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Peter Greenaway girerà un film ai Sassi di Matera con De Niro e Kristofferson? Boh, e io voglio inventare una storia delicata, col Bob che canta


11 Aug

True Detective chiesa
Sì, notizia di queste ore è che Peter Greenaway ha intenzione di girare un film ai Sassi di Matera su Gesù.

Sì, oramai i Sassi sono diventati la location pressoché obbligatoria per il Cristo. E Mel Gibson ne sa qualcosa quando Monica Bellucci non gliela diede durante i provini e lui le urlò: – Ah sì? Monica, allora farai la zoccola, sì, sarai Maddalena!

Ah ah.

Ora, Greenaway ha in mente da anni questo film. E il produttore dovrebbe essere Emanuele Moretti, che non è imparentato con l’omonimo Nanni, ha meno anni di me e in questi anni avrà prodotto almeno cinquemila film. Anche se lo vedo sempre su Facebook in riva al mare a mangiar gli spaghetti con le cozze. Va be’, sai che ti voglio bene, Emanuele, un giorno gireremo assieme un film con me nella parte di Marlon Brando de Il coraggioso, che dice stronzate micidiali sulla maternità ma le reciterò da Dio, con tanto di pause silenziose da Actor’s Studio clamoroso, e il mio monologo sarà studiato a Cambridge.

Sì, la Vergine Maria mise al mondo il Cristo perché fu partorita per divina “inseminazione” spaziale, sì, Dio dalle stelle, fluttuando fra una galassia e l’altra, “spruzzò” e il liquido finì nelle ovaie della Madonna, lì, in Palestina.

E Giuseppe rimase scioccato:

– Ciao Beppe.

– Dimmi, Maria. Sono molto stanco. Ho riparato il tavolo di Germana. Adesso, per piacere, cucinami due tortellini alla panna e poi lasciami riposare sul divano.

– Senti, devo darti una buona novella. Sono incinta.

– Incinta? Che cazzo significa? Io e te non abbiamo mai trombato. Tu non ti sentivi pronta e io ho avuto estremo rispetto della tua verginità. Nel frattempo, mi sono arrangiato da solo… Chi è stato il figlio di puttana che t’ha fottuto?

– Sono incinta di Dio.

– Non raccontarmi puttanate! Dai, su. Altrimenti chiamo il centro di salute mentale e ti faccio ricoverare.

– Non sto scherzando. Sono incinta di Dio.

– Ci sono le prove che possano attestare una minchiata colossale di queste proporzioni?

– Il fatto è questo.

– Sì, va be’. Allora, mi scaldi questi tortellini?

 

I mesi passarono e la pancia di Maria crebbe. Fu allora che Giuseppe, come Fantozzi, realizzò. E andò da uno psicanalista. Si rivolse anche a Matthew McConaughey di True Detective affinché appurasse il misfatto ma Rust Cohle gli rispose così:

– La nostra vita è una camera blindata, che si è svolta sempre nella nostra mente. Siamo soli a questo mondo, viviamo di fantasie, combattiamo il Male e, resilienti, andiamo avanti. Dobbiamo darci una missione, altrimenti prima o poi crolliamo. Non possiamo scoparci tutte le strafighe di Instagram, abbiamo bisogno di canalizzare le nostre rabbie, le nostre astinenze, i nostri desideri, assurgendo a paladini di un eroismo monumentale che sarà ricordato dai posteri, come Ugo Foscolo ben insegnava. Se vogliamo tutto, lo prenderemo soltanto in culo. Solo Dio può fare e farsi chi vuole.

– Sì, quindi sostanzialmente è stato davvero Dio a mettere incinta mia moglie. Ottima filosofia del cazzo.

– Sì, prendila così. Però tuo figlio diverrà il simbolo della cristianità. Un uomo dei miracoli ma la gente, puttanesca e cinica, che vuole e voleva soltanto ridere e scherza’ da troioni, lo inchioderà alla croce. Come la vedi?

– Quanto camperà?

– Trentatré anni.

– Be’, una buona vita. Jim Morrison è morto a 27.

– Sì, ma Jim Morrison scopava di brutto.

– Mio figlio non scoperà?

– No. Tale padre, tale figlio.

– Lei invece, signor McConaughey, è uno che tromba?

– In passato sì. Anche Sandra Bullock è stata con me. Adesso sto con questa Camila Alves. Sa, è una modella brasiliana. Dopo tanti giorni sul set, sono molto giù. Lei sa come tirarmi su.

– Insomma, questa Camila le prepara la “camomilla” sessuale.

– Sì, proprio una bella puttanina. Ci ho messo un po’ a trovarla. Ma io, che ho milioni di dollari, le regalo le collane e lei mi regala il sorriso. Capisc’ a me. Tanto la mia reputazione non va a puttane, sono l’attore premio Oscar per Dallas Buyers Club. Dove facevo il malato di AIDS. La gente mi adora. Sono bellissimo, bravo, e interpreto anche parti da malato terminale che, si sa, commuovono. M’imbruttisco e mi danno l’Academy Award. Una persona normale invece, se imbruttisce, viene emarginata e deve essere mantenuta dall’assistenza sociale perché nessuno le dà un lavoro. In questa società, la bella faccia tosta è un biglietto da visita inesorabile. Senza una doverosa faccia da culo, non ti danno una lira. Anche se hai letto tutto Dostoevskij.

