Tu, marito “caro”, sei solo uno zoppo, ma io so’ zoccola che indossa, “orgogliosa”, le zeppe, scegliendo altre du’ palle di “zip”.

Meglio la solitudine da zappatori. Sì, nel tuo or(t)o, coltivi quel cazzo che vuoi, senza rotture “amorevoli” di mar(r)oni. Le donne portan solo rogne e castagne. Meglio star in campagna a innaffiar il prato, piuttosto che “stantuffar” queste cagne.

Mi raccomando: il can di guardia all’ai(uol)a serve al “riservato” della tua “selva” come ogni Condom(inio) che si “amministra” da sé. Hai bisogno solo di una casetta, non di queste vill(an)e. Casa dolce casa senz’ascensore ma, comunque, “s(c)ale” su e giù. Farai un po’ fatica ma è meglio batter la fiacca piuttosto che farsi batter sulle (s)pall(in)e da queste donnacce schizzate. Basta noleggiarsi dei porno e, talvolta, schizzerai senza pazze ché si devon solo levar dal cazzo “elevato”.

Sì, io canto col gallo e tu, pollo, abbassa la cresta.

Insomma, la mia filosofia di vita è questa: non necessito di titoli di studio per attestare il mio “tosto”. E, se vieni a darmi le tue regole, ti do una “tegola” dal mio rustico e poi, con una testata, ti spacco. Fuori dal mio uscio di ascia. Sciò, altrimenti ti scanno, maiale, e afferro i tuoi testicoli per le “corna” della tua vacca.

Fuori dai coglioni ed è meglio un uovo-uomo “marcio” oggi di una gallina domani.

Andiamo a riscaldare il brodo, dai. Meglio il mio bue ai falsi buo(n)i.

Buon compleanno Jack Nicholson


23 Apr

Happy Birthday Jack, il mio Joker, il mio clown con le sue opinioni!

 

 

Da tempi oramai non sospetti, quasi ritirato sei, accucciato nella tua pensione in panciolle a tifar i Lakers fra eccitate “ragazze” del coro sugli spalti che ti spalmano ancor un po’ di “linguette” con la trombetta in bocca tua irrefrenabile e ancor densa di salivar salire presto in Cielo, ché la vecchiaia è vicina alle coronarie in pericolo di crollo e nemmen per gli “immortali” c’è la salvezza della vita eterna.

Ma, anche se senile e “dispettoso” di panciona grassoccia e gozzo di gola sfegatata, io tiferò sempre per te, aspettando semmai un ultimo, strepitoso ruolo da consegnare ai posteri prima che il sarcofago si “deterga” in tuo corpo “imbalsamato”.

Tu, campione d’ogni smorfia, napoletano trasferito a Los Angeles, sei l’irriverenza gioconda che, beffarda, fu lesiva dei piccolo borghesi, all’inizio un po’ agghiacciati dal tuo viso “bottega degli orrori”.

Non ci(mi)terò i “tuoi” filmoni, imprescindibile Mr. Torrance, né vergherò per incensarti d’agiografia come si confà a ogni retorica dei “memoriali”. Ché ancor defunto non sei, e questi promemoria servono solo agli scribacchini per qualche “sfoggio” da onanisti ammorbanti, ombelicali, delle tue interpretazioni, invero inclassificabili, fuori categoria, tu a “raggiro” d’ogni schema convenzionale della recitazione.

Isterico, “deturpato”, “ladro” di mimesi in personaggio perennemente in te senza “Studio” di “mimetica”.

Sei la faccia di (cu)culo del tuo dentro, Oscar a parte sei un pirata del Piacere, cinefilo, consumato e anche carnale. Mai carnascialesco nonostante le tue “rughe” da maschera carnevalesca di tutt’espressioni “travestito” e mai in (ca)muffa da un’epoca bigger than life.

Buon compleanno Jack.

Detieni il record delle nomination maschili, ma a te cosa interessa se qualcuno considera Daniel Day-Lewis migliore d’un “terzetto” (im)pari?

Il campione sei tu.

Ti basta aggrottar le sopracciglia e non c’è Daniel che possa vincer(n)e di più.

Andiamo all’osteria a alziamo la sottana a tutte le “dam(igian)e”.

Ivi, sfilerò una serie di sette film impagabili del nostro impareggiabile Jack.

Film forse non tutti capolavori ma straordinariamente allineati alla sua mente, fuorviante, devianza dalla norma e dunque perciò immensi.

A mio modo di vedere, la vita non è un parere oggettivo.
C’è sempre il riscontro del tuo cervello collegato all’anima.

