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Ben Affleck non è affatto male, anzi.


27 Apr

Ben+Affleck+Visits+SiriusXM+Hollywood+Studios+sWsqk-265lflNo, no, Ben Affleck non è niente male. Sì, sì, migliora di film in film. E lasciate perdere il suo Batman, non accanitevene. C’è di peggio. Parlando con Fabio Zanello, per cui scrivo su Ciao Cinema e che presto pubblicherà il mio pezzo, qui già disponibile nella mia recensione, riveduta e corretta, in quanto inizialmente un po’ sciatta e sconclusionata, di Tornare a vincere, appresi che, secondo lui, Casey Affleck è superiore rispetto a suo fratello maggiore, Ben. Appunto! Stimo moltissimo Fabio, è maestro di Cinema. Ma su questo discordo.

A prescindere dall’Oscar ricevuto da Caser per Manchester by the Sea, è luogo comune affermare che Casey sia migliore di Ben.

Non è del tutto vero. Certamente Casey, ripeto, malgrado l’Academy Award vinto come attore, a differenza di Ben, il quale come attore ancora non può vantarsi di averlo vinto, ecco… attira immediatamente più simpatia in quanto indubbiamente meno bello di Ben e un po’ più sfigato. Ben, eh sì, ebbe ben donde per tirarsela. E quante donne a cui tirarlo… Ora sta pure con la magnetica Ana de Armas, con la quale presto girerà Hypnotic. Ben è un ottimo regista, sensibile e intelligente, il quale esordì dietro la macchina da presa con Gone Baby Gone. Mentre, come performer e basta, riuscì a soddisfare appieno un grande regista esigente come David Fincher per Gone Girl – L’amore bugiardo, faticando però a tenere testa all’insoddisfatta e forse perfino insoddisfatta e insaziabile Rosamund Pike, figa esagerata. Una delle po(r)che che può far impazzire un uomo come ne La versione di Barney. Va be’, qui ci poté stare. Paul Giamatti, eh sì, per forza divenne matto. Non poté competere, lui grasso nerd, con un pezzo di patonza di queste proporzioni disumane. Nemmeno però Ben Affleck, nel film suddetto, riuscì facilmente a non impazzire. Ah, quanto se la sudò, che canottiera sudata…

Ora, a parte gli scherzi e i sudori, a parte i colpi di culo e gli ardori, oh, miei uomini, non so se adulatori, che giammai perdeste il vostro nitore seppur smarriste un po’ di candore, Tornare a vincere è un buon film ma, se vogliamo essere sinceri, Ben vinse sempre nella vita.  Ah, che girovita, forse oggi come oggi, sei un po’ appesantito, caro Ben. E poche ore fa il presidente del Consiglio Conte non ci rallegrò tanto, mandando in diretta, da Palazzo Chigi, il suo nuovo video, poiché ci rifilò altre inderogabili direttive devastanti. Ci disse che dobbiamo fare il possibile per non arrenderci, combattendo nel rimboccarci le maniche. Sì, e poi? Vedo tanta gente disoccupata che vorrebbe finalmente lavorare ma il primo Maggio si celebrerà la festa dei lavoratori. Quali lavoratori? Visto che, per l’appunto, anche chi si suda la pagnotta, presto si troverà costretto, così messo alle strette a causa di tali pesantissimi divieti e castrazioni, proibizioni e attese interminabili, a dare via il culo, imp(r)egnandosi con una mignotta. Senza tette, se è un maschio, prossimamente anche senza un tetto.

Ben Affleck prese qualche chiletto, si prestò a molte marchette, fu inizialmente additato di essere un attore inetto. Ma che deve vincere? Altro? Al massimo, con film come The Way Back, può dare la speranza a poveri disgraziati che s’identificheranno nel suo personaggio distrutto e ingiustamente sfortunato. Ah, un’altra conferenza, Ben aumentò la sua circonferenza… di bacino ma riceve sempre e impeccabilmente gustosi bacini…

Io mi beccai la patente di schifezza, sai che conte… ntezza. Fatto sta che i falli, no, i fatti andarono così. A Cont… i fatti e i casi della (s)figa, no, della vita, rimango più bravo e malinconico di Affleck Casey e più in gamba… di Ben.

Subii molti dispetti e sgambetti, molte invidie e porcate, dovetti accettare molte falsità sul mio conto, anche in banca. Il branco volle sbattermi all’angolo e immiserirmi non solo nell’economia… Ma il Falò v’illumina e vi dona delle perle. Anche se non ha i soldi per regalare alla sua bella un ottimo gioiello.

