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Spesso, sono meglio un panino di Burger King e le patate fritte col ketchup rispetto alla vita normale, meglio Her a lei, meglio Stallone di Rambo agli stalloni italiani…


29 Jan

stallone rambo

Sì, col passare del tempo, ho constatato che il mio costato è oramai trafitto in modo insanabile, il mio fegato non è però amaro e pensai, povero illuso, che amare corrispondesse a un infinito bello, non pentecostale né lurido ma puro. Limpido come il giuramento struggente di amabili due promessi sposi, non solo Renzo e Lucia, dinanzi all’altare, speriamo non della fascistica Patria. Finché morte non vi separi… alcuni si amano così tanto che, spolpati dalla gelosia, si sparano. Leggiamo sulla cronaca nerissima, ogni santo giorno poco sano, in verità vi dico cupissimo, di giovani amanti, fidanzati e sposi che si trucidano per colpa di corna assai più piccole di quelle di Lucifero. Perfino si scornano, si scocciano, si scorano e delle cos(c)e belle si scordano. Sì, molta gente si sposa, dopo essersi già accoppiata. Poi si accoppa. E allora forse aveva ragione Al Pacino di Scent of a Woman quando, rattristato e tumefatto nell’animo, più vedente la realtà in maniera lucida rispetto alla gente non cieca, bensì miope, bigotta e ipocrita che giudica e va giudea in chiesa per poi rinnegare ogni credo predicato e in modo fariseo (mal) praticato, sottomettendosi al dio danaro e desiderando non la donna d’altri poiché soventemente è più brutta della propria, bensì sconfessandosi maleficamente in maniera melliflua e mefistofelica, in modo viscidamente serpentesco, ecco, sì… Al ne ebbe ben donde ad adontarsi, non soltanto nella vista totalmente adombrandosi.

Poiché, accecato dallo squallore quotidiano degli ilici, preferì essere uno psichico piuttosto che accettare il piattume e il pattume d’una realtà giornaliera afflitta dal perpetuo, irredimibile vuoto pneumatico più fake d’una vecchia lira distrutta non solo dall’Euro, pure spodestata dalla Brexit.

In Inghilterra credono alla regina? Sì, in quasi tutto il mondo credono a un dio monoteista. Non so se siano peggio i Queen, no, se lo sia la Queen o un Padreterno inventato di sana pianta, in modo solipsistico, da gente più impresentabile di Babbo Natale.

Oh, lasciatemi delirare, lasciate che io non mi divinizzi a immagine e somiglianza della Provvidenza, lasciate che io mi “deniri” in Being Flynn. Sì, sono il Charles Dickens italiano misto a Mark Twain che, a differenza però di De Niro nel succitato film di Paul Weitz, non abbisogna della cristiana carità, non necessita della Caritas e, ai deleteri, ignorantissimi tutor della sociale previdenza, preferisce leggere Another Bullshit Night in Suck City.

Sì, ebbi ampiamente ragione io a non soccombere a una normale vita adattatasi alla mia età anagrafica, disconoscendomi anzitempo dai miei coetanei già facinorosamente carnali e immondi, (mal)educati da genitori falliti e fallaci a reiterare il culto eternamente generazionale del penoso, patetico, lento eppur putrescente, pian piano ingrigirsi, illudendosi di essere piacenti e indulgenti secondo il totemico, inscalfibile moto continuo del crescere comune e del viver sani e “bulli”. Sì, molti ragazzi ebbero le palle come Michael Beck de I guerrieri della notte, poi crebbero, ah ah, sì, incontrando una mig… ta come Mercy/Deborah Gaye Van Valkenburgh e, probabilmente, sarebbe stato meglio se avessero perso il treno, la metro in quella notte di sudori freddi… Sì, Warriors di Walter Hill è un capolavoro ma il suo finale non m’è mai piaciuto. È triste quasi quanto il finale di This Must Be the Place. Fatemi capire bene, anzi, fammi capire… Paolo Sorrentino, sciocchino. Sean Penn, ex storico di Madonna e di altre fig… e ella vergine santissima, nient’affatto virginali, in tale film è uguale a Robert Smith, non ama una come Amber Smith ma è sposato con Frances McDormand. La quale non è propriamente una dea greca o Miss Universo, cioè una velina cretina. È un “gran pagliaccio” che non ha mai rifiutato la sua immagine allo specchio in quanto derivatagli dal suo complesso vissuto, dal traumatico passato ereditatogli. Dunque, a mo’ di tragedia greca da Eschilo o partorita, di aborto, da altri filosofi teoretici semi-ellenici e molto poco concreti come il materico, sostanzioso Epicuro, al nazista fa il culo e integralmente lo denuda. Al che, avvenuta la catarsi, di sé diventa sicuro dopo essere stato nell’animo assai scuro. E avviene anche il cambiamento del look. Cosicché, da rockstar amante del suo essere nudo e crudo, forse metaforicamente “nude” glamour, si taglia il bulbo dal parrucchiere alleato dei capelli, Jean Louis David, compiacendo sua madre pazza che lo voleva medico o avvocato, piacendo perciò a ogni Scarlett Johansson. Donna praticante, in Under the Skin, una specie di boudoir da Cinema radicalchic.

Ecco, la donna più bella e affascinante avuta da Sean Penn è stata Shannon Costello. Mrs. nessuna. Slanciata, adoratrice del jogging, dal lato b sodo e tornito, sicuramente meno ricca della cantante Jewel e meno raccomandata di Leila George, figlia di palla di lardo di Full Metal Jacket.

Ora, molte persone credono fermamente che sarà presto annunciato il nuovo mistero di Fatima. Quale? Il mistero secondo cui Vincent D’Onofrio fece all’amore con Greta Scacchi? Sono dei poveracci da Lourdes, da Medjugorie, uomini e donne da pane e cicoria, uomini e donne non bellamente ambigui come la Gioconda al Louvre. Sì, l’ambiguità di Cheyenne, pre-revenge, del film di Sorrentino, era più figa di Charlize Theron.

Una che, comunque, a mio avviso non è un granché. Ho sempre preferito infatti una donna à la Monster piuttosto che una donna ambiziosa e sciroccata adatta solo a un coglione bellimbusto come Keanu Reeves de L’avvocato del diavolo. Scusate, per questa mia stro… ta, voleste farmi causa o bruciarmi la casa? Ve lo dissi, ho le corna in testa. Se vi azzarderete a citarmi in giudizio universale, contatterò subito Gesù de Il vangelo secondo Matteo e comprenderete che siete più bugiardi di Willem Dafoe de L’ultima tentazione di Cristo. Come no? Sognate la Theron ma debbo dirvi la veritas. Questa qua è una che vuole i soldi, gli Oscar, cinquemila ville a Beverly Hills e pure tutti gli uomini del mondo. Ce la farete a starle dietro o devo immantinente affidarla a qualche Silvio Berlusconi? No, chiariamoci su quest’aspetto, è di basilare e imprescindibile rilevanza. Roba da rotocalco delle falsità di d’Urso Barbara. Amici, le donne innamorate di voi vi vorranno solo per loro. Quindi vi accalappieranno, vi castreranno e vi sistemeranno non solo per le feste. Sarà un festino! Ah, poi rimpiangerete i tempi in cui potevate guardare nei giorni feriali, non solo nei festivi, un film in santa pace, un film spirituale e delirante di Jodorowsky senza spappolarvi l’intestino, in quanto ora penate, sì, pensate che nell’altra stanza lei stia intanto ammirando una pellicola porno con un attore dotato… di miliardi che la soddisferebbe di gioielli e Svarovski. Sì, Sean Penn era godibile quando frequentava Charles Bukowski. Per Mystic River vinse l’Oscar. Il personaggio di sua figlia, in tale film di Clint Eastwood, viene assassinata e stuprata dopo che, al calar della sera, diede al padre Penn/Jimmy Markum un bacio affettuoso. Mah, secondo me l’attrice che interpreta questo ruolo, ovvero Emmy Rossum, avrebbe dato volentieri qualcos’altro a Penn. La Rossum è del 1986, Mystic River del 2003. Azz, no, scusate. Aveva quindi diciassette anni. Sarebbe rimasta scioccata a vita come Tim Robbins, o no? Sean Penn, autore di Lupo solitario… sì, il lupus in fabula perde il pelo ma non il vizio. Sean Penn di Vittime di guerra docet. Porco era e tale è rimasto anche quando rubò l’Oscar a Mickey Rourke di The Wrestler. Vincendo con Milk!? Al solito, per via del mio carattere irascibile da Sean Penn di Accordi e disaccordi, litigo con tutti e tutte. Sì, basta con Jennifer Lopez e le U-Turn. Non facciamone una tragedia. La mia vita è peggio, è l‘incarnazione di una commedia. Comunque, ai De Niro di Joker, preferisco Rupert Pupkin, Travis Bickle e Max Cady. Sì, siete come Fantozzi contro tutti… Al ventunesimo del secondo tempo, avete capito chi sono. Complimenti, però. Io ancora devo capire perché le patate di McDonald’s fanno schifo al cazzo.