Sì, sono Jack il “matto” e mi adoro così, adornando la mia casa di Dvd che, rilegati accuratamente nel mio cimelio di cima ad apice d’ogni infinito trascendente, io -i-scrivo recensioni “incomprensibili” ad allettar la mia testa animatissima, fra bagni e schiume delicate e la mia mano che carezza, anche sol nell’orgasmo “fluttuante”, un’Amber Smith di seno “inondato”, ridondanti, ah come la dà virtuale, siam “bollicine” rilassate nell’idromassaggio col coton idrofilo d’una filantropia “malvagia”, lontano da tutti, fin dapprincipio quando fraintesero il mio tessuto “ottico”, distorcendomi in una dimensione “eccentrica” ma più normale nel suo consacrarsi a “puttana” meglio di te “beniamino” di scemotte che “insaponerei” mettendolo a “follia”, marcia/o ingranato d’occhio sgranato nel “bendarla” e lì “asciugare”, a peli rizzi e “volgari” in questa società ove ci si sporca, “puliti”, anche nell’ossimoro delle verità mai “pelle e ossa”, ché non voglion denudarsi ma dipingon le maschere a opportunismo.

Sono Jack il “cattivo”, tanti “trucchi” a Batman, più psicopatico di me, ch’è un Anthony Perkins con complessi di Edipo ribaltati causa trauma infantile dell’omicidio del padre, roba che le tragedie greche fan un baffo a ogni Tim Burton eNolan.

Son io, Jack il “leggiadro”, che sorvolo la città a pipì-rastrello da mietitrice fra voi che andate con una meretrice oggi, dietro facce intonse, ma “nuziali” nei bacetti con la moglie che “sbatterei” invece “al fresco”. Altro che i rinfreschi, va “affrescata” di puro calore in “gattabuia”. Lì odorerà il sapor “ciliegia” del secondino ad “assecondarla” e, di vasi dilatatori, “sbarrarla”.

Ah ah, me ne frego di voi lavoratori. Lavorar tutto il Giorno mi rende triste. Meglio mio figlio, un “cazzone” che gira coltriciclo a sfottò anche di chi l’ha messo al Mondo, cioè me.

Un po’ “orco” e un po’ “paternalistico”, sempre meglio di quel cesso da lavandino che interpreta la villana del villaggio deserto, qui all’Overlook… Sono stanco, ne ho le palle piene del suo full metal jacket da donnetta “casa e chiesa”. Ma a ogni Uomo capita una (con)sorte, non si può “estrar” il dardo a lavaggi d’Arancia meccanica. Che lavanda(ia) gastrica ad ascoltar e dar “retto” ai suoi moralismi giudeocristiani. Da me, la mentecatta, riceverà solo un’ascia “brividino”. Altro che “amorucolo” nel lettino per “riscaldarci” dalle intemperie. Il mio termosifone “abbatte” il “sereno” variabile più dei sifoni. Metti su Califano Franco, fa… afa, stimola la cagata.

Questo sono, Jack, e tu vai a rompere il cazzo a tua madre. Che, fra l’altro, ne abbisognerebbe per calmarla.

Sì, datemi una Donna e lo sarò Valium, valido a violarla nel rosa che lì si (s)posa.

Sono una merda?

Ma anche un genio.

Sono Jack. E tu una checca.

Cambio e ne cito tre.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Qualcosa è cambiato (1997)
    Lo inserisco al primo posto per questioni (an)affettive. Lo vidi, “alla rinfusa”, in un cinema ubicato in zona “losca” bolognese, quando ero lì a sbocciare nelle prime nostalgie “adulte”, quindi già necessità di qualche pastiglia antidepressione per ammortizzare i cavalcanti umori instabili.Mi rispecchio nel suo personaggio, misantropo invero amante della vita in ogni sfaccettatura.
    Un Uomo maiuscolo, letterato e coltissimo, di sensibilità prodigiosa che “assume” una forma antropomorfa di misantropie per sfuggire al suo troppo sentire.

    Così, inizia a ergere un muro, un fortilizio attorno a sé, fingendo (male) di disprezzare tutti.

    Per colpa, o per fortuna di eventi imprevisti, riscoprirà il Cuore che aveva gettato nella spazzatura dei suoi romanzetti mielosi in caccia di facili vendite pur non svendendosi a donne “(s)offerenti”.
    Maniacale, compulsivo, sempre sull’orlo di crisi di nervi, un flawless imperfettissimo, come tutti.

    A rivelargli la sua vera e “sedata” umanità, o “immunità” ai sentimenti adombrati, una Donna che lo stuzzicherà…, un omosessuale che odiava e a cui si lega amichevolmente dopo tante scaramucce, ma soprattutto un (in)fedele cane a fargli le “fusa”, in quanto Jack non è orso ma un gatto bisognoso di coccole.

    Capolavoro.

  2. Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975)
    Di pazzi è pieno il Mondo. In Parlamento, eleggono i quorum ma dove son finiti i cuoricini dei folli?
    La folla inveisce e s’accapiglia. I sani vengon sbattuti alla neuro…, i cretini ballano e scherzano, coperti dall’apparenza che va di moda. Qui, Jack è onesto, non ama lavorare.
    Gli altri detestano l’ufficio, compromesso per i repressi che però serve per “asservire” le donne e poi invitarle a cenette “romantiche” dietro (f)lauti pagamenti ove possono esibire i “fruscianti” al fin che lei capitombolerà nella “Tomb(ol)a”.Egli, il Jack (vincente o perdente sta a voi…, non giudicatelo!) non sta alle regole ipocrite.
    A costo di lobotomizzarsi “(in)coscientemente”.