– Di mio, sono un falegname.

– Davvero? Allora, lei se n’intende. Mi dica la verità, Beppe. Nel film Contact sono stato un po’ espressivamente legnoso, non è vero?

– Sì, non ha mosso un muscolo facciale neanche fosse stato piallato. È migliorato, sa?

– Le ho detto. Il merito è di Camila. Con lei, si muove tutto… Adesso scusi, Beppe, devo pubblicizzare The Beach Bum. Buona serata.

– Arrivederci, Matthew. M’invita alla premiere?

– Sì, fra pochi mesi, quando il film uscirà, sarà nato suo figlio. Porti anche lui. Perché ci vuole il patrocinio di un povero Cristo che venga a vedere questa merdata. Non se lo cagherà nessuno. Ma l’opera dello Spirito Santo potrebbe aiutare il marketing.

 

Sì, Greenaway girerà questo film a Matera, che sarà certamente meglio di Per amore, solo per amore di Giovanni Veronesi.

Sì, m’immagino Beppe a Betlemme, interpretato da Bob De Niro che, nel post-modernismo di Peter, a un certo punto, mentre i Re Magi fanno i regalini al pupo, prenderà un microfono e canterà Un’emozione per sempre di Ramazzotti. Entusiasmato da tanta umanità calorosa.

E Federico Frusciante, alla terza traversa di una cittadina limitrofa di questa Betlemme in festa, nella sua videoteca, ubicata in una grotta rupestre, dirà che la gente è andata tutta a vedere la nascita di Gesù e non ha noleggiato i film di Carpenter. Poi, desolato, chiuderà il locale e si recherà alla mangiatoia.

– Io sono un comunista così! Non credo in Cristo e la Madonna, porco Dio! Gesù è uno che si abbonerà a Netflix!

 

E questo è quanto, figlioli.

 

Sì, Cristo sarà un uomo che, non imborghesito nelle battutine della gente annoiata e tristissima, non riderà mai di fronte a questa boiata. E sarà accusato d essere schizofrenico perché ha sostituito il godimento pecoreccio della FIGA ai suoi deliri “mistici”.

 

D’altra parte, da un mondo che non sa neppure cosa sia Ordet, cosa potete aspettarvi? Se non porcate?

Ora mettete su la colonna sonora di Conan il barbaro.

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di Stefano Falotico

Molte persone s’incazzano quando si sentono prese in giro, io non m’incazzo mai, nemmeno quando mi girano


02 Jul

Questa è una delle perle del Falotico. Tenetela a mente quando capirete che avevate creduto di diventare presidenti degli Stati Uniti e scoprirete che vi hanno “bocciato” anche per fare gli scrutinatori al seggio della frazioncina con quattro gatti.

Ora, facciamo il punto della situazione…

1) Molte persone s’incazzano se si sentono prese per il culo. Non è una presa in giro dire loro che non sono dei premi Nobel.

2) Molte donne s’incazzano se si sentono prese per il culo. Non è una presa in giro dire loro che non sono Monica Bellucci.

3) Molte persone s’incazzano se si sentono prese per il culo. Non è una presa in giro dire loro che non sono Brad Pitt.

 

Al che interviene la solita “rompicazzi”…

– Nemmeno tu sei Brad Pitt.

 

Risposta bruciante del Falotico con faccia da culo imbattibile.

– Infatti, sono meglio.

 

Ah ah.

 

Ora, molte persone che mi conoscono pensano che io le prenda in giro quando dico loro che sono il più grande attore della Storia.

Suvvia, non si devono incazzare. È palese, come si suol dire.

Ecco la posa da intellettuale maudit un po’ sognatore e un po’ coglione.

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Ecco la posa da Mickey Rourke che ha bevuto 500 gocce di Valium.

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Ecco la posa da miglior imitatore di Robert De Niro. Anzi, ve ne offro due al prezzo di una.

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Ecco la posa da pirla. Un pirla che sa…

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Ecco la posa da piacione simil-Matthew McConaughey.

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Ecco la posa da clown di Pennywise, incrocio fra Tim Curry e Bill Skarsgård.

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Ecco invece la posa, appunto, da presa per il culo sia beffarda che plateale.

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Ecco la posa da uomo assonnato, probabilmente rintronato.

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Ecco la posa da uomo che possiede il fascino del cazzone, il sex appeal del lupo di mare, la testa di uno che sembra poco sveglio ma ha un uccello micidiale.

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Ecco la posa da occhialuto.

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Ecco la posa da scaricatore di porto un po’ alla Claudio Amendola.

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Ecco una posa intelligente, nonostante il “profilo basso” della testa all’ingiù.

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Ecco la posa di uno che pare dica fra sé e sé: sì, ma che cazzo vuoi?

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Ecco la posa da genio.