Forse, sono delle zoc… le come Linda Cardellini di The Founder. Non lo so. Di mio, non soffrii di melanconia né di ipocondria. Soffro ancora di atimia, di apatia e così sia. Se non vi sta bene, fatevi Emmy Rossum. Ora potete farle il culo, è maggiorenne. Se volete farlo a me, riguardate Rambo e poi ne riparliamo. Insomma, morale della fava, no, favola. Avete capito chi sono io ma non avete ancora capito chi siete voi.

Non importa, se ve lo spiegassi, vorreste ugualmente farmi il culo.

 

di Stefano Falotico

 

Com’è bello essere The Punisher e JOKER. Fuori i vecchi, i figli ballano, non vi lascerò come Elias Koteas de La sottile linea rossa


10 Jul

Maria+Sharapova+2014+French+Open+Day+Fifteen+ckAXvA3MPZ8l

Eh sì, vi ricordate cosa disse il capitano Staros/Elias Koteas nel masterpiece di Terrence Malick par excellence? Ovvero, The Thin Red Line?

Eh sì, pusillanimi, voi non avete più memoria di quando io fui più romantico di Richard Gere de I giorni del cielo.

Sì, siate folli, siate affamati, sostenne Steve Jobs. La rabbia giovane!

Siate pasoliniani. Attenzione, però, non citate Pier Paolo solamente quando una strafiga alla Olga Kurylenko di To the Wonder non ve la dà.

Allora, vi consolate, riguardando semmai tutte le palline, no, le registrazioni da (s)battuti sulla terra rossa, a mo’ di Roland Garros, della bionda tennista più sexy di sempre. Vale a dire Maria Sharapova.

Sì, Maria fu ed è ancora talmente bella, sebbene sia ritirata ma di brutto ancora a tutti lo (s)tira, da poter condurre un uomo alla pazzia. Io esagererei… direi tutti. Senz’eccezione alcuna, come si suol dire!

Al che, sapendo che è irraggiungibile, è meglio fare forse il soldato semplice Ben Chaplin, figlio dell’interprete e regista storico de Il monello.

Lo so, non mi fottete. Avete un onore da difendere. Al che, piuttosto di essere sinceri, dicendo che farete i disertori del “Grande Slam”, piuttosto di ammettere che molto v’attizzano i film di Tinto Brass e soprattutto Monella poiché, come appena sopra dettovi, vi tira l’uc… o, come dicono a Bologna, fate i preti a tiramento di culo. I sergenti istruttori. Tirandovela da educatori e da pedagoghi sapientoni!

Ma siete soltanto come il dottor Balanzone, miei panzoni! A voi basta solamente un piatto di tortelloni!

Sì, a Bologna dicono… Quando uno perde la testa. Forse pure qualcos’altro. Quando, cioè, esasperato e schizzato…, compie qualche marachella, miei uomini di Napoli come Pulcinella, miei pulcini come Arlecchino, oh sì, miei burattini veramente lecchini:

– Ma che fai? Sei impazzito? Ti dà ti volta il cervello? Ma che ti tira il culo?

 

Oh, a me tira. Sarò forse Gigi Reder assieme a Lino Banfi di Vieni avanti cretino.

Ma se devo dirla tutta, i miei concittadini felsinei non furono mai moralmente impeccabili come Pasolini. Che poi… anche lui aveva i suoi “accattoni” per cui tirarlo…

Sì, vi conosco, bambagioni. Parafrasando, per l’appunto, Banfi.

Appena le cos(c)e vanno storte e non vi va dritto, no, non ve ne va dritta una, ecco che date di matto e di racchetta. Con colpi di rovescio ove tira il vento. Speriamo che il vento tiri, a mo’ di Quando la moglie va in vacanza, sotto la gonna della Sharapova in versione Marilyn Monroe.

Invece, la moglie del povero disgraziato Ben Chaplin de La sottile linea rossa, eh sì, so io con chi andò mentre lui era in guerra a farsi il mazzo e a combattere una guerra di trincea. Più che altro, per non patire pene… d’amore, se lo tranciò. Ah ah.

Al che un uomo, per sopperire al devastante bombardamento al fegato amaro più debilitante di una compressione psicofarmacologica a base di farmaci assai pesanti come l’Invega, deve riuscire ad amare anche un film inguardabile come Song to Song. Pura trascendenza, no, demenziale scemenza spacciata per genialata del cazzo, appunto.

La dovreste finire, vecchioni di una superata generazione di rimbambiti cafoni e oserei dire coglioni, eh sì, di sgridare i giovani. Dettando pazze istruzioni. Ma chi siete? Anzi, mi correggo, anche vi scoreggio. Credete di essere Robert Duvall di Apocalypse Now?

E ne vogliamo parlare anche di quelli a cui, empaticamente e con enorme pudicizia stimabile ed amabile, confidi qualcosa di più intimo di un boxer e ti rispondono: oh, sarà matto Duvall, certo, ma anche te… fai venir’ du’ pal’…

Anzi, ti dicono esattamente questo: mi stai facendo girare le palline più della Sharapova.

Perché mai, per esempio, detestate il cantante factotum, forse strafatto, Fedez in quanto è un viziato, consigliando invece di adorare il già morto David Bowie? Checché se ne dica, sì, era il Duca Bianco e le sue canzoni toccarono apici più alti del monte Everest ma, diciamocela, anche lui non scherzava, era un drogato marcio.

Fedez piace perché la nostra è una generazione d’idioti. Sì, lo è. Come giovani uomini, va detto senza vergogna né pudore, non valiamo una minchia. Neppure un centimetro del visone… di Chara Ferragni.

Non avremo mai la pelliccia, non potremmo mai curare le nostre ferite dell’anima con una pasticca né ci salveremo se, tagliandoci i polsi, disinfetteremo le palle, no, la pelle con una piccola penicillina. Non avremo la Ferrari, neanche l’omonima Isabella, attrice che comunque, secondo me, è un cesso. Non guideremo come Al Pacino di Scent of a Woman. Ah ah.

Perché, come dicono sempre a Bologna, non abbiamo i “marroni” per recitare in un film di David Cronenberg come Elias Koteas di Crash.

Siamo più “pericolosi” di lui. Eh eh.

Ma ne vogliamo comunque parlare dei cosiddetti, autodefinitisi pateticamente adulti tromboni?

Io so benissimo che, di notte, parlano allo specchio. Da soli. Da veri bruciati vivi che mentono alla loro coscienza pur di non ammettere che sarebbero da manicomio criminale. Sì, parlano con Elias Koteas di Shutter Island. Ah ah.

Sono pure peggio di Michelle Williams. Sempre di Shutter Island. Almeno, il personaggio di Michelle era una troia. Ma che cazzo voleva questa qui? Era sposata all’attore di Titanic ed era stata da lui inseminata. Che le saltò in testa? Perché mai lo inchiappettò, ammazzando i figli che avrebbe voluto Kate Winslet del film di Cameron? Pure quella di Revolutionary Road?! Non mi ricordo, Leo e Kate avevano dei figli in questa pellicola?

Mah, forse lo sa meglio di me quello sciroccato di Michael Shannon. Sì, di Take Shelter. Ché matto, non lo è/fu affatto. Lo sono/furono gli altri. Così come avviene in World Trade Center. Se non fosse stato per il suo intervento, a voglia Nic Cage ad avere le allucinazioni di Cristo, per la madonna!

Ma ne vogliamo parlare del finale di questa appena succitata cagata di Oliver Stone? Cioè, crolla(ro)no le Torri Gemelle, la gente fu arrostita e Nic Cage preparò la grigliata. E vai di cinematografica frittata! A me par(v)e proprio una stronzata, anzi, una porcata peggiore dell’infanticidio della Williams.

Comunque, Serena Williams lo prendeva sempre in culo dalla Sharapova. Quasi sempre. Qualche volta vinse lei. Anzi, spesso. Sì, Serena riuscì laddove molti uomini soltanto se la sognarono…

Sì, Serena la batté, sbattendosene da vera donna a cazzo duro. Chiaro, maschilisti e femministe?

