I social e Facebook sono strumenti che distorcono la realtà e la gente “bluffa” dietro profili falsi? Secondo me è spesso il contrario, è la realtà falsa e troia a ingannare

07 Aug

Stephen King

Una delle grosse panzane e dicerie, che fa tanto felici i sociologi e gli psicologi della mutua, i quali par non vedano l’ora di poter demonizzare i social, additandoli come prodotto avariato di una società allo sbando e “senza valori”, è quella secondo cui Facebook sia ingannevole. Perché la gente, nascondendosi dietro profili falsi, può dunque bluffare e raggirare il prossimo, turlupinarlo e fargli credere cose assurde.

Sì, è così, infatti. Ma per gli idioti. Che raccontano frottole sul loro conto, si professano professori quando invece hanno appena la quinta elementare, e si spacciano per chissà chi. A vanto della loro pochezza, soprattutto morale e dell’oscena distorsione che praticano in particolar modo su loro stessi, nel contraffare la loro dignità per qualche Mi piace in più.

Sì, avrei da raccontarvene. Gente che scrive di aver frequentato le università più prestigiose, di possedere titoli accademici altissimi, che invero è moralmente, appunto, abietta, bugiarda, mentitrice e dunque “meretrice” su tutto.

Una settimana fa, ad esempio, mi contatta una ragazza. Mi chiede, come si suol dire, l’amicizia. Io ci vado sempre piano… al che, prima di concedergliela, scruto tra le sue foto per notare se gatta ci covava.

Mi sembrava, onestamente, un profilo vero. Una ragazza simpatica con tante foto di lei in compagnia di amici e amiche. E col suo gatto mentre lo massaggiava fra un risotto e un piatto d’insalata.

Ok, amicizia accettata.

Lei comincia dunque a scrivermi:

– Ciao.

– Ciao.

– Posso conoscerti?

– Conoscere ha un significato ampio e diversificato. Sì, possiamo scambiare due chiacchiere. Scusa, mi hai scovato nel Trova Amici? Sì? E perché mi hai inviato l’amicizia?

– Ho visto, per caso, un paio di tue foto. Mi sembri un tipo in gamba. E poi anche una brava persona.

– Brava persona… da cosa l’hai dedotto? Perché nel mio profilo non ci sono foto di me con un’ascia che sgozzo la gente? E, se ci sono, quello non sono io. È Michael Myers di uno dei miei film preferiti, Halloween.  Sì, comunque a conti fatti, sono bravo. Non vado però a messa la Domenica, qualche volta, se i miei ormoni non “ci stanno dentro”, mi faccio qualche seghina, ah ah, sempre che non possa “usufruire” della materia prima, non sono ricco come Berlusconi, quindi non sono corrotto perché la gente troppo ricca, fidati, o è Zuckerberg, che ha avuto l’idea geniale che ha sistemato lui e le sue tremila generazioni a vita, oppure ha delitto. Delitto non sta qua infatti per uomo derelitto e neppure per sinonimo di reato. Delitto, non molti lo sanno anche se hanno la cattedra alla Bocconi del cazzo, è il participio passato di delinquere. Che comunque è pur sempre un crimine.

Sì, Berlusconi delinquette. Delinquette è la terza persona singolare del passato remoto. Word vi darà errore perché “delinque” di approssimazione. E dunque Berlusconi è un delinquente. Che, in quanto uomo che ha delitto, e qui torniamo al passato prossimo, prossimo poiché abbastanza recente, si è fatto soldi a palate. E col suo potere corruppe tante donnette. Godendo di molti diletti e, traviato, debosciato, degenerato, scopò ogni zoccola “legalmente” di letto in maniera sghemba fra le gambe eppur mai troppo diretto, per sviare la legge sulla prostituzione minorile. Altrimenti, sarebbe stato inculato per direttissima.

Sì, un chirurgo può avere tanti soldi ma non così tanti da averne così tante…

Perché il chirurgo non ha delitto. E soprattutto, a differenza di Berlusconi, poco retto, che pagò avvocati e giudici, non ha “diritto”.

Sì, sono una brava persona anche se non navigo nell’oro.

Ho scritto molti libri ma non guadagno come Stephen King. Peraltro, se in uno dei miei libri, scrivo che in quella cittadina c’è il clown di Pennywise, interviene il centro di salute mentale per appurare se sono schizofrenico. Se lo scrive, come già in maniera celeberrima, lo scrisse King, ci fanno un sacco di film. E lui guadagna dieci volte di più coi diritti d’autore.

Va be’…

Sì, sono una brava persona. Ma non sono ancora “sistemato”. Sistemato nella nostra società equivale a non credere più nella forza della poesia e dell’immaginazione ma lavorare in comune. Parlare di Calcio per otto ore coi colleghi fantozziani, fingendo di svolgere le “pratiche”, e guardare di sottecchi il culo della segretaria del “capo”. Sì, la gente sistemata sta “bene”. Dei morti in vacanza…

Sì, sono un bravo ragazzo, non faccio parte della mafia ma mi piace Goodfellas.

– Ottimo, lo sapevo che eri una brava persona. Intuito femminile. Io sono una parrucchiera per uomini. Vieni a fare lo “shampoo” da me?

– Lo shampoo da te che vuol dire?

– Ecco, io ora apro la cam e te ne do un “(m)assaggio”. Me la rado tutta in diretta. Tu guarda. Se ti piace, passiamo a cose più “sostanziose” e reali. Sappi che appena accendo la cam, mi devi dare 50 Euro ogni 30 secondi. Ci stai?

– Sì, ci sto. Adesso chiamo la polizia postale e t’inculeranno loro. Dandoti una bella sciacquata e lavata di cap(r)a. Bagascia!

 

Questo per dire che siamo pieni di porci e porcelline… e io non ci sto!

Facebook è ingannevole per le puttane, per chi non ha niente da nascondere, no, non lo è. Anzi. Dai suoi scritti, dalle sue foto e dai suoi post, viene fuori tutta la splendida verità su una persona.

Ed è in questo caso che la realtà è più ingannevole di questo “tipo” di Facebook. Facebook, se ben usato, permette di stringere amicizie vere, è la realtà spesso stronza, ove se non indossi la maschera sociale e ti attieni alle etichette più farisee, vieni maltrattato, deriso superficialmente e “bannato”. Un macello.

 

Io vi benedico, figlioli e figliuole.

 

 

di Stefano Falotico

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