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Anno nuovo, la solita vita del cazzo


01 Jan

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Triste e me(ge)ra, ieri sera, l’umanità ha festeggiato alla mezzanotte l’avvento, secondo me avventato, dell’anno nuovo. Insomma, una consuetudine che si ripete a scadenza puntuale per gente che il giorno prima riempie il carrello della spesa quando tutto l’anno, appunto, soffre la fame e “imperitura” soffre, dilaniata dietro un lavoro castigante che ne recide le personalità, annientandole in convenzionali mo(n)di standard. Ah, la Standa. Esistono varie categorie di “persone”, tra virgolette perché sono esemplari di una fauna grottesca, che io ripudio. A proposito di ripudi e di “podi”, stanotte mi son svegliato alle due e c’era, sotto casa mia, un mezzo gangster di periferia che a quell’ora “tarda” ancora faceva scoppiar i petardi. Sì, uno scoppiato mentre gli altri in quel momento stavano a scopare. Gli ho cacciato un bau bau, un urlo latrante, lui si è voltato e io, dall’alto, anche dall’alito, della mia prosopopea “signorile”, con egregia classe e mira infallibile, gli ho “rivolto” uno sputo. La saliva mia colò precisa sul suo cranio di testa di cazzo ed “egli” minacciò di denunciarmi. Al che gli gettai addosso un altro “petardo”, anche un peto scoppiettante, e lui scoppiò… a piangere, cari scopatori. Sì, stamane, cari manigoldi, mi son svegliato presto essendo andato a letto presto come De Niro di C’era una volta in America, e ho “invaso” subito la città felsinea, in cui purtroppo abito, col mio abitacolo. Macchina delle “meraviglie” che si è insinuata nell’entroterra bolognese con “immersione subacquea” del mio cinismo di al(a)ta s(c)uola spingente sull’acceleratore in un posto ove ancora tutti dormivano di brutto. Eh sì, son brutti, e io il bruto che “scoreggia” di marmitta non catalitica ma di minchia isterica. Non fa rima, ma non fa neanche Roma. Fermandomi a un bar cinese, che sarebbe piaciuto a John Cassavetes, ho deglutito nutella infarcente una brioche croccante, insomma, una specie di croissant, cari cornuti. Non avendo usato la “cappella” nella sera di San Silvestro, essendo “religioso” vero e dunque non fornicante in questa notte di bagordi, cari vizi(osi), ho poi sorseggiato un cappuccino mentre dei cappuccini, nella chiesa antistante, suonavano le campane non avendo strillato le “campanelline” delle suore. Poi, in radio è passato quell’asino ragliante di Vasco Rossi, uno che comunque fa a gara d’imbecillità con Venditti Antonello, che “predica” il mondo migliore mentre Papa Bergoglio ha affermato che la società italiana di oggi “offre” ai giovani solo l’emigrazione e la “me(n)dicazione” barbona di un lavoro che non c’è. Io, di mio, lavoro quel poco che mi basta per non essere un po(r)co di bue, di buono, care cattive suine. Insomma, quest’anno 2017 è solo da vivere perché Scorsese girerà quest’estate The Irishman. Il resto mi par la solita zoccola(ta). Ho comunque molti propositi fuori dal comune, non essendo un provinciale non votante i comunisti. Pubblicherò altri libri, già pronti per essere editati, care mie che vi “sditalinate”. Molte donne chiedono il mio uccello e, quando “glielo” nego, rifiutano il mio cervello. Insomma, una vita per i cazzi miei.

di Stefano Falotico04410509 01005010 00516004

In data astrale odierna e da voi “odiata”, ribadisco che Fantozzi è un film per “merdacce”


02 Oct

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Innanzitutto, rimarco anche la mia insuperabile altezza narcisistica, nobiliare, principesca e giammai alla “realtà” puttanesca assuefattasi, poiché io, ultimo dei principi dostoeskjiani, non m’arrendo alla prostituzione di massa e non m’adatto al “lavoretto” per far piacere ai padroni, son io schiavo di nessuno, son io, unico e “solo”, sono la Luna e il Sole, San Francesco in mezzo ai porci e alle omertose monache di Monza che non confessano le lor donne di malaffare, son l’Innominato che non ha pietà di Mariangela e a suo padre, Ugo Fantozzi, non concede “beneplaciti” del dubbio critico, Fantozzi è una cagata pazzesca!