Questi adulti facinorosi vollero ammazzare i loro figli più cari soltanto perché, come Icaro, questi ultimi ambirono ad elevarsi dal porcile generale di chi, da caporale, dettò regole più ferree e stronze di quelle impartite da Lee Ermey di Full Metal Jacket. Ma io sono Matthew Modine oppure Joker? Ah ah.

E quelli e quelle che danno del fallito al prossimo, definendolo misero, tapino e squallido?

Che hanno combinato nella loro vita “straordinaria” da poeti, san(t)i e navigatori? Se non propagare retorica a tutt’andare, se non andare a Teatro ad applaudire quattro imbalsamati da museo delle cere, forse più (s)mascherati dei loro stessi ceroni e cenoni di Capodanno da megadirettori galattici che sbertucciarono Fantozzi pur di ammantarsi della patente di gente colta e raffinata? Io sono Tony Montana! E me ne frego della contessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare.

Io ho scritto libri, io parlo di Cinema, io so amare e, come De Niro di Cape Fearfilosofeggio… anche meglio di voi. Gli psichiatri definirebbero quest’atteggiamento mio as piuttosto “sconclusionato e sconnesso”, circoscrivendolo entro la seguente definizione: delirio d’onnipotenza di natura “anormale”, forse da superdotato o da strepitoso ritardato, dovuto a una schizofrenica depressione bipolare… Sì, aggiungo io, di tu’ madre.

Ma come sono messi? Sono affetti da spaesamento. Vivono fuori dalla realtà. Illusi! Anzi, illusionisti. Non mi disilludono. Mentre Billy Russo di The Punisher definirebbe tutto ciò non epocale, bensì pensa… c’era da aspettarselo. E dire che Billy vi mise in guardia, poveri ignorantoni. Miei debosciati guardoni! Sospettosi spioni! Infingardi! Quello è il mio amico, sì, lo fummo. Prima che ci tradimmo a vicenda. E voi, poveri fottuti, desideraste che io finissi peggio di Leo DiCaprio di The Aviator e di Shutter Island.

Preparatevi. Perché fa(ccio) più paura di Stanley Kubrick!

Ecco, ragazzi… se penso alla mia adolescenza, non penso a niente. Poiché non ci fu. Dove cazzò andò non lo so. Comunque, fu sempre meglio di quella di quelli che pensa(ro)no di averla e, giunti alla loro età, non ricorda(ro)no neppure io chi sia, chi potevo essere, chi sarò. Sono il Falò. Ah ah.

Vai di allitterazioni, vai di ripetizioni, vai di calcioni al vostro culone!

Adesso, scusate, devo mangiare un Cucciolone!

E quell’altro che si auto-propugna uomo di falce e martello? Ma è solo una pugnetta.

Sì, come disse Andrea Roncato, bolognese d.o.c. (da non confondere col disturbo ossessivo-compulsivo), è un fallico, no, un fallito. Ci diamo, eh, col martellino…?

Finisco così. Perdonatemi se mi dilungai più di come voi, dinanzi a Maria, lo allunga(s)te. Ancora ve la tirate! Scusatemi, mi sono spinto troppo in là. La dottoressa Martelli di Bologna, a mio avviso, l’ha preso in quel posto.

Non dal marito, però. E dire che lui si dichiara/ò uno dei più grandi strizzacervelli del mondo.

Sì, non capisce cazzo. Nemmeno quella…

Ah ah.

Sì, le verità del mondo sono facilissime: se un uomo vede la Sharapova e dice solamente che è bella e che non è una figa in cui internarlo, lo sbattiamo subito al fresco e lo castriamo. Se dice così perché invece non vuole passare per maniaco sessuale, no, non è un depravato. Frocio, sì, però.

E io invece chi sono? Clint Eastwood di The Mule? No, lui è un dilettante. Ah ah.

di Stefano Falotico

 

phoenix joker

JOKER sarà da Oscar? Ma davvero Arthur Fleck è fan di Shannon Tweed?


06 Aug

vendetta shannon tweed

Inizio a scrivere questo pezzo alle 2 e 44 di oggi oramai avviato. Ovvero il 6 Agosto del 2019.

Ecco, non mi va più di scrivere nulla.

Vi lascio a questi due linkhttp://www.geniuspop.com/blog/index.php/2019/08/il-caso-thomas-crawford-mi-fa-un-baffo-sognai-per-anni-cindy-crawford-e-shannon-tweed-ma/

http://www.geniuspop.com/blog/index.php/2019/08/de-gustibus-non-disputandum-est-anche-se-i-miei-gusti-son-sempre-quelli-giusti-soprattutto-in-fatto-di-cinema-e-di-donne-tu-invece-sei-una-locuzione-vetusta-che-meriti-la-distruzione/

Soppeso alcune considerazioni e, dinanzi a me, si staglia il buio rischiarato da tale luna già sbiadita in un sole sbadato che le soffia addosso.

Se penso alla follia ch’è stata la mia vita, penso altresì che, dopo aver gustato a codesta tarda ora un gelato Cucciolone, potrei gettarmi anche giù dal balcone.

Tanto, come dice il grande Tom Cruise di Collateral…

ehi Max, un uomo sale sulla metropolitana qui a Los Angeles e muore.

Sì, se m’ammazzassi in questa notte d’inizio agosto, chi se ne fregherebbe di me?

Liquiderebbero la faccenda come fanno con quei titoli estremamente superficiali dei telegiornali di Mediaset:

ragazzo depresso non è riuscito a far fronte alla vita e ha deciso di farla finita. Fu in cura in un centro di salute mentale.

Sì, un epitaffio lapidario che, nella sua brevità sconvolgente, avrebbe sintetizzato schifosamente la mia vita in poche parole scarsamente esaustive.

Della serie… chi s’è visto s’è visto, condoglianze. Quando finisce il funerale? Suvvia, stasera devo andare a fare l’aperitivo. Si muove il prete a dare l’estrema unzione?

Che grandissimo film, Collateral. Lo vidi al Festival di Venezia del 2004. Non riuscii però, in quell’occasione ad avvistare Tom Cruise. Arrivai tardi all’imbarcadero. Ove gli attori scendono dai motoscafi-taxi per farsi fotografare, accedendo poi al Palazzo del Casinò ove tengono la conferenza stampa. Salendo poi sull’attico per il photocall.

Non lo vidi neppure in passerella perché la prima di Collateral, in Sala Grande, come sanno gli habitué del festival, si tiene mezz’ora prima della proiezione per il pubblico al PalaBiennale.

Anche in Sala Grande può accedere il pubblico, diciamo, normale. Cioè quello meno abbiente. Non c’è bisogno di essere dei vip per guardare il film nella stessa sala ove sono presenti il regista e gli attori principali.

In Sala Grande, ad esempio, ho visto tanti film, tanti attori. Che io mi ricordi… vidi dal vivo Sylvester Stallone e Ray Liotta di Cop Land, erano però assenti Harvey Keitel e Bob De Niro, vidi New Rose Hotel alla presenza di Abel Ferrara e Asia Argento. Assenti Christopher Walken e Willem Dafoe. In compenso, Abel e Asia, ubriachi marci, infatti a stento si reggevano in piedi, diedero spettacolo da morti viventi.

Ho visto Julianne Morre di Far from Heaven. Fu una visione meravigliosa. Lei indossava un vestito nero trasparente. Le si vedevano tutte le gambe e il suo culo immenso.

Ne vidi tante…, no, tanti.

Tom Cruise lo vidi, assieme a Nicole Kidman, per la prima mondiale di Eyes Wide Shut.

Federico Frusciante, su Facebook e nei suoi video, continua a sostenere che Tom sia un nano, non solo di statura, cinematograficamente parlando. Gli dà dell’incapace.

Ora, Tom Cruise non è un attore ai livelli di Marlon Brando ma dobbiamo essere sinceri. È un grande.

Soprattutto suoi due personaggi sono per me memorabili.

Il suo edonista-maschilista guru di Magnolia e, appunto, il suo Vincent di Collateral.

Come hanno fatto questi due uomini a ridursi così?

Il primo, Frank T.J. Mackey, ha sublimato i traumi, credendosi un dio del sesso. Poi alla fine crolla dinanzi a suo padre, uno stronzo che gli ha rovinato la vita, ma pur sempre suo padre. Un po’ come De Niro del Frankenstein di Branagh.

