Basta un attimo e, dalla rabbia alla Charles Bukowski, passi a Il metodo Kominsky con Michael Douglas e dire che volevo scoparmi Valérie Kaprisky

13 Nov
THE KOMINSKY METHOD

THE KOMINSKY METHOD

La femme publique [1984]

Sì, questa Kaprisky mi rendeva un uomo d’inconfessabile capriccio. Sì, bellissima, sodamente ignuda, sfrontatamente troia nel poster de La Femme Publique.

Il regista Andrzej Żuławski è uno che nella vita ha avuto non solo un culo pazzesco, bensì due. Sì, si scopava sia la Kaprisky che Sophie Marceau, altra passerona inaudita adesso imbruttitasi.

Ah, ma quel tempo delle mele rendeva ogni uomo un ingordo del miele…

Di mio, ricordo quando, anni fa, in pieni tormenti post-adolescenziali, mi riconoscevo nelle rabbie di Charles Bukowski e, di notte, al plenilunio ululavo i miei ardori, uscendo di casa mentre la gente dormiva e spogliandomi in mezzo alla piazzetta del centro commerciale. Con la fontana limitrofa che accompagnava i miei tormenti carnali nello zampillante tintinnio suo acqueo misto al portentoso mio fluido corporeo donato alla pavimentazione che, bagnata dalla cascata del mio spruzzarle l’acme dei miei ripetuti, esagitati orgasmi, mi ringraziava. Sì, erano mesi di siccità e la siccità provocava crepe fra le piastrelle. Che, disgiunte le une dalle altre, non potevano incastrarsi a piacimento, pietrificate dall’arida solitudine delle loro sterili solidità inconsistenti.

Ah, la mia non fu stolidità ma scostumatezza di gran ilarità. Di beata, fottuta immoralità.

Ah ah. Sì, attimi di sconsiderata impudicizia svergognata. Giunse sul luogo la polizia perché uno, dalla finestra, assistendo a questo “spogliatoio” inverecondo, anziché chiamare la neuro, elevò in grido un tifo bestiale per spronarmi a una maggiore, ancor più imbarazzante masturbazione immonda.

Svegliò tutto il vicinato che, ammirato dai miei impuri, dunque purissimi atti ero(t)ici, fu anch’esso indotto in tentazione. E a ruota libera tutti gli abitanti del quartiere scesero in istrada, denudando ogni loro finto pudore e cantando alla luna i loro promiscui, selvaggi amori lisci… con soavi, stuzzicanti odori poco san(t)i.

Sì, col promiscuo ci sta il liscio, senti che assonanza di ritmo. Pigliatelo!

Accorse perciò la polizia, allertata da questo fracasso per colpa di una bigotta di merda.

Ma la polizia, anziché arrestarci tutti, suonò altre sirene. E, in questo ululante amplesso collettivo, qualcuno osò, fra l’osé, dire:

– Ecco, Falotico ci ha dimostrato ancora una volta come bisogna amarsi per amarci tutti. Abbasso questo lavoro che ci schiavizza in vite inculate, trombiamo i fascisti, ficchiamoli fra le sbarre, fottiamoci!

– Che la pace sia con te. E con il tuo spirito del cazzo, sì, del tuo magnifico cazzo – disse una donna prima di possedere suo marito in piazza nella puzza profumata di tal orgia belluina e pazza, rifulgente di cotantissima beltà (s)venente.

– Dammela con qualità e poi ne fotterò altre in gran quantità- rispose il marito infervorato e poco modesto.

 

Finita che fu la schifezza stupenda, ognuno tornò nelle proprie (di)more e in piena notte ordinò pizze capricciose perché anche il pizzaiolo aveva fatto lo straordinario…

 

Voi davvero credete a tutte le stronzate che dico? Sì?

Ottimo.

 

 

 

di Stefano Falotico

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