 

di Stefano Falotico

Brad Pitt è superiore a Leonardo DiCaprio, dite la verità e non fate i Robert Ford e gli indiani


08 Jun

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In questo mondo terragno, l’umanità si divide in due categorie: fra chi, eterosessuale, potrà amare Brad Pitt di Ad Astra e quelle donne frustrate che, leggendo gli oroscopi della rivista Astra, sperano in una galassia lontana dalla realtà di poter un giorno farsi il viaggio, dicendo alle loro amiche che hanno baciato dal vivo Brad.

Brad Pitt batte Leonardo DiCaprio in un nanosecondo maggiore della velocità della luce.

Pensate che stia bestemmiando?

Già lo dissi in tempi non sospetti, ovvero qualche settimana fa. Ma non voleste prestarmi fede e udienza. Invece, udite udite quel che io qui dico e vi dirò, puntandovi il dito, sì, rivolgendomi arrogantemente a voi che di Cinema parlate da mattina a sera ma, senz’ombra di dubbio, siete invidiosi di Brad e solamente farneticate senza il gusto della sana faloticata.

Brad è un uomo dalla criniera bionda che, ribaldo nel suo Vento di passioni, eterno fluttua stuzzicante nei buchi neri degli ormoni femminili, forgia di speranza ardente anche le frigide dementi con pochi estrogeni bollenti, gigioneggia con classe navigata da performer oramai della Settima Arte eccome se sapiente e un po’ fa il marpione fra voi deficienti in quanto ardimentoso, maturo essere leonino che, nonostante sulla sua fronte, anche quando non la aggrotta, indossi i già estremamente visibili solchi di rughe comunque meno profonde dei vostri livori, è interprete stupefacente.

No, non sto scherzando. Sono convinto, certo al mille per mille che Brad sia ed è, in quanto vivente e presente, un attore una spanna sopra il bel Leo. Leo, rispetto a Brad, è assai meno dotato e carente sotto ogni aspetto e punto di vista.

Sono entrambi molto belli, ciò va ammesso. E ve lo garantisco io che spesso disdegno la venustà maschile in quanto attratto da quel triangolo femminile che attira il mio sguardo aromatico e carismatico che, inconfutabilmente, più mi tira anche se sovente non vengo a niente e mi brucio come un meteorite prima d’impattarsi su una stella bruciante.

Dunque, no, non sono geloso di Leonardo. Leonardo è leggermente più brutto di Brad anche se de Gustibus non disputandum est e Roberta de Matthaeis è una donna dal cognome greco per cui lotterei al fine di averla come Elena, (di)struggendomi da Achille o forse era Ulisse? Oh, Roberta me lo issa e m’è venuta un’altra fissa. Roberta è idilliaca e conquisterò le sue sacre sponde anche se non conosco a memoria L’Iliade. Sarà un’Odissea riuscir a uscire (riuscir a uscire non è male) coraggiosamente a notte fonda dal mio cavallo ma, impavido ed epico, dedicherò lei miliardi di sillogi poetiche per sigillarmi in una platonica, filosofica, elevata passione smisurata, inanellandole rime baciate in quanto anelo attimi indimenticabili in cui possa effondermene anche se, più probabilmente, lei mi rifiuterà, il culo mi sfonderà con due di picche devastanti e nella depressione sprofonderò da fall(it)o immondo.

Sì, Troy è il film più becero con Brad Pitt. Non c’è da stupirsi, è diretto infatti da Wolfgang Petersen, uno che un tempo girò con mano graziosa e leggera l’intramontabile film per ogni bambino in fiore e ogni adulto con la sindrome di Peter Pan, ovvero La storia infinita.

A me piace fare il Bastian non contrario bensì Barret Oliver con tendenze ribelli da Atreyu o forse da moderno Re Artù.

Ma non perdiamoci in infantilismi e buttiamo giù dalla torre questo bamboccione di Leonardo.

Perché mai, uomini poco prodi, invero lordi e tonti, sbandierate ai quattro venti i vostri vessilli da asilo nido? Sostenendo che Leo, avendo lavorato un mucchio di volte con Scorsese, sia automaticamente migliore di Brad?

Questa è una tenzone da ignoranti panzoni che meritano una severa lezione. Profani qual siete perché non potrete mai apprezzare la rinomante follia metafisica che permea le plumbee, melanconiche atmosfere oniriche, tragiche e malickiane del magnifico L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (da non confondere con Jenna Jameson).

Uno dei pochi capolavori degli ultimi dieci anni degno di essere, oserei dire, apostrofato, nominato e persino appellato tale. Dinanzi alla maestria del suo cineasta, Andrew Dominik, mi scappello.