Vincent, a tre quarti di Collateral, sembra Paolo Crepet. Quando, nel silenzio e nel brusio della notte losangelina, confida a Jamie Foxx che i figli non hanno colpa se sono diventati le merde d’uomini che sono. È stata colpa dei genitori che hanno riversato le loro aspettative sui figli, caricandoli di troppe responsabilità quando forse i figli, non ancora coscienti della vita adulta, aderendo ai (dis)informativi precetti istituzionali dagli adulti impartiti loro, si sono lasciati condizionare malamente. Non rispettando le loro anime per non scontentare i padri e le madri, rinnegando le loro indoli nel castigarle pur di farli felici.

Genitori i quali, come Nick Nolte di Cape Fear, colpevolizzarono le adolescenze ribelli, ovattandole nell’ipocrisia, solamente perché temettero che i figli potessero soffrire quanto loro.

Agirono in buona fede, pensando di fare del bene. Invece, punitivi e troppo repressivi, frenarono gli istinti sanamente fiorenti dei loro figli più belli.

Mi ricordo che, verso i quindici anni, assunsi la fluoxetina.

Come esattamente sostiene Wikipedia: la Fluoxetina è un farmaco appartenente alla classe degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina utilizzato, al pari degli altri SSRI, per il trattamento di disturbi psichiatrici di varia natura come depressione maggiore, disturbi d’ansia (disturbi ossessivo-compulsivi e attacchi di panico) e bulimia; viene però sempre più utilizzato offlabel anche per altre patologie non prettamente psichiatriche come il disturbo disforico premestruale e l’eiaculazione precoce, solo per citarne alcune.

Sì, è vero. Ma come mai assunsi questo farmaco?

Ecco, mi ricordo che all’esplodere della mia adolescenza, cominciai a provare turbamenti superiori alla media. Sì, subito dopo le scuole medie.

Tante cazzate furono dette sul mio conto. Cioè che lasciai, a quei tempi, gli studi perché mi andò male un tema d’italiano. Dico, ma state scherzando?

Avevo nove in italiano. Piuttosto, quel luogo liceale di fighetti altolocati già così volgarmente marci dentro, con le loro continue allusioni di natura bulla a sfondo sessuale, mi costernò.

Da allora, divenni fan di Robert De Niro. Per me Taxi Driver fu illuminante.

Travis Bickle, quest’uomo che sparisce nel buio, che comincia a vedere la vita nella sua nudità sepolcrale, che respira i vagiti delle sue ipocondrie torbide.

Sopraggiunsero anche i miei deliri da lupo mannaro. Sì, tutti i film a tematica notturna mi eccitavano.

Si andava da I guerrieri della notte, appunto, di Walter Hill a Fuori orario sempre di Scorsese.

Ero una creatura a metà strada fra Giovanna d’Arco e Kevin Costner/Robin di Locksley.

Avevo disdegnato la compagnia dei miei coetanei, viziatissimi e corrotti come lo sceriffo di notte, ah ah, no, di Nottingham.

Al che, nel putiferio delle mie melanconie profonde, arrivò a casa mia una lettera da parte dello Stato secondo cui, a breve, mi sarei dovuto presentare all’esame di leva.

Sì, ora non c’è più la leva obbligatoria, io la feci.

In quei due giorni in caserma, m’affiliai a un tizio simpaticissimo. Fra una visita e l’altra, ovviamente, gli parlai di tutti i film con De Niro. Soprattutto di Sesso & potere. In quei giorni, questo film m’ossessionava.

Ah, nelle caserme ci sono i sergenti istruttori di Full Metal Jacket.

Ti spogliano e ti misurano le dimensioni del pene e controllano anche i peli dell’uovo, no, del culo come fanno con Alex di Arancia meccanica.

Sì, tutti i ragazzi entrano nello spogliatoio per essere presto loro stessi degli spogliat)o)i.

Cosicché, optai per il servizio civile. Io obietto sempre. Dinanzi ai guerrafondai pazzi e abietti, io mostro loro il poster de La sottile linea rossa.

M’assunsero in Cineteca. Arrivai che facevo pena. Ero infatti ancora afflitto da manie e cazzi vari.

Lì mi sbloccarono. In particolar modo un tizio, uno che era il contrario di me. Tanto io infatti ero perfettino e pulitissimo, tanto lui era uno scoreggione che badava al sodo. E mi obbligò a fare un lavoro davvero duro.

Finito che ebbi il servizio civile, totalmente riformato… come uomo, richiesi l’amicizia ad alcune persone.

Non l’avessi mai fatto. Cominciarono a insospettirsi della mia metamorfosi, m’adocchiarono malignamente e addivennero, nelle loro congetture tardo-adolescenziali, che fossi schizofrenico e soffrissi di teorie del complotto.

Ma che cazzo combinarono? Ero in casa solo a gustarmi quella gnoccona di Shannon Tweed e stavo scrivendo i miei primi libri.

M’ero già elevato dalle cazzate dei ragazzini.

Al che venni emarginato in malo modo, in maniera screanzata, vile e villana.

Capito? Questi erano rimasti fermi al me che ascoltava a dodici anni Eros Ramazzotti e fantasticarono di sana pianta. Ah, la dovevano piantare subito e finirla di fumarsi l’erba.

Per loro ero un bambino. Un’assurdità raccapricciante.

Quando infatti ebbi le prime ragazze e dissi loro che stavo facendo la mia vita in santa pace, risero di me, urlandomi: chi, tu con una donna? Tu sei matto, questo ti vuole entrare nel cervello? Lo capisci almeno che sei matto, cervellino piccolo di uno scemino?

 

Partii in quinta, ricevendo denunce a raffica.

Successe, diciamocelo, quella che senza se e senza ma ha un solo nome: tragedia.

Ma io sono io.

A proposito di Tom Cruise, anche in Nato il quattro luglio e in Jerry Maguire è bravo forte.

Dunque ora, mi rivolgo a questi psicopatici.

Come vi siete permessi di offendere la mia sessualità, la mia intimità e i miei dolori, i miei umori, le mie sensazioni e i miei primi carnali amori? Io, a differenza vostra, non m’ero mai permesso di giudicarvi.

Vi ho scarrozzato per mezza Bologna e voi mi maltrattaste, m’offendeste, mi riempiste delle peggiori offese, voleste punirmi con le più stupide reprimende.

Foste, siete e rimarrete eternamente dei criminali.

Mentre io ho dimostrato a tutti che sono come Liam Neeson di Schindler’s List.

Per anni abbracciai la vostra filosofia di vita fascista e nazista. Perché, soprattutto in Italia, la gente ignorante ragiona come i gerarchi. E tramanda quest’ideologia malata ai figli. Chi non s’attiene alle regole, va bruciato vivo…

Come Oskar Schindler, da anni ho compreso che questa gente non merita niente.

Ci sono tanti diversi in questa vita, tanti “ebrei” ritenuti lebbrosi da questi maniaci esaltati.

Ne posso salvare tanti.

Adesso, vi mostro anche un video.

Ad anni di distanza dal misfatto scandaloso, c’è un tizio nell’ombra che mi sta ripetutamente provocando per rifare la porcata che ai miei danni perpetrò anni fa.

Stavolta però dall’altra parte non c’è più un ragazzo timido, c’è un uomo che in tribunale lo incenerirà.

Distruggendolo completamente.

Ora, peraltro, alla luce dei fatti, sono tutti dalla mia parte.

JOKER sarà un grande film. Perché queste cose non devono mai più succedere. Dobbiamo vivere tutti felici, lontani dai ricatti stolti, dalle malvagità e dai bullismi degli idioti.

La critica moderna, guidata dagli youtubers Joker Marino, Federico Frusciante, victorlaszlo88, Lorenzo Signore, Mr. Marra vs la Critica accademica


17 Jun

james-deanOra, saltate questo lungo preambolo se non amate l’autoironia, la Critica sui generis e passate al capitolo 2 che verte sulla questione enunciatavi nel titolo…

Comunque sia…

Lo spettatore amatoriale che critica i critici veterani è triste quasi quanto Paul Schrader che girò un film con James Deen e più moscio di Richard Gere de Il primo cavaliere?

Sì, ho scritto James Deen, non James Dean.