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di Stefano Falotico

White Boy Rick, prima di educare gli altri, educate voi stessi


05 Jun

2295796 – White Boy Rick

Ce lo spariamo questo film? Sì, quando uscirà, io me lo sparerò. Perché mi hanno sempre affascinato i film, perfino romanzati, sulle adolescenze difficili, essendo io stato l’apoteosi dell’adolescenza nella sua inquietudine più maestosa. Tanto maestosa che, per lungo e inesauribile penare, sto diventando precocemente Hermann Hesse e, non di rado, rifletto come farebbe un novantenne in fin di vita sulle stagioni della vita. Da non confondere con quelle di Battiato, personaggio a cui, per via del mio ermetismo, son stato sovente associato. Anche se a ben vedere mi sto trasformando sempre più in un brillante McConaughey, padre di quest’umanità allo sbando. Ridottosi a vivere nella povertà assoluta pur di dare un lascito supremo, sacrificale a un mondo che, smarritosi nella tetraggine mascherata da frivolezza, pare esser precipitato in un brutto Medioevo oscurantista.

Quello che non ho mai accettato della società che si spaccia per “adulta” è la sua rassegnazione mesta e impigrita, come se aver rinunciato a tutti i sogni adolescenziali fosse un sinonimo di crescita. Come se l’appiattimento e il metodico iper-controllare le loro emozioni la preservasse dalla sofferenza. Io vi dico che gioia vera non vi può essere se soffrire è un verbo che avete disconosciuto e cancellato dal vostro vocabolario emozionale.

Si soffre sempre, in maniera diversa e forse più matura, ma il dolore è insito nell’animo umano che, in quanto senziente, non può astenersene. Si gioisce tanto se si ha un figlio a cui tramandare i propri insegnamenti, sperando che forse abbia una vita più felice e appagante della nostra, e parimenti tragicamente si soffre se questo figlio si perde in strade tortuose ché, incosciente, non può sapere a cosa andrà incontro. Non può saperlo perché è giovanissimo e quindi, dopo la momentanea esaltazione, l’euforia folle, sarà giocoforza costretto ad adattarsi, e quest’adattamento sarà difficilissimo se non avrà provveduto, nel momento formativo importante, alla conoscenza, soprattutto dei suoi più umani sentimenti.

Perché, nel frattempo, nel bene o nel male, avrà già esperito molta vita e quel suo vissuto, complicato, perfino alle volte traumatico, distorto, diverso, “spostato”, non lo potrà raddrizzare, leggendo a trent’anni filosofia new age. Quei conflitti interni, prima o poi, ritorneranno furenti, il suo carattere e la sua istintività fuoriusciranno anche quando crederà di averli taciuti sotto una coltre d’ipocrita buonismo e asservimento al più impiegatizio e, apparentemente, comodo lavoretto. Ma io non sono un moralista, ed è in virtù proprio di ciò che vi dico che tutto il male non viene per nuocere. Mi son sempre battuto affinché ogni uomo fosse libero.

È celeberrima la frase di Fabrizio De André: scegliere o farsi scegliere? Diffidate da chi vi dice che vive in un certo modo perché ha deciso di vivere così, oppure, ancora peggio vi mente con l’alibi che, per sfortunate, dannose circostanze, non ha avuto alternative. In verità, non se l’è mai volute creare. Perché, tutto sommato, nonostante patemi e guai, casini di ogni tipo, la sua vita di merda gli piace e ci sguazza, perché è l’unica che sa vivere. E ha modellato la sua visione del mondo al ristrettissimo, solipsistico, utilitaristico interesse personale.

Le ingiustizie, chi più chi meno, le subiamo tutti dai quattordici anni in poi. Fa parte del gioco della vita. Non possiamo pretendere di essere belli come Alain Delon, di essere al contempo dei premi Nobel, di scoparci quattro donne a notte (a proposito, voi ce la fareste?), di essere presidenti della Repubblica, intonsi e col capello a posto, e intanto andare ai concerti della band alternativa-metal di sto par de palle. Insomma, non possiamo avere tutto. Dobbiamo fare delle scelte. Genitori cari, non vi preoccupate se vostro figlio, anziché divertirsi coi suoi coetanei scemi, guarda Henry – Pioggia di sangue. Non c’è niente che non vada in lui, è capace che i serial killer diventeranno invece quelli che ora guardano Avengers.

I vostri figli debbono subito, senza aspettare un secondo di più, entrare in contatto col mondo che per sua natura è anche violento, è fradicio, è marcio, fa schifo al cazzo, non è solo rose e fiori. Anzi, più acquisiranno coscienza di questo, più sapranno gestire la loro parte oscura. In un bilanciamento psico-emotivo meraviglioso.

È per questo che abbiamo i terroristi. Sono stati educati sin dapprincipio a una visione radicalizzata della loro religione, chiusi nelle loro bacate convinzioni, al che ecco che, se uno pesta loro i piedi, anziché dare un pugno a quello o rispondergli per le rime, facendo valere il loro comunque opinabile Credo, distruggono le Torri Gemelle, ammazzando migliaia d’innocenti.

Che io sappia, Bush è ancora vivo e vegeto…

Come voi, adolescenti, non diventatemi Elephant. Se in classe vi deridono e umiliano, controbattete con gusto e personalità, fate valere i giusti principi morali del rispetto. Non tornate in quella scuola a mitragliare a destra e a manca. Che c’entrava quel poveretto della classe prima, tanto buono e caro, così gioioso di vita, che avete ammazzato?

