Bestemmia del giorno, fino a un certo punto: il Cinema di Clint Eastwood è superiore, per classe e sentimenti, a quello di Kubrick

07 Mar

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Come detto, mi son già espresso su questo misantropo sovrastimato che è stato Kubrick.

So che fa figo dire che Kubrick è il meglio. Stilisticamente impeccabile, eccentrico, visionario, avanguardistico e cinico come siete voi.

A me è parso sempre un mezzo panzone pieno di fobie. Non guidava la macchina perché aveva paura d’impazzire durante la guida e si faceva trasportare dall’autista. Se ne stava barricato nella villa a bere tè e a filosofeggiare, giorno e notte, puntualmente ostile verso l’umanità tutta, senz’eccezione alcuna, scolandosi semmai il vino e andando poi nel cortile a coltivar le ortiche. E giocando, di nascosto, con la sua oca.

Insomma, un orco pieno di sé, un trombone che sparava a zero su tutto. E l’unica cosa che gl’interessava era, in fin dei conti, morire con la nomea di genio.

In fondo, dei soldi che gli dava la Warner Bros non gliene poteva fregare di meno, a differenza di Nolan, a cui lo paragonate. Tanto, appunto, non sapeva che farsene e piuttosto li utilizzava per farsi abbonamenti alla tv via cavo dei canali a luci rosse. Sputtanando un patrimonio in seghe vere, non quelle mentali con cui s’è fottuto il cervello da quando, dopo il primo film, qualche critico gli ha detto che era un genio e lui, per non tradire le aspettative, s’è imbrodato nella misantropia più autoreferenziale che, come scritto, secondo il vostro modo bacato di ragionare, rende l’uomo affascinante ed elevato.

I suoi film sono algidi, freddissimi, la sua è la poetica di uno che stava male e vomitava cerebrale i suoi dolori di pancia ombelicali. Sublimando ogni sesquipedale malessere nella tronfia prosopopea finto-altolocata da depresso incurabile.

I suoi film sono tutti pamphlet e grosse metafore sull’uomo e le sue scelleratezze. Arancia meccanica è un capolavoro assoluto e ha centrato appieno il bersaglio, con la sua letale mescolanza di satira cupamente macabra, col suo umorismo nero, terribile e dolente, con la sua requisitoria significativamente violenta, un j’accuse tremendo contro un mondo più violento, appunto, di Alex. Che, non perdonandogli lo scempio da lui commesso, lo stupra mille volte di più in maniera meno carnale ma più lobotomizzante, distruggendogli la coscienza completamente.

Un film radicale, nettissimo, un manifesto politico ineludibile. Ove Kubrick, senza mezzi termini, ha denunciato con straordinario coraggio lo schifo del mondo. Senza sottilizzare troppo in panegirici e buonismi consolatori.

Tutto il resto è sinceramente robetta. Ma il tema di fondo è sempre quello. 2001 vorrebbe essere un film che, mascherandosi da fantascienza, ha avuto l’assurda presunzione di riprodurre Nietzsche sul grande schermo. Come per dirci, sai che roba, che il super-uomo altri non è che un feto galleggiante, uno Starman carpenteriano.

E, fra l’altro, Dark Star… mi pare decisamente superiore. Sì, è venuto dopo. E tu invece non sei venuto neanche una volta.

Barry Lindon? Leggetevi un libro di Paolo Crepet sulla mediocre, malsana educazione genitoriale e capirete che Paolo guadagna soldi a iosa, campando sui significati reconditi e psicanalitici di questo film propedeutico e pedagogico. Mentre Kubrick, avendo paura di non essere un buon padre, anziché rivolgersi a qualche pediatra, ha esorcizzato nella sua pellicola ogni sua colpa genitoriale. Dilatando poi quest’esorcizzazione spaventosa, quasi da Rosemary’s Baby, nell’immedesimarsi in Jack di Shining.

Sì, Kubrick era pieno di paure. E la sera, prima di andare a letto, davanti allo specchio si domandava:

– E se domani impazzissi e sterminassi la mia famiglia? Ah, è uscito questo libro di Stephen King. Ora me lo accatto.

 

Quindi, dopo averlo letto, pensava:

– Adesso ci cavo un film. Ma sì. Questo fa al caso mio.

 

E quell’altro? Full Metal Jacket? Sempre la solita solfa. Gli uomini sono bastardi, è tutta una guerra e un gioco al massacro.

Sì. E quindi? Ha scoperto l’acqua calda.

Per non parlare di quell’altro film “psicologico” per coppie in crisi, Eyes Wide Shut.

Sicuramente meglio Mariti e mogli di Woody Allen. Almeno Allen allenta la tensione drammatica con qualche battuta. Sdrammatizza le cause di divorzio. Mette pepe alle corna.

 

Quindi, non voglio più sentire puttanate.

Sono vent’anni che è morto Stanley?

Ottimo, direi. Se non nasceva era tanto di guadagnato. Ci ha solo ammorbato!

Ah ah.

 

Sì, voi non dovete credere sempre a tutte le stronzate che dico.

Le mie sono freddure eastwoodiane.

Come questa:

La casa di Jack del von Trier è in realtà il remake di Shining. Un rifacimento sui generis ancora più egomaniaco, autocentrato, solipsista e narcisista del Kubrick del cazzo e dei suoi tiramenti di culo.

 

Voi mi prenderete anche per pazzo e scemo. E a me non sbatte una minchia.

Perché come dice Clint:

le opinioni sono come le palle: ognuno ha le sue.

Quindi, pigliatevi le vostre bagasce e fuori dai coglioni.

E poi scusate. Vogliamo mettere la faccia da bambagione di Stanley col Clint? Suvvia, mi pare ovvio che non ci siano paragoni.

Sarebbe come dire che Woody Allen è più figo di Alain Delon poiché è più intellettuale di Alain.

E la sua testa è migliore di quella del francesone. La testa…

Al che Massimo Troisi risponderebbe così: sì, certamente…

Molte donne purtroppo sono convinte di questa scemenza.

– Il mio uomo ideale è Woody Allen. Geniale, spiritoso, autoironico, iper-creativo, stimolante.

 

E Clint risponderebbe al solito tagliente…

– Sullo stimolante avrei dei dubbi, comunque.

 

di Stefano Falotico

 

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