James Deen è la nemesi di James Dean. Tanto Jimmy fu la simbolizzazione, per quanto mitizzata volgarmente, romanzata, empiamente stilizzata della gioventù bruciata piena di palpiti romantici, d’eterna inquietudine combattiva, d’incandescente purezza sentimentalmente travolgente, ovvero l’incarnazione della rabbia giovane quasi appunto malickiana, oscenamente mistificata però dai cultori e fautori bassamente giornalistico-giovanilistici, appunto, cioè adulti rincoglioniti idolatri e nostalgici delle giovinezze lor perdute nella panza e nella corruzione da riempire e infangare di triti luoghi comuni insopportabili ché, a loro squallido ardire, è bello ardere e identificare in modo pressapochista nella distorsiva nomea iconica d’una idealizzata, forte, eterna sindrome da Peter Pan e nella stupida magnificazione bambinescamente cazzuta de Il selvaggio, quindi a erezione, no, elevazione di nostalgie ed elegie brandiane e coppoliane, Rumble Fish docet, santificanti e dunque limitanti, al solo scopo… mercantilistico e superficiale, agiografico e banale, semplicistico e oserei dire scandaloso, scostumato, vergognoso di alzar in auge quella… che è invero l’emotiva complessità di un periodo importantissimo della vita di noi tutti, cazzo, dicevo… mi son perso fra anacoluti dal costrutto sintattico più articolato di un infinito rutto brutto… in parole povere, James Deen, il pornoattore osceno, è un misogino edonista mostruoso e marcio, un sodomita violento e ai limiti della legalità delle donne comunque più vicine alla femminilità animale, quindi di Dean ha solo il nome.

Deen è uno sgorbio e ha storpiato pure il fantastico cognome del protagonista della Valle dell’Eden.

E The Canyons è un film impresentabile non perché io sia un moralista che fatica/chi a digerire l’idea che lo sceneggiatore de L’ultima tentazione di Cristo abbia ficcato… Dean nella sua porcata per rendere Autofocus la sua bischerata, no, capisco benissimo che dietro questa sua scelta di casting via sia un’idea meta-cinematografica pari quasi alla metafisica di Taxi Driver, comprendo appieno che, così facendo, Schrader abbia voluto eccentricamente omaggiare appunto sé stesso, essendo lui un calvo cineasta solipsista e calvinista, ossessionato dalla carne, da temi come il peccato, l’irredenta natura ambigua del sesso e dell’amore in una società andata a puttane più delle clienti di Woody Harrelson di The Walker o del super figo Richard Gere di American Gigolo, no, non è questo il punto. Nemmeno G.

Il grande Cinema è splendida finzione. American Gigolo è un bellissimo film proprio perché non c’era John Holmes a interpretarlo. Non so se mi stiate seguendo. Bensì appunto v’era Gere.

Forza, sveglia, non dormite da ghiri!

Un sex symbol, certo. Che peraltro sarebbe divenuto totalmente tale soltanto dopo questo film. Richard Gere, un celeberrimo donnaiolo incallito che è stato sposato a Cindy Crawford, l’unico stronzo di classe che poteva permettersi la lussuria, no, il lusso di essere il protagonista della pellicola All’ultimo respiro, remake neanche tanto malvagio, a darla tutta, no, a dirla tutta, di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard, recitando spesso semi-ignudo in piscina assieme a quell’ex Femme Publique immane e stra-gnocca di Valérie Kaprisky, donna impudica e pubica, senza far rimpiangere del tutto l’originale puro.

Evviva le guerre puniche!

Ma Gere è un attore coi contro-coglioni, non schizziamo, poveri idioti schizofrenici, e soprattutto… non scherziamo.

Guardatelo ne L’incredibile vita di Norman oppure ne Gli invisibili. E capirete che, oltre al sempiterno fascino virile da piacione, v’è sempre stato molto di più, miei cazzoni.

Richard Gere è uno che ha sempre saputo eccome il fallo, no, fatto suo. Un attore con due palle così.

E qui ci vorrebbe, a gridarvelo in faccia, Mario Brega di Un sacco bello, così come urla infatti al figlio scemino che Don Alfio è uno di Chiesa che la sa lunga.

James Deen è il peggio del maschio, roba che Bobby Peru di Cuore selvaggio, cioè Willem Dafoe, vale a dire uno degli attori preferiti di Paul Schrader, neanche a farlo apposta, se lo tromba più velocemente di un’eiaculazione precocissima senza neppure cagarlo di striscio.

Paul Schrader, che film merdoso che è il tuo The Canyons. Per fortuna, ti sei rifatto con First Reformed. Sennò ti avrei spedito a fumarti un cannone…

Sì, un tempo, ai due giorni di leva, chiedevano ai ragazzi se amavano i fiorellini. A me chiesero come mai mi piacevano i tortellini ma non gradivo molto le bolognesi.

Se qualcuno rispondeva sì ma, alla domanda se gli fosse piaciuto fare il fioraio, rispondeva che, altresì, amava la natura colorata e bella eppure al contempo non si sarebbe mai sognato di fare il giardiniere contento o di vendere rose rosse alle donne innamorate non solo di Richard Gere per una vita apparentemente felice, ecco, a questo qualcuno prescrivevano la visita dallo psichiatra.

Io sono il Joker, anche Matthew Modine di Full Metal Jacket.

Se costui si opponeva a questa sorta di castrazione psicologica assurda, lo riformavano. Ma non rilasciandogli la patente di uomo troppo dolce ed educato, dalle buone maniere sensibili non pronto a un mondo guerrafondaio manieristico di fascisti-filonazisti, bensì lo rispedivano al mittente con la patente discriminatoria di frocio assai prossimo alla demenza.

Sulla lettera, diciamo, di dimissione non v’era scritto esattamente frocio bensì eufemisticamente lo si mandava a cubiste, no, a cubitali lettere, a quel paese poiché non ritenuto macho abbastanza e dunque adatto, oddio sto morendo, a una vita da duro che tutti incula.

È questo che ci ha insegnato la nostra Italia. Complimenti, valori di “sana e robusta Costituzione”.

No, non ho nulla da dissentire in merito. Come no? Infatti io ho svolto il servizio di obiettore di cosce, no, di coscienza.

Detto ciò, non traviate le mie parole, non travisatemi.

Tutto quest’ambaradan, questo pen(s)oso panegirico per arrivare a una questione che mi sta sinceramente più a cuore.

Sì, tutti questi damerini, questi (ig)nobili figli di papà di vent’anni che non se lo sono mai fatto a dovere, mi stanno sul culo.

Se avessi detto che mi stanno in un posto simmetricamente perpendicolare allo sfintere, mi avrebbero pure tolto la possibilità di obiettare e dire la mia. Vi pare normale?

A noi, critici e figli della generazione X, forse con una Lancia Ypsilon, uomini “Smart” insomma, chi spezzerà delle lance in nostro favore? Ah, non ci disprezzerete e dunque l’anima non ci spezzerete.

Vi faremo a pazzi, no, a pezzetti, a pezz(ent)i. Paz e devi avere Pazienza, anche Andrea…

Dobbiamo mettere i puntini sulle i e anche forse su quelle greche, non siamo probabilmente dei latinisti e amanti dei peplum ma forse adoriamo i piedi femminili, siamo feticisti di e come Tarantino?

Siamo misogini come James Deen o come Stuntman Mike di A prova di morte?

Odiamo gli attori cani, dunque non siamo dei cinofili, bensì solo dei cinefili?

La domanda sarebbe da porre al mitico Ignazio La Russa. Vi ricordate?

Incorre in un frequente lapsus il candidato di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa mentre si rivolge a Luca Miniero, regista del film Sono tornato che ha come protagonista il Duce: “Un film troppo commerciale…”.

Alcuni sostengono che io meriti molto più successo E che i miei circa 370 iscritti al mio canale YouTube Joker Marino siano davvero pochi. E sul modello 730 abbia poco da recensire…

Ora, noi siamo bravissimi, in effetti. Spesso, lo dico orgogliosamente, siamo più intuitivi, colti e preparati di gente che scrive, dietro fior di quattrini, per quotidiani nazionali.

E mi riferisco naturalmente, oltre che a me stesso, ai succitati Frusciante, Victor, Signore, forse anche a Willy Signori e vengo da lontano.

C’è chi ha mille iscritti al suo canale e chi invece 100 mila. Chi invece ne ha tre, ovvero sé stesso e i suoi genitori. Io non sono invidioso di chi ha più di me. Chi fa da sé…

Dunque, lunga vita a Fede, nostri fedelissimi.

È meglio insomma Falotico, detto Falò delle vanità, oppure Francesco Alò?

È meglio Mereghetti o le sorelle Laura e Luisa, figlie di Morandini?