E ora dico anche a voi, finti adulti. La maturità non si misura dal numero di lauree prese, recitando pappardelle a memoria, non si misura dal grado economico del vostro conto in banca. State sempre lì al mare, sugli yacht, a bere e divertirvi come porci. Poi, nel quotidiano, siate cafoni e insensibili peggio di un film con Christian De Sica. Secondo voi, chi non è arrivato al vostro “vertice”, è solo una merda, non vale una minchia, è un patetico coglione, e allora giù di offese e insulti pesantissimi.

Sì, andrò a vedere Cocaine. Forse sarà un brutto film, al momento non posso saperlo, ma come mi attrae questo McConaughey che, contro tutto e tutti, combatte, a costo di sbagliarsi immensamente, affinché suo figlio abbia una seconda possibilità.

Quella che dovremmo avere tutti.

Nella mia vita mi son sentito spesso dire che sono debolissimo. È il contrario. I deboli, come sosteneva Nietzsche, sono quelli che si spacciano per forti ma sono degli atroci conformisti e hanno accettato, seppur malvolentieri, che ai calciatori si diano 100 Milioni di Euro l’anno e ai poeti un calcio nei testicoli.

Perché non avete mai voluto cambiare niente, nemmeno lo spazzolino che da trent’anni usate per pulirvi bocche pestilenziali e iper-giudicanti.

 

 

di Stefano Falotico

True Detective, il cofanetto è mio, le copie si stavano esaurendo ma io giammai mi esaurisco


26 Apr

True Detective

Sì, sto rivedendo e rivedendo True Detective, soprattutto la prima stagione perché la nostra vita si ripropone ciclicamente come dei kart su una pista. Tutto quello che è al di fuori della nostra dimensione è eternità. L’eternità ci osserva dall’alto. Ora per noi è una sfera ma per loro è un cerchio.

Sì, vado matto per il piano-sequenza finale dell’episodio 4, Cani sciolti, e riguardo ogni fotogramma con perizia chirurgicamente antropologica da vero esploratore della giungla disumana alla Ledoux. Sì, ipnoticamente le scene nella mia mente si addensano e in questo caleidoscopio immaginativo mi ricreo come in stato amniotico, rinascendo a ogni attimo di un Fukunaga ispiratissimo e “bioetico”.

Sì, uomini che tradite le vostre Monaghan per qualche mentecatta di buone tette, rifocillatevi dopo una giornata satanica in cui avete tagliato il prato, assurgendo a esistenza linda libera da ogni crocefissione della vostra anima. E filosofeggiate pure di sana pianta, perché il mondo è animalesco e i più bassi istinti, lo so, spesso vi depistano.

Anche a me succede. Dopo aver visto un porno, mi sento sempre in colpa, al che devo rigenerare la mia anima insozzata nel rilustrarla a base di poesia incantata.

Sì, io nella mia vita molte volte perii, patii, mi prosciugai e, ansimante, mi persi. Ma il mesmerico mio risplendere è qualcosa d’inaudito.

Io non ingrazio nessuna donna ma le donne si deflorano alla mia vista, squagliandosi ancor prima che possa sfiorarle. Il mio non è il delirio florido di un pazzo ma la presa di cosc(i)e(nza) di un uomo saggio che, dopo tante lotte, la luce or rivede brulicante in questo folle, universale mio enorme viaggio.

Sì, avevo già l’edizione americana, ma la comprai per puro collezionismo. E da tempo adocchiai il Blu-ray italianissimo della prima stagione. Ma stamane trovai tutte e due le stagioni “cofanettizzate” su Amazon.it allo stesso prezzo della singola stagione su IBS.it e senza spese di spedizione. E cliccai. Sì, perché io clicco. Qualche volta cicco ma non amo né la Madonna né la Ciccone.

Soffrii molti nervosi esaurimenti e ancor spesso son uomo nevrotico ma recito nella vita con lo stesso carisma nervoso di questo McConaughey bellissimo.

Io ce l’ho… “profumato”. Anche se alle volte, come Rust, sono un tantino scriteriato.

di Stefano Falotico

Dopo i discorsi di Rust Cohle, i discorsi di Falotico


21 Apr

Ahmed The Night Of

Stavo riguardando delle clip di True Detective. Col senno di poi, è la serie televisiva più sopravvalutata di sempre. Non parlo della seconda stagione, abbastanza impresentabile, con un finale osceno, in cui Vince Vaughn, nei momenti di rabbia incandescente, sradica cornicioni e frantuma bicchieri di cristallo come se fosse Bruce Lee culturista, e nemmeno voglio soffermarmi su Colin Farrell, l’unico che regge la parte ed è abbastanza credibile, ma il climax è ridicolo, patetico, tutta una sterminata sceneggiata hardboiled per capire che il morto ammazzato sta dietro una squallida vicenda di disagi giovanili. Tutti crepano tranne le due donne che alla fine si coalizzano neanche fossero quelle del movimento Me Too. Una pacchianata immane.