Questo matrimonio con la “cultura” popolare, che lo eleva a totem della comicità nostrana, non s’ha da fare, perché, in quanto, ripeto, Principe maudit, mal tollero chiunque si prenda giuoco del prossimo, anche attraverso lo stereotipo e i topos sugli sfigati di un film “innocuo”.

No, non vedo innocenza nella derisione e sarà anche ora che Malachia, il “vecchio” che, ne “Il nome della rosa”, additava il riso come fonte diabolica dell’animo umano iniquo, abbia le sue ragioni. Perché il riso non si confà, “cari” frivoli, a “moi”, io son serioso non solo in fatto di Cinema. Seghe mentali e non solo mi faccio, questo mondo dell’obbligo al ridere a tutti i costi, masturbatorio dei cazzi propri, non è confatto, né confetto, alle mie costole, ché anche patiranno nel “supplizio” del prenderla troppo sul serio ma non si abbassa(no) le brache dinanzi agli sfottò.

Vostro figlio viene preso in giro a scuola per la sua imbranataggine e voi, fantozzianamente, genitori sciagurati, lo rimproverate di non essere “all’altezza”. Altezza di che? Ben venga la sua sfiga che lo renderà uomo colto e saggio, come me, uomo che soffrì degli sfottimenti altrui e, da tal (s)fotter(si), vi fotté.

Sarà uomo di sani principi…

Chiunque oserà contravvenire alla mia parola, dovrà vedersela con Clint, protagonista di alcuni miei libri, come “Il cavaliere di Alcatraz” e “Il cavaliere di Parigi”, in vendita nelle migliori librerie e ordinabile (ordinati, ordinatelo, è un ordine!) online.

Clint, Principe sofferente, straziato dagli stupra(n)ti, vero nel Verbo, Cristo sceso in Terra, Dio mio!

Uomo di fine oratoria imbattibile e cazzo nudo.

Così sia (s)fatto!

 

di Stefano Falotico

I deliri erotici della prima Estate falotica: S(t)e è un bravo guaglione


06 Jul

Tienitelo stretto, anche perché ci sono io che potrei slacciarti l’asciugamano…e, di mani in mani, si va “cont(r)attando e un po’ bagnando nel te(r)so

Di mio, uso il pareo senza Panarea m’arricciato lontano da Riccione, isolano da isoletta (in)felice, soffro di paralisi quando vedo bocce nudiste sol velate da un nero “avvolgente”, sibilo fra i granelli a “insabbiato”, poi nascondo le prove, essendo piovra e polipo che prima palpa e poi si spompa, tanto che affogo e la figa va con un balenottero di maggior “crociata”.

Sono in spiaggia, Lei smuove la sabbia e rinviene il mio feto galleggiante mentre sogna d’essere ingravidata da un ludro che la farà abortire prima che l’utero sia in lui lieto. Quindi, sboccia, sfila la camicia floreale e miro a Mezzogiorno la mia erezione florida in questa fauna di bestie.
Mah, almeno nelle saune ci son i sudori freddi, qui leccano il surriscaldamento e non solo i ghiaccioli. Sono microcapsule del freezer tutto l’anno e quindi cotte per l’“abbronzatura” dagli aggrovigliamenti spaparanzati, previo lunga conservazione parzialmente scremata come le cremine solari da imbalsamate. Il balsamo!

Aggradati, sgranocchiano il “mandorlato” e allisciano lo “stecchino” ancora di limonata prima della granita a mo’ di burrasca e burro d’arachidi. Alcune sono rachitiche, altri soffrono l’artrite. Di mio, sono l’ariete, gemellato al Vergine stuprato in quanto troppo da una gatta “venerato”.
Mi concupì, mi disossò, mi “levigò” e mi levò dalle palle, prima che potessi riprenderle, oramai spappolate.

Ora, devo andare avanti. Non piangere il latte alle ginocchia, leggi sperma raggrumato, versato, vessato e quindi in un più bravo amante “vergato”. Punto una mora che si confonde con la vegetazione là “in fondo”. Costruisce dei castelli per aria, di paletta la “spialo” e spio nelle biglie dei suoi orecchini che intravedo fra le doppie punte. Ravviso del feticismo anomalo nel ricchione che vorrebbe far con lei l’amore mentre pulisce le conchiglie della (de)riva, adocchiandola con far “maschio” e ventre pasciuto sul tappetino a mollo in panza da Pozzetto.

Al che, mi sento Paolo Villaggio de Le comiche. L’omo… Renato, di sé panzuto, mi sgancia un “Non tutto il Sole viene per cuocere”, quindi “inculo” di paletto d’avorio un “infangato”.