Chi è nato prima? L’uovo o la gallina?

E Falotico è una gallina dalle uova d’oro? Cioè, quasi (a) gratis, continua a fare le video-recensioni di film altissimi ma, se fosse andato, ogni santo giorno, al semaforo di Via Prati di Caprara, per elemosinare du’ lire, forse oggi avrebbe più soldi?

È un critico amatore pur non essendo un armatore, è un amante della più elegante Ars Amandi e un adoratore del Cinema bello, non bellico, quanto i migliori film di Elia Kazan? Oppure era meglio se fosse nato davvero come Antonella Elia?

O è invece un cazzaro, un casinaro, un coglione, per farla breve e sveltina?

Siamo tutti pirla in questo mondo?

E perché mai sfruttarono la virilità grandiosa del magnifico Richard Gere a uso e consumo delle donnette che hanno sempre utopisticamente sognato di vederlo nei panni di Lancillotto?

Tornando a La Russa, stamattina uno in radio, un lavoratore stacanovista e bravissima persona, a tale domanda fattagli, ecco, ha risposto così:

– Che cosa faceva nella vita jean-Jacques Rousseau?

– Russò.

 

Invero, non fu una domanda ma una barzelletta raccontata dallo stesso radioascoltatore che, finito di spararla, volle puntualizzare che lui, oltre che lavoratore duro, è un grande musicista.

Ci siamo capiti. Ho detto tutto. Noi siamo più bravi dei cosiddetti critici da cui tutti pendono dalle labbra ma forse ha fatto bene James Deen a buttarla in vacca.

Se proprio ci andrà grosso, no, grassa, potremmo pure campare con un mezzo stipendio ottenuto dalle visualizzazioni, ma non potremmo mai permetterci di avere la villa a Mulholland Drive.

Noi continueremo però, resilienza e Resistenza permettendo, ad amare alla follia Lynch, vedendo Naomi Watts e Laura Harring col binocolo e invece il Pinocchio Deen vedrà gnocche a tutt’andare, sgranocchiandosele, le gambe sgranchendosi, scrocchiandosi le nocche, pieno di balocchi, no, baiocchi.

Chi ha occhio, no, orecchie per intendere, intenda. Altrimenti, se non volete starci a sentire, c’è sempre la RAI.

Evviva noi, youtubers a cazzo loro, gli altri sono tutti troioni.

Perciò, arriviamo al punto cruciale, alla morale della fav(ol)a:

se James Dean interpretò Il gigante, se James Deen è un cane e La Russa un cinofilo, perché Falotico non può essere un cinefilo normale?

Dio can’!

 

di Stefano Falotico

01 Jan 1955 --- James Dean --- Image by © Sunset Boulevard/Corbis

01 Jan 1955 — James Dean — Image by © Sunset Boulevard/Corbis

The Judge giudica i critici, non solo di Cinema, e decreta qui la più grande provocazione di tutti i temp(l)i


03 May

thornton judge

Quando pensi di avere a che fare con un personaggio pasoliniano e invece ti trovi di fronte il nuovo Pasolini che ti risveglia dal letargo del tuo tristissimo pisolino e…

Sì, non per essere disfattista ma questa società è giunta al suo collasso psico-emotivo.

Strozzata, violentata, angosciata, anestetizzata dal perpetuo buonismo di facciata che, indefessamente, si perpetua ostinato a portare avanti valori falsamente democristiani, invero professanti solo quella cattedratica, noiosa cultura appunto da professori asmatici.

Frustrati. Poiché, respirando oramai soltanto nelle ammorbanti pillole di saggezza dei loro libri vetusti privi di ogni vitale venustà, tali invertebrati sanno soltanto dire che i giovani senza spina dorsale odiano il mondo e andrebbero educati con ferrei, castranti, pragmatici trattamenti stupidamente demagogici.

I professori, ah ah, gentaglia che si dichiara superiore rispetto a chi insegna nelle scuole inferiori ma della sua superiorità è insipiente nella sua stessa sapienza ben teorizzata ma soventemente mal applicata.

Ché accusano di demenza il prossimo, gridandogli che alla nascita gli hanno asportato i testicoli ma in verità son loro quelli che ragionano innatamente senza testa. Che siano dannati e perciò condannati!

Povera questa giovane generazione combattuta se essere come i genitori, appunto, universitari docenti delle regole piccolo-borghesi di come si dovrebbe stare al mondo, oppure se intraprendere quella loro vivaddio capricciosa voglia libertaria desiderosa di una società più livellata ed egualitaria.

Sì, questa gente ha soltanto, con la sua retorica spicciola, con le sue sinistroidi manifestazioni sterili, alimentato il disfacimento odierno, ha solo aumentato il visibile disagio sociale che loro stessi poi reiterano dietro sconce bugie, ché essi stessi, agendo ipocritamente, anneriscono la vita tutta, nascondendosi nelle barricate dei privilegi acquisiti, con la pedissequa frase moralmente pedagogica:

vedete di crescere!

Growing Up, sbandierato ai quattro venti è il motto di chi, spesso trovandosi di fronte a malesseri e rabbie giovani troppo ingestibili poiché sinceramente talmente veritiere da essere rinnegate dalla mentalità culturalmente più fascista, farisea e biecamente obliante la realtà evidente, in maniera coatta attiva schizofrenici atteggiamenti figli della falsità più bigotta e oserei dire psicotica.

L’emarginazione è la prima mossa compiuta da questa gente autistica e incompiuta che non vuole sentire ragioni e, dunque, si dimostra pure sorda. Tacendosi nel mutismo del silenzio chiamato omertosa indifferenza mesta. Tornassero queste persone a fare i compiti. A chi la raccontano? Io non ho da dar loro conto.

Non vi offenderete, vero, miei cinefili se ribadisco che il Cinema di Kubrick m’ha stancato. Kubrick era un uomo che soffriva di molte fobie. E, a solipsismo del suo monumentale ego fanaticamente mentitore dei suoi limiti, allestiva film nei quali sfacciatamente voleva far credere che la sua misantropia fosse sinonimo di genio assoluto. A teorema del suo suprematismo mentale.

Sì, fra lui e von Trier, non so chi possa essere più antipatico. Salvo Kubrick perché von Trier non girerà mai un film davvero sanamente cattivo e non provocatoriamente cretino come il suo Cinema d’aria fritta, ovvero Arancia meccanica. L’unico capolavoro di Stanley. Gli altri suoi film, non me ne voglia dalla sua pietra tombale, sono formalmente magnifici ma sostanzialmente, anzi, sostanziosamente freddissimi, sono le creature mostruose simili ai Gremlins appunto partorite da un uomo e da un regista che disprezzava gli altri uomini. E odiava a morte il loro potere spermatozoico appunto vitalistico.

Anziché accontentarsi però della sua vita appartata in Inghilterra e della sua villa da gabbia dorata con lui murato vivo, di tanto in tanto usciva di casa e, per la Warner Bros, realizzava scorbutiche pellicole da istruttore giudice asociale.

Abbiamo e avevamo davvero bisogno di Orizzonti di gloria e di Full Metal Jacket per sapere che la guerra è un orrore da Apocalypse Now? Questo, sì, un grande capolavoro poiché immaginifico, lisergico, passionale. Sentito, bruciato dentro, esplosivo, dinamitardo!

Non una compilation di bellissimi discorsi da maestrino tardissimo.

Barry Lindon? Sì, ottima la fotografia pittorica ma, onestamente, oltre alla luce naturalistica dei candelabri a olio e dei lumicini fievolmente cangianti su flash seralmente dardeggianti, questo film è soltanto uno spudorato manifesto da ingenuo neolaureato in Scienze della Formazione.

Quasi quasi, nella sua ruspante veracità toscana, è quasi meglio Genitori & figli – Agitare bene prima dell’usodi Giovanni Veronesi.

Autore di un trittico sentimentale-erotico peraltro decisamente una spanna sopra Eyes Wide Shut, ovvero l’indimenticabile trilogia Manuale d’amore con tanto di Bob De Niro, nel capitolo 3 finale, che si fa prendere per il culo da Michele Placido! L’insegnante di Mery per sempre.

Sì, con quest’opera oserei dire magna, il Veronesi ha creato davvero una tragedia greca perfino shakespeariana a base di corna e cornetti con la crema, a base di cantucci alle mandorle degna dell’Arena di Verona.

Con Laura Chiatti che si strugge per il Riccardone Scamarcio sulle note di Morgan. Manco in Beautiful abbiamo sfiorato una tale intensità drammatica.

