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I miei primi trentasette anni, profilo “completo” di un uomo al di sopra dello “stoico”


12 Sep

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Domani sarà il mio compleanno e già (non) ne giovo. Il mio fisico, appesantito oltremisura per colpa del tabacco e di farmaci antidepressivi, da lanciatore di giavellotto sta diventando. Giove! Eppur sono giovine come diceva Pesci in Mio cugino Vincenzo. Ma smagrirò come Robert De Niro in Novecento, attore del quale, nonostante non sia fanatico come in adolescenza, seguo sempre ogni progetto con sviscerata identificazione nel ne(r)o. Di miei libri pubblicati oramai IBS.it e altre catene librarie son invase. E me ne vanto, “sbuffando” caffè che deglutisco con ironica sfacciataggine del mio ancor poltrire nel marasma asmatico della mia (in)utilità. A “darlo” tutto, non voglio che le donne me le diano, essendo ascetico, più che altro del sesso menefreghista e fan della magia di Stranger Things, serie antologica in cui ho interpretato la parte del “mostro”, il Demogorgone, quella della disperata femminilità “matura” della Ryder, quella del ragazzo loser, dello sceriffo traumatizzato e soprattutto di Undici, bambina più adulta degli adulti e più maschia delle femminucce. Sì, son infant(il)e alla mia età suonata eppur mi psicanalizza più La morte corre sul fiume che un Robert Mitchum delle prediche psichiatriche. Vivo di deliri e poche ire, ce l’ho “ritto”, trattenendo il mio dentro fra i denti quando son lì per sbottare e andando mai a bottane, a differenza dei “lavoratori duri” che “la” fanno per il bene della famiglia, come Woody Harrelson di True Detective. Uomo davvero pericoloso, che si scinde fra il giusto della “luminosità”, gli spaghetti al cartoccio, la moglie carina e la zoccola con le tettone. Quello sa il “fallo” suo, mentre io son Falò mi(ci)o abbaiante quando nessuna da me viene abbagliata. Abbacinandomi di stronzate, consumo le mie giornate tra una “pausa” a Castenaso, località dell’interland bolognese di Bar Centrale, una alla Celentano e savie discussioni col mio ego dal fe(ga)to ribollente, romantico di fantasie, cazzone di tutto nel leggere filosofico Catone. Posso fregiarmi, fregarmi e sfregiarmi della mia faccia di “scemo”, “nobile” nel suo esser nubile e bile nel non neppur voler giocar a biliardo. Intanto scrivo, e di prossima pubblicazione sarà Il commediante nel quale, Re per una notte, imito il Bob che fu e quel che di Taylor Hackford verrà. Sono un DeVito, non un De Niro, con puntate nell’Harvey Keitel di “cattivo tenente” e anche da Lezioni di piano quando m’innamoro del mio muto. Non muterò, ma pagherò come molti il mutuo. Speriamo che oggi non mi faccian la multa, son passato col verde, oramai nessuno lo rispetta e la massa ti obbliga a pagare il controllo semaforico della loro immoralità. In tutta sincerità, sono un genio che se la suona da sé, come si confà a colui che, non retorico e neppur solipsista, è solo soletto di solista non fascista ma nemmeno comunista. Hanno festeggiato l’11 Settembre, era il mio compleanno di mio padre. Uomo che mai fu terrorista ma terrone che sa quanto questi discorsi sian meno belli di Sully. Sono l’incarnazione del miracolo sull’Hudson e sono anche molto a(si)no. Ma il mio sexy sta nel mio naso un po’ aquilino, sul volpino. Fra il Tom Hanks, James Stewart e lo steward. Diciamocela, sono stupido, ma uno stupido che “spinge”. E sa(le).

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