Anche se non ho visto Cogan. Per avere donne come Roberta o come Heather Graham, diverrei Hulk Hogan, oh sì, ah oh, eh ih, a e i o u. Loro non mi spareranno da assassine, bensì in combutta alla maniera di Naomi Watts e Laura Harring di Mulholland Drive mi tradiranno per Angelina Jolie e allora, dilaniato da un’umiliazione da J. Edgar di Eastwood, farò l’amore con Armie Hammer? Attore specializzato, vedi anche Chiamami col tuo nome, in ruoli da gaio?

Ma non mi passa neppure per l’anticamera del cervello. Dirò a Roberta, sì, di cornificarmi pure con quel damerino di Timothée Chalamet e le sussurrerò, esalando l’ultimo respiro, killing me softly.

A parte gli scherzi, Brad Pitt, suvvia, non scherziamo, dai dai… è superiore a Leonardo.

Leonardo è un volpone e sa accattivarsi le simpatie degli Oscar ma Brad fu Coppa Volti per il suo Jesse James e per questo ruolo imbattibile venne scandalosamente ignorato agli Academy Awards.

Un’onta infima e imperdonabile.

Ora, tutto questo scritto, spesso scherzoso e goliardico, a che è servito?

Voi pensate davvero che DiCaprio sia meglio di Brad?

No, io sono qui ora serissimo come peraltro già lo fui nelle fi… e, no, righe vergatevi sopra, accennatevi poc’anzi.

Brad Pitt è un grande attore che il superficiale immaginario collettivo mercantilistico di massa ha identificato, sbrigativamente, soltanto come insulso e tutt’al più bravino actor non eccelso ma supremo, stellare sex symbol galattico.

Voi siete blasfemi, dovete vergognarvi delle porcate che dite. Ma quale mascellone! Brad possiede, nonostante la forza erotica che emana, lo sguardo limpido del saggio ieratico sulla montagna.

Brad per me è un attore straordinario.

Ora, vado a mangiare una lasagna.

A presto.

E state in campana. Sì, dovete svegliarvi e vedere la bellezza di Brad e del mondo.

State, se volete, pure in campagna. Anche in Campania.

Basta che non derubiate gli indiani nelle capanne.

Io comunque a Casey Affleck/Robert Ford ho sempre preferito Robert De Niro.

 

 

di Stefano Falotico

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Categoria Miglior Attore, Oscar previsioni


17 Oct

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O meglio predictions.

Ancora presto per poter definire la lista dei cinque candidati “Best Actor” per i prossimi Oscar, ma la lista si sta definendo e, a quanto pare, avremo molte sorprese dell’ultima ora.

Scontata appariva la nomination a Tom Hanks per il Sully di Eastwood, ma è uscito a Settembre, troppo presto per il rush finale, per la zampata “vincente”. I membri dell’Academy infatti, si sa, son pigri e si scorderanno, quando arriverà Febbraio, tempo appunto delle candidature, della prova, se non superba di Hanks, almeno da menzionare, da contemplare diciamo così. Una prova solida, robusta, come si dice in gergo, sostenuta da una regia efficace e classica nel miglior stile Eastwood, forse un po’ troppo agiografica e dal minutaggio abbastanza ridotto. Solo novanta minuti di film son probabilmente pochi per poterla chiamare una prova proprio da Oscar. All’Academy piacciono i film lunghi e dunque le recitazioni “prolungate”. Da incorniciare di “durevolezza”.

Molte sorprese, dicevamo.

Se il Denzel Washington di Fences appare quasi cosa fatta anche se, paradossalmente, nessuno ha ancora visionato il film, sicura e certissima sembra anche la nomination per Casey Affleck di Manchester by the Sea, che sta mietendo consensi ovunque. Una prova con la sordina, tutta giocata sulle corde dell’anima, una prova sofferta, intensa, sfumata, prettamente drammatica con punte d’insospettabile leggerezza.

In pole position anche Andrew Garfield per Silence (anche questo un’incognita, visto, scusate il gioco di parole, che nessuno l’ha anche in questo caso visto, speriamo non in una svista) e per Hacksaw Ridge di Gibson.

Ma i colpi di scena non mancheranno, fonti ben informate infatti, a detta dei rumors, danno il redivivo, anzianottone Warren Beatty “a giro di boa” per il suo film, e il grandissimo, il più grande, Robert De Niro per The Comedian. E sarebbe un vero touch down a venticinque (!) anni di distanza da Cape Fear, ultima sua candidatura come Miglior Attore, a prescindere da quella come non protagonista per Il lato positivo.

Staremo a vedere.

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