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JOKER: lo Youtuber MATIOSKI, critico distinto, in tal CASO si fa prendere dai peggiori istinti e le spara grosse da “villain”


09 Oct

joker phoenixQuasi sempre impeccabile e critico, ripeto, egregio e distinto, stavolta di troppo istinto ha cannato tutto sul film di Phillips, perdendo la testa, apparendomi leggermente arrugginito, cioè stanco.

Sì, questo è il video “incriminato” ove Mattia Pozzoli, classe ‘88, in arte Matioski, ha affermato con boria, sì, signorile ma un po’ indubbiamente fanfarona, che una puntata di Criminal Minds vale più delle due ore del Leone d’oro di quest’anno, ovvero Joker.

La sua ottimamente argomentata, soventemente pacata eppur al contempo agguerrita e feroce invettiva superba, inizia, dopo un preambolo superfluo e didascalico, tedioso e inascoltabile, dopo le sue stronzate su Scorsese (30:50), al min.1:02:02 quando Mattia, alla maniera di Joaquin Phoenix di Her, cioè aggiustandosi gli occhiali ogni 30 secondi, similmente a Vittorio Sgarbi dei bei tempi quando si tirava su il ciuffo ogni tre parole, definisce la pellicola di Phillips estremamente banale.

Asserendo, ripetutamente, che il film non solo è quasi totalmente difettoso, bensì è un filmico problema toutcourt e soffre di problematiche irrisolvibili più dell’irrisolta psicopatologia non ben definita di Arthur Fleck.

Secondo Mattia, Arthur è caratterizzato di troppi cliché e manca solo il padre violento e alcolizzato per completare il quadro di sfighe e insuperati traumi insuperabili.

Come si suol dire, la ciliegina sulla torta per completare la distruzione psicologica di Fleck, dopo troppe ricevute torte in faccia, metaforicamente parlando, e troppi imperdonabili, subiti torti da parte di stronzi che, solo in branco, si fanno forti.

La cosiddetta goccia che fa traboccare il vaso. Cosicché Fleck, dopo aver oramai da una vita recitato la parte di Pinocchio, facendosi dunque crescere il naso nel mentire a sé stesso pur di rimanere innocuo, si fa crescere esageratamente le palle e diventa Mangiafuoco, vale a dire un orco.

Chiariamoci, quando sento dire che certe delicatissime tematiche andrebbero approfondite, rispondo sempre: guardate che l’Alma Mater Studiorum della facoltà di Psichiatria è aperta a tutti, basta versare la tassa universitaria e applicarsi con metodo.

I film offrono una panoramica, non pretendono di essere i progenitori di nuove teorie freudiane.

Una volta laureativi con tanto di Master, eh già, potrete praticare la professione di curatori dell’anima. Se v’assumono al pubblico, dovrete dar retta però alle direttive dei superiori. Soggiacendo a ordini istruttori non so quanto istruttivi, credo invero solamente distruttivi.

Perciò, anche se un vostro paziente, con gli psicofarmaci da voi prescrittigli, sta malissimo e umanamente v’azzarderete a sperimentare nuove posologie e dosi miracolose come fa Robin Williams di Risvegli, il direttore preferirà continuare tradizionalmente a imbottire i malati. Obbligando i suoi dipendenti a perseverare nello psicofisico massacro.

Mel Brooks di Alta tensione docet.

Sì, la psichiatria è sostanzialmente inutile. La percentuale delle persone ammalatesi di psichiche patologie, eh già, purtroppo non si riprende più. Se ne salva solo una ogni morte di papa…

Infatti, chi si salva, avendo però nel frattempo perso tutto, ha tre possibilità che gli si parano dinanzi: si ammazza, per troppa rabbia qualcuno ammazza oppure si dà a Radio Maria e, d’estate, anziché asciugarlo alle bagnanti di Riccione, va a Lourdes, intingendo soltanto la marina, no, la manina.

Verrà considerata una persona speciale e le belle fighe gli diranno: che Dio ti benedica…

Perché mai il direttore psichiatrico compie queste oscene castrazioni?

Poiché è spaventato dagli esperimenti. Meglio, secondo lui, che i pazienti, semplicemente impazienti di vita loro perennemente castigata, restino dementi.

Sì, pur di non correre il rischio che diventino Joker, li reprime, togliendolo loro pure la pazzia (in)felice e la purezza esistenzialista alla Fleck. Ah, complimenti…

Al che, ridestatisi dal torpore neuro-letargico, indotto dalle violenti, compressive sedazioni, questi (im)pazienti, anziché incazzarsi a morte, propenderanno intellettualmente per la sublimazione, elevandosi spiritualmente da saggi come Gandhi.

Almeno sulla montagna, un porno lo puoi vedere, c’è l’ADSL anche sull’Everest.

Se invece stai a San Pietro, non lo vedo molto duro ma molto dura come la roccia de La pietà di Michelangelo. Ah ah. Anche se qualcuno la scappellò, no, di scalpello e martellino riuscì a scalfirla…

Ah, non hanno scelta. Fra l’altro, non hanno nemmeno soldi.

Che cazzo possono fare? Davvero i Joker? Sì, così se furono dimessi una volta dal manicomio, la seconda volta finiranno all’ergastolo.

Come no? Ah ah.

Insomma, MATIOSKI è un grande forse come Charles Bukowski ma ultimamente sta sparando parecchie stronzate quasi losche.

Passi quindi la sua critica a Scorsese, lo perdono, passi anche la sua stroncatura a Joker, è il suo punto di vista, condivisibile o meno, ma ci sta.

Ma se Scorsese vincerà il suo secondo Oscar come Miglior Regista per The Irishman, come assai probabilmente accadrà, e se invece Joker vincerà per la Sceneggiatura, non è che in un possibile sequel della pellicola di Phillips, vedremo lui nella parte di Catwoman?

Ah, secondo me, sì. Della serie, non televisiva: cane che abbaia non morde ma, se abbaia senza motivo, un giorno miagolerà come una micina tanto carina…

Ovviamente, caro Mattia, si scherza.

Guarda che se non stai allo scherzo, Arthur Fleck sei tu. Eh eh.

Ma so che tu, anche se ci sei andato giù pesante, sai scherzare.

Dunque, ora ti propongo un balletto come quello di Joker.

Non sparare altre cazzate altrimenti scenderai le scale ma non vi sarà nessuna musica rock assai figa che ti salverà dalla figura di merda pazzesca.

Poi, perché chiami gli spettatori giovani dei giovinastri?

A parte gli scherzi, sei del 1988 ma a sentirti parlare, cazzo, sembri molto più vecchio di zio Marty.

Non te la prendere ma pari uno da Circolo ARCI.

Forza, mancano tre giorni a sabato sera.

Matioski, voglio vederti ballare come John Travolta. Dai, dai.

 

di Stefano Falotico

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