Posts Tagged ‘Padre-figlio’

White Boy Rick, prima di educare gli altri, educate voi stessi


05 Jun

2295796 – White Boy Rick

Ce lo spariamo questo film? Sì, quando uscirà, io me lo sparerò. Perché mi hanno sempre affascinato i film, perfino romanzati, sulle adolescenze difficili, essendo io stato l’apoteosi dell’adolescenza nella sua inquietudine più maestosa. Tanto maestosa che, per lungo e inesauribile penare, sto diventando precocemente Hermann Hesse e, non di rado, rifletto come farebbe un novantenne in fin di vita sulle stagioni della vita. Da non confondere con quelle di Battiato, personaggio a cui, per via del mio ermetismo, son stato sovente associato. Anche se a ben vedere mi sto trasformando sempre più in un brillante McConaughey, padre di quest’umanità allo sbando. Ridottosi a vivere nella povertà assoluta pur di dare un lascito supremo, sacrificale a un mondo che, smarritosi nella tetraggine mascherata da frivolezza, pare esser precipitato in un brutto Medioevo oscurantista.

Quello che non ho mai accettato della società che si spaccia per “adulta” è la sua rassegnazione mesta e impigrita, come se aver rinunciato a tutti i sogni adolescenziali fosse un sinonimo di crescita. Come se l’appiattimento e il metodico iper-controllare le loro emozioni la preservasse dalla sofferenza. Io vi dico che gioia vera non vi può essere se soffrire è un verbo che avete disconosciuto e cancellato dal vostro vocabolario emozionale.

Si soffre sempre, in maniera diversa e forse più matura, ma il dolore è insito nell’animo umano che, in quanto senziente, non può astenersene. Si gioisce tanto se si ha un figlio a cui tramandare i propri insegnamenti, sperando che forse abbia una vita più felice e appagante della nostra, e parimenti tragicamente si soffre se questo figlio si perde in strade tortuose ché, incosciente, non può sapere a cosa andrà incontro. Non può saperlo perché è giovanissimo e quindi, dopo la momentanea esaltazione, l’euforia folle, sarà giocoforza costretto ad adattarsi, e quest’adattamento sarà difficilissimo se non avrà provveduto, nel momento formativo importante, alla conoscenza, soprattutto dei suoi più umani sentimenti.

Perché, nel frattempo, nel bene o nel male, avrà già esperito molta vita e quel suo vissuto, complicato, perfino alle volte traumatico, distorto, diverso, “spostato”, non lo potrà raddrizzare, leggendo a trent’anni filosofia new age. Quei conflitti interni, prima o poi, ritorneranno furenti, il suo carattere e la sua istintività fuoriusciranno anche quando crederà di averli taciuti sotto una coltre d’ipocrita buonismo e asservimento al più impiegatizio e, apparentemente, comodo lavoretto. Ma io non sono un moralista, ed è in virtù proprio di ciò che vi dico che tutto il male non viene per nuocere. Mi son sempre battuto affinché ogni uomo fosse libero.

È celeberrima la frase di Fabrizio De André: scegliere o farsi scegliere? Diffidate da chi vi dice che vive in un certo modo perché ha deciso di vivere così, oppure, ancora peggio vi mente con l’alibi che, per sfortunate, dannose circostanze, non ha avuto alternative. In verità, non se l’è mai volute creare. Perché, tutto sommato, nonostante patemi e guai, casini di ogni tipo, la sua vita di merda gli piace e ci sguazza, perché è l’unica che sa vivere. E ha modellato la sua visione del mondo al ristrettissimo, solipsistico, utilitaristico interesse personale.

Le ingiustizie, chi più chi meno, le subiamo tutti dai quattordici anni in poi. Fa parte del gioco della vita. Non possiamo pretendere di essere belli come Alain Delon, di essere al contempo dei premi Nobel, di scoparci quattro donne a notte (a proposito, voi ce la fareste?), di essere presidenti della Repubblica, intonsi e col capello a posto, e intanto andare ai concerti della band alternativa-metal di sto par de palle. Insomma, non possiamo avere tutto. Dobbiamo fare delle scelte. Genitori cari, non vi preoccupate se vostro figlio, anziché divertirsi coi suoi coetanei scemi, guarda Henry – Pioggia di sangue. Non c’è niente che non vada in lui, è capace che i serial killer diventeranno invece quelli che ora guardano Avengers.

I vostri figli debbono subito, senza aspettare un secondo di più, entrare in contatto col mondo che per sua natura è anche violento, è fradicio, è marcio, fa schifo al cazzo, non è solo rose e fiori. Anzi, più acquisiranno coscienza di questo, più sapranno gestire la loro parte oscura. In un bilanciamento psico-emotivo meraviglioso.

È per questo che abbiamo i terroristi. Sono stati educati sin dapprincipio a una visione radicalizzata della loro religione, chiusi nelle loro bacate convinzioni, al che ecco che, se uno pesta loro i piedi, anziché dare un pugno a quello o rispondergli per le rime, facendo valere il loro comunque opinabile Credo, distruggono le Torri Gemelle, ammazzando migliaia d’innocenti.

Che io sappia, Bush è ancora vivo e vegeto…

Come voi, adolescenti, non diventatemi Elephant. Se in classe vi deridono e umiliano, controbattete con gusto e personalità, fate valere i giusti principi morali del rispetto. Non tornate in quella scuola a mitragliare a destra e a manca. Che c’entrava quel poveretto della classe prima, tanto buono e caro, così gioioso di vita, che avete ammazzato?

E ora dico anche a voi, finti adulti. La maturità non si misura dal numero di lauree prese, recitando pappardelle a memoria, non si misura dal grado economico del vostro conto in banca. State sempre lì al mare, sugli yacht, a bere e divertirvi come porci. Poi, nel quotidiano, siate cafoni e insensibili peggio di un film con Christian De Sica. Secondo voi, chi non è arrivato al vostro “vertice”, è solo una merda, non vale una minchia, è un patetico coglione, e allora giù di offese e insulti pesantissimi.

Sì, andrò a vedere Cocaine. Forse sarà un brutto film, al momento non posso saperlo, ma come mi attrae questo McConaughey che, contro tutto e tutti, combatte, a costo di sbagliarsi immensamente, affinché suo figlio abbia una seconda possibilità.

Quella che dovremmo avere tutti.

Nella mia vita mi son sentito spesso dire che sono debolissimo. È il contrario. I deboli, come sosteneva Nietzsche, sono quelli che si spacciano per forti ma sono degli atroci conformisti e hanno accettato, seppur malvolentieri, che ai calciatori si diano 100 Milioni di Euro l’anno e ai poeti un calcio nei testicoli.

Perché non avete mai voluto cambiare niente, nemmeno lo spazzolino che da trent’anni usate per pulirvi bocche pestilenziali e iper-giudicanti.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)