Ma nemmeno la prima stagione scherza. Il signor Pizzolatto, dopo aver studiato ogni crisma, sì, crisma del pessimismo filosofico, allestisce dei siparietti in cui McConaughey, conciato come un barbone e un Cristo in croce, disserta lapidariamente sul senso dell’esistenza. Sciorinando banalità adolescenziali degne del peggior saggio sulla montagna. Ecco, scene peraltro talmente irreali e sfacciatamente ostentate che alla fine, parossisticamente, nella loro assurdità smodata, sembrano perfino attinenti alla veridicità del reale. Sì, quando mai si è visto un detective dell’FBI che passa ore a vantarsi delle sue ispirazioni filosofiche, teoretiche, geometricamente cartesiane alla sua visione cupa e tetra della vita? Con due bambagioni che lo stanno a sentire e non gli cacciano un ceffone? A che pro quei discorsi se non per allettare le manie depressive di giovani che son andati in brodo di giuggiole per queste isterie trascendenti, per questo pus underground che rinnega la vita occidentale con la faccia di Matthew, uno che ha almeno tre ville con piscina a Beverly Hills? Sì, poi il cattivone, il maniaco omicida satanista si viene a scoprire che è un giardiniere tonto. Al che, la HBO l’ha promosso di grado e l’ha fatto diventare giudice salomonico in The Night Of. Glenn Fleschler, un uomo, un perché.

Sì, ce lo possiamo dire in tutta sincerità? Un solo fotogramma di The Night Of, soprattutto del primo episodio, tutto in una notte, vale più di ogni orpello del Fukunaga.

Di mio, sono incurabile. Sì, arrivano notizie di bullismo di questo nostro Paese casa e chiesa. E la gente si sconvolge.

Ha ragione il mio amico Emiliano Sutera… Siete ridicoli. Inorridite per un bulletto da liceo che insulta un professore. Avete delegittimato la patria potestà, demonizzato la disciplina, ridicolizzato la gerarchia; E vi stupite perché questa è la generazione che sta infestando il mondo. Fatevi due domande.

Sbaglia anche Sutera, perché dopo il punto e virgola ci vuole la minuscola e non la E maiuscola.

Ma comunque avete capito il concetto.

Al che, passo in rassegna le persone di Facebook. Una, a scadenza regolari come l’orologio svizzero, sì, quello a cucù, per dimostrare che è donna di cultura, che adora il Cinema e la Musica, ogni santissimo giorno ci “aggarba” (sì, verbo che si usa nella marina ma che io uso scorrettamente perché così mi garba, non siatemi sgarbati, non fatemi gli Sgarbi Vittorio) con suoi “selfportrait” in cui nell’identica posa mette il suo viso in primo piano, “reciso” dal prodotto artistico che vuole pubblicizzare per vantarsi che lei conosce l’artista o gli artisti che l’hanno creato. Che vita eccezionale, non c’è di che…

Un’altra invece sostiene di essere una scrittrice e afferma di essere colei che difende gli oppressi e i ribelli, poi vediamo un suo album in cui, vestita come Wanda Osiris, è su uno yacht. Ho detto tutto… Ieri, invece ho saputo che Fabrizio Corona ancora si scopa LA, sì, ci vuole l’articolo determinativo da donnette casalinghe lettrici degli “scoop”, LA Belén. E mi chiedo se Corona con la Belena, a parte fare zin zin, arare, trapanarsi, spingere, pigiare, pinciare, “verbo” veneto per esprimere l’atto del “trombamento”, guarda qualche film di Takeshi Kitano. No, non è il suo mondo. Disse che voleva girare il remake di Scarface. Prima che lo dicesse mi stava simpatico.

 

di Stefano Falotico

Il genio delle stronzate, cioè io, è tornato con charme imbattibile e rinomata classe co(s)mica


09 Mar

Joaquin Phoenix McConaughey

Sì, a quanto pare lo standalone sul Joker con Joaquin Phoenix sarà la storia di un comico fallito degli anni ottanta, ispirato al mitico Rupert Pupkin di Re per una notte, che si ricicla criminale dopo non aver agguantato il successo. Le premesse sono interessantissime.

Di me, tutto si può dire tranne che delinqui. Sì, in passato, debbo ammettere che le mie intemperanze mi portarono a gesti dettati da una rabbia cosmica, tragicomica, che non poco m’ha fatto penare e, per scagionarmi da illazioni sulla mia mente, ho dovuto combattere come un matto… ah ah. Sì, col senno di poi, chiunque ha potuto dimostrare che la mia sanità mentale, nonostante arbitrii e anche ammonizioni del tutto arbitrarie, forse dovute a pregiudizi di scarso fair play nei confronti della mia dignità, è rimasta pressoché intatta. E resto un menestrello che spesso poetizza la vita per riderci su come fanno i grandi commedianti, le persone dotate di autoironia e indubbia consapevolezza di quanto sbagliai, di come apatico molte sbadigliai, di quanta merda ingerita abbia dovuto sbadilare per uscire dalla fossa in cui la cattiveria e le immotivate invidie mi stavan facendo precipitare. Ma, si sa, precipitevolissimevolmente, che è la parola più lunga dell’italiano, caddi, quanto rapidamente risalii la china e la mia anima è di nuovo pura come fosse stata appena lavata con la varechina. Sbadilare è un verbo che propriamente non esiste nella forma corretta italica, ma è d’uopo considerarlo patrimonio “escrementizio” di questo mondo infetto e assai ammorbante.

