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Rita Rusic è cavall(eri)a rusticana


12 Sep

Salve, sono il rustico, mi sfamo ruspante con le ruspe, di rosse arzigogolo il pel di Rita Rusic, previo penicillina piangente su mio compitino da (com)pianti alla Montalcini…, ché pianga!

Sì, così giro da Gian Burrasca senza giacca e cravatta, imburrando le donne a me “melodiose” in briosi “scioglimenti” del nervo più “al dente”. Che lor afferraron ferine per poi infilarlo ché mai il “mio” s’affievolirà. Fuoco spalmante, dardo scheggiante a mirar qui a Miami la “beniamina” Rusic Rita marina, donnaccia di gran bocce sul bikini atomico nell’atollo d’abbronzate cosce tornite in costumino sodo come la Lemonsoda. Scostumato, le son “paparazzo” vicinissimo, scatto il mio “zoom” appunto ravvicinato e “appuntisco” la lingua cotta a puntino. Su cremosità del suo fondoschiena a me liscio d’erettive vene, simil placido incunearlo acuminante nella sua “Grotta Azzurra” al cavernoso mio flusso delle arteriose… Navigo liscio come l’olio, “idraulico” di leva scoppiante in motor che scopa di Notte anche sullo yacht frizzante come il Chinò.
Lei, sotto la Luna piena, s’inchina perché la riempia, Rusic Rita accompagna il mio “barboncino” nel raschiarla sulla “depilata”, allenata dai pilates, per yoga gustoso come un frappè allo yogurt… appunto burr(asc)oso. Rusic guarda, mentre “screma” illiquidita, gli altrui maschi gelosi, in compagnia solitaria non “assolandola” di caldo nelle sue bollicine schizzanti il mio rosicchiante e quelli rosicanti, per farli bollir di rabbia. Asciuga la “rasatura” nell’arrossarmelo tutto bello che rizzante, erta in gridolini su sbavante suo rossetto che, sbrodolandomelo, beve il liquor in lei iniettante a mio nettare entrandole.

Così, in questa calura americana con tal toscana accalorata come le negre sudafricane, la mia “canna” è a pesce della sua esca di vasche. Sì, la vacca passeggia col suo “cagnolino”, cioè il sottoscritto sottomesso e anche sopra che glielo immette, tirandosela a far(se)li adirati. Loro non godono e lei lo sa, il mio con Rita sale e, a Mezzanotte, quando le sue “acque” son già gelide dopo la (termo)dinamica tramontante della Rusic in tutto avvilupparmelo “sciolta”, sorbirselo di Sorbetto e spomparla in mezzo ai suoi pompelmi, rincara la dose… dosando movimenti di “bacini” nell’apnea soffocante della marea “lievitante”. Come una piovra, me lo immerge al buio, nella nera n’è (p)orca, squaglia il mio “squalo” e nel cul vien ridotta a irta mia “quaglia” sulla “piastra”, cioè abbrustolito il mio va ancor infornandola per cuocerla di “microonde” integralmente temprandomelo a vertiginose temperature immoderate della sua bagnata come un’ubriaca sbronza di (r)osé svenevole, tale e qual al venirle “dolce” di rosa e appunto rosso di sera si sper(on)a in cucina e piastrelle con imbiancatura seppur annerita. La nostra Rita!

Rita arrostisce, Rita è il mio nitrito, Rita il mio fa sì… che strisci, la “evidenzi” di “segno” (in)visibile poiché con me non ha due pezzi ma la mostra ignuda di pezzo a spezzatini.

Vicendevoli di cena, di schiene che s’inclinano. E il mio “declina” bestemmie nella femmina bestiale.

Insomma, una puttana da calci nel sedere.

Comunque, diciamocela. Rita ha ancora un tiro. Vien chiamata la stiratrice. Colei che, per Ercole toy boy (bar)col(l)ante, a balconcino suo ne fa entrar cinquanta. Sì, roba da band banged.

  1. Il rito (2011)
  2. Gilda (1946)
  3. Rita da Cascia (2004)
  4. Rita, Sue e Bob in più (1986)

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