Vetta davvero sublime, inarrivabile della nostra italianità più nietzschiana da 2001! Da campioni del mondo di Calcio, solo di quello, con tanto di grido isterico di Tardelli e applauso commosso di Pertini.

Anche se il primo film di questa sega, no, saga iniziò nel 2004.

Sì, Veronesi aveva visto oltre lo spazio-tempo come il bambino di Shining!

Ah ah.

Sì, ho guardato The Judge.

Non un capolavoro, certamente, ma un signor film. Poi, ho acceso la tv e ho visto il trailer de Il grande spirito con la “crème de la crème”, col fiore all’occhiello, oserei dire, dei nostri fenomeni di razza: Sergio Rubini, Rocco Papaleo e, last but not least della lista, Bianca Guaccero!

Dunque, stamattina ho letto la notizia secondo cui il nuovo film di Checco Zalone, Tolo Tolo, avrà l’uscita posticipata ma rimane il film più atteso di tutti i listini.

Ho detto tutto…

Sì, io sono il più grande critico della storia.

Le persone si criticano a vicenda e tutti vogliono dire la loro sull’Arte e sul Cinema tutto.

Solo io posso, in quanto non giudicabile, poiché incarnazione del penalista severissimo Billy Bob Thornton, appunto, di The Judge. Sadico ma soprattutto nei miei confronti masochista.

Molte persone su di me hanno sbagliato e, per quanto possa discendere alle ragioni che le hanno indotte a un omicidio involontario così clamoroso, penso che nessuno sia al di sopra della legge.

Nemmeno me stesso poiché io sono Dio e quindi così è, la seduta è tolta.

Ah ah!

Io vi assolvo, vi benedico e adesso, come Billy Bob, vedo se riesco a riconciliarmi con quella figona di Angelina Jolie. Visto che Brad Pitt, fortunatamente, si è tolto dalle palle.

No, ci ho ripensato. Ora Angelina è più anoressica di me in The Judge.

Ah ah.

Deve, prima di poter avere il privilegio di baciare le mie labbra, rimpolparsi perché sono oggi questo e domani quest’altro:

 

 

thornton u turnbabbo bastardo thornton

In veritas vi dico che rimango, nonostante tutto, l’unico avvocato che non è riuscito, malgrado il bene che vi voglio, a difendervi adeguatamente.

In molte cose ho sbagliato nella mia arringa arrabbiata ma la vostra versione non regge. Mi spiace.

Ed evviva colui, cioè sempre io, che è lontano dal gregge e dai b(r)anchi di ogni scuola moralistica!

Dunque, se qualcuno in aula ha fatto finta di non sentirmi perché pregustava già il divertimento nell’aiuola là fuori, io non giudico nessuno ma comunque giudico tutti.

Sono un uomo che ha giudizio.

Questa è la Legge del Signore. Ma, per piacere, non chiamatemi signore.

Sono ancora molto giovane.

Ho una vera figa, no, volevo dire una Vera Farmiga che mi aspetta, mie formiche.

Sua figlia però è meglio.

Perché, come diceva Totò, la serva serve…

di Stefano Falotico

farmiga judge

 

thornton jolie

judge

Bestemmia del giorno, fino a un certo punto: il Cinema di Clint Eastwood è superiore, per classe e sentimenti, a quello di Kubrick


07 Mar

MV5BMTQyMjkzOTAyM15BMl5BanBnXkFtZTYwMTA5ODQ2._V1_MV5BMTRhMGQ3ZDMtNGQ5MC00MzBjLTlmY2QtMTllZDEzMTRiYWY4XkEyXkFqcGdeQXVyMTI3MDk3MzQ@._V1_

 

Come detto, mi son già espresso su questo misantropo sovrastimato che è stato Kubrick.

So che fa figo dire che Kubrick è il meglio. Stilisticamente impeccabile, eccentrico, visionario, avanguardistico e cinico come siete voi.

A me è parso sempre un mezzo panzone pieno di fobie. Non guidava la macchina perché aveva paura d’impazzire durante la guida e si faceva trasportare dall’autista. Se ne stava barricato nella villa a bere tè e a filosofeggiare, giorno e notte, puntualmente ostile verso l’umanità tutta, senz’eccezione alcuna, scolandosi semmai il vino e andando poi nel cortile a coltivar le ortiche. E giocando, di nascosto, con la sua oca.

Insomma, un orco pieno di sé, un trombone che sparava a zero su tutto. E l’unica cosa che gl’interessava era, in fin dei conti, morire con la nomea di genio.

In fondo, dei soldi che gli dava la Warner Bros non gliene poteva fregare di meno, a differenza di Nolan, a cui lo paragonate. Tanto, appunto, non sapeva che farsene e piuttosto li utilizzava per farsi abbonamenti alla tv via cavo dei canali a luci rosse. Sputtanando un patrimonio in seghe vere, non quelle mentali con cui s’è fottuto il cervello da quando, dopo il primo film, qualche critico gli ha detto che era un genio e lui, per non tradire le aspettative, s’è imbrodato nella misantropia più autoreferenziale che, come scritto, secondo il vostro modo bacato di ragionare, rende l’uomo affascinante ed elevato.

I suoi film sono algidi, freddissimi, la sua è la poetica di uno che stava male e vomitava cerebrale i suoi dolori di pancia ombelicali. Sublimando ogni sesquipedale malessere nella tronfia prosopopea finto-altolocata da depresso incurabile.

I suoi film sono tutti pamphlet e grosse metafore sull’uomo e le sue scelleratezze. Arancia meccanica è un capolavoro assoluto e ha centrato appieno il bersaglio, con la sua letale mescolanza di satira cupamente macabra, col suo umorismo nero, terribile e dolente, con la sua requisitoria significativamente violenta, un j’accuse tremendo contro un mondo più violento, appunto, di Alex. Che, non perdonandogli lo scempio da lui commesso, lo stupra mille volte di più in maniera meno carnale ma più lobotomizzante, distruggendogli la coscienza completamente.

Un film radicale, nettissimo, un manifesto politico ineludibile. Ove Kubrick, senza mezzi termini, ha denunciato con straordinario coraggio lo schifo del mondo. Senza sottilizzare troppo in panegirici e buonismi consolatori.

Tutto il resto è sinceramente robetta. Ma il tema di fondo è sempre quello. 2001 vorrebbe essere un film che, mascherandosi da fantascienza, ha avuto l’assurda presunzione di riprodurre Nietzsche sul grande schermo. Come per dirci, sai che roba, che il super-uomo altri non è che un feto galleggiante, uno Starman carpenteriano.

E, fra l’altro, Dark Star… mi pare decisamente superiore. Sì, è venuto dopo. E tu invece non sei venuto neanche una volta.

Barry Lindon? Leggetevi un libro di Paolo Crepet sulla mediocre, malsana educazione genitoriale e capirete che Paolo guadagna soldi a iosa, campando sui significati reconditi e psicanalitici di questo film propedeutico e pedagogico. Mentre Kubrick, avendo paura di non essere un buon padre, anziché rivolgersi a qualche pediatra, ha esorcizzato nella sua pellicola ogni sua colpa genitoriale. Dilatando poi quest’esorcizzazione spaventosa, quasi da Rosemary’s Baby, nell’immedesimarsi in Jack di Shining.

Sì, Kubrick era pieno di paure. E la sera, prima di andare a letto, davanti allo specchio si domandava:

– E se domani impazzissi e sterminassi la mia famiglia? Ah, è uscito questo libro di Stephen King. Ora me lo accatto.

 

Quindi, dopo averlo letto, pensava:

– Adesso ci cavo un film. Ma sì. Questo fa al caso mio.

 

E quell’altro? Full Metal Jacket? Sempre la solita solfa. Gli uomini sono bastardi, è tutta una guerra e un gioco al massacro.

Sì. E quindi? Ha scoperto l’acqua calda.

Per non parlare di quell’altro film “psicologico” per coppie in crisi, Eyes Wide Shut.

Sicuramente meglio Mariti e mogli di Woody Allen. Almeno Allen allenta la tensione drammatica con qualche battuta. Sdrammatizza le cause di divorzio. Mette pepe alle corna.

 

Quindi, non voglio più sentire puttanate.

Sono vent’anni che è morto Stanley?

Ottimo, direi. Se non nasceva era tanto di guadagnato. Ci ha solo ammorbato!

Ah ah.

 

Sì, voi non dovete credere sempre a tutte le stronzate che dico.