Mi specchio e la mia bellezza ne ha risentito. Il viso, che prima era liscio come l’olio, adesso è un po’ da sgrassare con f(at)ica di gomito. Sì, dovrò fare molte “flessioni” per restaurarlo all’incavato che fu, ma me la caverò. Ingrossatelo per smagrirvi… Sì, emaciato diverrò ancora, pallidamente scheletrico eppur di cuore robusto in quest’umanità di morti viventi. Ma son affari che riguardano la mia bilancia e non voglio qui sbilanciarmi sulla dieta a me più appropriata. Una dieta buona, bonissima, sarebbe fare il “joker” con Lauren Phoenix. Ex pornostar di culo ciclopico, che dieci anni fa non poco scombussolò i miei equilibri mentali e, alla cui vista, cadevo come una pera cotta, sudando “sette camicie”. Sì, Lauren rimane la donna con le natiche più sode della storia, una donna che mi lasciava mosciamente con lo sguardo perso nel “bianco” più “denso” di spermatozoico impazzir in onanismi forsennati e inverecondi. Ah, che donna gioconda. Rimembro ancor quel mio membro che per lei si smembrava e, nel rimembrare, nella “vergogna” mi adombravo, essendo la masturbazione ancor considerata colpevole di… innocenza.

Salvini sostiene che i ragazzi del Sud sono abituati a fare un cazzo dalla mattina alla sera, e che a loro padani, lavoratori duri…, tira un po’ il culo… Cioè la disamina della mia passione per Lauren. Sul resto del suo programma elettorale, avrei altro da obiettare, ma son obiettore di coscienza e so che esiste il Bluray dell’Armata delle tenebre ma anche esistono i dvd di Lauren, amata per poco “teneri”…

Sì, soffro di tenerezza, amo svisceratamente ogni donna, e per ogni donna languidamente mi “sveno”, anche se non pago nessuna, e non vado per il “sottile”. Sì, perché esser sottili quando si può essere morbidi, lisciamente vellutati e duramente tirati? Sì, sono uno che se la tira… posso permettermelo e, se posso, non vedo perché non posso metterlo. Perché ometterlo e far i pii ometti quando si può farsi in quattro… per un par de tette? A parte gli schizzi, no, gli scherzi. Al Festival di Cannes, forse vedremo Moondog. Ho detto tutto… Sono un uomo che va contenuto? Lasciate pur che mi sfoghi… non v’è niente di male nelle esuberanze virilmente toste come un muscolo di McConaughey ben (s)pompato. In verità, vi dico che molte donne mi considerano un cazzone. E sul cazzone vogliono “appurare”. Io lascio che appurino… Adesso, vado a cucinarmi un caffè. E ricordate: chi fa da sé, può farsene alla volta anche più di tre. Comunque sia, son sempre meglio di un tè. Più che uomo da standaloni, sono stallone meglio di Sylvester, e sicuramente uno standup comedian. A che età è morto Napoleone? Effettivamente non ricordo, ma Wikipedia me lo dirà. Questo per farvi capire che ci son cosce, no scusate, cose ben più importanti su cui approfondire, ah ah, e fare. Suvvia, per la Madonna!

 

di Stefano Falotico

 

 

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Facebook ha rovinato il Cinema


29 Apr

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No, non è una provocazione. In qualche “mo(n)do”, lo penso davvero. Questa proliferazione dipost(er) assomiglia ai gridi munchiani di “Io esisto e voglio condividere il mio (non) gusto con te!”.

Quindi, ti mostro i miei “preferiti”. Sempre, ripetuti, reiterati, insistenti, “deficienti”.

Ora, è un discorso complesso che ha origini laddove le connessioni internettiane, che in Italia fra l’altro “celebrano” il trentennale proprio oggi, si “svolgevano” col modem 54k e bisognava prima staccare la presa telefonica per “collegarsi” alla rete, prima insomma dell’ADSL, del Wi-Fi, di amenità “sconce” del genere degenerate, insomma, di questa (de)generazione.

Assisto impotente a un trionfalismo di eroi dell’infanzia che spuntano sovementemente, anzi, che dico, prepotentemente perenni nell’idolatrare proprio il “mito” che si scelse a “modello” di quell’età mai evolutasi.

Sì, un tizio condivide ogni giorno, a ogni ora, tranne pause momentanee lavorative, (s)fortunata-mente, i post di Sylvester Stallone che si allena in Rocky tutta la saga. Brindando al suo idolo, appunto, che gli scaccia i pensieri di una vita, ahimé (non) duole dirlo, che credo sia fustigante e priva di vera autonomia felice. Sì, certa gente cerca nel calcio la panacea ai propri mali esistenziali, altri trovano nell’iconcina la pace estemporanea delle loro frustrazioni quotidiane. E allora Sly Stallone diventa il proletario “tosto” e dal sorriso “rassicurante” che li mette tranquilli, della serie “anche il proletariato ha il suo sindacalista muscoloso”.

