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Mickey Rourke cazzeggia di zoticheria, ed è un lord(o)


13 Jul

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Sì, la zoticheria è l’inurbanità, la cafona ignorantaggine, e Mickey Rourke n’è campione indiscusso.

Attore oramai in “disuso”, che nel camerino s’infila le dita da orco nelle mutande e gratta la peluria da vera scimmia non educata, mie educande. Sì, con Rourke non funziona nessuna reprimenda, egli è tremendo. Perché, in un buffet ai rinfreschi, lui è il classico tipo che prima si scaccola e poi con le mani lerce vi serve il prosciutto magrissimo, intonando una canzone di Lenny Kravitz a tutta gola. Prima che lo sbattano al fresco. Delle donne egli è golosissimo e le adora tutte, senz’eccezione alcuna, brutte, magre o grasse, lui è il lardo fatto porcello e, senza inibizioni pudiche, ficca tutto il bitorzoluto uccello. Con una predilezione per le stangone a cui offre sanamente il suo gran bastone da vero bestione. Egli si è fatto praticare mille liposuzioni ma adora la mammifera suzione, in quanto ottimo volpone, che succhia il capezzolo e quello, sì, si fa succhiare da vera schifezza qual è il nostro montone. Sì, era bellissimo e la testa si montò, ora è un cesso eppur ancor le monta e indossa la sua pelliccia con dignità senza pari. Chiamalo fesso! Egli ama l’olezzo e a molti di voi fa ribrezzo. Eppur il suo viso, modellato nella porcellana di mille plastiche facciali, con gran faccia di culo cammina a testa alta nella brezza. Egli, ebbro di vita, sempre in stati alterati di ubriachezza, non abbisogna delle vostre galanterie, perché non è un salame ma un bel pezzo di manzo che odora del suo essere nudo e crudo.

Mickey se ne fotte.

E, alle pendici del Vesuvio, mangia la capricciosa e ti dà una pizza. Fa puzza, eppur non è ancor fattosi muffa. Ma si fa.

Che ci volete fare? Rourke se le strafà. Ah, che Africa, che afa, che giraffa e fanculo Dario Fo.

 

di Stefano Falotico

Nonno scatenato: le critiche (im)motivate che gli son state mosse mi fan capire che il mondo è arretrato, ideologicamente abulico, e ha ancora molte (r)esistenze (d)a farsi


23 Apr

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Nonno zozzone, titolo che sarebbe risultato molto più appropriato se la Eagle Pictures, come inizialmente l’aveva “tradotto”, avrebbe osato di lurido, sacrosanto esser altrettanto irriverente, senza timori reverenziali al “san(t)o” pudore e ad altre esecrabili amenità.

Nonno scatenato, dunque, raging, è un capolavoro dell’approdo (a)sociale a cui siamo giunti dopo che tal società, ludra, semp’affamata di nuove “sorprese”, d’osé (es)agitato, esagerato, è arrivata. Così indaffarata, (s)fatta, strangolata da regole d’un manicheismo mentale e delle anime che mi fa terrore. E rabbrividisco, (im)potente, insozzato da tanti paradigmi futili, da tante inutilità illusorie, da tanti sciocchi gingilli, prese in giro, dette anche “per il cul”, da “enormi” accessori, da codesto “oro”. Ma quale “porco”, il nonno dice la verità della sua, per tanti an(n)i, ripudiata castità, delle sue patetiche, sorpassate, antiche, ottocentesche (in)fedeltà coniugali rispu(n)tate. Cornuto, si fa le seghe sui porno amatoriali, non si diventa ciechi, fidtavei, funzionano anzi meglio le cornee, il nonno vuole e (pre)tende… di essere riamato, di fottere, fottere, fottere.

Oh, amici miei, memore di tanti petomani, di troppi scoreggioni in tal mondo alla base distorto e che ha mar(cio) tortissimo, di questi “trionfalismi” da vin(cen)ti e tor(ch)i, di tanti sfottò, di pochi Totò e di molte “pig(l)iate” nel popò, rivendico come DICK la mia libertà.

Io, che non sono un professore e ho d’insegnare sol la mia umiltà umoristica, buffonesca e goliardica sin allo sfinimento, “sfinterica”, mi affilio, “cari” sifilitici, a tal “porcata”, spurgando molti rancori che mi tennero rigido e “mansuetamente” ipocrita, oggi che ho anch’io, come grandpa Bob De Niro, superato le viscontiane leziosità e i perfezionismi simmetrici di una (r)esistenza, fino ad ora, invero piatt(ol)a. E non la pianto né pianifico, oh quante belle (s)fighe…, mie (ma)dame. Olè!

Forse sarà eccessivo e “cesso”, davvero brutto se non si ama John Water(s), ma se lo/a si prende per il ver(s)o giusto, vi garantisco che fa ridere eccome.

Comunque sia, un bell’uccello, ha stile e personalità! Ah ah!

Insomma, meglio una vita da cazzone che esser dei coglioni “adatti”.

Se m’allattasse, “verrebbe” da Dio…

 

di Stefano Falotico

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