E urlo: “Adesso piove. Meglio ripararsi nel tendone…!”.

Il circo mi conosce, la Maga Circe da me solo avrà che il suo orco nella sua sorca. Non val due soldi quella meretrice.
Vada con Polifemo ché io mi tengo un epico polpettone da infermità mentale.

Ho detto tutto…

Anzi, no.

Acapulco, a sinistra c’è Selvaggia Lucarelli di tette arroganti “dal pulpito”, se le fanno la mastoplastica poi che cazzo fa? Per ora, se ne fa a bizzeffe di “(Aqua)fan(cazzisti) riminesi sulla riviera romagnola e piadina emiliana, gli uomini invertiti di regione erogena, orogenesi appenninica, dopo le lavorative pennichelle da stipendiati in padella, s’azzuffano per tali “salvagenti”, ma presto da gommosa diverrà (una) chiatta e la sua carriera sgommerà da schiappa.

Sarebbe da inchiappettare, se la mena, ma non ce l’ha solo lei. Anch’io me la tiro… sul gommone, in quanto ambiguo al largo. Mi allago! Non miagola! Boe e boati! Dio bono! Vacca la boia! Le vostri madri, come Selvaggia, son troie. Meglio Ulisse!
Uno che fissa e la tratta da fessa. Sia in senso di tonta che come si definisce la vagina in quel di Bitonto, paese lucano, amaro b(r)ullo.

Insomma, breve paragrafo senza girarci attorno. Pare una “spagnola” ma ama Rocco Siffredi alla francese. Fra Selvaggia ed Eva Green, scelgo l’ermafrodita vicino al semaforo. Lampeggia, è un lampone. Meglio di seni per gli allampanati!
Dai, le lampade fan male alla salute. Meglio i cocomeri! Razza di citrulli, siete dei meloni! Ma che limoni? Ma quale melina!
Ecco la tequila! Tieni qua, senti che boomChe dolore!
Sì, Selvaggia è oca italica, Eva stimola lo strabuzzato “lord(o)” inglese, entrambe per l’infarto mondiale su infradito del tamarro “rizzato”, meglio l’asessuato che eppur sa il fallo suo o non sappiamo se c’è o non c’è. Chissà dov’è, da qualche parte in culo gli entra di sicuro.

Ora, mi denunceranno. Dove son le di sicurezza uscite? Vicino agli spogliatoi? Ma sono tutti spogli, hanno bisogno di mostrar l’ambaradan? Ah, lo spogliatoio è ove anche si ci riveste.
Mah, siamo sicuri che sotto le docce non ci sia del bollente? Qui, non sono tiepidi di freschezza. Son secchi e ammosciati. Aridi come la temperatura a novanta su una centenaria. Agrigento! La Sardegna! La mansarda! Ripariamoci in uno spaghetto allo scoglio.
Le vongole, ricordate, son più saporite del gondoliere. Quello ha i remi in barca ma bisogna lanciargli dei gavettoni perché perda l’equilibrio. Venezia è sommersa!
Amsterdam si fa i cannoni di Navarone!
Voglio altri Neroni che brucino Roma! Città di bucatini e matriciane. Basta con la pasta! Appestiamo lo Stivale!

Dinanzi a queste cosce, sono un’aragosta. Rosso, per colpa delle radiazioni disumane a evirarmi nella radiografia al fegato da carcassa eppur bene incasso. Ordino un prontuario per la mia fame da “morto”, mi danno un panino alla mortadella, così opto per il mio “salame”.

E colo a spacco delle fighe cittadine. Più di gonne immaginanti, più di virtuale appetibili.

Lezione è tale di “sex”: se vedi troppo, non va molto, l’ipofisi è alla base erotica del “raddrizzamento”. Al mare, la pazzia è come una pizza da puzzoni.

Con tale stronzata, mi getto fra gli squali.

Mi squaglieranno fra i denti ma sarò sputato e dunque identico a loro di reincarnazione al filetto!

Ah ah!

Andate balneari. A fanbagno!

Tu balla.
Tu beli.

Io son bello e scodello lo scolaro mentre di riso abbonda sulla sua bocca da (s)tolto e tanto di crudeli coltelli.

Scudieri, le donne sol che scodellate nel cross!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Le comiche (1990)
  2. Bianco, rosso e Verdone (1981)
  3. Il sorpasso (1962)
  4. Culo e camicia (1981)
  5. Le Grand Bleu (1988)

Genius-Pop

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