Quindi, ecco spu(n)tare Al Pacino nel Padrino, perché uno si crede un “boss” e fa del suo malessere un’apparenza da “malavitoso” e “macho”. Capirai che paura.

Alcuni in chat ti rispondono come DiCaprio di Django Unchained, “Avevate la mia curiosità, ma ora avete la mia attenzione”, quando volevi chiedere loro soltano un “Come stai?”.

Insomma, “liofilizzano” frasi e video di film storici e/o memorabili per “robotizzarsi” nella banalità freddissima d’un veder(ci) “telematici”, facebookiani appunto, triste e decadente.

Vuoi vedere che La foresta dei sogni non è poi così brutto come “questi” dicono?

Diamo(ci) una speranza, andiamo al cinema.

 

di Stefano Falotico

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True Detective, il caso satanista di Sky Atlantic, colpevole di aver trucidato un capolavoro, complice Giannini con voce in fals(ett)o e ghigno da italiano medio raccomandato di telecomandi


21 Nov

Insegno

Per fortuna che la serie televisiva True Detective doveva essere la punta di diamante di Sky Atlantic HD. Ora, alla prima programmazione, il palinsesto è saltato, cioè i primi due episodi son andati a farsi fottere perché mal trasmessi. Frame che si son rincorsi, trombati, inculati, scene che saltano, la scena della cena che vien mangiata, di “dissolvenza” incrociata, con la “cerniera” di Harrelson che dà da “mangiar” il suo uccellino all’amante, che a sua volta lo cornifica su seno esplosivo di pube però “inquadrato” in contemporanea con lo stacco pubblicitario dei “pann(olin)i sporchi” della Pampers sovrimpressi a Julia Roberts testimonial di Calzedonia. Naturalmente, stanno riproponendo le repliche in questi giorni, come da prassi. Ma che succede? Succede questo. Di nuovo sfarfallano gli episodi, della Daddario scorgiamo appena il “pelo” della farfallina, quindi scoreggi perché sei stato interrotto sulla più “bella” da un “montaggio” dei programmatori troioni, proprio quando Harrelson, di tutto punto, non soffrente di coitus interruptus, duro di Vagra se la stava montando ginecologicamente da stallone de noatri, appare la scritta non tanto pediatrica “Compra questo montone alla Standa”, che fallo (com)messo da Sky, porca puttana, punto il registratore del decoder ed ecco che il terzo episodio diventa il quarto, il secondo scompare, il quarto è invece il terzo, si passa al primo, poi al sesto. Non c’è cazzo che tenga né 7 nani senza la quinta della Daddario, Una poco Biancaneve. Tremolano le immagini, la serie viene uccisa dal serialismo killer d’un “satanismo” mediatico che ha dell’incredibile. Il “capo” di Sky dev’esser Errol…

Menomale che ho il Bluray della versione deluxe americana.

Già il doppiaggio fa schifo, non si può infatti sentire Rust con la voce di Adriano Giannini, clone ritardato di cotanto, ben più blasonato e meritevolissimo padre Giancarlo, quando si dice “tutta farina del suo sacco” di merda e sangue da diseredare, mentre Marty/Harrelson ha le corde vocali di un Pino Insegno al solito scoglionato, che sembra stia doppiando un porno. I monologhi di Rust, inoltre, così pessimamente resi da Adriano, monotono, declamatorio moscio e pallosissimo, dal fascino ieratico e metafisico conferito da McConaughey, ecco, assumono intonazioni romanesche-torinesi-calabro-lucane con vaghi accenni-accenti d’un fumatore bukowskiano ché, mentre “doppia”, pen(s)a “Aho, quando finisce il turno? Ho d’andar a casa, se sta facendo tardi, devo portar mia moglie dalla parrucchiera pettegola dei cazzi altrui e poi i figli a imparare lezioni di bullismo, perché devono imparare fin da subito a essere dei duri, a prendere una prostituta e a dargliele/i, solo così si salveranno dai demoni interiori”.

Insomma, se non l’avessi già visto/a in altra “lingua”, sarebbe venuta fuori una porcata micidiale.

Assassini, chiamate la squadra omicidi!

Bruciate Sky Atlantic. Insetticidi!TRUE DETECTIVE E HOUSE OF CARDS, SERIE CULT AL FICTION FEST

Hai la faccia, feccia, come il Cohle. (Borghe)sia mai si(gnor)a!


19 Nov
Ehi puttana, che cazzo fai?

Ehi puttana, che cazzo fai?

 Se rinascessi, vorrei essere un tonto per non soffrire, invece sono un genio e devo patire l’idiozia del mondo, gioendo del mio Rust Cohle e del mio “gioiello”


Incontro una donna, guarda le mie foto e sbava, sognando in “cul” suo di ciucciarmelo. Così, mi chiede subito un appuntamento, dopo avermi puntato. Agli “appuntati”, preferisco prendere appunti. Sì, quei carabinieri van sputtanati. Mettiamo i puntini sulle i, mettiamo note alle lor notti da “fiamme rosse”.