Le mie sono freddure eastwoodiane.

Come questa:

La casa di Jack del von Trier è in realtà il remake di Shining. Un rifacimento sui generis ancora più egomaniaco, autocentrato, solipsista e narcisista del Kubrick del cazzo e dei suoi tiramenti di culo.

 

Voi mi prenderete anche per pazzo e scemo. E a me non sbatte una minchia.

Perché come dice Clint:

le opinioni sono come le palle: ognuno ha le sue.

Quindi, pigliatevi le vostre bagasce e fuori dai coglioni.

E poi scusate. Vogliamo mettere la faccia da bambagione di Stanley col Clint? Suvvia, mi pare ovvio che non ci siano paragoni.

Sarebbe come dire che Woody Allen è più figo di Alain Delon poiché è più intellettuale di Alain.

E la sua testa è migliore di quella del francesone. La testa…

Al che Massimo Troisi risponderebbe così: sì, certamente…

Molte donne purtroppo sono convinte di questa scemenza.

– Il mio uomo ideale è Woody Allen. Geniale, spiritoso, autoironico, iper-creativo, stimolante.

 

E Clint risponderebbe al solito tagliente…

– Sullo stimolante avrei dei dubbi, comunque.

 

di Stefano Falotico

 

Il cuore nero degli uomini, episodio capolavoro di The Punisher, intanto frana tutto tranne io, e torniamo su C’era una volta in America


31 Jan

Ebbene, nel video mio su YouTube postato ieri sul mio canale, da me tagliato e corretto, forse non sono stato chiaro. Di questo film, come sapete, oramai esistono cinquemila versioni e non si sa più quale sia quella giusta.

Nel 2003, fu realizzato un dvd col nuovo doppiaggio di Stefano De Sando e Luca Ward, poi il film è stato restaurato e presentato a Cannes, dunque la Warner Bros ha rilasciato un’edizione estesa ma la compressione video non era granché e si pensò bene, a distanza di qualche anno, di realizzare un nuovo Blu-ray per la Eagle Pictures, attualmente in vendita dappertutto. Quello invece della Warner Bros è fuori catalogo.

Questa nuova edizione contiene le scene aggiunte in inglese e mantiene il doppiaggio storico con Ferruccio Amendola che doppia De Niro/Noodles.

In tv, passa a volte la versione con De Sando, a volte quella integrale, a volte invece quella tagliata. Eccetera eccetera. Un bel casotto. Sì, si chiama così l’episodio nove di The Punisher 2.

Ma è invece sull’episodio dieci che voglio concentrarmi, ovvero Il cuore nero degli uomini.

Frank Castle e Billy Russo sono due “pazzi” irrecuperabili. La dottoressa Krista Dumont lo sa. Due che ostinatamente combattono la propria assurda guerra, due uomini perduti nella nebulosa dei loro reciproci traumi incurabili.

L’unica cosa che probabilmente differenzia Castle è il fatto che lui ammazza solo i cattivi. Russo invece ammazza anche i buoni, anzi, soprattutto quelli.

E se Castle invece, distratto, sbagliasse mira e ammazzasse donne innocenti?

Ecco il suo tallone d’Achille. E nel finale splendido di quest’episodio “psicanalitico”, incentrato su tali due personalità antitetiche ma al contempo speculari e con un passato simile, un finale alla Full Metal Jacket, Castle crolla. E le sue certezze, che comunque erano assai precarie anche prima, vacillano. Perché si accorge che, senza neppure accorgersene, sparando all’’impazzata, ha trucidato chi non c’entrava nulla, compiendo involontariamente una strage devastante a danno di vittime inermi.

Intanto il Pilgrim diventa una furia sanguinaria e predica mentre una bagascia gli “rilascia” un pompino dolce. Sì, la bagascia lecca le sue ferite da peccatore mentre lui fanaticamente vaneggia ancora insanguinato in viso. Altra scena cult.

Ben Barnes grandissimo. Bravo oltre ogni limite. Stiamo viaggiando veramente su livelli straordinari.

 

Invece ieri, il paese natio dei miei genitori, è stato travolto da una frana potentissima che ha divelto e fatto crollare vecchi edifici e smembrato il centro storico cittadino.

La gente del posto, in preda a urla comprensibili ma “terrone”, anziché preoccuparsi delle possibili vittime travolte dalle macerie, ha girato video vanitosi per mandarli alla tv locale e avere i suoi 5 minuti di presenza televisiva.

Ho detto tutto.

 

di Stefano Falotico

L’anno in cui ero l’uomo inconfutabilmente più bello del mondo, letale mix e incrocio fra Sly Stallone, Johnny Depp, Ray Liotta, Bob De Niro e Bruce Willis più magro, vedere queste foto incredibili


03 Jun

Sì, io sono esperto di mutamenti fisici, mi adatto all’ambiente circostante. Così, se frequento uno dell’alta borghesia medica, inforco gli occhialetti e assumo espressioni composte da uomo che fa la colazione coi biscotti del Mulino Bianco, uomo dolce e carezzevole, posato e tranquillo, e legge trattati sull’impazzimento delle cellule cancerogene, se frequento un meccanico, assumo una faccia da scaricatore di porto, mi faccio crescere la panza da bevitore di birra sfrenato, se incontro una donna che mi piace divento innaturale perché vorrei dirle che voglio scoparla, senza peli sulla lingua, anzi, con moltissimi peli, ma avrei paura che lei mi facesse pelo contro pelo, allora mi presento a lei pelato, per avere un carisma alla Sean Connery. Alle donne piacciono gli uomini con l’alopecia androgenetica, sono convinte che più pelati sono e più siano dei fenomeni a letto. Anche se questa regola “basica” non ha mai funzionato con un mio amico. Perché oltre a essere pelato è anche grasso. E le due cose, sensualmente, non si accordano. E dunque lui non si accorda alle cosce ma continua ad accordare la sua chitarrina per avere un fascino da cantante maledetto. Mah, ce la farà?

Cambio sempre, a volte in peggio, ho spesso bisogno di uno che me le suoni, perché soventemente mi perdo e mi affloscio. Poi mi raddrizzo e metto la testa a posto, cioè sul collo, anche se vorrei mandarvi a fanculo.

Notare il look da casa, canottiera mal stirata su volto tirato in stile Die Hard, tutina Champion da Jean-Claude Van Damme casareccio, appunto, espressioni da Full Metal Jacket, con occhio da “pazzo”, bicipiti affusolati e sguardo penetrante, probabilmente fottuto.

Checché se ne dica, ho sempre avuto il mio perché.



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di Stefano Falotico

Nolan e il suo finto capolavoro di Dunkirk


29 Aug

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Sì, son duro a morire e Nolan mi ha sempre puzzato di “adattamento alla massa”, per come compiace un gusto medio oramai fastidiosissimo che ha sostituito il grande Cinema con lo spettacolo, a mio avviso abietto e uso un eufemismo per quanto possiate pensare che esageri, più facile a “insaporire” il palato di spettatori che oggi s’improvvisano critici quando, invero, son persone spesso fustigate da vite mediocri che non amano gli alati deliri del Cinema più schietto, non come quello di Nolan “chiatto” ad accontentare le vostre bocche “buone”, cari ubriachi appunto di mediocrità. Le fiaschette, nella cantina di tal vostra “opulenza” olezzante, vi aspettano affinché possiate bervi, imberbi, la nuova stronzata spacciata per arte raffinatissima. Quelli di Nolan sono giocattoloni buoni per chi dal Cinema e dalla vita ama quella “perfezione” virtuale che sempre cozzerà col mio realismo poetico, aderente a una poetica del vivere che non sia trastullarsi coi balocchi, miei allocchi. So che non vengo sopportato per questo mio atteggiamento cinico e dunque atrocemente sentimentale, attenzione non sentimentalistico, e che il mio sfrenato romanticismo in cerca della vera bellezza possa esser tacciato e scambiato per follia, cari pecoroni di tal esultante folla smaniosa di vederlo…

Son altre le cose che attirano la mia curiosità, come “incendiarsi” dinanzi a una sigaretta nel tramonto che fiorisce nel crepuscolo della pura, quella sì, estatica immaginazione.

Altro che visioni “immersive”, parola che fra l’altro non esiste neanche nel vocabolario.

Basito, osservo la rovina.

 

Mi spiace per chi non capirà, ostinatamente, l’ironia che sottende quanto da me detto e “recitato”.

Comunque, non cambio molto opinione su Nolan.

 

di Stefano FaloticoBodega Bay

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