    Imbrogli, casini, puttane più pulite delle impiegatine statali, fughe, cerotti, barzellette sporche, spari nella Notte.

    Insomma, fottetevi ‘sto film e ficcatevelo tutti in culo.

    Jack sa.

    E se non lo ami, non vali un cazzo. Che cazzo vivi? A fare?

    Ma che facciamo? Sfacciato!

    Quella è fatta ma bisogna, subito, rifarsela.

    Ma vai a fartelo dare, dai dai.

  3. Shining (1980)
    Lui è senza bisogno di presentazioni e curriculum.

Orrore!


17 Apr

Horror, mio albero graffiante nel “dolce” castigo delle coscienze lorde!

Case indemoniate, “corroborate” di fantasmi maliziosi, birichini su “spie” dall’occhio “guglia”, arroccati nella frenesia del canto e della catarsi melodica incastonata a catarsi “tenebrosa”.
Giocosi per leggiadrie bardate di soave trasparenza al lor Cuore “rauco” come sigarette aspirate in una Notte ballerina, ispida d’umori cangianti nelle morte aridità della “morale” castità.
Spettinati su “abiti” da teschi, colgon la Donna quando, addolcita dalle gocce d’acqua roventissima, è “ruffiana” alla sua chioma presto nel dissolverci d’inerpicati amplessi arricciati.
Si divora nel mio viverle d’anfibio predatore, e lecca il pene mio con evanescenza femmina più di superbia.
Si sdraia, “annerita”, sudat’ancor ‘amante d’amplesso “ocra” tra le ali del mio corvo guascone, punitore e a Lei candore nelle libertà di passioni!

Le vicissitudini di un Uomo dal carisma wonder con increspature d’aguzzi scogli nelle primavere sue d’apollineo fra polline sociale, misantropo alla Kubrick

Scontri, carri armati, cacciatorpediniere, chi pedina anche i pedoni delle strisce pedonali, chi striscia, chi è uno struscio con far da (s)truzzo, gonne, semi-anche, sceme, “crema della crema”, animali in naftalina, nautici, volatili di schiamazzi, matti da legare pur se hanno i legamenti slegati da troppa “ginnastica mentale”, catatonia, il Tonno di Pinocchio, i finocchi a “condire” l’insalatiera delle accidie acidissime, l’olio della “massaggiatrice”, natica, sommergibili, un sonnambulo che prega solo di morire, almeno riposerà “in peace”, Obama “in pigiama”, Hefnernudo in copertina, Al Pacino al Tevere, i tranvieri cantano e, tra le ferrovie, tutto è un tram(polino-che polli!) di lancio per il suicidio di massa da “Playboy” del cazzo!

Afferro il triciclo nel mio Overlook Hotel, ingrano la quinta del “senza misura” di Jack Nicholson, un pensionato ancora per le “maggiorate”, mi reco al bar gestito dal maggiordomo assassino e gl’infilo un gin nel culino.
“Sorvolando” poi con una dama che preferisce giocare a “scacchi” nel “tanga” d’un nero “fantino”.
Tango & Cash!

Fiero del mio alfiere, m’arrocco nel “bianco” bagno, ove pulisco appunto il cesso come il Joker Matthew Modine, in canottiera lisa senza le danze al “liscio” dei caporali full metal jacket.
Incito Ermey a essere Bruce Lee. Ché non tormenti le palle… di lardo. Gliele stritolo, e latra, mentre gli altri compagni, russi di vodka, accorron nella latrina e lo lancian contro la vetrata, sostenendomi per il defenestrare il suo mostro. Siamo anarchici Batman! E il pipistrello cattivo non farà… la pipì con noi, ma volerà nel nido del cuculo!

Al che, becchiamo Tom Cruise nel “vespasiano” con Bruno, mentre discutono furbacchioni dei loro Eyes Wide Shut porta a porta.
La sodomia c’è tutta. Un ovvio Oblivion degli oblii. Meglio guardarla… dall’oblò.
Nessun obolo, al massimo bollirla.

Nessun obbligo, vivo al minimo sindacale, e come mi “tira!”.

Questo racconto non ha capo né coda, non c’è storia, né svolgimento.
Però tua sorella non me “la” racconta “corto”.

Dimenticanze, “evirazioni” neonatali

Ho dimenticato il cel. da un mio amico. Niente d’’irreparabile. Fra l’altro, guaio peggiore, ho scordato l’uccello al reparto dei neonati. Ora, ho 33 anni, qualche infermiera potrebbe restituirmelo?

Grazie, può lasciarlo nella “buchetta”.

Che senso ha? Del cazzo. Come pretendo sempre.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. I falchi della notte (1980)
  2. Blade Runner (1982)
  3. Halloween. The Beginning (2007)
  4. La casa (1982)
  5. Le Streghe di Salem (2012)
  6. Shining (1980)
  7. Stand Up Guys (2012)
    Tiriamoci su.
    Se li tirassi giù, sarebbe meglio. Altrimenti, in mezzo alle mutande invecchierà. Fidati.

Genius-Pop

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