Io però la rifiuto, lei mi fiuta, pen(s)a di “accerchiarmelo” nel provocarmi ma riceve una “serena” sederata di quelle pazzesche, peggio della Monaghan nell’episodio “clou” di True Detective. Quando lei s’intrufola nel covo, non di Carcosa, ma della casa di Rust e se la “fotton” rossa. Finge sempre quella… con Harrelson lo prende pe(re)n(nement)e nel didietro, Marty la tradisce “in fallo” matrimoniale, congiunto infatti poco coniuge con quella “semi-minorenne” maggiorata, e chissà da quanto non gode la nostra “mostra?”. Così, a tarda notte, vuol esser messa in “bianco” da quella faccia di cazzo di Cohle, il lupo nero. Va da lui, gli s’inginocchia metaforicamente, “mortificata”, presto pestata, “conficcata”, altro che confettini, “pregandolo” affinché “gliela” (s)pieghi perché non l’ha “capita”. Al che, Rust, si rompe le palle di tal frustrata-depressa-frigida, una rotta in culo come poche porche, e le dà una botta di quelle che non si scor(d)ano. Lei lo bacia “delicatamente”, quindi lui tentenna e dunque, “innalzatosi” secco su strabuzzato anch’egli sul “moscio” umorale, divien ancor più “duro” e “tosto” di “nascosto”. Eccolo lì, bello e “aizzante”, arzillo l’uccellino scivola bricconcello nel buchin’ e la farfallina birichina urla ancor di più da battona nel cucinotto, insomma una alla Cucinotta Maria Grazia, ché sembrava santa e invece, con du’ tette così, a bestia, puttana devi esser’. Tutto messo, basta con le suorine da mess(alin)e. Michelle di grande uncell’ scopata “vien” quasi svenuta nel “casino” della casina peperina, un po’ di sano peperoncino non tanto “svenevole” ma assai “rizzato”. “Spazzolata” e quindi buttata a terra, nel sen(s)o che Rust, dopo essersela sbattuta liscio, “vellutato” da vero rude che non ci pen(s)a due volte, la macella psicologicamente e la manda ancor a fanculo.

Sì, quella… una mezza scema, cosa potete aspettarvi dalle (im)piegate amministranti i cazzi loro?

Sempre “fottute”, nel tirarsele di tailleur (s)tirato su, sempre più su “tirartelo” ché ti sembrano Cristina Parodi su La7, non portan neppur la terza eppur scosciano, diciamocela…, son delle scocciatrici. Sì, con donne con le “palle” così, la vita in “diretta-dritto” diventa pallosa. Ma quale Giorgio Gori?! Vi faccio il “ricamo”, il ghirigoro!

Parlan da palloni/e gonfiate e in verità voglion solo “gonfiartelo” più di quelle sui vi(t)ali. Evviva la Rai!

Carosello mio! Zoccole così stanno al potere e le brave donne invece vengon fottute da Lilli Gruber che “smanetta” di (stilogra)fica a cinquant’an(n)i sonati.

Di “mio”, me ne fotto.

Sì, meglio lasciar perdere, il desiderio… c’è ma io vivo in un altro mondo, scrivo libri e sono eremitico, oramai i rapporti col prossimo mi tediano, angosciano, mi provocano stati enormemente ansiogeni e non ho punto voglia di soffrire né per amore né, mascherandomi, per dar conto della mia anima a chicchessia, privilegio uno stato brado, amniotico, liquido, congiunto, giudicatemi unto e (in)felicemente non unito a voi, gli untori, con la serenità della mia trascendenza, ripugno le carnalità, il sesso (in)teso in ogni (a)lato, ché dei culi me ne fotto e, da queste ridanciane allegrie (s)porche, voglio star (re)moto in me anomalo, alien(at)o, fottutamente per i cazzi miei. Si fotta(no)!

Con me, si può solo conversare di Cinema, di poesia e letteratura. Del resto, delle aspirazioni, dei sudori, delle lenzuola riscaldate dai membri (a)sociali in cerca di consolazione da tal mondo di pene, sì, mi st(i)a (lont)ano.

Nessuna amnistia, s’inculasse la borghesia. E quella signora veda di non rompermi le palle, altrimenti le sarà “coglione” di spaccarle la faccia e pur la figa di legno con colpi di “acacia” perché alle (bag)asce preferisco le mie notti alla dia(vol)accio.

Volete aiutarmi? Ma perché non ve ne andate?

Cioè, queste donne m’han traumatizzato talmente tanto che ora son in “carrozzina”.

Basta(rde)! Portami via, Marty, da queste luc(c)i(ole), basta con queste “selve oscure”, rivoglio la mia oscurità.

Prima non capivo un cazzo, spegnete la luce!

 

Sì, Pizzolatto è diventato famoso per aver scoperto l’acqua calda.

Divenuto celebre col monologo da lui scritto dell’episodio 3, “La camera blindata”. Da mongoli/ne d’oro

Quello in cui Rust sostiene che la vita è solo uno stato mentale.

L’aveva già detto Andy Warhol, Pizzolatto… hai scoperto l’acqua calda.

Di mio, continuo a preferire la pizza.

E, se non ti sta bene, beccati queste pazze. Se non stan bene neppure a te, du’ pizze in compagnia e suoniamole.

 

 

di Stefano Falotico

Interstellar review


17 Nov

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)